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la Repubblica
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VENERDÌ 4 LUGLIO 2014 R2DiarioDI REPUBBLICA CONTATTI
PER ricreare il “califfato” non bastauna striscia di territorio che va dalla
provincia irachena di Diyala alla si-
riana città d’Aleppo. Il gruppo di mi-
litanti integralisti armati che ha an-
nunciato la rinascita di quell’istituzione religiosa
e politica rappresenta molto poco per il miliardo
e mezzo di musulmani sparsi nel mondo. L’ini-
ziativa non è tuttavia banale. Vuole essere un’a-
perta sfida all’Occidente, e a quella parte dell’I-
slam accusata di essere al suo servizio. Questo è
chiaro. Può anche avere toccato la sensibilità di
non pochi credenti raggiunti dalla dichiarazione
lo scorso weekend, proprio mentre iniziava il di-
giuno diurno del Ramadam.
Dietro la dichiarazione dell’Isis che haproclamato uno Stato musulmanocompreso tra l’Iraq e la Siria è nascostala strategia di marketing di una nuova jihad
BERNARDO VALLI
Un periodo di particolare fervore religioso. Il momento è stato scelto dai promotori con gli stessi principi cheregolano la nostra società dei consumi. Hanno puntato su una sta-gione propizia. Ed è secondo la stessa mentalità, non proprio ade-guata alla tradizione musulmana, che hanno accorciato il nome ini-ziale (Stato islamico in Iraq e nel Levante), adottando il più breve
tutto questo è comprensibile. Non è comunque “storica” la
proclamazione del califfato. Sa-rebbe azzardato definirla tale.Contraddizioni e improvvisa-zioni mettono in luce la scarsacredibilità. Sarebbe stato piùsensato se i promotori dello Sta-to islamico avessero annuncia-to la nascita di un semplice emi-rato. Il quale implica un’esten-sione territoriale più modesta, ecomporta meno ambizioni reli-giose. I Taliban, non certo esem-plari nella moderazione, pur oc-cupando il novanta per centodell’Afghanistan, si sono limita-ti a dichiarare un emirato. Cosihanno fatto gruppi ispirati da AlQaeda, nello Yemen e nel Mali.Non si sono montati la testa alpunto da lanciare l’idea di un ca-liffato. Avrebbero fatto sorride-re. Nel fanatismo non manca deltutto il senso della misura.
Se i guerriglieri con le ban-diere nere che spadroneggianotra la provincia irachena diDiyala e la città siriana di Alep-po, zone a stragrande maggio-ranza sunnita, non suscitanoironia, ma orrore, è perché han-no fatto precedere la proclama-zione del califfato con decapita-zioni, crocifissioni e profanazio-ni di santuari sciiti, sufi e cri-
stiani. E perché li hanno pubbli-cizzati, mostrando video e foto-grafie, come se si trattasse dilanciare un prodotto o una mo-da. Anche la pretesa nascita delcaliffato rientra nella grandeoperazione mediatica. È statoun colpo di scena.
Persino il dottor al-Zawahiri,successore di Bin Laden alla te-sta di Al Qaeda, e grande esper-to in terrorismo, si è scandaliz-zato. Ha capito che l’annunciodel califfato era un episodio, un
colpo basso, nella gara tra grup-pi jihadisti. Per questo l’ha con-dannato. Al-Zawahiri li conoscebene quei suoi discepoli smarri-ti. Un tempo li ispirava Al Qae-da. Concorrente dello Stato isla-mico, in Siria, è ad esempio Ja-bath al-Nusra, altro gruppo ra-dicale sunnita. È stato al-Bagh-dadi, nato Brahim al-Badri nellacittà irachena di Samarra, a di-chiarare il califfato e quindi apromuoversi califfo. Alle originiera il modesto chierico in una
moschea sunnita, poi si è diplo-mato in pedagogia all’Univer-sità di Bagdad. La sua esperien-za come terrorista è stata lunga,durante l’occupazione america-na dell’Iraq. Quando furono ta-gliate e poi mostrate le teste dialcuni ostaggi occidentali luiera un giovane gregario. In se-guito ha fatto carriera e ha fon-dato un suo movimento, fino afarne lo Stato islamico.
Oggi è abbastanza sfacciatoda considerarsi un discendentedi Abu Bakr, il primo califfo. E ca-liffo significa successore. Bakrfu appunto il successore di Mao-metto, alla sua morte, nel Setti-mo secolo. Come istituzione ilcaliffato è rimasto al centro del-l’Islam. Ha condotto alla rotturatra sunniti e sciiti, rivali nellalotta di successione al Profeta, eadesso ancora a confronto sulpiano comunitario e religioso,in Iraq e in Siria. A fasi alterne,nei secoli, il califfato ha rappre-sentato una forza militare o haesercitato un’autorità religio-sa, o un’istituzione simbolica. Ole due insieme. La sua ultima di-mora è stato l’Impero ottoma-no, dissoltosi in seguito allaGrande guerra. Nel 1924 la Tur-chia repubblicana l’ha abolito.La sua rinascita è rimasta un’a-spirazione avvolta nel mito. Al-cuni movimenti (ad esempio ilPartito della Libertà, HizbalTahrir, che conta un milione diaderenti nel mondo musulma-no, e la stessa Al Qaeda) ne han-no proposto con più o meno insi-
CaliffatoIl mito islamico rinatoa favore dei media
L’IMMAGINE“La guardiadel califfo”raffiguratain unaminiaturadel 1237 trattadal manoscrittoLe Sedutedi Al-Hariridi Bagdad
COME i nazisti, i gruppi della jihad hanno un deside-
rio di morte che costituisce il marchio del loro ni-
chilismo. L’obiettivo di una sfida mondiale da
parte di un’oligarchia dotata di geni teutonici, che può
uccidere o rendere schiave altre “razze” secondo il pro-
prio bisogno, non è più irrealizzabile dell’idea che un sin-
golo Stato, per non parlare del mondo intero, possa esse-
re governato dai precetti di un presunto libro sacro.
Questo folle schema inizia col disconoscere i talenti (e i
diritti) di metà della popolazione, vede con superstiziosa
ripugnanza gli interessi finanziari, e invoca il diritto dei
musulmani a imporre ai non credenti balzelli speciali e
confische. Nemmeno l’Afghanistan o la Somalia, scenari
delle avanzate più estreme sinora realizzate dalle forze a
favore del califfato, potrebbero essere governate a lungo
in questo modo senza generare miseria e declino.
CHRISTOPHER HITCHENS
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CaliffatoSILLABARIO>
L’impero dei califfi fuil primo Stato in cuiil mondo sperimentòquel sistema di pacefondamentale percoltivare le scienze
History of Astronomy, 1869
ADAM SMITH
L’islam sviluppòuna scuola modernistainadatta al mondomoderno: mahdismo,nazionalismo,il risorgere del califfato
EDWARD W. SAID
Durante tredici secoliil califfato attraversòvarie vicissitudinima è rimasto sempreun potente simbolodell’unità musulmana
BERNARD LEWIS
LE CITAZIONI
The New Yorker, 2001
Orientalismo, 1999
e incisivo Stato islamico. Uncambiamento tutt’altro che in-significante, perché non desi-gnando più un paese e una re-gione, sparisce la limitazionegeografica e risalta il carattereuniversale. Lo Stato islamico hamolte pretese: scavalca ideal-mente le frontiere, vuole esten-dere l’influenza a tutta la comu-nità musulmana, ricalcando ilcaliffato dei secoli scorsi.
Ma come per le preoccupazio-ni mediatiche sui tempi dell’an-nuncio, chi ha lanciato l’idea si èrivelata vittima dell’influenzaoccidentale. Nessun califfato siè definito nella storia Stato isla-mico. Nell’Impero Ottomano,sua ultima sede, si diceva, è ve-ro, “Sublime Stato”, ma si usavasoprattutto “Sublime porta”.Gli integralisti sono stati ispira-ti piuttosto, sia pure inconscia-mente, dallo Stato — nazione distampo europeo. Il quale ha po-co in comune con i valori all’ori-gine del califfato. Il cui caratte-re universale, religioso anche senei secoli politico e guerrieroper lunghi tratti, non consentedi riconoscersi formalmente deiconfini. Il califfato non è acco-stabile al papato. È un’altra co-sa. Ma a un cristiano, che abbiasoltanto sfogliato i libri di testoriguardanti la propria storia,
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COME si diventa califfo nell’era globale? E chi riconoscerà Abu Bakr alBaghdadi, come successore o delegato, questo è il significato del ter-mine arabo khalifa, del Profeta Muhammad?Al Baghdadi è stato scelto, in un’elezione secondo carisma, dal Con-
siglio della Shura dell’Isis, una sorta di assemblea consultiva che si pronunciasulle questioni politiche più rilevanti e legittima le decisioni del leader del grup-po. Il carisma, il dono straordinario riconosciuto dai suoi seguaci, il misteriosoAl Baghdadi, l’ha guadagnato sul campo. Riorganizzando una jihad che sem-brava ormai alle corde. Partecipando al conflitto in Siria, l’Isis ha allargato ilsuo teatro d’azione sino alle provincie sunnite di quel paese. Scelta che ha con-sentito al gruppo di aprirsi un passaggio verso la Turchia, via privilegiata deiflussi di volontari, armi, denaro, rifornimenti. Sino a esercitare il controllo diun territorio transfrontaliero divenuto l’embrione del futuro Stato Islamico.
Un indubbio successo politico e militare: in pochi anni l’Isis è divenuto il ma-gnete che ha attirato centinaia di mujahidin provenienti dal Caucaso e dall’Eu-ropa, dalla Penisola arabica e dall’Asia Centrale e si è misurato con forme di go-verno territoriale meno semplificatrici, anche se non meno brutali, di quelle spe-rimentate dai qaedisti al tempo di Zarkawi. Riuscendo a coalizzare attorno allasua linea, buona parte del mondo sunnita tra Iraq e Siria. Un mondo, in crisi dirappresentanza, deciso a regolare una volta per tutte i conti con il potere sciita ealawita. Anche alleandosi con il radicalismo islamista.
Proclamando autonomamente la rinascita del Califfato, l’Isis ha lanciato unasfida dall’enorme rilevanza simbolica alla stessa galassia qaedista. Mostrando
come uno dei nodi problematici dell’islam,l’essere una religione senza centro, priva diautorità riconosciuta da tutti, si riverberi an-che in quel magmatico campo. La Shura del-l’Isis ha operato secondo i principi del dirittodinamico, pratica che, nella teoria radicale,consente alla comunità composta dai com-battenti del jihad di assumere ritenute soloapparentemente non in linea con le fonti del-
la tradizione. Qui, nel regno del Dio del Politico, sovrano è davvero chi decide nel-lo stato d’eccezione. Forte del suo successo operativo, l’Isis, in una sorta di leni-nismo religioso, ha deciso di proclamare califfo Al Baghdadi. Quel che resta di AlQaeda storica, in particolare la leadership di Zawahiri così come le diverse arti-colazioni regionali, è stato ignorato. Difficile che Al Qaeda nella Terra dei DueLuoghi santi, la penisola araba, o l’Aqmi, le due organizzazioni più forti della re-te jihadista, accettino il patto di sottomissione al nuovo Califfo. La crisi di con-senso di Zawahiri è anche la crisi delle leadership centralizzate, ritenute inca-paci di leggere le esigenze locali del campo del jihad.
Agli occhi di molti al Baghdadi è, dunque, innanzitutto il Califfo dello “StatoIslamico”. Anche se la sigla originaria dell’organizzazione ha perso due dellequattro lettere dell’acronimo, Iraq e Sham (Levante), nell’intento di proporsi co-me centro unitario. Esaltando così il carattere transnazionale del mito di fonda-zione dell’islam, che si vuole comunità su base religiosa e non nazionale. E rilan-ciando la lotta contro le frontiere tracciate dai geografi occidentali dopo la finedell’impero ottomano. I nuovi seguaci del Califfo iracheno immaginano, per ora,uno Stato islamico sul territorio delle provincie sunnite un tempo teatro dellosplendore dell’era abbaside. Ma, in prospettiva, il sogno è quello di riconquista-re ogni terra che sia stata musulmana o dove vi siano dei musulmani, dall’Africaall’Europa sino all’Asia. Ovviamente l’ardita pretesa egemonica del nuovo Ca-liffo dipenderà dal suo successo. Se davvero conquistasse Bagdad, distruggessei luoghi santi alidi di Najaf e Kerbala, sconfiggendo gli odiati sciiti e facendo tre-mare le “potenze crociate”, quella legittimità sarebbe acquisita una volta per tut-te. Ma il progetto di Al Baghdadi ha troppi nemici per riuscire. E molti, anche incampo jihadista, dove le rivalità e i personalismi prosperano, stanno a guardare.
RENZO GUOLO
stenza la ricostituzione. Al-Ba-ghdadi è andato oltre le inten-zioni: l’ha proclamato.
Il suo è il primo avventurosoma concreto tentativo di realiz-zarlo sul serio. Molti musulmanihanno aderito al nazionalismo,opposto all’idea di califfato, al-tri sono repubblicani o demo-cratici. Ma i gruppi radicali han-no guadagnato terreno. Li han-no favoriti i rais (come l’egizia-no Mubarak o il tunisino benAli) che giustificavano l’autori-
La sfida di Al Baghdadi per la leadershipe l’attacco interno ai rivali di Al Qaeda
Ecco come si costruisceil successore di Maomettonel mondo globalizzato
BERNARD LEWIS
La costruzione del MedioOrienteLaterza
Le origini della rabbiamusulmanaMondadori
Gli arabi nella storiaLaterza
GILLES KEPEL
Oltre il terrore e il martirioFeltrinelli
Jihad. Ascesa e declinoCarocci
TARIQ RAMADAN
Maometto. Dall’Islam diieri all’Islam di oggiEinaudi
Islam e libertàEinaudi
BAT YE’OR
Verso il califfato universaleLindau
TAHAR BEN JELLOUN
L’Islam spiegato ai nostrifigliBompiani
AMIN MAALOUF
Le crociate viste dagli arabiSEI
MAXIME RODINSON
MaomettoEinaudi
MAOMETTO
Le parole del ProfetaNewton Compton
CHRISTOPHER HITCHENS
Dio non è grande. Come lareligione avvelena ognicosaEinaudi
DAVID COOK
Storia del jihad. DaMaometto ai giorni nostriEinaudi
AA. VV.
Dizionario del CoranoMondadori
I LIBRILE TAPPE
LE ORIGINI
“Califfo” in arabo èil titolo attribuito aisuccessori diMaometto, chemuore nel 632 d.C.Il primo è Abu Bakr
LE DINASTIE
Nel 661 salgonoal poteregli Omayyadi chearrivano in Spagna.Nel 749 è la voltadegli Abbassidi
GLI OTTOMANI
Bagdad vienedistrutta nel 1258.Il titolo di califfo èassunto dal sultanoottomano finoal 1925
L’ISIS
Lo Stato islamicodell’Iraq e delLevante nasce nel2000, fondato daal-Zarqawi, rivaledi Bin Laden
tarismo e la corruzione con la ne-cessità di opporsi al fanatismoreligioso. Il conflitto israelo-pa-lestinese, gli interventi ameri-cani nei paesi musulmani, il fal-limento economico di molti pae-si arabi hanno fatto il resto. Le“primavere” (con l’eccezionetunisina) sono svanite e con lo-ro, almeno per adesso, i proget-ti democratici. Il califfato di al--Baghdadi sembra un’allucina-zione.
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Ha attirato centinaia di mujahidinprovenienti dal Caucasoe dall’Europa, dalla Penisolaarabica e dall’Asia Centrale
IL SILLABARIOIl testo del Sillabario è tratto da The Enemy di Christopher Hitchens,scritto dall’autore nel 2011, dopo la cattura e l’uccisione di Osama BinLaden. Hitchens è stato giornalista e saggista britannico naturalizzatostatunitense. Ha scritto, tra gli altri, Consigli a un giovane ribelle e Dionon è grande (Einaudi). È morto il 15 dicembre 2011
GLI AUTORIRenzo Guolo insegna Sociologia e Sociologia delle religioni presso le Università di Trieste, Padova e Torino. Tra i suoi saggi, L’Islam ècompatibile con la democrazia?, Il fondamentalismo islamico e La via dell’Imam (tutti pubblicati da Laterza). Di Bernardo Valli, inviatoin tutto il mondo, è in via di pubblicazione la raccolta dei reportage{ {
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