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  • http://www.paolinestore.it/shop/la-parola-e-la-polis.html

  • Marinella Perroni (Roma - 1947) è biblista e teologa, particolarmente attenta all’esegesi del Nuovo Testa-mento, all’ermeneutica femminista e alla teologia di genere, praticate in diversi contesti: nella docenza (Pon-tificio Ateneo S. Anselmo e Pontificia Facoltà Teologica Marianum, Studio Teologico per le Benedettine Italiane), ma anche in un’inesausta attività di pubblicistica e nelle iniziative promos-se dal Coordinamento delle Teologhe Italiane, che ha fondato e di cui è stata Presidente (2003-2013). È attualmente Vice-Presidente dell’associazione laica di cultura biblica Biblia e parte della Commissione pluralismo, libertà e stu-dio delle scienze religiose nella scuola, istituita dal Miur nel 2015. Numerose le pubblicazioni in ambito scientifico e divulgativo.

  • LA PAROLA E LA POLIS Percorsi biblici, teologici, politici

    Omaggio a Marinella Perroni

    a cura diCristina Simonelli e Pius-Ramon Tragan

  • PAOLINE Editoriale Libri

    © FIGLIE DI SAN PAOLO, 2017Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano

    www.paoline.it [email protected] Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.

    Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)

  • CON EXOUSIA

    A modo di introduzione

    Cristina simonelli

    Alzandosi in piedi prese la parola e disse.

    Autorevolezza e franchezza – exousia e parrhesia – conno-tano la riflessione biblica e le pratiche critiche, civili, politiche di Marinella Perroni e sono al cuore di questi saggi, raccolti come Festschrift, l’omaggio per il suo settantesimo compleanno. Anzi, con quella ostinazione che può essere pregio e forse un po’ difetto degli studi biblici e teologici, i due termini vorremmo lasciarli in greco, perché la traduzione che ne ho appena pro-posto è inesatta o quanto meno insufficiente: un intero contri-buto a firma di Pius-Ramon Tragan lavora sul significato del primo di essi, così importante anche per l’esegesi femminista, e di sicuro rimanda al campo semantico dell’autorità, che si spe-cifica in senso evangelico, ma senza scadere a forme romantiche, le sole che troppo spesso si ritengono appropriate per le donne, quando non siano degne dell’epiteto di streghe.

    Di autorità dunque si tratta, senza dubbio: non priva di quell’aura che trasforma il semplice esercizio di un potere in credibilità e aggraziata emergenza di valore, ma forte della con-sapevolezza di averne facoltà. Come Marinella Perroni in una recente conferenza sottolineava, si può a questo proposito ri-mandare alla formula giuridica in cui nelle sessioni parlamen-tari si dà la parola a chi la richiede: « l’Onorevole ha chiesto la parola. Ne ha facoltà ». Analogamente nei libri biblici è l’atto stesso di alzarsi in piedi nell’assemblea a rivelare l’autorità di prendere la parola: la frase in esergo non reca infatti nessun versetto di riferimento, perché sarebbero troppi, raggiungendo gli Atti lucani dalla Scrittura ebraica.

  • 8 Cristina Simonelli

    In uno studio sull’interstestualità nella formazione del Nuo-vo Testamento1, la riunione per il conflitto civile di Giudici 20 è infatti vista come speculare al discorso anti/conflitto di Ga-maliele nel Sinedrio in Atti 5, tra l’altro perché in entrambi ri-corre appunto la formula: « alzatosi nella assemblea (ekklesia) // nel Sinedrio (Gdc 20,8-13 // At 5,33-42) prese la parola e disse ». Non è certo questo l’unico contesto di Atti, ma il raf-fronto è particolarmente significativo perché il crimine per il quale nel libro dei Giudici viene convocata l’assemblea è uno di quelli indicati da Phyllis Trible come testi del terrore, cioè la vicenda del levita che abbandona la propria compagna allo stupro di gruppo. Una vicenda orripilante, di sesso e violenza, che non può essere un semplice dettaglio, anche se lo studioso appena citato non ne riferisce affatto, catturato da altro impian-to di ricerca. L’exousia, la presa di parola di cui si vuol dire qui, sta proprio in questo spazio lasciato bianco, in questo interval-lo non censito dalla ricerca scientifica, perché è autorità per sé e per altre/i, è la determinazione che i nomi, i volti, le vicende che attraversano le pagine e le strade non possano rimanere occultati, ammutoliti, abbattuti. In questo senso, e senza esita-zioni, tale pratica è esegesi storico-critica e femminista, è teolo-gia rigorosa e scientifica, è inesausta mediazione politica.

    Per questo, simile autorità è parola e gesto, quello di alzarsi in piedi, nella assemblea/ekklesia e nella piazza/agorà, e portare a parola l’inespresso, a inclusione il circolo ristretto, a trasformazio-ne lo spazio comune. Per questo stesso motivo è anche parrhesia, che a propria volta rimanda all’atto di parola, ma anche all’azione trasformatrice, libera e liberante, alla martyria secondo l’Evange-lo, che diventa prassi politica per un mondo diverso possibile.

    Viva tradizione, consegnando

    Nessuna parola e nessuna azione, a ben vedere, può essere solo individuale, perché si inserisce comunque nella rete di pra-

    1 Thomas Brodie, The Birthing of the New Testament: the Intertextual Deve-lopement of the New Testament Writings, Sheffield Phoenix Press, Sheffield 2006, pp. 511-512.

  • Con exousia 9

    tiche e significati che costituisce il mondo con i mondi che lo compongono. Certo non lo sono quelle a cui si vuole rendere qui omaggio né quelle che costituiscono questo volume-in-omaggio, che anzi le une e le altre hanno la volontà esplicita – politica appunto – di entrare nel discorso comune, di trasfor-marlo, di essere parte di un processo di consegna e tradizione.

    A questo proposito non possiamo non rimandare a un car-teggio importante fra Maria Luisa Rigato, prima allieva del Pontificio Istituto Biblico all’indomani del Concilio, e Carlo Maria Martini, col quale ha condiviso passione biblica e dedi-zione ecclesiale. Dopo l’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini, nella quale tornava con insistenza proprio l’espressione « viva Tradizione », la biblista, con parrhesia ap-punto, metteva a nudo l’assenza, a tale proposito, di buona esegesi e di corretta ermeneutica:

    Amatissimo Cardinale, parliamo di « viva Tradizione ». Nell’E-sortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini del 30 settembre 2010 l’espressione « viva Tradizione » ricorre molto frequentemente. Finora, a quanto so, nessuna delle Associazioni teologiche ha mai messo l’argomento seriamente a tema in un convegno. Le pongo qui due domande limitatamente ad altrettanti esempi, che a mio avviso evidenziano le conseguenze di cattiva esegesi e di cattiva ermeneu-tica. 1) È « viva Tradizione » l’insegnamento del disprezzo per gli Ebrei, espresso anche nella nostra Liturgia, ripudiato finalmente dal concilio Vaticano II? 2) È « viva Tradizione » – per giunta irriforma-bile come affermano alcuni teologi – ciò che di fatto è delirio di su-periorità nei confronti della donna, per giustificare la sua esclusione dal ministero ordinato? Mi torna sempre in mente il logion di Gesù il quale, in polemica intragiudaica, risponde ai suoi interlocutori: « Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini… annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi » (Mc 7,8.13). Maria Luisa Rigato, biblista teologa, Roma2.

    La risposta di Martini è bella e insieme disarmante, proprio perché, mentre riconosce il cammino che c’è da compiere per dare un senso adeguato al lemma e riporta alcuni dati che sono davanti agli occhi di tutti, ne svolge poi le conseguenze in ma-

    2 M. Luisa Rigato, in Corrriere della Sera, 30 gennaio 2011.

    Queste pagine sono solo un'anteprima del testo

  • 10 Cristina Simonelli

    niera minimale, quale è quella della tradizione (patristica e pa-triarcale) della « evangelizzatrice degli evangelizzatori »:

    Auspico con lei che si faccia chiarezza con serietà e metodo sul si-gnificato di « viva Tradizione ». Certamente nessuna forma di disprez-zo può essere considerata come « tradizione » né, ancor meno, come « evangelica ». Il versetto di Marco da lei citato ne è il fondamento. Nei Vangeli l’immagine della donna emerge quanto mai prediletta ri-spetto a molte delle figure maschili. Il dato più schiacciante in questo senso è il presentarsi del Risorto a una donna come prima e assoluta testimone. È una donna che evangelizza gli evangelizzatori. La Chiesa in questo senso ha ancora molto da scoprire. Carlo Maria Martini3.

    Con onestà, dunque, il Cardinale aggiunge che c’è ancora molto da scoprire, molto cammino da fare. Bisogna però final-mente dire che c’è anche tanto cammino fatto, anche su quegli stessi testi pasquali, un cammino che è già una viva tradizione: i contributi di Rigato su Maddalena, la « Resa grande »4, e di Perroni su Maria di Magdala5, ad esempio, sono già parte di questo percorso, entrano in un processo di consegna, accoglien-te e promettente proprio perché critico e rigoroso. In che mi-sura questi studi possano diventare eredità condivisa, tradizio-ne comune, è ancora incerto, o meglio è un dato che, pur piccolo e minacciato, ha la forza indomita della speranza e l’atto di fiducia della consegna. Una trama femminista tuttavia è anche questo: la vogliamo qui riconoscere, vogliamo mostrare gratitudine per quel labor mostrandone anche le potenzialità inclusive.

    Con eleganza, andando

    Un simile progetto, a chi ne fosse totalmente estraneo, po-trebbe apparire aspro, defatigante, chissà, forse anche sgrade-

    3 Carlo Maria Martini, in Corrriere della Sera, 30 gennaio 2011.4 M. Luisa Rigato, Maria la Maddalena: ancora riflessioni su colei che fu chia-

    mata “la Resa-grande” (Lc 8,2; 24,10; Gv 20,1.10-17, in Studia Patavina 50 (2003) 727-752.

    5 Marinella Perroni - Cristina Simonelli, Maria di Magdala. Una genealogia apostolica, Aracne, Roma 2016.

  • Con exousia 11

    vole. Basta tuttavia affacciarsi un attimo alla sua esecuzione per rimanere affascinati dalla eleganza di quell’incedere, esattamen-te come di fronte al bassorilievo della Gradiva (in copertina), la donna dal passo deciso e aereo, dallo sguardo intenso e intento, dalla figura solida e aggraziata.

    Quanto quella figura femminile sia presente nelle imprese di Marinella Perroni è cosa che solo chi ne è stato coinvolto può sapere, ma questo ora non è del tutto rilevante. Quello che in-vece siamo convinti ognuno possa cogliere è l’armonia del percorso prismatico di cui questo libro prova a farsi eco e dun-que, speriamo, anche la figura complessiva che questa Festschrift assume. Una introduzione non può esimersi dal compito di ri-costruirne il senso e lo sviluppo, sebbene chi scrive speri viva-mente che entrambi si mostrino semplicemente nelle pagine, rendendo superflue queste poche parole.

    L’ispirazione del volume nasce dalla stima, dal lavoro comu-ne e dall’amicizia e queste ragioni traspaiono in ognuno dei contributi, i cui argomenti sono stati liberamente scelti da chi li ha scritti, ma convergono a delineare una trama precisa. La suddivisione in tre sezioni risponde al senso comune oltre che alle più ovvie ragioni editoriali e redazionali: esegesi biblica, riflessione teologica e progettualità politica sono le regioni teo-riche e i punti prospettici che distinguono e contemporanea-mente connettono i temi. Basta addentrarsi infatti nella lettura per capire che l’ascrizione all’una o all’altra sezione non segue una delimitazione rigida, né dal punto di vista disciplinare né dal punto di vista metodologico e tematico.

    Il volume si può infatti leggere secondo diverse traiettorie e, quale che sia l’ottica prescelta, si verrà a formare un disegno unitario, come nel famoso racconto contenuto in La mia Africa di Karen Blixen6, in cui i passi apparentemente disordinati, mossi nella notte per premura e sollecitudine, rivelano all’alba nelle impronte lasciate sulla sabbia l’immagine di una cicogna. C’è qui la cicogna? C’è certamente un riferimento costante al dettato biblico, nel suo senso più profondo, più ecumenico, più

    6 Karen Blixen, La mia Africa, Feltrinelli, Milano 1992, p. 199. Esemplare la lettura che ne suggerisce Adriana Cavarero in Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997, p. 7.

    Queste pagine sono solo un'anteprima del testo

  • 12 Cristina Simonelli

    inclusivo. C’è una città abitata e abitabile, alla ricerca della sua misura e della sua giustizia – nella scuola, nel lavoro, nella po-litica, nella morte. C’è una passione per la vita ecclesiale, tale da sostenere la franchezza della critica, l’ansia della riforma, l’acu-me dell’interpretazione, la profondità della preghiera. E c’è ovunque, assolutamente evidente e sporgente dalle pagine, una soggettualità femminile che si erge con grazia e con forza. C’è dunque un disegno, rivelatore dell’alba: quello di una donna che incede.

    Com/munitas, osando

    In un libro del resto non si manifestano solo una ispirazione o una serie di contenuti, ma si rende anche presente la voce dichi scrive. In questo caso si tratta di un soggetto collettivo, che osiamo chiamare comunità. Forse un po’ abusato il riferimento a quanto Roberto Esposito sviluppa a partire dall’etimo stesso del termine (cum /munus), ma certo suggestivo per l’orizzonte teologico, nel quale munus si connota di significati importanti, profetici, come dono/compito ricevuto, e ministeriali, come autorevole esercizio che ne consegue : « Il munus che la commu-nitas condivide non è una proprietà o una appartenenza. Non è un avere, ma, al contrario, un debito, un pegno, un dono-da-dare. E dunque ciò che determinerà, che sta per divenire, che virtualmente già è, una mancanza »7.

    La com/munitas, infatti, formata qui da autrici e autori, ha qualcosa di stabile e molto di provvisorio, ha tanto da dire e ancora di più da evocare e invocare: ognuno è voce di un com-pito eseguito e segno di una strada che rimane da percorrere, di una com/pagnia molto più vasta di quella qui materialmente presente. I singoli nomi, riportati nella aletta secondo un impec-cabile ordine alfabetico, sono molto noti, quanto meno nei contesti di studio e di vita rispetto ai quali sono stati interpellati.

    Qualche parola è invece opportuna per nominare le istitu-zioni accademiche e le realtà associative che, peraltro senza

    7 Roberto Esposito, Communitas. Origine e destino della comunità, Einaudi, Torino 2006 (or. 1998), p. XIII.

  • Con exousia 13

    fatica, hanno collaborato a questo progetto fin dalla sua nascita. Sono soprattutto tre e le nomino qui, iniziando da quella che vanta maggiore anzianità: il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, nel quale Marinella Perroni ha non solo compiuto larga parte della propria formazione teologica, ma nel quale e per il quale ha profuso con dedizione e competenza le proprie energie di docente di Nuovo Testamento, formando generazioni di stu-denti, collaborando con decine di colleghi, dando vita a innu-merevoli iniziative culturali, ecumeniche, teologiche. Le due realtà associative coinvolte sono poi l’Associazione Laica di Cultura Biblica “Biblia”, di cui Marinella Perroni è attualmen-te Vicepresidente, e il Coordinamento delle Teologhe Italiane, che con lei ha iniziato a esistere nel 2003 e che l’ha apprezzata come Presidente proprio nella prima fondamentale decade di vita. Abbiamo ritenuto che un omaggio fatto insieme potesse forse avere qualche imperfezione in più, ma un valore aggiunto incalcolabile. Di questo soggetto corale e cordiale si sono poi fatti partecipi anche altri amici e amiche, compagni di vita e di pratiche civili.

    Infine dobbiamo, a lavoro ultimato, dichiarare almeno quella mancanza e quella incompiutezza che il volume avrebbe comunque avuto anche se avesse continuato ad aggiungere autori e moltiplicare pagine: certamente tante altre persone avrebbero avuto titolo, amicizia e competenza per contribuirvi. Il nostro auspicio è che il soggetto collettivo e incompleto che qui ha preso corpo possa essere inteso come segno e avvio di una com/munitas ancora più larga e soprattutto di rinnovati percorsi eleganti e autorevoli, affabili e indomiti. In essi vedre-mo ancora l’incedere elegante di una donna: ad multos annos, Marinella.

    Queste pagine sono solo un'anteprima del testo

  • INDICE

    Abbreviazioni e sigle pag. 5

    Con exousia. a modo di introduzioneCristina Simonelli » 7

    marinella Perroni: traCCe di una PassioneScheda bio-bibliograficaRita Torti » 14

    Parte prima

    LA PAROLA E LE PAROLE:ESEGESI BIBLICA

    « io Cammino sulla Via della giustizia e Per i sentieri dell’equità » (Pr 8,20)Donna Sapienza e la giustiziaNuria Calduch-Benages » 27

    CeleBrare il trionfo, annunCiare la sConfittaLa voce di tre profetessePiero Stefani » 42

    exousia nel nuoVo testamentoPotere o contro potere?Pius-Ramon Tragan » 50

    il femminismo di san PaoloAlcuni dati fondamentaliRomano Penna » 64

  • « la CaPellatura d’oro »La Bibbia commentata da M. Carmela Ascione nella Napoli dell’800Adriana Valerio pag. 73

    deBolezza e fallimentoEnzo Bianchi » 82

    Absconditus deusDove Dio si rende presente si accende un fuocoPaolo Ricca » 88

    Parte seconda

    LE PAROLE NELLA PAROLA:RIFLESSIONE TEOLOGICA

    interPretare Per riConosCereMaria Cristina Bartolomei » 97

    il femminismo e l’eVoluzione dell’umanesimoMercedes Navarro Puerto » 108

    Chiesa madre: una metafora risChiosaSerena Noceti » 118

    Comunione eCClesiale e ProCedure di VeritàRecenti paradossi nel rapporto tra autorità e autoreferenzialitàAndrea Grillo » 128

    diaConia delle donne: Per quale Chiesa?Cettina Militello » 137

    alleanza nel sangue alleanza nello sPiritoFunzione del religioso nella fedeUrsicin G.G. Derungs » 150

  • le PratiChe, le Vite, le Parole, le donnePer un dire e fare della teologiaStella Morra pag. 169

    la teologia Come sCienza della Vita?Una provocazione carica di conseguenzeAntonio Autiero » 176

    Parte terza

    LA CITTÀ E LE PRATICHEPROSPETTIVA POLITICA

    la filosofia PolitiCa della “Cura” nella soCietà e nella ChiesaGiancarla Codrignani » 189

    l’ora di religioneAlberto Melloni » 197

    radiCamento e senso della Pluralità Come Condizioni del dialogo

    Valeria Fedeli » 213

    donne in CamminoMaria Cristina Bombelli » 217

    donne alla fine del seCondo millennioIntrecci di voci tra passato e presenteLucia Olini » 225

    Comunità eduCanteDonato Padalino » 233

    morire in BraCCio alle grazieQuando l’etica si traveste da esteticaSandro Spinsanti » 240

    Indice dei nomi » 251

  • In copertina: Gradiva - Bassorilievo conservato nei Musei Vaticani e riprodotto in una lapide commemo-rativa a Berlino, Kurfürstenstraße 115/116. Foto: © daniela-incoronato.de. Rielaborazione grafica.

    Autiero Antonio

    BArtolomei mAriA CristinA

    BiAnChi enzo

    BomBelli mAriA CristinA

    CAlduCh-BenAges nuriA

    CodrignAni giAnCArlA

    derungs ursiCin g.g.

    Fedeli VAleriA

    grillo AndreA

    melloni AlBerto

    militello CettinA

    morrA stellA

    nAVArro Puerto merCedes

    noCeti serenA

    olini luCiA

    PAdAlino donAto

    PennA romAno

    riCCA PAolo

    simonelli CristinA

    sPinsAnti sAndro

    steFAni Piero

    torti ritA

    trAgAn Pius-rAmon

    VAlerio AdriAnA

    Gli aGli aututori:ori:

  • Autorevolezza e franchezza – exousia e parrhesia –

    connotano la riflessione biblica e le pratiche politiche

    di Marinella Perroni e sono al cuore di questi saggi,

    raccolti in suo omaggio. La parola, lo studio, le inizia-

    tive che recano la sua impronta si sviluppano in con-

    testi diversi, ma sono costantemente attraversate dalla

    Scrittura, letta con rigore critico e profondità spirituale,

    con passione civile e autorità femminile.

    L’esito è la forza di una tradizione dalla forma pri-

    smatica, nel cui solco si colloca anche questo lavoro

    collettivo, segno di più larga e inclusiva comunità di

    vita e di riflessione.

    22Y

    76

    ISBN 978-88-315-4913-4

    http://www.paolinestore.it/shop/la-parola-e-la-polis.html

    CopertinaMarinella PerroniA modo di introduzione - di Cristina SimonelliIndiceGli autoriRetrocopertina