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CORSI E.N.E.A. DI FORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER ENERGY MANAGERS Ing. Sandro Picchiolutto IL RUOLO DEGLI ENTI LOCALI NELLA PROTEZIONE DEL CLIMA

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CORSI E.N.E.A. DI FORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER

ENERGY MANAGERS

Ing. Sandro Picchiolutto

IL RUOLO DEGLI ENTI LOCALI NELLA PROTEZIONE DEL CLIMA

IL PROBLEMA

L'energia radiante che dal sole raggiunge il nostro pianeta viene in parte assorbita dalla superficie terrestre ed in parte riflessa verso l'alto sotto forma di radiazioni infrarosse; le molecole di alcuni gas presenti nell'atmosfera (tra cui l'Anidride Carbonica) si caratterizzano per la particolarità di assorbire una notevole parte di queste radiazioni per poi riemetterle nuovamente verso la terra.

Il fenomeno è perfettamente naturale ma, ove la concentrazione di questi gas aumenti in modo indiscriminato (ad es. a seguito di un incremento della attività vulcanica), la conseguenza è un accumulo di energia termica con la conseguenza del progressivo riscaldamentodella superficie del pianeta.L’analisi di campioni di aria intrappolati nei ghiacci artici mostra come il fenomeno si sia realizzato naturalmente in vari periodi della storia del nostro pianeta e come l’aumento della concentrazione di CO2 sia strettamente correlato alla temperatura planetaria.

Nel nostro caso i ricercatori europei del progetto EPICA hanno recentemente dimostrato come la attuale concentrazione di CO2

nell’atmosfera sia la più elevata degli ultimi 440.000 anni.

La conseguenza é un aumento generalizzato della temperatura del pianeta…

…così pronunciata che, fin d’ora, siamo in grado di rilevarne alcune conseguenze a livello planetario.

Ad esempio in termini di riduzione progressiva della calotta artica.

A partire dalla Conferenza di Rio del 1992 i paesi aderenti alle N.U. hanno approvato diversi impegni finalizzati a proteggere il pianeta combattendo i cambiamenti climatici derivanti soprattutto dall'utilizzazione nel sistema energetico di combustibili fossili.

Il protocollo di Kyoto impegna i 160 Paesi Industrializzati firmatari a ridurre le proprie emissioni al 2012 del 5.2% rispetto ai valori del 1990.

Più esattamente, tale valore medio é stato riformulato nel 1998 in:un 8% medio per i paesi dell’U.E. cui corrisponde un 6.5% per l’Italia;il 7% dagli USA;il 6% dal Giappone.

Sebbene formalmente adottato nel 1997, per entrare in vigore il Protocollo doveva essere sottoscritto dai paesi firmatari in numero tale da rappresentare almeno il 55% delle emissioni.

Il protocollo di Kyoto è operativo dal 16 febbraio 2005.

Gli unici grandi paesi non firmatari restano Stati Uniti ed Australia.

Poiché il problema delle emissioni è un problema planetario, tale riduzione potrà essere realizzata non solo nei paesi firmatari (con costi economici generalmente elevati), ma anche con progetti comuni tra paesi industrializzati (Joint Implementation) o paesi in via di sviluppo (Clean Development Mechanism).Tali meccanismi vengono integrati dal commercio internazionale dei c.d. “permessi di emissione”.

L’ Emission Trading è la direttiva che regola l’applicazione europea del protocollo di Kyoto, attraverso:

la imposizione di un tetto alle emissioni di determinate categorie ad alta intensità energetica (termoelettrico, raffinerie, vetrerie, cementifici, siderurgie, produzione di ceramiche e laterizi, cartiere);

la creazione di una Borsa per acquistare o vendere i diritti di emissione.

Il mercato europeo di scambio dei diritti di emissione interessa12.000 impianti che producono 2.134 Mton CO2 (ovvero circa il 50% delle emissioni continentali).Pur attivo dal 2003, ha avuto formalmente inizio il 1° gennaio 2005.

Ogni paese doveva pubblicare entro il 31 marzo 2004 e far approvare a livello comunitario il proprio Piano nazionale di allocazione dei diritti di emissione.

Il piano per l’Italia è stato approvato il 25 maggio 2006 e prevedeva un limite alle emissioni a 232.5 milioni di tonnellate come media annuale del triennio 2005-2007.

Si permetterà così alle aziende (1.240 quelle italiane) di partecipare al Sistema Europeo di trading dei diritti di emissione ovvero:

le aziende che superano il limite consentito dovranno acquistare i diritti di emissione necessari;quelle che sono al di sotto di tali limiti potranno venderli.

Le multe per chi supera il limite determinato sono previste in 40€ a tonnellata.

Mentre il collocamento a 7,5 €/ton del titolo registrato nei primi mesi del 2005 permetteva di valutare la dimensione del mercato a livello planetario dei permessi di emissione tra i 50 e 100 miliardi di €/anno, il valore del titolo ha successivamente registrato un andamento altalenante.

La pubblicazione delle quote di CO2 prodotte nel 2006 dai (allora) 21 paesi membri UE ha mostrato come, a fronte di un tetto massimo del Sistema di 1.829 milioni di tonnellate per il medesimo anno, l’effettivo rilascio fosse stato solo di 1.785 milioni, con un vantaggio netto di 44 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno rispetto a quanto concesso.

Tale disavanzo positivo, in realtà derivato da allocazioni troppo “generose” rilasciate dai governi alle proprie imprese, causava un crollo del 60 per cento del prezzo dei Diritti da 25 euro a 10 euro.

Maglia nera all'Italia:

il nostro paese sforava a 215,4 milioni di CO2 contro i 207 concessi.

il numero di installazioni non in regola risultava di 647 su un totale di 943 impianti.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la domanda globale di energia del pianeta aumenterà del 50% tra il 2000 ed il 2030 (da 10 a 15 miliardi di TEP) ma, se oggi circa il 60% dei consumi di energia èconcentrato in paesi nei quali vive solo il 18% della popolazione mondiale, la speranza di miglioramento delle condizioni di vita del restante 82% passa attraverso un aumento dei suoi consumi energetici.

Se la risposta a questa domanda verrà realizzata con i combustibili fossili, dovremmo però attenderci una crescita delle emissioni di CO2.

Ricordiamo che, dall’inizio della Rivoluzione Industriale ad oggi, tale gas climalterante ha già subito un aumento del 30% raggiungendo l’attuale livello di 360 ppm.

Se la protezione del pianeta richiede una stabilizzazione della CO2 entro il secolo, tale obiettivo potrebbe essere raggiunto solo avviando, tra il 2020 ed il 2050, una riduzione delle emissioni pari almeno al 50% rispetto al 1990.

Sarà cioè necessario avviare un processo di vera e propria “decarbonizzazione” dell’economia occidentale.

Ricordiamo però che stabilizzazione delle emissioni non vuol dire risoluzione del problema, in quanto si calcola che tale condizione sarà raggiunta, ma ad un livello di CO2 assai superiore all’attuale e calcolato a 550-650 ppm.

Pertanto, anche nell’ipotesi di limitare a 550 ppm la concentrazione della CO2 al 2100, le tecnologie effettivamente utilizzabili in tale arcodi tempo sono:

Appare chiaro come:alcune tecnologie si

caratterizzano per un contributo comunque limitato (forestazione) o apprezzabile solo a medio termine (cattura del carbonio);

le energia rinnovabili presentano, nel medio termine, dei limiti strutturali;

l’azione più efficace, sia in termini di efficacia a breve termine che in termini di capacità assoluta di mitigazione dell’effetto serra, èil miglioramento nell’efficienza dell’uso dell’energia.

Anche tale scenario non sarà indolore, in quanto rappresenteràun aumento della temperatura planetaria di poco meno di 2°ed una crescita del livello dei mari fino ad 88 cm.

Non é casuale, pertanto, che lo stato olandese abbia recentemente modificato il capitolato generale per la realizzazione delle sue dighe incrementandone la altezza standard di ben 60 centimetri!

Ma i gas serra non dipendono solo dalla filiera energetica….

CONTRIBUTO ALLE EMISSIONI DELLE DIVERSE FONTI(Stern Review 2006)

14%

3%5%14%

24%

18%

14% 8%

EnergiaTrasportiCostruzioniSfrutt. terraAgricolturaRifiutiAltroIndustria

…né dalla CO2.

CONTRIBUTO DEI DIVERSI GAS ALL'EFFETTO SERRAE.P.A. 1988

49%

18%13%

14%

6%

Anidride CarbonicaCloroFluoroCarboniOssidi di AzotoMetanoAltri gas

Né il contributo di ogni nazione è comparabile

sia in termini assoluti:

CONTRIBUTO DELLE DIVERSE NAZIONIALL'EFFETTO SERRA - IEA 2004

6%3%5%3%3%2%27%

34%

7% 10%

USAGiapponeRussiaCinaIndiaCanadaGermaniaUKItaliaFrancia

sia in termini relativi (dati 2002):

8,4

20,6

9,1 10,32,4 0,9

05

10152025

Europa dei15

USA Giappone Russia Cina India

Emissioni di CO2 in tonnelate pro capite

sia in termini economici (dati 2001):

0.34 0.320.33 0.35 0.36 0.37

0.56 0.57

0

1

UE 15 Italia Giappone Spagna G.B. Germania Stati Uniti Cina

Emissioni di CO2 per unità di P.I.L.

sia, infine, in termini di tendenza di sviluppo:

40,5

22,2 13,1 12,1 8,8-1,9 -2,5 -14,5 -18,5 -38,5

-40-30-20-10

010203040

Spagna Australia USA Giappone Italia Francia Europadei 15

RegnoUnito

Germania Russia

variazione emissioni 1990 - 2002

…e questo la dice lunga sulle resistenze nella ratifica del Protocollo di Kyoto da parte di alcune nazioni come Australia e Stati Uniti!

Le emissioni di gas serra dell'Italia costituiscono circa l’1.8% delle emissioni mondiali ed il 14% circa delle emissioni dell'Europa Unita (15) con la seguente distribuzione (anno di riferimento 2000).

INVENTARIO NAZIONALE DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA

(in CO2 eq. per macrosettore)

14%

23%

13%1%6%8%3%1%

31%

Ind. Energetiche Ind. Manif. ed EdiliziaTrasporti Civile, terziario e P.A.Perdite combustibili Prod. IndustrialiAgricoltura RifiutiAltro (solventi, fluorurati)

Per determinare tali valori di emissione é necessaria tutta una serie di coefficienti di trasformazione, quali ad esempio:

31,5kg di CO2 eq.te/capo anno 18. Emissioni enteriche suini

1,9tonn CO2eq./tonn 17. Riciclaggio Acciaio

6,95tonn CO2eq./tonn 16. Riciclaggio Alluminio

2,42tonn CO2eq./tonn 15. Riciclaggio Plastica

0,63tonn CO2eq./tonn 14. Riciclaggio Vetro

0,21tonn CO2eq./tonn recuperata 13. Riciclaggio Carta

0,7tonn CO2eq./tonn 12. Utilizzo Compost

10,6tonn CO2eq./tonn 11. Dispersione R12

4,6tonn CO2eq./tonn 10. Dispersione R11

0,001tonn CO2eq./tonn9. Produzione Compost

0,82kg CO2 eq./kg8. Smaltimento R.S.U. in discarica con recupero biogas e prod. E.E.

1,7kg CO2 eq./kg7. Smaltimento R.S.U. in discarica

0,52kg CO2/kg6. Incenerimento R.S.U.

0,620,504

kg CO2/kWh kg CO2/kWh

5. Consumo elettricità (ENEL 1990)Consumo elettricità (ENEL 2004)

1,8kg CO2/l4. Combustione GPL

2,3kg CO2/l3. Combustione benzina

2,6kg CO2/l2. Combustione gasolio

1,93kg CO2/mc1. Combustione gas metano (SNAM 2004)

FATTORI DI EMISSIONE DI RIFERIMENTO

Ad esempio, al fine di calcolare l’emissione corrispondente ad 1 kWh di elettricità di rete in Italia, si deve considerare il “mix” utilizzato per la sua generazione ovvero:

14.070Altri

33.800Petroliferi

158.100Gas naturale

44.200Carbone

83 %% da fossili

250.170Totale da fossili

17 %% da rinnovabili

51.055Totale da rinnovabili

301.225Produzione elettrica totale 2006 netta

Fonte: QualEnergia

Stime degli indici di emissione serra delle fonti di energia convenzionali e rinnovabili

85331540 - 45Nucleare

15540 – 48750 – 80030 – 50Carbone

423055070 – 80Petrolio

6440 – 50400 – 44030 – 70Gas

IMPIANTI FOSSILI

30 - 603025 – 85Biomasse

n.a.100140 – 430Fotovoltaico

95 -98545 – 90Idro < 10 MW

95 -982025 – 95Idro > 10 MW

95 -981050 – 170Eolico – mare

95 -983035 – 175Eolico – terra

RINNOVABILI

Durata delle riserve attuali in anni

Efficienza energetica %

Gas effetto serra(kgeg CO2/MWh)

Costo energia(€/MWh)

Tecnologia

Fonte: Commissione Europea

Come visto in precedenza, per ridurre le emissioni di gas serra devono essere cambiate soprattutto scelte e scenari di politica energetica.

Teoricamente, la riduzione delle emissioni di CO2 può essere ottenuta:

Riducendo lo sviluppo economico;

Abbassando la richiesta di energia degli utenti finali a parità di sviluppo economico;

Diminuendo l'emissione specifica di CO2 del sistema a parità di domanda di energia.

Le tecnologie per migliorare l'efficienza energetica abbassando le emissioni di CO2 sono ormai note:

nell'industria: sviluppo di processi che utilizzano meno energia e migliorano l'efficienza di conversione; riciclo dei materiali di scarto e la loro sostituzione con altri che comportano minori emissioni di gas-serra;

nei trasporti: pianificazione del territorio, dei sistemi di trasporto, della mobilità e degli stili di vita, trasporti ad altissima efficienza e minore intensità energetica;

nell'edilizia: coibentazione edifici, efficienza degli impianti di climatizzazione e riduzione degli "usi elettrici non obbligati" (riscaldamento, acqua calda, cottura);

negli usi civili: incremento dell’efficienza di beni di consumo ed apparecchi cosiddetti "ad uso elettrico obbligato" (illuminazione, condizionamento, elettrodomestici).

LA NORMATIVA NAZIONALE

La valenza ambientale nell'uso razionale dell'energia veniva riconosciuta per la prima volta dalla Delibera CIPE del 19.11.1998, che prevedeva tra il 2008 e il 2012 un avvicinamento graduale all’obiettivo nazionale di riduzione della CO2 del 6.5% rispetto ai livelli 1990 intervenendo in sei campi di azione:

1. riduzioni emissioni dalla produzione di energia elettrica (-23%);2. riduzione dell’impatto dei trasporti, tramite spostamento del traffico

da gomma a rotaia, autoveicoli a minori emissioni ed uso dei biocarburanti (-22%);

3. aumento nell’utilizzo delle fonti rinnovabili, (-18.5%);4. risparmio energetico nei settori civile, industria e terziario,

attraverso riduzione delle perdite e promozione di accordi volontari per il miglioramento dell’efficienza energetica (-28%);

5. riduzione dell’impatto serra dei settori non energetici quali lo smaltimento dei rifiuti (captazione del metano da discariche, riciclaggio etc) (-20%);

6. assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste (0.7 Mton, -0.7%).

Secondo il piano, le politiche e gli strumenti operativi di condivisione delle responsabilità nazionali a livello locale dovevano essere provvisti dei seguenti requisiti:

definizione di obiettivi chiari per sostenere l'azione degli Enti Locali;attenzione per la partecipazione e l'appoggio delle collettivitàlocali;importanza degli interventi tendenti a conseguire un miglioramento del rendimento energetico territoriale, come politiche di gestione della domanda mirate ad un sistema energetico sostenibile;partecipazione delle municipalità, in forme diverse, alla produzione ed alla distribuzione dell'energia;definizione di obiettivi nazionali di politica energetica e di strumenti istituzionali e finanziari per raggiungerli, al fine di non lasciare isolate le esperienze innovative degli Enti Locali;definizione di un sistema che, pur in presenza di bassi prezzi dei combustibili fossili, renda comunque evidenti ai responsabili delle scelte i costi sociali ed ambientali della produzione e del consumo di energia.

Strumenti attuativi della delibera C.I.P.E. risultavano i DD.MM.24-4-2001 .

Tali Decreti:

a) determinavano gli obiettivi quantitativi nazionali di incrementodell'efficienza energetica degli usi finali di energia da inserire in ciascuna concessione per l'attività di distribuzione di energia elettrica e/o gas;

b) stabilivano i criteri per progettazione ed attuazione di interventi per conseguire gli obiettivi generali e specifici di incremento dell'efficienza energetica;

c) definivano le modalità per il controllo della attuazione di misure ed interventi.

Per quanto riguarda la determinazione quantitativa degli obiettivi, essi:

dovevano essere conseguiti dai maggiori distributori di energia;dovevano essere ottenuti attraverso una riduzione dei consumi di energia primaria (proporzionalmente all'energia distribuita dal soggetto);erano ricollegati a precise cadenze temporali a partire dall'anno 2002.

La Delibera CIPE n. 123 del 19 dicembre 2002 «Revisione delle linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra» veniva a modificare la stesura del 1998 e:

presenta una maggiore elasticità strutturale,porta da 6 a 10 i campi di azione per la riduzione dei gas

serra, ovvero:

Altro energetico (fughe, usi militari,perdite distribuzione)

Agricoltura

Altro non energetico (solventi fluorurati)

Civile (incluso terziario e P.A.)

RifiutiTrasporti

AgricolturaIndustria

Processi Industriali ( industria mineraria, chimica)

Ind. Energetiche (termoelettrico, raffinazione)

USI NON ENERGETICIUSI ENERGETICI

Fermo restando l’impalcato complessivo della norma, e al fine di tener conto:

del target di riduzione dei consumi energetici nazionali fissato dal piano d'azione al 2016, che risulta pari a 10,86 milioni di TEP;

dell'eccesso di offerta di titoli di efficienza energetica registratasi sul mercato nel corso del 2007, così che èdivenuto necessario equilibrare il rapporto fra domanda e offerta di titoli al fine di porre rimedio ad eccessivi deprezzamenti;

le principali modifiche progressivamente introdotte riguardano:

Inevitabile conseguenza della evoluzione della politica italiana per la riduzione dei gas serra, veniva la ristesura deiDD.MM. 24.4.2001 applicata dai DD.MM. 20.7.2004, successivamente corretti dal DM 21.12.2007.

lo slittamento temporale e la rimodulazione degli obiettivi di riduzione dei consumi di energia primaria che devono essere conseguiti con le seguenti quantità e cadenze:

2,5 Mtep/a3,5 Mtep/a2012

2,2 Mtep/a3,1 Mtep/a2011

1,9 Mtep/a2,4 Mtep/a2010

1,4 Mtep/a1,8 Mtep/a2009

1 Mtep/a1,2 Mtep/a2008

0,40 Mtep/a0, 40 Mtep/a2007

0,20 Mtep/a0,20 Mtep/a2006

0,10 Mtep/a0,10 Mtep/a2005

GASELETTRICITA’ANNO

l’estendimento, successivamente al 1 gennaio 2008, degli obblighi del decreto ai distributori con più di 50.000 utenti, rimandando ad un successivo Decreto del MSE le modalità di applicazione per i distributori con meno di 50.000 clienti;

il prolungamento (Art. 4.8) a 8 anni del periodo di riconoscimento in tariffa (individuato a 100 €/tep) per:

interventi per l'isolamento termico degli edifici;controllo della radiazione estiva attraverso le superfici vetrate;applicazioni delle tecniche dell'architettura bioclimatica, del solare passivo e del raffrescamento passivo;

la esplicita promozione (Art. 6) di particolari prodotti quali:generatori di calore classificati quattro stelle;generatori a biomasse classe 3 norma EN 303-5 se di potenza inferiore a 300 kW, di efficienza maggiore dell’82% se con potenza superiore;apparecchi domestici in classe A;

rendendo obbligatoria, finalmente, la certificazione dei prodotti di cui al decreto del Ministro dell'industria 2 aprile 1998 “Modalità di certificazione delle caratteristiche e delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti ad essi connessi” di fatto inapplicati da tale data.

I progetti predisposti per conseguire gli obiettivi dei Decreti possono essere eseguiti tramite le seguenti modalità:

azioni delle imprese di distribuzione;

società controllate dai medesimi distributori;

società terze operanti nel settore dei servizi energetici, comprese le imprese artigiane e loro forme consortili;

soggetti tenuti alla nomina del responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia che abbiano effettivamente provveduto a tale nomina, i quali realizzano misure o interventi che comportano una riduzione dei consumi di energia primaria maggiore di una soglia minima, espressa in TEP, determinata dall'Autorità per l‘Energia Elettrica e il Gas (modifica introdotta dal DM 21.12.2007).

Tenuto conto che compito primario dell’Energy Manager è la riduzione dei consumi di energia primaria della propria azienda, ci si aspetta che quest’ultima modifica dia un nuovo, ulteriore impulso alla diffusione di tale figura professionale.

Inoltre:

qualora comportino una riduzione delle vendite e limitatamente alla parte non coperta da altre risorse, i costi sostenuti dai distributori possono trovare copertura sulle componenti delle tariffe per il trasporto e la distribuzione del vettore penalizzato;

viene riconosciuto il principio del sussidio incrociato (ad es. un distributore elettrico che realizzi una riduzione dei consumi di gas, può trovare copertura sulle componenti delle tariffe gas);

esiste un meccanismo di raggiungimento degli obiettivi che, fermo restando che per i soggetti con un numero di clienti compreso fra 50.000 e 100.000 la quota di obiettivo da conseguire per non incorrere nelle sanzioni è ridotta al 25% limitatamente all'anno 2008, consente al distributore che consegua non meno del 60% del suo obiettivo di rimandare il restante nell’anno successivo;

è previsto il sanzionamento immediato per i distributori che non raggiungono il 60% del target annuale, fermo restando l'obbligo di compensazione della quota residua nel biennio successivo.

Viene riconfermato il ruolo delle Regioni, che:

Secondo la norma precedente:

Dovevano determinare, nell’ambito della programmazione di propria competenza, i rispettivi obiettivi di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili e le relative modalità di raggiungimento, nel cui rispetto operano le imprese di distribuzione (Art. 3.5).

Potevano comunque individuare autonomamente propri obiettivi di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili, aggiuntivi rispetto a quelli nazionali, e stabilire le modalità per il relativo conseguimento (Art. 3.8).

La nuova normativa prevede inoltre:

Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore del decreto le singole regioni …comunicano al MSE, al MinAmbiente …, all'AEEG e alla CCSE la lista degli interventi rientrante nel quadro finanziario di cui all'art. 3, indicandone esclusivamente la precisa collocazione e la tipologia delle utenze energetiche interessate, oltrechè l'eventuale importo di cofinanziamento per ciascun intervento.

Ai sensi dell'art. 13.5 dei DDMM, entro trenta mesi data di entrata in vigore del decreto, le regioni … attivano procedure ad evidenza pubblica, alle quali possono partecipare i distributori soggetti. Nello stilare tali procedure, le regioni … tengono conto, per l'effettuazione della fase di analisi energetica, delle indicazioni tecniche contenute nell'allegato 1.

Il ruolo del tutto particolare esercitato dai distributori nei confronti dei cittadini è evidenziato all’art. 13.6.

Questo, oltre a finanziare diagnosi energetiche e progettazione esecutiva di interventi presso edifici pubblici, dà copertura ai costi di un programma di campagne informative e di sensibilizzazione degli utenti finali (originariamente da eseguirsi nel periodo 1° gennaio 2004 - 31 dicembre 2005, ma finanziato solamente attraverso la Del. 237 della AEEG solo il 10.11.2005).

La ripartizione delle risorse tra i distributori tiene conto dell’obiettivo di miglioramento di efficienza energetica definito dal decreto per ciascun distributore.

A queste risorse, in molti casi, si aggiungono gli incentivi dei c.d. “Certificati Verdi”, che oggigiorno hanno raggiunto il valore di oltre 125 €/MWh cui si somma il prezzo di cessione dell’energia sul mercato, così che, nel caso della produzione di elettricità, si vengono a raggiungere i 200€/MWh.

La Delibera CIPE n. 135/2007 dell’11 Dicembre 2007 corregge ulteriormente la delibera n. 123/2002 ai fini di:

rivedere il dato relativo alle emissioni di gas-serra nell'anno-base 1990, e le previsioni delle emissioni di gas-serra al 2010 alla base dello scenario di riferimento definito nella delibera 123/2002;

prendere atto che, al momento, anche nell'ipotesi che fossero adottate tutte le misure fin qui individuate e stante il limite posto all'utilizzo dei crediti dai meccanismi flessibili da parte dell'Italia a non più di 20 milioni di tonnellate di CO2, l'Italia non è in grado di raggiungere il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di gas-serra nell'ambito del Protocollo di Kyoto.

La delibera quindi:

modifica la delibera n. 123/2002:aggiornando le emissioni-base di gas-serra nel 1990 da 521,0 milioni di ton CO2 equivalente a 516,85 milioni di ton;correggendo lo scenario di riferimento al 2010 dai 579,7 milioni di ton CO2 equivalente a 587,0 milioni di ton;

determina di aggiornare entro il 31 marzo 2008 la delibera n. 123/2002, al fine di:

prevedere tutte le azioni e le misure necessarie per il raggiungimento dell'obiettivo Kyoto per l’Itali nella riduzione delle emissioni di gas-serra;individuare le risorse finanziarie necessarie e la loro copertura;

individua le misure ulteriori prioritariamente:nel settore dei trasporti (mobilità urbana ed extraurbano),

nel settore civile (edilizia scolastica),nel settore dell'agricoltura,nella promozione dell'ecoefficienza nei consumi industriali e civili (pubblici e privati).

La Delibera inoltre impegna i Ministeri competenti, con il supporto delle regioni e degli Enti locali, a fornire entro il 15 gennaio al Comitato tecnico emissioni (CTE) l'identificazione di tali misure e la quantificazione del loro contributo alla riduzione delle emissioni di gas-serra.

Qualora, entro il suddetto termine, non fossero trasmesse al CTE misure sufficienti a garantire che l'Italia raggiunga il proprio obiettivo-Kyoto, saràcompito del Ministero dell'Ambiente, sentiti i Ministeri competenti, proporre allo stesso CTE gli interventi necessari a conseguire tale obiettivo.

Il D.L. 12 novembre 2004 n°273 ha attivato anche in Italia il commercio delle emissioni di gas a effetto serra in attuazione della Direttiva Europea sull’EMISSION TRADING.

L’obiettivo è ridurre le emissioni di anidride carbonica sulle circa 1.000 imprese dei settori a maggiore intensità energetica attraverso strumenti di mercato, ovvero fissare una quota di emissione oltre la quale bisogna acquistare i diritti di emissione da chi inquina meno.

In questo modo chi inquina di più è spinto ad investire quanto prima in efficienza energetica, pena una forte perdita di competitività, mentre chi ha investito in ambiente consegue — grazie alla vendita dei diritti di emissione — uno spunto maggiore in capacità di competere.

Secondo la direttiva, dal 1° gennaio 2005 nessun impianto tra quelli previsti (settori termoelettrico, raffinerie, vetrerie, cementifici, acciaio, industria delle ceramiche settore dei laterizi, cartiere) potràemettere gas a effetto serra e quindi continuare a produrre in assenza di una apposita autorizzazione.

Le differenti quote di emissione per tali settori (espresse comemedia annuale 2008-2012 in Mtonnellate di CO2) sono state approvate dal D.Lgs. 4 aprile 2008 n. 216:

209,00Totale18,26“Riserva “Nuovi entranti”

190,74Totale esclusi gas residui5,09Cartiere0,80Ceramiche e laterizi3,15Vetro3,07Calce

27,63Cemento

34,65Industria prodotti minerali22,72Produzione e trasformazione materiali ferrosi20,06Raffinazione14,52Altri impianti combustione

100,66Settore elettrico

135,21Attività energetiche

Del tutto da valutare l’impatto di quanto previsto dal Decreto Legge 1 Ottobre 2007, n. 159 “Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equita' sociale.”.

Esso infatti all’Art. 26 - Disposizioni in materia di ambiente – Comma 2, prevedeva come a decorrere dalla sua data di entrata in vigore (ovvero dal 3 ottobre 2007):

“…al fine del raggiungimento degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto, i nuovi interventi pubblici, almeno nella misura del 40%,devono essere accompagnati da una certificazione relativa alla riduzione delle emissioni di gas serra, secondo procedure e modalitàdefinite con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e delle politiche agricole forestali e alimentari.”

Le modalità di applicazione di quanto sopra restano tuttora da definire.

IL RUOLO DELLE REGIONI

Una recente analisi del Gestore dei Servizi Elettrici su dati Terna effettuata sulla penetrazione delle FER sul bilancio energetico regionale complessivo in quattro regioni del Centro-Nord (Toscana, Emilia-Romagna, Marche ed Umbria) mostra come al 31 dicembre 2005 il 16,5% del consumo complessivo di elettricità nelle quattro regioni è stato soddisfatto attraverso il ricorso alle energie rinnovabili.

Premesso che, come sottolinea il Libro Vede UE sull’Efficienza Energetica, la principale Energia Rinnovabile in Europa èrappresentata dal Risparmio Energetico….

Tra queste regioni spetta alla Toscana il primato di maggiore produttore di energia pulita, con 6.074,1 GWh annui (29,1% dei consumi complessivi di energia) e 143 impianti alimentati da fonti rinnovabili. Inoltre, questa regione è l’unica in ltalia a ricorrere all’uso di energia geotermica con 31 centrali in esercizio per una potenza complessiva installata di 711 MW installati e una produzione totale annua di 5.324,5 GWh (pari all’87,6% di tutta l’energia pulita prodotta in Toscana).

In Emilia-Romagna, invece, la produzione di energia pulita copre il 6,3% dei consumi complessivi di energia elettrica. Più della metà (908,8 GWh) della produzione si genera attraverso l’uso delle biomasse ed il recupero dei rifiuti solidi urbani. Al 31 dicembre 2005 in questa regione risultano in esercizio 105 impianti alimentati da fonte rinnovabile,di cui 62 sfruttano l’energia idrica, 41 quella delle biomasse e dei rifiuti, 2 quella eolica.

L’Umbria è la regione con più produzione di energia pulita, con un’incidenza del 30% sui consumi. Particolare efficienza è aggiunta nello sfruttamento dell’energia idrica: in regione esistono 28 impianti per produrre complessivamente 1.543,5 GWh (le vicine Marche, con il triplo delle centrali idroelettriche, riescono a produrne solo un terzo) che fanno avvicinare il dato alla producibilità dell’Emilia-Romagna. A pesare in questa regione è l’assenza di impianti qualificati solari termici, fotovoltaico e geotermici.

Basso è infine il contributo delle Marche alla produzione di energia pulita (solo 628 GWh). In questa regione 94 impianti su 102 sono impiegati a produrre energia idroelettrica per una produttività di 582 GWh.

Il 15 marzo 2007 la Conferenza delle Regioni ha approvato lo schema della “Legge Regionale tipo sulle Norme per l’Edilizia sostenibile”elaborato da un gruppo di lavoro all’interno di Itaca, l’Istituto tecnico della stessa Conferenza delle Regioni.

Gli artt. 5, 6, 7 contengono riferimenti ad elementi di sostenibilitàambientale, come il risparmio idrico, il ricorso abituale a fonti di energia rinnovabile.

L’art. 8 definisce i principi generali per le procedure di certificazione, come i controlli per l’accreditamento dei professionisti abilitati.

L’art. 9 espone le linee guida del disciplinare tecnico per la valutazione della sostenibilità degli edifici (tratte dal noto Protocollo Itaca).

L’art. 10 prevede incentivi economici ed agevolazioni, quali l’esclusione dal calcolo degli oneri edilizi dei maggiori spessori e volumi dovuti a murature a massa maggiore e/o più isolate e dei sistemi passivi di captazione di luce e calore.

L’art. 11 prevede sconti sugli oneri di urbanizzazione e il 12 possibili finanziamenti e/o contributi che possano coprire i maggiori costi iniziali collegati al miglioramento della qualità degli immobili.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE TOSCANA

Tra le prime regioni a dotarsi di una legge in materia di energia è la Regione Toscana, con la Legge 25/2005 “Disposizioni in materia di energia”.

Le azioni per la protezione del clima si muovono verso una radicale semplificazione delle autorizzazioni per l’installazione nel territorio di impianti ad energia rinnovabili:

obbligo per i nuovi edifici e le ristrutturazioni di dotarsi di impianti solari termici per la produzione di almeno il 50% del fabbisognoannuale di acqua calda sanitaria;

nessun titolo abilitativo per la installazione di impianti ad energia rinnovabili (pannelli solari termici fino 20 mq, impianti eolici fino a 5 kW, microcogenerazione a gas fino a 3 MW termici);

semplice Denuncia di Inizio Attività per la installazione di maggiori dimensioni (pannelli solari termici da 20 a 100 mq, impianti eolici da 5 a 50 kW).

L’obiettivo generale del Piano regionale è di soddisfare entro il 2012 il fabbisogno elettrico regionale attraverso le energia rinnovabili (attualmente la copertura è del 30%) portando la copertura delle rinnovabili del consumo energetico complessivo dall’attuale 12% al 20%.

Gli “Obiettivi Kyoto” che la Regione Toscana si è posta al 2008-2012 sono i seguenti:

4.7 / 6Totale (rispetto al 2000)

0.5 / 1Interventi sull’industria

0Interventi su traffico e mobilità

1 / 1.5Riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica

0.8 / 0.9Promozione dell’uso efficiente dell’energia nel settore domestico

0.4 / 0.6Sviluppo delle energie rinnovabili

2Riconversione a gas del parco termoelettrico

Riduzione in Mton CO2INTERVENTI

L’Accordo Volontario per la promozione del solare termico, approvato con Deliberazione G.R. 9.1.06 n°1, prevede inoltre che la Regione Toscana eroghi contributi nella misura del 20% delle spese sostenute e documentate relativamente ad ogni installazione di pannelli solari termici, su di un importo massimo per intervento di 5.000 € calcolato sulla base dei chilowattora dichiarati x 0.80 €/KWh.

Erano inoltre previsti entro il 2007, regolamenti che dovevano consentire riduzioni fiscali o aumenti della volumetria del 10% per abitazioni dove fossero stati dimezzati i consumi energetici attraverso l’uso delle fonti energetiche alternative.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE LAZIO

La Legge n. 15 dell’8 novembre 2004 contiene disposizioni per favorire l’impiego di energia solare termica e la diminuzione degli sprechi idrici negli edifici.

Il testo della legge prevede l’obbligo in capo ai comuni di definire per tutti gli edifici nuovi o soggetti a ristrutturazione fuori dei centri storici:

specifiche disposizioni per la installazione ed impiego di pannelli solari termici per produrre acqua calda sanitaria;

che nel calcolo delle volumetrie degli edifici non vengano computati, se superiori a trenta cm, gli spessori delle pareti edei solai nonché delle serre solari e delle torri del vento. Il contenimento del consumo energetico deve essere dimostrato da un’apposita relazione tecnica, … parte integrante della documentazione richiesta per il rilascio del necessario titolo abilitativo.

provvedendo, in sede di rilascio dei necessari titoli abilitativi, alla verifica del progetto alle citate disposizioni.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

Un esempio di assoluta eccellenza nell’adozione di una politica tesa alla riduzione delle emissioni serra del sistema energetico regionale èdato dalla Provincia di Bolzano.

I numeri sono (Fonte GSE 2006):

139.000 mq di pannelli solari termici (300 mq per abitante contro un obiettivo UE al 2010 di 264 mq ed una media nazionale di 6 mq) che permettono un risparmio economico di 8.000.000 litri di gasolio ed un taglio di 24.300 tonnellate di CO2 all’aria;

361 centrali idroelettriche che producono 7.359.000.000 kWh con un taglio di 3.900.000 tonnellate di CO2;

25 impianti di teleriscaldamento a biomassa di cui 9 con produzione di elettricità per 70.000.000 kWh;

25 impianti di produzione di biogas;6 impianti eolici (Leitwind del gruppo Leitner) con produzione di

100.000 kWh all’anno.

Tali risultati sono frutto di una politica attivata dalla Provincia Autonoma di Bolzano fin dalla metà degli anni ’80, attraverso i contributi a fondo perduto del 30% delle leggi 4/93 e 4/97.

Di recente introduzione sono le agevolazioni rese disponibili per gli impianti di climatizzazione che sfruttano le sonde geotermiche. In questo caso, al consueto contributo in conto capitale del 30%, si aggiunge il fatto che il prelievo non risulta più gravato dai canoni dell’acqua e dall’obbligo di ottenere le relative concessioni, in un quadro di notevole semplificazione amministrativa per il cittadino.

Gli impianti solari termici e le stufe a legna o pellets godono di un contributo fino a metà delle spese riconosciute.Vengono premiate invece con un contributo del 30%:

– la coibentazione degli edifici che permetta un risparmio del 20%almeno rispetto ai limiti di legge,

– l’installazione di caldaie con un rendimento maggiore del 90%,– l’installazione di caldaie a condensazione,– l’installazione di pompe di calore e l’intervento di contabilizzazione

presso impianti centralizzati;– ogni intervento in grado di dimostrare risparmi energetici maggiori del

30% rispetto ad una scelta tradizionale.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA

Il DPGR 210/2001 promuove particolarmente gli impianti solari e le caldaie ad alto rendimento.

Il testo della norma prevede, per tali interventi, contributi finanziari fino al 40% della spesa ammissibile.

Contributi non meglio definiti, ma tali da coprire in conto capitale fino all’80% della spesa da parte di privati ed Enti Pubblici, sono citati nella legge 4 del 2001.

La legge 12 del 2006 incentiva invece l’utilizzo delle biomasse quale combustibile per il riscaldamento.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE LIGURIA

La recente L.R. 22/2007 agevola l’utilizzo delle FER rendendo soggetti ad obbligo di sola comunicazione di avvio di attivitàgli interventi di:

installazione di pannelli solari termici se inferiori a 20 mq per U.I.;installazione di pannelli solari fotovoltaici se inferiori a 3 kW U.I..

Sono invece soggetti a D.I.A.:

l’installazione di pannelli solari termici da 20 a 100 mq;l’installazione di pannelli solari fotovoltaici di potenza nominale da

3 kW a 10 kWp;gli impianti eolici fino a 5 kW.

Negli edifici di nuova costruzione devono essere installati impianti solari termici per la produzione di ACS dimensionati in modo da garantire la copertura del 30% del fabbisogno annuo.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE LOMBARDIA

La Delibera di Giunta 935 del 2005 assegnava finanziamenti per la trasformazione di caldaie centralizzate a gasolio in impianti centralizzati ad alto rendimento a metano, come per l’installazione di non meglio identificati dispositivi che riducessero l’inquinamento di quelle a gasolio.Il contributo era determinato in:

20 € per kW per le caldaie da 35 a 200 kW;4.000 € più 10 € per kW per quelle da 200 a 500 kW;7.000 € più 5€ per kW per le maggiori.

Di particolare importanza il recente decreto della Giunta Regionale n. 8/5018 sulla certificazione energetica degli edifici, che fissa i nuovi standard regionali per il comportamento energetico degli edifici, anticipando ad oggi, in pratica, i requisiti previsti dalla normativa nazionale al 2010.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE PIEMONTE

La recente Legge Regionale 28 maggio 2007 n. 13 “Disposizioni in materia di rendimento energetico nell’edilizia” fa sì che:

1. Per gli edifici di nuova costruzione, o in occasione degli interventi di ristrutturazione, il proprietario o chi ne ha titolo installa impianti solari termici integrati nella struttura edilizia, dimensionati in modo tale da soddisfare almeno il 60 per cento del fabbisogno annuale di energia primaria richiesto per la produzione di acqua calda sanitaria dell'edificio.

2. Se l'ubicazione dell'edificio rende tecnicamente impossibile l'installazione degli impianti solari termici o il completo soddisfacimento dell'obbligo di cui al comma 1, il proprietario o chi ne ha titolo provvede all'integrazione energetica con fonte rinnovabile differente, come specificato con la deliberazione della Giunta regionale.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE VENETO

La Legge n. 8/2006 promuoveva particolarmente gli impianti di riscaldamento alimentati a legna.

La norma privilegia la installazione di stufe a legna di ultima generazione, complementari o sostitutive dei tradizionali impianti di riscaldamento a combustibile fossile.Per caldaie con potenza fino ad 80 kW, il rendimento certificato deve essere superiore all’80%, valore che sale all’85% per le caldaie di potenza superiore.I contributi sono concessi solo per l’acquisto delle singole apparecchiature (quali il gruppo termico, il boiler di accumulo, gli stoccaggi combustibile ed il sistema di alimentazione) ma non coprono il costo di impianto.I contributi concessi variano dal 35% della spesa (per impianti fino a 80 kW) al 40% per gli impianti di potenza superiore.Di particolare interesse il fatto che, in caso di riciclaggio delle ceneri o comunque di adesione a programmi poliennali per il riciclaggio delle scorie di combustione, il contributo può venire elevato di un ulteriore 10%.

IL RUOLO DELLE REGIONI: LA REGIONE BASILICATA

Nel caso di questa regione siamo apparentemente di fronte ad un messaggio contraddittorio.

Da un lato, la legge Regionale n°9/2007 impone un tetto allo sviluppo dell’energia Eolica, rendendo cogenti i limiti previsti dal PIEAR dellontano 2001 così che, a fine 2007, risultavano in attesa della autorizzazione unica 6 impianti e ben 15 domande erano in attesa di parere dal Comitato Tecnico regionale Ambiente.

Favorevoli condizioni ambientali, invece, sono provate dal fatto che, al 31 dicembre 2006, risultavano installati in Basilicata otto campi eolici per una potenza complessiva di 195,9 MW (allora circa il 9% della potenza nazionale).

Rimangono esclusi dalla moratoria sulle nuove centrali ad energia rinnovabile:

gli impianto fotovoltaici;il mini eolico fino a 100 kW e 5 generatori;la riconversione delle centrali esistenti (ad esempio a biomasse).

a) edifici che utilizzano, per la produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento a servizio delle relative unità immobiliari, moduli solari termici e/o impianti di geotermia a bassa entalpiache assicurino non meno del 50% del fabbisogno di energia termica necessaria, e/o impianti alimentati da biomasse e biogas;

b) edifici condominiali che utilizzano moduli fotovoltaici integrati per autoproduzione in misura non inferiore a 0,4 Kw di potenza nominale dell’impianto per ogni unità immobiliare, e/o impianti alimentati da biomasse e biogas;

c) edifici non condominiali che utilizzano impianti fotovoltaici integrati la cui potenza nominale complessiva soddisfi almeno il 70% del proprio fabbisogno elettrico (autoproduzione), e/o impianti alimentati da biomasse e biogas.

Dall’altro, la Legge Finanziaria Regionale 2008 conferisce premi di cubatura, ovvero di Sul (Superficie utile lorda), ad incremento delle volumetrie consentite, nell’ordine del 2% delle volumetrie stesse, ovvero dello 0,70% della Sul, per le seguenti tipologie di intervento:

IL RUOLO DELL’ENTE LOCALE: IL COMUNE DI RIMINI

Il Comune di Rimini ha interpreto in maniera innovativa il suo ruolo per migliorare la sostenibilità del territorio attraverso lo strumento della Procedura di Screening per la realizzazione del Centro Commerciale “I Malatesta”.

Le scelte tecnologiche adottate dopo un lungo confronto tra il Comune e Coop Adriatica permetteranno al nuovo Ipermercato di vantare un risparmio di oltre il 28% dei consumi energetici rispetto ad un Centro Commerciale tradizionale, con risparmi di 22.435 mc/anno di metano e 112.117 kWh/anno di energia elettrica cui si aggiungono un utilizzo spinto delle energia rinnovabili, con 2.600 kWh/anno eolici e 60.942 kWh/anno fotovoltaici.

Tali interventi permetteranno così di limitare le emissioni serra derivate dai consumi energetico dell’Ipermercato a 332 tonn CO2 l’anno.

L’azione congiunta di Comune di Rimini e Coop Adriatica non si èlimitata però al raggiungimento di questo traguardo.

Infatti:L’utilizzo di una piattaforma logistica decentrata permetterà di

ridurre la mobilità associata al carico/scarico merci con una diminuzione annua di 95 tonnellate di CO2 ai quali si aggiungono 28.4 kg di PM10, 112 kg di NOx, 116.3 kg di Ossido di Carbonio.

La raccolta differenziata dei rifiuti permetterà di evitare ulteriori 90 ton. di CO2 attraverso il riciclaggio di 319 ton. di carta e cartoni e 9.6 ton. di plastica.

L’utilizzo dei sistemi di illuminazione innovativi, che hanno giàpermesso a Coop Adriatica di guadagnare il prestigioso riconoscimento europeo Green Light, permetterà di risparmiare 81.700 kWh con una minore emissione di ulteriori 60 tonnellate di CO2.

L’adozione di un sistema di contabilizzazione dell’energia a servizio dei negozi e delle medie superfici commerciali sarà in grado di premiare comportamenti “risparmiosi” da parte dei gestori di tali aree con risparmi intorno al 10% dei consumi.

Sono stati sviluppati anche interventi piùdirettamente a favore degli utenti, quali:

– la copertura dei posti auto tramite pergolato verde in grado di migliorare drasticamente il microclima dell’area parcheggio

– un impianto di ricarica fotovoltaica per biciclette elettriche, così da offrire un ulteriore stimolo alla sostituzione dell’autoveicolo con questo mezzo di mobilità urbana a basso impatto ambientale.

Al fine di garantire tale livello di qualità ambientale, Coop Adriatica ha sottoscritto col Comune un impegno per la durata di 12 anni a contenere la domanda energetica dell’Ipermercato al valore di 145 TEP/anno con una emissione di 332 tonnellate di CO2.

Quello che però rappresenta una novità assoluta in campo nazionale, è che Coop Adriatica si impegnerà ad “annullare”anche tali emissioni residue acquisendone “titoli di emissione” per la creazione di una forestazione equivalente, oppure la generazione di energia in maniera totalmente rinnovabile.

L’impegno congiunto del Comune di Rimini e di Coop Adriatica rende l’Ipercoop di Rimini il primo Iper italiano “Carbon free”.

MA NON FINISCE QUI

La positiva esperienza di Rimini ha fatto sìche Coop Adriatica abbia dato il via a un piano triennale che la porterà a investire 14 milioni di euro per portare l’energia solare fotovoltaica in 22 supermercati e ipermercati di Emilia Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo.

L’obiettivo è quello di arrivare, nell’arco di tre anni, a produrre in proprio circa 6,8 milioni di kWh con un abbattimento di quasi 3.500 ton di CO2.

I lavori per l’installazione degli impianti sono già partiti in tre supermercati dell’area di Bologna: a Calderara, Cento e Pianoro, e i pannelli sono entrati in funzione nel marzo 2008, con una potenza complessiva di 180 kW.

Per la fine del 2008 i punti vendita di Coop Adriatica alimentati da pannelli fotovoltaici in Emilia Romagna saranno tredici e andranno ad aggiungersi a 'I Malatesta' di Rimini, il primo ipermercato italiano a 'emissioni zero' di anidride carbonica.

Il piano energetico prevede, entro il 2010, di estendere il numero di punti vendita alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili, acquistando parte dell’elettricità necessaria da Idroenergia, società di Aosta specializzata nel produrre energia pulita.

Contestualmente sono partiti anche gli interventi di ristrutturazione che mirano al contenimento dei consumi energetici nell’illuminazione e banchi frigo che consentiranno di abbattere i consumi di circa 22% su ogni punto vendita.

IL RUOLO DELL’ENTE LOCALE: I COMUNI DI CARPI E DI RIMINI

Migliorare la sostenibilità significa sviluppare un percorso comune di differenti azioni da parte di differenti soggetti presenti sul territorio che, pur nei loro diversi ruoli, possono contribuire a raggiungere risultati concreti e misurabili al fine di:

Ridurre il consumo di energia;Incrementare il peso delle energie rinnovabili o comunque dei vettori

energetici a minor impatto ambientale;Ridurre le emissioni di CO2 e dei gas ad effetto serra del sistema

urbano e produttivo;Ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici e, particolarmente, delle

PM10;Incrementare qualitativamente e quantitativamente il mercato di

prodotti e servizi energetici;Ridurre la quantità di rifiuti prodotti;Incrementare l’utilizzo da parte del sistema produttivo di sistemi

gestionali, prodotti e servizi a minor impatto ambientale ed energetico;Liberare risorse economiche oggi legate ad oneri energetici spesso

subiti del tutto passivamente.

Coerentemente a tale premessa, i Comuni di Carpi e di Rimini si sono dotati di una esplicita Politica di uso sostenibile dell’energia, concretizzata in un PROGRAMMA DI AZIONE che si svilupperàattraverso tre macro-progetti paralleli:

interventi all’interno dell’Azienda Comune;interventi sulla generalità degli utenti;interventi su utenti qualificati portatori di interesse (Associazioni di

Categoria, forze imprenditoriali, grande distribuzione, etc.).

In pratica il Programma di Azione si espliciterà attraverso una serie di Progetti Operativi dettagliatamente descritti in apposite schede ove saranno esplicitate:

Qualifica (obbligatorietà o meno);Quadro normativo e/o programmatico di riferimento;Vincoli e/o strumenti applicativi;Vantaggi e/o svantaggi collegati (economici, ambientali, organizzativi ecc.);Eventuali incentivi (economici, normativi o altro).

KYOTO LOCALE: L’ESEMPIO DEL COMUNE DI MODENA

L’azione sviluppata dal Comune di Modena all’interno del progetto per la protezione del clima e per il miglioramento della sostenibilitàurbana deriva e si collega ad una approfondita analisi del sistema energetico territoriale e dei soggetti che in esso operano.

Essa è stata effettuata a partire dal 1996 attraverso un attento monitoraggio dei seguenti indicatori:

Consumo in fonti energetiche primarie (elettricità, gas, combustibili);

Emissioni caratteristiche (gas serra, inquinanti tradizionali) delle filiere considerate;

Intensità energetiche specifiche (TEP/abitante, TEP/Unità di PIL);Emissioni specifiche di gas serra (CO2 equivalente/abitante, CO2

equivalente/Unità di PIL).cui si sono associate diverse azioni mirate alla riduzione delleemissioni dei gas climalteranti.

Elettricità:Le vendite di energia elettrica nel territorio del Comune di Modena nel 1990 erano di 628.583.000 kWh di totale provenienza ENEL.Le vendite nel corso del 2002 (dati META) sono state di 936.785.800 kWh, rispettivamente 675.389.918 di provenienza distribuzione META S.p.A., 223.184.127 da altri distributori e 38.205.151 da autoproduzione con la seguente distribuzione degli utilizzi:

2 %2 4 % 3 %

6 7 %

4 %

Ill. P u b b lic a

U s i d o m e s tic i

U s i d iv e r s i

A u to c o n s u m i

P e r d ite

Nel periodo in esame si rileva un incremento netto dei consumi del 49%.

496.496389.700di CO2

20021990Tonnellate

(assimilato alla quota ENEL)Impatto ambientale indottoConsumo energia elettrica -

Gas:Gli acquisti di gas metano per il Comune di Modena nel 1990 erano di 177.637.000 mc di totale provenienza SNAM.Nel corso del 2002 il consumo é stato di 186.638.000 mc, ovvero 2.481.711 da altri distributori e 183.155.993 di provenienza distribuzione META S.p.A. con la seguente distribuzione:

Nel periodo in esame si rileva un incremento netto dei consumi intorno al 5%.

365.810348.170di CO2

20021990Tonnellate

(non comprensivo quota perdite rete)Impatto ambientale indottoConsumo gas metano -

3 5 %

2 2 % 4 1 %

1 %1 %

U s o c o ttu r a

D o m e s tic oin d iv id u a leD o m e s tic oc e n tr a liz z a toU s i d iv e r s i

A ltr i d is tr ib u to r i

Combustibili per autotrazione:Il periodo in esame ha visto a Modena un aumento generalizzato delle vendite di combustibili tradizionali con particolare riguardo, purtroppo, al combustibile con maggior impatto ambientale quale il gasolio.Appaiono per contro sulla scena quantità apprezzabili di combustibili a basso (o nullo) impatto serra, quale il metano ed il Bio Gasolio vegetale.

532.548 (+ 30%)408.000Totale

1.950994.645Metano

18.60810.338.34421.58711.993.000GPL

=1.050.121Bio gasolio

284.738109.514.550175.55267.520.000Gasolio

227.25298.805.354211.19591.824.000Benzina totale

tonnellate CO22002tonnellate CO21990

indottoambientale- impattoautotrazioneCombustibili

È importante evidenziare come la diminuzione della CO2 collegata alla modernizzazione dei mezzi risulta ampiamente annullata dall'aumento delle emissioni totali (+ 30%, contro un valore UE nel periodo 1990-2001 del + 22%).

Ottimizzazione del sistema di smaltimento dei rifiuti:Particolare peso nel bilancio urbano di gas serra assumono le emissioni associate allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.Ottimizzando le modalità di trattamento dei rifiuti, a Modena si sono realizzate riduzioni delle emissioni serra che, aggiunte al contributo della raccolta differenziata, permettono di raggiungere risultati notevolmente migliorativi rispetto allo scenario 1990.

+ 43.563 (- 60%)+ 110.280BILANCIO NETTO

- 9.249- 3.410Raccolte diff.te e Compost

- 18.631- 6.000Minori emissioni prod.elettrica

+ 61.543=Rifiuto incenerito

n.d.+ 10.153Biogas bruciato in torcia

+ 9.900 (netto)+ 11.617Biogas convertito in elettricità

n.d.+ 97.920Biogas disperso in atmosfera

tonnellate CO2tonnellate CO2

discarica con recupero energia -termovalorizzazione - riciclaggio

discarica con recupero energia -riciclaggio

Modalità smaltimento

187.769144.000Quantità R.S.U.

20021990

impatto ambientale indottoTrattamento R.S.U. -

Del tutto particolare è la riduzione nelle emissioni di gas serra ottenuta attraverso il recupero dei Clorofluorocarboni presenti sia nei circuiti frigoriferi (frigoriferi domestici, condizionatori domestici e da autoveicolo) che nelle schiume isolanti.Il Comune di Modena ha attivato sin dagli anni ’90 un impianto di recupero dei CFC dai circuiti frigoriferi anche se le quantità recuperate sono registrate solamente dal 2000 in avanti.Si ha pertanto:

2.528549.6Freon R112002

2.737595Freon R112001

1.407305.8Freon R112000

Recupero schiume isolanti

2.976280.7Freon R122002

3.221303.9Freon R122001

1.646155.32Freon R122000

Operazioni di bonifica

Potenziale serra eq.te (tonn. CO2)Peso (kg)MaterialeAnno

Le operazioni di controllo, attivate nel Giugno 1996, hanno coinvolto nella città di Modena 51.743 impianti di riscaldamento.

Durante l'annata termica precedente il consumo di metano per il riscaldamento era stato di 171.677.000 mc; nell’anno seguente tale valore si é ridotto di 18.784.000 mc, pari all'11% di cui solo il 6% associabile alla maggiore mitezza della stagione invernale. Questo ha implicato una minor produzione di 36.850 tonnellate di CO2, 16.750 delle quali si assumono imputabili all'iniziativa di controllo sugli impianti.

La contrazione dei consumi può essere posta in rapporto con il complessivo miglioramento della efficienza degli impianti registrata in poco meno dell'8%; tale valore écoerente con i dati sulla contrazione dei consumi destagionalizzata, che hanno riportato una riduzione del 5%.

RENDIMENTI DI COMBUSTIONE rilevazioni anni 1990-1996

36%

28%

14%

22%

minore 80%

80/85%

85/90%

90/95%

RENDIMENTI DI COMBUSTIONE autodichiarati - anno 1996

1%

4%

7%

35%

53%

Inferiore 80%80/85%85/90%90/95%superiore 95%

Azioni per il Controllo degli impianti di riscaldamento:

L'utilizzo delle Fonti Rinnovabili:L'impegno del Comune di Modena si é sviluppato:

nella raccolta differenziata integrata dal recupero di energia dai rifiuti;nella cogenerazione;nel risparmio energetico sul patrimonio edilizio di proprietà;nell’utilizzo dell’energia solare termica e fotovoltaica;nella promozione dell’architettura bioclimatica (insediamento PEEP 51 di Cognento);nella adozione di un sistema di vincoli relativo all’utilizzo cogente di apparecchi, impianti e tecnologie costruttive ad altaefficienza energetica, indotto da specifiche norme del Regolamento Edilizio Unificato, associato ad azioni di promozione anche finanziaria, quali la riduzioni degli Oneri di Urbanizzazione Secondaria.

Nuovi interventi in collaborazione con la società distributrice dell’energia a livello territoriale sono previsti nel campo del teleriscaldamento, con riqualificazione tramite trigenerazione ed ampliamento in occasione della prossima ristrutturazione dell’esistente termovalorizzatore.

Riduzione delle perdite dell’acquedotto (consumi di pompaggio);Riduzione delle perdite della rete distribuzione energia elettrica;Riduzione delle perdite della rete distribuzione gas metano;Attivazione di programmi volontari di certificazione e miglioramento energetico degli edifici;Sottoscrizione di protocolli volontari con i distributori di energia presenti nel territorio per stimolare l’utilizzo dei Certificati Bianchi;Promozione della cogenerazione diffusa;Regolare messa a punto degli autoveicoli attivata dal Controllo Gas di Scarico;Interventi sul flusso veicolare (Car Sharing, Fluidificazione del Trasporto Pubblico, Piano della sosta, Elettrificazione linee Trasporto Pubblico);Limitazione nelle emissioni di HFC, PFC, SF6 (recupero dei fluidi frigoriferi e dei gas isolanti per trasformatori elettrici).

Altri interventi per la riduzione delle emissioni serra:

L'impegno del Comune di Modena nel perseguimento degli obiettivi di Kyoto:Nel 1990 la città di Modena si caratterizzava per una emissione pro-capite limitata a 7.36 tonn CO2/ab. anno contro le 9 tonn CO2/ab. anno della media nazionale.

Tale apprezzabile risultato era conseguenza di:una elevatissima penetrazione del metano;un sistema produttivo di nuova industrializzazione con struttura fondamentalmente leggera, flessibile e a basso tasso di intensità energetica (basso rapporto TEP/PIL rispetto agli standards nazionali);un sistema di mobilità urbana entro la media nazionale.

Nel decennio successivo:il sistema produttivo Modenese si è sviluppato in un contesto di costi dell'energia con limitata influenza sul fatturato, cosìche il sistema economico, strutturalmente poco sensibile alle opportunità del risparmio energetico, considera il miglioramento della sostenibilità come marginale agli indirizzi di sviluppo economico territoriale;la mobilità urbana i consumi di elettricità dei settori domestico e terziario per la climatizzazione estiva hanno registrato un incremento superiore alla media nazionale.

Partendo da indici di emissioni inferiori alla media nazionale, tale valore é stato rapidamente raggiunto portando ad un insostenibile 17% il differenziale da recuperare in meno di un decennio.

L’obiettivo è tanto più distante se si considera che i settori energetici trainanti (elettricità, trasporti) sono ben lontani da presentare i segnali della necessaria inversione di tendenza.

Per contrastare tale scenario, l'impegno del Comune di Modena sul fronte della protezione del clima, ha trovato i suoi punti di forza:

nell'uso razionale dell'energia nel contesto della climatizzazione invernale residenziale;in una corretta politica di gestione dei rifiuti.

Più particolarmente si evidenziano come di assoluto rilievo il sistema integrato di impianti ad elevata tecnologia sul fronte dello smaltimento dei rifiuti, sviluppato a seguito di coraggiose scelte politiche negli scorsi anni e tuttora in progresso, cui si associa l’azione nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti.

Per dare un ulteriore stimolo all’efficienza energetica del comparto abitativo, é stato sviluppato il PIANO ENERGETICO COMUNALE, recentemente adottato e di prossima implementazione.

L'impegno del Comune di Modena nella gestione del patrimonio comunale di proprietà:L’azione di promozione dell’uso razionale dell’energia sul territorio comunale mossa dall'Ente Comune trova una risposta speculare all’interno dell’Azienda Comune.

Una particolare attenzione è stata riservata a:

sperimentazione di nuove tecnologie per la climatizzazione degli edifici;

sviluppo di strumenti innovativi per un maggior coinvolgimento delle strutture gestionali (come il “Patto” volontario attivato nel 2000 per promuovere la cultura del risparmio energetico nella scuola secondo il principio della ripartizione degli utili generati);

pubblicizzazione dei risultati ottenuti attivando specifici strumenti e percorsi al fine di estendere l’utilizzo di apparecchiature e comportamenti miranti ad una maggiore sostenibilità.

Il Progetto per la conservazione dell'energia nel Comune veniva deliberato nel 1992 individuando sia gli interventi che i risultati economici ed energetici attesi.

L’insieme concertato di tali azioni ha permesso al Comune di Modena di portare il valore delle emissioni serra indotte (relativamente ai consumi di elettricità, gas e combustibili liquidi per i servizi istituzionali compresa la Illuminazione Pubblica)

• da 31.637 tonnellate CO2 eq.ti del 1992• ad 24.008 tonnellate CO2 eq.ti nel 2002 .

Si Si èè registrata pertanto nellregistrata pertanto nell’’arco di un decennio una arco di un decennio una riduzione delle emissioni climalteranti superiore al riduzione delle emissioni climalteranti superiore al 24%.24%.

Comune di Modena Bilancio CO2 1990 - 2002

(+ 10%)8.32 (9.48)7.56 (9.18)Emissioni specifiche(tonn. CO2/abitante)***

139.667 (+10%)1.480.9671.341.300TOTALE

(20.000)(20.000)7. Agroindustriale e zootecnia

- 66.737 (- 60%)43.563110.3006. Smaltimento rifiuti

17.810 (+ 5%)365.810**348.0005. Consumi gas metano per usi ind.li e climatizzazione **

n.d.9.500n.d.4. Consumi prod. petroliferi per riscaldamento

122.598 (+30%)530.598*408.0003. Consumi prod. petroliferi per autotrazione

=(15.000)(15.000)2. Consumi prod. petroliferi per usi agricoli

106.796 (+ 27%)496.496389.7001. Consumi globali di E.E.

Diff.za assoluta % in tonn CO2 eq.te

Emissione 2002 in tonn CO2 eq.te

Emissione 1990 in tonn CO2 eq.te

Scenari gas-serra produttori

* non comprensivo del contributo degli inquinanti secondari quali CO e Nox (19.500 tonn. equivalenti nel 2000)** non comprensivo del contributo delle perdite di rete (41.660 tonn. equivalenti nel 2000)*** riferiti ad una popolazione 1990 di 177.501 abitanti [56.778.000] e 2001 di 178.013 abitanti [57.680.000]

Comune di Modena Bilancio CO2 1990 - 2002

n.d.Comune di Modena e ATCM S.p.A.9. Elettrificazione rete trasporti

5.504Comune di Modena e META S.p.A.8. Recupero dei Clorofluorocarboni

< 100Comune di Modena7. Programma di forestazione urbana

7.265Comune di Modena6. Gestione verde pubblico

850Comune di Modena5. Controllo autoveicoli

16.750Comune di Modena4. Controllo caldaie (fase 1996-97)

1.000Impianti META S.p.A. sede e Piscina Dogali3. Cogenerazione

9.249Comune di Modena e META S.p.A.2. Raccolta differenziata

204.051Impianti META S.p.A.1. Ottimizzazione smaltimento rifiuti

Soggetti attuatori e minori emissioni indotte da progetti specifici rispetto a scenari standard in tonn. CO2 eq.te

Scenari gas-serra produttori

* rispetto allo smaltimento in discarica senza recupero di energia ( rif. 80% dei rifiuti Italiani )