corso di architettura tecnica -...

92
1 Rocatelli vol.3° CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA Fascicolo n° 1 Capitolo 1 CONCETTI GENERALI SULLA OSSATURA MURALE ELEMENTI DI COMPOSIZIONE DELLE STRUTTURE PORTANTI Introduzione Uno tra i problemi più importanti della architettura è certamente quello che si riferisce alla costruzione e stabilità degli edifici. Per essa non deve intendersi solo quanto riguarda qualità e sistemi costruttivi con i materiali tradizionali, come il mattone e la pietra e quanto riflette ferro, legno e cemento armato, impianti meccanici e sanitari nelle loro applicazioni più recenti; ma soprattutto quanto si riferisce alla concezione organismi costruttivi che costituiscono lo scheletro della ossatura resistente di un opera architettonica che ne determinano più di ogni altro elemento, il volume e le proporzioni spaziali e molto spesso il carattere e le forme di espressione. L’ingegnere e l’architetto non possono prescindere da essi come il medico non può ignorare la costituzione e la funzione dello scheletro nel corpo umano. Lo studio e il progetto di una opera architettonica, prima di essere analisi delle singole parti, è sintesi; ne si possono determinare e calcolare i singoli elementi che la costituiscono se essa non è prima organicamente concepita e se gli elementi stessi non sono nettamente definiti. Il progettista mentre concepisce l’opera architettonica deve prevederne e assicurarne la costruttività. Dopo subentra in lui il costruttore che verifica col calcolo la stabilità, toglie ed aggiunge agli elementi essenziali oppure condanna assolutamente l’ossatura resistente adottata. In questo caso se si dovrà cercare una nuova soluzione dello scheletro portante, sarà ancora il progettista, il compositore che la cercherà, perché solo questi potrà conciliare nella opera architettonica i bisogni della vita con le astratte concezioni della forma e con le leggi della stabilità. Egli non potrà mai pretendere di creare un opera di architettura tutta subordinata alla espressione estetica, o peggio ancora considerando soltanto la bellezza un sottoprodotto della scienza. Perciò egli dovrà vedere l’opera nel suo complesso, da un punto di vista molto più elevato e fondere in un tutto armonico le molteplici leggi della utilitas, della firmitas e della venustas vitruviane . Per quanto riguarda lo studio della ossatura degli organismi architettonici, dobbiamo tener presente che la scienza considera generalmente le ossature delle fabbriche non come sintomi a tre dimensioni, bensì come derivanti dal raggruppamento di più sistemi piani. Ci da quindi i procedimenti per il calcolo di questi singoli elementi piani, facenti parte di quelle ossature, che nel progetto sono già state nettamente ed organicamente concepite. Nessuna legge matematica ci insegna, nella maggioranza dei casi, a individuarli nel loro insieme, essendo questo un problema troppo complesso ed indeterminato sotto l’ aspetto matematico.

Upload: haphuc

Post on 20-Feb-2019

241 views

Category:

Documents


2 download

TRANSCRIPT

Page 1: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

1

Rocatelli vol.3°

CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA

Fascicolo n° 1

Capitolo 1

CONCETTI GENERALI SULLA OSSATURA MURALE ELEMENTI DI COMPOSIZIONE DELLE STRUTTURE PORTANTI

Introduzione Uno tra i problemi più importanti della architettura è certamente quello che si riferisce alla

costruzione e stabilità degli edifici. Per essa non deve intendersi solo quanto riguarda qualità e sistemi costruttivi con i

materiali tradizionali, come il mattone e la pietra e quanto riflette ferro, legno e cemento armato, impianti meccanici e sanitari nelle loro applicazioni più recenti; ma soprattutto quanto si riferisce alla concezione organismi costruttivi che costituiscono lo scheletro della ossatura resistente di un opera architettonica che ne determinano più di ogni altro elemento, il volume e le proporzioni spaziali e molto spesso il carattere e le forme di espressione.

L’ingegnere e l’architetto non possono prescindere da essi come il medico non può ignorare la costituzione e la funzione dello scheletro nel corpo umano. Lo studio e il progetto di una opera architettonica, prima di essere analisi delle singole parti, è sintesi; ne si possono determinare e calcolare i singoli elementi che la costituiscono se essa non è prima organicamente concepita e se gli elementi stessi non sono nettamente definiti.

Il progettista mentre concepisce l’opera architettonica deve prevederne e assicurarne la costruttività. Dopo subentra in lui il costruttore che verifica col calcolo la stabilità, toglie ed aggiunge agli elementi essenziali oppure condanna assolutamente l’ossatura resistente adottata.

In questo caso se si dovrà cercare una nuova soluzione dello scheletro portante, sarà ancora il progettista, il compositore che la cercherà, perché solo questi potrà conciliare nella opera architettonica i bisogni della vita con le astratte concezioni della forma e con le leggi della stabilità.

Egli non potrà mai pretendere di creare un opera di architettura tutta subordinata alla espressione estetica, o peggio ancora considerando soltanto la bellezza un sottoprodotto della scienza.

Perciò egli dovrà vedere l’opera nel suo complesso, da un punto di vista molto più elevato e fondere in un tutto armonico le molteplici leggi della utilitas, della firmitas e della venustas vitruviane .

Per quanto riguarda lo studio della ossatura degli organismi architettonici, dobbiamo tener presente che la scienza considera generalmente le ossature delle fabbriche non come sintomi a tre dimensioni, bensì come derivanti dal raggruppamento di più sistemi piani. Ci da quindi i procedimenti per il calcolo di questi singoli elementi piani, facenti parte di quelle ossature, che nel progetto sono già state nettamente ed organicamente concepite. Nessuna legge matematica ci insegna, nella maggioranza dei casi, a individuarli nel loro insieme, essendo questo un problema troppo complesso ed indeterminato sotto l’ aspetto matematico.

Page 2: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

2

Spetta alla sensibilità dell’architetto ed alla sua esperienza pratica, sapere individuare a priori la soluzione del problema e stabilire la esatta conformazione della intera ossatura portante di ogni edificio, i cui elementi singoli egli dovrà in seguito determinare o verificare col calcolo.

In altri termini si può affermare che la stabilità di un organismo architettonico non è semplicemente la sua capacità di resistere (in ogni sua sezione che possiamo considerare) al peso proprio di carchi ed alle azioni esterne. E’ molto di più, perché tale stabilità deve manifestarsi al nostro spirito con una composizione di volumi e di forme disposti in modo armonico, deve esprimersi per mezzo di una idea architettonica nella quale risultino a priori soddisfatte le leggi dell’equilibrio permanente .

Lo studio della ossatura murale è della massima importanza non solo ai fini della stabilità ma è strettamente connessa, come si è detto, con l’espressione estetica della opera architettonica, essendovi sempre una organica rispondenza tra le forme estetiche e quelle costruttive, non solo, ma derivando le prime in molte epoche architettoniche, non esclusa l’attuale, direttamente dalle seconde.

Ad esempio nella architettura imperiale romana è lo studio dello organismo e delle soluzioni costruttive, collegato alla classica conformazione degli ambienti armonicamente riuniti ed alla ricerca di effetti scenografici, che determina l’espressione artistica di essa, essenzialmente spaziale, determinata cioè dai rapporti volumetrici delle varie parti, dalla grandiosità delle dimensioni, dalle vaste masse murali a sostegno delle volte di copertura dei grandi ambienti.

Nelle cattedrali gotiche è la ricerca ardita dello scheletro costruttivo, sempre più sottile slanciato che determina in esse la mistica espressione architettonica che le caratterizza. E’ la esilità dei sostegni delle moderne strutture in c.a. e in acciaio che fornisce a molte costruzioni moderne una arditezza, una leggerezza ed una nervosità che le distingue da quelle a scheletro murario. E tale diversità la si trova nella differente composizione volumetrica, nei diversi inconfondibili rapporti spaziali, nelle forme di dettaglio e soprattutto nelle soluzioni costruttive realizzate.

Scopo del nostro studio non è la ricerca delle norme di proporzionamento delle ossature resistenti, ma l’ esame degli scheletri portanti degli edifici esistenti, dei criteri che ne guidarono la composizione, dei rapporti che tali ossature determinarono nelle concezione architettonica, nelle sue forme esteriori.

Chiameremo ossatura murale il complesso delle strutture che hanno in uno organismo architettonico un ufficio statico principale, prescindendo perciò da tutti gli elementi che formano la veste decorativa ed ornamentale della costruzione e da tutte le altre strutture che non hanno ufficio statico principale o risultano addirittura portate. Distingueremo in oltre le strutture in quelle di copertura, cioè solai, tetti, volte, cupole, eccetera, da quelle di piedritto che costituiscono i sostegni delle prime.

Non sempre però tale distinzione è possibile: in alcune strutture, come ad esempio in quelle intelaiate, le due parti formano un tutto unico e non è possibile nei riguardi del loro studio costruttivo, considerarle come separate e quasi indipendenti.

Per render più facile e più semplice l’esame delle ossature murali, raggrupperemo in oltre gli svariati esempi delle più importanti opere architettoniche, antiche e moderne, secondo i tre grandi principi costruttivi ai quali singolarmente si ispirano:

1. Principio dell’ architrave.

2. Principio della volta.

3. Principio della trave elastica.

Page 3: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

3

Architrave

E’il più intuitivo organismo: possiamo definirlo come costituito da un solido rettilineo orizzontale (trave) poggiata su due elementi verticali (piedritti).

Evidentemente l’azione dell’elemento orizzontale sui piedritti e sempre ed esclusivamente azione di peso.Questo è l’organismo più elementare e il primo che troviamo sino dalle epoche preistoriche.

Di esso possiamo distinguere tre tipi fondamentali a seconda dei materiali di cui può essere formato e cioè :

1. L’elemento orizzontale è in pietra da taglio e i due verticali pure in pietra da taglio

(trilite) o in muratura.

2. L’elemento orizzontale e di materiale elastico (legno, ferro, cemento armato) mentre i due verticali sono in pietra da taglio o in muratura (es. Basilica di S. Paolo).

3. Tutti gli elementi sono in materiale elastico.

Gli organismi complessi a cui da origine l’applicazione del principio costruttivo

dell’architrave(strutture verticali di sostegno e strutture di copertura semplicemente poggiate sulle prime che trasmettono ad esse prevalentemente azioni di peso) sono molteplici e della massima importanza.

Dal preistorico dolmen alla sala ipostile del tempo egizio, dal classico ordine architettonico all’organismo ad unico ambiente dei templi greci, etruschi e romani, arriviamo ai tipi più complessi del tempio etrusco a cella tripartita, delle basiliche romane e cristiane, fino ai moderni edifici di carattere collettivo ed utilitario, formati a grandi aule (mercati, macelli, magazzini, officine) a quelli di un grandissimo numero di ambienti sovrapposti in vari piani coperti a solaio.

Nell’ esame di questa infinita serie di edifici e di strutture, noi assistiamo ad una continua evoluzione del principio costruttivo ed alla realizzazione di ossature sempre più ardite nelle quali si tende costantemente ad allontanare i sostegni ed a rendere sempre più sottile e resistente l’elemento orizzontale.

Vediamo sorgere così forme di espressione e proporzioni diverse e monumenti architettonici della più alta importanza nei quali talvolta i rapporti e l’espressione estetica raggiungono la perfezione.

Esaminiamo ora particolarmente i tre tipi indicati. Sistemi con architrave in pietra da taglio Trascurando le strutture megalitiche dalle quali non possiamo ricavare nessun criterio di

proporzionamento estetico se non l’effetto della potenza bruta e nessuna indicazione di pratica utilità, il primo grande esempio di strutture complesse di questo tipo è rappresentato dalle sale ipostili dei templi egizi.

Esse infatti possiamo considerarle costituite da numerosi sostegni verticali in pietra da taglio sorreggenti gli architravi e la copertura piana, formata con lastre di pietra, poggiate sugli architrave (fig.1).

Page 4: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

4

Le file di colonne (sostegni discontinui) sopportano direttamente il peso della copertura

(architrave e lastre) e sono assoggettate soltanto ad azioni verticali. E’ facile riconoscere in questi sistemi che, mentre le colonne hanno dimensioni

sovrabbondanti in relazione all’ufficio statico che esse compiono, quelle delle strutture orizzontali sono invece connesse alla necessità di resistere alle sollecitazioni di flessione taglio a cui sono sottoposte (ed alle quali mal resiste la pietra) ed alla limitata possibilità di ricavare e metter in opera blocchi di grandi dimensioni.

Anche la mutua distanza delle colonne è limitata dalle suddette necessità e tutto lo scheletro costruttivo viene ad essere caratterizzato dalla molteplicità e vicinanza dei sostegni e risulta quale logica e diretta conseguenza del tipo della copertura e del materiale adottato; tutta la costruzione presenta perciò nelle sue dimensioni e proporzioni il più spiccato carattere megalitico.

E’ da rilevare in oltre che la disposizione dei sostegni e della copertura è fatta secondo le due principali direzioni e possiamo dire perciò che le strutture resistenti dell’edificio sono disposte nei due sensi, longitudinale e trasversale.

Da questo tipo di ossatura resistente derivano in parte i caratteri estetici della architettura di questi monumenti egizi: masse schiacciate e largamente distese che hanno tuttavia il pregio di raccordarsi con la pianura circostante; linee uniformi, impressioni di compattezza nella foresta dei sostegni che giunge talvolta alla goffa pesantezza ed alla elefantiasi delle dimensioni.

L’architetto, cui lo scheletro strutturale e l’insufficienza della tecnica vietano una composizione di più ampio respiro, prende la sua rivincita ed estrinseca la sua fantasia e la sua sensibilità artistica nella nota decorazione scultorea e pittoresca di questi edifici.

Ricca, vivace con le sue statue, i suoi rilievi, la sua policromia, alleggerisce le masse, attenua e confonde i difetti estetici di uno scheletro costruttivo rudimentale.

Da questa struttura, che rimane per lunghi secoli cristallizzata, in schemi costruttivi che non riescono a sottrarsi ai vincoli in posti dal materiale, si possono immaginare derivati staticamente (senza con questo volere entrare in questioni storiche di origini e derivazioni) gli ordini architettonici nelle loro successive trasformazioni avvenute nelle varie epoche architettoniche.

Page 5: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

5

Ordini architettonici Anche in essi è evidente il funzionamento statico delle varie parti ed il proporzionamento

di queste in relazione alla natura del materiale impiegato ed alle sollecitazioni a cui è sottoposto.

Nella evoluzione delle forme è evidente la ricerca di una sempre maggiore eleganza e finezza di proporzione tra le varie parti, che dalla goffa colonna egizia ci porterà alla armonia e alla perfezione estetica del Partenone, mai più raggiunte nei secoli, alla grazia e alla ricchezza dell’ ordine ionico.

Questa perfezione delle forme non si poteva conseguire se non variando le proporzioni della architettura egizia, assottigliando e distanziando i sostegni, aumentando l’altezza dell’architrave per poter superare luci maggiori. Il progresso estetico non si poteva conseguire senza quello costruttivo.

La colonna diventa slanciata, il tozzo architrave egizio si trasforma nell’alta trabeazione classica e la decorazione tende a snellire e alleggerire .

E il costante progresso costruttivo ed estetico che realizza al migliore utilizzazione del materiale, riducendo come si è detto le sovrabbondanti dimensione dei sostegni, riscontrate nella colonna egizia e nella dorica e aumentando la distanza delle colonne con lo scaricare l’architrave di una parte del peso gravante su dio esso. Ciò avviene specialmente nel periodo romano, in cui, non è infrequente l’adozione di archi di carico sovrastanti immediatamente la trabeazione (Pantheon, Tempio della Concordia in Roma) che alleggerendo l’architrave e portando il carico sulle colonne, permette di poterle maggiormente distanziare e di meglio utilizzare la loro capacità di resistenza alle azioni di peso (fig.2)

Tali archi di scarico diventano di uso sistematico nelle successive costruzioni basilicali cristiane, nelle cui colonne è facile riscontrare sezioni resistenti sempre più caricate ed una migliore utilizzazione del materiale impiegato.

Riproduciamo dal Milani1 l’esame che egli fa di tre casi caratteristici: dell’ ordine dorico (esterno del Partenone ),dell’ordine corinzio (interno del Pantheon) e dell’ ordine ionico (interno della basilica di San Lorenzo Fuori le Mura in Roma).

Nelle fig.2-3-4 sono state tratteggiate le parti dell’edificio che in ciascuno dei tre casi gravavano su una delle colonne.

Dal facile sviluppo dei calcoli risulta che nel primo caso, la colonna è sollecitata da un carico unitario di kg 4 a cmq; nel secondo caso da kg 8 e nel terzo da kg 15.

Se negli stessi esempi verifichiamo le condizioni dell’ architrave, perveniamo a conclusioni analoghe: nel Partenone oltre che dal peso proprio, è sollecitato da un carico concentrato trasmessogli nel suo punto di mezzo triglifo (le metope hanno soltanto ufficio decorativo) di Kg 51.000.

Nell’esempio del Pantheon l’architrave, oltre a quello proprio, sopporta il carico ripartito della cornice e del muro di sordina per un totale di Kg 22.000.

Nella basilica di San Lorenzo, l’architrave sostiene il solo peso proprio ed il piccolo muro di sordina ed in complesso kg 3600 appena.

1G.B. Milani, L’ossatura murale, Vol.1°, pag.27

Page 6: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

6

Page 7: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

7

E’ in oltre evidente il progresso costruttivo realizzato successivamente in questi tre esempi. Nella architettura romana il concetto di evitare all’architrave eccessive sollecitazioni di

flessione e di distanziare le colonne per avere un maggiore spazio libero e per aumentare il carico verticale su di esse, in modo da ottenere una migliore utilizzazione dell’alta capacità di resistenza del materiale alle azioni di compressione, si sviluppa oltre che con l’adozione degli archi di scarico, con la disposizione a piattabanda dell’architrave e del fregio. In tal modo non vi è più lo schema costruttivo del trilite, ma uno pseudo trilite nel quale si ha evidentemente un diverso comportamento statico e una migliore utilizzazione del materiale, che lavora esclusivamente a compressione e secondo le sua qualità intrinseche (fig. 5).

Page 8: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

8

La piattabanda è talvolta situata nella zona del fregio e scarica il sottostante architrave come nel Foro di Traiano nella Porta maggiore, nel Tempio dei Dioscuri, in vari portici di Pompei ed in altri esempi numerosi; oppure è proprio l’architrave composto di conci come nel Tabularium, nella Crypta Balbi nella Villa Adriana nel sepolcro di Santa Maria Capua Vetere negli Horrea Epagathiana di Ostia (fig. 6).

Page 9: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

9

Questo concetto statico e costruttivo e questa razionale disposizione del materiale sono

applicati nella epoca romana in modo quasi sistematico anche nella costruzione dei vani di porta e delle aperture in genere, nelle quali invece di un architrave monolitico, si ha la caratteristica conformazione a piattabanda sormontata da un arco di scarico che riporta sui piedritti il peso della muratura sovrastante, in modo che la piattabanda stessa risulti caricata dal solo peso proprio e di quello del muro di sordina (fig.6d).

Tale disposizione costruttiva continua ad essere largamente impiegata, come noto nelle architetture delle epoche successive.

Gli esempi nei monumenti romani sono numerosi; tra i più comuni ricordiamo quelli del Foro di Augusto, del Templum Sacrae Urbis al Foro Romano e continuando, potremmo fare una elencazione quasi completa di quasi tutti gli edifici dell’architettura romana.

Non è inutile rilevare che molto spesso il materiale di cui sono costituite le piattabande e l’arco di scarico è di natura diversa e più resistente di quello di cui è formata la struttura muraria.

Questo concetto di disporre un materiale più resistente nei punti in cui sono maggiori le sollecitazioni, è sviluppatissimo nella architettura romana ed è applicato con netta percezione delle esigenze statico costruttive e dimostra ancora una volta (se pur ve ne fosse bisogno) la grande abilità dei costruttori romani .

Nell’architettura romana, l’architrave in pietra da taglio si trasforma in molti casi in una vera e propria trave armata, elastica, mediante l’impiego di acconce armature metalliche (fig.7) che sostengono l’architrave stesso, o i vari sblocchi che lo compongono, in modo da togliere a questo ogni funzione statica.

Naturalmente, con questi artifici se si riesce ad allontanare ancora di più i sostegni, si perde

per altro ogni sincerità architettonica ed ogni rispondenza della forma esteriore con l’organismo strutturale.

La costruzione in pietra da taglio viziata da queste disposizioni in disaccordo con la natura del materiale risulta gravemente alterata nei suoi essenziali caratteri di solidità e di stabilità permanete ed in quel senso di proporzionamento che direttamente sorge da necessità statiche e costruttive.

Esempi di tale artifici si trovano nel portico decorativo del Louvre a Parigi, nel Palazzo di Giustizia di Bruxelles (dei quali riproduciamo gli schemi nella fig.7) ed in molti altri edifici moderni.

Page 10: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

10

Sistemi con architrave elastico. Ritornando all’esame dei sistemi architravati, noi vediamo che con l’adozione dell’architrave

di materiale elastico (fino ai tempi moderni in legno), aumenta la possibilità di coprire spazi di maggiore luce, spazi che ritroviamo nei primi esempi del tempio pagano e della basilica romana e cristiana.

In questi non abbiamo più una disposizione delle strutture di sostegno nei due sensi longitudinale e trasversale, che nella sala ipostile del tempio egizio ingombravano l’ambiente e rappresentavano una esuberanza di stabilità alla compressione; esse vengono disposte invece prevalentemente nel senso longitudinale, ottenendosi così un parziale miglioramento del sistema statico costruttivo, specie nei riguardi della economia dello spazio e delle strutture.

Il tempio pagano possiamo considerarlo nello schema più complesso del tipo periptero, come formato da un ambiente circondato da uno o due ordini di portici; in questo od in altri schemi, l’ambiente interno, se di vaste dimensioni, è suddiviso in navate da una o due file longitudinali di colonne (Locri, Tempio di Poseidone in Poseidonia, Heraion di Olimpia, Tempio di Apollo a Selinunte, di Zeus in Agrigento, il Partenone ecc.).

La copertura della cella è a tetto mentre quella del porticato esterno è in pietra da taglio; ambedue poggiano trasversalmente su tutte le strutture longitudinali e cioè sui muri della cella e sulle file di colonne interne ed esterne e trasmettono ad esse solamente azioni di peso, ove si trascurino le azioni secondarie di spinta dovute alle imperfezione delle incavallature, e quelle laterali dovute a cause accidentali (vento, ecc.) del resto assolutamente trascurabili data la sovrabbondanza delle sezioni resistenti e la piccola altezza dell’edifico in rapporto alla sua massa notevole (Fig.10).

In esso abbiamo quindi la caratteristica applicazione del principio costruttivo dell’architrave elastico (tetto ligneo) che permette di allontanare i sostegni (muri della cella) e di ricavare ambienti relativamente grandi.

Una ulteriore evoluzione di questo organismo costruttivo la troviamo successivamente negli edifici basilicali.

Questi già nel periodo romano, prendono posto accanto agli edifici a volta: sono quasi due architetture e due sistemi costruttivi diversi che vivono e si sviluppano parallelamente sia negli ordinari temi della pratica, come nelle massime manifestazioni della architettura monumentale e che continuano a permanere e ad evolversi nelle successive epoche architettoniche.

E’ inutile rievocare gli esempi significativi di ogni epoca; ormai troppo noti, e la grande importanza a cui assurgono per grandiosità di proporzioni ed espressione d’ arte.

Agli effetti del nostro studio, dobbiamo soltanto ricordare che questi schemi basilicali risolvono il problema della realizzazione di grandi ambienti con la minima sezione delle strutture resistenti di piedritto; essi hanno forme planimetriche prevalentemente longitudinali e solo in non molti esempi centrali; hanno copertura lignea a semplice azione di peso e pareti semplicemente resistenti alla compressione secondo principi statici costruttivi non molto diversi da quelli esaminati nel tempio pagano. Trovano applicazione non solo nel vecchio tema del tempio e della basilica, ma nella sala del palazzo e della villa, negli ambienti degli edifici pubblici ed utilitari, ed in molti altri temi della architettura pratica odierna e non variano nel loro schema statico costruttivo neppure oggi, anche se realizzati con materiali nuovi quale il ferro ed il cemento armato.

Ai fini del nostro studio noi terremo conto della conformazione planimetrica di tali sistemi e li divideremo in due grandi gruppi:

• Sistemi basilicali assiali e longitudinali

• Sistemi basilicali centrali

Page 11: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

11

Sistemi basilicali longitudinali Finche le dimensioni dell’ambiente sono modeste ed il problema della copertura non

presenta eccessive difficoltà, troviamo costantemente adottata la semplice forma dell’ambiente rettangolare.

Quando le dimensioni aumentano, il problema tecnico della copertura porta alla necessità degli appoggi intermedi che devono essere forzatamente discontinui, nel minor numero e delle minori dimensioni possibili, per non interrompere l’unità dell’ambiente stesso.

Ed ecco le strutture longitudinali discontinue a frazionare la luce del lato minore e lo schema basilicale con un numero dispari di navate che lascia quella centrale le massime dimensione compatibili con le esigenze statiche e costruttive (fig.8).

Page 12: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

12

Nelle basiliche romane i sostegni discontinui interni corrono quasi sempre parallelamente ai quattro lati e sono costituiti da ordini architravati. In quelle cristiane, salvo rare accezioni, si ha invece un più costante sviluppo longitudinale, mancano i sostegni intermedi lungo i lati minori dell’ambiente ed è in oltre frequentissimo lo schema degli archi direttamente impostati sulle colonne .

Nell’alzato, la basilica pagana porta le navate tutte alla medesima altezza, per quanto non manchino esempi di sopraelevazione della navata centrale rispetto a quelle laterali (basilica di Fano, basiliche dell’Africa Settentrionale, di Aspendos in Asia Minore, ecc.) allo scopo di assicurare una migliore illuminazione della navata centrale.

Nella basilica cristiana e invece costante la sopraelevazione della navata maggiore, rispetto a quelle laterali.

Nella evoluzione dei sistemi basilicali, si assiste ad una continua ricerca di economia delle sezioni resistenti di piedritti ed a una sempre maggiore arditezza della costruzione, sia sfruttando al massimo la resistenza dei materiali con l’aumentare la distanza mutua dei sostegni nelle strutture discontinue, sia perfezionando i sistemi di copertura, cercando sempre la realizzazione di ambienti di maggiore larghezza e la riduzione al minimo dell’ingombro dei sostegni intermedi.

Il concetto statico è sempre quello di trasmetterete ai sostegni soltanto azioni di peso, specialmente a quelli intermedi che hanno sezioni sempre più piccole ed altezze sempre maggiori. Nelle figg. 9-10-11 riproduciamo uno schematico raffronto tra i vari tipi di ossature basilicali2.

2 G.B.Milani, op.cit.

Page 13: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

13

Nella sala ipostile (fig 9, Tempio di Karnac) avente come si è detto, i sostegni e la copertura in pietra da taglio, il rapporto tra la superficie coperta dalle strutture di sostegno e quella dell’ ambiente è di 0.473; cioè la sezione orizzontale dei muri e delle colonne occupa circa la metà dell’intera superficie dell’ambiente; la distanza massima dei sostegni è di circa metri 6.

Nel tempio pagano (Fig.10, Partenone) con muri e colonne in pietra da taglio e copertura parte in pietra da taglio (colonnato esterno) e parte lignea (cella), il rapporto suddetto scende al valore di 0.157 e la distanza massima tra i sostegni sale a m 9,00.

Nella basilica cristiana (fig.11, S. Paolo in Roma) con sostegni in muratura e colonne e tetto ligneo, il rapporto scende ancora a 0,112 e la luce massima tra i sostegni sale a m 24.50.

Queste cifre ci dimostrano, meglio di ogni altra considerazione la continua evoluzione di questo sistema ed il progresso costruttivo realizzato.

Nella fig.12 (Basilica Palladiana a Vicenza) l’ambiente superiore è diviso in tre navate ed è coperto a volta da legname (tetto): il rapporto tra la sezione e la superficie dell’ ambiente scende ancora al valore di 0,09 mentre la distanza massima tra i sostegni è di m 21,00.

Nella fig.13 (Borsa di Parigi), pure a navate con tetto ed incavallature metalliche, il

rapporto tra la sezione orizzontale dei sostegni e la superficie dell’ambiente scende ancora al valore di 0,08, ed infine in un altro organismo basilicale tipico Les Halles Centrales di Parigi con sostegni a tetto interamente metallico, il rapporto scende ad un valore minimo.

Le proporzioni tozze distese nel tempio egizio si mutano in quelle eleganti e fini del tempio classico. Non è più la selva delle colonne che caratterizza l’edificio, ma lo spazio che si allarga e si innalza.

Le linee spioventi del tetto, gli spigoli aguzzi dei frontoni stabiliscono una diversa silhoutte e nuovi rapporti di masse si determinano, in relazione anche alla applicazione degli ordini architettonici.

Ma dove vediamo un maggior progresso costruttivo e dove si afferma con più evidenza un nuovo ordine di proporzionamento estetico é nella basilica.

In essa il senso della snellezza è ancora maggiore, la grandiosità degli spazi interni si accentua e il movimento delle masse prende vigore e decisione nella sopraelevazione della navata centrale.

Page 14: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

14

In alcuni celebri esempi la grandiosità è senza pari: dalla basilica Ulpia ampia e ricchissima nella preziosità dei materiali e nella decorazione minuta e sovraccaric , alla basilica di San Paolo vastissima, sulla quale campeggia nella sua maestosa ampiezza la navata centrale che suscita il senso della immensità e solennità, e tutta una successione di esempi (non superati dagli analoghi edifici moderni) che dimostrano come il nuovo ordine di proporzionamento estetico è reso possibile dal nuovo tipo di scheletro costruttivo che il progresso tecnico ha realizzato.

I rapporti spaziali si amplificano dopo che l’architrave si è trasformato in capriata e a mano a mano che questa si perfeziona in che di luce sempre maggiore.

Si è detto finora per semplicità di esposizioni, che gli organismi basilicali sono assoggettati unicamente ad azioni dipeso nei loro elementi principali di sostegno.

Se ciò è fondamentalmente vero, non sono tuttavia da escludere azioni secondarie di spinta, sia che queste siano dovute al tipo imperfetto della copertura, sia ad azioni laterali esterne .

A queste azioni laterali di spinta, l’organismo basilicale assiale offre una debolissima resistenza poiché le strutture portanti longitudinali, molto sottili in rapporto alla loro altezza, risultano quasi isolate e indipendenti una dall’altra e non sono controventate che dai muri perimetrali esterni e parzialmente dal sistema di copertura.

Tale resistenza alle azioni laterali è poi quasi nulla nelle strutture longitudinali interne, sopraelevate rispetto alle perimetrali e poggiate su sostegni discontinui (colonne) che se offrono una buona resistenza alla compressione, non ne offrono affatto alle azioni di spinta.

Possiamo dire che la resistenza a queste azioni sia unicamente affidata ai muri continui perimetrali ed in piccola parte agli elementi trasversali della copertura.

Queste considerazioni ci spiegano l’apparente anomalia che si riscontra in questi sistemi, nei quali ai muri esterni viene dato sovente uno spessore più grande che a quelli interni, i quali tuttavia sopportano un peso notevolmente maggiore dei primi; si spiega forse la ragione costruttiva della esistenza delle lesene e dei piccoli contrafforti, tipici nelle chiese del periodo ravennate ed in tanti altri esempi, le catene in legname di origine bizantina sul tipo di quelle impiegate nelle cattedrali di Torcello, Murano, ecc. gli arconi di collegamento nella navata centrale di San Miniato e di San Nicola a Bari, e tanti espedienti costruttivi mediante i quali si è cercato nelle diverse epoche, di risolvere il gravissimo problema dei collegamenti trasversali e della resistenza alle azioni laterali esterne, dell’organismo basilicale, senza peraltro ingombrare l’ambiente interno, problema che possiamo considerare non ancora completamente risolto negli organismi in muratura.

Certo un migliore irrigidimento viene ottenuto oggi con l’impiego dei materiali elastici, realizzato però ancora attraverso gli elementi principali della copertura; nell’ esempio dei mercati di Parigi, riportato nella fig.20 i sostegni sono infatti collegati fra di loro nelle due direzioni, dagli elementi principali della copertura in modo da ottenere un controventamento nei due sensi e da rendere l’organismo atto a resistere ad eventuali azioni laterali esterne.

E’ da osservare che tali elementi della copertura nelle moderne strutture elastiche, non sempre possono considerarsi semplicemente appoggiati agli organi di sostegno, ma vincolati ad essi più o meno rigidamente. In questi casi non ci troviamo più di fronte a semplici sistemi basilicali, ma possiamo talvolta entrare nel campo dei sistemi a telaio di cui parleremo in seguito.

Riepilogando, possiamo dire che l’ ossatura del tipo basilicale a tetto è basato sui seguenti criteri statico costruttivi:

1. La copertura trasmette ai sostegni, soltanto azioni di compressione. 2. Le strutture discontinue interne hanno solo ufficio statico di sopportare azioni di peso. 3. Le strutture perimetrali continue, oltre l’azione del peso, hanno l’ufficio di resistere ad eventuali azioni laterali di spinta.

Page 15: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

15

Sistemi basilicali centrali Non differiscono che nella forma planimetrica da quelli fino ad ora esaminati e nella

azione della copertura che non si esercita in senso trasversale, ma radiale. Costituiti negli esempi modesti da un unico ambiente di forma circolare o poligonale, o da

più navate concentriche le maggiori (S.Stefano Rotondo a Roma, S.Fosca a Torcello, Moschee mussulmane, ecc.)

Hanno le strutture di sostegno intermedie soggette a sole azioni di peso, quelle perimetrali ad azioni di peso ed eventualmente di spinta e le coperture principali e secondarie a tetto, cioè non spingenti.

L’organismo statico costruttivo è identico a quello del tipo assiale e l’equilibrio di esso si fonda sulla ripartizione logica delle due funzioni statiche ai due differenti sistemi delle strutture di sostegno intermedie e principali (fig.14).

Fig. 14 ROMA – S.Stefano Rotondo

Page 16: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

16

Organismi basilicali orientali. Sono di notevole importanza in quanto ci mostrano un diverso schema dell’organismo

resistente basilicale e realizzano altresì una soluzione se non perfetta, certo notevole, del problema della resistenza trasversale degli organismi assiali, a cui si è già accennato.

Tali schemi sorti specialmente nella Siria III° e IV° sec., appaiono in occidente nel V e VI sec.

Prescindendo da qualsiasi ipotesi di origine e di influenze di altre architetture su queste basiliche, ci limiteremo soltanto ad osservare come l’organismo statico costruttivo, si è in esse costituito (fig. 15) da tante strutture trasversali discontinue che sostengono gli elementi della copertura a tetto, lapidei nelle basiliche siriache del III sec., in materiale elastico (legno) negli esempi successivi (fig. 16).

Page 17: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

17

Con l’impiego di queste strutture trasversali l’equilibrio statico del sistema non è più affidato alle strutture longitudinali interne per il peso, e ad quelle continue perimetrali per il peso e le eventuali azioni di spinta, ma è invece affidato principalmente alle varie strutture trasversali, le quali compiono l’ufficio di resistere alle azioni di peso ed a quelle laterali di spinta.

Le strutture longitudinali di perimetro, hanno soltanto una funzione statica secondaria in quanto servono di collegamento e soprattutto di contronventamento delle varie strutture trasversali, ed infine di resistenza ad eventuali azioni esterne di spinta che possono esercitarsi nel senso longitudinale.

Con tale schema viene ad essere sensibilmente cambiata la concezione dell’organismo statico basilicale per la diversa disposizione delle strutture resistenti rispetto a quello longitudinale.

E da osservare però, che non può essere facilmente applicato ad organismi di grandi dimensioni perché i sostegni intermedi risultano di grandezza maggiore di quelli del normale schema longitudinale e ingombrano più di questi l’ambiente. Infatti, a parte il maggior peso delle strutture trasversali costituite dagli archi e dalle murature di timpano, e da notare che la spinta dell’ arco della navata centrale non è equilibrata dalla contro spinta degli archi delle navate laterali e di minor luce. E’ necessaria pertanto una sezione resistente maggiore, dei pilastri intermedi che suddividano l’ambiente nelle tre navate, sia perché questi debbano sostenere un peso maggiore, sia perché devono assorbire una parte della spinta dell’arco centrale.

E’ da notare infine che l’intera ossatura può considerarsi formata dalla ripetizione costante delle singole strutture trasversali, ciascuna delle quali costituisce nel senso statico quasi un sistema completo ed indipendente.

Lo studio statico dell’organismo basilicale ha strutture trasversali può quindi essere limitato a quello dei suddetti elementi o meglio alla parte compresa fra due successivi interassi degli elementi medesimi.

Dopo quanto si è detto sullo schema statico costruttivo degli organismi basilicali, non risulta difficile vederne l’ applicazione in altri tipi di edifici.

Tra questi sono particolarmente importanti quelli di carattere unitario, di abitazione e di abitazione collettiva ed in genere tutti quelli costituiti da strutture verticali di sostegno in muratura ordinaria e con strutture orizzontali e di copertura aventi solo azioni di peso (solai, tetti, terrazze).

Questi organismi che chiamerò ad impalcatura a tetto o terrazza sono costituiti da una rete murale continua, a maglie relativamente non ampie, costituite da muri perimetrali esterni, da muri longitudinali o di spina ed infine dai muri trasversali. Tale ossatura murale deve costituire delle line di appoggio ai solai ed ai tetti che trasmettano ad essa il loro peso ed il loro sovraccarico. Pertanto lo studio di detta rete non può essere indipendente da quello delle strutture orizzontali ma ad esso intimamente connesso.

Naturalmente nello studio di queste ossature si prescinde, come si è detto, dai muri di tramezzo che non sono elementi di sostegno, bensì sostenuti.

Riteniamo utile richiamare alla mente i criteri generali già noti, per lo studio di tali organismi; essi stabiliscono:

1- che le strutture di sostegno si corrispondano verticalmente nei diversi piani, seguendo cioè in ogni piano la stessa disposizione planimetrica, a parte il diverso spessore di esse;

2- che tale disposizione planimetrica risulti formata da molti poligoni convessi o meglio da figure chiuse, senza angoli isolati o muri interrotti;

3- corrispondenza in senso verticale delle aperture e dei vuoti in modo da riportare i carichi su elementi verticali continui;

4- che tutti i muri portanti di uno stesso organismo siano possibilmente tutti ugualmente caricati o meglio che il peso delle strutture orizzontali sia uniformemente distribuito sulla rete normale.

Page 18: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

18

Il criterio della corrispondenza verticale dei muri di ossatura è ovvio; questo obbliga però la disposizione planimetrica degli ambienti in ogni piano, ed impone all’architetto limiti difficilmente superabili.

Relativamente secondo criterio della conformazione delle maglie diciamo alcuni esempi (Nelle figure 17 a-b ) di disposizioni errate e di altre regolari.

I muri trasversali, anche se non portano il peso dei solai, hanno l’importante funzione

statico-costruttiva di collegamento e contoventamento delle strutture di sostegno, che in questi organismi risultano sempre di piccola sezione rispetto alla notevole altezza che le caratterizza e che facilmente potrebbero essere sottoposte a sollecitazioni di presso-flessione, da evitarsi assolutamente nella muratura ordinaria, od a pressione eccentrica, per la quale sarà sempre necessario eseguire le opportune verifiche.

Tale ufficio di controventamento non può essere affidato alle sole strutture orizzontali che hanno scarsa efficacia a questo riguardo. La rete murale deve essere perciò compatta e ben collegata; ove ciò risultasse di impossibile attuazione per altre esigenze, sarà necessario adottare quegli accorgimenti atti ad evitare i dannosi effetti di eventuali azioni laterali.

Il terzo criterio della corrispondenza verticale delle aperture è pure ovvio, per quanto non sempre seguito in modo tassativo. Si deve notare che la disposizione delle aperture ha grande importanza nella disposizione dei carichi, i quali come è ovvio, debbono essere portati da elementi verticali continui.

Tale disposizione deve essere possibilmente uniforme per assicurare ai muri la necessaria omogeneità statica, con speciale riguardo agli angoli esterni che debbono presentare, per ragioni intuitive, una resistenza superiore a quella della parete continua.

Grande importanza ha pure la mutua distanza delle aperture, il loro numero e la loro ampiezza che può notevolmente ridurre la sezione resistente dei muri portanti.

In prossimità delle aperture, la distribuzione delle azioni interne non è mai uniforme; specialmente in vicinanza dei vertici e lungo le superfici inferiori e superiori di esse, le sollecitazioni possono raggiungere valori maggiori di quelli medi considerati nei calcoli, è arrivare anche in determinati casi, a due volte e mezza tali valori medi.

Da qui sorge la necessità di curare maggiormente nella costruzione, i tratti di muro che contornano i vani, sempre tenuta presente intuitivamente in ogni tempo e nei vari tipi di murature; normale è infatti la costruzione degli stipiti in pietra da taglio nella muratura ordinaria; oppure i mattoni nella muratura mista, ed altri accorgimenti simili, attuati seguendo il concetto di costruire con materiali più resistenti le parti della muratura più sollecitate. Sarà in oltre necessario considerare i tratti di muro più sollecitati e quelli compresi tra le due aperture successive più vicine e verificare che essi abbiano una sezione orizzontale sufficiente a resistere alle sollecitazioni a cui sono sottoposti.

Riguardo infine al quarto criterio enunciato della uniforme ripartizione dei carichi trasmessi dalle strutture orizzontali sulla rete murale, sono anzitutto da considerare i punti di

Page 19: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

19

applicazione di essi, in quanto quasi mai avviene che tali punti coincidano con i baricentri delle sezioni di appoggio.

Riguardo poi alla distribuzione dei carichi, sarebbe desiderabile che tutti i muri portanti fossero tutti ugualmente caricati dal peso dei vari sistemi di copertura.

A tale scopo sarebbe opportuno, in un piano dell’edificio posare i solai sui muri longitudinali ed in quello successivo sui muri trasversali, alternando così in ogni piano la disposizione delle travi dei solai nelle due direzioni ottagonali, in modo da ottenere la desiderata ripartizione dei carichi, su tutti i muri della maglia.

Contro una simile disposizione stanno però difficoltà di ordine pratico ed economico che impongono di ridurre il numero dei muri trasversali in modo da avere lunghezza di maglia che si aggirino in media intorno ad un valore di 8-10 metri, impongono perciò l’appoggio dei solai quasi esclusivamente sui muri longitudinale di spina e perimetrali, avendosi in questo senso luci molto inferiori.

Ne consegue che il muro di spina risulta molto più caricato che non i muri perimetrali, si potrebbe logicamente dedurre che il muro di spina debba avere una sezione maggiore di quelli perimetrali.

E’ da osservare però a questo riguardo che la sezione resistente dei muri di perimetro, è fortemente ridotta dal maggior numero e luce delle finestre e che mentre nel muro di spina il carico dei solai è nella generalità dei casi baricentrico, nei muri perimetrali tenendo conto dei punti d’applicazione dei carichi dei solai, ha invece una eccentricità più o meno accentuata che non può trascurarsi.

Anche per questi sistemi ad impalcatura non riteniamo ovvio addentrarci in una più profonda analisi dello studio statico costruttivo dei singoli elementi, dato che l’applicazione delle norme di calcolo ben note, è di una facilità evidente.

Riteniamo utile invece agli effetti di una prima determinazione sommaria, negli ordinari casi della pratica professionale riportare i dati nelle tabelle (da allegare) che devono però in uno studio definitivo essere accuratamente controllati.

Sistemi basilicali con piedritti ed architrave elastico Sono essenzialmente moderni ed ebbero origine e sviluppo verso la metà del secolo scorso

nei grandi edifici civili ad ossatura metallica formata con elementi orizzontali in ferro ed elementi verticali di sostegno in ghisa.

Lo scheletro portante risulta, come è noto, costituito da elementi verticali (ritti, colonne) e dagli orizzontamenti che ad essi trasmettono il loro peso.

Però differenza degli analoghi sistemi in muratura, la sezione trasversale dei sostegni è, rispetto alla loro altezza, estremamente sottile, così che non si possono trascurare in essi le azioni laterali (vento ecc.). Queste, anche se non di grande intensità, possono provocare con tutta facilità il rovesciamento dei sostegni o l’uscita degli orizzontamenti dagli appoggi ove non si provveda a irrigidire il sistema nei due sensi.

In senso longitudinale, i ritti vengono infatti collegati tra loro da travature orizzontali (correnti) e irrigidite nei campi da aste diagonali (controventi).

In genere è sufficiente limitare il controventamento a due o tre ritti consecutivi che sono, è ovvio, quelli di estremità dell’edificio. Analogo controventamento viene esteso alle falde della copertura, ed occorrendo agli altri orizzontamenti, limitandolo generalmente alle prime campate di estremità ed eventualmente a quelle di perimetro.

Le capriate, gli arcarecci e i controventi , formano così delle travi a traliccio disposte lungo le falde del tetto del quale assicurarlo la stabilità.

In costruzioni di modesta importanza, l’irrigidimento longitudinale può anche essere affidato a muri di riempimento fra i ritti.

Page 20: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

20

In senso trasversale invece, l’organismo struttura presenta il suo lato debole: le coperture a tetto, solitamente di tipo leggero, sono sempre di grande estensione, così che l’ azione laterale del vento su di esse, non può essere trascurata anche rispetto al loro vincolo con i sostegni.

È necessario perciò fare in modo che lo scheletro sia reso atto a resistere a queste azioni trasversali .

Per le azioni inferiori ai 25-30 metri si possono rende fissi gli appoggi di ogni capriata ai sostegni (anche se questa si considera appoggiata).

Per le luci maggiori, il tipo dello schema statico elementare che si può adottare è uno di quelli della Fig 18 .

Nel primo schema, la capriata è vincolata con appoggi fissi alle colonne, mentre queste

possono essere anche semplicemente appoggiate sul terreno; nel secondo schema capriate e ritti sono vincolati tra loro come nello schema precedente

mentre i ritti sono incastrati al terreno; infine nel terzo schema i ritti sono incastrati al solo e vincolati a cerniera (fittizia o reale )

alla capriata. La scelta del tipo dipenderà più che altro dal terreno di fondazione a seconda che questo

presenta o meno una buona possibilità di incastro dei ritti, a seconda che siano da temere o meno dei cedimenti di esso.

Sotto l’aspetto economico, lo schema più conveniente è il terzo; seguono nell’ordine il secondo ed il primo.

Il tipo costruttivo dei vincoli fissi delle capriate e sostegni può essere realizzato secondo i tipi della figura 19.

A differenza dei modernissimi organismi in acciaio intelaiati, le strutture di copertura si possono considerare dopo quanto si è detto, quasi indipendenti a quelli di sostegno, che risultano sollecitate principalmente da azioni di peso, mancando la possibilità, il più delle

Page 21: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

21

volte di realizzare incastri o semi incastri specie se si tratta di unioni fra elementi di ghisa (ritti) e quelli di ferro (orizzontamenti) per le diverse caratteristiche di questi due materiali è segnatamente per la fragilità della ghisa.

I questi sistemi perciò il concetto statico costruttivo non differisce molto da quello degli organismi basilicali in muratura ordinaria in quanto è diverso soltanto il materiale col quale vengano realizzati.

Alle colonne in pietra delle strutture discontinue interne, si sostituisco quelle in ghisa o in acciaio ed al tetto ligneo quello con incavallature in ferro. Analogamente avviene nei sistemi ad impalcatura.Unica differenza strutturale è nella presenza delle strutture di controvento che nei sistemi in muratura ordinaria generalmente mancano. Il tipo della sollecitazione principale sulle colonne è ancora quella di peso.

Vi è solo da osservare che i sostegni isolati sono collegati in senso longitudinale ed in quello trasversale (fig.20) e si può quindi affermare che in questi organismi le strutture resistenti sono disposte quasi sempre secondo le due direzioni principali.

Queste strutture concorrono ambedue all’equilibrio del sistema sia che esso venga

sollecitato da azioni verticali , sia da eventuali azioni laterali.

Page 22: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

22

Detto ciò in tesi molto generale, non dobbiamo dimenticare che i collegamenti della varie parti di queste strutture non si possono considerare sempre dei semplici appoggi o delle semplici cerniere, ma che presentano sempre in modo più o meno grande una certa rigidità che può dar luogo a sollecitazioni secondarie di valore tutt’altro che trascurabili.

Esempi di questi organismi, a tetto ed a impalcature li troviamo adottati nei moderni stabilimenti industriali (officine meccaniche, cotonifici, ecc.), nei moderni magazzini e depositi, mercati, macelli ed edifici analoghi.

Altri esempi notevoli ne troviamo nelle grandi costruzioni di magazzini generali, magazzini di vendita nelle grandi tettoie e rimesse ed in genere in tutti quegli edifici nei quali è necessario realizzare ampi spazi coperti, non interrotti da strutture intermedie di sostegno o nei quali, queste ultime siano ridotte al minimo consentito dalle esigenze statiche.

Nei riguardi del proporzionamento di queste strutture non è assolutamente possibile ricorrere a regole empiriche, ma è necessario il più grande rigore di carico.

Sarà opportuno tenere presente di non collegare ferri di spessore notevolmente diverso, ne adottare bruschi passaggi di sezioni e di profili.

Sarà pure necessario realizzare nel miglior modo possibile le ipotesi imposte a base di calcoli allo scopo di evitare sollecitazioni secondarie che potrebbero essere ingentissime.

Nella fig.20 riproduciamo alcuni esempi di questi edifici. Sotto l’aspetto architettonico questi organismi consento composizioni ben più vaste di

quella della basilica. Il problema della copertura di grandi spazi e facilmente risolto; i volumi degli edifici e

delle singoli parti, possono giungere a dimensioni grandiose; i sostegni, lungi dall’essere ingombranti, spariscono quasi all’ occhio dello spettatore.

L’organismo assume una snellezza, una ampiezza di rapporti, una ariosità che sarebbe vano cercare nelle analoghe strutture in muratura ordinaria.

Purtroppo il costruttore preoccupato finora di risolvere il problema statico, poco ha potuto conseguire nel campo della ricerca estetica.

Possiamo tuttavia rilevare che in molti edifici le espressioni estetiche raggiunte assurgono talvolta a valore d’arte.

Citiamo i famosi mercati di Parigi, la centrale idroelettrica di Tresso d’Adda, alcuni stabilimenti industriali moderni.

Page 23: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

23

BIBLIOGRAFIA

Per la parte generale: Milani G.B. L’ossatura murale Govannoni G. La tecnica delle costruzioni presso i Romani Id. Id. Corso di architettura generale Chaoisy Histoire de l’architecture Durm Die Bankunst der Romer Id. Die Bankunst der Griechen Id. Die Bankunst der Renaissance in Italien Viollet Le Duc Dictonnaire raisonnè de l’architecture Rodelet J. Traitè thèorique et pratique de l’art the batir Per le costruzioni metalliche: Masi F. La pratica delle costruzioni metalliche Bleich F. Stablhochbanten Vianello David Der Eiseubau Johonson Moderne framed structures Boll Cours the costructions metalliques Rousselet et Pétitet Stabilitè des costructions usuelles

Page 24: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

24

Capitolo 2

ORGANISMI A COPERTURE SPINGENTI

La Volta Come per gli altri organismi architravati abbiamo considerato l’architrave quale organismo

costruttivo elementare, così per gli organismi murali a coperture spingenti considereremo l’insieme dell’ arco (o della volta) e dei piedritti sui quali poggia.

Lo studio delle condizioni di equilibrio di questi elementi, può essere fatto separatamente per l’arco (o la volta) e per i piedritti secondo i noti procedimenti della meccanica applicata.

Ricorderemo soltanto che il piedritto (a differenza di quanto si verifica nei sistemi architravati, nei quali è soggetto a sole azioni di peso) nei sistemi a volta è sottoposto ad azioni di peso e di spinta; si troverà perciò in equilibrio quando la risultante delle azioni suddette, incontrerà la sua sezione di appoggio entro il nocciolo centrale e la pressione unitari massima che si verifica in tale sezione, sarà inferiore al carico di sicurezza della muratura della quale il solido è costituito.

Il proporzionamento delle strutture di sostegno risulta quindi estremamente legato a quasi matematica conseguenza di quelle di copertura.

Gli organismi complessi a cui dà origine l’applicazione del principio costruttivo della volta, sono ancora più numerosi più vari e complicati di quelli originati dal concetto dell’architrave; dai sistemi termali romani, agli organismi bizantini, dalle basiliche romanico gotiche alle grandi cattedrali del rinascimento, dalle costruzione del 600 e 700 fino ai più recenti edifici moderni è tutto un susseguirsi delle più accorte e grandiose applicazioni di questo principio costruttivo, semplice in apparenza, arduo e complesso nelle sue applicazioni.

Intendimento costante dei costruttori attraverso i secoli è stato quello di alleggerire e diminuire la spinta della volta sugli appoggi e di ridurre al minimo le sezioni resistenti delle murature di piedritto ma non in modo pedissequo e meccanico, bensì ricercanti geniali soluzioni costruttive e architettoniche fin dalla disposizione planimetrica delle masse di piedritto, nella combinazione di volte di vario tipo le cui spinte si contrastano e equilibrino in determinate parti della struttura.

E’ altresì continuo lo studio degli ardui problemi connessi alla copertura a volta dei grandi ambienti.

Sistemi termali romani Trascuriamo ogni esempio di costruzioni a volta ad essi precedente, embrionale od incerto

e comunque non essenziale per il nostro esame. L’architettura romana è quella che prima di ogni altra ci dà la più completa e grandiosa

applicazione del principio della volta, forse mai più superata nella storia della umanità. In questa architettura noi non troviamo soltanto la tecnica muraria che riesce a dominare lo

spazio, ma soprattutto l’arte che armonizza le proporzioni delle masse, i rapporti fra pieni e vuoti, fra luci ed ombre, che si avvale magistralmente della scenografia per ricavare effetti di una grandiosità senza pari.

A differenza della architettura greca che rimane ferma per secoli nei suoi rudimentali sistemi costruttivi e si attarda a ricercare la perfezione dei particolari, quella romana è l’architettura dei grandi spazi e delle grandi masse, varia e vivace nelle sue espressioni, in continuo progresso costruttivo.

Page 25: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

25

In questa architettura traviamo una ammirabile unità di concetti ed il logico sviluppo diretto degli schemi e delle soluzioni costruttive i cui esempi si sommano in gruppi nettamente determinati, nei quali li schemi si evolvono e ci danno la certezza di una elaborazione interna e di una continua conquista non solo costruttiva ma soprattutto architettonica.

Non è facile un esame sommario di questi numerosi organismi nei quali ritroviamo il germe di schemi e di soluzioni realizzate in epoche molto posteriori ne sono possibili in questa materia delle divisioni rigorose.

Possiamo tuttavia, per una classificazione scolastica, partire dalla considerazione delle forme planimetriche in quanto queste sono strettamente connesse agli schemi delle coperture a volta e di conseguenza a tutto lo scheletro murale resistente. Questi tre elementi non possono essere considerati separatamente fra loro: la forma planimetrica ed il volume degli spazi interni, sono quasi diretta conseguenza del tipo di copertura e dello scheletro costruttivo.

Ai fini del nostro studio, noi possiamo considerare tre grandi gruppi di organismi a volta dell’Impero Romano.

1- Organismi ad uno o più ambienti disposti nello stesso piano con simmetria assiale o

centrale. 2- Organismi ad uno o più ambienti in uno stesso piano, a pianta basilicale longitudine o

centrale. 3- Organismi a più ambienti in uno o più piani con simmetria assiale o centrale o comunque

assimetrici.

1- Esso comprende tre grandi serie continue di edifici che seguono le evoluzioni di determinati schemi geometrico-costruttivi: a) A pianta centrale con contrafforti interni e nicchie intermedie interne od esterne volte verso l’ interno; b) A piante stellari e contrafforti; c) A piante longitudinali a contrafforti interni nello spessore della parete,originanti poi ambienti affiancati.

Tutti questi schemi , come gli altri che esamineremo, si basano sulla sapiente disposizione ed associazione degli ambienti, e l’ equilibrio delle strutture di piedritto e dato dal peso della loro massa inerte che resiste alla spinta delle coperture, la quale si esercita generalmente lungo tutto il perimetro.

Gli edifici del gruppo 1 a pianta centrale, traggono origini dai modesti esempi del periodo repubblicano (templi della Mater Matuta e di Ercole Custode a Roma, di Vesta a Tivoli, ecc.) e forse dagli spazi interni delle tombe a tumulo; si sviluppano numerosi nei laconici delle terme ed in cento altri esempi, fino ai maggiori, quali il mausoleo della Villa di Gordiani, il Calidarium di Caracalla e quello massimo del Pantheon.

Quest’ultimo ancora intatto nelle sue strutture essenziali costituisce il maggiore edificio di questo tipo; limiteremo quindi il nostro esame ad esso che possiamo considerare come l’esponente di questo primo gruppo di edifici.

La sua conformazione è troppo nota per doverla ricordare; rileviamo invece sotto il punto di vista statico costruttivo che la cupola in materiale di getto, rinfiancata dai gradoni esterni, porta la sua azione uniformemente ripartita a tutto il perimetro del piedritto.

Tale piedritto non è costituito da masse murali di uniforme sezione orizzontale; nella parte superiore finestre e vani fanno variare tale sezione e così pure nella zona inferiore la presenza delle grandi nicchie a pianta semicircolare e rettangolare alternatesi, interrompono la continuità dei muri (fig.21).

Page 26: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

26

Page 27: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

27

La muratura di piedritto, al piano di terra risulta perciò discontinua e quasi formata da tanti piloni tra i quali si aprono i vuoti delle grandi nicchie coperti da arconi che riportano le sollecitazioni delle zone sovra incombenti sui piloni anzidetti.

In conseguenza di tali rilievi possiamo senza altro affermare che i muri di fondo delle grandi nicchie hanno più che altro la semplice funzione di chiusura dell’ambiente e non costituiscono quindi, grosso modo, delle strutture portanti.

Tale funzione portante risulta invece essenzialmente affidata ai grandi piloni di muratura piena.

Considerando un sezione radiale dell’edificio, fatta in corrispondenza di essi; dalla verifica di stabilità risulta (fig.22):

-che la linea delle successive risultanti della cupola cade sempre entro il nocciolo centrale di ogni sezione considerata;

-che le risultanti di tutte le azioni agenti nella parete superiore del piedritto rimangono interne alle sezioni minime e che pertanto le nicchie ed i vuoti della zona superire non solo non indeboliscono la struttura, ma rappresentano un risparmio di materiale non necessario;

-che la risultante rimane nel terzo medio della base del piedritto il che ci dimostra come l’equilibrio del sistema sia affidato alla massa ed alla resistenza passiva delle murature di piedritto.

Page 28: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

28

Il rapporto fra la luce dell’ambiente a la sezione del piedritto è di 0.23, il che dimostra meglio di ogni altra considerazione la notevole mole delle masse resistenti e che ad ogni modo rispetto ad altri schemi di edifici (come ad esempio la sala ipostile egizia) si raggiunga, malgrado l’adozione di una copertura più pesante e che da per giunta azioni di spinta, una minore sezione delle strutture portanti.

In molti edifici i contrafforti interni vengono portati all’ esterno e collegati (fig. 23-24) da murature in curva costituenti delle vere esedre; l’applicazione di questo sistema è tale che in molti esempi finisce di prevalere in esso il carattere decorativo su quello costruttivo.

Il secondo gruppo degli edifici a piante stellari e contrafforti interni, numeroso vario e forse più importante del precedente, segue come sistema statico costruttivo, lo stesso schema già esaminato; soltanto il piedritto si vuota e gli spazi fra i piloni si svincolano e acquistano quasi valore proprio di elementi addossati, sia che la pianta mantenga la forma circolare, sia che si trasformi in poligono ad 8 o 10 lati come nell’aula Domus Augustana, nel padiglione della Villa Adriana, nell’edificio presso Palestrina, nel ninfeo sull’Appia, nella sale delle Terme Luciniane, (Minerva Medica), nel sepolcro dei Calventii e di tanti altri edifici a pianta centrale coperti a volta sferica ancora parzialmente rimasti o che ci risultino dai disegni di artisti del Rinascimento (Fig.25).

Page 29: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

29

Frequentissima è pure la forma del quadrato, a cui si innestano absidi sui quattro lati, oppure la caratteristica forma a croce circolare, come nella sala delle Terme di Costatino, nella così detta Chiesaccia, nella tomba presso Cassino, in quella sulla Tiburtina (Torre Inviolata), nel sepolcro dei Cercenni ed in tanti altri che risultano disegnati pure da artisti del rinascimento (figg.26).

Meno frequenti, ma ancora più notevoli sono le forme planimetriche dal perimetro mosso e vario risultante dall’unione di muri curvati in concavità e convessità come nel così detto Teatro Marittimo e nel padiglione di Piazza D’oro della Villa Adriana , nel gruppo degli edifici di Baia ed in altri dei quali ci è pervenuto ancora il ricordo, attraverso disegni di artisti del Rinascimento (fig.27).

Tutti questi edifici hanno lunghe propaggini in costruzioni di epoche successive, delle

quali rappresentano se non la diretta derivazione, sicuramente il germe delle soluzioni statico-costruttive in essi attuate.

L’associazione in tutti questi edifici, nel grande spazio centrale con quelli minori se porta una grande varietà di forme ed effetti suggestivi e scenografici, mantiene inalterato, come si è detto, il principio statico costruttivo delle resistenze passive, riscontrato nell’esempio del Pantheon , in quanto l’equilibrio delle volte di copertura è ancora affidato alla resistenza delle notevoli masse di piedritto.

Si ha però in essi una più sottile ricerca dell’equilibrio statico, un ingegnosa disposizione e diminuzione delle sezioni di piedritto che si accentua sempre di più sostituendo al concetto esuberante della grande massa murale del Pantheon quello dello svuotamento dei piedritti, della concentrazione delle azioni nei contrafforti interni, nonché l’azione di resistenza passiva delle murature degli ambienti addossati che interviene a sostituire la diminuita mole del piedritto ed a sopperire alla sua mancanza di continuità.

Page 30: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

30

Impossibile l’esame statico costruttivo di un così vario gruppo di edifici. Al solo scopo di fissare le idee, prenderemo in esame uno dei più noti, il così detto Tempio di Minerva Medica in Roma (fig.28).

Questa costruzione a pianta decagonale è coperta da una volta sferica di 24 metri di

diametro; nella zona inferiore si aprono in ogni lato del poligono delle grandi nicchie a pianta semicircolare di m. 6 di diametro coperte a volte emisferiche (AA).

Tali nicchie non sono più contenute nello spessore del muro di piedritto come nel Pantheon, ma si accentuano all’esterno e vengono a costituire degli ambienti che contornano e si addossano a quello centrale.

Subentra in questo caso il concetto già enunciato, non dell’equilibrio della ossatura di un ambiente unico quasi di per sé stante, ma il gioco delle masse di una serie di ambienti (la cui disposizione è conseguenza logica di un chiaro concetto statico-costruttivo) tutti collegati a formare un unico scheletro resistente dell’edificio.

Una verifica delle condizioni di stabilità ci dimostra meglio di ogni altro ragionamento questo asserto (fig.29).

Vediamo infatti che la linee delle successive risultanti rimane effettivamente nel nocciolo centrale delle sezioni del piedritto in tutta la zona superiore di esso, garantendo così la stabilità della volta centrale. In tale zona il piedritto risulta quindi proporzionato all’ ufficio statico cui esso è destinato.

Continuando la determinazione delle successiva risultanti nella zona inferiore, senza tener conto degli ambienti addossati, noi vediamo come al piede dell’edificio, tale risultante esca dalla sezione d’appoggio.

L’equilibrio deve quindi considerarsi affidato in piccola parte alla resistenza a trazione delle ottime malte di calce e pozzolana con le quali è costruito è soprattutto all’azione passiva delle masse rurali degli ambienti semicircolari, che si addossano all’edificio e costituiscono evidentemente dei necessari contrafforti.

Più esattamente, l’equilibrio della cupola è assicurato dai contrafforti esterni esistenti nella parte superire del monumento (fig.28) ed alla inserzione dei muri delle absidi ai pilastri che da a questi una forma planimetrica ad Y.

Il movimentato insieme spaziale del monumento nasce dalla pianta nella quale è previsto uno scheletro costruttivo articolato a mosso, che dimostra l’alto grado di padronanza dei problemi statici raggiunto dall’ignoto architetto. Padronanza che non è del singolo ma

Page 31: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

31

dell’epoca perché il monumento esaminato non è isolato, ma è un esempio di una lunga e numerosa serie.

Una prova indiretta del concetto di contraffortamento affidato alle absidi noi lo troviamo nelle costruzioni aggiunte in epoca posteriore, (IV sec) che circondano l’ edificio (BB), eseguite certamente allo scopo di consolidarlo, quando per naturale degradamento o per altre cause, l’azione di resistenza passiva delle strutture addossate all’ambiente principale si era forse mostrata insufficiente.

In questo edificio il rapporto fra la luce dell’ambiente e la sezione del piedritto, scende al valore di 0.15; esso ha quindi una sezione resistente minima rispetto a quella del Pantheon e di altri edifici consimili, realizzabile grazie ad una diversa e ben studiata disposizione delle masse murali.

Altro rilievo di notevole interesse nasce dal fatto che lo spessore della cupola e di soli 60 cm; i nostri manuali danno per volte di uguale luce, senza sovraccarico (come quella in esame) uno spessore variabile da 45 a 60 cm.

Se si tiene conto che essa è a concrezione e non in muratura, nonché della minore resistenza del calcestruzzo rispetto a questa ultima, si vede che lo spessore della cupola è tale come se vi fosse intervenuta a calcolarlo la moderna scienza delle costruzioni.

Vedremo in seguito come lo schema statico costruttivo di Minerva Medica e la singolare disposizione delle strutture resistenti che in essa abbiamo esaminato, si ritrovi in altri edifici in epoche architettoniche molto posteriori, senza però con questo volere entrare in questioni di origine e derivazioni di forme e di tipi architettonici che esulano dal nostro studio e della nostre possibilità.

Esso però possiamo consideralo il prototipo di tutta la estesa serie degli edifici che potremmo chiamare a ghirlanda, formati cioè di un vasto ambiente centrale e da una corona di ambienti minori innestati in modo da costituire, agli incontri dei muri, dei contrafforti di resistenza alla spinta della cupola dell’ ambiente centrale. Soluzione planimetrico costruttiva ammirevole per arditezza e soprattutto per effetto scenografico, per la varietà delle forme, della quale vedremo la evidente continuazione nelle architetture nei secoli successivi.

Il terzo gruppo di edifici a pianta rettangolare con muro di forte spessore ed a contrafforti interni ed esterni, e pure molto numeroso e trova uno dei suoi massimi esempi nella cella del Tempio di Venere A Roma, mentre infiniti sono quelli di piccole dimensioni, per lo più edifici funerali nei quali la spinta della volta è unicamente assorbita dal muro di piedritto che ha sempre il necessario spessore (fig.30).

In questi edifici è evidente l’applicazione dello stesso principio statico costruttivo che ha informato la costruzione del Pantheon in base al quale l’equilibrio della copertura a volta è affidato alla massa di piedritto e alla sua resistenza passiva.

Nei maggiori esempi il piedritto è reso discontinuo e quasi interrotto da numerose nicchie ed aperture, così che esso viene a risultare composto da una serie di contrafforti interni od esterni, sui quali si concentra l’azione della volta e che resistono ad essa in virtù della loro massa, non altrimenti di quanto abbiamo visto nel Pantheon.

Tornando alla classificazione fatta al principio del capitolo rimane ancora da esaminare un altro importante gruppo di edifici nei quali lo scheletro resistente è diversamente concepito da quelli fino ad ora esaminati: quello degli organismi a pianta basilicale o pseudo basilicale, longitudinale o centrale, coperti a volta.

In questi edifici è tipica la pianta basilicale con sostegni interni discontinui nei quali,mediante una corta distribuzione delle azioni ed una organicità di tutta la ossatura resistente, è stato possibile realizzare la copertura a volta murale.

Tipici gli esempi della pseudo basilica di Massenzio ed delle grandiose sale delle terme di Caracalla e di Diocleziano; ancora più caratteristici la Basilica sotterranea di Porta Maggiore in Roma, il cosiddetto tempio di Diana a Nimes la sala dei mercati Traianei, basilica del palazzo di Domiziano sul palatino e altri numerosi.

Page 32: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

32

Per meglio renderci conto degli schemi statici costruttivi di questi edifici, ne esamineremo due dei più importanti e significativi, diversi per la concezione del loro scheletro resistente: la basilica di Massenzio è quella del palazzo di Domiziano al Palatino, che si possono considerare come prototipi e che hanno certo servito di esperienza costruttiva per una lunga serie di organismi architettonici sviluppatosi nei secoli successivi sino alle cattedrali romanico-gotiche ed alle chiese della Controriforma.

La basilica di Massenzio E’ costituita da un grande ambiente principale coperto da un sistema di tre grandiose volte a

crociera di circa 23 metri di luce che concentrano la loro azione di spinta su dei grandi muri di piedritto disposti in senso normale all’asse dell’ ambiente principale (fig.31).

Detti muri limitano le navate laterali, normali a quella centrale coperte da grandi volte a botte che si impostano sui muri sedetti.

Appare evidente come tutto l’equilibrio del sistema sia affidato ai muri di piedritto trasversali, riceventi l’azione delle crociere di copertura della navata centrale, nonché quella delle volte a botte che coprono le navate laterali, utile questa ultima agli effetti della stabilità del sistema.

Page 33: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

33

Facendo una sommaria verifica di stabilità di uno di questi muri di piedritto (fig.33) risulta

evidente che: 1-la spinta della crociera della navata centrale lascia completamente scarica i peducci

delle crociere, di modo che le colonne poste a sorreggerli non sopportano l’azione della volta e non hanno alcun ufficio statico principale;

2-la linea delle successive risultanti è sempre compresa nel terzo medio di ogni sezione che si consideri del piedritto, così che le dimensioni di questo risultano giustamente determinate e non si verificano in esso sollecitazioni di trazione.

Page 34: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

34

Altro edificio importante che nella forma planimetrica segue più esattamente il tipo

basilicale è, come si è detto, la basilica del palazzo di Domiziano (fig.34). Dalla verifica di stabilità, che ha più che altro valore dimostrativo, risulta chiaramente

attuato un altro concetto: quello dello sdoppiamento della funzione delle ossature di piedritto. Infatti l’azione di spinta della volta è assorbita dal muro di perimetro, di spessore appena

sufficiente a contenere nella sezione di base la risultante delle azioni che in essa si esercitano e che è stato opportunamente contraffortato dalle serie dei muri esterni ad esso normali.

Le colonne non risultano sottoposte all’azione di spinta della volta ma ne sostengono però parzialmente il peso.

Pertanto le due funzioni caratteristiche del piedritto, di sostegno alle azioni di peso e di appoggio a quelle di spinta, vengono in questo caso, quasi separate e affidate a due diverse strutture: le prime alle colonne interne e le seconde al muro perimetrale.

Tele concetto, embrionale in questi edifici, lo troveremo largamente applicato e sviluppato in organismi di successive epoche architettoniche.

Quanto abbiamo fino ad ora esaminato non deve essere considerato sotto il punto di vista storico della architettura, bensì come somma di utili nozioni pratiche sulla applicazione del principio costruttivo della volta, che ci conduce alla conoscenza, sia pure empirica e sommaria, di complessi organismi statici costruttivi, i quali hanno raggiunto un alto grado di evoluzione e che risultano in determinati temi tuttora applicabili.

Page 35: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

35

Rimane infine da esaminare la serie degli edifici basilicali a pianta centrale coperti a volta,

che negli schemi più evoluiti appaiono nella architettura romana in epoca tarda, per quanto il tipo ad ambiente centrale e deambulatorio periferico si tutt’altro infrequente.

I maggiori esempi gli abbiamo nel mausoleo di S. Costanza nel IV sec. in Roma, forse nel battistero di Nocera dei pagani; altri ormai scomparsi li troviamo nei disegni di artisti del Rinascimento: un edificio presso Marino disegnato da Giuliano da Sangallo, il calidario delle terme Costantine disegnato dal Palladio, l’edificio di Villa Medici in Roma del quale si ha notizia dai disegni di Sallustio Peruzzi(fig.35 ) ed alcuni altri notevoli.

Page 36: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

36

Nel mausoleo di Santa Costanza la cupola che copre l’ambiente centrale passa sulla serie di colonne che dividono tali ambiente dalla navata , coperta da una volta a botte anulare (fig.36).

La cupola dell’ambiente centrale trasmette ai sostegni discontinui, azioni di peso e di spinta;

queste ultime sono però neutralizzate in parte dalla controspinta dovuta alla volta della navata periferica.

Il muro perimetrale esterno di notevole spessore, sopporta la spinta della volta a botte anulare della navata secondaria, la quale trasmette ad esso anche una parte della spinta dovuta alla cupola centrale.

In tale organismi vediamo ancora attuato, sia pure in modo più diverso, il concetto statico informatore dei sistemi basilicali longitudinali; lo sdoppiamento cioè delle strutture di piedritto in una struttura interna discontinua sollecitata essenzialmente da azioni di peso e di una struttura perimetrale continua che ha l’ufficio di assorbire anche la spinta della volte di copertura.

Riepilogando, negli organismi romani a volta, noi possiamo riconoscere applicati i seguenti principi statici costruttivi, alcuni in modo evidente, altri solamente in modo embrionale:

1- Principio delle resistenze passive, in quanto l’equilibrio dell’ organismo è affidato in massima parte alla resistenza passiva delle masse di piedritto il cui peso proprio è sufficiente a neutralizzare le azioni di spinta delle volte, che si esercitano generalmente per tutto il loro perimetro e che costituiscono, costruttivamente parlando, la più semplice concezione dell’organismo a volta.

2- Principio del contraffortamento interno, attuato con la disposizione della muratura di piedritto apparentemente discontinua e con il concentramento delle masse del piedritto, che esercita sempre una azione di resistenza passiva, nei punti di innesto degli ambienti secondari.

Page 37: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

37

I muri di questi ambienti esercitano una funzione statica principale in quanto contribuiscono all’equilibrio del sistema (Minerva Medica).

3- Concetto delle strutture interne trasversali resistenti, che con il loro peso e la loro mole, assicurano l’equilibrio del sistema delle volte di copertura, che concentrano le loro azioni su tali strutture interne e trasversali.(Basilica di Massenzio, Mercati Traianei).

4- Concetto dello sdoppiamento del piedritto in due strutture, una delle quali destinata a ricevere solo le azioni di peso della copertura, e l’ altra quella di spinta.(Basilica del palazzo di Domiziano).

Interessanti sono pure nella architettura romana altri concetti di carattere però essenzialmente costruttivo tendenti ad ottenere un alleggerimento delle volte e quindi una spinta minore, con l’impiego di materiali leggeri, pomice o scorie vulcaniche, o con l’inserzione di vasi di terracotta nella loro massa; caratteristico è anche l’altro di diverso ordine, che introduce nel conglomerato delle volte, archi laterizi quasi ad incanalarne le spinte verso punti determinati del piedritto e a scindere in modo molto embrionale la volta medesima in ossatura resistente ed in pannelli di riempimento.

Il primo di questi concetti lo troviamo attuato nella cupola del Pantheon formata nella parte superiore da un conglomerato a base di pomice: nel mausoleo di S.Costanza, nelle Terme di Caracalla, nel Tempio di Venere a Roma e in altri monumenti. L’impiego dei vasi di terracotta è frequentissimo in numerosi edifici tra i quali ricordiamo la Villa dei Gordiani ed il sepolcro di S. Elena, le terme Stabbiane a Pompei, le costruzioni dell’ Africa settentrionale, ecc.

L’ altro concetto dell’adozione degli archi laterizi quasi a canalizzare le azioni della volta, è troppo noto e frequente per dover citare degli esempi. Ricordiamo tuttavia, fra i più significativi, gli archi della villa dei sette bassi, dell’arco quadrifronte di Malborghetto, delle terme di Diocleziano, disposti secondo le diagonali delle crociere, quelli del Colosseo disposti secondo le direttrici delle volte a botte, quelli di Minerva Medica e del Tempio di Portunmo a Porto disposti secondo i meridiani della cupola.

Giunti a questo punto sarebbe molto proficuo riesaminare con criterio architettonico i vari gruppi di edifici che abbiamo considerato sotto l’aspetto costruttivo, per poter comprendere in pieno tutta la grandiosità della architettura romana a volta.

Vedremo così nelle loro pareti esteriori la finzione essenziale di resistenza; vedremo all’interno, l’armonico alternarsi di nicchie e di piedi, di innesti all’ambienti

principale di quelli laterali o periferici, che vanno trovare il loro posto fra i contrafforti e a conferire ad essi una espressione estetica;

vedremo le combinazioni più varie ed ingegnose delle forme curvilinee con quelle rettilinee, ricavare con una fantasia inesauribile che ha però le sue radici su criteri storici;

vedremo gli effetti grandiosi di masse imponenti che si contrappongono in un gioco di equilibrio sapiente.

Gli ordini architettonici, gli elementi decorativi più ricchi, i rivestimenti di preziosi marmi policromi hanno una funzione del tutto secondaria e spariscono quasi di fronte agli elementi della resistenza portati da una funzione architettonica.

E’ una architettura organica di masse che crea, assieme alla grande costruzione, le linee e le forme di essa.

Architettura degli spazi che nasce con le fondazioni degli edifici, trova uno sviluppo logico nel sistema costruttivo e si esprime con un sentimento di robustezza, calma e sicura, che infonde nettamente al nostro spirito il senso della eternità.

Page 38: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

38

Capitolo 3

ORGANISMI CON VOLTE A VELA ED A CUPOLA

SISTEMI BIZANTINI

Nei primi esempi di questi organismi risulta in special modo evidente la derivazione dei generali concetti costruttivi delle grandi costruzioni termali romana, sia nella disposizione delle strutture di piedritto e dei contrafforti interni, sia nella combinazione delle azioni esercitate dalle volte.

Queste rappresentano il sistema consueto di copertura e quasi generale è l’adozione dei tipi a crociera rialzata, a vela e a cupola. Questa ultima viene costantemente impiegata a copertura degli ambienti principali anche se il perimetro di essi è rettangolare, quadrato o poligonale; naturalmente viene di conseguenza l’adozione di volte di raccordo per rendere possibile geometricamente e staticamente la copertura dell’ ambiente.

Come per gli organismi a volta dell’Impero Romano, possiamo procedere al loro esame, raggruppandoli a seconda delle forme planimetriche, strettamente connesse a quelle strutturali.

Un primo gruppo è quello costituito dalla numerosa serie di edifici con un ambiente principale o più ambienti a pianta quadrata coperti a cupola.

Un secondo gruppo è quello degli edifici a pianta centrale di forma poligonale essi pure coperti a cupola.

Tra i maggiori del primo gruppo potremmo ricordare dalla S.Sofia e dal San Pietro e San Marco di Costantinopoli, fino a San Teodoro in Atene, al S.Front di Peigneux, a San Marco di Venezia (figg.37-40) ed alle moschee mussulmane che riproducono lo schema strutturale fino all’ era nostra.

Tra gli edifici del secondo gruppo a pianta centrale , possiamo citare, tanto per fissare le idee, San Sergio e Bacco a Costantinopoli (fig.41), San Giorgio a Salonicco (Fig. 42), San Salvatore fuori le mura a Costantinopoli; di questi gruppi abbiamo voluto ricordare soltanto i tipi più noti essendo troppo numerosi gli esempi nelle architetture dei paesi balcanici e le derivazione in quelle dell’occidente europeo.

Degli edifici del primo gruppo, le cupole a copertura degli ambienti quadrati, esercitano la loro azione, sia direttamente, sia per mezzo dei pennacchi sferici di raccordo lungo tutto il perimetro degli archi di collegamento dei piloni posti all’ angolo dell’ ambiente quadrato.

Si ha quindi un concentramento di tale azione sui piloni d’angolo ed una spinta obliqua sugli arconi di raccordo.

Per l’ equilibrio del sistema è quindi necessario che non solo il piedritto resista alla spinta della cupola, trasmessagli dai pennacchi, e che sia convenientemente contraffortato, date le grandi dimensioni che esso può avere, ma che venga altresì neutralizzata la spinta obliqua sugli archi anzidetti. A questo viene provveduto con tutto il sistema delle volte di copertura degli ambienti secondari e dei relativi piedritti che con il loro peso proprio assicurano l’equilibrio del sistema (fig.43,44).

Tali concetti risulteranno più chiari esaminando il maggiore degli esempi citati: Santa Sofia di Costantinopoli (fig.45).

In essa l’azione della grande cupola centrale è riportata dagli archi di collegamento sui quattro piloni principali posti ai vertici dell’ambiente centrale, che assicurano l’equilibrio dei sistemi in virtù della loro resistenza passiva, opportunamente accentuata dalle muratura di piedritto e dell’azione delle volte degli ambienti angolari minori.

Le spinte oblique agli archi che collegano i quattro piloni sono neutralizzate in parte dai piloni stessi, sopraelevati fino al piano di imposta della cupola, ed in parte dalle due vuole emisferiche degli ambienti secondari e dal sistema delle volte minori e dei relativi piedritti,

Page 39: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

39

che per effetto del loro peso proprio assicurano l’equilibrio del sistema. E’ da notare a maggiore intelligenza delle considerazione che faremo appresso, che tali valvole secondarie che completano l’organismo statico costruttivo, agiscono per effetto del peso proprio e non esercitano alcune azione di controspinta di particolare rilievo, considerare le loro piccole dimensioni.

Page 40: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

40

Page 41: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

41

Nei confronti dei sistemi romani, risulta in questi organismi ugualmente seguito il concetto

delle resistenze passive delle masse di piedritto; vi si nota però più accentuato quello della concentrazione delle azioni della volta dell’ambiente principale su alcuni elementi del piedritto, che risultano dei semplici organismi di sostegno, e l’altro della azione di contraffortamento affidata alle volte e ai muri degli ambienti minori che costituiscono dei veri propri organismi di appoggio della copertura principale.

Page 42: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

42

È da notare in oltre che l’adozione della pianta quadrata e la forte discontinuità del piedritto, permettono di dare unità allo spazio centrale formato da più ambienti, fino a renderlo quasi un ambiente unico non interrotto da sostegni intermedi (Santa Sofia e San Front, San Marco).

Ciò rappresenta evidentemente un ulteriore progresso nella soluzione del problema della copertura a volta dei grandi ambienti, copertura che non viene realizzata con una sola grande volta, (che impone la problema difficoltà eliminati insuperabili) ma con una serie di volte di minore ampiezza, fuse tra loro, le quali richiedono minore mole delle strutture di piedritto esemplificano sostanzialmente la soluzione costruttiva del problema, anche se è necessario ricorrere nella disposizione degli elementi dell’organismo statico, a sistemi più complessi ed avveduti. E’ da notare infine che i muri perimetrali di questi sistemi non esercitano un ufficio statico principale.

Altra caratteristica di queste strutture la troviamo, in un gran numero di schemi, nell’apparente paradosso statico della cupola dell’ ambiente centrale poggiata su dei sostegni isolati (figg.43,44). Tale disposizione, ripresa e sviluppata dall’architettura dell’Oriente Europeo, alle sue più importanti espressioni nelle chiese cristiane ortodosse e nelle grandi moschee di Costantinopoli dei secoli XVI e XVII (Suleiman, Bajazid, Ahmed).

La disposizione di tal genere di strutture permette di concentrare l’azione di peso della cupola ai vertici dell’ambiente centrale, sui pilastri (o colonne) isolati, e quelle di spinta sulle coperture e sui muri degli ambienti minori e segnatamente di quelli posti in corrispondenza dei vertici del quadrato di base dell’anzidetto ambiente principale (fig.46).

Gli edifici del secondo gruppo a pianta circolare e poligonale coperti a cupola e circondati da sistemi di altri ambienti coperti a volta, non differiscono essenzialmente come organismo statico dai precedenti.

In essi la cupola dell’ambiente principale è sostenuta dalle strutture intermedie di piedritto, mentre il sistema delle volte e dei piedritti degli ambienti secondari, contrasta la cupola e ne contrafforta i piedritti che risultano, rispetto agli analoghi esempi dell’architettura romana, ridotti a più piccole dimensioni.

Sotto l’aspetto costruttivo è interessante notare negli organismi bizantini, l’adozione di due concetti che prevalgono nella struttura delle grandi volte: quello dell’alleggerimento della loro massa ottenuto con l’inclusione dei materiali leggeri, e quello di rendere minimo il carico sostenuto

dalle centine durante la costruzione delle volte stesse, accorgimento tanto più necessario in regioni dove il legname scarseggiava. Tutto ciò veniva ottenuto disponendo durante la costruzione i giunti degli elementi della volta, non radiali, bensì con un’inclinazione minore rispetto al piano orizzontale, in modo che i vari anelli della cupola potessero reggersi, durante la costruzione, almeno in parte per effetto della forza d’attrito (fig.47).

E’ pure seguito, sempre allo stesso scopo, il concetto della costruzione per archi meridiani che una volta serrati, potevano costituire quasi armatura di sostegno alle murature degli spicchi intermedi.

Notevole è infine il concetto della rialzatura delle volte a crociera effettuata anch’essa allo stesso fine (fig.48).

Page 43: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

43

Nell’architettura bizantina è evidente la continuità del pensiero architettonico di Roma antica, il ramo vigoroso che nasce dal trono romano. L’esame statico-costruttivo che abbiamo fatto ce la dimostra in pieno. E’ naturale perciò che anche in questa architettura si riscontrino gran parte dei caratteri estetici dell’architettura romana; è naturale che anche in essa, arte e tecnica risultino una cosa sola.

E’ ancora e soprattutto un’architettura spaziale che sorge con la pianta dell’edificio; è ancora lo scheletro costruttivo che determina le varie masse dell’edificio ed i loro rapporti.

L’organismo estetico progredisce; i contrafforti interni diventano esterni, le sale affiancate si fondono in un ambiente unico che in S.Sofia supera una luce di 60 metri.

L’architettura domina gli spazi e assume un più alto valore unitario. All’esterno dell’edificio è spesso trascurato e risalta solo con la sua mole maestosa forse troppo imponente e talvolta pesante, cui però da movimento la serie delle piccole cupole e delle volte che fanno corona a quella principale.

L’interno è invece curato al massimo con i rivestimenti più ricchi e fantasiosi di marmi policromi, di maioliche, di mosaici sfavillanti che rivestono tutte intere le pareti. E’ una decorazione esuberante, sontuosa, che ha carattere e vita propri, indipendente quasi dalle masse dell’edificio, che non è fusa in modo organico con la struttura.

Più tardi l’architetto vuole ingentilire anche l’esterno, alleggerire la mole talvolta schiacciata e pesante degli edifici. E allora impiccolisce le cupole, le solleva su alti tamburi, traforati di finestre e decorati da sottili colonne sostenenti arcate cieche.

Anche le pareti esterne vengono decorate da colonne e arcate, da ricorsi alternati di pietre di diverso colore, frastagliate da cortine di mattoni disposti in mille disegni geometrici.

E’ una decorazione in parte organica discendente dallo scheletro costruttivo, e in parte indipendente da questo, che conferisce ai mutamenti dell’architettura bizantina i caratteri noti.

Quello però che sopra ogni altra cosa sta a fondamento di quest’architettura, sono lo ripetiamo, le soluzioni costruttive che determinano i valori spaziali ed i rapporti estetici delle sue masse.

Page 44: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

44

Capitolo 4

EDIFICI LATINI

Affine ai precedenti è un altro gruppo di edifici italiani che da molti è senz’altro compreso tra le costruzioni dell’architettura bizantina, pur differendo da questa per alcuni concetti statico costruttivi importantissimi.

Tale gruppo è costituito dalle fabbriche ravennati del V e VI secolo, dal S.Lorenzo di Milano e da altre costruzioni lombarde già esaminate nel corso di architettura generale.

Esse rappresentano una nuova tappa del progresso costruttivo: l’organismo diviene più agile e più vario, si svincola dalle grandi masse murarie che appesantiscono i monumenti dell’architettura romana e bizantina, mentre comincia a delinearsi un’architettura nuova nelle proporzioni e nelle masse, nella veste decorativa.

Questi monumenti sono contemporanei o anteriori alle grandi costruzioni dell’architettura bizantina e pur avendone talvolta la veste decorativa, hanno proporzioni e scheletri costruttivi che differiscono da quelli che abbiamo esaminato, per i caratteri cui si è sopra accennato.

Uno dei più caratteristici, il S. Vitale di Ravenna (fig.50), che nella planimetria presenta

spiccate analogie con il S. Sergio e Bacco a Costantinopoli (fig. 41), anziché avere una cupola unica e massiccia, ha una doppia copertura; quella dell’ambiente costituita da una cupola

Page 45: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

45

murale e quella dell’edificio, a tetto ligneo, poggiata sul muro perimetrale dell’ambiente centrale, rialzato fino al disopra dell’imposta della cupola.

Il concetto statico di questa disposizione è evidente: la cupola murale, perdendo il carattere di elemento essenziale e di stabilità permanente, non ha altro ufficio che di sorreggere se stessa. Viene eliminato ogni sovraccarico accidentale, ed essa, non dovendo proteggere l’edificio, può ridursi ad una sezione e peso minimi.

Il peso del muro di perimetro, prolungato in altezza, e quello del tetto sovrastante, danno un ulteriore notevole contributo alla sua stabilità, aumentando la resistenza passiva del piedritto; nel caso particolare, l’inclusione dei vasi di terracotta disposti secondo i paralleli nella massa della cupola, ne alleggeriscono le azioni sul piedritto, portando un ulteriore incremento alla stabilità dell’organismo.

In conseguenza di tutto ciò, le masse murali risultano notevolmente ridotte e slanciate, fino a raggiungere proporzioni che possono considerarsi fra le minori di tutti i sistemi finora considerati.

L’equilibrio dell’organismo è ottenuto anche in questo caso per effetto della resistenza passiva sia dei pilastri di piedritto (sui quali però si concentrano in modo prevalente azioni di peso), sia degli ambienti secondari che completano e contraffortano l’ossatura dell’ambiente principale.

In esso è introdotto però il nuovo concetto dello sdoppiamento della copertura e dell’azione utile del tetto e della parte superiore del muro di recinzione dell’ambiente centrale, concetto che chiameremo delle resistenze attive, comune in tutto il gruppo degli edifici considerati.

La caratteristica più importante di questo gruppo di edifici (che chiameremo latini) dell’alleggerimento della cupola dell’ambiente centrale e della riduzione della sezione delle

relative strutture di piedritto e soprattutto quello importantissimo e nuovo della doppia copertura, lo distaccano in parte dagli organismi dell’architettura bizantina, per riallacciarlo alla tradizione costruttiva italiana che dall’antica Roma (in cui non mancano esempi di doppie strutture embrionali nei ninfei del Claudium, nella tribuna dello Stadio Palatino, in una sala della Villa Adriana ed in un padiglione della Villa Neroniana a Subiaco) sboccherà negli esempi completi e grandiosi delle cupole doppie del Rinascimento.

Un esempio forse ancora più importante del S.Vitale è rappresentato dal S.Lorenzo di Milano (del V secolo se non del IV), anteriore quindi al S.Vitale stesso e antesignano della produzione giustinianea. La varietà della sua composizione planimetrica che dall’impronta a tutto il monumento, il deambulatorio mistilineo, la grande cupola contraffortata da questo e dalle esedre ed infine le quattro torri poste agli angoli quasi a fermare ed inchiodare le spinte verso l’esterno, le sezioni resistenti dei muri ridotte al minimo, rappresentano una tale bellezza e agilità di soluzione, da farne uno dei capisaldi ella storia dell’architettura.

In tutto è una sintesi, una concezione più affinata e nuova di un’architettura costruttiva, scenografica e spaziale, che da Minerva Medica a S.Vitale, a S.Sergio e Bacco di Costantinopoli, al battesimo degli Ariani, raggiunge in questo monumento la sua più completa espressione.

Page 46: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

46

Capitolo 5

ORGANISMI BASILICALI A VOLTA

Questi organismi ci presentano una struttura resistente caratteristica che il risolve il non facile problema di coprire a volta edifici a pianta basilicale i cui modesti sostegni intermedi risultano nello schema generale già esaminato, assolutamente inadatti a resistere a qualsiasi azione di spinta.

La soluzione di tale problema, alla quale si giunge attraverso secoli di lenta evoluzione e di tentativi, trova la sua espressione più completa nelle cattedrali romaniche e gotiche.

Già nell’antica Roma non mancano esempi di edifici a pianta basilicale coperti a volta: il Tempio di Diana a Nimes, la basilica sotterranea di Porta Maggiore a Roma e altri monumenti noti, stanno a dimostrarlo.

Si tratta però di schemi staticamente diversi ed incompleti, ma che tuttavia possono dimostrare assieme ad altri edifici della civiltà Romana, cui accenneremo, come probabilmente l’organismo gotico abbia avuto in essi le sue lontano propaggini.

Omettiamo la descrizione della cattedrale romanica e della gotica, già note nei loro molteplici esempi.

Dall’esame della fig. 53 nella quale è fatta a scopo dimostrativo una verifica di stabilità, secondo una sensazione trasversale dell’organismo di una cattedrale gotica, possiamo notare:

1) Che lo scheletro costruttivo può anzitutto considerarsi formato da un insieme di

strutture principali resistenti, disposte in senso trasversale all’edificio, composte dalle volte, dal piliere, dall’arco rampante e dal contrafforte, sulle quali si concentrano le azioni delle volte a crociera che coprono le navate centrali e laterali.

2) Che la spinta della volta della navata centrale si compone con la reazione dell’arco rampante (controspinta) e con il peso del muro divisorio della navate, avvicinandosi alla verticale (risultate R2).

3) Che tale risultante, componendosi ancora con l’azione della volta della navata laterale, e successivamente col peso del piliere, da una risultante R3 ancora più vicina alla verticale e, naturalmente, contenuta nel nocciolo centrale della sezione d’appoggio. In tal modo il piliere può considerarsi come sollecitato quasi unicamente da azioni di peso, non diversamente da quanto si verifica in un ordinario organismo basilicale.

4) L’azione dell’arco rampante sul contrafforte, si compone con il peso di questo e del pinnacolo e successivamente con l’azione di spinta della volta della navata laterale. La risultante di queste azioni rimane entro il nocciolo centrale delle varie sezioni del contrafforte, il quale, non più interno dell’ambiente, assicura l’equilibrio del sistema per effetto del proprio peso.

Riepilogando, in questo organismo possiamo distinguere tre elementi principali: - il piliere, che è assoggettato interamente ad azione di peso e che ha quindi essenzialmente

una funzione di sostegno; - l’arco rampante, che riporta la spinta della volta della navata centrale sul contrafforte,

ossia verso il perimetro dell’edificio (organo di trasmissione), ed infine - il contrafforte, al quale viene in definitiva ad appoggiarsi tutto il sistema, e che con la sua

resistenza passiva neutralizza le spinte delle volte delle navate centrali e laterali (organo di appoggio).

Il piliere, eliminata in esso ogni azione di spinta assume dimensioni paragonabili a quelle colonne degli ordinari sistemi basilicali e l’interno della cattedrale non più ingombrato da grandi masse murali, come nei sistemi pseudo basilicali romani (Massenzio), viene quasi ad

Page 47: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

47

assumere l’aspetto di un ambiente unico, nel quale non è più impedita la visuale dell’altare maggiore.

Il contrafforte invece di risultare all’interno, viene portato esternamente con ulteriore vantaggio per l’unità architettonica dell’ambiente interno.

Nell’organismo della cattedrale gotica, risulta chiara l’applicazione di molti dei concetti che

hanno informato le costruzioni a volta dei periodi precedenti e si può dire in modo assai generico, che sommi in sé molte delle conoscenze statiche e delle esperienze fino allora acquisite nel campo delle costruzioni a volta, portate però in queste applicazioni ad un alto grado di perfezione ed attuate con grande ardimento e perizia.

Page 48: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

48

Tra le principali possiamo notare infatti: a) Concetto delle strutture resistenti trasversali e della concentrazione su di esse delle

azioni delle volte, mediante un‘opportuna disposizione di queste strutture e delle volte medesime (Basilica di Massenzio,Scala dei Mercati Traianei, ecc.).

b) Concetto dell’alleggerimento e diminuzione della spinta delle volte attuato con lo sdoppiamento della copertura, nelle volte che coprono l’ambiente e nel tetto che protegge l’edificio (sistemi latini).

c) Concetto dello sdoppiamento delle strutture di piedritto, in una destinata a resistere alle azioni di peso e l’altra a quelle di spinta (Basilica del Palazzo di Domiziano).

Concetti nuovi, per quanto non in un senso assoluto, sono quelli dell’azione dell’arco

rampante e della localizzazione delle spinte ottenuta per mezzo della speciale conformazione delle volte a crociera, fortemente rialzate e costituite dalle nervature e dai pannelli che su queste si appoggiano.

Tali nervature si possono considerare quindi come uno scheletro costruttivo che costituisce l’ossatura portante delle volte; i pannelli invece semplicemente appoggiati ad esse, non hanno ufficio statico principale e costituiscono quasi la parte sostenuta.

In conseguenza di ciò, le prime, assumendo il carico dei pannelli, lo riportano in punti ben determinati (pilieri) nei quali vengono in tal modo a concentrarsi le azioni di più crociere contigue, dando luogo così, alle caratteristiche strutture trasversali resistenti.

Altro contributo importante alla realizzazione dell’organismo statico è dato dall’impiego dell’arco acuto il quale da sul piedritto, rispetto all’arco circolare, un’azione di spinta meno inclinata rispetto alla verticale e quindi porta all’adozione di una minore sezione resistente del piedritto.

Abbiamo detto che questi elementi non risultano assolutamente nuovi nella storia dell’architettura, almeno sotto l’aspetto costruttivo; infatti le nervature le abbiamo viste applicate nelle costruzioni romane, sia pure con diverso (od a noi non chiaro) criterio; l’arco acuto, che era stato già largamente impiegato, specie nelle architetture orientali, l’arco rampante impiegato come organo di trasmissione di spinte, ci è noto in alcuni esempi dell’architettura romana (Basilica di Massenzio, Terme Diocleziane, Via Nova sul Palatino, Sala dei Mercati Traianei, ecc.) nella Chiesa di S.Lorenzo di Milano ed in quella di S.S.Sergio e Bacco a Costantinopoli. Esso però interviene nell’organismo gotico come elemento nuovo e ci rappresenta la perfetta applicazione del nuovo principio statico delle resistenze attive e delle controspinte.

L’applicazione di tutti questi concetti nell’organismo gotico è fatta con netta percezione dei problemi statici e con grande perizia; la soluzione dell’ossatura costruttiva è perfetta ed è portata al massimo grado di rendimento (ardimento), con lo slancio in altezza, con la concentrazione delle azioni e degli elementi resistenti in pochi punti prestabiliti (nervature, piliere, contrafforte), con il massimo sfruttamento della resistenza dei materiali.

I muri di perimetro, non più essenziali per la stabilità dello scheletro, sono traforati da ampie aperture e da fragili e frastagliati elementi decorativi.

Una tale ossatura costruttiva ci mostra un innegabile progresso che giunge quasi ad un virtuosismo tecnico nella grande economia delle masse murali resistenti e di un’eccessiva sottigliezza delle strutture di piedritto che è forse la maggiore, fra tutte quelle dei sistemi a volta.

Voler esaminare i problemi estetici dell’architettura romanico-gotica dal punto di vista costruttivo e statico, non è un’impresa che si possa compiere in questa sede.

Tuttavia, sia pure alla scarsa luce delle nostre cognizioni non è difficile seguire, prima nel periodo romanico e poi nel gotico, l’evoluzione dell’organismo statico cui si connette la decorazione e l’espressione architettonica dei monumenti.

Page 49: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

49

Teniamo ancora presente la chiesa, quale il più importante edificio su cui si concentra maggiormente e intensamente lo studio e la cura degli uomini in queste due grandi epoche architettoniche.

Vediamo che la chiesa romanica coperta a volta, riprendendo lo schema e la concezione delle grandi sale termali romane, attraverso lo sviluppo della volta a crociera che si perfeziona e si alleggerisce con la rialzatura ed i costoloni si avvia a mano a mano alla soluzione perfetta del problema statico ad essa inerente, soluzione sulla quale si impernia per secoli l’attività architettonica.

Quando è ancora incerta, le proporzioni dell’edificio rimangono tozze, vi permane il senso delle masse di esuberante stabilità dell’architettura romana, ma in modo ibrido, disorganico, perché lo scheletro costruttivo non è più quello romano, ma non è ancora un altro.

Manca lo slancio, la padronanza dei mezzi tecnici, la sicurezza dell’architetto. Quest’incertezza, questa mancanza di deciso dominio dello spazio e dei mezzi, si risente nelle proporzioni delle diverse parti, nell’espressione esterna. Spesso la facciata non è che un muro chiuso e liscio, nel quale spicca però l’unico elemento della decorazione, il portale: una gemma incastonata nel monumento che non ha relazione alcuna con il suo organismo.

Successivamente, è il forte movimento che distingue l’edificio. Quando l’organismo, non si può sviluppare in pieno, l’edificio si arricchisce di torri che rinserrano la facciata, del tiburio o della timida cupola all’incrocio delle navate.

Esso acquista una grande leggiadria pittorica e scenografica il cui effetto è ancora ricavato dall’organismo murale che si distingue per il forte movimento delle masse.

A mano a mano che la pesante mole delle pareti e dei pilastri si alleggerisce, grazie al progredire del problema tecnico, a mano a mano che l’interno diviene più ampio e luminoso, quando cioè l’architettura gotica acquista la completa padronanza della statica, l’aspetto esteriore rispecchia questa sicurezza, l’edificio si innalza e si snellisce, perché lo scheletro gli conferisce queste proporzioni ardite e slanciate.

Quanto più la padronanza tecnica è assoluta, tanto più le masse murarie si assottigliano e si lanciano verso il cielo e si fanno ardite, tanto più la decorazione, perduta la primitiva timidezza che la faceva rifugiare nell’elemento dettaglio, segue ed invade le parti strutturali.

La chiesa gotica mostra nei fianchi, sinceramente, lo scheletro della costruzione: i robusti contrafforti, che la decorazione tenta di alleggerire e snellire con le guglie ed i pinnacoli; la serie scenografica degli archi rampanti con i loro merletti di marmo; la trifore, le arcate, le grandi finestre, che alternandosi ai contrafforti, dicono con le loro ampie vetrate e la fragile decorazione marmorea, che il muro di recinzione dell’edificio non ha più una funzione statica.

Accanto a questa sincerità e organica espressione degli elementi strutturali, ingentiliti da una decorazione fantasiosa e complicata, sta la facciata della chiesa, nella quale si concentra e si raccoglie tutta l’ornamentazione di cui sono capaci l’architetto e lo scultore.

Con la sua folla di statue, di fogliame, di guglie, di pinnacoli, di merletti, riempie ed anima tutta la superficie morta, trasforma la facciata nella superba pagina di un libro che narra ai fedeli le storie dell’antico e nuovo testamento, di una folla di santi e di beati.

Quando il problema statico arriva al virtuosismo, la struttura perde la sua chiarezza d’espressione e la sua organicità. La decorazione, simile all’edera parassita, nasconde e sopporta il tronco robusto che la sopporta.

Si tenta ancora con spericolato ardimento un gioco d’equilibrio sempre più complesso, si ricorre ai più sottili accorgimenti, ma l’edificio diventa fragile e rimane in piedi solo in virtù di una continua e costosa manutenzione. L’architettura gotica ha detto la sua ultima parola. E’ la fase d’involuzione e decadenza perché la statica, in quel determinato problema ha conseguito il risultato perfetto e oltre quello non è possibile andare.

E l’uomo cerca allora altre strade e altre forme: e sarà ancora una volta la nostra gente che per prima prenderà le mosse per le nuove conquiste e per i nuovi temi della Rinascenza.

Page 50: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

50

Page 51: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

51

Capitolo 6

ORGANISMI CENTRALI A CUPOLA

I battisteri latini Questo gruppo di edifici, a pianta circolare o poligonale (ad un unico ambiente o con

ambiente centrale e navata collaterale concentrica, coperti a cupola, per quanto appartenenti a varie epoche ed a varie regioni), si ricollega agli esempi dell’architettura romana e precisamente a quei gruppi di organismi, dei quali abbiamo considerato come esponenti maggiori il Pantheon ed il Mausoleo di S.Costanza.

Questo gruppo pur non discostandosi dal concetto delle resistenze passive, presenta però rispetto alla struttura romana, delle caratteristiche evidenti di maggiore perizia costruttiva e di notevole riduzione delle sezioni resistenti, così che ogni organismo risulta alleggerito e svuotato di tutto il materiale inutile agli effetti della stabilità, staticamente più perfezionato.

Un primo sottogruppo di questi organismi, che almeno nella forma planimetrica si ricollega al Pantheon, possiamo considerarlo costituito dagli edifici bizantini del tipo di San Giorgio a Salonico, del cosiddetto Tempio di Giove a Spalato, di Lara e Dur Seta in Siria, di alcuni edifici dell’architettura musulmana del tipo della tomba di Chak Kouda-Bende, ed infine dei battisteri che chiameremo Latini da quello di Neone a Ravenna al S.Gereone di Colonia e dei quali il S.Giovanni di Firenze e quelli di Parma e Cremona rappresentano gli esempi maggiori e più caratteristici.

Il secondo gruppo che si riconnette al tipo di edifici rappresentato dal Mausoleo di S.Costanza in Roma, può considerarsi composto del S.Maria Maggiore di Nocera dei Pagani, di alcuni organismi orientali, come le chiese di Derbè e di Hieropolis, del Battistero di S.Giovanni in Laterano, di S.Paolino a Nola, dell’antica Cattedrale di Brescia, della chiesa di S.Tommaso in Limine presso Bergamo, del S. Benigno a Digione, del Battistero di Pisa, ecc.

Anche questo sottogruppo, per quanto composto di edifici situati in paesi diversi ed appartenenti ad età differenti, presenta, come vedremo, grande analogia dei concetti statici che hanno informato la costruzione dei singoli monumenti.

Per quanto si riferisce al primo sottogruppo, risulta evidente dal semplice esame delle figure citate l’affinità degli esempi più antichi con il Pantheon e l’accentuata riduzione delle strutture di piedritto e di copertura.

Caratteristiche molto più importanti ci mostrano gli esempi successivi e particolarmente i battisteri latini, nei quali si accentua il concetto dello sdoppiamento delle strutture sia di piedritto che di copertura, iniziatosi negli organismi latini e forse, ancora prima, negli accennati esempi dell’Impero Romano che già ci pongono di fronte al problema della cupola doppia che troverà nel Rinascimento con Brunelleschi e Michelangelo la sua perfetta e grandiosa espressione.

Tra i battisteri suddetti, ha grande importanza il S.Giovanni di Firenze il cui esame ci verrà a chiarire alcuni concetti informativi che hanno presieduto alla costruzione di questo gruppo di edifici.

Le strutture di piedritto del S.Giovanni, sono costituite, come risulta schematicamente dalla fig.56, dal muro di recinzione di notevole spessore, e completamente separata da questo, da un’altra struttura discontinua (composta di due colonne e di due piedritti per ogni lato) che ai vertici dell’ottagono si collega col muro di recinzione, formando i robusti pilastri angolari.

Si ha così una struttura doppia dei piedritti, non dissimile da quella esaminata in alcuni edifici dell’architettura Romana, e la pianta viene quasi ad avere una forma basilicale, composta dalla navata centrale e da una stretta navata periferica interrotta dai pilastri d’angolo.

Page 52: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

52

La copertura dell’edificio è anch’essa in parte doppia, composta cioè nel primo terzo della luce, da una cupola murale interna a profilo rialzato, e di un tetto a falde piane in lastre di pietra, poggiato sulla cupola e sul rialzamento del muro di perimetro.

Le due strutture di copertura sono fra loro collegate in ogni lato dell’ottagono, da quattro diaframmi murali disposti in senso normale a tale lato e poggiati direttamente sulla volta (fig.57).

Tali diaframmi AA che vengono ad avere un profilo triangolare mistilineo, sono fra loro collegati da piccole volte a botte ad esse obliquo BB sulle quali poggiano le lastre di pietra del tetto.

Per gli altri due terzi, la cupola risulta piena e si fonde col tetto in un elemento unico di copertura.

I diaframmi suddetti, nei quali alcuni studiosi hanno voluto riconoscere delle nervature e considerare quindi tutta la costruzione basata su di un concetto statico-costruttivo analogo agli organismi gotici, mancano invece lungo gli spigoli della volta in corrispondenza dei pilastri d’angolo dove le strutture di piedritto hanno la massima sezione resistente.

E’ da escludere perciò tale ipotesi che presupporrebbe una concentrazione delle azioni sui detti pilastri d’angolo e quindi la presenza di veri e propri costoloni negli spigoli della volta.

E’ chiaro invece in essa il concetto latino di un incompleto sdoppiamento ed alleggerimento della copertura, dello svuotamento del piedritto di tutto il materiale esuberante ed inutile, dell’equilibrio della struttura basato essenzialmente sul principio delle resistenze passive.

I diaframmi disposti in ogni lato dell’ottagono a collegamento del tetto e della volta, nel primo terzo a partire dall’imposta, non hanno altro scopo che di costituire un rinfianco discontinuo e leggero della volta medesima, e di garantirne la stabilità.

Potremo quindi concludere che l’equilibrio della cupola è affidato alla doppia struttura del piedritto nella quale, quella discontinua interna, costituita dalle colonne e dai pilastri angolari, ha forse l’ufficio di sostenere direttamente il peso della copertura, e quella esterna (muro di recinzione) di notevole spessore, ha la funzione d’appoggio, ossia di neutralizzare col proprio peso e con quello della parte di detto muro che si eleva al disopra dell’imposta della volta, le azioni di spinta della volta stessa.

Negli edifici del secondo sottogruppo, costituiti da un ambiente centrale e da una navata periferica (trascurando particolarità proprie a ciascuno di essi), il concetto statico-costruttivo sul quale si basa il loro equilibrio, non è sostanzialmente diverso da quello dianzi accennato; dello sdoppiamento cioè delle strutture di piedritto in una discontinua interna di separazione nelle navate, sollecitata essenzialmente da azioni di peso ed avente perciò ufficio di sostegno della volta dell’ambiente centrale, ed in una struttura periferica alla quale è affidata la funzione di sostegno e più ancora d’appoggio delle volte di cui neutralizza le spinte in virtù della propria massa resistente. Sono collegate ed irrigidite da strutture radicali.

Page 53: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

53

A questo concetto principale si associa l’altro dello sdoppiamento delle coperture dell’edificio (volta a copertura dell’ambiente resa sottile e leggera, e tetto che con le sue azioni di peso concorre alla stabilità del sistema) e del peso utile alla stabilità oltre che di una parte del tetto, della sopraelevazione del muro perimetrale a sostegno di esso.

Page 54: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

54

Capitolo 7

LE CUPOLE DOPPIE DEL RINASCIMENTO

Negli edifici finora esaminati abbiamo visto come in Italia derivi dal vecchio ceppo romano, continui e permanga la tradizione delle costruzioni a cupola anche attraverso il Medio-Evo.

Quando nell’Europa Centrale si sviluppano e affermano altre forme ed altri organismi architettonici, ai quali però era tutt’altro che estranea la nostra esperienza millenaria delle costruzioni a volta, in Italia rimane l’amore e lo studio della cupola.

Questo elemento rappresenta il fastigio più sontuoso che un edificio possa avere, l’espressione di grandezza, del dominio dello spazio che viene racchiuso entro masse costruttive, che seguono una linea armoniosa, solenne, ardita.

E così vediamo sorgere dopo il periodo romano, in una lunga esperienza costruttiva, gli edifici ravennati e lombardi, le cupole delle cattedrali di Pisa, di Siena, di Ancona, di Bari e di Palermo, quelle dei battisteri di Frejus, di Ventimiglia, di Novara, di Agliate, di Oggiano, di Arsalo, fino a quelli di Firenze e di Pisa, di Cremona e di Parma.

Il permanere di questa tradizione e la lunga pratica costruttiva che rivela caratteri spiccatamente nostri di economia, di logica e di senso statico nel proporzionamento delle strutture, ci porta all’attuazione di organismi sempre più perfetti e a derivazioni logiche delle quali la più importante è quella della grande serie delle cupole doppie che dalla prima metà del ‘400 e per circa tre secoli successivi, sorsero in Italia e si diffusero all’estero.

Page 55: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

55

Ed è proprio nel periodo del Rinascimento in cui nell’architettura predomina il senso dell’astrazione estetica, la tendenza dell’arte per l’arte, la ricerca delle proporzioni perfette, dell’armonia musicale dei rapporti, della linea dei particolari;è proprio in questo periodo che la tecnica esprime i due massimi esempi di cupole murarie; è proprio il tema statico-costruttivo della cupola, l’unico e solo problema tecnico che rimane presente negli architetti.

Della lunga serie di cupole che si diffonde in Italia prima ed in tutto il mondo poi, ci limiteremo ad esaminare, come abbiamo fatto per altri gruppi di organismi, gli esempi più grandi e più significativi: la Cupola di S.Maria del Fiore a Firenze e quella di S.Pietro a Roma.

La prima, troppo nota come l’altra per doverla descrivere, è costruttivamente formata per un primo tratto da una parte massiccia dell’altezza di circa tre metri; dopo questo tratto, la cupola si sdoppia in due calotte a profilo rialzato tra le quali resta compreso uno spazio da 1,23 m alla base ed a 1,60 m in corrispondenza dell’anello di chiave.

La calotta esterna è a spessore costante relativamente esiguo; quella interna ha invece uno spessore notevole.

Le due calotte sono collegate fra loro da grandi costoloni principali in corrispondenza dei vertici dell’ottagono di base e da due costole intermedie per ciascuno dei lati dell’ottagono stesso (fig.61 e seguenti).

Page 56: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

56

Page 57: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

57

E’ da notare però che questi costoloni non sono come nelle volte gotiche, indipendenti dai pannelli, ma sono invece un tutto unico intimamente collegato con i pannelli medesimi, dei quali rappresentano non delle strutture portanti come i costoloni gotici, ma dei semplici ringrossi dello spessore della cupola.

Inoltre sono disposti nel senso dei paralleli della cupola, ed a varie altezze, delle cerchiature di grossi macigni uniti con spranghe in ferro ed un incatenamento in legname con lo scopo di eliminare o ridurre la spinta della cupola stessa.

Nella costruzione di questa cupola sono messi a partito, come vedremo, non solo i principi della costruzione latina, ma anche in parte quelli della costruzione ogivale, segnando un ulteriore progresso delle costruzioni a cupola murale.

I concetti sui quali si è basato il Brunelleschi nella costruzione della cupola, sono: - portare sul tamburo e sui piloni già costruiti, la minima azione di spinta, - avere un peso limitato su tali strutture, - poter costruire la cupola senza l’impiego di centine ed armature di sostegno, la cui

esecuzione rappresentava allora un problema preoccupante. Per questo egli adottò il profilo a sesto acuto

della cupola, in modo da rendere minima la spinta sulle strutture di piedritto ed evitare l’impiego di centine; mantenere il concetto dello sdoppiamento e dell’alleggerimento della cupola lungo i lati dell’ottagono di base, lasciandoli pieni soltanto in corrispondenza dei costoloni, dette ai costoloni d’angolo un maggiore spessore in modo da costituire con essi, quasi un sistema di strutture radiali con sezioni resistenti massime; migliorò la stabilità della cupola con le cerchiature di macigno e di legname, intese, specie le prime, a ridurre in modo efficace l’azione di spinta della cupola sul piedritto.

La stabilità della cupola è ottenuta grazie al notevole spessore che essa ha in corrispondenza dei costoloni, ai quali è affidato evidentemente un ufficio statico principale; l’azione di spinta è in parte assorbita dagli incatenamenti ed in parte dalle strutture di piedritto, contraffortate in modo più o meno efficace da quelle navate, dell’abside e del transetto.

Sono ben note le vicende relative alla costruzione della cupola e le difficoltà che Brunelleschi dovette superare avendo trovato già costruite le murature di piedritto e la planimetria di S.Maria del Fiore.

E’ difficile indagare le complesse ragioni della doppia struttura, oltre quello che abbiamo tentato di fare. Forse motivo non ultimo è quello essenzialmente architettonico che tenta di risolvere il difficile problema di ottenere all’esterno un profilo slanciato e all’interno delle linee raccolte. E’ lo stesso motivo che spinse gli architetti del S.Marco di Venezia a costruire le cupole murarie interne relativamente in basso, così da dare agli spazi interni delle proporzioni

Page 58: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

58

armoniche e di seguire all’esterno le false cupole lignee, in modo da completare il profilo del monumento e da conferire ad esso quello slancio e quell’eleganza che altrimenti sarebbe venuta a mancare, pregiudicandone in modo gravissimo l’aspetto esteriore.

Il Brunelleschi prosegue la sua opera con le cupole della Cappella dei Pazzi e di S.Spirito a Firenze. Seguono in Italia la Chiesa di Loreto, di S.Maria delle Grazie a Milano, S.Maria di Loreto a Roma, la Consolazione di Todi, e poi ancora i noti esempi di Verona, di Parma, di Macerata, Genova, nei quali si afferma il caratteristico edificio a pianta centrale, coronato dalla cupola sferica.

E’ una continuazione di ricerche e di esperimenti nei quali si sta plasmando la conformazione ritmica degli spazi, la perfezione dello scheletro costruttivo, la perfetta rispondenza fra la struttura e l’oggetto architettonico.

Si giunge così al secondo grandioso esempio: La cupola di S. Pietro in Roma

Anche questa è formata da due calotte

tra cui sono inseriti 16 costoloni ai quali corrispondono nella zona del tamburo i robusti contrafforti decorati dalle caratteristiche colonne binate.

La cupola ed il tamburo riportano la loro azione per mezzo di pennacchi sferici di raccordo su quattro grandi pilastri che costituiscono le principali strutture del piedritto (fig.63 e seguenti).

Il profilo della calotta esterna è ad arco rialzato; un po’ meno lo è quello della calotta interna; le due calotte si congiungono verso il terzo inferiore mentre lo spazio fra esse va aumentando verso l’alto fino a raggiungere un’altezza di 5 m sotto la lanterna; la cupola ha inoltre tre cerchiature di ferro disposte come nella figura che però non si sono dimostrate assolutamente necessarie al suo equilibrio, tanto vero che nel 1741 in occasione di verifiche

Page 59: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

59

effettuate in seguito a dubbi sorti sulla stabilità della cupola, tali cerchiature di ferro furono trovate spezzate, segno evidente che la cupola stessa aveva conservato il suo equilibrio, anche in mancanza dell’azione di dette cerchiature.

Una verifica di stabilità riportata nella fig.65 dimostra le buone condizioni statiche della cupola e più che altro i concetti informatori della costruzione; in corrispondenza dei costoloni le condizioni di stabilità risultano evidentemente ancora migliori.

Il concetto su cui si basa la conformazione e la disposizione delle strutture resistenti non è

molto dissimile da quello esaminato in S. Maria del Fiore. Per queste cupole possiamo quindi concludere: 1) Che in esse è evidente il concetto delle strutture resistenti radiali (costoloni) ai quali è

affidato un ufficio statico preponderante, a differenza di quanto è praticato negli organismi romani e bizantini nei quali l’azione della cupola è ripartita uniformemente lungo tutto il perimetro della sezione orizzontale all’imposta.

2) Il concetto dello sdoppiamento e dello svuotamento della massa murale della cupola, non diverso da quello attuato nei sistemi battisteriali latini; si potrebbe dire grossolanamente che queste cupole corrispondano a quella del San Giovanni di Firenze, alla quale sia stata sostituita alla linea esterna formata dal tamburo e dal tetto, quella curvilinea della calotta esterna.

3) Che la linea delle successive risultanti tende a divenire quasi verticale il che dimostra l’opportunità del profilo rialzato, specie della calotta esterna, la quale trasmette azioni più di peso che di spinta.

Page 60: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

60

4) Le strutture di piedritto assicurano l’equilibrio del sistema in virtù della loro resistenza passiva, contraffortate più o meno efficacemente dai muri e dalle volte delle navate, del transetto e del coro.

In S.Pietro però non vediamo soltanto l’arida soluzione di un grande problema statico,

vediamo il simbolo della cristianità, l’affermazione definitiva di potenza e di bellezza, la maggiore e più possente opera muraria costruita fino ad oggi.

E’ la più perfetta che abbia prodotto l’architettura a volta, il capolavoro in cui sono fuse tutte le forme di bellezza: la verità, per mezzo della quale la funzione costruttiva appare alla nostra intuizione; la grandezza contenuta in una forma di nobiltà maestosa, l’armonia astratta della linea e delle proporzioni; l’espressione solenne ed austera; la suggestione dei ricordi ed il colore che sembra fondersi con la tinta del cielo.

La cupola nella sua forma, e intendiamo per questa tutto l’organismo statico della chiesa a pianta centrale o longitudinale sormontata dalla vistosa copertura, si diffonde presto in Roma con le opere di Pietro Da Cortona, del Ponzio, del Reinaldi, del Rosati, di Giacomo del Duca.

Da Roma, in tutto il mondo si irradia il nuovo scheletro costruttivo, completo nella soluzione architettonica e per oltre due secoli domina incontrastato dovunque si voglia dare a un edificio una impronta di grandiosità monumentale. E non è soltanto il tema della chiesa che si giova di esso, ma gli edifici civili di ogni genere, i Campidogli delle città d’America. E in tutte le grandi città, a Vienna, a Praga, Varsavia, Cracovia, nell’ Europa nord orientale sovrasta la cupola , che si afferma negli esempi maggiori di Parigi (Val De Grecie, Sorbona, Invalidi, ecc.), di Londra (San Paolo), di Walbrook (Santo Stefano), che di San Pietro sono le più note derivazioni.

Nel San Paolo di Londra (fig.68) ad esempio , riscontriamo una delle più complesse strutture, nella quale la cupola muraria, rimasta a limitare l’altezza dell’ambiente, perde ogni sua funzione costruttiva. Dall’ esame di essa notiamo che il tamburo della cupola è in ritiro

Page 61: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

61

rispetto al piedritto e che la sua parete interna è a strapiombo per controbilanciare la spinta della cupola verso l’esterno con il peso di essa verso l’interno.

Con questo espediente risultano diminuiti gli spessori delle strutture di piedritti e del tamburo medesimo. Su questo ultimo è impostata la cupola a copertura dell’ambiente ed una seconda cupola murale conica che ha lo scopo di sostenere la lanterna in pietra da taglio. Tale volta conica è rinforzata verso l’imposta da trentadue speroni diretti all’esterno e sui quali poggia il tetto ligneo a forma di cupola il quale non esercita sul piedritto azioni di spinta e trasmette ad esso un peso inferiore a quello che si sarebbe avuto nel caso di una calotta esterna in muratura.

Tutto lo schema è per quanto ardito artificioso e complicato, tanto che non sono mancati i dissesti e lesioni. La disposizione delle strutture di piedritto risulta chiara dalle illustrazioni e la sua funzione è evidente dopo quanto si è detto.

La cupola del Pantheon di Parigi ha uno schema che presenta molte analogie col precedente.

Anche in essa il tamburo è in ritiro rispetto al perimetro interno, determinato dai pennacchi, ed ha all’esterno un robusto sistema di contraffortamento, costituito da un alto ordine di colonne. Sul tamburo si elevano tre cupole: una molto leggera che costituisce la linea esterna, una intermedia che sostiene la lanterna ed infine quella interna a copertura dell’ambiente che altrimenti sarebbe stato di altezza eccessiva (fig.66). In questi edifici possiamo notare come l’organica concezione della cupola murale dei primi esempi dell’ architettura romana, sempre più complicatasi, si perde in un virtuosismo che segna quasi il tramonto di una tradizione costruttiva che ci ha dato i più grandi monumenti della architettura.

Elenco delle principali cupole murarie Edificio Località Epoca Corda Freccia 1 Pantheon Roma Adriano 43,40 21,70 2 S.Sofia Costantinopoli 535 21,50 15,80 3 S.Maria del Fiore Firenze 1450 42,00 4 Moschea Costantinopoli 1522 20,00 5 S.Pietro Roma 1506/1626 41,20 6 Moschea di Selim Costantinopoli 1522 25,00 7 Moschea di Solimano I Il Magnifico Costantinopoli 1550/1557 26,50 8 S.Paolo Londra 1690 33,00

Page 62: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

62

Capitolo 8

ORGANISMI A STRUTTURA ELASTICA INDIPENDENTI

Come per i precedenti organismi architravati e per quelli a coperture spingenti, abbiamo considerato l’organismo costruttivo elementare (architrave, volta ed arco), così anche per questi dovremmo iniziare il nostro esame degli organismi elementari che li caratterizzano, e cioè:

1° Sistema con pidrtitti ed architrave elastico solidali, nel quale cioè l’ architrave è rigidamente collegato od incastrato a piedritti (telaio). 2° Sistema ad arco. 3° Sistema ad triangolo articolato indeformabile . 4° Sistema a volta ed a cupola. Nello svolgere le nostre considerazioni supporremo la completa conoscenza di tutto quanto

riguarda lo studio delle condizioni di equilibrio di questi sistemi elementari e dei sistemi composti a cui danno luogo, avvertendo che chiameremo impropriamente elastiche le strutture capaci di resistere a sollecitazioni anche rilevanti, di trazione , di flessione , taglio e di torsione (proprietà caratteristiche delle strutture in legno, ferro e cemento armato) per distinguerle da quelle in muratura ordinaria che abbiamo fino ad ora considerato, le quali non offrono se non una resistenza minima a tali sollecitazioni.

Gli organismi complessi a cui da luogo l’applicazione e la combinazione di questi sistemi elementari, si differenziano nettamente dagli organismi murali già esaminati.

Mentre nella maggior parte di questi ultimi è insito il concetto della continuità delle strutture resistenti, si ha invece nei primi un vero e proprio scheletro composto da elementi discontinui al quale è affidata principalmente la stabilità dell’organismo architettonico che risulta perciò composto da questo scheletro portante e da elementi che sono da questo sostenuti (strutture di completamento) e che servono semplicemente di chiusura delle maglie dello scheletro ed a delimitare gli ambienti.

In certi casi questi pannelli di riempimento possono esercitare un ufficio statico di irrigidimento dello scheletro, ufficio però del tutto secondario e sul quale non sempre può farsi affidamento nel calcolo.

Altra proprietà importante che distingue questi sistemi da quelli in muratura ordinaria e quello della continuità statica dei diversi elementi di cui sono formati, o meglio dell’ intimo collegamento degli elementi stessi che conferisce ai sistemi delle caratteristiche ad un comportamento statico diverso dai sistemi murali.

Infatti un’azione che si eserciti in un elemento qualsiasi provoca in conseguenza della solidarietà dei vincoli, reazioni in altri o in tutti gli elementi del sistema, i quali concorrono perciò alla resistenza ed a mantenere l’equilibrio del sistema stesso.

Altra caratteristica infine è quella di essere costituiti, come si è detto, da materiale che abbiamo chiamato impropriamente elastico; i singoli elementi possono perciò sopportare sollecitazione di trazione, flessione, taglio e torsione, alle quali la muratura ordinaria teoricamente non oppone resistenza. Di conseguenza, negli elementi di questi sistemi, non è più necessaria tra le condizioni di equilibrio, quella che richiede che la risultante relativa ad una sezione sia contenuta nel nocciolo centrale della sezione.

Data la capacità degli elementi di resistere a sollecitazione di trazione e di flessione, la risultante relativa ad una sezione qualsiasi, può in genere essere anche esterna al nocciolo ed alla stessa sezione.

È ovvio ricordare come queste strutture siano esclusivamente moderne e tipiche del nostro tempo. Non mancano è vero dei rudimentali sistemi a scheletro indipendente in epoche

Page 63: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

63

precedenti come ad esempio in alcuni monumenti romani dell’Africa settentrionale nei quali si ha una vera e propria ossatura in pietra da taglio, formata da pilastri verticali e correnti orizzontali con pannelli da riempimento in muratura di piccolo spessore; simili e questi le case torri piani e più perfezionati e caratteristici gli schemi dei sistemi gotici.

Si tratta però di strutture uniformate a concetti statici e costruttivi diversi e realizzate con materiali rigidi e nelle quali non si può ravvisare se non una lontanissima idea di quelle attuali.

Hanno invece una concezione statica più affine, gli organismi con ossatura in legname realizzati nelle diverse epoche ed in paesi differenti, dando luogo a costruzioni caratteristiche, sia come soluzioni costruttive, sia per importanza di espressioni d’arte.

È evidente che gli organismi architettonici che derivano dall’impiego di questi sistemi, hanno caratteri completamente diversi dagli organismi in muratura ordinaria.

La grande resistenza dei materiali impiegati (legno, ferro, cemento armato) fa si che le sezioni resistenti delle strutture dello scheletro, si riducono al minimo, rispetto a quelle in muratura.

Da qui nasce un diverso ordine di proporzioni architettoniche, rapporti diversi tra vuoti e pieni.

La capacità dei materiali a resistere a sollecitazione di flessione e taglio, trazione e torsione, consente di ridurre ancor più le sezioni dello scheletro, non essendo più necessaria all’equilibrio la gravosa condizione che la risultante relativa ad una sezione passi per il nocciolo centrale di essa.

In oltre, tale capacità di resistenza consente di risolvere problemi statici diversi che con la muratura ordinaria non era possibile affrontare. Perciò anche per questa possibilità nascono rapporti architettonici differenti e in definitiva forme estetiche diverse.

Infine, la continuità statica che può essere conseguita in grado più o meno elevato fra le varie parti dello scheletro resistente, dà luogo a possibilità diverse, consente la soluzione di problemi sempre più arditi, sempre più vasti.

Anche questa è l’origine di rapporti spaziali nuovi, di un nuovo ordine di proporzionamento, degli elementi architettonici.

Per avere un’idea concreta di queste nuove possibilità della diversità dei temi che si presentano nella architettura moderna in cui i rapporti spaziali, concezioni dell’equilibrio, proporzioni tra pieni e vuoti cambiano radicalmente rispetto ai valori del passato, basta riflettere su questi semplici dati: con gli schemi architravati abbiamo visto che una delle maggiori luci superate è quella della navata maggiore di San Paolo in Roma, di appena 25 metri. Con i sistemi a cupola muraria, la luce massima è di metri 43, 40 (luce massima raggiunta) del Pantheon. Perciò in secoli di studi, di esperienza costruttiva, di progresso, durante i quali queste dimensioni massime non sono state superate, ne sono da noi possibilmente e facilmente superabili.

Con i nuovi scheletri costruttivi, caratterizzati dalla elasticità, continuità statica, alta resistenza, il superamento di tali luci può essere considerato, non diciamo un giuoco da ragazzi, ma nell’ordine ordinario dell’ attività costruttiva. E le massime luci di sistemi in muratura, sono state largamente superate nella cupola in ferro del Palazzo delle Esposizioni di Lione nel 1894 di 110 metri di diametro, nella copertura della recente Deutschlandhalle di 95 metri di luce, nel grande salone del Mercato di Francoforte del 1927 di metri 50x220, di quello di Lipsia di metri 66x239 con soli 8 appoggi intermedi.

È gli esempi di queste costruzioni smisurate in estensione e in altezza potrebbero continuare. Purtroppo però a tale progresso tecnico rapidissimo, alle grandi possibilità che esso ci offre, non solo non ha corrisposto un analogo progresso architettonico, ma si può affermare che nel campo dell’arte i risultati conseguiti sono stati ben misure.

Lo smisurato orgoglio dei costruttori della moderna torre di Babele è punito con la più completa confusione delle espressioni architettoniche, con il semifallimento della nostra arte.

Page 64: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

64

Quando i nuovi scheletri costruttivi cominciarono ad essere impiegati, gli architetti percorsero una strada completamente errata. Invece di ispirarsi alla verità costruttiva, cercarono di dare ai nuovi scheletri, le forme e le decorazioni tipiche della muratura ordinaria. Vedemmo così dei grattacieli decorati con ordini architettonici e cioè le forme tipiche della pietra da taglio applicate all’acciaio. Vedremmo capitelli e fogliame di robusta ghisa, merli in cemento armato, espressioni e decorazioni di ogni stile, contorte e spiegate a rappresentare il falso più palese e più brutto.

Con questi sistemi l’ architettura non poteva non fallire in pieno. È occorso un secolo per comprendere l’errore.

Ora ci siamo portati verso la verità costruttiva e si cerca di trarre da essa ispirazione, di stabilire per suo mezzo i rapporti estetici, i caratteri di espressione.

Ma siamo appena all’inizio, non abbiamo esperienza, siamo ancora troppo preoccupati del problema statico per esserne padroni, per plasmare gli elementi architettonici secondo un sentimento d’arte che sta appena sorgendo.

È un cammino assai lungo quello che l’architettura dovrà compiere; la scienza ci ha preceduto, i procedimenti di calcolo e quelli costruttivi hanno fatto un grande balzo in avanti. Si è perduto lo stretto contatto che è sempre esistito in architettura fra costruzione ed arte ed ora arricchiamo col fiato grosso, per stabilire questo contatto.

In alcuni esempi che citeremo, i risultati che direttamente derivano dalle forme strutturali, hanno raggiunto un vero valore d’arte; sono forse questi che potranno indicare la strada da percorrere.

Page 65: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

65

Capitolo 9

ORGANISMI CON PIEDRITTI ED ARCHITRAVE ELASTICO SOLIDALI (TELAIO) Allo scopo di fare un esame per quanto possibile ordinato, possiamo considerare tre diversi

tipi di organismi complessi, cui da luogo l’applicazione e la combinazione del sistema elementare telaio:

A- un primo tipo noi possiamo trovarlo nel numerosissimo gruppo di organismi ad ingabbiatura (case di abitazione, magazzini, uffici e simili);

B- un secondo diverso tipo lo riscontriamo in quegli organismi a notevole sviluppo altimetrico, o turricolorati, simile per disposizione dello scheletro al precedente, ma con diversi caratteri statici ed architettonici (grattacieli, ecc.);

C- un terzo tipo del non meno numeroso gruppo di organismi ad uno o più ambienti disposti in un piano ed a sviluppo prevalentemente orizzontale, longitudinale o centrale (stabilimenti industriali, impianti sportivi, mercati ed edifici commerciali, stazioni, sale per spettacolo ecc).

A- Gli organismi a molti ambienti disposti in più piani (ingabbiatura) risultano costruiti da telai multipli a più piani disposti in senso trasversale (o longitudinale) collegati tra loro da strutture orizzontali di irrigidimento longitudinale (o trasversale). Hanno oggi molta diffusione e sono impiegati nelle costruzioni di carattere utilitario, nelle case di abitazione, magazzini, e fabbricati industriali, edifici di abitazione collettiva ed in tutti quei casi per cui in esigenze costruttive, non si dimostra adatta e conveniente l’ossatura in muratura ordinaria.

In questi organismi i pilastri verticali (poggianti sui plinti, travi rovesce e continue o platee a seconda delle caratteristiche del terreno di fondazione) vengono collegati in ogni piano da travi principali le quali portano quelle secondarie ed i solai (fig. 69).

È buona norma collegare i pilastri con travi maestre disposte in due sensi.

Qualunque siano le modalità adottate nella disposizione di questi elementi, il peso ed il sovraccarico dei solai ed il peso dei muri, è riportato per mezzo delle strutture orizzontali, sui montanti.

Circa la disposizione planimetrica di questi, è opportuno che essa sia quanto più possibile regolare, in modo che la distribuzione dei carichi sul terreno sia anche essa regolare e che i ritti, le travi orizzontali, siano ridotti a pochi gruppi di tipi uguali in maniere

Page 66: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

66

che in ogni gruppo siano pressoché uguali le dimensioni ed i carichi e si possono assumere perciò identiche sezioni resistenti.

La distanza dei montanti è evidentemente legata alle caratteristiche planimetriche. Più precisamente lungo i prospetti è in stretta relazione con l’ interasse delle finestre; in

senso normale dipende dallo spessore del corpo di fabbrica e talvolta dalla disposizione delle pareti divisorie longitudinali e trasversali con le quali si può cercare di far corrispondere sia i montanti che gli architravi.

Generalmente la disposizione di questi elementi è a maglie rettangolari, l’interasse dei montanti è determinato, come si è detto secondo i criteri esposti; è opportuno però di volta in volta esaminare il problema dell’ interasse più economico in relazione al tipo e peso dei solai, all’ altezza dei piani è quella dell’edificio, al carico ammissibile sul terreno di fondazione ed a altri fattori analoghi.

L’interasse può variare entro i limiti assai ampi; generalmente però non conviene scendere

al disotto dei tre metri e superare i sette ed otto metri; negli ordinari casi della planimetria è forse meglio abbondare nello stabilire il numero dei montanti per ridurre il carico su ciascuno

Page 67: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

67

di essi ed equilibrare più facilmente i carichi trasmessi al terreno di fondazione e per avere travi orizzontali di non grande luce e perciò di sezione trasversale non eccessiva.

La determinazione delle dimensioni dei singoli elementi della struttura dovrebbe essere fatta in base al calcolo rigoroso dei telai portanti.

Praticamente però, per questi tipi di organismi ad impalcatura, si preferisce adottare, come è noto, procedimenti di calcolo approssimati che pur conducendo ad una leggere esuberanza delle sezioni resistenti ed al conseguente maggior consumo di materiale, si dimostrano tuttavia più convenienti per la loro grande semplicità e speditezza. Ne si deve trascurare la considerazione che la lieve esuberanza delle strutture resistenti si dimostra necessaria in vista della indeterminazione della rigidità dei collegamenti fra pilastri, architravi e solai, derivanti dalle note difficoltà pratiche inevitabili deficienze di esecuzione.

Tale imperfezione dei collegamenti, fa si che le ipotesi poste a base dei calcoli finiscano per dimostrarsi molto prossime al reale stato dei fatti.

Riteniamo ovvio citare esempi di tale scheletri resistenti entrati nella pratica corrente e così numerosi da aver soppiantato in molti paesi le normali costruzioni in muratura ordinaria; come pure riteniamo esuli dal nostro scopo ricordare le norme di calcolo e quelle sancite dai regolamenti, per stabilire l’ esatto dimensionamento di queste strutture.

Generalmente negli ordinari casi della pratica, ed ove non si tratti di edifici in zone sismiche, si tiene conto nel calcolo dei soli carichi verticali anche nel caso di strutture in acciaio che risultano più leggere.

Le azioni delle forze orizzontali dovute al vento vengono invece di solito trascurate se l’edificio sorge in un centro abitato è ha una altezza inferiore ai trenta metri ed una base pari almeno un terzo della altezza, in considerazione dell’irrigidimento dato alla struttura dai muri e solai.

Nei casi di edifici che sorgono in località isolate, l’ azione del vento si può valutare sulla base di circa 40Kg a mq, sempre che la località non sia esposta a venti di intensità assai elevata. Se l’edificio supera i 30 m di altezza, si può tener conto del vento sui 2/3 superiori dell’edificio, assumendo una intensità della sua azione dai 70-80 kg/mq.

Per edifici di altezza eccezionale e dei quali parleremo in seguito, l’azione del vento va considerata con maggiore precisione e può raggiungere valori molto più elevati; a tale riguardo, è tanto per indicare un ordine di grandezza di tale azione, rammentiamo che le norme tecniche delle ferrovie italiane, stabiliscono per il calcolo di alcune strutture (tettoie, ponti di ferro) una pressione di 150kg/mq.

L’azione del vento va considerata anche in relazione al rovesciamento dell’edificio; generalmente il momento rovesciante dovuto al vento è sempre molto inferiore a quello stabilizzante dato dal peso della costruzione, a meno che non si tratti di edifici di eccezionale altezza, ai quali è sempre necessario assicurare anche per questa azione esterna un determinato grado di stabilità.

Nei casi in cui l’azione del vento debba essere considerata fra quelle sollecitanti la struttura, questa si può conformare in due modi, rendendola atta a resistere sia ai carichi verticali che alle azioni orizzontali, oppure facendo sopportare i due tipi di sollecitazione da due strutture distinte.

Nel primo caso è necessario rendere i telai capaci di resistere alle due azioni creando una maggiore rigidità delle strutture e dei collegamenti fra i montanti e le traverse, necessità che si traduce praticamente in un aumento delle dimensioni di essi (fig.71).

Nel secondo caso si devono disporre opportune membrature (controventamenti) che trasmettono le azioni orizzontali su travature verticali capaci di riportarle al terreno, irrigidendo tutto lo scheletro con due ordini di controvento verticali ed orizzontali.

Con questo secondo modo, attuato per lo più mediamente aste diagonali, l’ossatura si trasforma quasi in un sistema reticolare a magli triangolare (fig. 72).

Page 68: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

68

Molto spesso l’irrigidimento verticale è limitato ad alcune zone centrali dell’edificio (gabbie

di scale, gruppi di ambienti di servizio, ecc.) dove il noto inconveniente della sistemazione delle aperture di porte è finestre in maglie di forme triangolare è meno grave (fig.73).

Talvolta questi irrigidimenti verticali possono essere costituiti da semplici muri massicci oppure da sistemi rigidi a portale che hanno però l’inconveniente di dimostrarsi più pesanti del sistema a tralicci (fig. 74).

Page 69: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

69

In queste strutture ad ingabbia mento non è necessario in genere tenere conto nel calcolo delle sollecitazioni interne derivanti da variazioni di temperatura, sia perché tali sollecitazioni sono identità trascurabile rispetto a quelle derivanti dai carichi normali, sia perché le membrature sono generalmente protette specie quelle metalliche, dalle murature e dai materiali di rivestimento. È talora necessario , specie quando le dimensioni dell’ edificio sono notevoli, lasciarle libere di dilatarsi, inserendo come è noto degli appositi giunti di dilatazione (raddoppio dei pilastri a sedia, ecc) che sono causa però di non lievi inconvenienti di carattere pratico, essendo non solo difficile stabilire la loro esatta ubicazione, ma praticamente non facile chiudere gli spazi dei giunti con materiali che aderiscano perfettamente e segnano i movimenti della struttura causati dalle variazioni termiche.

In genere tali giunti non sono perciò da consigliarsi se non in caso di assoluta necessità ed eventualmente nelle strutture in cls armato dove si dimostrano maggiormente utili, non tanto agli effetti delle dilatazioni termiche, quanto a quelli derivanti dal ritiro del cls durante la presa.

Dopo quanto si è detto, è chiaro come questi tipi di strutture si presentino particolarmente adatti anche per le costruzioni in zone sismiche e ne rappresentino anzi l’elemento essenziale e non utilmente sostituibile con altri tipi di strutture.

Tali costruzioni sono, come è noto, regolate in Italia dalle norme tecniche ed igieniche di edilizia per le località sismiche(R. Decreto 25 marzo 1935 N° 640).

B- Gli organismi turricolati sono caratterizzati dal grande sviluppo in altezza ed alle

limitate dimensioni della base. Riteniamo inutile la descrizione schematica dello scheletro di questi organismi.

Fra i più importanti sono ben noti i grattacieli americani che si spingono ad altezze inusitate e che in alcuni esempi si avvicinano ai 250-300m sino ad assumere in molti casi la forma di torri o campanili (dal Metropolitan Life Insurance al Singer, al recente Centro Rockefeller).

Il grande numero dei piani determina un forte peso e sovraccarico totale dei solai che è riportato sui montanti secondo lo schema tipico delle strutture esaminate nel capitolo precedente(fig.76).

Tali strutture sono, come è ovvio eseguite in acciaio dati gli enormi carichi dai quali, specie i montani, sono sollecitati per i quali la muratura ed il cemento armato si dimostrano assolutamente inadatti ed insufficienti. Perciò, mentre da un lato si cerca di impiegare nella ossatura portante materiali di grande resistenza, si procura dall’ altra di alleggerire il fabbricato e di rendere quanto più piccolo e possibile il peso dei solai (che maggiormente influisce al peso totale) quello dei muri perimetrali e delle pareti divisori interne.

Page 70: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

70

In questi edifici il calcolo dei singoli elementi delle strutture resistenti risulterebbe assai complesso per l’ esistenza del gran numero dei piani, basta pensare infatti al gradi di iperstaticità di un telaio multipiano a più montanti, per rendersi conto di quello che sarebbero le difficoltà di calcolo.

Quando ad esempio questo telaio abbia molte diecine di piani e numerosi montanti come in un grattacielo, ricordando che il numero N delle incognite iperstatiche (se i ritti sono per esempio incastrati alla base), è data dalla espressione N=3n x (m-1) dove n è il numero dei piani ed m quello dei montanti, è facile comprendere quale sia la enorme complessità se non la impossibilità pratica della soluzione di un simile problema.

È da considerare in oltre che tale problema statico è in questo caso maggiormente complicato dalla necessità di tenere conto dell’ azione del vento che determina nella struttura sollecitazioni tutt’altro che trascurabili (a differenza di quanto si verifica nella maggior parte dei sistemi ad impalcatura) e che, a stretto rigore, sarebbe

necessario calcolare le incognite iperstatiche per le condizioni di carico più sfavorevoli per determinate sezioni; ove non si voglia addirittura ricorrere alla determinazione delle line di influenza delle vari sezioni di ciascuna trave e di ogni montante

Per tali ragioni è quindi necessario adottare in pratica metodi di calcolo approssimati e naturalmente basate su ipotesi semplificative che rendono i calcoli meno difficoltosi e laboriosi.

Riguardo l’azione del vento, data la grande altezza di questi edifici e la loro piccola base di appoggio, essa si dimostra di importanza grandissima, non solo per le forti sollecitazioni negli elementi dello scheletro, ma per il momento rovesciante che cimenta l’edificio ed infine per le azioni che da questo vengono trasmesse al terreno di fondazione. Perciò, oltre all’irrigidimento della struttura, effettuato secondo gli schemi a cui abbiamo precedentemente accennato, è necessario provvedere in questi organismi ad un accurato studio delle fondazioni, in modo che queste possano sopportare oltre le azioni di peso, le sollecitazioni generali dall’ azione del vento in ogni possibile direzione e che talvolta possono determinare in alcuni montanti sollecitazioni massime di compressione molto superiori a quelle determinate dalla semplice azione del peso dell’ edificio e sforzi di trazione in alcuni montanti a neutralizzare i quali, oltre a determinare le necessarie sezioni resistenti dei vari elementi delle strutture, è sovente necessario provvedere con opportuni ancoraggi dei montanti al terreno (fig77).

L’azione del vento si manifesta altresì con notevoli depressioni sulle coperture e sulle facciate opposte a quelle direttamente colpite dal vento ed è necessaria per queste ultime, effettuare la verifica di stabilità anche delle imposte e vetrate eventualmente delle pareti, quando queste siano molto sottili e costituite da materiali assai leggeri.

Page 71: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

71

Masi I., Case in acciaio Gian Hillang Coyle, Stiffuess of sky-scrapers Heming R., Wind Strassess in many stared buildings Gregor, Der praktiche Stahlhochbau, vol. II, p.2 Schultze, Der Stahlakelettbau: Geshafts und Hochauser

C- Organismi ad uno o più ambienti disposti in un piano e a sviluppo prevalentemente

orizzontale. La costruzione di questi organismi alla quale si connette sempre la copertura di vasti ambienti, ha avuto lo sviluppo grandissimo nei tempi moderni, grazie all’ impiego di materiali elastici ed al perfezionamento dei metodi di calcolo delle strutture portanti iperstatiche.

Abbiamo visto le grandi difficoltà spesso non superabili, che si incontrano nella soluzione del citato problema della copertura dei grandi ambienti con gli ordinari sistemi in muratura comune e come siano da ricordare quali esempi non superati in questo campo, sistemi termali romani, gli organismi bizantini, le cattedrali gotiche, i sistemi a cupola murale del

Page 72: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

72

rinascimento e dei secoli successivi ed abbiamo visto altresì quanto nettamente si sia giunti a queste soluzioni e a prezzo di quale lunga esperienza e di quali artifici ingegnosi nello studio dispositivo degli ambienti e delle strutture resistenti.

Con l’impiego dei materiali elastici, con l’adozione di sistemi a scheletro indipendente e con il progresso dei procedimenti di calcolo, la soluzione di questo problema è molto semplificata e non dà all’ingegnere le preoccupazioni e le incertezze come quelle ad esempio che caratterizzarono per lunghi anni, la costruzione delle cupole di S.Maria del Fiore e di San Pietro in Vaticano e di tanti altri monumenti ben noti.

Sotto l’aspetto architettonico questi edifici si differenziano in genere da quelli ad impalcatura. Mentre in questi ultimi si ha sempre la prevalenza del pieno sui vuoti, assenza di movimento delle masse, senso di geometrica rigidezza dei volumi, nei primi invece si riscontra spesso una grande leggerezza, prevalenza dei vuoti sul pieno, armonia delle proporzioni.

Questo nuovo ordine di proporzionamento estetico al quale il nostro occhio non è assuefatto, troppo spesso viene alterato con l’imitazione dei rapporti propri delle strutture a scheletro murario, mascherando artificiosamente le strutture elastiche portanti con spesi strati di muratura portata, che distruggono quel concetto di organicità e di rispondenza della forma esterna alla struttura resistente, che si riscontra nei massimi edifici di tutti quei periodi architettonici improntati a sincerità di espressione ed alla diretta derivazione delle forme estetiche dell’ organismo strutturale.

Elemento fondamentale di questi nuovi schemi è ancora il telaio elastico di grande luce. Il comportamento statico di questo elemento strutturale, la facilità della sua costruzione, le

ridotte dimensioni che assumono le diverse parti di esso grazie alla solidarietà dei vincoli, alla grande resistenza dei materiali impiegati nella sua formazione e alla capacità di questi materiali di resistere a sollecitazioni anche notevolissime di trazione e di flessione, consentono la costruzione facile ed economica di grandi ambienti e di vasti edifici, senza alcun ingombro di strutture intermedie e senza le grandi difficoltà ed incertezze proprie dei sistemi di muratura ordinaria.

Esempio fra i più tipici di queste nuove costruzioni è la Deutschlandhalle di Berlino già citata, costruita in acciaio in soli 270 giorni ed il cui ambiente principale, capace di contenere 15.000 persone, ha le dimensioni di metri 95x58 circa, senza sostegni intermedi.

a- Lo scheletro resistente degli organismi che consideriamo in questo gruppo, è costituito

generalmente da portali semplici disposti in esso in senso trasversale (o radiale negli edifici a pianta centrale) ai quali viene affidata una funzione statica principale, e da travi o strutture secondarie solidali disposte in senso longitudinale che hanno l’ufficio di collegare i telai, di completare e irrigidire lo scheletro portante, quando a questo irrigidimento non venga provveduto con un ordine a parte di strutture, come abbiamo già visto in schemi analoghi.

Si ha in sostanza un ordinamento dello schema resistente non molto diverso, nella generale concezione, da quello che abbiamo già esaminato negli organismi basilicali a sistema di resistenza basilicale, a parte, il diverso comportamento statico degli elementi ed il molto diverso carattere costruttivo delle varie parti (fig.79).

In questi tipi di strutture viene utilizzata un'altra speciale caratteristica del telaio, cioè quella di poter assumere nel traverso i profili più vari (curvo, o in travi inclinate e simili).

Tale caratteristica, anche se di valore puramente estetico e formale , ha tuttavia per l’architetto e l’ingegnere la sua notevole importanza, in quanto lo rende adatto alle più varie applicazioni, anche e specialmente in quegli edifici le esigenze pratiche prevalgono su quelle della espressione architettonica.

Il telaio, rispetto ai vincoli esterni , può essere incastrato oppure incernierato; può come l’ arco essere a tre cerniere.

Indichiamo nella fig.80 alcune delle forme più comuni nella pratica.

Page 73: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

73

Page 74: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

74

Nei casi ordinari, quando lo richiedono particolari esigenze, si cerca nella disposizione generale dello schema resistente, di non distanziare eccessivamente i telai e di mantenere interassi di questi elementi resistenti trasversali, entro limiti relativamente modesti (5-8metri ordinariamente) preferendosi anche in questi casi aumentare il numero degli elementi di sostegno, anziché avere travi di collegamento longitudinale di eccessive dimensioni ed eventualmente strutture di controvento troppo complesse e pesanti .

Il calcolo delle dimensioni di questi portali costituenti ciascuno un sistema resistente monolitico, implica la soluzione di problemi statici teoricamente semplici, ma in pratica più o meno laboriosi, a seconda del numero delle incognite iperstatiche che si debbono determinare caso per caso.

La trattazione di questi problemi è svolta secondo i procedimenti ben noti della scienza delle costruzioni e negli schemi di portali più frequenti e resa più agevole da formulari (che se pure di valore accademico discusso, risultano praticamente assai utili), i quali danno le relazioni risolutive dei suddetti schemi, per le ipotesi di calcolo diverse che si possono verificare nella pratica.

Il calcolo degli elementi secondari di collegamento e di controventamento non presenta difficoltà particolari e rientra nei normali metodi della scienza delle costruzioni.

Riteniamo ovvio ricordare che l’elemento telaio, sia che esso venga al piede dei pilastri vincolato a cerniera od incastro, da luogo sotto l’azione dei carichi, ad una reazione orizzontali. È cioè un sistema spingente il quale ammette sulle strutture di sostegno (fondazioni od altro) delle componenti orizzontali tendenti a provocare il rovesciamento degli elementi verticali verso l’ esterno, anche se il telaio è sottoposto soltanto ed esclusivamente a carichi verticali.

In sostanza il telaio si differenzia anche in questo dall’architrave, per essere un sistema che non trasmette al terreno solo carichi verticali, ma anche una azione di spinta, ed ha sul primo un vantaggio economico solo quando il terreno di fondazione è di natura e resistenza tali da reagire direttamente alla spinta .

Importante è in oltre l’azione del momento di incastro al piede che determina nella superficie di appoggio della fondazione sul terreno, non una pressione uniformemente ripartita, ma delle sollecitazioni massime e minime le quali ultime possono raggiungere anche valori negativi e divenire cioè sforzi di trazione; anche l’azione del vento può causare effetti analoghi. In questi casi, poiché lungo la superficie di

appoggio delle fondazioni sul terreno, non può esercitarsi alcuna resistenza a tali sforzi di trazione, è necessario provvedere all’ancoraggio delle piastre di appoggio dei montanti, alle fondazioni stesse, mediante tiranti e bulloni il cui sforzo di trazione equivalga alla risultante delle azioni negative teoriche (fig.81).

Page 75: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

75

Per meglio chiarire i concetti esposti, del resto molto semplici, riproduciamo alcuni di questi schemi strutturali nei quali è facile vedere la disposizione dei diversi elementi che li compongono.

Tra le costruzioni più notevoli eseguite secondo i su detti concetti, citiamo a caso le chiese di Ulm e di S.Antonio a Basilea, la grande Sala della Fiera di Lipsia del 1928, avente una luce libera di ben 98 metri, la grande autorimessa nella Helmoltzstrasse di Berlino, il mercato di Vichy, la stazione di Le Havre e moltissime costruzioni in Italia (officine mercati, piscine ecc.). Uno dei più noto è quello della piscina di Wembley costituito da telai traversali articolati, di 75 m di luce, bilanciati da contrappesi.

b- Edifici con due o più file di ambienti disposti nel senso longitudinale (navate):

vengono frequentemente realizzati in edifici industriali, esposizioni, stazioni ferroviarie, ecc. Anche in questi casi lo scheletro resistenze è formato con gli stessi concetti dello schema

ad unico ambiente già esaminato e cioè mediante telai multipli disposti in senso trasversale di collegamento longitudinale, oltre si intende, le eventuali armature di controvento, essendo necessario realizzare in questi, come in ogni altro organismo del genere, una sufficiente rigidità sia in senso trasversale che longitudinale.

Molte volte la navata centrale viene sopraelevata rispetto a quelle laterali per necessità pratiche e per illuminare convenientemente lo spazio centrale una buona illuminazione della zona centrale si può realizzare anche con gli schemi delle figure 84.

Molto spesso si inseriscono delle cerniere, non tanto per diminuire il numero delle incognite iperstatiche e rendere più spedito il calcolo quanto per rendere più nettamente definito il comportamento statico del telaio multiplo. Ciò può essere necessario in presenza di terreni compressibili i cui cedimenti potrebbero causare nella struttura rigida sollecitazioni cosiddette secondarie, di intensità superiore a quelle principali.

Altre cause che possono consigliare o imporre la introduzione di snodi, possono essere la necessità di realizzare con esattezza incroci di aste e nodi che potrebbero non essere in realtà rigidi, di diminuire gli effetti della temperatura ecc.

Si capisce che l’ inserzione delle cerniere deve essere fatta in modo da non rendere labile la struttura.

Schemi più frequenti sono quelli risultanti dalla conformazione del telaio rigido della navata centrale e col la traversa prolungata oltre i ritti in modo da formare ai due lati degli sbalzi a copertura delle navate laterali.

Altro espediente è quello della inserzione di aste pendolari alle quali vengono congiunte a cerniera le strutture trasversali delle navate laterali, sempre però tenendo presente la necessità di assicurare la occorrente rigidità longitudinale e trasversale ed una sufficiente resistenza alle azioni esterne.

Nella fig.85 riproduciamo alcuni esempi di questi schemi staticamente più semplici; ad esempio nella fig.84 è indicato uno schema di struttura trasversale composta di due reali di una incavallatura triangolare vincolata a cerniera con i telai; nella (c) tra due portali a mensola è situata una incavallatura a tre cerniere di gran luce con tirante in ferro.

Page 76: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

76

Sono troppo numerosi gli edifici il cui scheletro resistente è

costituito secondo gli schemi indicati. Fra i tanti, citiamo le aviorimesse di Ostia (fig 85) il cui

schema statico è analogo a quello della figura 85.F- costituito cioè da due telai a sedia per le navate Laterali e di una incavallatura che copre la navata centrale, costituite da un arco a spinta eliminata , vincolato a cerniera con i telai anzidetti.

Altre applicazioni di questi schemi le troviamo ancora nella esposizione di monaco del 1908, nella Sangerhalle di Vienna costruita nel 1928 co portali in legno aventi la navata centrale di 60 metri di luce ed una superficie coperta di 20000 mq , nella grande sala della fiera di Lipsia ( Telai in acciaio a parete piena) a tre navate, larghi complessivamente circa 60m ed è la superficie coperta di mq 16400 : nella sala della stazione centrale di Amburgo, nella Deutschlandhalle già citata, ecc.

c- Forme a sbalzo.

Più che negli esempi precedenti, queste forme di telaio sono caratteristiche di alcuni tipi di edifici nella costruzione dei quali si dimostrano particolarmente utili: tribune per campi sportivi, rimesse di aeroplani, stazioni ferroviare, speciali tipi di grandi sale, ecc.

Gli schemi più frequenti impiegati sono quelli delle figure 87-89. Per la costruzione di rimesse di aeroplani si dimostrano in special modo adatti gli schemi delle figure 87 b, c, 90.

Page 77: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

77

Nelle stazioni ferroviarie sono di uso sistematico gli schemi della fig.91, con i quali è

possibile realizzare grandi spazi coperti con pochi sostegni intermedi e con strutture di grande semplicità e sezioni resistenti assai piccole.

Tutti questi schemi riteniamo inutile ogni cenno descrittivo essendo evidente dalle illustrazioni la loro disposizione e i loro concetti statici informatori.

Il calcolo di questi schemi non presenta normalmente maggiori difficoltà rispetto a quello dei comuni tipi di telaio. In molti casi non si può prescindere però dagli effetti delle deformazioni assiali, dalla natura e dalla distribuzione delle forze esterne e da altri fattori che possono notevolmente complicare le cose.

Fra l’altro è da tenere presente che sono da temere le sollecitazioni di trazione nelle fondazioni nei punti indicati in alcuni schemi dalle frecce, e per le quali è necessario provvedere, come già si è detto, a mezzo di opportuni ancoraggi, e andando al solido di fondazione le dimensioni ed il peso occorrenti per assicurare un sufficiente grado di stabilità nei riguardi di tali sollecitazioni di trazione.

Anche il momento di incastro al piede dei montanti, da luogo ad una uniforme ripartizione dei carichi sul terreno di fondazione, come del resto si è già osservato nel capitolo precedente.

Altri schemi basati su l’ impiego delle forme a sbalzo, possono essere costituita da ossature principali resistenti disposte non soltanto in senso trasversale, ma combinate con altre disposte in senso longitudinale. Tali schemi strutturali si realizzano però soltanto in casi speciali e cioè solo quando è assolutamente necessario ridurre al minimo indispensabile gli elementi verticali di sostegno e realizzare ampi spazi coperti quasi completamente liberi da ogni ingombro.

Numerosi sarebbero gli esempi che potremmo citare, costituendo essi un importante gruppo di edifici. Tra i più notevoli ricordiamo quelli della stazione di Ginevra, della stazione dell’ Est a Monaco, numerosi Hangar (Kottbus Monaco, Oberviesen, ecc.).

Page 78: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

78

Come è facile osservare le azioni principali sono sopportate da alcune delle strutture a sbalzo disposte in senso trasversale e dalle grandi travi longitudinali che sostengono le rimanenti strutture e che riportano sulle prime le azioni da queste trasmesse.

Nell’esempio citato della stazione di Monaco, alquanto diversa dagli altri, le strutture a sbalzo sono distanti fra loro dagli 8 ai 12 m e sono congiunte da volte sottili Zeiss - Dynrdag dello spessore di soli 5-6 cm.

Tipiche sono le forme a sbalzo dei telai impiegati per le tribune dei campi e impianti sportivi nelle quali è necessario ridurre al minimo i sostegni per assicurare la più libera visuale del campo.

È necessario perciò studiare attentamente queste forme anche perché la forte entità dello sbalzo implica difficoltà costruttive talvolta notevoli.

In questi telai sono da temersi specialmente le azioni di trazione nei montanti esterni e nelle giunzioni dei diversi elementi specie in rapporto alle azioni del vento che possono esercitarsi al disotto della tettoia.

Per resistere a queste è necessario provvedere all’opportuno studio dei blocchi di fondazione ed ai necessari ancoraggi, come già si è detto per simili casi oppure scegliere delle forme di telaio che abbiamo il loro baricentro nella zona compresa fra gli elementi verticali (montanti) in modo da evitare possibilmente sulle fondazioni almeno le azioni di trazione dovute al peso proprio e la normale sovraccarico.

Esempi fra i più importanti sono quelli ben noti dello studio Comunale di Firenze con uno sbalzo di circa 23 metri, degli stadi di Torino, di Livorno ecc., dell’ippodromo di Merano, dell’Autodromo di Tripoli, ecc.

Altre forme a sbalzo quanto mai caratteristiche sono costituite dalle cabine di segnalazione e dai semafori alcune linee ferroviarie (Parigi-Le Havre, ferrovie tedesche ecc.) sul tipo di quella della figura 95.

Page 79: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

79

Tutti i sistemi costruttivi fin qui esaminati è segnatamente questi ultimi a sbalzo, danno luogo a forme estetiche completamente nuove della nostra arte.

Sarebbe stata pazzia per un architetto del passato immaginare edifici in muratura ordinaria come la tribuna dello stadio comunale di Firenze o come la cabina di segnalazione indicata o come un qualsiasi altro edificio che abbiamo citato.

È evidente che questi sistemi nuovi non possono avere espressioni estetiche e caratteri architettonici propri, sarebbe assurdo e ridicolo voler rivestire questi nuovi organismi statico-costruttivi con le forme del passato, magari ricorrendo agli ordini architettonici o ad una architettura di superficie indipendente e avulsa dell’organismo statico e mutevole come la moda degli abiti.

Page 80: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

80

Capitolo 10

SISTEMI AD ARCO

Sono quelli il cui organismo elementare è l’arco, formato con materiali che noi abbiamo convenzionalmente chiamato elastici. L’arco elastico costituisce forse la forma costruttiva architettonicamente più adatta e che meglio utilizza le proprietà dei materiali su detti, in quanto si cerca, nelle varie sezioni, ci cimentarli a soli sforzi di compressione, procurando tutte le volte che è possibile e come meglio si può, di centrare la curva delle pressioni, per raggiungere lo scopo.

Tale elemento strutturale a differenza dell’ arco in muratura (o con materiale rigido) è atto però a resistere anche a sollecitazioni di flessione e pertanto le sue condizioni di equilibrio e il suo comportamento statico sono ben diversi da quelli del secondo.

L’arco elastico è quindi suscettibile di più vaste applicazioni e permette di realizzare eccellenti soluzioni costruttive specialmente nella copertura di grandi ambienti, nelle grandi costruzioni moderne ed in tutti quei casi i quali si dimostrano assolutamente inadatti gli ordinari sistemi in muratura e dove anche i sistemi a telaio condurrebbero a soluzioni complesse e costose per l’entità dei momenti flettenti che in esso verrebbero generati.

I nuovi procedimenti di calcolo di questi sistemi non sono semplici come quelli già in uso una volta per gli archi in muratura ordinaria. Tuttavia nella loro esecuzione non si incontrano generalmente difficoltà eccezionali.

L’elemento statico più frequente adottato in questi sistemi costruttivi e specie quando non si hanno da temere eventuali cedimenti delle imposte è l’arco incastrato.

E’ pure diffusa l’adozione dei tipi a due cerniere e di quelli a tre cerniere, i quali ultimi hanno il vantaggio di essere staticamente determinanti.

È da osservare però che mentre nelle costruzioni in acciaio l’ impiego delle cerniere non dà luogo generalmente ad inconvenienti, nelle strutture in cemento armato, anche se le cerniere vengono realizzate con articolazioni ben studiate, non si può essere ben sicuri del loro funzionamento, senza considerare in oltre che l’attrito concorrere sempre a contrastare in modo notevole il funzionamento delle cerniere stesse. Per tali motivi e per meglio utilizzare i vantaggi della solidarietà caratteristica delle strutture in cls, non sempre può sembrare opportuna l’adozione delle cerniere in questi tipi di strutture per quanto ad esempio in Germania ed in altri paese abbiano avuto stesa applicazione.

È frequente l’impiego degli archi a spinta eliminata con catena elastica, considerati in prima approssimazione collegati a cerniera alle imposte , e degli archi a spinta contrastata dalla rigidità dei piedritti con due cerniere fisse oppure con una fissa l’altra munita di carrello.

Negli archi a spinta eliminata di notevole luce, si evita la flessione della catena dovuta la peso proprio sostenendola all’arco per mezzo di tiranti verticali.

Riproduciamo nella fig.96 alcuni di questi schemi.

Page 81: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

81

Non mancano infine gli schemi di archi solidari con i piedritti (anch’essi naturalmente elastici) con o senza tirante alle imposte e con i piedritti a loro volta vincolati con cerniere al piede e soprattutto incastrati.

Tali schemi possono considerarsi dei veri e propri portali ad arco; differiscono dai comuni telai in quanto la forma della loro asse è una line a continua, mentre per i primi è una spezzata.

Le strutture complesse a cui da luogo l’impiego di questi sistemi ad arco, non differiscono sostanzialmente da quelle delle strutture a telaio.

Si compongono tali strutture di tanti elementi trasversali (o radiali) resistenti e di elementi longitudinali (o periferici) che collegano o irrigidiscono tutto il sistema. Essi danno luogo però ad organismi architettonici che acquistano sovente una espressione estetica di notevole grandiosità e, talvolta, importanza monumentale, che sotto molti aspetti può paragonarsi a quella imponente degli edifici termali romani.

In questi sistemi , il progettista non deve considerare soltanto l’arido problema del calcolo statico, ma soprattutto deve raggiungere l’armonia dei rapporti spaziali e l’ampia espressione scenografica, specialmente quando questi sistemi strutturali vengono adottati nella costruzione di edifici di carattere pubblico o di notevole importanza architettonica.

È da osservare infine che essi (specialmente quelli con archi a cerniere) presentano rispetto ai sistemi a telaio, minor numero di incognite iperstatiche, mentre quelli a tre cerniere sono staticamente determinati.

Questi ultimi si dimostrano convenienti, in virtù di tale requisito, tutte le volte che non sia necessario raggiungere una particolare rigidità dell’ ossatura; è da osservare in oltre che in essi è possibile centrare la curva delle pressioni e realizzare così una maggiore economia della costruzione.

Si deve osservare però che uno degli inconvenienti maggiori che presentano le strutture ad arco è quello della sistemazione dei controventamenti, che risultano altresì di non grande efficacia non essendo possibile deporli su di un piano.

Altro inconveniente, come si è già avuto occasione di accennare è costituito dalla spinta orizzontale che gli archi esercitano e che è tanto maggiore quanto più ribassato nella forma dell’arco. Tale azione può essere trasmessa alle fondazioni o neutralizzata da catene che possono quasi sempre essere nascoste al disotto del pavimento.

Gli organismi complessi basati sull’ impiego dell’ arco elastico e della volta sono analoghi ad alcuni degli schemi intelaiati.

1- Un primo gruppo comprende quegli organismi costituiti da archi disposti in un senso traversale ai quali viene affidata una funzione statica principale e da travi o da strutture secondarie disposte in senso longitudinale che hanno lo scopo di collegare gli archi e irrigidire lo scheletro portante che ne risulta. Una disposizione perfettamente uguale a quella che abbiamo già esaminato nei sistemi a telaio

Tra gli edifici più importanti di questo tipo, citiamo la grande galleria delle macchine della esposizione di Parigi del 1899 la cui navata della luce di 115 metri era formata con arcate metalliche a tre cerniere; le aviorimesse di Orly che ricoprono ciascuna un area di 300x92 m (fig.97), i cui archi a profilo parabolico (funicolare del peso proprio), giungono ad una altezza di 52 m; la tribuna dell’ippodromo delle fiandre presso Lilla costituita da archi a tre cerniere, a causa del terreno compressibile, nei quali sono incastrate le mensole che sorreggono una copertura della tribuna avente uno sbalzo di ben 16 metri; l’aviorimessa di Sumivale (California) fig.98; ed infine il mercato di Reims (fig.99d) notevole per l’eleganza della sua linea e le sue proporzioni spaziali, quello di Katonvice, di Colonia, Breslavia con strutture trasversali a telaio parabolico; la palestra di Munster pure ad archi parabolici a due cerniere, aventi una corda di circa 40 metri, interamente in legname ed infinite altre costruzioni che sarebbe ozioso elencare.

Page 82: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

82

Page 83: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

83

2- Un altro gruppo di organismi ad arco è costituito da quelli a due o più file di ambienti parallele o diversamente disposte e a notevole sviluppo planimetrico.

La varietà delle possibili disposizioni degli ambienti da luogo ad organismi molto meno rigidi e più varianti di quelli del gruppo precedente.

Non è quindi possibile ridurre l’esame di questi a schemi determinati; dobbiamo purtroppo limitarci a qualche esempio, tanto per darne un idea delle grandi possibilità che si aprono all’architettura in questo meraviglioso campo costruttivo.

Lo schema dell’organismo più semplice lo possiamo immaginare costituito da più arcate disposte in senso trasversale all’edificio, collegate ed irrigidite dalle solite strutture longitudinali.

Un esempio molto semplice ma dei più grandi è quello dell’aviorimessa di Karouba (Tunisia) costituito da triplici arcate in cls, a spinta eliminata, con catena nascosta (fig.100).

Gli archii hanno una corda di ben 65 metri ciascuno; sono distanti fra loro 5 m collegati ad una soletta dello spessore di soli 7 cm. Altro esempio ugualmente semplice dal lato dispositivo è costituito dalle tettoie della stazione di Milano a 5 navate su archi metallici di cui quelli centrali a 3 cerniere. La navata maggiore ha una luce di 72 metri (fig 99-c).

Schemi più complessi li troviamo nella stazione di Lipsia, in cemento armato, formato da archi principali resistenti trasversali sui quali grava la copertura, collegati fra loro con una struttura longitudinale formata anche essa da archi in cemento ramato, irrigidita da soprastante trave rettilineo. Strutture ad arco secondarie(trasversali) completano l’ossatura e riportano sulle strutture principali l’azione delle volte a copertura (fig102.104). Un tale spazio risulta in tal modo coperto (considerando le navate laterali) con il minimo ingombro di sostegni intermedi.

Altra strutture che può dare un idea di questi schemi di organismi complessi è quella del mercato di Breslavia (fig.101) con strutture trasversali ad archi parabolici irrigiditi da robuste travate orizzontali .

Page 84: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

84

Page 85: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

85

Page 86: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

86

Tutti questi non sono però se non dei pallidi e timidi esempi di ciò che si può e si potrà fare con le strutture ad arco e a volta i materiali elastici.

Se ci fermiamo a considerare quale sviluppo ha avuto il sistema dell’arco e della volta in muratura e quali meravigliosi esempi d’arte ci ha lasciato in tutti i tempi, non si può restare indifferenti di fronte a questi primi tentativi fatti con queste strutture moderne , pensando agli sviluppi che esse potranno avere.

I risultati migliori della architettura moderna si sono avuti proprio negli edifici che abbiamo esaminato; il loro organismo costruttivo è denunciato con sincerità, il profilo armonioso delle volte e degli archi, la grandiosità degli spazi ci dicono che ritroviamo di fronte non a semplici e aridi problemi costruttivi, ma a delle potenti espressioni della moderna architettura.

Page 87: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

87

Capitolo 11

SISTEMI A TRIANGOLI ARTICOLATI INDEFORMABILI (RETICOLARI)

È da osservare che tali sistemi hanno avuto finora, nelle opere architettoniche, applicazioni non molto vaste, anzi limitate il più delle volte ad elementi isolati ed a singole parti di un opera più che alla costruzione completa della struttura portante di un intero edificio.

Pregio di questi sistemi è quello di non dover più scindere l’opera in una parte o scheletro resistente (architrave, telaio, arco elastico) ed una parte sostenuta (parete).

Con questi sistemi la parete, o copertura, a traliccio, si può considerere come una superficie statica autoportante, non solo ma anche suscettibile di resistere alle più svariate azioni esterne, data la sua capacità di supportare sforzi di trazione essendo essa costruita come è ovvio con materiali elastici (legno, cemento armato, acciaio).

In queste strutture si viene così ad abolire il grosso scheletro principale resistente, che nei sistemi precedentemente esaminati era costituito cioè dalla gabbia in cemento armato o in acciaio in quelli ad impalcatura, dalla serie dei telai o degli archi elastici e dalle armature longitudinali in quelli intelaiati .

Le ragioni che impediscono una più vasta applicazione di questi sistemi, nella costruzione di intere opere architettoniche importanti, deve anzitutto ricercarsi nella difficoltà di sistemare nelle pareti le necessarie aperture rettangolari delle porte e delle finestre, ed in secondo luogo della complessità del calcolo statico abbastanza facile nei vari metodi approssimati per i sistemi piani, specie se di tipo staticamente determinato, complesso invece è laborioso e non sempre praticamente possibile per i sistemi reticolari a tre dimensioni o quando le aste possono considerarsi non vincolate a cerniera e si abbiano perciò sollecitazioni così dette secondarie affatto trascurabili.

Le applicazioni più frequenti le troviamo nelle costruzioni turricolati (antenne, torri), in alcuni tipi di volte e di cupole (Cupole Schwedler e derivate, tetraedriche ecc.) (fig 104), le sole che noi possiamo considerare come organismi architettonici completi, sia sotto l’aspetto costruttivo che estetico.

In altre opere o in edifici più complessi la loro adozione è rarissima. Ricordiamo fra gli esempi più noti di questi sistemi, la torre Eiffel di Parigi, la torre del palazzo Comunale di Philadelphia , la cupola del teatro Massimo di Palermo , quella della galleria Vittorio Emanuale a Milano, quella del Deposito locomotive di Troyer di 70 metri di diametro, il grande salone della esposizione del 1913 a Breslavia, il campanile della chiesa a Sesto San Giovanni, la copertura del velodromo G. Vigorelli di Milano ecc.

Esula dagli scopi del nostro corso ricordare quali siano i criteri di calcolo di queste strutture, già sviluppati del resto in altre materie. Ci interessa solamente notare che questi sistemi a parete continua non differiscono molto nello schema dispositivo (in linea assolutamente generica) dai sistemi in muratura ordinaria se non per il diverso spessore delle loro sezioni resistenti, (fortemente inferiori nei primi grazie alle qualità dei materiali elastici di cui sono composti) e che essi si possono considerare più un mezzo costruttivo

Page 88: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

88

a disposizione dell’ingegnere e dell’architetto, che non dei veri e propri sistemi di ossatura che diano luogo a nuove forme di espressione architettonica.

Un altro tipo costruttivo di questi sistemi reticolari, entrato di recente nell’uso pratico, è il traliccio a lamelle sottili (in legno o in acciaio) del tipo Zollinger, Jounker , Humebech e simili.

Con questi tipi di traliccio è possibile costruire ambienti anche di notevoli dimensioni e di eseguire coperture a volte ed a cupola (di luci però non maggiori di 50 metri circa).

Questi tralicci sono costituiti di tavolette di legno alte 25 cm circa, dello spessore di 4-3cm e della lunghezza di un paio di metri, oppure da speciali lamine di ferro o di acciaio pressate, con profilo a Z, lunghe pure esse un paio di metri, riunite mediante bulloni od attacchi speciali nel modo indicato nella fig.106.

Il sistema viene irrigidito da listelli o da piccoli profilati ad U disposti in senso orizzontali , come gli arcarecci di un tetto e situati tanto all’ estradosso che all’ intradosso della struttura.

Questa è sempre a forma di volta più o meno ribassata o di cupola (fig 106).

Il calcolo di questi sistemi reticolari, quando hanno una sezione ad arco di cerchio o a

doppia curvatura, viene fatto considerandoli in sezione come degli archi a due cerniere, o, se il reticolato è discontinuo al colmo, come archi a tre cerniere. La spinta al piede può essere neutralizzata o assorbita da contrafforti massicci. A queste volte a lamelle hanno il pregio di una grande leggerezza, e risultano a un interessante effetto decorativo, così che la loro struttura può essere lasciata liberamente in vista anche in ambienti o in edifici di una certa importanza.

È tuttavia da osservare, anche per queste strutture, che esse non danno vita a nuovi sistemi ed a nuove forme architettoniche, ma che si debbano più che altro considerare, almeno per ora, dei semplici mezzi costruttivi a nostra disposizione.

Page 89: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

89

Capitolo 12

ORGANISMI A CUPOLA

Gli organismi di questo genere, che si possono realizzare con i materiali elastici, hanno due importanti caratteristiche le quali si traducono in due grandi vantaggi rispetto agli ordinari organismi a cupola muraria.

Primo, è quello del minor peso; l’alta resistenza dei materiali impiegati, consente di ridurre le sezioni resistenti a dimensioni enormemente inferiori a quelle delle cupole in muratura.

Secondo, è possibile realizzare mediante cerchiature, delle cupole che non esercitano sulle strutture di piedritto, azioni di spinta ma quasi esclusivamente di peso.

Queste caratteristiche permettono in definitiva di assottigliare le strutture di piedritto (le quali non devono più resistere a spinte, ma soltanto a pesi relativamente non grandi) e di renderle quasi indipendenti dall’ organismo cupola.

In sostanza, non è più necessaria per le cupole e le volte moderne la generale ricerca dell’equilibrio attraverso la continua evoluzione delle forme planimetriche; la volta è diventata simile a un tetto e agisce sul piedritto quasi esclusivamente col suo peso.

Questo, si intende, in tesi molto generica, perché non sono pochi gli organismi a cupola o a volta , nei quali piedritto e copertura costituiscono un organismo unico, inscindibile.

L’impiego della ghisa e del ferro prima, del cemento armato e dell’ acciaio, hanno permesso, con il perfezionamento dei procedimenti di calcolo e delle qualità tecnologiche dei materiali, la costruzione di volte e cupole di sempre maggior luce (siamo arrivati dai 43 metri del Pantheon ai 110 metri dell’esposizione di Lione del 1894) sempre più leggere e, quel che più conta per l’architetto, di forme completamente nuove.

È tutto un vasto orizzonte che si dischiude all’architettura perché queste nuove strutture danno luogo a forme di espressione completamente nuove.

Vero è, anche per queste, che al grande progresso costruttivo non ha corrisposto un uguale risultato estetico. Si può affermare anzi, che sotto questo aspetto i risultati ottenuti non siano molto lusinghieri e che si sia ancora ben lontani dalla organica e compiuta bellezza della cupola di San Pietro.

Si consideri però che per giungere ad essa sono occorsi secoli di esperienze architettonica, è occorsa l’assoluta padronanza del problema tecnico ed estetico, mentre per quelle che consideriamo si può dire che ritroviamo appena agli inizi.

Potrà guidarci forse nel difficile cammino, la ricerca di una architettura organica di masse, che crei con la grande costruzione le sue line e le sue forme. Sotto l’aspetto costruttivo, le prime cupole in cemento armato, di assai modeste dimensioni, furono costruite a spessore unico a forma di tazza rovesciata, profilate di solito, secondo la funicolare dei carichi.

Page 90: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

90

Quelle metalliche invece furono costituite da costoloni radiali, disposti secondo i meridiani della cupola e da cerchiature collocate secondo i paralleli, forma che fu presto seguita dalle cupole in cemento armato, allo scopo di guadagnare in leggerezza. Sopra questa ossatura è disposta la piccola orditura sorreggente il materiale di copertura, la quale non ha alcuna funzione statica agli effetti dell’equilibrio della cupola.

Gli archi meridiani che costituiscono la vera ossatura resistente vengono spesso profilati come si è detto secondo la funicolare dei carichi permanenti e calcolati con i noti procedimenti della scienza delle costruzioni.

Gli archi paralleli sono invece sollecitati da sforzi principali di compressione e di trazione a seconda che ritrovano nella parte superiore della cupola, oppure verso l’imposta, specialmente questi ultimi hanno l’ufficio di assorbire l’azione di spinta e degli archi meridiani e di annullare gli effetti sulle strutture di piedritto.

Spesso gli cerchi paralleli vengono ridotti a quello di imposta ed a quello superiore di chiave (se la cupola è aperta), il quale risulta sollecitato a compressione dalle forze trasmesse ai meridiani.

Tali meridiani possono considerarsi incastrati ai due anelli; però nei casi di cupole di grande luce o molto ribassate, che possono dar luogo ad azioni rilevanti e causare la deformazione dell’anello di base, se non è da escludersi l’ipotesi di un parziale snodo di essi alle imposte.

Su questi tipi di cupole l’azione del vento e dei carichi dissimetrici da luogo, specie se il profilo della cupola è rialzato, a carichi molto laboriosi e complessi.

Nelle cupole metalliche e quasi generale l’ adozione di una ossatura disposta secondo le diagonali dei quadrangoli nei quali la cupola risulta divisa da un insieme dei meridiani e paralleli.

Tali aste diagonali, che debbono resistere alla azione dei carichi dissimetrici, si possono calcolare secondo soluzioni approssimate, considerando le alzino su dette concentrate ai nodi del traliccio a tre dimensioni, costituito dai meridiani, dai paralleli e dalle aste diagonali.

Le applicazioni di questi tipi di struttura sono quanto mai numerose: da quelle della galleria Umberto I a Napoli, alla Jahrhundertballe (che è tra quelle di maggior diametro realizzate fin ora) è tutta una lunga serie di esempi interessanti. Ricordiamo però che nella maggior parte di essi, la cupola rappresenta più un mezzo di copertura di grandi ambienti che non l’elemento che abbia dato luogo a nuovi sistemi strutturali resistenti di edifici complessi. Tuttavia la caratteristica delle cupole di tali tipi, di non esercitare cioè azioni di spinta sulle strutture di piedritto, permette di assegnare a queste sezioni minime e di seguire, nella loro generale concezione, gli stessi criteri che abbiamo già esaminati trattando di sistemi a copertura pesante.

Diversa da questi tipi per il suo organismo statico è la Jahrhundertballe di Breslavia già citata nella fig.108.

In questo edificio la cupola ha 65 metri di diametri ed è costituita da 32 costole collegate con 5 anelli.

Per ottenere una migliore determinazione delle azioni, la cupola è stata separata dalle strutture di piedritto su cui grava l’anello di imposta per mezzo di appoggi disposti radicalmente. In tal modo l’azione del vento è neutralizzata dalla resistenza tangenziale degli appoggi stessi.

Di estremo interesse è l’edificio inferiore; la maggior parte della cupola poggia su 4 archi uguali che in pianta si proiettano in un quadrato al quale la circonferenza di imposta della cupola è inscritta. I quattro archi non sono piani; il loro asse è una curva del 4° ordine ottenuta dall’intersezione del cilindro che ha per direttrice l’anello di imposta della cupola con un cilindro ellittico di asse ortogonale al primo. In tal modo l’anello di base della cupola può poggiare per tutto il suo perimetro su questo cilindro verticale; gli archi, per la loro curvatura, tendono però a ribaltarsi verso l’ esterno, ad evitare ciò sono sostenuti ognuno da 6 contrafforti che danno origine ad una ambiente absidale dietro ciascuno di essi.

Page 91: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

91

I contrafforti sono rinforzati da due

anelli orizzontali e , al piede, sono assicurati da un altro anello che unisce solidalmente la base dei contrafforti ai pilastri degli archi. Si giunge in tal modo ad una luce totale di metri 95.

Altri tipi di cupole in cemento armato a nervature e paralleli più recenti, sono quella della chiesa dello Spirito Santo di Parigi del diametro di 34 metri; quella della chiesa Evangelica di Ludwighafehn di 35 metri di diametro il cui profilo segue la linea delle pressioni dei carichi permanenti. Ad essa sovrasta un campanile di ben 20 metri di altezza. È costituita da 12 costoni e due anelli inferiori e due superiori; il cornicione dell’edificio è disposto in modo da farlo contribuire alla resistenza radiale dell’anello di imposta.

Le cupole a nervature e paralleli se risultano molto più leggere di quelle a nervatura presentano, in confronto a tipi più recenti, inconveniente di un peso ancora elevato. Ciò è dovuto al fatto che i momenti flettenti delle nervature e degli anelli di chiave e di imposta, obbligano ad assumere rilevanti sezioni. In tali cupole si osservò in oltre che la soletta che riportava il suo carico sulle nervature e sui paralleli resisteva da sola, in virtù della sua forma, e che il fenomeno della flessione tra due nervature era del tutto irrilevante. Si venne così nell’idea di costruire cupole sottili di forme appropriata seguendo ad un di presso gli stessi concetti che i costruttori in metallo hanno applicato per l’esecuzione dei serbatoi caldaie, ecc. Si diminuì allora man mano lo spessore della soletta posta fra le nervature giungendo gradualmente al concetto della volta sottile autoportante, nella quale le nervature erano sempre più allontanate e costituivano soltanto degli elementi di rigidezza, ed infine alle cupole sottili ed equilibrate nelle quali risultano soppresse le nervature portanti e in alcuni casi, anche quelle di irrigidimento.

In queste cupole si consider,a come è noto, il loro spessore così sottile da poterlo supporre infinitamente piccolo rispetto alle altre dimensioni. Ammettendo questa ipotesi e scegliendo opportunamente il profilo e le condizioni di vincolo ai bordi è possibile trascurare e ridurre notevolmente i momenti flettenti che possono prodursi nella parete.

L’equilibrio è ottenuto considerando soltanto le tensioni applicate nel piano tangente alla superficie, compressione e trazione che dovrebbero equilibrare le forze esterne. Gli sforzi di compressione si distribuiscono in tutta la sezione della volta secondo determinate leggi matematiche ed equilibrano assieme alla tensione di una cerchiatura collocata all’imposta, il momento flettente delle forze esterne.Queste ipotesi sono confermate dalla realtà.

Si è detto che si da alla cupola una forma tale che essa risulti una superficie di equilibrio dei carichi permanenti. Così per esempio nelle cupole sottili di rotazione, si assume il paraboloide di rotazione che è superficie di equilibrio per il carico uniformemente distribuito in pianta; la sfera, per forze uniformemente distribuite e convergenti in un punto; la superficie

Page 92: CORSO DI ARCHITETTURA TECNICA - people.unica.itpeople.unica.it/antonellosanna/files/2016/03/Rocatelli-3.pdf · 1 rocatelli vol.3° corso di architettura tecnica fascicolo n° 1 capitolo

92

originata dalla rotazione di un profilo meridiano cicloidale, quale superficie di equilibrio per un carico verticale uniformemente ripartito per unità di superficie. L’armatura di ferro è disposta secondo i meridiani e i paralleli, oppure secondo un reticolato analogo come forma , a quello della volta a lamelle (Hiismebeck e simili) queste ipotesi e i procedimenti di calcolo che ne sono seguiti hanno permesso conseguire un grande progresso tecnico nella costruzione delle volte e delle cupola. Oggi è possibile coprire ambenti di 20-30 metri di corda con cupole dello spessore di 4-6 cm.

Fra i più noti esempi di queste costruzioni citiamo la cupola del Armennuseum di Monaco che poggia su 4 grandi arconi di piedritto ed è raccordata con essi mediante pennacchi sferici; quella dell’Union Theater di Soarbruchen di circa 26 metri di luce ecc. In queste cupole le armature di ferro sono disposte secondo i meridiani e i paralleli.

Fra le cupole con armature reticolari, ricordiamo quella dei planetari di Jena di Berlino, di Norimberga ecc., quella della centrale elettrica di Francoforte di 26 metri di diametro e dello spessore di 4 cm, sostenuta da pilastri in c.a. raccordati da una trave Vierendel circolare. Quella del palazzo del governatore dell’ Algeria di 30 metri di diametro e con uno spessore di cm 5,5 in chiave e di 8 cm all’imposta .

Ma le più grandi ed importanti sono quelle del Mercato di Lipsia che hanno reso possibile la copertura di uno spazio di metri 239 per 76 pari a 18.000mq con sole quattro coppie di pilastri interni a sostegno della copertura. Si tratta di tre cupole ottagonali di 76 metri di corda e di soli 9 cm di spessore. Ciascuna cupola è irrigidita da costoloni radiali. Otto archi perimetrali binati riportano il peso e le azioni della cupola ai vertici dell’ ottagono di base.

La spinta orizzontale della cupola è annullata da due anelli: uno situato all’ imposta e l’altro al piede degli arconi di piedritto, nascosto nel pavimento della sala.

Le volte sottili ed equilibrate hanno trovato ancore estesa applicazione in forme diverse dalle cupole; elegantissime quelle a botte disposte in senso trasversale agli ambienti da coprire. È facile con esse risolvere in modo originale e con spessori minimi la copertura di vasti ambienti come quello del mercato di Francoforte di S.Maria di 50x220 m. Questa è costituita da 15 volte, una a fianco dell’altra sorrette da piloni perimetrali inclinati.

Le volte si comportano come travi tubolari o meglio come dei ferri Zorès aventi, date le loro corde e frecce, un notevole momento resistente.

Tali costruzioni possiamo considerale fino ad oggi come una importante conquista tecnica. Dal punto di vista architettonico i risultati sono ancora lontani da quel contenuto d’arte che

abbiamo riscontrato negli organismi a volta e a cupola del passato.

Principali cupole moderne Edificio Materiale Località Anno Corda Freccia 1 Rotonda del Palazzo

dell’Industria Metallica Vienna 1873 102

2 Gasometro Metallica Dresda 1908 65 3 Sala dei cantori Metallica Francoforte 1909 63 4 Padiglione delle Feste C.A. Breslavia 1912 65 16,10 5 Esposizione Internazionale

dell’Edilizia C.A. Lipsia 1913 30 12

6 Mercato C.A. Lipsia 1928 65,70