corso di formazione “protezione civile e tecniche di evacuazione”

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“Rischi e conoscenza del territorio” Benevento 17 -18 aprile 2013 1 Corso di formazione “Protezione Civile e tecniche di evacuazione” Rischi e conoscenza del territorio Airola (BN) 17 – 18 aprile 2013 Docente: Mario Barbani [email protected]

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Corso di formazione “Protezione Civile e tecniche di evacuazione” Rischi e conoscenza del territorio Airola (BN) 17 – 18 aprile 2013 Docente: Mario Barbani [email protected]. CONCETTO DI RISCHIO. - PowerPoint PPT Presentation

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Diapositiva 1

1Corso di formazioneProtezione Civile e tecniche di evacuazione

Rischi e conoscenza del territorioAirola (BN) 17 18 aprile 2013Docente: Mario [email protected]

Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013CONCETTO DI RISCHIO E lentit del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitosoPer un dato elemento a rischio lentit dei danni attesi si pu valutare attraverso: La pericolosit (P) la probabilit di occorrenza dellevento calamitoso entro un certo intervallo di tempo ed in una zona tale da influenzare lelemento a rischio;La vulnerabilit (V) ovvero il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi dellevento calamitoso;Valore dellelemento a rischio (E) ovvero il valore delle propriet, delle attivit economiche e della popolazione a rischio in una determinata area.2 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Definizione di elemento a rischio: persone e beni che possono subire danni quando si verifica un evento.La pericolosit si esprime anche con H (da Hazard)La Vulnerabilit varia da 0 ad 1 (danno totale) ed un valore adimensionale.Agli elementi a rischio E viene dato un peso adimensionale a secondo del livello.2R = P V E Conosciuta come:EQUAZIONE DEL RISCHIODanno (D) il grado previsto di perdita, di persone e/o beni, a seguito di un particolare evento calamitoso, funzione sia del valore esposto (E) che della vulnerabilit (V).D = V E 3 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013I Valori V ed E possono assumere valori diversi in base a fattori casuali (per esempio il periodo dellanno)3RISCHIO IDROGEOLOGICO E lentit del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo a seguito del verificarsi di fenomeni idrogeologici

Frane

Alluvioni4 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013I fenomeni idrogeologici sono il risultato dellinterazione tra eventi meteorici (essenzialmente piogge) e lambiente geologico, morfologico ed idrologico. Le aree montagnose e collinari sono, per ragioni morfologiche, quelle pi esposte al pericolo frane. Le pianure alluvionali sono esposte al pericolo inondazioni.I fenomeni idrogeologici sono anche collassi dovuti a cavit sotterranee e linstabilit delle coste (associato alleffetto delle mareggiate).Le alluvioni provocano esondazioni torrentizie e fluviali.4Fenomeno di movimento o caduta di materiale roccioso o sciolto dovuto alla rottura dell'equilibrio statico preesistente ovvero all'effetto della forza di gravit che, agendo su di esso, supera le forze opposte di coesione del terreno.FRANACAUSE CHE PROVOCANO UNA FRANA Cause predisponenti: natura del terreno, litologia, giacitura, andamento topografico, acclivit dei versanti, clima, precipitazioni, escursioni termiche, idrogeologia ecc.; Cause preparatrici: disboscamento, piovosit, erosione delle acque, variazione del contenuto dacqua, azioni antropiche ecc; Cause provocatrici: abbondanti piogge, erosione delle acque, terremoti, scavi e tagli ecc; 5 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Predisponenti = proprie dellambiente naturaleVi faccio una domanda! Riuscite a vedere in ogni tipologia di causa un fattore in comune? Le precipitazioniLe cause provocatrici sono dette anche scatenanti od innescanti5PARTI DI UNA FRANANicchia di distacco: intaccatura del pendio che segna il confine fra la parte staccata e quella rimasta; Alveo o pendio: solco sul quale si sono spostati i materiali; Cumulo di frana: zona in cui si depositano confusamente i detriti;

coronatestatascarpate secondariesuperficie di separazione6 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Altre definizioni: corona: parte di materiale non coinvolta dal fenomeno immediatamente adiacente alla parte pi alta del pendio di frana;testata: parte superiore del terreno franato; scarpate secondarie: superfici ripide all'interno della frana, sintomatiche di movimenti differenziali all'interno del materiale; superficie di separazione: superficie che divide il materiale spostato da quello inalterato sottostante;La massa di terreno coinvolta dal fenomeno viene chiamata materiale mobilizzato e vienecomunemente suddiviso in corpo principale (parte del materiale che in seguito al movimento resta nell'alveo della frana) e piede della frana (materiale che si attesta nella zona di accumulo).6CLASSIFICAZIONE DELLE FRANETipo di materiale movimentatoTipo di movimento che il materiale segueFrane di crollo (falls): distacco e conseguente caduta di una massa di materiale da un pendio molto ripido. Il materiale si muove in caduta libera e, dopo aver raggiunto il versante, si muove per rimbalzo o rotolamento.

Frana da crollo in rocciaFrana da crollo in terreno

7 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Tipo di materiale movimentato: materiale roccioso, detrito di falda e terreno sciolto;consistono nel distacco improvviso di grosse masse di roccia disposte su pareti molto ripide o scarpate; il movimento iniziale ha come componente principale la caduta verticale verso il basso, finch il materiale non raggiunge il versante ed avere dopo l'impatto rimbalzi e/o rotolamenti. Il crollo si attua quando la resistenza al taglio del materiale lungo una superficie diventa minore del peso proprio del blocco di roccia o terreno identificato da tale superficie. Questi tipi di frane sono caratterizzati da un'estrema rapidit. Il deposito conseguente alla frana un accumulo al piede del pendio di materiale di diversa dimensione e in funzione delle caratteristiche fisiche del versante si pu verificare anche che blocchi di maggiori dimensioni si trovino a notevole distanza dal luogo del distacco. Causa predisponente l'esistenza di sistemi di fratturazione o scistosit (sfaldamento per piani paralleli). Cause innescanti sono gli scuotimenti tellurici (terremoti), il "crioclastismo" (ghiaccio nelle fessure), la pioggia, lo sviluppo vegetale di apparati radicolari, lo scalzamento del piede del versante ad opera dell'uomo o naturale (erosione).7Frane per ribaltamento (topples): rotazione attorno ad un punto, di un blocco di roccia o di detrito, sotto lazione della gravit, di pressioni esercitate da blocchi adiacenti e/o dallacqua delle fratture.

8 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Il cumulo di frana (deposito) molto simile alla frana per crolli8Frane per scivolamento (slides): movimento lungo una superficie di rottura o entro una fascia relativamente sottile di intensa deformazione di taglio.Si distinguono due sottogruppi di questa classificazione a seconda delle caratteristiche geometriche della superficie di scorrimento :Frane per scorrimento planare(translational slides)Frane per scorrimento rotazionale(rotational slides)

9 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Fare la similitudine con la valanga a lastroni;Nel caso dellimmagine a sinistra il materiale terreno ma la stessa cosa per le rocce;Nel movimento rotazionale si verificano lungo superfici curve, concave verso l'alto, in materiali coerenti o pseudocoerenti, quando viene superata la resistenza al taglio degli stessi materiali.

9Frane per espandimento laterale (lateral spreads): si realizzano in terreni dal particolare assetto geologico in cui materiali caratterizzati da un comportamento rigido sono sovrapposti a materiali dal comportamento plastico.L'espansione laterale generata dal flusso del materiale plastico sottostante che provoca la progressiva fratturazione del materiale rigido sovrastante.

10 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Materiali rigidi (ammassi rocciosi)Materiali plastici (argilla, argillite, gesso ecc..)10Frane per colamento (flows): movimento in cui la deformazione del materiale continua lungo tutta la massa in movimento.Si distinguono due sottogruppi di questa classificazione a seconda del materiale predominante:Frane per colamento in roccia (flows in bedrock)Frane per colamento in terreni e detriti (earth flows, debris flows)

11 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Nel caso di colamenti in rocce non si pu avere una visione immediata della superficie di frana, e oltretutto questi movimenti sono generalmente molto lenti e caratterizzati da processi di creep (movimento viscoso).I colamenti in terreni sciolti o detriti (earth flows) sono generalmente molto pi facili da vedere in quanto la massa franata assume un aspetto molto simile a quello di un fluido viscoso. Queste frane si hanno in presenza di saturazione e successiva fluidificazione di masse siltoso-argillose in terreni di alterazione ad opera dell'acqua, la massa fangosa pu anche coinvolgere nel suo movimento blocchi rocciosi di altra natura.11Frane per colamento veloce (soil slips): fenomeni rapidi, innescati da precipitazioni intense e che si muovono per lunghe distanze entro le aste torrentizie (colate di detrito incanalate) Smottamenti: piccole frane di tipo superficiale, composte principalmente di materiali incoerenti o resi tali dall'effetto dell'acqua. 12 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Bisogna inserire il filmato12ALCUNI ESEMPI

13 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013In alto a destra crollo in roccia Monzuno (BO)13VELOCITA E VOLUME DELLA MASSA FRANOSA

14 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Questi parametri verranno utilizzati per la valutazione della pericolosit.14Indica tutti i danni prodotti da un evento di piena di un corso d' acqua e quelli legati all' inondazione dei territori circostantiALLUVIONEMentre le frane possono essere considerati fenomeni puntuali dislocati diffusamente sul territorio, i fenomeni alluvionali si presentano prevalentemente lungo il reticolo idrografico principale e/o minore.

15Fenomeno di invasione ed espansione delle acque su vaste aree rottura o un sormonto dell' argine naturale o artificiale.INONDAZIONEcausa Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Ogni alluvione associata allesondazione di qualche corso dacqua.Il corso dacqua prima va in piena e quando lacqua supera o rompe gli argini, esonda e provoca lalluvione o inondazione.15

BACINO IDROGRAFICOPorzione di territorio il cui deflusso idrico superficiale viene convogliato verso una fissata sezione di un corso dacqua (sezione di chiusura) 16 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Il bacino cos come definito detto anche idro erosivo in quanto i processi di modellazione della superficie terrestre sono dovuti allazione erosiva delle acque che scorrono in superficie. Il bacino che si riferisce alla sola raccolta delle acque di precipitazione si chiama imbrifero.

16il territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi e dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d'acqua direttamente o a mezzo di affluenti, nonch il territorio che pu essere allagato dalle acque del medesimo corso d'acqua, ivi compresi i suoi rami terminali con le foci in mare ed il litorale marittimo prospiciente.La legge 183/1989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo definisce lambito territoriale di riferimento il bacino idrografico:17 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Vedremo pi avanti; questa legge uno dei capisaldi della normativa italiana a riguardo della difesa del suolo.Conoscere la risposta del territorio rispetto alle precipitazioni risulta importante per il dimensionamento delle opere idrauliche e la sistemazione del territorio stesso.17Casse di espansione: aree di inondazione che riducono le intensit delle piene.Tempo di corrivazione: tempo richiesto da una goccia dacqua per giungere dal punto pi distante del bacino alla sezione di chiusura.ALTRE DEFINIZIONITempo di risposta del bacino: intervallo temporale trascorso fra linizio dellevento di precipitazione e larrivo del colmo di piena alla sezione di chiusura.Linee di impluvio: linee in cui lacqua tende a confluire.Linee di displuvio: linee in cui lacqua tende ad allontanarsi.Reticolo idrografico: insieme delle linee di confluenza di un bacino.18 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Le linee di impluvio sono le aste dei fiumi, le linee di displuvio sono gli spartiacque.

18IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA

11.000 frane negli ultimi 80 anni19 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Al primo posto nella tragica classifica delle catastrofi che devastano il nostro Paese troviamo le alluvioni e le frane, segno dell'estrema fragilit del territorio nazionale dal punto di vista idrogeologico e della scarsa efficienza del sistema di implementazione di politiche territoriali di previsione e prevenzione.Lestrema vulnerabilit del nostro Paese alle calamit naturali testimoniata dal numero elevato di catastrofi che hanno provocato, negli ultimi decenni, migliaia di vittime e ingenti danni sia agli insediamenti umani, sia alle attivit produttive. Infatti, ampiamente noto che lItalia un paese fortemente esposto ai rischi di naturaidrologica e idraulica, che si manifestano sul territorio con modalit differenti in funzione dellassetto geomorfologico dei luoghi: frane e trasporto solido lungo i conoidi nelle zone montane e collinari, esondazioni e sprofondamenti nelle zone collinari e di pianura.Queste immagini vengono dal progetto AVI (studio commissionato dal DPC al GNDCI)19

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Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Dati del ministero dellambiente 200620PRINCIPALI EVENTI DISASTROSI IN ITALIADAL DOPOGUERRA AD OGGI 14 novembre 1951, il Po rompe gli argini e allaga due terzi della provincia di Rovigo (Polesine), causando 89 morti; 26 ottobre 1954: un'alluvione colpisce Salerno e molti centri della costiera amalfitana e della provincia, causando 300 morti; 9 ottobre 1963, una frana precipita nellinvaso artificiale della diga del Vajont, provocando unonda che cancella il paese di Longarone (Belluno): 1917 morti; 4 novembre 1966, lArno, in seguito ad intense piogge rompe gli argini in diversi punti, invadendo la citt di Firenze e causando 35 vittime; 19 luglio 1985 una diga cede in Val di Fiemme e oltre 300.000 metri cubici di acqua cancellano i comuni di Stava e Prestavel con un bilancio di 360 morti; 18 luglio 1987, dopo 3 giorni di pioggia, l'Adda travolge 60 comuni. Morignone e S. Antonio sono cancellati dalla frana del m. Coppetto: circa 1500 senzatetto e 53 morti; 6 novembre 1994 i fiumi Tanaro, Covetta, Bovina (Piemonte) fuoriescono dai loro argini, trascinando unenorme quantit di detriti, causando 70 vittime; 19 giugno 1996, in Versilia dopo oltre 150 mm di pioggia in 1 ora, ed oltre 450 mm di pioggia in 4 ore, si verificano 13 morti e centinaia di senzatetto, con la distruzione del paese di Cardoso e del Ponte Stazzemese;21 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 201321PRINCIPALI EVENTI DISASTROSI IN ITALIADAL DOPOGUERRA AD OGGI 5 maggio 1998, in seguito ad intense piogge una colata di fango investe i paesi di Sarno e Quindici (Campania), provocando 147 morti; 10 Settembre 2000, il torrente Beltrame straripa a Soverato (Calabria), provocando la morte di 12 persone; 13-16 ottobre 2000, Alluvione in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria,Lombardia, 23 morti, 11dispersi, 40.000sfollati. L'evento interess il fiume Po e gran parte dei suoi affluenti; 1 ottobre 2009, Alluvione e colata di detrito a Messina, nelle frazioni di Giampilieri (ME). A causa delle forti piogge e del dissesto idro-geologico della zona a carattere torrentizio, si generano una serie di colate detritiche chetravolgono numerose abitazioni e automobilisti tra Giampilieri e Scaletta Zanclea, 36 morti. 25 ottobre 2011 ;Alluvione dello Spezzino e della Lunigiana, Val di Vara, Cinque Terre, Lunigiana. Esondazione/piena dei fiumi Vara, Magra, Taro e altri corsi d'acqua minori, a causa delle intense precipitazioni. Ritmo: 520 mm in meno di 6 ore, 12 morti; novembre 2011; Alluvione di Genova e provincia. Esondazione/piena dei fiumi Bisagno, Fereggiano, Sturla e Scrivia a causa delle intense precipitazioni. Ritmo: 500 mm in 5 ore, 6 morti;22 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Grosse alluvioni intorno a ottobre novembre, frane improvvise dovute a piogge intense mesi estiviLalluvione di Genova dovuta al riscaldamento prolungato del mare

22Bisogna distinguere le alluvioni dalle piene poich le alluvioni colpiscono le localit in prossimit dei reticolo idrografico mentre le piene riguardano unicamente il corpo idrico.La causa dellalluvione , come accennato, una esondazione conseguente ad un onda di piena.Non parleremo mai dellalluvione dellArno ma della piena ed esondazione dellArno e la conseguente alluvione ed inondazione di Firenze. PIENA: fenomeno del rapido sopraelevamento della superficie libera dovuto ad un aumento della portata notevolmente superiore a quella ordinaria. ONDA DI PIENA: la mole dacqua che, simile a un onda, si adagia lungo il corso del fiume in pianura, attraversandolo interamente lungo il suo asse.In ogni momento c un punto del fiume dove si registra il massimo della piena: questo detto Colmo di piena e per esempio, lungo il Po, si propaga da Ponte della Becca (alla confluenza col Ticino) fino a Pontelagoscuro (chiusura del bacino del Po) in circa 70 ore.

23 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Non tutte le piene sono disastrose ma vanno monitorate continuamente23Piena improvvisa (flash flood):improvvise e rapidepiene di breve durata, che si verificano dopo poche ore dallevento scatenante. Gli eventi scatenanti sono generalmente dovuti a forti precipitazioni piovoseche portano a un eccesso di drenaggio. Ma questo tipo di piene possono anche essere scatenate dal rilascio improvviso di acqua trattenuta da impedimenti naturali (peresempio ghiaccio, roccia, fango, tronchi di legno) o di tipo artificiale come dighe e argini.

Fattori importanti che intervengono durante una piena sono:Tempo in cui si verifica la piena dopo levento scatenante.Estensione del bacino interessato dallevento scatenante.Nei grandi bacini le piene possono durare anche alcuni giorni.Intensit e durata dellevento scatenante.Levento scatenante nella maggior parte dei casi la precipitazione24 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013IL CASO DI ATRANI (09/09/2010)

25 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 201325

Il torrente Dragone nel tratto urbano di Atrani tombato sotto il piano viario per circa 280 m con una sostanziale differenza di pendenza al centro della condotta.

26 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Il piano viario via dei DogiLe pendenze sono esagerate nel disegno26Lesondazione della piena che ha investito Atrani da attribuire certamente alle eccezionali peculiarit dellevento pluviometrico ma anche ad un evidente malfunzionamento della tombinatura.

75mm/50 minDai grafici si pu notare che i processi idrologici di formazione dellevento si attuano nella stessa scala spaziale e temporale del fenomeno pluviometrico che lo scatena.I flash flood sono fenomeni che hanno come peculiarit lo scarso o addirittura nullo preavviso.27 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Vedere il filmato di Atrani e a seguire quello di Cardoso di Stazzema facendo notare che in quel giorno 19 giugno 1996 sullItalia intera cera il sole.27LALLUVOINE DI NODICA (25/12/2009)

NodicaBacino del Serchio:1408 KmqLunghezza del fiume Serchio:102 Km28 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Anche se il bacino del Serchio un bacino piccolo, secondo la legge 183/1989 nellart. 30 risulta un AdB nazionale.Comunque abbastanza grande per non provocare flash flood ma piene con una risposta adeguata allallertamento.28Dal reoprt dellevento alluvionaleRedatto dallAdB del Serchio

29 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Anche le nevicate che non danno effetto immediato possono contribuire ai fenomeni di piena a causa della fusione che ne consegue.Un altro fattore che non aiuta al corretto defluire delle piene il mare alto alla foce che impedisce il deflussi a mare della piena.29Cedimento dellargine

30 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Piping: un fenomeno erosivo che si ha nelle litologie argillose e che produce dei tunnel entro le stesse argille dei calanchi; l'acqua che si infiltra nelle argille fessurate in superficie tende a scorrere e ad erodere scavando dei veri e propri tunnel in direzione della massima pendenza; le volte tendono a crollare quando l'acqua diviene molto abbondante30

160 m di rottura arginale 31 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Le grandi alluvioni sono pi prevedibili ma pi devastanti.31ANALISI DEL RISCHIO IDORGEOLOGICO ED IDRAULICO Valutazione e rappresentazione cartografica del grado di pericolosit P; Valutazione del danno (D= V E); Valutare i criteri di mitigazione del rischio.32 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Step principali32ANALISI DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO Valutazione della pericolosit per franaSi articola in 4 punti fondamentali:Identificazione delle aree suscettibili;Caratterizzazione del fenomeno franoso;Valutazione della possibile evoluzione del fenomeno franoso nello spazio e nel tempo;Previsione temporale.33 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Al fine di valutare il rischio connesso allinstabilit dei versanti, necessario effettuare indagini finalizzate alla valutazione ed alla rappresentazione cartografica del grado di pericolosit connesso con movimenti gravitativi o movimenti di massa. In merito alla valutazione del danno potenziale o del rischio, nonch i criteri ed i metodi per la mitigazione di questultimo, vengono di seguito proposte delle linee guida generali. Ricordiamo che R=V*E*P

33Si procede a realizzare cartografie di carattere geomorfologico che forniscono le principali indicazioni sulla geometria e sul meccanismo dei fenomeni franosi e sui principali elementi geomorfologici connessi con linstabilit dei versanti. Tale Carta sar realizzata mediante lacquisizione di dati bibliografici, linterpretazione delle foto aeree ed il rilevamento diretto sul terreno. Valutazione della pericolosit per franaIdentificazione delle aree suscettibili

34 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Dati bibliografici dal progetto AVILe parti gialle sono frane quiescenti cio inattiva al momento dellosservazione ma riattivabile dalle cause originarie; le parti rosse sono frane attive 34Valutazione della pericolosit per franaCaratterizzazione del fenomeno franosoSi basa sui seguenti parametri: Tipologia di movimento

Geometria del fenomeno

Intensit del fenomeno larghezza della nicchia di distacco;

lunghezza della superficie di scorrimento esposta;

lunghezza totale del fenomeno (dalla nicchia di distacco al cumulo di frana);

spessore medio del materiale coinvolto (o profondit media della superficie di scorrimento).

35 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013La tipologia di movimento gi stata affrontata nelle slide precedenti (frane da crollo, ribaltamento, scivolamento, colamento)35Valutazione della pericolosit per franaCaratterizzazione del fenomeno franosoIntensit del fenomenoLintensit viene espressa in funzione del volume o della velocit della massa mobilizzata o di entrambe le grandezze.

36 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013La scala utilizzata come una scala mercalli36Valutazione della pericolosit per franaPossibile evoluzione del fenomeno franoso nello spazio e nel tempoSi intende la tendenza di una frana a svilupparsi (stato di attivit e stile di attivit) e a propagarsi (distribuzione di attivit).

in movimento al momento dellosservazione;attiva dopo un periodo di inattivit;in movimento nellultimo ciclo stagionale ma inattiva al momento dellosservazione; mossasi per lultima volta prima dellultimo ciclo stagionale;4 a) inattiva al momento dellosservazione ma riattivabile dalle cause originarie;4b) inattiva e non pi riattivabile dalle causeoriginarie;4 c) inattiva e protetta dalle cause originarie tramite opere di mitigazione;4 d) inattiva e sviluppatasi in contesti geomorfologici e climatici diversi da quelli attuali;5) la nicchia di distacco tende a svilupparsi nella direzione di movimento;6) la nicchia di distacco tende a svilupparsi nella direzione opposta a quella di movimento;7) sono visibili i segni del movimento solo in zona di distacco, ma non si evidenzia una superficie di scorrimento;8) la frana continua a muoversi in modo costante senza apprezzabili variazioni di velocit e di volume;9) la nicchia di distacco tende a svilupparsilateralmente;10) si osservano pi tipologie di movimento in successione temporale; 11) si osserva il simultaneo verificarsi di pi tipologie di movimento; 12) si sono osservate pi attivazioni, di un medesimo fenomeno, caratterizzate dalla stessa tipologia di movimento;13) si osserva la neoattivazione di una frana caratterizzata della stessa tipologia di movimento rispetto ad una frana precedente e limitrofa; 14) si osservata una singola attivazione.37 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Valutazione della pericolosit per franaPrevisione temporaleLa previsione temporale definisce la probabilit che un evento franoso si inneschi in un determinato momento in una data area.Per le frane complicato stabilire un tempo di ritorno poich gli eventi franosi hanno frequenze e ripetitivit relativamente basse.Le uniche tipologie di frana di cui possibile prevedere linnesco sono quelle le cui cause sono prevedibili.Analisi delle serie temporaliFattori dinnescoLe precipitazioni sono la causa di innesco che pi si presta ad un approccio previsionale, di conseguenza le frane ad innesco piovoso sono le uniche a poter essere previste con un soddisfacente grado di affidabilit una volta determinate le relazioni dirette che intercorrono tra altezze pluviometriche e inneschi storici.38 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013La maggior parte delle tipologie di frana sono condizionate da fattori che sfuggono ad un controllo di tipo probabilistico (attivit antropica; sismi; assestamenti strutturali degli ammassi rocciosi; ecc.) poich non caratterizzabili temporalmente. 38

Valutazione della pericolosit per franaPrevisione temporaleFrane ad innesco piovosoLe frane che mostrano una correlazione diretta con le precipitazioni sono le cosiddette frane superficiali.Soglie di I ordineSoglie di II ordineHanno validit per intervalli temporali ristretti (alla scala dellevento meteoidrologico), quindi per quei fenomeni franosi detti istantanei, il cui innesco non governato dalle piogge antecedenti levento pluviometrico rivelatosi determinante.Tiene conto delle precipitazioni dei giorni precedenti. Solitamente si considerano i 15 giorni antecedenti levento.39 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Le frane superficiali devono il loro nome alla scarsa profondit a cui si sviluppa la superficie di scivolamento, le profondit variano infatti da una decina di centimetri fino ad un massimo di 1.5 m, ne consegue unesigua potenza del materiale mobilizzato e, ovviamente, un ridotto volume dello stesso (raramente superiori a 1000 m3). Nonostante le dimensioni ridotte sono frane molto pericolose poich caratterizzate da: alte velocit di movimento (da 5 a oltre 15 m/s), rapida evoluzione (fenomeni istantanei), elevata capacit di propagazione, capacit di saltare gli ostacoli, tendenza alla coalescenza delle nicchie di distacco e del materiale mobilizzato, alta densit di fenomeni per unit di superficie durante un singolo evento pluviometrico. Per queste caratteristiche le frane superficiali fenomeni ad elevato potenziale distruttivo: sono di fatto responsabili del 50% dei decessi causati da frane negli ultimi 100 anni.Per definire le soglie di 2 ordine si usano delle formule empiriche tipo quella del Cancelli e Nova39Valutazione della pericolosit per franaI livelli di pericoloSulla base di quanto precedentemente detto sono stati stabiliti alcuni livelli di pericolosit.P1P2P3Pericolosit bassaPericolosit mediaPericolosit elevataSono presenti movimenti di massa in atto, con una dinamica geomorfologica tendente allestensione areale della pericolosit.Sono presenti caratteri fisici territoriali che possano riferirsi a processi erosivi capaci di innescare fenomeni franosi, ma che al momento non sussistono indicazioni morfologiche di fenomeni, sia superficiali che profondi che possano riferirsi a processi erosivi capaci di innescare fenomeni franosi, o a movimenti gravitativi veri e propri.Sono presenti antichi corpi di frana, di segni precursori di movimenti gravitativi che hanno la possibilit di riattivarsi.40 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Livelli di pericolo stabiliti dallautorit di bacino del Sele; varia da autorit ad autorit40Valutazione del danno (D= V E)La stima della Vulnerabilit (V) molto complessa e dipende dallintensit dellevento calamitoso e dal livello di protezione degli elementi presenti sul territorio.Quando le aree vulnerabili sono estese e densamente antropizzate la valutazione della Vulnerabilit (V) risulta complessa.In generale si rinuncia alla stima ipotizzando un valore di sicurezza pari ad 1 (leffetto produce il massimo danno). In questo caso il Danno (D) uguale al valore esposto (E) e si riferisce al caso limite dellassenza di fattori di protezione secondo 4 livelli:D4 danno altissimo: comprende i centri urbani, le zone di completamento e di espansione, le zone di attrezzature esistenti e di progetto, i nuclei ad edificazione diffusa non presenti nei PRG, le case sparse, le aree attraversate da linee di comunicazione e da servizi di rilevante interesse, i laghi e le aree di riserva integrale e generale delle aree protette.In queste aree un evento pu provocare perdita di vite umane ed ingenti beni economici ed ambientali.D3 danno alto: le aree archeologiche, le aree di riserva controllata delle aree protette. In queste aree si possono avere problemi per lincolumit delle persone e per la funzionalit del sistema economico.D2 danno medio: comprende le aree extraurbane, poco abitate, di infrastrutture secondarie, destinate sostanzialmente ad attivit agricole o a verde pubblico. In queste aree sono improbabili problemi per lincolumit delle persone e sono limitati gli effetti che possono derivare dal tessuto socio economico.D3 danno basso o nullo: comprende le aree incolte libere da insediamenti. In queste aree non esistono problemi per lincolumit delle persone e sono limitati gli effetti che possono derivare dal tessuto socio economico.41 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013La stima della Vulnerabilit (V) molto complessa e dipende dallintensit dellevento calamitoso e dal livello di protezione degli elementi presenti sul territorio. Per esempio come la presenza di un adeguato piano di emergenza che consenta levacuazione incide sulla Vulnerabilit.

41Valutazione del rischio franaLe varie classi del rischio frana sono ottenute dalla seguente matrice: R = P DPericolositP3P2P1DannoD4R4R4R3D3R4R3R2D2R3R2R1D1R2R1R1Le varie classi di rischio sono definite nel DPCM 11/06/1998 n 180R1 moderato: possibili danni sociali ed economici marginali;

R2 medio: possibili danni minori agli edifici ed alle infrastrutture che non pregiudicano lincolumit delle persone, lagibilit degli edifici e lo svolgimento delle attivit socio economiche; R3 elevato: sono possibili problemi per lincolumit delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilit degli stessi e le interruzione delle attivit socio economiche, danni al patrimonio culturale;

R4 molto elevato: sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e ale infrastrutture, danni al patrimonio culturale, la distruzione di attivit socio economiche.42 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Valutazione dei criteri di mitigazione del rischioAttuata secondo 3 strategie Riduzione della pericolosit: ridurre lincidenza dei fenomeni franosi o di esondazione intervenendo in 2 modi: Sulle cause dei fenomeni franosi o di esondazione mediante opere di bonifica, e di sistemazione idrogeologica del territorio. Direttamente sui fenomeni franosi o di esondazione esistenti al fine di prevenire la loro riattivazione o limitare la loro evoluzione. Riduzione degli elementi a rischio: Si attua in sede di pianificazione territoriale nellambito della quale possono essere programmate le seguenti azioni: evacuazione delle aree instabili e trasferimento dei centri abitati; interdizione o limitazione dellespansione urbanistica in zone pericolose; definizione dellutilizzo pi consono per le aree pericolose; Riduzione della vulnerabilit: pu essere ridotta mediante interventi di tipo tecnico oppure intervenendo sullorganizzazione sociale del territorio: Consolidamento degli edifici, che determina una riduzione della probabilit di danneggiamento allelemento interessato da frana; Installazione di misure di protezione quali reti o strutture paramassi (parapetti, gallerie, rilevati, trincee), in modo da determinare una riduzione della probabilit che lelemento a rischio venga interessato dellevento

43 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013definizione dellutilizzo pi consono per le aree pericolose corine land cover.Riduzione della vulnerabilit sono interventi di tipo attivo (rafforzare lartefatto) o passivo (proteggere lartefatto) 43

Mitigazione del rischio idrogeologico44 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013La rete metallica una difesa passiva e riduce la vulnerabilit, i piani di emergenza e di evacuazione riducono gli elementi a rischio, lesplosivo riduce la pericolosit cos come i sistemi di drenaggio.44ANALISI DEL RISCHIO IDRAULICO Valutazione della pericolositLegata al tempo di ritorno con cui si verifica esondazioneLa probabilit di esondazione in un orizzonte temporale t, secondo quanto menzionato nel gi citato DPCM 29/09/1998 difesa del suolo, viene ripartita in almeno tre livelli, legati al periodo di ritorno dellinondazione stessa.

Le aree ad alta probabilit di esondazione sono quelle soggette a eventi indicativamente con periodo di ritorno di 20-50 anni;

Le aree a moderata probabilit di inondazione sono quelle soggette a eventi con periodo di ritorno indicativamente di 100-200 anni;

le aree a bassa probabilit di inondazione sono quelle soggette a periodo di ritorno indicativo di 300-500 anni.45 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 20132 fasi di valutazione:Fase di tipo statistico: viene valutata la probabilit di superamento di un valore di portata caratteristico, determinato per via idraulica, del tratto di corso dacqua in esame e tale da provocare il superamento degli argini (esondabilit); Funzione di: 1) regime piovoso; 2) geomorfologia ed uso del suolo del bacino a monte; 3) caratteristiche idrauliche alveo;Fase di tipo idraulico: viene valutata la maggiore o minore capacit di smaltimento delle acque del territorio circostante (inondabilit). Si utilizzano modelli idraulici afflussi deflussi;Valutazione della pericolositRedazione delle carte di pericolosit

46 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Dati bibliografici dal progetto AVI I modelli sono validati con eventi storiciIl punto blu punto di esondazione principale46

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Queste costruzioni avranno rispettato le zone a rischio idraulico? Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Valutando anche lesposizione e la vulnerabilit si realizzano le carte di rischio idraulico.47Mitigazione del rischio idraulico

48 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Scolmatore allIsola dElba. Idrovore Lago di Massaciuccoli. Rete geotessile sul Serchio. Dighe e sbarramenti48

49 Rischi e conoscenza del territorioBenevento 17 -18 aprile 2013Diga del Cignino49