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Corso di Gestione Aziendale AA. 2003-2004 Alessandro Ancarani [email protected] Lezione CG03 Contabilità centri di costo

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Page 1: Corso di Gestione Aziendale AA. 2003-2004 Alessandro Ancarani aancaran@dica.unict.it Lezione CG03 Contabilità centri di costo

Corso di Gestione Aziendale

AA. 2003-2004

Alessandro [email protected]

Lezione CG03

Contabilità centri di costo

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Alessandro Ancarani - DICA, Facoltà di Ingegneria, Università di Catania -Viale A. Doria, 6, 95125 Catania - e-mail: [email protected]

Gli elementi della progettazione di un sistema di controllo di gestione

• Gli elementi necessari alla progettazione di un SCG sono fondamentalmente 3:

– Le tecniche del controllo (indicatori di varia natura, dati della contabilità analitica, dati di budget);

– L’architettura del sistema, che ne rappresenta l’infrastruttura in termini di articolazione dei centri di costo e responsabilità;

– Il processo di controllo (chi si occupa di coordinare le fasi del controllo di gestione: quali sono gli input e gli output di ciascuna fase, quali sono i requisiti e i destinatari del processo di controllo).

• Questi elementi sono fortemente interrelati gli uni agli altri

• La scelta delle tecniche non può prescindere dalla struttura dei centri di costo e responsabilità, a sua volta condizionata da come è impostato il ciclo del controllo

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Costi di prodotto e costi di centro

• L’accumulazione dei dati di costo (ad opera della contabilità analitica) può essere riferita a:

– centri operativi (vengono semplicemente determinati costi afferenti a ciascuna unità organizzativa, come nel caso delle aziende petrolchimiche);

– ai prodotti o servizi realizzati (si giunge a determinare direttamente il costo del prodotto senza passare attraverso i centri di costo, come in alcune aziende che operano su commessa)

• In entrambi i casi ci si accontenta di dati molto approssimativi

• Non si costruisce un costo corretto di prodotto nel primo caso e non si riesce a determinare i costi di funzionamento delle singole unità nel secondo

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Le fasi di elaborazione del costo

• Raccolta e classificazione dei dati di costo per specie e natura (costi del lavoro, costi dei materiali di consumo e delle materie prime, costi indiretti e costi generali)

• Localizzazione dei costi tra le unità organizzative che hanno determinato il consumo delle risorse

• L’imputazione dei costi dei centri ai prodotti, o ai servizi finali

IN QUESTO MODO SI CHIUDE IL CICLO

DELLA CONTABILITÀ ANALITICA

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Tipologie di centri di costo (1/2)

• Un centro operativo è l’unità organizzativa elementare di un’azienda, utile ad una analisi dettagliata dei costi e delle responsabilità.

• Varie tipologie di centri operativi:

- Centri di costo (ritenuti responsabili dell’impiego delle risorse ai fini della realizzazione di un output);

- Centri di ricavo (ritenuti responsabili del fatturato che scaturisce dalla commercializzazione di un prodotto);

- Centri di spesa (caratterizzati da un output difficilmente misurabile in termini monetari, tipicamente si tratta dei centri di gestione personale o amministrativi);

- Centri di profitto (unità organizzative preposte sia al reperimento degli input che alla commercializzazione dell’output)

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Tipologie di centri di costo (2/2)

Una distinzione va fatta tra centro di costo e voce di costo:

• Una voce di costo identifica, infatti, non una unità operativa ma il costo di una

risorsa impiegata per una specifica attività.

Un’altra distinzione riguarda centri di costo e centri di responsabilità

• Il centro di responsabilità è responsabile di più centri di costo posizionati a

livello più basso della gerarchia; è tenuto a distribuire le risorse di budget a

questi centri di costo e a controllarne l’efficienza. La determinazione dei centri

di responsabilità deve essere congruente con la struttura organizzativa.

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L’utilità dei centri di costo (1/2)

I centri di costo servono soprattutto per l’allocazione dei costi indiretti e per facilitare la loro corretta imputazione ai prodotti.

• Immaginiamo di dover imputare ai prodotti A e B quote di costi comuni che ammontano a 700 Euro. Si deve scegliere una base di allocazione, come ad esempio il numero di ore di manodopera assorbite dai due prodotti. Si ipotizzi che A assorba 600 ore e B 800 ore di manodopera.

• La base di allocazione sarà (600+800)• Si definisce coefficiente di allocazione il rapporto: Ca=700

/(600+800)=[€/ora]• Ad A andrà attribuita una quota di costi comuni pari a Ca*600.• In questo caso si effettua una imputazione su base unica aziendale

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L’utilità dei centri di costo (2/2)

• L’imputazione su base unica aziendale è un procedimento molto impreciso che deve essere adottato solo quando si ha necessità di ottenere un risultato tempestivo anche se non troppo accurato

È più corretta un’imputazione su basi di centro

• E’ necessario attribuire i costi indiretti e comuni scegliendo tante basi diverse quanti sono i centri produttivi che hanno concorso alla determinazione del prodotto/servizio.

• Quindi i costi dei centri che non concorrono alla produzione dovranno essere ripartiti sui centri produttivi scegliendo opportune basi di allocazione e poi i costi accumulati nei centri produttivi dovranno essere imputati ai prodotti.

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Ripartizione di una azienda in centri di costo

In un’impresa industriale tipicamente i centri di costo sono i seguenti:

• Settore acquisti (approvvigionamenti di materiali e magazzini);

• Settore produzione (trasformazione fisica, lavorazioni, etc..)

• Settore vendite (distribuzione, commercializzazione, vendita)

• Settore amministrazione (attività amministrative, contabili, etc..)

• Settore personale e affari generali (ingloba tutti i servizi generali)

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Tipologie di centri di costo (1/2)

I centri di costo si suddividono in due ampie categorie:

• Centri di costo finali (o produttivi o primari), che contribuiscono direttamente al perseguimento delle finalità dell’organizzazione (produzione di un prodotto, realizzazione di un servizio o di una prestazione)

• Centri di costo intermedi (o accessori), che forniscono supporto a centri di costo finali o ad altri centri intermedi.

– Esempio 1: ospedale (radiologia, cardiologia, lavanderia, pulizia, cucina, etc..)

– Esempio 2: azienda manifatturiera (gestione materiali, lavorazioni, vendita dei prodotti finiti, manutenzione, centrale elettrica, controllo qualità, magazzino)

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Tipologie di centri di costo (2/2)

• I centri di costo intermedi si suddividono, a loro volta, in due categorie:

– Centri di costo ausiliari (o non produttivi), che generano un contributo a favore dei centri finali direttamente misurabile. I costi localizzati in questi centri possono essere ripartiti tra i centri principali in base ai consumi specifici.

– Centri di costo comuni (o dei servizi generali), che forniscono supporto a centri di costo finali o ai centri ausiliari, ma le cui prestazioni non sono misurabili in termini di unità fisiche (centri amministrativi, pulizie).

• La ripartizione dei costi segue questo flusso: dai centri comuni agli altri centri, dai centri intermedi ai centri finali e dai centri finali ai prodotti o agli oggetti di costo.

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La chiusura dei centri di costo intermedi

• I costi localizzati nei centri di costo intermedi vanno attribuiti ai centri che hanno usufruito dei servizi da essi prodotti (chiusura dei centri di costo intermedi)

– I costi localizzati nei centri di costo ausiliari vanno imputati ai centri di produzione, in uno dei due modi seguenti:

• attraverso la misurazione diretta del servizio reso (es. ore di manutenzione, Kg biancheria utilizzata in un reparto)

• in modo indiretto, in proporzione all’attività svolta dal centro di produzione (nel caso della lavanderia in base al numero dei pazienti di un reparto)

– Il costi localizzati nei centri comuni, una vota scelta la base di riparto, possono essere imputati:

• direttamente al prodotto

• ai centri di costo produttivi

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La chiusura dei centri di costo intermedi

Centro di costo ausiliario

Centro di costo di struttura

CC prod 1 Prodotto 1

Prodotto 2CC prod 2

Centro di costo ausiliario

Centro di costo di struttura

CC prod 1 Prodotto 1

Prodotto 2CC prod 2

Caso A

Caso B

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Contabilità per commessa o per processi

• Aziende con produzione discontinua e diversificata (produzione di impianti

industriali, cantieri navali)

– Si utilizza una contabilità per commessa; la commessa è costituita da prodotti uguali, definiti nella loro quantità e qualità. L’attribuzione dei costi viene fatta direttamente al job.

• Aziende con produzione continua, di massa, di prodotti sempre uguali

– Si impiega una contabilità per processi e si fa riferimento, nel calcolo dei costi, alle fasi di realizzazione della produzione in un determinato arco temporale

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I principi del Job Costing

• Il sistema di determinazione dei costi per commessa si basa

sull’individuazione di prodotti o lotti di produzione caratterizzati per

quantità e qualità.

• Con questo sistema si definisce completamente il costo di una

commessa ed è possibile:

- stabilire il prezzo di vendita;

- valutare quali commesse presentano dei margini positivi e quali no;

- registrare i costi di commesse già lavorate e su questa base formulare dei preventivi sulle commesse future

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Lo schema del Job Costing

• La lavorazione ha origine da un ordine

• Ad ogni ordine viene assegnato un numero e una scheda di commessa, su cui vengono caricati tutti costi assorbiti dalla commessa

• Quando la lavorazione è ultimata si sommano tutti i costi registrati sulla commessa e li si divide per la numerosità del lotto

• Poiché nello stesso periodo vengono lavorate più commesse bisogna imputare correttamente i costi comuni

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L’ordine di lavorazione ed i buoni di prelievo

• L’ordine di lavorazione viene emesso dalla direzione dello stabilimento e trasmesso ai vari reparti che saranno impegnati nella lavorazione, in modo che questi possano schedulare la produzione.

• La lavorazione comincia con il prelievo dal magazzino delle materie prime necessarie; questo prelievo avviene grazie ad un buono di prelievo che consente poi di attribuire le materie prime prelevate ai singoli reparti e alle commesse.

• Ogni reparto compila una giornaliera di reparto in cui sono raccolte informazioni su quante ore sono state spese per lavorare ciascuna commessa.

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La valorizzazione delle materie dirette

• Una volta che i prelievi di magazzino sono stati annotati, con le loro date, sulla scheda di commessa bisogna determinare il loro valore, ovvero il loro costo (infatti non dimentichiamo che vengono prelevate dal magazzino). Esistono 4 metodi:

- metodo FIFO (acquisto più lontano)

- metodo LIFO (acquisto più recente)

- costo medio (si effettua la media di tutti i costi di acquisto fino a quel momento)

- valore corrente (si valuta il costo come se i materiali fossero stati acquistati sul mercato)

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L’imputazione delle spese generali (1/2)

• Se si sceglie la base unica aziendale in genere si propende per:

- Costo della manodopera diretta;

- Costo delle materie dirette;

- Costo pieno industriale;

- Ore macchina;

- Quantità materie prime impiegate;

- Numero ore di manodopera impiegate

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L’imputazione delle spese generali (2/2)

• Se si sceglie la strada delle basi multiple:

– Si raggruppano i costi generali in gruppi omogenei ciascuno dei quali

viene ripartito scegliendo la base di allocazione più appropriata.

– In genere si utilizzano tre basi diverse:

- manodopera diretta (valore o quantità) per imputare i costi di

manodopera indiretta (ad esempio il costo di un capo reparto);

- Materiali diretti per imputare i costi del materiale di consumo,

delle imposte, degli imballaggi;

- Ore macchina per imputare i costi di ammortamenti, energia,

manutenzione, etc…

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Configurazioni di costo

• Costo di conversione: costo del lavoro diretto + costi indiretti di produzione (overheads di produzione)

• Costo pieno industriale: costo di conversione + costo delle materie dirette

• Costo pieno aziendale: costo pieno industriale + costi amministrativi, generali e di vendita