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Corso di Semiotica 26 marzo 2018 9 aprile 2018 Prof.ssa Luisa Salvati [email protected]

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Corso di Semiotica

26 marzo 2018 9 aprile 2018

Prof.ssa Luisa Salvati

[email protected]

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Basi naturali della semiosi

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• L’idea che il linguaggio (verbale e non) sia non solo lo strumento del pensiero, ma in un certo modo il dispositivo che innesca quest’ultimo, può essere espressa col concetto di formatività

• Humboldt in Sulla diversità linguistica (1836) formula per primo il principio di formatività e ne fa discendere quello della specificità storico-culturale delle lingue:

Formatività del linguaggio

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Formatività del linguaggio

• Articolazione del suono e articolazione del pensiero sono le due facce di uno stesso processo creativo

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Dalla formatività all’arbitrarietà radicale

• Saussure sviluppa il concetto di formatività in quello di arbitrarietà radicale: ha a che fare con il modo in cui le lingue segmentano, sui due piani del loro funzionamento semiotico, il materiale fonico e il materiale concettuale. Su entrambi i piani vengono proiettati dei limiti che determinano arbitrariamente l’identità e lo spazio linguistico dei suoni linguistici e dei significati

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La teoria dei prototipi

• La teoria dei prototipi fu elaborata da Eleanor Rosch negli anni settanta per spiegare in che modo categorizziamo gli oggetti

• Secondo l’approccio tradizionale alla teoria della conoscenza, un concetto si definirebbe tramite la presenza o assenza di un tratto definitorio (un triangolo non è un esagono, ecc.)

• Tuttavia, in moltissimi settori dell’esperienza cognitiva umana, il criterio per includere o no un dato oggetto nell’estensione di un concetto non è di tipo binario (sì/no), ma di tipo graduale (più/meno)

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Quale animale è un uccello?

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Quale animale è un uccello?

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La teoria dei prototipi

• Prototipico è, volta a volta, il membro percepito come più centrale della categoria , sul cui modello si orientano i giudizi di appartenenza

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Proprietà semiotiche fondamentali

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ARBITRARIETÀ

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Arbitrarietà

• Nella concezione moderna (Saussure, Hjelsmev,

De Mauro) si è arrivati a distinguere diversi tipi di arbitrarietà: • tra segno e referente • tra significato e significante • nell’organizzazione interna del significato • nell’organizzazione interna del significante

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Arbitrarietà

• Tra segno e referente

• il segno nella sua interezza (significante+significato) non è legato naturalmente al referente, ossia all’elemento o evento reale presente nell’esperienza esterna dei parlanti cui è associato, all’oggetto, alla cosa che rappresenta

• Tra #computer portatile# e questo concreto non vi è un rapporto privilegiato

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Arbitrarietà

• Tra significato e significante

• non esiste un rapporto che lega necessariamente, in virtù di un motivo, in considerazione di una somiglianza, un dato significante ad un dato significato

• il significante /3/ del sistema della cifrazione araba è

legato in maniera immotivata al significato (concetto) “tre volte l’unità”, tanto è vero che in altre lingue è indicato da diversi significanti

• ARBITRARIETÀ VERTICALE (o debole): allude a una supposta verticalità del meccanismo di rinvio (prefisso/città, colore/genere, ecc.)

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Arbitrarietà

• La funzione dell’ARBITRARIETÀ VERTICALE è collegata

alla simbolicità, attraverso la quale le lingue selezionano mezzi espressivi arbitrari, semplificati ma potenti perché in grado di riferirsi a intere classi di oggetti

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Arbitrarietà

• Si deduce erroneamente che:

• il significante /cane/ è solo convenzionalmente e immotivatamente legato al significato (concetto) “cane”, tanto è vero che in altre lingue è indicato da diversi significanti: dog, perro, ecc.

• Nelle lingue storico-naturali, significato e significante

vengono determinati da un tipo diverso di ARBITRARIETÀ, quella RADICALE, che consiste nella formazione su tempi storici lunghissimi, delle classi fonico-acustiche e concettuali, figli di un sistema linguistico e della cultura cui appartengono

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Arbitrarietà

• Nell’organizzazione interna del significato

(Hjelmslev, Saussure) • tra forma (sistema di distinzioni) e sostanza (materia)

del significato si istituiscono rapporti non determinati dalla natura, ma ritagliati secondo organizzazioni proprie di ciascuna lingua, dipendenti esclusivamente da ragioni storico-culturali

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Arbitrarietà

• L’esempio classico è nell’ambito semantico del

bosco e affini come diverse lingue suddividono i segni: • Italiano: bosco, legno, legna • Francese: bois “bosco-legno-legna”

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Arbitrarietà

• Nell’organizzazione interna del significante

(Hjelmslev, Saussure) • parallelamente al caso precedente, anche per il significante le

lingue organizzano liberamente, senza alcuna costrizione la scelta del materiale fonico (la strutturazione formale dei fonemi)

• In alcune lingue dunque un insieme di suoni sarà pertinente e cioè distinguerà parole diverse, mentre in altre lingue non avrà questo potere: ad esempio nel latino classico la quantità sillabica ha valore distintivo e consente di differenziare sensi (es. PĂLUS palude; PĀLUS palo); mentre in italiano tale valore è stato perso e il fatto di pronunciare lunga o breve la o di /popolo/ non ha alcuna rilevanza semantica

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CONVENZIONALITÀ

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Convenzionalità

• L’attribuzione volontaria, socialmente stipulata, di un

certo significante a un certo significato o viceversa • Indipendentemente dal fatto che il segno abbia caratteri di

arbitrarietà, esso può essere stato stipulato convenzionalmenente

• Esistono codici non arbitrari che sono convenzionali ed esistono codici arbitrari che non sono convenzionali (come il linguaggio di molte specie animali)

• Tuttavia, in particolare nelle lingue, si ha che fare con stati mutevoli di equilbrio fra parti convenionate di uso e parti

liberamente fluttuanti, in cui ha un forte peso l’esigenza del parlante di farsi capire

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ICONICITÀ

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Iconicità

• L’idea che i segni catturino in modo non arbitrario

caratteri della realtà assume un ruolo centrale nella teoria di Pierce, che distingue tra:

• Indici caratterizzati dall’avere qualche qualità in comune con gli oggetti cui si riferiscono, ad es: una mappa rispetto al territorio che rappresenta)

• Simboli, che giungono a rapportarsi al loro oggetto per convenzione, ad es: le parole

Tuttavia …

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Iconicità

• Pierce afferma che ogni segno è un po’ indice e

un po’ simbolo • L’iconicità non si risolve in un dato visivo

(diagrammi, metafore, ecc.)

• Conviene dunque non limitare l’iconicità alla similarità ma distinguere fra iconicità come motivatezza naturale e motivatezza logica

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ARTICOLATEZZA e COMBINATORIETÀ

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Articolatezza

• Tale proprietà riguarda il fatto che la parte significante del segno può risultare dalla combinazioni di segmenti più piccoli

• Già Aristotele aveva notato l’esistenza di questa proprietà, sia descrivendo la parola umana come “voce connessa portatrice di significato

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Articolatezza

• Doppia articolazione (Martinet)

• Articolazione in fonemi (o seconda articolazione), unità minime prive di significato e che sono il frutto della radicale arbitrarietà delle lingue

• Articolazione in monemi (o prima articolazione), unità più piccole delle parole, dotate di senso. Ogni monema è un segno suscettibile, di entrare in molteplici combinazioni

• Non è esclusiva del linguaggio verbale (v. numeri e cifre degli autobus, linguaggio di alcuni scimpanzè)

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RIDONDANZA

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Ridondanza

• La ridondanza rappresenta una sorta di sovrabbondanza, che riguarda i segni e le parti di cui i segni sono composti

• Pur essendo una proprietà alla base del costituirsi delle lingue verbali, essa è presente anche in altre semiotiche, ad es. nelle semiotiche animali, nella cinesica …

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Ridondanza

• Nelle lingue verbali, la ridondanza può essere di

diverso tipo:

• fonetica: l’italiano ha 30 fonemi e in teoria per distinguere i segni che compongono questa lingua potremmo avere bisogno anche di un numero più ridotto, di significanti più brevi. Ma saremmo in grado, senza questa ridondanza, di distinguere chiaramente un segno dall’altro, ad esempio in una situazione particolarmente rumorosa?

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Ridondanza

• morfologica - nella frase “Le scarpette rosse delle allegre ballerine” sono belle il fatto che #scarpette# sia femminile e plurale viene ripetuto ben 3 volte (le, rosse, belle)

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Ridondanza

• lessicale: diversi segni veicolano lo stesso significato o significato simile

#casa# #abitazione# #dimora# …

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VOCALITÀ/UDITIVITÀ

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Vocalità/uditività

• I segni linguistici sono trasmessi attraverso la voce e dunque possono sfruttare la diversa modulazione che la voce stessa consente e sono recepiti, nella loro diversità di modulazione, tramite l’udito

• Si tratta di proprietà presenti in altri codici? Sì, ad esempio nel linguaggio di certi mammiferi superiori, in quello degli uccelli …

• Si tratta di proprietà presenti necessariamente nelle lingue? No, infatti la trasmissione e la ricezione dei segni linguistici può avvenire anche attraverso la scrittura e la lettura

DUNQUE: vocalità ed uditività non possono dirsi proprietà

specie-specifiche

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INDICATIVITÀ/SEMANTICITÀ

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Indicatività/semanticità

• I segni linguistici mostrano, indicano una qualche realtà, un qualche stato di cose e nel loro indicare veicolano significato, offrono cioè senso a quel determinato stato di cose, a quella determinata realtà

• Si tratta di proprietà presenti in altri codici? Sì, ad esempio nei linguaggi fatti di “gridi illetterati come quelli di belve” (Aristotele)

• DUNQUE: indicatività e semanticità non possono dirsi proprietà specie-specifiche

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Indicatività/semanticità

• Il ruolo dell’astrazione • Un significato è per eccellenza un simbolo, una

rappresentazione mentale che prescinde dalla presenza fisica degli oggetti cui rimanda

• Intesi così, i linguaggi di molte specie animali non umane risultano sofisticamente capaci di significazione

• Così come pure i linguaggi matematici • E le lingue?

• Onniformatività delle lingue: la capacità di dire tutto (Hjelmslev, Chomsky

• Non si possono indicare i limiti di ciò che una lingua può dire (De Mauro) (si pensi alla metafora)

• Possiamo dunque affermare che, diversamete dai linguaggi artificiali , ma anche dai linguaggi degli altri animali,le lingue dispongono di significati indeterminati (classi aperte)

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CREATIVITÀ

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Creatività regolare

• La creatività regolare è una proprietà che conduce al variare (diminuire/aumentare) del numero dei segni di un codice sulla base delle regole di combinazione dei segni di cui il codice dispone

• Un codice si dice creativo se ha la capacità di modificare le sue condizioni iniziali senza smettere di funzionare

• Es. #4# + #5# + #1# = #10# • ma anche #5# + #4#+ #1# = #10# • ma non #1# + #5# +(-) #4# = #2#

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Creatività regolare

• Ogni lingua prevede forme di creatività regolare di diversa natura, tutte inscindibilmente legate alla sua capacità combinatoria, dunque alla sua articolatezza

• Es. Quel ragazzo è amico della ragazza che è seduta vicino al signore che ….

• Chomsky, che chiama questo tipo di creatività “rule-

governed creativity”, ritiene che essa rappresenti la specie-specificità della lingua verbale, considerato gli altri linguaggi caratterizzati da una sostanziale ripetitività : ‘‘language to be a set (finite or infinite) of sentences each finite in length and constructed out of a finite set of elements’’ (Syntactic Structures, 1957)

• Ma la lingua è creativa anche in un altro senso …

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Creatività regolare

• In virtù di questa proprietà, all’interno di ciascuna lingua nuove regole, socialmente riconosciute come utili, possono sostituire le vecchie, fino a modificare la lingua stessa

• Il nostro cervello è in grado di produrre in modo creativo migliaia di parole e migliaia di lingue. In relazione alle parole, il fenomeno è noto come «mutamento lessicale», e fu interpretato in questo senso già da Benedetto Croce (1866-1952):

«Allorché noi produciamo una nuova parola, trasformiamo di solito le antiche variandone o allargandone il significato; ma questo procedere non è associativo sebbene creativo, quantunque la creazione abbia per materiale le impressioni non dell’ipotetico uomo primitivo, ma dell’uomo vivente da secoli in società e che ha immagazzinato nel suo organismo tante cose, e tra queste, tanto linguaggio» (1900, p. 103).

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Creatività non regolare

• La creatività non regolare rappresenta la possibilità di far funzionare i meccanismi semiotici di costituzione del senso pur violando le regole ‘normali’ del codice o cambiandole nel farsi stesso della comunicazione

• Si tratta di un tipo di creatività che permette di far rientrare nella ‘normale’ attività semiotica i processi di scambio comunicativo, di produzione di senso, di comprensione in presenza di violazione delle regole ‘normali’

• Tale creatività fa riferimento a fenomeni che certo suggeriscono, a partire dal piano delle relazioni tra i segni, instabilità; fenomeni resi in ultima istanza possibili proprio dal fatto che la lingua è un codice intrinsecamente vago

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Creatività non regolare

• Un calcolo non può permettersi irregolarità di questo tipo. Il segno #7 x : 2# è insensato e porta al blocco del codice

• Nel linguaggio verbale la creatività non regolare è dietro l’angolo

• non impedisce la comprensione, non blocca (Se sarebbe andato a trovare lo zio, gli avrebbe fatto piacere)

• è restaurabile (Tu lo vede? Si dice vedi) • e innovativa (Metti un tigre nel motore)

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Creatività di regole

• Consiste nella possibilità di riformare interi

pezzi del codice, aggiungendo o togliendo regole, senza che questo cessi di funzionare (le lingue dei segni)

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METALINGUISTICITÀ

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Metalinguisticità

• Un codice possiede la proprietà della metalinguisticità se può usare i suoi segni per parlare di se stesso

• Le lingue fanno continuo appello a tale prorpietà • Non è una proprietà specie-specifica: si pensi alla

gestualità o alle lingue dei segni

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VAGHEZZA

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Vaghezza

• Tale proprietà fa sì che significato e significante di ciascun segno linguistico siano degli insiemi aperti, continuamente ampliabili o restringibili, di sensi e di espressioni

• “Ciascun segno non circoscrive dunque con precisione una classe di espressioni indicanti i sensi di una classe circoscritta con altrettanta precisione, ma è lo strumento di un’attività allusiva, di un gioco che conduce alla messa in relazione di espressioni tra loro assimilabili e un gruppo di sensi.”

(De Mauro 1982)

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Vaghezza

• “è sotto gli occhi o, meglio, nelle orecchie di

tutti: che le realizzazioni parlate e grafiche effettive oscillano fortemente da una maggiore nettezza, propria del parlato formale o dello scritto a stampa e simili, verso una nettezza assai minore, in cui il rilassamento di articolazioni e grafie porta a fare delle emissioni foniche e delle tracce scritte poco più che indizi allusivi alle forme significanti. Ancora più marcatamente l’analogo avviene sul versante del significato: di continuo allarghiamo i confini dei significati a nuovi sensi”.

(id. 101)

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Vaghezza

• Vaghezza del significato

• potenzialmente, un numero assai consistente di segni linguistici è dotato di significati vaghi, che possono e potranno in modo potenzialmente infinito allargarsi alla trasmissione di nuovi sensi

• il cambiamento della semantica di molte parole nel tempo, il loro svuotamento di significato, la loro risemantizzazione sono tutti effetti dell’azione della vaghezza

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Vaghezza

• Vaghezza del significante • uno stesso segno linguistico, una stessa espressione

può essere trasmessa oralmente e per scritto in modo assai diverso

• Silenzio! • Silenzio! • Silenzio! • SILENZIO!

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Vaghezza

• Là dove c’è vaghezza, dove c’è permanente

disponibilità all’innovazione c’è anche la necessità di un rinnovarsi continuo dell’intesa tra gli utenti del codice, all’atto della produzione e ricezione di ogni realizzazione segnica, con quell’atteggiamento reciproco tra utenti produttori e ricettori che è stato detto opportunamente tolerance upon the field

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Vaghezza

• Queste caratteristiche rendono la vaghezza

condizione della creatività non regolare

• Si tratta di una proprietà presente in altri codici? Sì, nel linguaggio dei gesti, nelle lingue segnate

• Si tratta di una proprietà necessariamente

presente nelle lingue? No, perché esistono porzioni di lingua che presentano gradi di vaghezza molto ridotta, quasi nulla (es. segni che non ammettono sinonimia)

Luisa Salvati