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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 prof. arch. Caterina Giannattasio Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo Il restauro critico-conservativo: Giovanni Carbonara

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17

prof. arch. Caterina Giannattasio

Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo

Il restauro critico-conservativo: Giovanni Carbonara

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Giovanni CARBONARA 1942

Il restauro critico conservativo

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1. Biografia Culturale

2. Profilo Teorico

3. Prassi Metodologica

4. Esempi di buona pratica

INDICE

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1. Biografia culturale

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1942 | nasce a Roma

FORMAZIONE

1967 | Laurea in Architettura, Università di Roma “La Sapienza”

Diploma di Specialista in Studio e restauro dei monumenti, Università di Roma

“La Sapienza”

Diploma ICCROM (International Centre for Conservation, Rome)

ATTIVITÀ ACCADEMICA

1980 | Professore ordinario di Restauro Architettonico, Università di Roma “La

Sapienza”

1982 | Professore di Progettazione del Restauro Architettonico, Scuola di

Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio, Università di Roma “La

Sapienza”

1995 | Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del

Paesaggio, Università di Roma “La Sapienza”

2010 | Vicepreside della nuova Facoltà di Architettura unificata, “Sapienza”

Università di Roma

PROFILO BIO-PROFESSIONALE

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ATTIVITÀ DI RICERCA

Temi di storia dell’architettura e della tecnica edilizia, soprattutto in ambito

medievale

Teoria e storia del restauro

Ricerche sui rapporti fra disegno, rilievo, storia e restauro

Studi sugli aspetti operativi e di progettazione del restauro architettonico

ATTIVITÀ PROFESSIONALE - Attività di consulenza scientifica per il restauro

architettonico

Fano (P.U.) | Arco di Augusto e mura romane

Roma | Chiesa di S. Stefano Rotondo - Chiesa e monastero dei SS. Quattro

Coronati - Palazzo di Montecitorio (facciate) - Colosseo

Ravenna | Biblioteca Classense

PROFILO BIO-PROFESSIONALE

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BIBLIOGRAFIA

• La reintegrazione dell’immagine. Problemi di restauro dei monumenti, Roma

1976.

• Iussu Desiderii. Montecassino e l’architettura campano-abruzzese nell’XI

secolo, Roma 1979-81.

• Restauro dei monumenti. Guida agli elaborati grafici, Napoli 1990.

• Trattato di restauro architettonico, 12 voll., Torino 1996-2011.

• Avvicinamento al restauro, Napoli 1997.

• Architettura d’oggi e restauro, Torino 2011.

• Restauro Architettonico: principi e metodo, Roma 2012.

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RIVISTE

• dal 1990 | Fondatore e Direttore della Collana di monografie "Guide di ricerca

storica e restauro” - Napoli

• dal 1993 al 2001 | Fondatore e membro del comitato scientifico della rivista di

restauro "TeMa” - Milano, Franco Angeli - poi Como New Press - poi Milano

UTET Periodici

• dal 1995 | Fondatore della collana “Quaderni di Architettura e Restauro”,

Roma, Università degli Studi “La Sapienza”, Dipartimento di Storia

dell’architettura, restauro e conservazione dei BB.AA.

• dal 1996| Fondatore e direttore della collana "Storia della tecnica edilizia e

restauro dei monumenti“ - Roma, ‘L'Erma‘ di Bretschneider

• dal 2000 | Fondatore e membro del consiglio scientifico della nuova serie

della rivista “Arkos”, Milano, UTET Periodici, poi Nardini

• 2008 | Cofondatore e Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione

“Radici di pietra per la conservazione, il restauro e la valorizzazione delle

mura urbiche e per la riqualificazione delle aree urbane di pertinenza” -

Perugia

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PERSONALITÀ che hanno influenzato il suo pensiero

ROBERTO PANE | 1897-1987

Lo cita più volte come autore della Carta di Venezia, e come padre del restauro

critico, di cui condivide pienamente i principi teorici.

RENATO BONELLI | 1911-2004

Ne riprende in generale il pensiero, ma in particolare il concetto di restauro

come “atto di cultura”; ma anche la definizione secondo cui vi è la necessità nel

restauro di una progettualità altamente qualitativa che sia espressione della

nostra cultura, più della frettolosa architettura moderna.

Condivide la sua definizione di “Restauro” nell’Enciclopedia Universale

dell’Arte, 1963 (restauro critico e creativo), considerandola, ancora oggi, la più

valida e matura.

CESARE BRANDI |1906-1988

Abbraccia l’intera Teoria del Restauro di Brandi, soprattutto per quanto riguarda

gli aspetti sull’unità e coesione teoretica della disciplina nell’ambito delle arti.

CARTA DI VENEZIA (1964)

CARTA DEL RESTAURO (1972)

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2. Profilo Teorico

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RESTAURO | S'intende per "restauro" qualsiasi intervento volto a conservare e

a trasmettere al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellarne le tracce del

passaggio nel tempo, le opere d'interesse storico, artistico e ambientale; esso

si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche

costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d'interpretazione critica

non verbale ma espressa nel concreto operare. Più precisamente, come ipotesi

critica e proposizione sempre modificabile, senza che per essa si alteri

irreversibilmente l’originale. B. P. TORSELLO (a cura di), Che cos’è il restauro? Nove studiosi a confronto, Venezia 2005, p. 25.

DEFINIZIONE

RESTAURO | Atto di cultura e al tempo stesso altamente specialistico.

Il restauro guarda al futuro e non al passato, neppure è riservato al godimento

di pochi eletti cultori dell’antico.

Esso ha funzioni educative e di memoria, per le future generazioni, per i

giovani; riguarda, in fondo, non il compiacimento per gli studi in sé ma la

formazione d’ogni cittadino e la sua qualità di vita, intesa nel senso spirituale e

materiale più esteso.

G. CARBONARA, La reintegrazione dell’immagine, Roma 1976, p. 27 e segg.

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LA REINTEGRAZIONE DELL’IMMAGINE

La reintegrazione dell’immagine.

Problemi di restauro dei monumenti,

Roma 1976.

TEMATICHE TRATTATE

1. Restauro tra teoria ed empiria; 2. La moderna

riflessione sul restauro; 3. Critica e creatività; 4. Aspetti

creativi nel restauro dei monumenti: 5. Esempi e

problemi

► Ripercorre rapidamente la storia del restauro, dalle

prime formulazioni ottocentesche fino alla sistematica

trattazione della teoria brandiana e dei contributi

recenti più significativi.

► Analizza in particolare gli aspetti applicativi delle

teorie e degli inquadramenti più generali,

verificandone la reale incidenza, applicabilità ed

efficacia.

► Indaga, per metterne in evidenza le cause e

invitare a ripensare la questione, i motivi che riducono

la qualità dei restauri architettonici: pecca del metodo

teorico o scadente applicazione pratica dei principi?

► Individua difficoltà estrinseche di tipo economico-

organizzative e difficoltà intrinseche, legate ad aspetti

metodologici, ed in particolare alla possibilità di

tradurre i principi teorici in criteri ed indicazioni

applicabili ai reali problemi architettonici.

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LA REINTEGRAZIONE DELL’IMMAGINE

La reintegrazione dell’immagine.

Problemi di restauro dei monumenti,

Roma 1976.

► Affronta il problema fondamentale del restauro:

la difficoltà di contemperare nell’intervento,

secondo un chiaro intendimento critico, l’istanza

storica e quella estetica: questione irrisolvibile in

modo univoco, ma da affrontare caso per caso,

come problema di cultura e di sensibilità figurativa.

Come si può intendere dallo stesso titolo del

saggio, l’autore manifesta esplicitamente la propria

approvazione al riconoscimento di un ruolo non

secondario alla fantasia, riproduttrice nell’atto di

comprensione critica, ma anche creatrice nel

momento spesso inevitabile della reintegrazione,

anche se parziale e quantitativamente limitata del

monumento. Il tutto, nel rispetto dell’autenticità e

dei valori storici del monumento, sia originari che

sedimentati dal tempo.

Si propone, quindi, ribadendo quanto già detto da

numerosi predecessori, che nella reintegrazione,

fisica o figurativa dell’opera d’arte, si deve tenere

conto, accanto al rispetto rigoroso delle esigenze

storiche, anche dell’importanza dei valori figurativi.

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LA REINTEGRAZIONE DELL’IMMAGINE

La reintegrazione dell’immagine.

Problemi di restauro dei monumenti,

Roma 1976.

►Il problema dei centri storici è affrontato in maniera

occasionale e marginale, mentre si sono ampiamente

considerati i problemi relativi all’accostamento del

nuovo all’antico, legati ad una vecchia polemica

irrisolta e forse irrisolvibile se non nell’integrale

conservazione dell’antico. Il moderno intervento è

contemplabile solo nel caso di tessuti urbani lacerati

da sciagurati eventi o altre calamità e non in termini di

sostituzione, proponendo il nuovo a danno dell’antico

mediato dall’attenta valutazione critica come

premessa ad un’accurata espressione creativa legata

allo specifico caso.

►Non esiste una differenza di metodo teorizzabile tra

i problemi che pone la ricucitura di un tessuto urbano

lacerato o l’interrotta figuratività di un monumento

guasto o di un esempio di cosiddetta “arte minore”: si

tratta sempre di reintegrare un’immagine nel

rispetto delle due fondamentali istanze, l’estetica e

la storica.

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ARCHITETTURA E RESTAURO

Si schiera contro la formazione di laureati specializzati in restauro, poiché

potrebbe rivelarsi inutile, se non dannoso, quando non accompagnata dalla

capacità di padroneggiare alla perfezione l’architettura, intorno alla quale poi

costruire il reticolo di competenze e apporti specialistici.

“Per avere autentici restauratori di architettura bisogna formare

prima veri architetti”

VISIONE UNITARIA: architettura e restauro sono oggetto della stessa ricerca.

Un architetto-restauratore deve essere capace e consapevole:

- capace di esercitare il suo mestiere di architetto,

- consapevole delle implicazioni teoretiche, storico-critiche e anche tecniche che

il restauro comporta.

Ognuna delle due è condizione necessaria ma, da sola, non sufficiente.

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Il restauro è parte dell’architettura, tanto da potersi identificare in essa:

• legame con lo strumento e la metodologia del progetto;

• modalità formative, ovvero esigenza di risoluzione estetica che ogni atto di

restauro postula;

• controllo e definizione delle valenze spaziali, linguistiche e ornamentali, di

dettaglio e di insieme;

• naturale continuità tra progetto e cantiere;

• tecniche di intervento e loro regia, con apporti da vari ambiti disciplinari ma

tutti da ricondurre a una sapiente ragione edilizia;

• esigenze di manutenzione, tanto del costruito nuovo quanto del costruito

antico sottoposto a restauro;

• fondamentale legame tra architettura e urbanistica, vale a dire del singolo

episodio architettonico col suo sito, in una visione conservativa che

potenzialmente si allarga, senza perdere i suoi riferimenti di fondo, ai temi

del territorio e dell’ambiente.

ARCHITETTURA E RESTAURO

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UNITÀ TEORETICA DEL RESTAURO | ARTI FIGURATIVE

SCAMBIO DI IDEE SOPRATTUTTO CON L’AMBITO DEL RESTAURO PITTORICO L’interazione con altri ambiti consente di non scivolare verso un banale

funzionalismo, un confuso sociologismo, o verso il ripristino, definito da Brandi,

“la peggiore eresia del restauro”.

Una solida unità di riflessione, fa emergere una base comune di riferimenti

concettuali da realizzare e incarnare secondo le proprie specifiche tecniche.

CONCETTI GUIDA

• minimo intervento, come regola fondamentale;

• reversibilità, almeno potenziale;

• distinguibilità a vista;

• compatibilità chimico-fisica;

• attualità e sincerità espressiva, essendo il restauro atto del nostro tempo,

manifestazione dell’odierna cultura storica e figurativa.

pluralità di tecniche unità teorica

È indispensabile attenersi a una comune riflessione teorica di restauro per tutte

le arti, così come auspicata dal pensiero del restauro critico riguardo a pittura,

scultura e architettura, senza riconoscere a quest’ultima il diritto a una pretesa

autonomia metodologica, foriera solo di pericolose deviazioni.

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• restauro come interpretazione e traduzione di un testo poetico,

• restauro come reintegrazione filologica di un testo lacunoso,

• completamento di un pezzo musicale,

• ricontestualizzare una citazione o frammento di una più antica poesia, in

un’espressione poetica moderna.

OBIEZIONE: nelle arti figurative l’opera è anche il medium attraverso cui si

trasmette alla percezione, per cui qualsiasi intervento sull’opera è anche

intervento sul modo di trasmettersi dell’opera stessa nel tempo.

UNITÀ TEORETICA DEL RESTAURO | ARTI NON FIGURATIVE

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SCOPO DEL RESTAURO

Carta di Venezia (1964), art. 9

«Il suo scopo è di conservare e di rivelare i valori formali e storici del

monumento e si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni

autentiche».

Carbonara condivide appieno questa definizione, specificando come la

progettazione debba essere “di e per il restauro”, guidata su precisi binari

storico-critici, con intenzionalità eminentemente conservativa e accettando

come dato di partenza un concetto di autenticità diacronico dove la verità

storica con la quale confrontarsi è frutto della stratificazione plurisecolare sul

manufatto, non la sua sola facies d’origine.

La ricerca continua del “più antico” a scapito delle testimonianze accumulatesi

nel tempo non ha senso ed è dilapidazione del patrimonio storico, come lo

sarebbe strappare le pagine giudicate meno importanti oppure parzialmente

riscritte di un antico codice.

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RESTAURO | DALLA TEORIA ALLA PRATICA

minimo intervento

+

operatività per conservazione

+

operatività per aggiunta (solo se necessario)

“progettazione in punta di matita”

fare architettura in modo corretto e valido

la qualità prevale sulla quantità

Respingendo ogni ricetta preconfezionata, è necessario ricercare con fatica e

metodo, caso per caso, nella realtà sempre multiforme e nuova d’ogni

monumento, la risposta appropriata e commisurata alla circostanza in esame.

Il restauro si fa in presenza del monumento, da cui si traggono i principi

informatori e le stesse linee di progetto; è un percorso semplice, se si ha la

capacità di interpretazione e comprensione del senso profondo dell’architettura,

cioè di ripercorrimento critico dell’opera dal momento della sua concezione ad

oggi.

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ESTREMIZZAZIONI DEL RESTAURO

ORIENTAMENTO MODERNISTA | ORIENTAMENTO REGRESSIVO

Il restauro architettonico diventa talvolta occasione per una sorta di

riconnotazione estetica delle città, soprattutto quando in assenza di precise

richieste della committenza, di conoscenze storiche e tecniche sul monumento,

dell’analisi dei suoi problemi di degrado e conservazione o di verifica delle

vocazioni funzionali, ci si abbandona a gesti poco più che casuali e arbitrari,

sfregiando il monumento o la città stessa.

Si oppone al fenomeno delle cosiddette “archistar”, che spesso sono incaricate

dalle amministrazioni comunali, se malate di provincialismo, di attualizzare o

modernizzare le città, in maniera tanto più pesante quanto più è noto al grande

pubblico il nome dell’architetto chiamato ad agire su di esse.

Allo stesso modo, si oppone al fenomeno opposto, cioè al presunto recupero

artificioso della bellezza architettonica attraverso:

• ripristini o riprogettazioni in stile,

• completamenti di monumenti storicamente mai portati a termine,

• emendamenti e miglioramenti strutturali.

Si arriva spesso a distruggere ciò che sussiste per riproporne una versione più

corretta e rispondente alla regola dell’arte del costruire.

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QUALITÀ ARCHITETTONICA DEL RESTAURO

Il progetto del restauro deve avvenire secondo un approccio “critico”, e deve

essere finalizzato alla conservazione e alla perpetuazione del monumento.

L’intervento critico è attività ardua e impegnativa, richiede un serio impegno di

studio e analisi, una buona capacità di controllare e orientare in senso positivo

e non distruttivo le proprie capacità creative, ma soprattutto applicazione e

amore per l’oggetto di studio.

Dovere dell’amministrazione pubblica: finanziare e sostenere le eccellenti

realizzazioni, in modo che la loro forza di esempio capaci di attirare ma

soprattutto guidare anche gli interventi dei privati.

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CONCETTI CHIAVE

In seguito a un lavoro di affinamento durato circa due secoli, si è ormai definito

scientificamente uno statuto, raggiungendo, nelle sue formulazioni più mature,

un elevato rigore storico-critico, che si distingue sia dai criteri di mero

adeguamento funzionale e prestazionale, sia da quelli di disinvolta

riprogettazione delle preesistenze.

1. Il restauro si rivolge a beni di riconosciuto valore culturale, storico, artistico,

al loro tessuto connettivo, urbanistico, territoriale e paesistico.

2. Il restauro oggi ha assunto una prevalente declinazione “critico-

conservativa”, sensibile al dovere primario della tutela, della perpetuazione e

della più scrupolosa conservazione del bene, ma non cieca alle ragioni della

lecita integrazione delle lacune, o rimozione delle aggiunte improprie.

3. Il restauro rifiuta qualunque processo di “mummificazione”, poiché accoglie e

integra in se, l’attribuzione di funzioni compatibili e ben calibrate, prima

garanzia di buon mantenimento del manufatto nel tempo, formidabile mezzo

di conservazione, ma non fine primario.

4. Non tutto il costruito è di per sè “bene culturale”, ma solo quello che sia

riconosciuto tale attraverso un giudizio storico-critico. Pertanto, non tutti gli

interventi sulle “preesistenze” sono restauro.

5. Si conserva e si restaura per ragioni di cultura, di memoria e più

generalmente scientifiche. Mentre si recupera l’esistente per ragioni

economiche e d’uso.

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DEFINIZIONI

Conservazione

Viene dal latino “con-servo”: mantenere insieme, unito l’oggetto, evitare che si

frammenti, si disgreghi; assicurarne, cioè, la trasmissione integrale al futuro.

Restauro

Deriva dal latino “re-stauro”: ricostruire, fabbricare di nuovo, laddove il prefisso

“re” sottolinea il carattere ripetitivo e, in qualche modo, retrospettivo e

reintegrativo dell’azione

Recupero

Dizione impostasi a partire dagli anni Settanta, indica piuttosto l’atto di tornare

in possesso di qualcosa. Nasce con forti connotazioni politiche e come

rivendicazione sociale di beni sino a quel momento appannaggio delle sole élite

economiche e culturali. In realtà, nasce da una concezione strumentale e

grossolana del restauro, incapace di porsi come fondamento di una nuova

metodologia che, una volta persa la sua carica rivoluzionaria, ha lasciato sul

campo una serie di equivoci.

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Bene culturale_Dizione molto diffusa, lascia intendere, proprio per la presenza della

locuzione “bene”, che le questioni concernenti gli oggetti di storia, scienza e arte non

sono affatto separate da quelle economiche e che, a ragione, gli stessi beni culturali

possono essere considerati, come effettivamente avviene, quali “beni economici”, tanto

in una prospettiva di proprietà e d’uso pubblico, quanto privato. Si conserva per

motivazioni culturali, in via subordinata per ragioni di economia, la cultura è fine della

conservazione, il valore economico, suo importantissimo mezzo.

Recupero_Perduta ogni connotazione ideologica originale è diventato strumento del

linguaggio burocratico-politico, sia di quello professionale e imprenditoriale. Intesa come

la faccia “ragionevole” del restauro, quella che non solleva troppe questioni, contro

l’altra “autoritaria” che continuamente pone problemi di conservazione. Strumento

d’elezione per interventi sulle restanti preesistenze , identificandosi con una sorta di

restauro breve o semplificato nei riguardi delle prevalenti esigenze di riuso e

riadattamento degli antichi edifici alle necessità del vivere moderno.

Consolidamento_Riferito alla struttura o ai materiali, considera, erroneamente, che in

un’antica costruzione i problemi statici possono essere isolati e trattati separatamente

dalla più generale comprensione dell’organismo architettonico.Possono essere studiati

da un punto di vista esclusivamente tecnico, fisico e matematico, senza riferimento alla

ricerca storico-critica, che però è l’unica a rivelarne la volontà artistica e le modalità

costruttive che hanno contribuito a produrre il manufatto in esame.

DEFINIZIONI | EQUIVOCHE - CONFUSE - NON CONDIVISE

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CONTRAPPOSIZIONI

Restauro | Conservazione Il restauro riconduce, negativamente, a una preconcetta volontà di intervento,

guidata da velleità ricreative e dal prepotere dell’attenzione estetica su quella

storica. La conservazione, invece, sottende ad un atteggiamento più moderno e

scientifico di rigorosa tutela e perpetuazione, nella sua integrità materiale del

manufatto, visto in primo luogo sotto l’istanza della storicità.

La nozione di conservazione è stata usata secondo due accezioni differenti che

hanno dato luogo a qualche incomprensione. Sulla scia dell’anglosassone

“conservation” intesa come il lato migliore del restauro, eminentemente

conservativo che non si compromette con questioni di reintegrazione delle lacune

né di rimozione delle aggiunte. In inglese il termine “restoration” ha mantenuto una

sfumatura negativa, come restauro stilistico volto al ripristino, attardato su posizioni

ottocentesche. La conservazione è presentata come versione più aggiornata e

presentabile di restauro, termine superato, a detta di molti, e da relegare nel limbo

delle parole che hanno fatto il loro tempo.

L’altro uso di conservazione era teso a designare tutte le misure che, per tutelare e

difendere il bene, si devono assumere prima dell’atto diretto e materiale di

intervento sull’opera che è il restauro. Sarebbe, pertanto, l’insieme di provvidenze

normative, urbanistiche, sociali, economiche, finanziarie e funzionali che

dovrebbero garantire alla radice la tutela; da qui il concetto, elaborato in ambito

europeo, di conservazione integrata.

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CONTRAPPOSIZIONI

Restauro | Manutenzione

Fa parte del sistema della conservazione, articolato in restauro e prevenzione,

o restauro preventivo. La manutenzione, a seconda che riguardi il manufatto

in sé o l’ambiente circostante, oscilla tra l’uno o l’altro dei termini, ma non

costituisce un terzo genere a sé. Tale concetto si è evoluto in “manutenzione

conservativa”, per poi essere sostituito recentemente con quello di

“conservazione programmata”.

Restauro “generalmente "inteso | Restauro architettonico

Sul piano concettuale non possono essere differenziati, il restauro

architettonico costituirebbe una particolare accezione del primo, dal quale si

distingue non in linea di principio ma nella pratica operativa, per la diversa

consistenza degli oggetti di cui si occupa.

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CHE COSA NON È RESTAURO

Ripristino | Risarcimento | Riparazione funzionale | Reinvenzione |

Rifacimento:

azioni che investono il monumento, lo trasfigurano, rinnovandolo e

riprogettandolo completamente, o riducendolo a mero sfondo, quale semplice

citazione dell’antico. Non si tratta più di restauro, perché della materia antica

resta poco o nulla ed essa non è rispettata nei suoi valori, ma ridotta a spunto

di una diversa e nuova esercitazione progettuale.

Riuso | Rivitalizzazione | Valorizzazione:

operazioni da porsi accanto al restauro, cui si avvicinano per il fatto di

manifestarsi sulle preesistenze. Costituiscono un valido mezzo per assicurare

la conservazione di un edificio storico, ma non il fine primario.

Tutela | Salvaguardia | Manutenzione Programmata | Prevenzione:

interventi importanti ma fanno parte della “conservazione” intesa in senso

stretto.

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Obiettivo principale: evitare che l’attuale interesse per i centri storici e i loro

monumenti si traduca in una rinnovata devastazione delle città antiche,

attraverso l’equilibrio armonico dei due aspetti principali, quello culturale e

quello pratico.

Le soluzioni ad oggi visibili mostrano come le direttive legislative si siano

rivelate inadatte a salvaguardare le caratteristiche dell’ambiente, e a porsi

come freno all’ondata di rinnovamento speculativo, aprendo la via ai peggiori

abusi.

RESTAURO E CENTRI STORICI

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Esempio: PRG di Roma

È ammessa la ricostruzione di interi isolati nei quartieri sorti a cavallo del secolo, purché

se ne rispettino superfici e volumetrie, ci si limita, cioè, a salvaguardare gli aspetti

strettamente figurativi, tralasciando le variazioni delle destinazioni d’uso, delle tipologie e

delle superfici originarie negli antichi quartieri rinnovati.

Si assiste a:

1. banali ambientamenti stilistici, o in forme semplificate, che producono edifici già

vecchi al loro sorgere;

2. soluzioni espressione dell’international style, per le quali l’edificio sembra lievitare

nel tempo e nello spazio senza lasciar intendere perché sia proprio lì e non altrove;

3. articolazioni plastiche e arricchimenti formali gratuiti e privi di senso critico,

insensibili alle suggestioni del luogo, del tessuto urbano, ed esasperatamente

soggettivi.

4. sporadici casi di soluzioni di qualità architettonica.

Da tutto ciò emerge:

• l’inutilità di normative urbanistiche generiche che, privilegiando certi caratteri

considerati come essenziali, finiscono per non salvare nulla e avallare i peggiori arbitri.

• l’efficacia di un impegno critico e architettonico sensibile alle necessità del singolo

caso e le possibilità di riscatto insite in una progettazione di qualità.

RESTAURO E CENTRI STORICI

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3. Prassi Metodologica

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RESTAURO | TECNICA | SCIENZA

Solida acquisizione: stretto legame tra storia, tecnica e restauro, nel quale,

la progettazione e la conduzione dei lavori dovrebbero rispecchiare la

complessità metodologica, teorica e operativa propria della disciplina.

È importante affermare la necessità del recupero di una seria cultura del

progetto di restauro, da contrapporre alla diffusa e comoda tendenza a ridurre

questo ad una semplice “perizia di spesa” o ad una mera espressione di

“restauro orale”.

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RESTAURO | TECNICA | SCIENZA

Il lavoro dell’Architetto non può prescindere dagli apporti di altre competenze,

oltre a quelle propriamente storico-critiche:

• disegno, topografia e tecniche di rilevamento;

• tecnologia dell’architettura, materiali da costruzione artificiali e naturali e lo

studio delle cause del loro degrado;

• la scienza, la tecnica delle costruzioni e il consolidamento degli edifici;

• la fisica tecnica ambientale e l’impiantistica;

• l’allestimento e la museografia;

• la progettazione e la composizione architettonica;

• l’urbanistica e la pianificazione territoriale;

• l’archeologia;

• la paesaggistica e l’arte dei giardini;

• la legislazione edilizia, urbanistica e di tutela;

• la catalogazione e l’inventariazione;

• l’estimo edilizio e urbano.

Tutto questo non può essere controllato specialisticamente da una sola

persona per cui è necessario istituire forme di collaborazione

interdisciplinare.

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RUOLO DELL’ARCHITETTO

L’architetto-restauratore può svolgere diversi ruoli:

1. cura dell’iter di studio storico, fondato sulla consueta ricerca bibliografica e

archivistica, sul puntuale e attento rilevamento grafico e sull’analisi diretta

dell’antico manufatto;

2. redazione del progetto (preliminare, definitivo ed esecutivo),

3. schedatura e catalogazione scientifica dei beni culturali architettonici e

ambientali, compresi i relativi compiti di programmazione ed esecuzione

delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria dei monumenti.

4. conduzione del cantiere, con lo specifico ruolo di direttore dei lavori e anche

di collaudatore, meglio se in corso d’opera e a fine, degli interventi condotti,

verificando necessità, rispondenza e qualità

5. contributo alla verifica di fattibilità degli interventi di restauro, con preventivi

di spesa, valutazione dei tempi necessari per lo studio, la progettazione e la

conduzione del cantiere.

In tutti questi ruoli l’architetto esprime un impegno specifico ma non

specialistico, svolgendo piuttosto un lavoro di sintesi e coordinamento di

competenze diverse.

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RUOLO DELL’ARCHITETTO

Compiti specialistici che l’architetto non può demandare ad altri e deve assumersi

in proprio:

1. l’applicazione e traduzione dei principi teorici e di metodo nella concretezza

del caso di studio. In particolare, per quanto riguarda la consapevolezza e

coscienza, nel concreto, dei valori sui quali ci si trova ad operare, per

rispondere, ad esempio, ai problemi di reintegrazione delle lacune, di

rimozione delle aggiunte, di conservazione delle patine, etc.

2. la lettura storico-critica (non puramente letteraria) del monumento, senza la

quale i principi restano muti, ideologici e in sostanza inapplicabili;

3. il rilievo scientifico del monumento e l’ispezione preliminare e sistematica

dello stesso, per il controllo e la mappatura dello stato di conservazione fisica

del monumento, a partire dalla caratterizzazione dei suoi materiali e delle

tecnologie edilizie impiegate;

4. il controllo dell’esito figurativo dell’intero progetto. Si intende, in particolare, la

cura della qualità formale dell’intervento e della manifestazione a vista del suo

contenuto filologico e critico.

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RUOLO DELL’ARCHITETTO

È indispensabile che per non dequalificare, né confondere l’opera che si vuole

salvaguardare, tutto ciò che è parte del progetto, dalla realtà del monumento, ai

criteri di metodo seguiti, alle acquisizioni storiche e ai vincoli conseguenti, fino

alle tecniche prescelte, trovi soluzione in un controllato e qualificato esito

figurativo “senza residuo, come in una perfetta reazione chimica” (C. Brandi).

Per questo è necessario che le operazioni storico-critiche e quelle più

specificamente tecniche procedano di pari passo, interagendo secondo una

stretta e proficua dialettica.

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RESTAURO | STORIA E TECNICA

Le metodologie tecniche e scientifiche non possono essere trattate

separatamente dalle questioni storico-critiche e teoriche, né considerarsi

estranee o contrapposte.

L’atto tecnologico, culturalmente consapevole, deve;

- sottoporsi alla verifica della più generale riflessione critica e degli orientamenti

culturali a guida del restauro;

- saper rispondere alla domanda storica ed estetica che il monumento, in

quanto bene culturale, pone.

Talvolta, i rapporti sono ribaltati, esautorando la storia in favore della tecnica e

della pura materialità dell’intervento. Si tende a dare autonomia all’operazione

tecnico-conservativa, fino a identificarla con il restauro stesso, sostituendo il

“come” al “perché” conservare la materia e al “che cosa” conservare (L.

Grassi).

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RESTAURO | STORIA E TECNICA

L’obiettivo è di ottimizzare il potenziale diagnostico che le scienze e la

tecnologia, sviluppatesi spesso in altri campi, offrono per saperne di più prima

di intervenire o, se si vuole, per intervenire con quella consapevolezza che

rappresenta la sola garanzia di un agire non cieco, quindi potenzialmente non

distruttivo.

DIAGNOSTICA = CONOSCENZA PREVENTIVA solida base per una consapevole proposta di intervento

“Conoscere per non intervenire”

L’esperienza dimostra che più la conoscenza è approfondita più si è portati a

fare meno, preferendo la conservazione alla demolizione e al rifacimento,

anche in caso di testimonianze modeste o apparentemente “minori”.

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Il restauro critico non esclude ma completa le esigenze della conservazione;

non propugna la sostituzione dell’antico col nuovo ma, piuttosto indaga le

possibilità di affrontare col nuovo problemi altrimenti irresolubili; contempera e

accosta correttezza e qualità dell’intervento, nella coscienza che l’una non

possa sussistere senza l’altra e, soprattutto, si pone come strumento

essenziale alla soluzione di casi particolarmente difficili, i quali, come afferma

Pica, possono presentarsi anche solo una volta su cento.

Conservare è pur sempre trasformare, ma in senso controllato e previsto; non è

inerte, né rassegnata passività.

Il non-intervento è una contraddizione perché se non si opera secondo

necessità, la natura stessa provvederà a modificare in base alle sue inesorabili

leggi il manufatto, fino alla sua scomparsa.

CONSERVAZIONE E RESTAURO

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4. Esempi di buona pratica

Li considera discutibili, certamente più

creativi che critici ma pur sempre stimolanti.

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CARLO SCARPA

Palermo | RESTAURO E ALLESTIMENTO MUSEOGRAFICO DEL PALAZZO ABATELLIS - 1953

Palermo | RESTAURO E ALLESTIMENTO MUSEOGRAFICO DEL PALAZZO STERI - 1972

Venezia | RESTAURO DEL PALAZZO QUERINI STAMPALIA - 1949

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FRANCO ALBINI

Genova | RESTAURO E ALLESTIMENTO DI PALAZZO BIANCO - 1949-51

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BBPR

Milano | CASTELLO SFORZESCO - 1956-1963

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FRANCO MINISSI

Enna | COPERTURA DELLA VILLA DI PIAZZA ARMERINA - 1957-1963

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

G. Carbonara, La reintegrazione dell’immagine. Problemi di restauro dei

monumenti, Roma 1976.

G. Carbonara, Restauro Architettonico: principi e metodo, Roma 2012.