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Notiziario interno d’ informazione guai se non fosse così… Ogni anno i mesi di gennaio e di febbraio passano tra i commenti e le discussioni sui perché la Giuria ha preferito un film e non un altro, gli Autori si domandano cosa aveva di sbagliato il loro film, rammaricandosi del fatto che neanche questa volta siano riusciti ad arrivare nella rosa dei vincitori o si rallegrano soddisfatti del premio ottenuto oppure ancora ritengono che la Giuria non abbia capito nulla del loro film. Ogni anno, quindi, si riapre lo stesso piacevole, viscerale “gioco”: La sfida all’ultimo video. Partecipan- ti: Autori, Giuria, Pubblico. Ritrovando, dopo le vacan- ze di Natale, gli amici del Club avverto già in giro lo spirito che aleggia tra il pubblico e che sembra materia- lizzarsi ogni minuto che precede l’inizio delle proiezio- ni. Posso quasi indovinare i pensieri dei presenti, posso prevedere i commenti di uno o dell’altro, so già cosa penserò io e su cosa discuterò o mi arrabbierò: Vediamo un po’ quali film la Giuria ha premiato e perché e vediamo un po’ se gli esclusi erano proprio non meritevoli di arrivare in cima!!!”. Ogni Autore crede giustamente in quello che fa e il proprio film va difeso e protetto, è il frutto di ore o giorni di lavoro, di impegno, di sforzo mentale per trovare un’idea brillante e un po’ di orgoglio personale vorrebbe che il proprio film potesse essere gradito a tutti. Ahimé! in cuor nostro sappiamo già che non tutti concordano, il film che piace a uno probabilmente non piace ad un altro. E la Giuria gioca questo ruolo “sgradevole”, ma al di sopra delle parti. Il pubblico in sala gioca un altro ruolo e sappiamo benissimo che risulta difficile essere obiettivi se dobbia- mo valutare il video dell’amico o dell’Autore di cui riconosciamo qualità indiscusse di Filmmaker, ma tutta- via all’obiettività ci si può avvicinare imparando l’arte della critica costruttiva, imparando a rinnovare le nostre concezioni, uscendo dagli schemi mentali, accettando le novità e documentandosi sull’evoluzione del linguaggio filmico. Vediamo tutte le opere, valutiamole e com- mentiamole perché il gioco è bello e va giocato fino in fondo: possiamo discutere, arrabbiarci, criticare, essere criticati, l’importante però è affrontare tutto con serenità e non prenderci troppo sul serio, altrimenti rischiamo di non divertirci più ma, soprattutto, di non crescere per affrontare le nostre future opere. Vivian TULLIO SOMMARIO L’ EDITORIALE ATTIVITA’ ASSOCIATIVE CONCORSI NOTIZIE VARIE L’ANGOLO DEL PRINCI- PIANTE PARLIAMO DI... PILLOLE CONSIGLI TECNICI LA VOCE DEI SOCI Numero: 41 Edizione: GEN - FEB 2010 LA SFIDA ALL’ULTIMO VIDEO. Come di consueto, all’inizio dell’anno l’attività del Club è imperniata per almeno tutto il mese di gennaio e anche febbraio alla visione dei film che hanno partecipato al Concorso Sociale di fine anno. Nella prima serata delle proiezioni c’è sempre un po’ di attesa in sala, si rinnova in questa occasione una specie di “sfida” tra il giudizio del pubblico, quello degli Autori partecipanti e quello della Giuria che ha giudicato e apprezzato alcuni film a scapito di altri. Il rituale, che puntuale si ripresenta ogni anno, è pronto a partire. Ogni anno alla fine di ottobre si discute per scegliere la Giuria e ogni anno si ripresenta lo stesso dilemma: Giuria interna che conosce gli Auto- ri, ma potrebbe lasciarsi influenzare anche senza volerlo da rapporti di amicizia? Giuria esterna che non conosce nessuno ma forse non conosce nemmeno il mondo del cortometraggio e potrebbe giudicare i film secondo un metro non adatto? Ogni anno lo stesso dilemma, i re- sponsabili del Club si arrovellano nel cercare la soluzio- ne migliore ma ogni anno le scelte sembrano essere sempre sbagliate. Tuttavia, la partecipazione di tutti al Concorso è totale, l’energia dei Filmmaker è massima verso la realizzazione del filmato che sarà presentato per essere giudicato. Il giudizio: questa arma tremenda che miete vittime, una volta tra i fotogrammi della pellicola, oggi tra i quadri e semiquadri interlacciati dei DVD. Masochisti i Filmmaker che presentano il loro video che sarà giudicato ed escluso o giudicato e premiato? Ma no! è proprio lì il divertimento, fa tutto parte del gioco,

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Notiziario interno d’ informazione

guai se non fosse così… Ogni anno i mesi di gennaio e di febbraio passano tra i commenti e le discussioni sui perché la Giuria ha preferito un film e non un altro, gli Autori si domandano cosa aveva di sbagliato il loro film, rammaricandosi del fatto che neanche questa volta siano riusciti ad arrivare nella rosa dei vincitori o si rallegrano soddisfatti del premio ottenuto oppure ancora ritengono che la Giuria non abbia capito nulla del loro film. Ogni anno, quindi, si riapre lo stesso piacevole, viscerale “gioco”: La sfida all’ultimo video. Partecipan-ti: Autori, Giuria, Pubblico. Ritrovando, dopo le vacan-ze di Natale, gli amici del Club avverto già in giro lo spirito che aleggia tra il pubblico e che sembra materia-lizzarsi ogni minuto che precede l’inizio delle proiezio-ni. Posso quasi indovinare i pensieri dei presenti, posso prevedere i commenti di uno o dell’altro, so già cosa penserò io e su cosa discuterò o mi arrabbierò: “Vediamo un po’ quali film la Giuria ha premiato e perché e vediamo un po’ se gli esclusi erano proprio non meritevoli di arrivare in cima!!!”. Ogni Autore crede giustamente in quello che fa e il proprio film va difeso e protetto, è il frutto di ore o giorni di lavoro, di impegno, di sforzo mentale per trovare un’idea brillante e un po’ di orgoglio personale vorrebbe che il proprio film potesse essere gradito a tutti. Ahimé! in cuor nostro sappiamo già che non tutti concordano, il film che piace a uno probabilmente non piace ad un altro. E la Giuria gioca questo ruolo “sgradevole”, ma al di sopra delle parti. Il pubblico in sala gioca un altro ruolo e sappiamo benissimo che risulta difficile essere obiettivi se dobbia-mo valutare il video dell’amico o dell’Autore di cui riconosciamo qualità indiscusse di Filmmaker, ma tutta-via all’obiettività ci si può avvicinare imparando l’arte della critica costruttiva, imparando a rinnovare le nostre concezioni, uscendo dagli schemi mentali, accettando le novità e documentandosi sull’evoluzione del linguaggio filmico. Vediamo tutte le opere, valutiamole e com-mentiamole perché il gioco è bello e va giocato fino in fondo: possiamo discutere, arrabbiarci, criticare, essere criticati, l’importante però è affrontare tutto con serenità e non prenderci troppo sul serio, altrimenti rischiamo di non divertirci più ma, soprattutto, di non crescere per affrontare le nostre future opere.

Vivian TULLIO

SOMMARIO

• L’ EDITORIALE • ATTIVITA’ ASSOCIATIVE • CONCORSI • NOTIZIE VARIE • L’ANGOLO DEL PRINCI-

PIANTE • PARLIAMO DI... • PILLOLE • CONSIGLI TECNICI • LA VOCE DEI SOCI

Numero: 41 Edizione: GEN - FEB 2010

LA SFIDA ALL’ULTIMO VIDEO.

Come di consueto, all’inizio dell’anno l’attività del Club è imperniata per almeno tutto il mese di gennaio e anche febbraio alla visione dei film che hanno partecipato al Concorso Sociale di fine anno. Nella prima serata delle proiezioni c’è sempre un po’ di attesa in sala, si rinnova in questa occasione una specie di “sfida” tra il giudizio del pubblico, quello degli Autori partecipanti e quello della Giuria che ha giudicato e apprezzato alcuni film a scapito di altri. Il rituale, che puntuale si ripresenta ogni anno, è pronto a partire. Ogni anno alla fine di ottobre si discute per scegliere la Giuria e ogni anno si ripresenta lo stesso dilemma: Giuria interna che conosce gli Auto-ri, ma potrebbe lasciarsi influenzare anche senza volerlo da rapporti di amicizia? Giuria esterna che non conosce nessuno ma forse non conosce nemmeno il mondo del cortometraggio e potrebbe giudicare i film secondo un metro non adatto? Ogni anno lo stesso dilemma, i re-sponsabili del Club si arrovellano nel cercare la soluzio-ne migliore ma ogni anno le scelte sembrano essere sempre sbagliate. Tuttavia, la partecipazione di tutti al Concorso è totale, l’energia dei Filmmaker è massima verso la realizzazione del filmato che sarà presentato per essere giudicato. Il giudizio: questa arma tremenda che miete vittime, una volta tra i fotogrammi della pellicola, oggi tra i quadri e semiquadri interlacciati dei DVD. Masochisti i Filmmaker che presentano il loro video che sarà giudicato ed escluso o giudicato e premiato? Ma no! è proprio lì il divertimento, fa tutto parte del gioco,

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diventa documentarista. Ecco, quindi, un altro video all’altezza del dono che ha Giorgio di saper non solo montare ma anche di saper cogliere i momenti più riservati delle persone. E’ un documentarista “nato” e riesce sempre, in mezzo alla gente, a cogliere l’atti-mo. L’occhio è vigile, ma la telecamera è sempre pronta, più veloce di lui: riesce a riprendere “cose impossibili”. E’ proprio un’altra Napoli quella che vediamo nel video. Sono stata recentemente in questa città, ma avessi dovuto rappresentare ciò che ho visto, avrei fatto vedere un’altra città. Lui coraggiosamente è riuscito a rubare molte inquadrature, a passare invi-sibile tra le persone e a “rubargli l’anima”, come a-vrebbero detto gli indigeni messicani quando si tenta di far loro una fotografia. Questa è la parte più bella del video, quella decisamente interessante. A contra-sto, Savio fa il Filmmaker “buono” e riprende i chio-stri, le navate, gli affreschi e si trasforma nel bravo turista che riprende, come tutti, i monumenti e le bel-lezze architettoniche. Ma non è questo il suo sentire più intimo. Ormai lo conosciamo, a lui piace la gente, le sue espressioni, le sue emozioni, il suo degrado, piace evidenziare l’umanità e le sue manifestazioni meno dignitose: l’altra Napoli, appunto. Da questo punto di vista, ci è riuscito! Quello che meno mi ha convinto è l’impulso di mettere tra le immagini quelle familiari. Poiché si capisce che non si tratta di turisti ripresi per caso, ciò che era una bella rappresentazio-ne di Napoli, rischia di diventare, anche se fatto bene, un film di viaggio. Per lo stesso motivo, anche la fra-se finale, in chiusura, toglie impatto al film. Oltre alle immagini, c’è dell’altro: un commento over, detto dallo stesso Giorgio, che ci spiega la parte architetto-nica. Savio non ha mai recitato, né fatto dizione, però è già da qualche film che sfida se stesso sia nella reci-tazione sia nello speakeraggio. Ha realizzato delle gradevoli fiction, interpretate da Anna (sua moglie) e da se stesso. Pur con accento piemontese, la recitazio-ne è naturale e fresca, quindi gradevole. Come speaker, rispetto alle prime volte, è decisamente mi-

Giovedì 7 gennaio 2010

La prima serata del 2010 è stata all’insegna del Fedic D’Oro. Sono stati proiettati gli otto filmati finalisti che hanno vinto il Premio Fedic nei diversi Festival. Tra i video partecipanti ai Concorsi Nazionali, si è distinto Gli ultimi margari di Tino Dell’Erba, vinci-tore di due Premi Fedic e che è entrato nella rosa dei finalisti. Ogni Cineclub Fedic aderente all’iniziativa ha visionato e votato i film finalisti, per poter decre-tare il video vincitore il Fedic D’Oro

Giovedì 14 gennaio Prima serata dedicata alla proiezione dei film che hanno partecipato al Concorso Sociale. Dei 6 video, i primi quattro hanno ricevuto dei riconoscimenti. LA MIA SICILIA di Giuseppe Leto (Documentario, 8’) Pino Leto è un autore versatile, il suo campo come Filmmaker spazia dal documentario, alla fiction, allo sperimentale, impegnandosi nella ricerca espressiva dell’immagine. Qui si è cimentato con un documen-tario di stile classico e se il titolo può far pensare ad una Sicilia vista dal suo punto di vista, in realtà ci presenta la “sua” Sicilia, ovvero il suo paese di origi-ne. Ho avuto modo di apprezzare i suoi “sperimentali”, ma devo dire che non sempre i suoi documentari mi avevano affascinato, forse perché spesso rimanevano nell’ambito del documentario di viaggio senza aggiungere quel qualcosa in più che, invece, questo film ha. Gli altri documentari (Grecia, Olanda) sembravano meno curati, a volte nelle ripre-se, a volte nel montaggio. Ne La mia Sicilia, invece, non ci sono sbavature e le immagini, anche senza riprese particolari, sono sapientemente accompagna-te da una voce narrante (voce over) che ci fa entrare nel video non solo da spettatori, ma ci rende parteci-pi della Sicilia con emozione e sentimento, arrivando a conoscere questa terra con il cuore e non con la visione del paesaggio. Infatti, il paesaggio non riu-sciamo tanto a vederlo, non perché le immagini non siano belle, ma perché il commento parlato, anche se detto con passione, è troppo preponderante e non ci dà un attimo di respiro, estremamente necessario per riuscire ad entrare nell’armonia dell’ambiente. L’ALTRA NAPOLI di Giorgio Savio (Documentario, 11’) Savio nasce come fotografo e quando passa al video,

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gliorato, anche se si avverte ancora, in questo video, nella lettura del commento, la mancanza d’interpretazione. insuperABILI di Tiziana Spennacchio e Tino Dell’Erba (Diversità-Documentario, 5’) Tino Dell’Erba è la nostra coscienza di Filmmaker. Fa, spesso, bei video, vince premi, ottiene riconoscimenti e ci fa capire che bisogna darsi da fare, farsi venire delle idee, sfruttare le difficoltà a nostro vantaggio (un po’ come fanno i judoka che sfruttano l’energia dell’avversario per buttarlo a terra). Il tema del film è sui disabili o meglio su come degli scolari “normali” vengono indirizzati dagli insegnanti ad entrare nei panni dei loro compagni disabili, affron-tando le più semplici azioni quotidiane che tutti noi facciamo, ma che seduti su una carrozzina diventano ostacoli insormontabili. Un esperimento di questo genere, l’immedesimazione, vale molto di più per capire la situazione che 1000 parole. E infatti, i ragazzi hanno capito, hanno appreso cosa significa essere “diversi” e sicuramente si compor-teranno molto più civilmente. A parte il tema del film, però, che per sua natura è di per sé, toccante, la parte interes-sante è anche quella tecnica. I ragazzi avrebbero dovuto recitare, ma non essendo capaci, avrebbero potuto rendere ridicole situazioni che invece avrebbero dovuto esprimere disagio. Come è stata risolta, devo dire brillantemente, la questione? Un testo scarno ed essenziale è stato fatto passare sottoforma di didascalia nella parte inferiore dello schermo, a spiegarci cosa stava succedendo e quali fossero le problematiche che i ragazzi stavano affrontando. Detto così potrebbe sembrare una soluzione stancante, in realtà è risultata la soluzione vincente, in quanto ha aggiunto drammaticità alle immagini senza scendere nella retorica. E’ questo un esempio significativo di come alla mancanza di mezzi si possa sopperire efficacemente con idee originali. IL MIO TESTAMENTO di Luigi Mezzacappa (Sperimentale, 19’40”) Apparentemente timido e riservato, con l’aria da bravo ragazzo che ascolta e non interviene nelle polemiche, Gigi è entrato nel nostro Club da poco in punta di piedi facendoci vedere, in tutta modestia, un film come principiante po-chi mesi fa. Ricordo perfettamente le immagini di un uomo che camminava per un sentiero, mentre una voce over recitava le sue riflessioni sottoforma di un pezzo tratto da Lessico familiare di Natalia Ginzburg. In quell’occasione i “papà” del Club, pur ritenendo che di principiante avesse poco, gli avevano fatto, con molto garbo, le dovute osser-vazioni. Gigi, senza scomporsi, aveva accettato e condiviso le “critiche”. Gigi, quasi sempre in silenzio, è tornato al Club, ha continuato a frequentarci mentre “noi scatenati”, sempre pronti a discutere, a chiacchierare, ecc. “sentivamo” la sua presenza ma non “vedevamo” la sua voce. Però lui zitto zitto è entrato in Consiglio. Nemmeno in quell’occasione ricordo il suo timbro vocale. E ogni tanto ci domandavamo: “Quando parlerà?” E con questo film Gigi ha parlato, altroché se ha parlato, anzi ha urlato e ci ha scosso dal limbo in cui ci si adagia per non pensare. Ha urlato tutto il suo disagio per un mondo dove i valori non sono più valori, dove i comportamenti che i nostri genitori e nonni ci insegnavano assolutamente a non tenere, diventano routine, con tutte le conseguenze che ne derivano. Un mondo, quindi, dove riuscire a vivere lo stesso? O un mondo da dove è meglio “separarsi”?, come ci lascia intendere il titolo del film o la prima scena, inizialmente rassomigliante ad un quadro astratto, ma che subito rivela trattasi dell’acqua limacciosa di un fiume e del parapetto di un ponte da dove il protagonista vorrebbe buttarsi. Una inqua-dratura così è, non solo accattivante, ma anche intrigante e incuriosisce lo spettatore. Il film si snoda poi facendoci vedere le riprese della città, una città apparentemente normale, il mondo dove si muove l’Autore del film, quel mon-do che poi, con immagini di repertorio, l’Autore ci fa vedere più da vicino, scoprendone i lati brutti che angosciano il protagonista di cui si sente il “testamento” come voce narrante. Un film che ti costringe a soffermarti sulle imma-gini dei governanti, dei cortei, delle sommosse, del disagio del paese e non ti permette di pensare ai fatti tuoi. Forse un po’ lungo, soprattutto nella parte di Berlusconi al parlamento europeo, lungo perché mai intercalato con altre immagini, ma ripreso pari pari come documento per far conoscere i fatti. Finalmente Gigi ora parla, e parla anche bene. Per essere un principiante è dotato di dotta dialettica; mi auguro che continui a parlare così, e può anche per-mettersi di urlare. LE STELLE DI ANTONELLA di Gabriella Vecchi (Diversità-Fiction 5’47”) Gabriella è una delle poche, pochissime donne Filmmaker del Club. Si è abituata bene nel Concorso Sociale, perché per due anni di seguito ha vinto premi nella sezione Tema fisso. Non c’è il due senza il tre, recita un proverbio, e tutti davano quasi per scontato che vincesse anche quest’anno. Purtroppo, non è andata così perché il suo film era un film difficile da realizzare. Ha affrontato un tema arduo, cioè voler raccontare la storia o meglio come riescano a superare il loro handicap due ragazzi ipovedenti. Il video è una fiction e quindi la Vecchi ha voluto far recitare i due attori non-attori che, quindi, hanno espresso sì le loro problematiche ma non con il cuore bensì con la testa, dando proprio l’impressione della recitazione “senz’anima”, che ha quindi sminuito il tema importante. D’altro canto è anche difficile non cadere nel melodramma se ci si lascia trasportare troppo dai sentimenti, e se si affronta il tema in maniera troppo distaccata, si rischia di diventare cinici, poco umani. Forse in questi casi, come dice Sabbatini, bisogna intervistare i protagonisti lasciandoli parlare a ruota libera. Dopo i primi momenti di soggezione e rigidezza, sicuramente si sarebbero dimenticati della telecamera e si sarebbero sciolti, sviscerando emotivamen-te i loro problemi. Ed è a questo punto, che l’Autore deve intervenire, montando le parti migliori e più significative. Tutt’altro

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che facile! Ma anche se il video non è riuscito appieno come Gabri si aspettava, il merito è proprio quello di aver tentato, di essersi messa in gioco, puntando in alto. METEMPSICOSI di P. Fassio e U. Gavazza (Fiction, 6’29”) Puntualissimo un nuovo film di Pedro e Ubertino. Non abbiamo l’opportunità di vedere spesso i due Autori, ma la loro presenza si sente, eccome…I loro documentari sulle api hanno lasciato il segno, la giovane ape Agnese svolaz-za ancora qua e là nelle nostre teste, quindi… metempsicosi. Ovviamente, tutti pensavano che la protagonista fosse Agnese e, invece, no! I due astigiani ci hanno aspettato al varco, facendoci lo sgambetto. Ma quale ape! Questa volta la protagonista è una Mantide religiosa! A questo punto pensavamo ad un documentario sulle mantidi e, anche in questo caso, non abbiamo proprio indovinato. Infatti, sulla scheda si parla di fiction e di fiction si tratta. La mantide è vera, ripresa in tutta la sua bellezza (non scherzo, questi insetti sono proprio belli), recita magnificamente, è molto espressiva ed è doppiata da una voce femminile appropriata. C’è stato molto lavoro, peccato però che le stesse ener-gie riposte sulla mantide non siano state altrettanto poste sulla recitazione di Ubertino (doppiato dallo stesso Pedro): i fuori sincrono sono evidenti, la recitazione non è azzeccata, gli intercalari in piemontese non sono giustificati (avrei preferito fosse stato parlato tutto in piemontese, per contrastare meglio l’italiano elegante della mantide). Non so se il video sia stato fatto in fretta, ma questa è l’impressione (anche certe riprese sono bruciate). Se così è, allora una tiratina d’orecchie ai nostri due Autori che negli altri video hanno dimostrato, invece, precisione e accuratezza.

Vivian Tullio

Giovedì 21 gennaio

Seconda serata di proiezione delle opere che hanno partecipato al 47° Concorso Sociale 2009. Sono stati proiettati quattro video che hanno stimolato un dibattito vivace.

CINA di Aldo Genova (Documentario, durata 19’30”) Inizia nell’immensa piazza, teatro di sanguinosi eventi, il lungo viaggio attraverso gli stridenti contrasti di un paese in forte sviluppo. Il filmato registrato ancora in analogico risale ad alcuni anni fa ma sono già evidenti le differenze, tra le antiche tradizioni e la nuova era, che sconvolgeranno negli anni successivi la Cina. La telecamera di Aldo Genova percorre un lungo viaggio. Dalla piazza Tienanmen, della capitale geopolitica, entra nella città proibita, per poi compiere un tour dei templi. L’obiettivo prosegue e riprende lo snodarsi della Grande Muraglia tra le verdi mon-tagne nei dintorni di Beijing. Si giunge nei pressi di Xi’an dove, a guardia della tomba del primo imperatore cinese, è stato rinvenuto lo spettacolare esercito di terracotta. Il percorso continua attraverso originari villaggi dove si pos-sono ammirare antiche tradizioni e attività come la lavorazione della seta; approda infine nella popolosa Shangai, capitale economico commerciale. Il filmato non ha il pregio della sintesi: dilungarsi perde l’attenzione dello spetta-tore. Si ravvisano errori, salti in asse nelle inquadrature malferme. Il commento su alcune immagini è superfluo e andrebbe corretta l’intonazione; il video ha però un grande merito: è un passo avanti nel percorso dell’autore Aldo Genova. CARVING COMPETITIVO di Valerio Cibrario (Tema fisso: Diversità – Fiction, durata 4’22”) A proposito di meRito con la “R” maiuscola esso va, a mio avviso, all’Autore del filmato Carving Competitivo. Una simile produzione richiede spiccate attitudini e competenza; Valerio Cibrario ha le qualità del “R”egista. Il difetto principale di questo video è nella parte iniziale, nella quale la recitazione ha un che di stonato, ma sono sicuro che se “la levatrice”, con la sua arte non l’ha tirata fuori l’intonazione giusta, è perché questi sono proprio stonati dentro. Il finale poi giustifica la scelta dei protagonisti che non saranno bravi attori ma sono eccellenti sciatori, spericolati quel che basta e incuranti delle “diversità”. Per sviluppare un lavoro del genere è necessaria una progettazione laboriosa, con una serie di possibilità di sviluppo, la stesura della sceneggiatura, la ricerca degli attori, l’organizzazione della squadra dei collaboratori e poi l’individuazione delle locations con i conseguenti problemi logistici; il tutto, ovvia-mente, nato da quella dannata idea che frulla nella testa magari tra un viaggio e l’altro di lavoro. Ancora da conside-rare ma non ultima per importanza la parte tecnica delle riprese (ci vuole un provetto sciatore per seguire le evolu-zioni dei nostri campioni), del montaggio, la composizione dei titoli di apertura e di coda……. se questo non è un Regista! METAMORFOSI di Pino Leto (Tema fisso Diversità – Documentario, durata 4’30”) Nostalgia è distanza. Nel suo documentario Giuseppe Leto ha saputo abilmente ravvicinare, staccate soltanto dal breve attimo di una dissolvenza incrociata le immagini della vecchia Torino sovrapponendole al loro attuale aspetto. Per alcune il confronto è deludente in altre, invece, ci si accorge che “Torino” ha saputo conservare e valorizzare i suoi tesori artistici…Un lavoro di paziente maestria che combina l’intuizione poetica con la qualità tecnica delle immagini e del montaggio.

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MONDI A CONTRASTO di Giorgio Savio (Tema fisso Diversità – Documentario, durata 5’) Alcune struggenti “Diversità” hanno il potere delle immagini bellissime che Giorgio Savio sa cogliere, a volte ruba-re. Non mancano i particolari, sapientemente dosati, che rendono vive le riprese del documentario Il ritmo delle immagini è ben armonizzato con il sonoro. Eccellente montaggio. Lascia perplessi la scelta di vignet-tare con riquadro bianco, in modo del tutto casuale, alcune inquadrature. L’ARTE DELLA LEVATRICE

E se non c’è riuscito Cibrario, vuol dire che è necessario formare degli attori, che sappiano all’occorrenza recitare almeno dignitosamente. Di qui nasce l’idea, e immagino avrà degli sviluppi, di organizzare dei corsi di recitazione per i Soci del Cineclub. Sempre nell’ottica di crescere tutti insieme vediamo di tirar fuori quello che di meglio è dentro di noi.

Giorgio Zavattero

Giovedì 28 gennaio

La serata prevede la proiezione di quattro opere dei soci che potremo definire “Big”.

CESCO E LE PIETRE SCURE di Gianfranco Pellachin (Fiction, durata 6’ 19) La fiction tratta un argomento di grande attualità: il razzismo. I personaggi sono pietre del fiume Tanaro, accurata-mente selezionate dai “magnifici cinque” che hanno collaborato col regista e fatto il doppiaggio. E’ il classico esem-pio del “gruppo”, su cui insiste il Delegato, specialmente quest’anno. Narra di un pregiudizio verso le pietre nere, ma Cesco tuona più volte “razzisti di m….”, e di una coppia di pietre, che durante un nubifragio sbattono più volte fra di loro, finché si stacca un frammento dalla pietra femmina, che crea una bella bambina. Il dialogo è buono, ma non ottimo, il filmato si presenta, a mio giudizio, un po’ statico e infarcito di retorica. L’identificazione di chi parla, invece che con i fumetti, avrei preferito fosse stata fatta con i movimenti della bocca. Capisco che sia stato un lavoro lungo e impegnativo, ma non sempre questo coincide con il gradimento della platea, che giudica non per le difficoltà affrontate, ma per il risultato finale. CINEMA SHOW di Mauro Chiavegatti (Documentario, durata 16’ 52”) Conosco bene l’Autore, e so che è uno dei più proficui e validi del cineclub. Però in questo caso non è stato all’al-tezza della sua fama. Intendiamoci, la fotografia, il suono, il montaggio sono ottimi, ma la sinossi parla di vita di bordo sulla nave Costa Pacifica, e poi si vede solamente la ripresa con camera fissa di uno spettacolo musicale e di ballo dentro un salone. Preferisco il Mauro del Concorso dell’anno scorso, con il tema La finestra, dove ci ha fatto sbellicare dalle risate e spellare le mani dagli applausi. CESCO E LE PIETRE SCURE di Giuliano Iemmi (Backstage, durata 18’) Questo backstage è un po’ atipico, perché anziché far vedere situazioni curiose ed esilaranti del dietro le quinte, si vede il simpatico Giuliano raccontare, con voce perfetta e professionale, dei segreti e difficoltà delle riprese, delle elaborazioni e del montaggio della fiction in oggetto. Ripeto che la voce è bella e ben impostata, e si prepari Giuliano a ricevere molte richieste per le voci fuori campo, però mi pare che abbia esagerato con le spiegazioni superflue sulle tecniche (croma key, ecc.) rivolte ad una platea di filmmakers di buon livello come il nostro. Devo dire che a volte le sue parole suonavano un po’ ironiche, e non so se volutamente o no. MAURITANIA di Piero Baloire (Documentario, durata 21’ 55”) Un viaggio in fuoristrada nel Sahara della Mauritania. Quando si dice Baloire, si pensa ad un campione d’incassi (in termine di voti), per la sua grande conoscenza della macchina da presa, esperienza nell’usare qualunque tipo di programma e fare montaggi perfetti. E’ abituato a vince-re tutto e mi devo sforzare un po’ per trovare delle critiche. La fotografia è perfetta, ma il commento a due voci l’ho trovato un po’ stonato, abbondanza di particolari; l’argo-mento molto interessante, peccato un po’ lungo.

Aldo Genova

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Giovedì 4 febbraio

In attesa della definizione da parte del CD del programma del primo quadrimestre, le serate fino a metà febbraio sono dedicate alla proiezione dei filmati del concorso sociale di fine anno. Analogamente alla precedente TOP TEN, questi video parteciperanno al concorso TOP FIVE che si svolgerà per tutto l'arco dell'anno di attività, mediante presentazione e visione periodiche delle opere proposte dai Soci, con le modalità di votazione e discussione con finora adoperate. La scelta del CD di adottare questa nuova formula, è perche la si è ritenuta più razionale, in quanto permette di avere una graduatoria dei video diversificata in più tipologie, anziché in una sola. Infatti, la nuova TOP FIVE prevede quattro categorie: Documentari, Fiction, Sperimentale e Animazione. Per la serata di giovedì 4 feb-braio, mi è stato chiesto di fare una “critica” per il nostro Giornalino e, quanto andrò ad evidenziare, sarà il mio pun-to di vista che, come sempre, potrà essere condiviso o meno da ognuno di noi. Si inizia con:

TEMPO! DIVERSITA’ E IMPIEGO di Giuseppe Squarcio (Diversità – Documentario, durata5’ 03” )

Riprendere dalla finestra o dal balcone di casa la posa dei tubi del teleriscaldamento in via Guido Reni a Torino e registrare così una metamorfosi del luogo, poteva essere una buona idea ma avrebbe dovuto essere più lineare con il contesto che si voleva evidenziare. Le riprese dal basso non erano coerenti con quanto si voleva far risaltare ed al video occorreva una trovata finale per giustificare le riprese dall’alto che però non c’è stata. Di questo video rimane solo un documento del disagio cittadino sopportato. Le riprese e la qualità delle immagini è abbastanza buona, Squarcio può e deve fare di più, il punteggio ottenuto è in linea con quanto visto.

RODEO di Franco Cerruti (Documentario, durata 4’ 43”)

Il filmato presenta un rodeo nostrano in cui il sottofondo della musica country avrebbe dovuto ricreare l’atmosfera Americana di queste competizioni, ma purtroppo questo è rimasto soltanto nelle intenzioni dell’Autore. L’unica “attività” che si è vista è stata quella di inseguire dei vitelli per farli entrare in un recinto, con risultati peraltro mode-sti. Difficile trovare nel filmato il capo o la coda, allo spettatore non si comunica nulla, mancavano le curiosità che un evento di questo tipo può provocare, ci si doveva soffermare molto di più sul pubblico come magistralmente ave-va fatto a suo tempo Franco Piavoli col suo film Evasi. Nel dibattito che ne è seguito è stato consigliato non solo all’Autore, ma a tutti noi, di aver maggiore autocritica del proprio lavoro facendolo magari vedere ad un conoscente prima di presentarlo ad un Concorso. L’amico Franco non me ne voglia, ma lo preferisco quando ci fa vedere i ricor-di dei suoi anziani congiunti. Il voto di 4,55 che ha ottenuto francamente non poteva essere maggiore.

IN GITA ALLA JUNGFRAU di Roberto Dana (Documentario, durata 20’33”)

In questo documentario colpiscono subito i paesaggi delle montagne Svizzere, le riprese ferme e le qualità delle im-magini molto belle. Il filmato è molto descrittivo e per chi non c’è mai stato, è interessante apprendere che bisogna cambiare ben tre treni e poi prendere un ascensore lungo 100 metri per arrivare in cima. A causa del maltempo la gita è stata rinviata di due giorni che sono impiegati per visitare interessanti località Svizzere, per questo motivo il video si prolunga molto nella prima parte facendo perdere il ritmo e la continuità. Nei commenti che ne sono seguiti, è stato evidenziato come punto debole la durata di oltre 20 minuti, e la voce narrante. Il punteggio che ha conseguito avrebbe potuto essere più consistente se si avesse avuto il coraggio di sfoltire decisamente.

VIAGGIO NELLE DIFFERENZE di Luigi Mezzacappa (Diversità - Sperimentale, durata4’ 53”)

Per ciò che finora ho visto, mi sento di affermare senza tema di essere smentito, che fra tutti quelli che hanno parte-cipato al concorso, Luigi Mezzacappa, pur facendo parte da poco tempo del nostro Club, con questi suoi primi lavori sia stato l’Autore più interessante del concorso. Non perché mi piace il suo linguaggio filmico e neppure perché ne condivida in toto le sue idee, ma perché non posso non riconoscere che è stato quello che in qualche maniera ha lan-ciato un messaggio, ha cercato di dire qualcosa. Il suo video, con immagini esclusivamente di repertorio, contrappo-ne principi e modi di essere differenti come sfida all’idea del “tanto fa lo stesso”. Il life motive è nel simbolo di un lunghissimo treno che parte da una stazione e mentre passa carica in ogni vagone, in una sorta di minestrone, le va-rie diversità che incontra, gente ricca e gente povera, Teresa di Calcutta e porporati assieme a negri e lesbiche, il lavoro minorile ed i laureandi con Wall Street, la natura incontaminata e i disastri ambientali, la guerra e la pace, ed infine i personaggi di Pinochet, Stalin, Castro, De Gasperi (che probabilmente si rivolterebbe nella tomba per essere stato messo nello stesso scompartimento), Riina, Falcone, Borsellino e l’immancabile Berlusconi. Finalmente l’os-sessiva lunghezza del treno finisce e mentre l’ultimo vagone sta passando compare la scritta “Smettiamola di dire sono tutti uguali, le differenze esistono e sono evidenti, per chi le sa vedere”. Peccato che mentre il vagone sta u-scendo di scena, un foglietto di carta, forse quello in cui era stata scritta la frase precedente, svolazza sulle rotaie

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quasi a significare chi se ne ……… Ma forse l’Autore non se ne é accorto. La scelta della musica che ha fatto da sottofondo al filmato è stata molto appropriata, il pubblico però gli ha assegnato il punteggio un po’ stretto probabil-mente a causa dell’eccessivo contributo di repertorio utilizzato. Sono sicuro che Gigi ha ancora molte cose da dire e spero che lo farà molto presto.

CAMPIONI SI NASCE di Mauro Chiavegatti (Diversità – Fiction, durata4’ 51”)

Molti di noi ogni anno attendono con curiosità di vedere i filmati di Mauro Chiavegatti perché si aspettano sempre qualcosa che li sorprenda. Anche quest’anno l’attesa non è andata delusa, infatti, con “Campioni si nasce” Mauro ha voluto elaborare e trasportare in video una barzelletta che probabilmente ha letto sulla settimana enigmistica. Un televisore trasmette la cronaca di una partita di calcio della Juventus, e dalle varie fasi di gioco abbastanza monotone propinate per 4 minuti, si giunge ai calci di rigore che gli avversari trasformano ma che gli Juventini sprecano banal-mente. La trovata finale è quella che l’Autore, tifoso Juventino, per tutta la serata è stato incollato davanti al televi-sore e questo risultato lo delude alquanto tanto da buttare all’aria il piatto di patatine che forse era la sua cena. La lunghezza della partita e qualità delle immagini abbastanza scadenti, ha ridimensionato il colpo di scena tanto da rimediare il punteggio che deve far pensare.

ELOGIO DELLE MACCHINE di Renato Ballatore (Sperimentale, durata 9’)

Tessere l’elogio delle macchine è tessere l’elogio all’uomo che col suo ingegno le ha inventate. Le macchine però hanno procurato i problemi del cosiddetto maccanismo, e uno fra questi è l’asservimento dell’uomo alla macchina. Il video si pone un problema fondamentale, se il contadino può esprimersi con la zappa, in quanto ogni colpo è diverso da quello precedente, per l’uomo addetto alla macchina, che è costretto a ripetere sempre lo stesso gesto, questo è impossibile, diventa un’appendice della macchina a cui lavora. In che modo quindi si potranno guarire le ferite in-ferte dalle macchine all’umanità? Non certo abolendo le macchine di cui l’uomo non ne può fare più a meno, ma riuscendo a liberare l’uomo attraverso le macchine stesse. Questa è la tesi di Renato e con il suo video cerca di di-mostrarlo. Come ormai ci ha abituati, Ballatore fa uso di animazione grafica, ma questa volta è sembrata un poco al di sotto del suo livello standard; inoltre la voce fuori campo non è sembrata molto consona con quanto veniva rac-contato. Il punteggio dimostra però che il lavoro è stato apprezzato.

Tino Dell’Erba

Ricordiamo a tutti i Soci, che non avessero ancora provve-duto, di rinnovare l’iscrizione alla Sezione per l’anno 2010

Gianfranco Pellachin

Comunicazione

importante

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Considerata la mancanza di spazio sullo scorso numero e sperando di fare cosa gradita ai Soci, si riportano le foto eseguite nel corso della serata del Concorso di fine anno 2009

Pubblico in sala

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Roberto Dana

Michele Dotto

Aldo Genova

Franco Cerruti

Gabriella Vecchi

Vito D’Ambrosio

Renato Ballatore

Giuseppe Squarcio

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Gianfranco Pellachin

Pubblico in sala

Anacleto Carlucci

Luigi Mezzacappa

Giuseppe Leto

Mauro Chiavegatti

Valerio Cibrario

Giorgio Zavattero

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Si riporta la classifica generale dei video presentati al pubblico nell’anno 2010

La Classifica aggiornata al 11 febbraio 2010:

Piero Baloire

Legenda: DOC=documentario; FIC= fiction;SPE=sperimentale; BAC=backstage

MAURITANIA: SULLE TRACCE DELLE ANTICHE CAROVANIERE Baloire DOC 7,41

insuperABILI Dell'Erba-Spennacchio FIC 7,13

LA MIA SICILIA Leto DOC 6,83 DIVERSITA' D'Ambrosio FIC 6,82 CESCO E LE PIETRE SCURE Pellachin FIC 6,81 L'ALTRA NAPOLI Savio DOC 6,79 METAMORFOSI Leto DOC 6,73 IL MIO TESTAMENTO Mezzacappa DOC 6,71 CARVING COMPETITIVO Cibrario FIC 6,68 MONDI A CONTRASTO Savio DOC 6,65 LE STELLE DI ANTONELLA Vecchi FIC 6,63 METEMPSICOSI Fassio-Gavazza FIC 6,44 CESCO E LE PIETRE SCURE Iemmi BAC 6,33 IN GITA ALLA JUNGFRAU Dana DOC 6,10 ELOGIO DELLE MACCHINE Ballatore SPE 6,10 UN VIAGGIO NELLE DIFFERENZE Mezzacappa SPE 5,90 DIETRO LE QUINTE ( di Carving competitivo) Dotto BAC 5,43 CINA Genova DOC 5,41 DOPPIA DIVERSITA' Ballatore FIC 5,04 TEMPO ! DIVERSITA' E IMPIEGO Squarcio DOC 4,90 MASTER OF THE WAR Carlucci DOC 4,79 CINEMA SHOW Chiavegatti DOC 4,68 AL RODEO Cerruti DOC 4,55 CAMPIONI SI NASCE Chiavegatti FIC 3,59

TOP FIVE

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Giovedì 4 febbraio 2010

PROIEZIONE DEI FILM DEL 47° CONCORSO SOCIALE 2009. I film, votati dal pubblico presente in sala, entreranno nella classifica della nuova TOP FIVE 2010. Seguirà dibattito.

Giovedì 11 febbraio 2010

PROIEZIONE DEI FILM DEL 47° CONCORSO SOCIALE 2009. I film, votati dal pubblico presente in sala, entreranno nella classifica della nuova TOP FIVE 2010. Seguirà dibattito.

Lunedì 15 febbraio 2010

FILMMAKER IN ERBA

Serata dedicata alla proiezione e votazione dei filmati vincitori dei Premi Fedic Scuola che concorrono al Fedic D’Oro Scuo-la. Saranno proiettati i filmati realizzati dagli studenti di Scuole secondarie

Giovedì 18 febbraio 2010

PREMIÉRE: DOMANDE E RISPOSTE IN DIRETTA SUL TEMA DEL MONTAGGIO.

Serata tecnica condotta da Gianfranco Pellachin

Giovedì 25 febbraio 2010

I TRUCCHI DEL MESTIERE: come risolvere in modo pratico alcune problematiche del Filmmaker durante le ri-prese. Giorgio Sabbatini e Valerio Cibrario risponderanno a domande tecniche, poste dai Soci, sui problemi audio

Giovedì 4 marzo 2010

OPERE DEI SOCI. I film, votati dal pubblico presente in sala, entreranno nella classifica della nuova TOP FIVE 2010. Seguirà dibattito.

Giovedì 11 marzo 2010

RECITARE IN… CORTO: il documentario

Serata tecnica condotta da Giorgio Sabbatini su come “recitare” al meglio il commento di un documentario. I Soci si cimenteranno praticamente nella lettura dei testi con toni e pause adeguati

Vivian Tulllio

COSA FAREMO

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LO SPORT IN CORTO

Il concorso, organizzato da Sisport e dalla sezione Cine Video del Cedas, è suddiviso in quattro categorie (Documentario, Fiction, Cinema Sperimentale ed Animazione) ed è riservato ad opere di durata non superiore ai 10 minuti dal tema LO SPORT NEL MONDO SISPORT. Le iscrizioni per il concorso scadono il 28 febbraio 2010, le riprese vanno effettuate nel periodo 1-31 marzo 2010 all’interno delle strutture sportive Sisport, mentre la consegna

delle opere è fissata per il 31 maggio 2010. I migliori lavori verranno selezionati da una Giuria e saranno premiati durante un evento speciale a settembre. In palio, eccezionali abbonamenti Sisportissimo. Per info e per scaricare la scheda di iscrizione: www.sisportfiat.it

VALDARNO CINEMA FEDIC 2010 - 61° CONCORSO NAZIONALE ''PREMIO MARZOCCO'' 3-9 maggio 2010 San Giovanni Valdarno (Arezzo) Opere ammesse: Cortometraggi e lungometraggi di fiction, Documentari

Scadenza 1 marzo 2010 Tra le opere degli Autori Fedic sarà assegnato il Premio Fedic, in quanto il Festival aderisce al circuito del Fedic D’-Oro. Per scaricare il bando: www.cinemafedic.it

FILMVIDEO MONTECATINI 61° MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CORTOMETRAGGIO 13-17 luglio 2010 Montecatini Terme (Pistoia) Opere ammesse: Cortometraggi italiani e stranieri realizzati dopo il 1 gennaio 2008

Scadenza 16 marzo 2010 Tra le opere degli Autori Fedic sarà assegnato il Premio Fedic, in quanto il Festival aderisce al circuito del Fedic D’-Oro. Per scaricare il bando: www.filmvideomontecatini.com

V edizione SARDINIA FILM FESTIVAL Giugno 2010 Sassari Scadenza per la spedizione delle opere 31 marzo 2010.

La partecipazione è gratuita. Sardinia Film Festival accetta lavori da filmmakers senza restrizione di genere, tema e formato. Durata massima dei video 40’ titoli compresi Associato al Festival il Concorso per sceneggiature a tema libero per la realizzazione di un corto (max 10’) da girare in Sardegna. Informazioni e bando: www.sardiniafilmfestival.it

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VIII FESTIVAL DEL CINEMA DI BRESCELLO 18-20,23 giugno 2010 Brescello (Reggio Emilia) In collaborazione con il VideoClubBrescello. Iscrizione gratuita. Riservato ad autori indipendenti.

Durata massima dei video 18’. Sezioni: SENZA CONFINI - STORIE DI PROVINCIA. Terra di memorie e mutamenti, fra Vie d’acqua, Paesaggi, Ambiente e Cultura. STORIE DI ALTRI. Storie di Immigrazione e Intercultura nella Provincia Italiana e nel Mondo. I PIACERI DELLA VITA. Storie vissute o di fantasia che raccontino i fondamenti della vita di una persona. Scadenza 10 aprile 2010 Per informazioni e bando: http://web.me.com/lorenzo68/videoclub/home2-2010.html III CONCORSO IL CINEMA E BRESCELLO PER LA SCUOLA

18-20,23 giugno 2010 Brescello (Reggio Emilia)

Concorso per sceneggiature o video (durata max 15’) sul tema AMICIZIA Riservato agli alunni e ai docenti delle Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado di tutte le Regioni italia-ne

Scadenza 31 maggio 2010 Per informazioni e bando: http://web.me.com/lorenzo68/scuola/home.html FEDIC D’ORO Si è conclusa la votazione del FEDIC D’ORO 2009 con la seguente classifica

1° - (4,309) – Il mio ultimo giorno di guerra di Matteo Tondini – CC Sedicicorto Forlì

2° - (3,354) – Gli ultimi Margari di Tino dell’Erba – CC Cedas Fiat 3° - (3,083) – Milano Canta di Nedo Zanotti – CC Casale 4° - (3,029) – Riserva di Monica Petracci – CC Sedicicorto Forlì 5° - (2,527) – Paolo di Roberto Merlino – CC Corte Tripoli 6° - (2,495) – L’uomo dei suoni di Francesco Giuliani - CC Corte Tripoli 7° - (2,398) – Il Pittore delle marine di Roberto Merlino - CC Corte Tripoli 8° - (1,857) – L’Altro Io di Marco Esposito e Stefano Cavalli – CC Montecatini Ci complimentiamo con Tino Dell’Erba per l’ennesimo risultato positivo ottenuto e per aver vinto con il suo film 2 Premi Fedic (uno al Festival di Civitavecchia e l’altro al Sardinia Film Festival)

Vivian Tullio

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LE VOSTRE RICERCHE IN ANTEPRIMA: SEARCHPREVIEW 4.0

I risultati delle vostre ricerche possono cambiare faccia e arricchirsi di un'anteprima. Questo è possibile con l'estensio-ne di Firefox (1.5 - 3.7a1pre ) SearchPreview. Non è l'unica estensione di questo genere, ma è immediata, molto semplice da usare ed è efficace con diversi motori di ricerca. Per l'installazione è sufficiente visitare l'indirizzo https://addons.mozilla.org/it/firefox/addon/12?src=api, cliccare su "Aggiungi a Firefox" e quindi su "Installa adesso": attendete lo scaricamento del componente aggiuntivo e riavviate il browser. Provate ora ad effettuare una ricerca con Google, Yahoo o Bing: vicino a ciascun risultato di ricerca apparirà anche l'immagine della relativa pagina. Non si tratta di una rivoluzione, ma è senza dubbio un valido aiuto per valutare in maniera rapida e immediata se vale la pena di visitare il sito proposto. Tratto da http://www.altroconsumo.it/

DISCHI BLU RAY PIÙ CAPIENTI GRAZIE A SONY E PANASONIC

Correlazione tra indice i-MLSE e tasso d'errore Grazie ad una collaborazione tra Sony e Panasonic sarà ora possibile avviare la produzione commerciale di dischi Blu Ray in grado di immagazzinare fino a 33,4 GB di dati per ciascun layer, rispetto ai 25GB per layer delle soluzioni attua-li. Secondo quanto riporta il sito TechOn, la realizzazione di supporti con densità di storage di 33,4GB per layer sarà resa possibile mediante l'impiego di processazione di segnale di tipo PRML - Partial Response Maximum Likelihood. Il vero punto di svolta è però rappresentato dallo sviluppo di un nuovo metodo per la valutazione della qualità dei media. Incrementando infatti la densità di immagazzinamento, divie-ne particolarmente difficile poter condurre in maniera attendi-

bile un controllo di qualità con i metodi convenzionali basati sull'analisi dei fenomeni cosiddetti di "jitter", ovvero di variazione improvvisa del segnale. Sony e Panasonic sono stati in grado di sviluppare un nuovo indice di valutazione, denominato i-MLSE (Maximum Likelihood Sequence Estimation). Due sono i punti chiave di questo indice: la forte correlazione con il tasso di errore anche nei media che utilizzano la tecnologia PRML e la stessa relazione con la qua-lità del segnale espressa dall'analisi dei fenomeni di jitter. Detto in altri termini: il tasso di errore di lettura sarà facil-mente stimabile con l'indice i-MLSE esattamente come accade ora con l'analisi dei fenomeni di jitter. Grazie a questo passo avanti non sarà necessaria alcuna variazione dell'infrastruttura Blu Ray esistente, che continue-rà a fare uso di diodi laser blu-viola con lunghezza d'onda di 405 nanometri e di una lente con apertura numerica pari a 0,85. L'unico inconveniente è rappresentato dal fatto che l'analisi i-MLSE comporta calcoli piuttosto complessi, ma che dovrebbero essere affrontabili in tempo reale grazie alle potenze di calcolo disponibili attualmente. I dischi do-vrebbero pertanto essere compatibili con i lettori esistenti, ma potrebbe essere richiesto un semplice aggiornamento firmware. Il passo successivo è spingere l'adozione del nuovo sistema di valutazione e di renderlo, eventualmente, standard in-dustriale. Un'operazione tutt'altro che difficile e che Sony pensa di condurre in porto grazie anche alla notevole in-fluenza all'interno della Blu Ray Disc Association. Tratto da http://www.hwupgrade.it/

USB 3.0

Sembra che anche AMD, dopo Intel, abbia deciso di posticipare l'integrazione del controller USB 3.0 attendendo il lancio ufficiale della piattaforma Linx, debutto che (si presume) avverrà nel 2011, almeno stando a quanto riportato sulla roadmap ufficiale pubblicata da Advanced-Micro-Devices: con Linx verrà adottato un Soutbrige, denominato Hudson M2, capace di gestire 16 porte USB, 6 porte SATA, configurazioni RAID e 4 slot PCI Express. Allo stato

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attuale non si conoscono le motivazioni per le quali AMD ha intrapreso questa scelta. Da parte di Intel, invece, pare che gli sforzi siano incentrati sullo sviluppo della tecnologia Light Peak (nuova interfaccia, nata dalla plausibile collaborazione di Intel con Apple, che dovrebbe offrire un'ampiezza di banda teorica di 10 Gbps), motivo per cui i prossimi e prestabiliti ritardi potranno essere considerati come giustificati. Nel contempo SAE Ma-gnetics ha annunciato la realizzazione di periferiche con supporto alle future connessioni Light Peak. Attualmente i maggiori brand produttori di Mainboard assicureranno la com-patibilità con USB 3.0 attraverso l'adozione dell'ormai noto chip di controllo prodotto da Nec che, oltre a garantire la retrocompatibilità promessa in fase di debutto, assicura le pre-stazioni dichiarate per questo nuovo standard. Comunque sia, almeno per ora, non esistono

periferiche esterne capaci di saturare l'ampiezza di banda messa a disposizione con USB 3.0 (U3); conseguentemente, l'adozione di questa nuova interfaccia di I/O (input/output) su Mainboard di nuova produzione, può considerarsi superflua. Perché si abbia una diffusione massiccia di USB 3.0 non è solo necessaria l'integrazione dell'apposito controller nei chipset Intel e AMD, ma anche, ovviamente, la diffusione di periferiche capaci di sfruttare le potenzialità messe a disposizione dalla nuova tecnologia. Molto probabilmente gli SSD-Solid State Disk (anche conosciuti come drive allo stato solido) gioche-ranno un ruolo di fondamentale importanza. Tratto da MegaLab.it

HDMI 1.4: ANNUNCIATE UFFICIALMENTE LE SPECIFICHE

Le porte HDMI 1.3 poste sul retro del vostro HDTV pare proprio che stiano per diventare obsolete, in quanto la ver-sione 1.4 di HDMI è ormai alle porte. Non è un falso allarme come quello di qualche mese fa che la stessa HDMI LLC è stata costretta a smentire. Quello che sta per avvenire è un vero e proprio salto tecnologico: andiamo quindi a vederne le caratteristiche. - La specifica HDMI 1.4 aggiungerà un canale dati per il cavo HDMI e consentirà la comunicazione bidirezionale ad alta velocità, in modo tale da poter inviare e ricevere dati tramite una connessione Giga Ethernet, il che rende il cavo immediatamente pronto per qualsiasi applicazione basata su protocollo IP; - Viene introdotto anche un canale di ritorno audio, che consente di ridurre il numero di cavi e, in alcuni casi, di dirigere lo streaming audio di un HDTV verso un dispositivo A/V senza cavi aggiuntivi; - Nella nuova versione saranno definite alcune “regole” per le immagini in 3D che passeranno su cavo HDMI. La specifica sarà volta a standardizzare l’input/output dei sistemi digitali di casa che usano il 3D, prevedendo fino ad un doppio flusso con risoluzione 1080p; - Essendoci anche una più elevata larghezza di banda, sarà possibile una risoluzione video fino a quattro volte quella dell’attuale HD (fino 4.096×2.160 a 24 Hz). L'ultima versione dell'HDMI porterà alcune novità interessanti a partire proprio da un canale Ethernet da 100 Mb/sec per il trasferimento bidirezionale di dati fra i diversi dispositivi collegati. La seconda novità è quella del cosiddetto canale audio "di ritorno" che, allo scopo di ridurre il numero di cablaggi in entrata/uscita dal TV, invia l'audio del televisore ad un amplificatore tramite lo stesso cavo utilizzato per portare il video dall'ampli al display. La versione 1.4 è inoltre quella del 3D (definirà infatti un formato tridimensionale comune per la risoluzione dual-stream 1080p) e quella del supporto alle risoluzioni maggiori, fino a quattro volte superiori al Full HD, come ad e-sempio il 3840x2160 24Hz/25Hz/30Hz o ancora il 4K (4096x2160) a 24Hz. Le nuove specifiche parlano inoltre del supporto a spazi colore allargati (tipici delle immagini scattate con le mac-chine fotografiche digitali più recenti) come l'sYCC601, Adobe RGB e AdobeYCC601. L'HDMI 1.4 prevede inoltre l'utilizzo, per alcuni piccoli apparecchi portatili, di un nuovo Micro Connettore da 19-pin (in grado comunque di supportare il 1080p) ridotto a livello dimensionale, rispetto al Mini Connettore attualmente utilizzato, di circa il 50%. Si chiama invece Automotive Connection System il nuovo cablaggio previsto per esser utilizzato in auto, e quindi resistere in maniera particolare a agenti quali il forte calore e le vibrazioni intense. Il documento ufficiale che riassume tutte le specifiche dell'HDMI 1.4 sarà disponibile al download entro il 30 giugno 2009 dal sito web www.hdmi.org.

Valerio Cibrario

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Un principiante che si rispetti ad un certo momento della sua “evoluzione”, ammesso che evoluzione avvenga, si trova a dover fare i conti con l’attrezzatura. Oggi con l’avvento del digitale l’attrezzatura è assai meno costosa, e ha maggiori prestazioni. Anzi, il digitale consente praticamente a tutti, con un budget di spesa contenuto, di poter effet-tuare riprese di migliore qualità rispetto al video analogico e, soprattutto, al vecchio Super 8. Lascio i dettagli tecnici ad altre rubriche e ad amici che nel settore la sanno molto, molto più lunga di me ed, infatti, mica per niente sono principiante! Però... però... Il principiante acquista (o gli viene regalata) la prima videocamera. Se l’acquista, lo fa seguendo prima di tutto il criterio del prezzo, cui poi si associano le prestazioni. Il più delle volte il neofita ha poche nozioni di base e perciò si lascia guidare dal “canto delle sirene”: l’amico che è già possessore di un prodotto di cui meglio sul mercato non esiste, il venditore che spinge un prodotto piuttosto che un altro perchè la Casa produttrice sta facendo una forte campagna promozionale, ed egli per guadagnare di più deve raggiungere gli obiettivi di vendita ed evadere tutto lo stock, il collega che ha già seguito il corso per Videomaker del CEDAS! Dopo il giusto periodo di adattamento alle nuove tecnologie e alla piacevole sorpresa che deriva dal vedere il proprio “girato” nel televisore di casa nitido, molto più definito che in passato, con colori incisivi e reali, e meno “tremolante” grazie all’ausilio dei sistemi di stabilizzazione dell’immagine, si comincia a capire come funziona la macchina, a comprendere i vantaggi, gli svan-taggi e, soprattutto, i limiti. E’ evidente che quello descritto è stato anche il mio percorso: la prima videocamera digitale fu un regalo di Natale della famiglia ed, ovviamente, era poco più che un giocattolino. Ma, già rispetto alla cara HI8 ormai defunta da qualche anno, rappresentava un notevolissimo passo avanti. Mi sembrò di aver raggiunto già un livello adeguato alle mie necessità e di non aver bisogno di altro. Onestamente devo però riconoscere che fin dalle prime riprese avevo provato qualche disagio nel maneggiare il giocattolino, come quando, bambino, fui vittima dell’innovazione, pas-sando per esempio dalle armi giocattolo realizzate in lega metallica, da sembrare quasi vere, a quelle in plastica, evidentemente troppo giocattoli. Insomma: provavo la sgradevole sensazione di sentirmi tra le mani un oggetto fin troppo maneggevole, che difficilmente riuscivo a governare; non mi sentivo “un tutt’uno” con la macchina: non riuscivo a renderla un’estensione del mio sguardo, della mia sensibilità. Ciò accadeva e per le dimensioni e il peso, ma soprattutto per l’uso del display; il mirino era troppo piccolo e in posizione scomoda. E con forte illuminazione d’ambiente, il display diventava inguardabile. In passato mi ero abituato ad usare la videocamera proprio come fosse una parte di me stesso. Così “partecipavo” fisicamente e passionalmente alle riprese, proprio come fosse un’estensione del mio sguardo, del cervello e del cuo-re. Anche se i filmati erano semplicemente le riprese della domenica, e delle feste comandate, o degli eventi familia-ri. D’accordo, so che cosa state per obiettare, voi esperti; l’ho ben compreso anch’io, oggi: occorre riprendere pensan-do che lo spettatore “deve capire” il mio stato d’animo attraverso le immagini, applicando il corretto linguaggio filmico. Ma a quel tempo non avevo ancora frequentato i corsi! Inoltre, la digitale non lavorava in HD. E quanto a settaggi, era scarsamente dotata: tutto automatico, giusto un paio di opzioni per riprese notturne o contro sole. Tutto il resto era automatizzato. Oddio! per me andava anche troppo bene, intendiamoci. Ma, si sa, l’appetito vien man-giando, come si usa dire. E così anche le esigenze del neo-videomaker, particolarmente quando ancora non è tutto ben chiaro, quando si pensa che per preparare un buon video sia necessaria una buona attrezzatura, e quando comin-cia il confronto con altri lavori. “Eh!”, pensa l’illuso neofita, “avessi anch’io una macchina HD come la sua, con lo zoom 20x, il controllo manuale del bianco, il paraluce, ecc., ecc. Eh! sì, il paraluce: diamine, le macchine serie han-no il paraluce di serie, appunto. Come le auto di alto livello: hanno la ruota di scorta, mica il ruotino! E così, lentamente, subdolamente, nella mente del neo-videomaker inizia a farsi strada il tarlo della “competitività tecnologica”. Ascolta altri discutere fitto fitto tra loro: “Io ho preso una P..... con uscita DV e HDV, e quattro micro-foni omnidirezionali a compensazione neutronica” “No, credimi” ribatte l’altro “meglio la C... con lo stroboscopio invertito e il sintetizzatore vocale incorporato”. Ed ecco che il tarlo si è fatto escavatrice, perchè la competitività tecnologica fatalmente si trascina appresso la gelosia tecnologica: perchè lui ce l’ha, e io no? E vai: serate spese su tutti i siti internet a leggere freneticamente le caratteristiche di tutta la produzione mondiale di videocamere. Dopo una settimana la prima cernita: da cinquecento macchine l’attenzione si è fermata su quattro o

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cinque... E adesso? Come faccio a scegliere? Il prezzo, prima di tutto. E quindi la possibilità di scelta si è ridotta a due. La A o la B, la destra o la sinistra? Ci sono 50 probabilità su 100 di sbagliare, e allora in modo vago e vacuo, parlando del più o del meno, in una serata al cineclub si apostrofa l’amico dicendogli che il vicino di casa gli sta trapanando il cervello perchè vorrebbe un consiglio sull’acquisto... “Sai, io gli ho detto che è meglio la S..., ma lui è incerto”. Ecco lì la verifica. Naturalmente l’amico gli risponde che lui ha una C..., meravigliosa, ottica di alta quali-tà, bla bla bla. E’ andata così anche a me, e l’ho comprata. Si, l’ho comprata, senza dir niente in famiglia perchè prima di tutto si sarebbero offesi (“Come, non ti andava bene quella che ti ho regalato?”), e poi rimproverato (“Hai speso tutti quei soldi? E io che ho rinunciato alle scarpe di Prada, al week-end alle terme di Ischia”, “Bravo, papà, ed io ho bisogno dell’Iphone” bla bla bla). L’ho usata un annetto, devo dire con soddisfazione, almeno all’inizio. Poi, mi sono lan-ciato in un’attività un po’ più impegnativa ed ho scoperto ulteriori limiti, anche se l’oggetto era già di medio livello (e prezzo!). Sì, ci sono più regolazioni e controlli, ma neppure un tastino, anche piccolo, una ghiera: nulla! Il menu, sì il menu, come al ristorante. Se vuoi cambiare qualcosa, devi entrare nel menu, usando un microscopico joystick che le mie dita dotate di maxi polpastrelli manovravano a fatica. Erano necessari i polpastrelli mignon: forse, dato che ormai tutti questi prodotti sono fabbricati in Cina su progetti giapponesi, le dimensioni sono studiate sulle pro-porzioni dei Giapponesi. E dunque? Dunque ne ho ancora comprata un’altra. Una Canon XH A1. Stavolta un affare, un colpo di fortuna! Una macchina con i fiocchi, la Mercedes delle videocamere, praticamente nuova, pagata come una Fiat a km zero, con incentivi alla rottamazione e finanziamento a tasso zero. Ah! sì: adesso ho il mio giocattolone, con tanti pulsanti, ghiere, controlli, doppi comandi, microfoni super, possibili-tà di collegarne altri per fare il 5+1, automatismi e tante, tante possibilità di settaggi che devo ancora capire ed im-parare. E un obiettivo grosso così, con il quale quando si riprende un prato si possono contare i fili d’erba, uno per uno. Ah, naturalmente lavora in HD, scritto così perchè è un HD veramente serio. Almeno così mi è parso di capire leggendo il manuale. Adesso sì che susciterò l’invidia altrui. Ma so già che cosa penseranno: “Una meraviglia così in mano a un medio-cre”. Il bello è che hanno ragione! Si, miei cari principianti e non, lo so benissimo. Non è la complessità tecnologica, il pregio e la qualità dello stru-mento che magicamente trasforma un mediocre, un normale videoamatore in un artista. E’ tutto quello che sta dietro la macchina, nella testa e nel cuore di chi la manovra. Le sue idee. E’ la capacità di interiorizzazione di concetti che formano il talento, quella meravigliosa capacità di vedere il mondo e la vita con gli occhi della fantasia, frutto anche del percorso formativo e di vita che hanno creato il patrimonio di esperienza, che fuse insieme consentono di creare i bei video o film che dir si voglia; quelli che sono opere. Io mi sono reso già conto che personalmente ho un mio mondo interiore, un modo di pensare e di vedere la vita e le sue cose che non armonizzano con il concetto moderno, diciamo così, di concepire l’arte della comunicazione per immagini. Forse per via dell’età, dell’educazione, della formazione culturale, del fatto che mi sono avvicinato tardi a questo mondo. Similmente a colui che ha studiato solo l’italiano arcaico, e continui ad applicarlo per parlare e scrivere. Si è, per così dire, un po’ fuori del tempo. Ma l’impegno a svilupparsi come videomaker è anche una pic-cola sfida con se stessi, spinta dalla pulsione, tutta interiore, a volersi esprimere. E, in fondo, poco mi importa di misurarmi in concorsi o competizioni di qualsiasi natura esse siano: ciò che mi preme è, prima di tutto, trarre da ciò che riesco a fare l’intima soddisfazione di essere riuscito a farlo e poi di essere riuscito a trasmettere in qualche mo-do il mio sentire. Questo è il mio obiettivo. Lo strumento è un giocattolo, come ho detto, cioè lo strumento che con-corre al trastullo complessivo. Ma non è fondamentale. Anzi... Io credo che ogni principiante debba iniziare il suo cammino da qui, da queste considerazioni, ponendosi questo obiettivo. Il mero gioco con gli oggetti non porterà tanto lontano, ma farà ben presto comprendere che, considerato fine a se stesso, non darà mai alcuna soddisfazione e, come per tutte le cose caduche, alla fine verrà a noia. Il desti-no dello strumento sarà quindi quello di finire tristemente dimenticato in una armadio. Ricordo a tutti i nostri ventiquattro lettori che la rubrica è anche di tipo interattivo: siete quindi tutti invitati, miei cari principianti, a scrivere in redazione ponendo quesiti specifici di vostro interesse, siano essi di carattere generale o tecnici, ponendo argomenti di riflessione e di discussione su tutto ciò che riguarda il mondo dell’amatore “videommaker” che vuole crescere. Ovviamente le risposte saranno date a stretto giro di posta... elettronica, ripor-tando le sintesi su Il Giornalino nell’edizione successiva. Sarebbe anche molto interessante se spontaneamente si creassero dibattiti sulle tematiche più “esistenziali” del videoamatore. Il primo tema potrebbe riguardare per esem-pio, le due domande di fondo: “perchè sono diventato videoamatore” e, subito dopo, “dove mi propongo di arriva-re”, cioè in soldoni: “che cosa vorrei fare?”

Giuliano Iemmi

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LA BOLEX PAILLARD H8 REFLEX

Ebbene lo confesso: anch'io ho realizzato un film a pupazzi animati intitolato Serenata per cinque strumenti. Vinse parecchio in giro per l'Italia e oggi riposa nel cassetto delle cose care del passato, custodito e venerato come una reliquia. Lo girammo Bertino Gavazza e io nel 1959. Ricordo che il primo colpo di manovella fu dato alle ore 21 di una sera di aprile e l'operazione mise in serio pericolo la pace famigliare di chi scrive. Non parlerò del film e chiedo venia se non ne rivelerò la sua trama. Lo faccio perché Bertino vuole a tutti i costi girare un remake. Ciò mi terrorizza perché con l'immane lavoro che si andrebbe a ri-affrontare si corre il rischio di elevare di molto la percentuale di “rincoglionimento” che già ci affligge; quindi passerò a raccontarvi come due giovani di belle speranze spesero un capitale nell'acquisto di due stupende cineprese 8mm e a ciò cui andarono a cozzare quella sera di aprile. Dunque, una sera qualunque del mese di aprile del 1959. Location la piccola saletta tutto fare di casa mia. Piazzati i due stativi Bolex di cui ci serviamo ancora oggi, vi assicurammo sopra, con una reli-giosità pari a quella che ci mette il sacerdote quando preleva il calice dal tabernacolo, le due Bolex nuove fiam-manti: una dotata di un uno zoom Vario Switar e l'altra di tre obbiettivi: Macro Switar, focali 6,5 - 12,5 - 36 mm, ci fermammo in rapito raccoglimento. Davanti a noi, tra stativi e cineprese, c'era l'equivalente in lire di due, ripeto due Fiat cinquecento nuove di zecca! D’accordo, non avevano le ruote con i cerchi in lega, non avevano il tettuccio apribile e neppure la marmitta Abarth, però avevano un conta fotogrammi che spaccava in due un pelo di moscerino, otturatore variabile che permetteva finalmente di poter giocare sulla profondità di campo, mirino reflex e un dispositivo chiamato RX Fader con cui potevi finalmente effettuare le dissolvenze in chiusura, in apertura e incrociate senza agire in modo goffo sui diaframmi dell'obiettivo che, detto tra noi, non si chiudevano mai del tutto. Entrambe erano dotate di Compendium Paillard, un paraluce a soffietto dotato di guide millimetra-te e di mascherini che ti permettevano di creare un gran numero di effetti. Tutto questo grazie a quel contafoto-grammi e alla retromarcia con la quale potevi riavvolgere la pellicola fino a raggiungere il punto voluto con la massima precisione. La macchina era in grado di lavorare con bobine di trenta metri in doppio 8 per cui si aveva a disposizione una scorta di pellicola considerevole; ma non avevamo riflettori. A questa carenza avevamo sop-perito acquistando tre lampadine da 500 watt e le avevamo avvitate al lampadario della saletta: un arlecchino a cinque fiamme, orgoglio della famiglia di cui io ero il capo, sulla carta. Eravamo pronti. Efisia, la mia Dulcinea, allora non ancora trentenne, l'avevamo distaccata all'interruttore delle luci perché quella stufa formata dalle tre lampadine, riscaldando non poco, necessitava dello spegnimento tra uno scatto e l'altro degli otturatori in quanto si doveva procedere a muovere i pupazzi che rappresentavano cinque musicanti. Secondo le mie intenzioni a-vrebbero dovuto muoversi al ritmo di un brano che sarebbe poi stato doppiato dal complesso musicale di cui facevo parte. Bertino, mediante due cavi flessibili sempre di marca Paillard, era designato al comando degli ottu-ratori delle due H8 ed io, con tanto di spartito in mano, a muovere i cinque protagonisti. Per circa un'oretta tutto filò liscio come l'olio sul mare; poi accadde ciò che si sarebbe dovuto prevedere: prese fuoco il lampadario, saltò il limitatore e la stanza piombò nel buio. Nella penombra scorsi Bertino che facendo scudo con il proprio corpo cercava eroicamente di proteggere i due tesori. Efisia, squittendo a mo’ di marmotta, contribuiva a mantenere alto il pathos dell'ambiente e nostro figlio, tre anni, futuro attore principale della fiction animata a carattere docu-mentaristico-sperimentale, piangeva disperatamente fregandosene di tutta la gloria che l'opera gli avrebbe assi-curato una volta portata a termine. A salvarci dal disastro fu la Ronson, la mia macchinetta accendisigari (allora fumavo come una ciminiera in attività) e il coraggio di sfidare le ire della moglie, che mi indussero a estirpare di brutto il lampadario dal soffitto. Ciò permise di ripristinare il limitatore e fare luce con un abatjour che, contra-riamente a una canzone allora in voga, diffondeva una luce giallastra e non blu. Per quella sera il set venne chiu-so. Rimanemmo lì a coccolarci ancora un poco le macchine e poi religiosamente le riponemmo. Lo sapete che le abbiamo ancora perfettamente funzionanti? Pensate, hanno pure cinque velocità per riprese di qualsiasi tipo. Rallentatore compreso.

Piero “Pedro” Fassio

DALLA CINEPRESA ALLA TELECAMERA cavalcata attraverso 50 anni della nostra vita

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DOCUMENTARIO O NON DOCUMENTARIO?

Due numeri di giornalini addietro, abbiamo lasciato il nostro videomaker alle prese con la sua nuova videocame-ra, probabilmente ultimo modello della tecnologia. Lo vediamo perplesso e confuso davanti a pulsanti ghiere tasti lucette cavi e funzioni, tanti da richiedere uno studio approfondito per poter accendere la scintillante appa-recchiatura, girare qualche ripresa, collegare il tutto a un Tv per rivedere il girato, o al computer per passare alla fase del montaggio. I Lumière, se non altro, di questi problemi non ne ebbero. Il brevetto del Cinematografo, depositato nel febbraio del 1895, attesta che i due fratelli il cinema se lo costruirono con le loro mani, sulla base di tutte le precedenti importanti scoperte di numerosi inventori, arrivando a progettare un meccanismo che, con adattamenti minimi, univa le funzioni di ripresa, di stampa dei positivi nonché di proiezione del film. Con questa meraviglia di inge-gno, dal 1896 Louis Lumière si affermò come il primo cineasta documentarista della storia del cinema, ritraendo la realtà nel suo divenire, senza l’ausilio di attori, senza messa in scena, per ricostituire la vita. Fu con questa macchina da presa, dapprima fissa e, in seguito, mobile perché montata su carrozze, tramway, treni e battelli, che furono riprese le famose vedute Lumière effettuate in tutto il mondo con pellicole di soli 17 m per una durata di proiezione di circa 50 secondi, una limitazione che comportava la necessità di adottare un certo tipo di inquadra-tura e di preferire determinati oggetti per garantire la presenza di movimento. Vedute animate, dunque, una “prodigiosa sinfonia del mondo” (cit. George Sedoul, Lumière et Méliès), e ha veramente del prodigioso la va-rietà e la quantità di vues prodotte in quel finire di secolo che vide così affermarsi irreversibilmente il primato della dimensione temporale, del movimento e del mutamento. E il nostro videomaker? All’alba del terzo millennio ha a disposizione un marchingegno favoloso che gli consente ore e ore di ripresa e, dopo estenuanti tentativi, si è finalmente impadronito dei mezzi per usarlo. Verso quale scelta lo orienterà il suo pressante estro creativo? Quasi certamente lo porterà a muovere i suoi primi esitanti passi sul sentiero, apparentemente scevro da pericoli, della realtà della propria vita nel suo divenire, che so, un viaggio, una cerimonia, una manifestazione pubblica, una sagra. Un documentario, insomma. La vita nel suo fluire, pulsante, colta da un obiettivo quasi magico, “eternizzata” in immagini perfette e sempre più perfettibili, più vere del vero. Mi sovvengono in proposito le parole sagge e determinate, e per me allora purtroppo tardive, del nostro Giorgio Sabbatini: “Non vi è nulla di più difficile da fare di un buon documentario.” “Perché mai?” mi domandai, un po’ scettica e piccata, col pensiero rivolto alle numerose magnifiche produzioni personali, frutto di eroici vagabondaggi nei boschi in tutte le stagioni e con qualunque situazione atmosferica, o di interminabili riprese in varie città straniere seguite da corse disperate per non perdere il gruppo, peraltro spes-so perso. La risposta, dura nella sua indiscutibile attualità, la si può trovare già in un documento datato 1936. Sì, avete letto bene, 1936. Eccolo.

• Non trattare temi generali in modo generale. Si può scrivere un articolo sul servizio postale, ma un film sarà migliore se tratterà il destino di una singola lettera;

• Non dimenticare che il documentarismo si basa su tre pilastri: quello sociale, quello poetico, quello tecni-co;

• Non prendere sottogamba il soggetto scritto e non far conto sulla fortuna, quando giri. Una volta messo a punto il trattamento, il film in pratica è già fatto. Però al momento delle riprese sii pronto a rifarlo da ca-po;

TEMPO DI CINEMA

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• Non affidarti al commento parlato per dare un senso alla tua storia. Le immagini e la colonna sonora deb-bono farlo. Un commento sovrabbondante e gratuito riesce solo ad irritare lo spettatore;

• Quando giri non dimenticare che ogni scena fa parte di una sequenza e che ogni sequenza fa parte di un

arco narrativo generale. Una bellissima inquadratura, scollegata dal resto, spesso risulta più dannosa che utile;

• Non eccedere nella ricerca di inquadrature originali a tutti i costi. Angolazioni elaborate possono raffred-

dare l'emozione; • Non abusare della rapidità del montaggio fine a se stessa. Un ritmo accelerato può risultare altrettanto

manierato di un montaggio disteso; • Non esagerare con le coperture musicali. Se lo farai lo spettatore finirà con il non ascoltarle; • Non sovraccaricare il film con gli effetti in sincrono. Suoni e rumori risultano efficaci quando sono im-

piegati in modo suggestivo e complementare; • Non affidarti ciecamente agli effetti ottici e non renderli troppo complicati. Dissolvenze e fondu equival-

gono ad una punteggiatura: sono le tue virgole e i tuoi punti; • Non girare troppi dettagli. Conservali per i momenti cruciali. In un film equilibrato essi verranno fuori

naturalmente per interna necessità espressiva; • Non esitare ad entrare nella psicologia dei personaggi e nelle loro reciproche relazioni: gli esseri umani

possono essere belli come i più affascinanti animali, come le più intriganti macchine tecnologiche; • Non devi essere vago quando racconti una storia: il vero tema deve essere espresso chiaramente e con

semplicità. • Ciò non esclude tuttavia un certo livello di drammatizzazione e ricreazione; • Non perdere l'opportunità di sperimentare. L'attuale prestigio del documentarismo deriva dal coraggio

delle sue sperimentazioni. Senza sperimentazione il documentario perde ogni valore e cessa di esistere. • (da CAVALCANTI “O filme documentario”,1936, in Carlo Alberto Pianelli, L’ ABC del documentario

p.53-54) Fu così che passai alla fiction.

Gabriella Vecchi

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IL MICROFONO ( sesta parte)

L’utilizzo di un microfono, generalmente, può coprire tre principali necessità che corrispondono a tre tipi di registra-zione. Le nostre registrazioni, infatti, possono riguardare la presa diretta del suono ambientale e, quindi, dei rumori esistenti in un ambiente interno, oppure, in un ambiente esterno, del suono vocale, in presa diretta o in post-produzione durante la fase del doppiaggio e, infine, la registrazione musicale. Cerchiamo di comprendere quale sia il microfono migliore da impiegare in queste tre diverse fasi di registrazione. Se dobbiamo “catturare” il suono in diretta di alcuni rumori della natura avremo bisogno di un microfono molto sensibile, con un’ottima capacità di accettare una vasta gamma di frequenze e, nel caso volessimo ottenere una regi-strazione stereofonica, è necessario avere un altro microfono con le stesse caratteristiche tecniche. Inoltre, è indi-spensabile stabilire se i rumori da registrare siano intensi o deboli. Questa differenza è molto importante poiché ci obbliga a utilizzare due tipi di microfoni completamente diversi nell’aspetto tecnico. Per la registrazione di rumori intensi, come quelli di un torrente, del motore di una macchina, del passaggio di un treno, ecc. è necessario usare dei microfoni dinamici che possiedono una ridotta sensibilità ma una notevole robu-stezza. Questo tipo di microfono può essere maneggiato con estrema facilità senza provocare particolari rumori inde-siderati dovuti a fattori meccanici come il semplice movimento della mano che impugna il microfono stesso. Non è da sottovalutare che il microfono dinamico non ha bisogno di alcuna alimentazione e, quindi, risulta molto adatto ad essere impiegato in registrazioni di rumori in ambienti esterni raggiungibili con attrezzature leggere. Se dobbiamo realizzare delle registrazioni di rumori deboli come il frusciare delle foglie mosse dall’aria o una debo-le pioggia, in ambienti esterni, dovremo utilizzare un microfono a condensatore del tipo electret che permette una regolare alimentazione usando solamente una pila alcalina. I pregi di questo microfono sono da ricercare nella stra-ordinaria qualità di ripresa e nella linearità della risposta in frequenza. Posso affermare che sia considerato da tutti il microfono professionale più versatile, capace di registrare fedelmente una notevole varietà di suoni. Tuttavia, non bisogna dimenticare che questo microfono è assolutamente inadatto alla registrazione di suoni intensi o impulsivi. Il microfono a condensatore è normalmente impiegato sia nella registrazione vocale dei dialoghi durante il doppiag-gio dei film che per la ripresa diretta vocale e, per la notevole sensibilità che possiede, risulta essere indispensabile nei dialoghi sussurrati dove, talvolta, è opportuno cogliere anche un semplice sospiro. Il difetto maggiore di questo microfono è che deve essere alimentato e, da un punto di vista prettamente economico, il suo alto costo. Si deve an-che considerare che è un microfono molto sensibile e che deve essere usato con la classica giraffa alla quale viene fissato con il ragno che permetta una continua sospensione morbida esente da rumori meccanici. Nella registrazione musicale sia i microfoni dinamici che a condensatore vengono impiegati assegnando ad ognuno di loro ruoli attentamente stabiliti in precedenza. I microfoni dinamici sono adatti alla registrazione di strumenti ad elevata pressione sonora come le batterie, le chitarre elettriche amplificate e le voci dal vivo. Sono microfoni che non patiscono lo “strapazzamento” da parte dei cantanti rock che possono maneggiarli a piacere evitando anche di modulare la voce che, comunque, deve essere attentamente mixata dai tecnici del suono. Differente è il discorso per i microfoni a condensatore che devono essere impiegati in maniera intelligente dai tecni-ci del suono cercando di posizionarli nei punti più strategici dell’orchestra per ottenere un credibile panorama musi-cale. La ripresa diretta di un concerto è sempre molto impegnativa se si vuole realizzare un prodotto professionale. Il panorama stereofonico che si vuole riprodurre ha bisogno di più microfoni tutti collegati ad un mixer per effettua-re un giusto dosaggio delle potenze strumentali. Il mixer e l’equalizzatore sono due elementi indispensabili per otte-nere la fedeltà musicale richiesta per un prodotto dalle caratteristiche altamente professionali. Nella prossima pillola affronteremo i problemi del mixage e dell’equalizzazione per ottenere basi musicali e vocali professionalmente bilanciate.

Giorgio Sabbatini

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HDTV: COME OTTENERE IL MEGLIO ( Seconda parte)

MIGLIORARE LE IMMAGINI E I SUONI Il vostro nuovo HDTV è impostato e connesso, ma vi rimangono alcune attività da concludere, come per esem-pio calibrare il set per ottenere immagini ottimali. E per quanto riguarda il suono, è necessario assicurarsi che gli altoparlanti siano collocati al posto giusto, al fine di garantire l’immersione in audio di alta qualità. Questi sug-gerimenti vi guideranno attraverso i passaggi citati. Calibrare l’immagine Le impostazioni più appropriate per il colore, il contrasto e la luminosità possono variare notevolmente a secon-da del vostro particolare ambiente di visione; possono anche variare a seconda del materiale di origine, come ad esempio film DVD, videogiochi o la TV. L’utilizzo di modelli di test standardizzati può aiutarvi a ottimizzare le impostazioni per la migliore esperienza di visione. Per una rapida e facile calibrazione, è possibile utilizzare praticamente qualsiasi disco con un filmato registrato in audio THX. I DVD THX e i dischi Blu-ray hanno strumenti per la calibrazione nell’area di installazione. Ba-sta cliccare su “THX Optimizer” e seguire le istruzioni sullo schermo. Prima di iniziare qualsiasi taratura, co-munque, è bene regolare l’illuminazione della stanza e la nitidezza dello schermo al vostro livello di visualizza-zione normale; è importante assicurarsi inoltre che la temperatura del colore sia impostata a 6.500 gradi Kelvin (secondo lo standard video denominato D65). Alcuni televisori offrono le opzioni di temperatura del colore Cal-do, Normale e Freddo; a questo proposito, verificate con il produttore qual è l’impostazione più vicina a 6.500K. Per esempio, sugli HDTV al plasma di Panasonic, Caldo è l’impostazione più vicina. Il THX Optimizer vi guiderà poi attraverso cinque modelli di prova per la regolazione delle impostazioni. Le istruzioni sullo schermo vi suggeriranno che cosa cercare e quali parametri regolare. È meglio eseguire questa procedura in piedi, vicino allo schermo. Per la calibrazione di livello professionale, sarebbe meglio consultare un esperto, oppure affidarsi a un disco di setup di fascia alta come il Digital Video Essentials (DVE) della Joe Kane Productions (su www.videoessentials.com, a un prezzo di 295 dollari). DVE è disponibile sia in versione DVD che in versione Blu-ray. Procuratevi la seconda, se disponete di un lettore Blu-ray: il disco include i modelli di test sia a 1.080p sia a 720p. Entrambe le versioni sono dotate di una serie di filtri di colore rosso, verde e blu che si possono ap-plicare sullo schermo per contribuire alla correzione cromatica. Movimenti fluidi La maggior parte dei nuovi HDTV LCD a 120Hz e 240Hz sfruttano le loro frequenze di aggiornamento rapido per appianare le sfocature da movimento, che possono verificarsi in condizioni normali, con frequenze di aggior-namento a 60Hz. Queste tecnologie di “ammorbidimento” hanno varie denominazioni, fra cui Motion Flow (Sony), Motion Picture Pro3 (Panasonic), Movie Plus (Samsung) e TruD (Sharp), ma tutti questi approcci so-stanzialmente interpolano fotogrammi supplementari per ridurre le sfocature da movimento. Alcune persone apprezzano molto l’effetto, che si traduce in una immagine molto fluida e stabile. Altri lo odia-no, dicendo che sembra innaturale, soprattutto in caso di visione di film, che hanno un tasso “nativo” di refresh molto basso, rendendo opportuna quindi la disattivazione o la riduzione dell’ammorbidimento. Sperimentare con le impostazioni su diverse tipologie di sorgenti può aiutarvi a determinare la configurazione più adatta al vostro gusto. Vedere tutti i pixel Anche se il vostro televisore ha una risoluzione nativa di 1.920 x 1.080, non è garantito che riusciate a vedere ogni singolo pixel di un film in Blu-ray. Molti HDTV usano l’overscan, il che significa che il sistema ridimen-siona l’immagine originale (in genere dal 2 per cento al 10 per cento) e poi la taglia ai bordi. L’overscan aiuta a eliminare il rumore di fondo, ma è un male per i segnali HD autentici, poiché riduce la risoluzione e introduce artefatti di interpolazione. Se le strisce con le news sul bordo inferiore dello schermo sono un po’ tagliate, probabilmente l’overscan è atti-vo. Controllate sul manuale del vostro TV per una modalità chiamata “zero-overscan”, “full-pixel”, “1:1 Pixel”, “Pixel for Pixel”, oppure “Dot by Dot”. È inoltre vantaggioso utilizzare questa modalità quando si sta visualiz-zando un’immagine dal computer, altrimenti i caratteri piccoli saranno probabilmente distorti e illeggibili. Assi-

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curatevi di impostare la risoluzione in uscita del vostro pc in modo che corrisponda a quella del televisore. Investire nel suono surround Provate a chiedere a George Lucas (che ha contribuito a inaugurare il sistema THX): nulla potrà migliorare la vostra esperienza di visualizzazione HD più di un suono di alto livello. La cosa importante è avere altoparlanti dedicati, piuttosto che fare affidamento su quelli all’interno del televiso-re, sempre più rudimentali a causa della scarsa disponibilità di spazio nelle strutture flat. Se l’idea di far correre fili e creare un sistema audio surround non vi aggrada, provate una sound-bar, un sistema di altoparlanti orizzon-tale che fornisce audio surround virtuale con una sola, semplice connessione (o due, se si aggiunge un subwoo-fer). Le sound bar sono ottime per piccole stanze e, se di buona qualità, hanno un costo che parte dai 200 euro. Se siete più ambiziosi e volete godere del suono surround 5.1 o 7.1, continuate a leggere. Scegliere il giusto ricevitore AV A meno che non acquistiate direttamente un kit completo per l’home theater, che di solito comprende entrambi i diffusori e il ricevitore (e, talvolta, un lettore Blu-ray o DVD) in un unico sistema integrato, è probabile che sia necessario acquistare un ricevitore AV per la decodifica del suono e per alimentare gli altoparlanti. Il suono surround è disponibile in varie versioni, da parte di aziende come Dolby, DTS e THX. Il vostro box DVD o Blu-ray elencherà i formati surround disponibili per un particolare film, che di solito sono più d’uno. I più importanti formati di codifica sono il 5.1 Dolby Digital (che si trova nella maggior parte dei DVD), il 7.1 Dolby TrueHD di Blu-ray e infine il DTS-HD Master Audio. Sarà necessario un ricevitore che decodifichi tutti questi canali (a meno che il lettore Blu-ray non disponga di decodifica lossless integrata), con potenza sufficiente ad alimentare gli altoparlanti della vostra stanza d’ascolto, oltre che dotato di input HDMI o altri formati, in base alle vostre sorgenti video. Dovrebbe inoltre fornire il ridi-mensionamento a 1.080p di sorgenti analogiche verso output HD o HDMI. Altre caratteristiche, come il supporto multiroom, sono opzionali. Onkyo, Sony e Pioneer hanno ciascuno una vasta gamma di ricevitori con ottimi prezzi per diversi budget. Collocare correttamente i diffusori Per un sistema 5.1, il canale centrale dovrebbe essere posizionato esclusivamente sopra o sotto il televisore, con i canali destro e sinistro su entrambi i lati dello schermo e due altoparlanti surround per ciascun lato del vostro salotto, a livello dell’orecchio. Il subwoofer può essere posizionato ovunque in questo campo sonoro, anche se di solito viene posto insieme con il canale centrale per facilità di cablaggio, in modo che i cavi più lunghi siano impiegati solo per i diffusori surround. Per una configurazione 7.1, posizionate altri due altoparlanti surround dietro la zona salotto, occultando i fili opportunamente, per esempio dietro i battiscopa. Una volta che avete posizionato gli altoparlanti e li avete collegati al vostro ricevitore, è necessario eseguire il processo di installazione degli altoparlanti e la routine di calibrazione. Il THX Optimizer già menzionato più sopra include dei test di configurazione del suono surround. Questa routine di calibrazione consiste nel posizio-nare un microfono in alcuni punti intorno alla stanza per inviare i feedback al ricevitore, che potrà poi correggere gli eventuali squilibri in campo sonoro e impostare il crossover di frequenza per il subwoofer. Il processo può anche includere una verifica per essere sicuri di avere cablato tutti i diffusori in fase. Non è necessario disporre di altoparlanti 7.1 per godersi i formati Blu-Ray Dolby TrueHD e DTS-HD Master Audio. Entrambi consentono la riproduzione a 5.1 canali, sia combinando sia ignorando i due canali aggiuntivi. Collegare i diffusori posteriori Se il cablaggio vi dà noia, utilizzate una sound bar, o procuratevi altoparlanti sorround wireless. I più recenti sistemi home theater, fra cui modelli di Panasonic e di Sony, includono di default altoparlanti wireless, ed è pos-sibile convertire qualsiasi altoparlante surround cablato utilizzando un kit di trasmissione wireless. Ma per i mi-gliori risultati, tentate di collegare i vostri altoparlanti sorround mediante cavo, che garantisce prestazioni impec-cabili. Dopo tutto questo, potete davvero accomodarvi nel vostro salotto e godervi il vostro sistema HDTV.

Giovanni Dorigo

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Ragazzi, ho ricevuto l’invito a partecipare al concorso “SPAZIO ANTEPRIMA NORD-OVEST” a cui certamente darò la mia adesione in quanto si svolge a Torino ed i video selezionati vengono proiettati in un cinema con schermo gigan-te e comode poltrone ed a fine serata c’è sempre un rinfresco. E’ una delle poche occasioni in cui abbiamo la possi-bilità di assistere alle proiezioni di un concorso e raffrontarle con quelle che normalmente produciamo senza dover andare in giro per l’Italia; inoltre, gli Autori sono chiamati ad un dibattito pubblico che è sempre interessante segui-re. Per la cronaca lo scorso anno ho partecipato con il mio video L’Infinito, che è stato selezionato e proiettato; il che mi ha dato l’occasione di far intervenire i miei amici che avevano acconsentito a fare da attori e questo li ha e-normemente gratificati in quanto erano venuti accompagnati dai loro familiari. In allegato la locandina del bando di concorso al quale consiglio di partecipare; inoltre è tutto gratuito!!! Bye

Tino Dell’Erba Cari soci,

invio la presente ai soci più attivi perchè vorrei coinvolgervi su quanto segue; non so se tutti voi vi siete accorti che da qualche giovedì abbiamo tra noi un nuovo giovane iscritto che ci segue con interesse.

Ho scambiato con lui quattro parole dandomi l'impressione di uno che ha le idee molto chiare su cosa vuole imparare e cosa si aspetta da una associazione come la nostra.

Arrivato a casa ho pensato di fargli una email chiedendogli come si è trovato e se mi evidenziava qualche criticità vista da una persona che ci frequenta da poco

Ecco la mia email

Da: FRANK-service

A: VERKIMPE Federico

Oggetto: SERATE AL CINEVIDEO

Ciao Federico,

sarei curioso di sentire il tuo parere su come trovi le ns serate al CC

Le trovi interessanti? hai qualcosa da suggerirci per poterle migliorare visto che sei nuovo e puoi notare meglio i punti critici?

ti ringrazio se vorrai aiutarmi a migliorare la conduzione della ns attività

Ciao FRANK

e questa è stata la sua risposta

From: Frederic VERKIMPE

To: FRANK-service

Ciao Franck,

Sono solo due riunioni. E’ forse un po’ presto per pronunciarmi.

Posso solo esprimermi rispetto alle mie aspettative. Sono interessato a fare film (penso come tanti di noi) ma non documentari delle mie ferie o video sperimentali. Cioè imparare a raccontare una storia e dirigere attori per servire al meglio quella storia.Non cerco solo corsi (serate tecniche) anche se le ritengo fondamentali ed utili, ma cambio di esperienza con chi ha fatto film. Cerco connessioni con associazioni di teatro (per trovare attori), materiali messi in comune, il tutto mirato a fare cinema attraverso progetti gestiti.Il fatto di avere progetti e coinvolgere altre associazioni potrebbero incrementare i nostri membri, farci riconoscere come associazione che produce molti film. Non so se sono un poco esigente o sognatore (forse tutto ciò esiste già in questa associazione e sono impaziente).

E IN FUTURO? IO SPERIAMO CHE ME LA CAVI.

E' andata come avevo previsto in tempi non sospetti. Tino Dell'Erba si è piazzato tra i primi tre giungendo addirittu-ra secondo alle votazioni del Fedic D'Oro. Mentre faccio a lui i miei sinceri complimenti non posso fare a meno di recriminare sul fatto che a superarlo è stata la superba corazzata Il mio ultimo giorno di guerra di Matteo Tondini la quale, secondo me, è fuori dal bacino che dovrebbe esserle assegnato. Il bravissimo regista è titolare della Tondini Production, un’azienda che sul web si presenta così: “La Ditta con sede in Faenza, si pone nel mercato come nuovo centro creativo ed artistico in grado di realizzare prodotti originali e di grande professionalità.” Dal che si deduce che un video “home made” (Gli ultimi margari di Tino) costato poco o niente ma realizzato in modo impeccabile al punto da far dire a chi scrive che è il miglior lavoro da lui visto negli ultimi dodici mesi, ha dovuto soccombere alla legge del più forte, economicamente parlando. Intendiamoci, non è che si neghi al film vincitore i meriti dovuti ad un'opera di rango anzi, si plaude convinti a questi meriti, ma lo si fa con una punta d'amarezza, consapevoli del fatto che noi, poveri peones della camcorder con un budget talmente anoressico da suscitare l'invidia delle indossatrici di Versace, contro questi colossi non potremo mai competere. Saremo perdenti sempre. Dalle mie parti, nel profondo sud dell'astigiano, si ha l'impressione che questa sia la strada che vuole imboccare la FEDIC. Se è questa, e cioè strizzare l'occhio al professionismo con il rischio di perdere coloro che nei Cineclub di provincia praticano questo hobby, sempre secondo me, non potrà essere una scelta vincente. Nessuno del “Gruppo dei poveri cristi” di cui fac-cio parte dispone di mezzi sufficienti a scritturare un costumista di fama internazionale, un compositore di rango per le musiche, un direttore della fotografia con i baffi, attori professionisti e una troupe di trenta persone da gestire per tre mesi, per non parlare delle attrezzature. Qualcuno, beato lui, lo può fare ma non la maggior parte di noi. Quindi siamo ad un bivio importante e l'imbocco dell'una o dell'altra strada deciderà del futuro di molti di noi che amiamo sì misurarci con i colleghi, ma possibilmente ad armi pari. Prego quindi chi di dovere di riflettere qualche istante prima di imboccare la via del futuro perché, perseverando “nella ricerca del meglio” senza compromessi di sorta, si potrebbero perdere pezzi strada facendo. Il rischio di susci-tare il malcontento negli umili peones è reale, come reale è il rischio che un bel giorno (bello se ci sarà il sole, ma comunque infausto) stanchi e delusi i suddetti peones possano emigrare alla ricerca di siti più accoglienti: sarà quel-lo il momento in cui i gatti si renderanno conto che la trippa comincia a scarseggiare? Potrebbe essere, ma sarà an-che troppo tardi per rimediare.

Piero Fassio

LETTERA APERTA AL DELEGATO GIANFRANCO PELLACHIN

Sono il Socio-Cedas Franco Cerruti. Innanzitutto mi fa molto piacere il tuo tentativo di tenere unito il Cineclub. Tu stesso ti dimostri sempre moderato nei confronti di tutti e questo giova molto al gruppo, però penso che ben difficilmente ci riuscirai. Esistono fra noi perlo-meno sei veri insegnanti che hanno capacità tecniche, mezzi e esperienze tali che per te sono una risorsa motto gran-de per mantenere ad alto livello il nostro cineclub e mai dovrai rinunciarci. Leggi i miei 'desiderata' che consistono nella proposta di serate a tema da tenersi ai lunedì, ma, te lo dico già, non approvatela perché riuscirebbe una volta sola come e' già successo con il tuo predecessore. Ci vorrebbe gente comune non persone addette ai lavori come siamo noi. D'altra parte io sono contento così. Sono iscritto al cineclub dal settembre 1999 e, come sai vengo sempre, a volte saltando la cena perche, lavorando, non ce la faccio prima. II tuo cineclub è una scuola e continua a darmi tanto; non solo ma ho trovato molti veri amici anche tra le persone tecnicamente più preparate. II rammarico è di non sentirmi rea-lizzato, ma pazienza. Dal 2007 mi sono dato da fare da altre parti con proiezioni periodiche di serate a tema e questo mi soddisfa pienamente anche se sono costretto a fare dei veri tour de force percorrendo di notte, dopo un a giornata di lavoro, diversi chilometri e ritornando tardi. Però anche molti altri soci non si sentono a loro agio.

L' unica cosa che tu, secondo me, dovresti fare è evitare l’evidente disparità di trattamento (che succede spesso) tra quelli più in gamba che, per una volta, hanno fatto un lavoro scadente e gli altri. Non e' possibile che il commentatore ufficia-le ai primi dica "chiediamolo all'autore” e che lasci invece i secondi a difendersi da soli. Inoltre a me hanno sempre insegnato che i più vecchi (di età) vanno sempre rispettati e quindi sarebbe bene che a qualche giovane iscritto si insegnas-se prima l'educazione e poi lo si facesse commentare. Con tanti auguri di riuscita

Franco Cerruti

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LA VIGNETTA di Mauro Chiavegatti

Certe strade, è meglio intraprenderle che rifiutarle, anche se il loro esito è oscuro

Da Il Signore degli anelli – Le due torri di Peter Ja-ckson con Elijah Wood, Viggo Mortensen, Liv Tyler, Cate Blanchett, Orlando Bloom, Fantastico, 120 min, USA, Nuova Zelanda (2002).

a cura di Vivian Tullio

Hanno collaborato a questo numero : Franco Cerruti, Mauro Chiavegatti, Piero Fassio, Aldo Genova, Gabriella Vecchi Fotografie di : Giorgio Savio

LINK Siete alla ricerca di tutorial che vi aiutino all’uso di Premiere? In questo numero vi voglio segnalare dei siti veramente interessanti. http://help.adobe.com/it_IT/PremierePro/4.0/WS1c9bc5c2e465a58a91cf0b1038518aef7-7df9a.html

http://www.adobe.com/it/support/premiere/

Invece in questo troverete qualcosa di interessante su Photoshop http://www.total-photoshop.com/

Gianfranco Pellachin

Comitato di Redazione

V. TULLIO (Responsabile) V. CIBRARIO G. DORIGO G. IEMMI G. PELLACHIN G. SABBATINI G. ZAVATTERO

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