costruiamo insieme il lodigiano del futuro

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maggio-ottobre 2010 Laboratorio di Impegno Civile www.laici.net COSTRUIAMO INSIEME IL LODIGIANO DEL FUTURO Schede di lavoro verso gli Stati Generali Versione 1.0 Informazioni, adesioni e documentazione: [email protected] · www.statigenerali.lo.it

Author: alessandro-bignamini

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Schede di Lavoro verso gli Stati Generali

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  • Stati Generalidel Lodigiano

    maggio-ottobre 2010

    Laboratorio di Impegno Civilewww.laici.net

    COSTRUIAMO INSIEME IL LODIGIANO DEL FUTURO

    Schede di lavoro verso gli Stati Generali

    Versione 1.0

    Informazioni, adesioni e documentazione: [email protected] www.statigenerali.lo.it

  • INSIEME PER IL LODIGIANO DEL FUTURO

    Oggi occorre compiere passi ulteriori, in pi direzioni: verso la nostra terra, che vogliamo consegnare integra e vivibile alle generazioni che ci seguiranno; verso le forze civili, sociali, economiche, culturali, politiche e religiose che hanno a cuore il futuro del territorio; verso chi - a partire dai pi giovani - ha espresso nelle recenti consultazioni amministrative la propria disponibilit a servire il territorio attraverso limpegno nelle istituzioni locali.

    Cos scrivevamo nel settembre 2009, invitando tutto il territorio a lavorare per la citt futura, aggiungendo: Torniamo a ragionare insieme, prendiamo in mano le redini del nostro destino, diamo respiro a nuove idee e nuovi progetti. Vogliamo ri!ettere e lavorare per costruire le basi di una nuova cittadinanza: indispensabile che il Lodigiano elabori e condivida nuovi modi di pensare il territorio, di salvaguardare lambiente, di immaginare leconomia, di favorire le relazioni tra le persone e le loro culture.

    E ancora: La citt il luogo della vita, dei rapporti sociali, del lavoro, degli scambi economici e culturali, delle decisioni sugli obiettivi di interesse generale. I nostri comuni, le nostre citt, devono consentire a tutte le persone che li abitano di vivere unesistenza buona e felice, di sentirsi veramente parte di una casa comune.

    I pilastri necessari per la costruzione di questa nuova casa comune li delineavamo cos: dare vita a un nuovo patto di inclusione sociale; costruire un sistema di economia civile; vincere la s!da dellintegrazione culturale; considerare ambiente e territorio come beni di tutti e garanzia di futuro; condividere una cittadinanza attiva e responsabile, fondata sulle regole e sulla !ducia.

    Con questi obiettivi di prospettiva di fronte a noi, abbiamo iniziato a lavorare per individuare percorsi di ri"essione intorno ai grandi nodi tematici che incrociano il destino del nostro territorio, nella certezza che solo uno sguardo lungo, insieme a un nuovo stile di elaborazione dei progetti che riguardano la vita di tutti, possa garantire al Lodigiano il futuro che desideriamo.

    Intorno ad essi si snodano le schede di lavoro che seguono, a partire dalle quali chiediamo, a tutti coloro che lo vorranno, ma in primo luogo alle istituzioni, agli enti di rappresentanza delle categorie produttive, al variegato mondo socio-sanitario, alle aggregazioni culturali e alle comunit religiose del territorio, di ri"ettere e di camminare con noi verso un grande appuntamento di incontro e di progetto, nel quale il territorio possa riconoscersi unito e incamminarsi con un nuovo stile, superando divisioni di parte, ruoli obbligati e appartenenze scontate, verso un futuro capace di assicurare una vita di qualit alle generazioni che ci seguiranno.

    Vogliamo convocare e coinvolgere le espressioni pi signi!cative del nostro territorio in un percorso che culminer in una giornata di studio, durante la quale sia possibile mettere a

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  • confronto e avviare a sinergia tutti i progetti, le idee e gli strumenti che il Lodigiano in grado di attivare per costruire il proprio futuro. Si tratta di un appuntamento che intendiamo promuovere con cadenza annuale, con lo stile degli Stati Generali gi sperimentati in altri contesti, per inaugurare una nuova stagione di dibattito pubblico e di crescita civile sulle prospettive che riguardano la nostra terra.

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  • INDICE

    A. Le persone al centro del Lodigiano 5

    A.1 - Welfare e protezione sociale 6

    A.2 - Il sistema sanitario 8

    A.3 - Persone migranti e integrazione sociale 12

    A.4 - Il sistema scolastico 14

    A.5 - Il terzo settore: leconomia per le persone 16

    B. Vivere bene nel Lodigiano: economia e territorio 19

    B.1 - Progettare e governare il territorio 20

    B.2 - Servizi pubblici di qualit e gestione dei beni comuni 24

    B.3 - Ecologia che diventa economia: green economy e nuovi modelli di produzione e consumo 29

    B.4 - Il lavoro e il sistema produttivo 34

    B.5 - Il risparmio e il sistema del credito: una !nanza trasparente, solidale e di prossimit 38

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  • A. LE PERSONE AL CENTRO DEL LODIGIANO

    Nel documento Vivere il presente, costruire il futuro (Lodi, 2009) avevamo indicato la necessit che i volti delle persone fossero al centro delle politiche sociali del Lodigiano. In questa nuova proposta di ri"essione vogliamo spingerci, se possibile, ancora oltre, per aermare che le persone devono essere al centro del Lodigiano. Questo signi!ca che ogni genere di programmazione (politica, economica, territoriale, ambientale, ) deve avere a cuore le sorti di ogni persona che su questa porzione di territorio vive. Crediamo che perseguire questo obiettivo porti alla comunit nel suo insieme, intesa come persone che esprimono un desiderio di ben-essere, molti pi bene!ci dei costi che richiede. Abbiamo provato in questa prima parte del documento a presentare cinque aree tematiche speci!che: welfare e protezione sociale; il sistema sanitario; immigrazione e integrazione sociale; il sistema scolastico; il terzo settore.Per ciascuna di esse abbiamo voluto individuare e proporre alla ri"essione del territorio alcune questioni problematiche, che sottoponiamo allattenzione di tutti per provare a cercare insieme percorsi che conducano a possibili soluzioni.

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  • SCHEDA A.1WELFARE E PROTEZIONE SOCIALE

    Il mondo del sociale si ritiene a buon diritto produttore di sicurezza, perch:- ore sostegno a chi in dicolt; - aiuta a creare processi di coesione sociale e culturale.Tuttavia:- sente di avere sempre meno consenso in una societ spaventata, che invoca forze dellordine, invece di servizi e politiche sociali;- rischia di diventare del tutto residuale dal punto di vista dellinvestimento pubblico, politico e strategico.La causa principale va ricercata nelle dinamiche della globalizzazione, che hanno accresciuto e tendenzialmente stanno generalizzando condizioni di insicurezza esistenziale. Basti pensare a quanto sia diventato dicile progettare un futuro per s e la propria famiglia, nella precariet che caratterizza molte vite.La globalizzazione ha messo in discussione limpianto su cui si basava il nostro sistema di protezione sociale. In primis il lavoro, sul quale per anni si sono costruite le garanzie collettive: la previdenza, le tutele contro malattia e infortuni, un reddito che bastava a una famiglia. Oggi il lavoro divenuto sempre pi instabile, precario, regolato da contratti individualizzati non genera pi diritti, ma insicurezza.Le persone, non sentendosi pi protette dai sistemi di welfare, scivolano verso una condizione generale di insicurezza. Temono il futuro ed esprimono un bisogno di protezione; un bisogno che per oggi, a dierenza di anni fa, viene riletto in termini di difesa individuale dai rischi della convivenza sociale.Non si prodotto un ripensamento collettivo su come creare nuove basi di protezione sociale alla luce dei processi di trasformazione delleconomia e della societ.

    Ci troviamo di fronte a una domanda di sicurezza che vede la chiave della propria rassicurazione nel territorio: - nella sua delimitazione;- nel suo controllo;- nella costruzione di barriere di protezione.Sono in atto processi di segregazione spaziale. Le citt, ad esempio, si stanno disarticolando in zone separate le une dalle altre. Le popolazioni pi marginali vengono segregate in aree degradate, periferiche delle citt. La segregazione spaziale lesito di una dinamica di insicurezza, ma paradossalmente non spegne le paure, le moltiplica.Lambito sociale si sta limitando a essere sempre pi solo riparativo, ma non riesce a essere propositivo di benessere sociale. una crisi profonda, da cui nata tutta la questione sicurezza.In questi anni i servizi sono stati assenti dai territori:- si sono concentrati sulla presa in carico di casi individuali con unimpostazione fondamentalmente clinica;

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  • - hanno costruito modelli, forme di intervento e relative competenze nella chiave del lavoro sulle persone come tali, come casi. Unimpostazione che prevede la sottrazione della persona dal suo ambiente di vita e il trattamento del suo problema a prescindere dal suo contesto. mancata insomma nellimpianto standard, tradizionale del sistema dei servizi una presa in carico del contesto della persona come elemento pertinente alle ragioni del suo star male e come fattore potenziale da valorizzare per consentire alla persona stessa di modi!care le proprie condizioni di vita.Non un caso allora se oggi i cittadini chiedono territori pi sicuri. In questi anni vi stata nellorganizzazione standard dei servizi sociali una scarsa responsabilizzazione rispetto a compiti che andassero al di l della presa in carico individuale. C stata una scarsa assunzione di responsabilit rispetto a compiti di costruzione di coesione sociale.Oggi si rischia di ridurre un problema di coesione sociale a un problema di legge e ordine. un problema di disegno delle politiche, un problema di come si debba riconsiderare lintervento su problematiche sociali e i suoi obiettivi. Ci sono i servizi di assistenza domiciliare; ma essi si limitano a spostare lintervento nellabitazione della singola persona. Manca una presa in considerazione, per esempio, di dov questo appartamento, di come la persona vi sta, se ha rapporti nello stabile in cui vive, con il quartiere in cui risiede, con i negozi di cui si serve... Non c nessuna considerazione di ci che la persona vive nella sua vita quotidiana, di quali legami ha. Ci che loperatore, il servizio fa in casa sua, nella maggior parte dei casi non si rapporta con lambiente di vita della persona.

    La territorializzazione dei servizi dovrebbe voler dire molto di pi della semplicemente apertura di strutture decentrate o sportelli.

    Alcune domande: Come restituire il ruolo di coesione sociale ai servizi sociali? Come rimettere al centro della politica della polis, le politiche sociali? Come creare sistemi di politiche di rete che superino gli steccati tra politiche di spesa sociale e

    politiche di produzione economica?

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  • SCHEDA A.2IL SISTEMA SANITARIO

    In attuazione dell'art. 32 della Costituzione italiana che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) il complesso delle funzioni e delle attivit assistenziali volte a garantire la tutela della salute attraverso lassistenza sanitaria. Nel 1992 il riordino della sanit ha portato allaziendalizzazione degli enti erogatori del pubblico servizio: lazienda divenuta la forma di gestione di tali soggetti il cui compito principale quello di assicurare lassistenza sanitaria per conto della Regione.Anche la sanit lodigiana stata riorganizzata secondo il nuovo modello di gestione.LAzienda Sanitaria Locale lodigiana (ASL) possiede autonomia organizzativa, amministrativa, gestionale e tecnica, e provvede ad organizzare l'assistenza sanitaria nel proprio territorio e la eroga attraverso strutture pubbliche o private accreditate.LAzienda Ospedaliera di Lodi comprende gli ospedali del territorio e ha il compito di assicurare l'erogazione delle prestazioni sanitarie ai cittadini.

    Quali sono oggi i punti critici che individuiamo analizzando la sanit lodigiana? 1. Accessibilit delle cureA prescindere dal rischio di essere denunciati come clandestini per avere richiesto cure mediche in ospedale, c un evidente problema di accesso alle cure mediche di base e ancor pi a quelle specialistiche per una fetta di popolazione, soprattutto stranieri, in generale per le fasce a basso reddito. Ne sono un esempio le code in Pronto Soccorso di persone che richiedono interventi di livello quasi ambulatoriale (cos non si paga il ticket), la rinuncia ad eseguire esami strumentali che comportano ticket salati, lincapacit di richiedere prestazioni o prescrizioni troppo complicate (iter burocratico lungo e dicile soprattutto per gli stranieri). Ma vi sono anche aspetti pi generali come la cronica dicolt a reperire posti-letto per acuti, ancor pi per cronici, per cui spesso ci si deve rivolgere a istituti fuori provincia e come le lunghe liste dattesa, senza che vengano stanziate risorse adeguate per soddisfare le richieste.

    2. Uguaglianza dei cittadini nellaccesso alle cure un aspetto complementare, o forse conseguenza del precedente. problema generale, addirittura nazionale. Anche nellambito della nostra regione si vedono dierenze e disuguaglianze, ad esempio laccreditamento a spese del denaro pubblico di grandi istituti privati di eccellenza, siti nei grossi centri, mentre in periferia (vedi Lodi) viene garantita essenzialmente lemergenza. Ci rende dicile per i malati lodigiani trovare riferimenti adeguati in loco (cio dotati non solo di competenza ma anche delle risorse necessarie).

    3. Qualit delle curePurtroppo gli adempimenti formali connessi alla qualit e alla sua certi!cazione sembra stiano assorbendo pi risorse di quelle necessarie a garantire una qualit sostanziale, centrata

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  • sullecacia delle cure prima che su un ecientismo di stampo aziendale (degenze brevi, costi contenuti, risparmio a tutti i livelli). La centralit della persona sempre dichiarata ma appare sempre pi lontana dalla realt quotidiana.Per fortuna le associazioni, i volontari, limpegno individuale di alcuni operatori tamponano tante situazioni!

    4. Liste di attesa e fugheLentit delle liste dattesa, in alcuni settori, inaccettabile e non si tocca con mano una reale inversione di tendenza.Lincapacit di soddisfare in tempi ragionevoli le richieste dei cittadini, soprattutto e in primo luogo lesecuzione rapida degli accertamenti diagnostici, nonostante le apparecchiature presenti nei quattro ospedali (che in questo caso sono una enorme potenzialit e non un problema!), una delle cause principali, non certo lunica, delle fughe verso altre realt. Chi infatti si reca in altri centri per esami diagnostici, spesso poi continua a farsi curare in quella sede.

    5. Inadeguatezza della dotazione tecnologicaSenza la pretesa di uguagliare le dotazioni di centri altamente specialistici, Lodi in particolare, per svolgere la funzione di ospedale di riferimento provinciale che gli propria, tuttora carente di molte apparecchiature e strumentazioni che gli permettano di posizionarsi allo stesso livello di tutti gli altri capoluoghi di provincia lombardi.Ci determina di necessit e in diverse circostanze, un approccio diagnostico-terapeutico datato e non in linea con le moderne indicazioni della letteratura, ritardi nella risoluzione dei problemi, continui trasferimenti di pazienti in altre sedi. Purtroppo anche questi fattori contribuiscono ad incrementare il fenomeno delle fughe, non tanto delle fasce pi deboli e meno protette della popolazione, ma sicuramente di coloro che hanno la possibilit di comparare e valutare le diverse soluzioni possibili per le varie patologie.

    6. Il problema della Riabilitazione e della Geriatria/Lunga degenza una problematica che continua ad essere prepotentemente alla ribalta ma che non stata risolta.Negli anni sono state proposte ed attuate soluzioni che per non soddisfano pienamente le esigenze del territorio. In particolare, nonostante quali!cati pareri tecnici avessero tracciato la strada da seguire, non si voluto unitariamente (dirigenza di AO e ASL insieme ai responsabili politici) intraprendere la strada per ottenere la realizzazione di un moderno polo riabilitativo provinciale in uno dei tre ospedali periferici. Ci determina una cronica situazione di carenza di letti di riabilitazione, fra laltro non attrezzati secondo i moderni standard, e la fuga in centri specialistici altrove realizzati con pi lungimiranza.Lassenza di letti di geriatria in ogni presidio (specie nellOspedale di Lodi), causa di disagio per le persone anziane con patologie acute, costrette al ricovero lontano dal proprio domicilio. Anche questa scelta non , dal punto di vista tecnico, comprensibile.

    7. Continuit della curaIl problema della presa in carico della persona per garantire la continuit di cura extra-ospedaliera un problema che chiama in causa anche la responsabilit sociale dei comuni.

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  • 8. Razionalizzazione della spesaProprio nellottica del contenimento della spesa, tanto invocato, andrebbero rivedute alcune scelte di politica sanitaria (operative solo in Lombardia tra laltro), che hanno molto ampliato larea amministrativa invece che larea strettamente sanitaria. Ad esempio la separazione di Azienda Ospedaliera e Azienda Sanitaria ha obbligato a raddoppiare ruoli amministrativi, quasi sempre dirigenziali, con impiego di ingenti risorse. Se questa separazione pu essere giusti!cabile nelle aree metropolitane, anche per garantire lautonomia delle grandi istituzioni ospedaliere, pu esserlo in una piccola provincia come Lodi? Non sembra.

    9. Criteri di selezione del personale ospedalieroIn Italia linvadenza della politica nelle scelte delle persone che lavorano in sanit, ha raggiunto livelli intollerabili ed impensabili in altre nazioni. Specie per le posizioni dirigenziali ed apicali, la valutazione dei curricula e i concorsi sono quasi sempre una penosa farsa che cerca di mascherare scelte esclusivamente determinate da logiche che nulla hanno a che fare con il merito e la valutazione dellimpegno professionale. Sappiamo invece che le persone sono fondamentali per realizzare buone idee e programmi innovativi; al contrario scelte sbagliate paralizzano e aossano per anni interi settori della medicina ospedaliera e territoriale.Anche il Lodigiano non immune da queste logiche e ne sta pagando le conseguenze.

    10. Gli ospedali e le strutture sanitarie sono patrimonio della comunit lodigianaQuesta aermazione che sembrerebbe sacrosanta e non contestabile, nella realt non corrisponde al vero.Se per lASL prevista dalla legge la Conferenza dei Sindaci, per lAzienda Ospedaliera non esiste alcun organismo di controllo locale sulloperato della Dirigenza, non tanto sulle scelte prettamente tecniche a cui preposta, ma sugli orientamenti generali, sugli indirizzi di fondo a cui poi adeguare i piani triennali.Ogni Direttore Generale che subentra alla guida dellASL e dellAO autorizzato, anche senza minimamente interpellare la comunit civile, a prendere decisioni importanti e ribaltare totalmente quanto disposto, magari solo qualche mese prima, dal suo predecessore, come si veri!cato a Lodi.I Sindaci non possono abdicare al loro ruolo di autorit sanitaria e insieme allAzienda devono svolgere la propria parte, in modo propositivo e competente, le forze politiche locali, i sindacati, lOrdine dei medici, la comunit civile e le associazioni di volontariato, proprio perch gli ospedali e le strutture sanitarie lodigiane sono patrimonio del nostro territorio.

    Interrogativi aperti: Come facilitare laccesso alle cure per i cittadini a bassa fascia di reddito e per gli stranieri? Come ovviare alla marginalizzazione del ruolo della sanit lodigiana a causa della

    centralizzazione di risorse verso istituti privati di eccellenza?

    La certi!cazione della qualit della cura corrisponde alla realt? Quante e quali risorse si potrebbero destinare ulteriormente alla funzione di cura del paziente?

    Come ridurre i lunghi tempi di attesa per gli accertamenti diagnostici?

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  • Quali politiche sanitarie attuare per una dotazione tecnologica diagnostica pi allavanguardia? Come orire un servizio che risponda in modo completo alle esigenze dei malati? Perch non

    prevedere la continuit della cura attraverso servizi di riabilitazione e lungo-degenza? Quali i servizi per i problemi geriatrici? La presenza di due Aziende che si occupano di sanit nel lodigiano quale bene!cio arreca? Quali

    sono invece gli svantaggi? Dal punto di vista economico quali i costi in pi per i cittadini? Come garantire la professionalit e la competenza a livello dirigenziale? Quale organismo

    potrebbe valutare preparazione e curriculum? Quali le strutture di controllo? Funzionano? A che livello sono interpellate, se sono interpellate, le forze politiche locali, i sindacati, lOrdine dei medici, la comunit civile e le associazioni di volontariato?

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  • SCHEDA A.3PERSONE MIGRANTI E INTEGRAZIONE SOCIALE

    Questioni (im)portanti per il Lodigiano sul tema dellimmigrazione

    Appare fondamentale, prima di addentrarci nelle criticit lodigiane, indicare un atteggiamento, un metodo, forse utilizzabile anche al di l del tema immigrazione.

    Per evitare scontri ideologici, di schieramenti, contrapposizioni teoriche (sono sempre letture di parte, misti!cazioni o sempli!cazioni che cercano di ridurre a semplice una materia complessa com luomo di qualsiasi latitudine), urgente rompere la crosta di pregiudizio, individuale e di societ rispetto allimmigrato: andare oltre allistinto naturale ed umano del ri!uto preconcetto.

    Entrare in atteggiamento di ascolto libero e liberante. Dallascolto occorre poi passare ad osservare dal basso i casi concreti, le storie di vita. Questo

    metodo aancato allanalisi statistica degli osservatori sullimmigrazione, in un movimento elastico, permeabile, intelligente tra studio e realt, ci permette di ricondurre ad unit complessa la miriade di problemi che nello studio normalmente e per comodit suddividiamo in tante categorie separate tra loro. Cos facendo si ricompone luomo, nella sua complessit, potendo certo riconoscere al suo interno tutte quelle singole povert rintracciate in teoria (mancanza di lavoro, di casa, di aetti familiari, dipendenze, ecc..). Partire, nel valutare i casi umani, dal criterio di umanit/legalit.

    Individuare soluzioni sulla base dellinteresse non del singolo o di una classe sociale, ma dellintero genere umano, valutando gli eetti non immediati, ma a medio-lungo termine.

    Detto questo, ecco le criticit che ci appaiono pi gravi, anche se non si presentano sempre con grande evidenza (soprattutto se usiamo valutare con locchio dei media):

    1) Immigrazione clandestina sfruttamento e riduzione in condizioni di schiavit: sicuri che Castelvolturno e Rosarno siano cos lontane dal Lodigiano?

    Badanti e possibile sfruttamento sul lavoro Precariato, lavoro nero in agricoltura, commercio, edilizia e piccola industria

    Proprietari di casa e atti in nero senza garanzie

    2) Prostituzione e Lodigiano Lodigiano, terra di clientela Lodigiano, terra di sfruttamento indoor

    3) Lodigiano e tutela della salute

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  • Il caso dei senza ! ssa dimora: tutelati da chi? O sei ospedalizzabile o sei sano: nessuna via di mezzo. Mancano strutture ambulatoriali che permettano la continuit di cura per i post ospedalizzati. Il caso dei romeni senza carta sanitaria italiana o romena: non hanno al momento nessun diritto

    salvo che abbiano una assicurazione privata riconosciuta.

    4) Lodigiano e diritti inalienabili Residenza e lavoro: a Lodi senza luno, laltro non garantito: quale la situazione negli altri

    comuni?

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  • SCHEDA A.4IL SISTEMA SCOLASTICO

    Parlare del sistema scolastico lodigiano signi!ca parlare di un complesso organismo, che va dagli Asili nido alla Scuola Secondaria Superiore, con la presenza di un recente e non ancora completamente insediato Istituto Universitario.Gli attori e le questioni in gioco sulla scena della scuola lodigiana sono molte e svolgono un ruolo tanto importante quanto lo la tematica delleducazione, della valorizzazione delle nuove generazioni, anche in vista delle s!de del futuro che gi oggi si presentano quotidianamente e necessitano di essere colte ed arontate con impegno ed entusiasmo, da parte di tutti. Di tutti, perch spesso le problematiche legate al mondo della scuola, pur coinvolgendo un numero notevole di persone, sono relegate dallopinione pubblica in una nicchia in cui devono mettere mano con i pochi strumenti a disposizione soltanto gli addetti ai lavori. tutta la comunit lodigiana, invece, che deve interrogarsi su come le scuole del nostro territorio possono essere sempre pi aggiornate ed ecienti rispetto al loro compito, allinterno di un quadro nazionale, con tutti i suoi problemi, con il quale devono fare i conti tutte le scuole statali e pari!cate della nostra provincia.Se il sistema scolastico lodigiano riuscir con il contributo di tutta la comunit ad essere messo in condizione di svolgere al meglio il suo compito, potremo raggiungere lobiettivo fondamentale di educare e formare cittadini protagonisti e responsabili per il Lodigiano di domani, il loro senso di appartenenza e di servizio al territorio. Di pi, se tutte le componenti del Lodigiano saranno in grado di progettare insieme le linee guida lungo le quali indirizzare il futuro del sistema economico e del tessuto produttivo del territorio, anche il sistema formativo potr essere riorientato e ridisegnato per lavorare in sinergia con gli obiettivi di ampio respiro che la nostra terr sar riuscita a darsi.Per consentire a tutti i soggetti coinvolti di elaborare idee e prospettive utili per il miglioramento delloerta formativa nel nostro territorio, esponiamo i nodi problematici che rileviamo ed alcune questioni aperte che ci sembrano oggi maggiormente degne di attenzione.

    Nodi problematici: Dicolt a pensare in modo razionale e con un progetto/modello ben de!nito la distribuzione

    delle istituzioni scolastiche sul territorio provinciale e la loro composizione. Occorre una scelta ben precisa tra la continuit dei vari ordini di scuola con la strutturazione in Istituti Comprensivi (Infanzia, Primaria, Secondaria di primo grado) e lomogeneit di Direzioni Didattiche formate da un solo ordine di scuola; un ripensamento sulla composizione da dare alle Dirigenze riunendo scuole di piccoli paesi tra loro oppure abbinandole a sedi nel capoluogo e nelle citt vicine pi grandi. La situazione attuale non frutto di un progetto pensato, ma della casualit. La classi!cazione degli istituti in scuole ghetto (tra queste gli Istituti per la formazione

    professionale) e scuole deccellenza (tra queste anche le scuole paritarie) da parte dellopinione

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  • pubblica pone il problema di pensare a come valorizzare al meglio le risorse umane e le strutture per far crescere complessivamente il sistema in tutti i suoi aspetti. Per lUniversit (Facolt di Veterinaria e di Agraria al Parco Tecnologico Lodigiano) la necessit

    di valorizzarne la presenza sul territorio, con un coinvolgimento pi convinto ed ecace delle diverse amministrazioni. La scuola deve arontare nuove s!de educative sempre pi pressanti (integrazione degli alunni

    stranieri, diversamente abili o che hanno problemi di apprendimento ma anche sempre pi spesso di comportamento), potendo contare su sempre meno risorse, materiali ed economiche, ma soprattutto umane, di personale quali!cato. La mancata autonomia nei fatti degli Istituti scolastici per molti aspetti ma soprattutto

    nellambito del reclutamento del personale docente che, nel frattempo, gode di sempre meno favore e vede svalutare il proprio ruolo fondamentale a livello sociale, culturale ed economico, con ingiustizie di trattamento derivante anche da una mancanza assoluta di valutazione del merito. Le scuole paritarie continuano spesso ad essere considerate soltanto come scuole delite e

    luoghi protetti, frequentate per la maggior parte da chi pu permettersele, che in maggioranza, con poche eccezioni, le vede come un rifugio sicuro rispetto ai problemi della societ, indipendentemente dagli orientamenti educativi proposti.

    Questioni aperte: Come ripensare lorganizzazione delle Istituzioni e la distribuzione delle Dirigenze Scolastiche

    sul territorio lodigiano? Come fare in modo che alcune istituzioni scolastiche perdano letichettatura di scuole ghetto? In che modo valorizzare la presenza dellUniversit a Lodi e nel Lodigiano? Come arontare nella nostra provincia i tagli di personale eettuati dal Governo nazionale ed i

    conseguenti cambiamenti nellorganizzazione del tempo scuola, salvaguardando lecacia dellesperienza scolastica per gli alunni e le famiglie? Le nostre Scuole Secondarie Superiori sono pronte ad arontare la riforma che si prospetta per

    il prossimo anno scolastico? Come aiutare tutte le istituzioni scolastiche lodigiane, anche quelle paritarie, a farsi carico delle

    grandi s!de dellintegrazione degli alunni stranieri, diversamente abili e disagiati dal punto di vista cognitivo e comportamentale? possibile, agendo a livello locale, accrescere lautonomia delle scuole? Come migliorare lo status sociale, culturale ed economico degli insegnanti che operano nelle

    scuole lodigiane? Le famiglie necessitano spesso di servizi migliori e pi quali!cati per ladamento dei ! gli

    molto piccoli. Come arontare queste esigenze? Insegnamento integrativo e specializzato nella scuola primaria ai !ni della creazione di una vera

    coscienza civica (ad esempio per laspetto ecologico, ma anche sociale ed economico): obiettivo da perseguire? Chi pu sostenerlo?

    Come fare in modo che si costruisca un nuovo circolo virtuoso tra formazione (professionale e non) ed economia locale? In che modo il sistema formativo pu veicolare una cultura favorevole alla diusione di nuovi stili di vita?

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  • SCHEDA A.5IL TERZO SETTORE: LECONOMIA PER LE PERSONE

    Arontando il nodo del Terzo settore come attore economico e soggetto delle politiche sociali nel nostro territorio, ci domandiamo cosa stia avvenendo oggi in Italia (e nel Lodigiano) su questo versante.

    Un breve excursus storicoLintroduzione nel 1978 della riforma sanitaria, che stata una grande conquista civile, ha spazzato via per sempre la frammentazione della risposta al bisogno di salute ed ha !ssato come esigibile il diritto ad essere curati gratuitamente. Il grande merito della riforma del 78 stato quello di avere garantito due principi fondamentali:

    il diritto alla salute; la gratuit delle prestazioni.Trascinato dalla riforma sanitaria si poneva contemporaneamente sempre pi il problema della sicurezza sociale: in moltissimi disagi sociali infatti i con!ni tra sociale e sanitario sono a tal punto sfumati, da risultare sovrapposti. Occorrer tuttavia attendere lanno 2000 perch appaia un Fondo sociale da aancare a quello sanitario. Negli anni successivi al 78 il sistema sanitario diventer egemone della domanda di salute. La pressione enorme delle professionalit e dellindustria farmaceutica azzopper ogni velleit di generalizzare la risposta sociale, necessario elemento di garanzia di benessere.Siamo nel 2010 e la sicurezza sociale non ancora diventata oggi generale e gratuita. Da oltre trentanni il diritto allassistenza non tale: la risposta sociale frammentata e altalenante. A volte abbondante, a volte assente; mai stabile, ma soggetta a crisi economiche, problemi di bilancio, sensibilit personali, storie territoriali. In ultima analisi la collettivit garantisce salute sanitaria e non salute nel senso completo del termine.

    Lazione del terzo settore dentro questo panoramaIn questo contesto si inserita lazione dei gruppi di volontariato, delle associazioni, delle comunit, delle cooperative sociali.Lo ha fatto attraverso una triplice modalit:1. riuscita prima a leggere i disagi sociali a fronte di soluzioni inesistenti o inappropriate. Gli esempi sono molti. Il mondo dellhandicap, della tossicodipendenza, delle carceri, dei minori, dellimmigrazione, degli anziani, della prostituzione, dei senza !ssa dimoraQuesti mondi che genericamente sono ricondotti al sociale, in realt sono mondi complessi e dalle dicili o inesistenti soluzioni. Solo la frequentazione assidua e la passione umana e civile di molti coraggiosi ha permesso di individuare strade nuove. la storia di molti gruppi, anche nel Lodigiano, che a partire dagli anni 70, si sono occupati di persone abbandonate o trattate con vecchi schemi assistenzialistici. Questi schemi erano irrispettosi della dignit della persona, perch chiusi in risposte che, confermando la caratteristica di persone diverse, tendevano ad emarginare invece che integrare, impedendo ogni aspirazione alla libert e alla dignit, condizioni

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  • indispensabili dellintegrazione. Molte indicazioni sociali oggi correnti hanno origine e sono state intuite da quei coraggiosi che hanno frequentato quei mondi, correggendone lapproccio sociale.

    2. Nel vuoto della risposta sociale, quei gruppi di frequentazione del mondo del sociale hanno inventato anche le possibili risposte. Hanno cio costruito !sicamente luoghi e metodologie capaci di superare gli schemi assistenzialistici allora vigenti. Lazione conseguente consistita nel moltiplicarsi di gruppi, comunit, di iniziative che davano contemporaneamente risposte concrete, ma indicavano anche vie e metodologie di nuove soluzioni. In questa azione hanno trascinato sensibilit di semplici cittadini (molti giovani) ma anche di professionisti del sociale. Le vite dei quei primi gruppi sono state, allinizio molto dicili. Primi passi umili, arrangiati e incerti, sostenuti da leader di buone intenzioni spesso i soli garanti della sopravvivenza del gruppo. Intorno a questi frammenti, lentamente, molto lentamente, la coscienza sociale andata maturando, attivando cos anche risposte organiche pubbliche, con ordinamenti giuridici, capaci di indicare soluzioni istituzionali, o almeno parziali.

    3. Poich la risposta pubblica stata lenta e snervante, i gruppi, nel tempo, si sono stabilizzati. la terza fase, caratterizzata da una vera e propria gestione privata, anche se non pro!t: molti gruppi, cooperative sociali, associazioni, comunit hanno origine negli ani 80.A seconda delle circostanze pi o meno favorevoli, le iniziative sorte si sono consolidate, con alterne vicende; altre sono diventate medie aziende sociali. Nel frattempo la stessa coscienza civica andata maturando, ! no ad arrivare al tentativo di riordino di tutto il sistema sociale, con la promulgazione della Legge 328 del 2000. Tuttavia anche questa legge che prometteva il riassetto del sociale, ha assorbito spropositate risorse nellimpalcatura burocratica del sistema, collocando personale e responsabilit di addetti a fronte della pochezza dellazione.

    Qualche dato sul terzo settore nel LodigianoSenza entrare nel merito dei dati e delle cifre (a questo proposito si veda: Quaderni dellOsservatorio Sociale territoriale n. 11 Il non pro"t lodigiano: analisi quantitativa, elementi di criticit e prospettive di sviluppo), ha fatto notizia che nella nostra provincia si stiano incrementando i servizi alla persona; crescono case di riposo, strutture infermieristiche per anziani, asili nido, comunit per minori disabili e servizi legati allassistenza domiciliare.Negli ultimi cinque anni, in provincia di Lodi queste strutture hanno registrato un pi 69,2%, un risultato pi elevato rispetto alla media regionale e a quella nazionale. Questo sicuramente un bene e una eccellenza tutta lodigiana.Nel lodigiano esiste per unaltra grande risorsa, invisibile e in parte inespressa, rappresentata dalle Cooperative Sociali di inserimento lavorativo di persone socialmente svantaggiate.I dati aggiornati della Regione Lombardia dicono che in provincia di Lodi ci sono 38 Imprese Sociali (24 Cooperative di servizi alla persona-tipo A, 13 di inserimento lavorativo-tipo B e un consorzio). Le cooperative Sociali di inserimento lavorativo del lodigiano impiegano stabilmente 332 lavoratori (90 donne), di cui 144 persone socialmente svantaggiate. Persone assunte a tempo indeterminato che, se inoccupate, costituirebbero un costo per la societ stimabile da uno a oltre due milioni di euro (sulla base di uno studio sui risparmi della Pubblica Amministrazione dovuti allinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, recentemente condotto in Provincia di Brescia).

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  • In altri territori le Cooperative sociali vengono individuate dai Comuni e dagli enti come la principale risorsa per assorbire la disoccupazione dei soggetti pi deboli tramite loerta di servizi a favore degli enti stessi, anche con accordi quadro delle competenti ASL.Il Comune di Milano ha tenuto il 14 Gennaio scorso un convegno dove ha presentato una delibera di Giunta in cui riserva il 5% delle forniture di servizi a Cooperative Sociali che si impegnino a mantenere i costi attuali avviando stabilmente al lavoro le persone in carico ai propri servizi sociali.Anche nel Lodigiano possibile promuovere iniziative analoghe sperimentando nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato che abbiamo ricadute concrete sulloccupazione locale.Oggi per prevalgono politiche di assegnazione di servizi e lavori, anche di modeste entit, in gare al massimo ribasso spesso vinte da chi proviene da luoghi lontani, fattore che non aiuta la crescita del territorio, la sua occupazione, leconomia e la redistribuzione.Non aiuta nemmeno una visione ideologica, e ormai fuori dalla realt, che rende alcuni amministratori sospettosi verso la forma cooperativa.

    Dopo questa breve e sintetica storia delle politiche sociali e dello sviluppo del terzo settore, poniamo alcune domande per la ri"essione e il ragionamento su questioni secondo noi molto importanti che riguardano il contributo che il non pro!t pu dare al territorio:

    Come tradurre in concreto il contributo che il terzo settore pu dare per la coesione sociale del territorio, oltre a erogare servizi, ma partecipando alla progettualit degli stessi allinterno delle politiche sociali?

    Nonostante la crisi economica il terzo settore lodigiano ha conosciuto una lenta ma graduale crescita occupazionale. La ragione si trova certamente nellattenzione che esso pone nei confronti della persona considerata come vero capitale sociale, nella mancanza di speculazioni sul lavoro, e sulla redistribuzione della ricchezza. Si ritiene quindi che esso possa essere maggiormente valorizzato per poter dare un contributo pi ecace al tentativo di soluzione della crisi economica e sociale? Se s, come si pongono gli interlocutori istituzionali e sociali?

    Secondo il principio di sussidiariet il terzo settore non un intruso che si intrufola nei vuoti lasciati dallo Stato, ma realizza delle attivit importanti per il buon funzionamento della societ facendole meglio, a prezzi pi economici e con il controllo dello Stato. Esiste questa consapevolezza? Se s, perch quasi assente nella programmazione istituzionale locale?

    La legislazione italiana prevede delle agevolazioni nei confronti di alcune realt del terzo settore (ad es. la legge 381/91 stabilisce la possibilit per gli enti pubblici di derogare alla disciplina delle gare dappalto stipulando convenzioni con le cooperative sociali). C la consapevolezza che a fronte di queste opportunit la cooperazione sociale si accolla il costo economico e sociale di molte persone svantaggiate che altrimenti sarebbero in carico agli enti locali? Si consapevoli dei potenziali risparmi economici e dellinvestimento sociale?

    Nel Lodigiano, in alcune amministrazioni vengono fatte convenzioni per linserimento lavorativo delle persone svantaggiate a fronte di servizi, ma nella quasi totalit non esiste una scelta di fondo che investa risorse in questo campo, come avviene in altri territori. Come possibile superare le cause che rendono ancora dicile, una sistematica collaborazione tra ente pubblico e cooperazione sociale?

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  • B. VIVERE BENE NEL LODIGIANO: ECONOMIA E TERRITORIO

    In un momento di forte crisi economica e di pesante stress ambientale, stimolare tutte le forze vive e sensibili del Lodigiano a lavorare insieme per immaginare gli scenari futuri delleconomia locale, condividere le linee essenziali di una corretta politica di programmazione e di governo del territorio, individuare i passi da compiere per migliorare la qualit dei servizi pubblici, raorzare la scelta strategica della tutela e della valorizzazione dellambiente naturale, rischia di essere percepito come un esercizio puramente teorico, quasi come un modo per non fare !no in fondo i conti con la dicile situazione che anche il Lodigiano sta attraversando.

    Tutti seguiamo infatti con attenzione ed apprensione le vicende del sistema economico locale, apprezzando e sostenendo le iniziative di solidariet che il territorio ha gi saputo mettere in campo per aiutare chi sta incontrando le dicolt maggiori, legate in primo luogo alle pesanti ricadute che il territorio ha accusato a livello occupazionale, che tendono a mettere in discussione la tenuta complessiva del nostro sistema produttivo.

    Proprio la centralit della posta in gioco ci spinge ad invitare tutti gli operatori del territorio - siano essi amministratori pubblici o soggetti che operano nel settore privato, e qualsiasi sia la loro posizione e il loro ruolo nel sistema Lodigiano - a ragionare per trovare e condividere le linee comuni che, adottate unitariamente e perseguite con decisione a partire da subito, possano garantire alla nostra terra un futuro nel quale sia possibile vivere meglio e ritrovare un forte senso di comunit.

    Nelle schede che seguono chiediamo allora, a tutti coloro che vorranno condividere il percorso e lo spirito degli Stati Generali, di mettersi al lavoro per elaborare ri"essioni, idee e prospettive percorribili per il futuro del nostro territorio, a partire da alcuni nuclei tematici, che non esauriscono certo il quadro delle questioni sulle quali il Lodigiano chiamato a confrontarsi nel prossimo futuro, ma che ci appaiono come le pi stimolanti in unottica di analisi a tutto campo e di ripensamento complessivo del sistema economico e territoriale.

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  • SCHEDA B.1PROGETTARE E GOVERNARE IL TERRITORIO

    Il territorio lodigiano, particolarmente nella porzione pi a nord, si andato caratterizzando come una zona di espansione di Milano, che diventa sempre pi Citt Metropolitana, rischiando cos di perdere progressivamente i tratti che nel corso dei secoli ne hanno determinato la ! sionomia unitaria.Per la sua collocazione e la sua dotazione infrastrutturale, il territorio, nella sua interezza, si adatta ad essere individuato e percepito come uno spazio di servizio per le attivit che gravitano su Milano. La densit di popolazione, ancora relativamente bassa rispetto ad altri comprensori, e il permanere di vaste aree a destinazione agricola, conferiscono al Lodigiano le caratteristiche di un territorio in cui si pu ancora intervenire.In questo contesto dunque il momento di operare le scelte di fondo che si rivelano ancora possibili, dopo che negli ultimi decenni una quota consistente del territorio stato consumato da unedi!cazione che ha contribuito pochissimo allo sviluppo economico, privilegiando attivit a basso impatto occupazionale.Insieme a quelle parallelamente da compiere in altri ambiti, le scelte che decideranno come sar possibile intervenire sul territorio hanno la potenzialit di determinare il futuro del Lodigiano, dal punto di vista sia economico che ambientale.Proponiamo allora alcuni argomenti sui quali orientare il ragionamento e il confronto.

    Premessa: il territorio come bene comune importante sottolineare limportanza di una visione di citt e di territorio come bene comune, uno scenario nel quale anche liniziativa privata si senta inserita allinterno di un sistema di responsabilit condivise.Qualsiasi azione politica nei confronti del territorio si deve misurare con una situazione largamente compromessa: occorre riconoscere che gli anni dellautonomia hanno prodotto anche disastri. Il sostanziale fallimento dellattivit di indirizzo che gli strumenti urbanistici a scala provinciale dovevano svolgere ha fatto s che ogni amministrazione comunale si sentisse libera di destinare porzioni consistenti del proprio territorio prima ad attivit della grande distribuzione a servizio delle province limitrofe (San Rocco al Porto) o del capoluogo (Montanaso Lombardo, Pieve Fissiraga, Cornegliano Laudense) e in una seconda fase alle attivit di logistica: il tutto senza alcun riguardo per gli impatti in termini di infrastrutture e con lo sguardo rivolto allutilit a breve termine derivata dagli introiti per gli oneri di urbanizzazione e per lIci.

    1. La progettazione urbanisticaLobiettivo a livello urbanistico non pu essere allora che quello di unopzione prossima allo zero, nella consapevolezza che il territorio una risorsa drammaticamente limitata e che altrimenti consegneremo alle generazioni future una eredit pesantissima.Nella pratica: occorre individuare strumenti di piani!cazione sovracomunale che si pongano la ! nalit di

    coordinare ed indirizzare in maniera fortemente direttoria lo sviluppo territoriale;

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  • i Comuni non devono poter prevedere ipotesi di aumenti di popolazione ingiusti!cati dalla reale situazione; negli strumenti urbanistici comunali occorre individuare idonei strumenti !nalizzati al recupero o alla sostituzione delledilizia esistente non storica e di bassa qualit, sia di tipo residenziale che produttivo (positivo in questo senso sarebbe il riconoscimento di un piccolo premio di volumetria);

    complessivamente linsediamento di nuove strutture edilizie deve essere da subito permesso solo in ristrette aree di completamento;

    gli strumenti urbanistici devono individuare con riferimento alledilizia terziaria le attivit permesse, favorendo quelle con pi rilevante impatto occupazionale. Sia a livello di piani!cazione che nei regolamenti edilizi si dovrebbe ritornare a permettere una seppur limitata commistione fra residenza ed attivit produttive di piccolissima dimensione e senza impatto ambientale.

    2. LediliziaPer quanto riguarda ledilizia, abbiamo assistito negli ultimi anni allabbandono delle tipologie derivate dal razionalismo anni 60 e 70 in favore di un ritorno a modelli edilizi pi tradizionali. Purtroppo per si trattato il pi delle volte di una ripetizione manieristica di alcuni elementi estetici della tradizione edilizia lombarda, che hanno prodotto insigni!canti periferie in paesi di periferia (San Martino, Cornegliano, Pieve, Montanaso, ecc.), con edilizia di bassa e bassissima qualit, con tipologie aperte ben diverse dalledi!cazione a cortina dei nostri paesi, e caratterizzate da un esagerato consumo di territorio a causa della bassa densit edilizia.Il tutto mentre nei centri storici il tessuto edilizio non monumentale caratterizzato da un diuso degrado oppure utilizzato unicamente dalle nuove classi popolari, costituite in gran parte da cittadini stranieri. di tutta evidenza, inoltre, come vi siano sul territorio lodigiano numerosi edi!ci di vecchia e di nuova costruzione scarsamente utilizzati; in campo di edilizia industriale tale fenomeno assume una rilevanza notevole. Va in!ne osservato che l'antropizzazione del territorio lodigiano ha avuto nel tempo una forte caratteristica agricola. L'abbandono delle cascine, e a volte la loro demolizione per far posto a insediamenti residenziali, sta facendo pian piano perdere sia la caratteristica fondamentale del territorio, sia un complesso ed interessante sistema irriguo, compromettendo alcune possibilit turistiche che potrebbero rispondere ad esigenze di natura economica.Nella consapevolezza che anche in questo caso la situazione ormai in buona parte compromessa, occorre: favorire attraverso le normative edilizie ed urbanistiche il riuso dei centri storici, limitando al

    massimo il consumo estensivo di nuovo territorio, e permettendo al limite mirate attivit di sostituzione; creare nelle aree di completamento edilizio di cui sopra - elementi di centralit e di

    aggregazione (il pi grande quartiere di Lodi degli ultimi 30 anni, progettato da un famoso architetto urbanista, non ha una piazza e la chiesa edi!cata a margine della strada); lelaborazione di studi volti a individuare modelli e tipologie di sviluppo in evoluzione e non in

    imitazione delle caratteristiche tipologiche tradizionali; individuare e preservare il patrimonio edilizio storico non monumentale di qualit (es. fabbricati

    ad uso agricolo).

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  • 3. Le infrastrutturePer quanto riguarda le infrastrutture, deve ! nire leterna rincorsa tra sviluppo edilizio incontrollato e conseguente fabbisogno di collegamenti.I collegamenti nord-sud, sia ferroviari che stradali, rispondono sucientemente alle esigenze, fatto salvo il problema dell'attraversamento di alcuni centri abitati (come Casalpusterlengo). Necessita invece considerazioni pi approfondite il problema dei collegamenti dei centri abitati minori.Il territorio lodigiano gi pesantemente interessato da infrastrutture di scala nazionale (ferrovia, TAV e autostrada), anche di indubbia utilit - non ha bisogno di operazioni come il canale navigabile, che ogni tanto incombe come un fantasma.Le strade consumano territorio, specie se non vengono eliminate quelle dismesse che spesso si trasformano in discariche a cielo aperto. Anche le attivit di messa in sicurezza devono essere progettate con modalit che evitino il consumo di territorio e la distruzione degli elementi paesaggistici (vedi la Lodi - San Colombano), e soprattutto con un conduzione dei lavori ecace e razionale (scandalosi gli esempi della ricostruzione del ponte di Montodine e della riquali!cazione della Lodi autostrada).Il passaggio alla Provincia della gestione di alcune strade ha sicuramente migliorato la situazione manutentiva (che rimane comunque a livello di sucienza); da terzo mondo invece la situazione di alcune strade statali, come la via Emilia e la SS di Orzinuovi.Se positivi sono stati gli investimenti fatti in materia di piste ciclabili, notevoli miglioramenti si possono ottenere in termini di manutenzione.Per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, va riconosciuto che loerta in termini di quantit notevolmente aumentata negli anni. Diverso il discorso per quanto riguarda la qualit (ritardi, adabilit, pulizia): lente provinciale deve coordinarsi con quello regionale per ottenere un deciso miglioramento di un servizio che interessa migliaia di cittadini.

    4. Il paesaggioPer ci che concerne il paesaggio, in questa situazione, occorre che gli enti dedichino speci!ca attenzione al problema, nella consapevolezza che in altre realt agricole il paesaggio prima di tutto una potenziale risorsa, che nel nostro territorio non ancora adeguatamente sfruttata.La salvaguardia del paesaggio non pu essere ottenuta se non tramite un accurato uso degli strumenti di piani!cazione urbanistica e di regolamentazione edilizia, il coordinamento fra enti gestori delle infrastrutture (strade, ferrovie, consorzi di gestione irrigui, magistratura delle acque, parchi, comuni, ecc.), il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali (in primo luogo di quelle agricole) e in!ne la crescita della sensibilit culturale sul tema.

    5. Le problematiche ambientaliPer quanto riguarda le problematiche ambientali, limitando la ri"essione a quelle a scala locale, occorre:

    individuare idonee misure volte al miglioramento della raccolta dierenziata, che nel lodigiano langue da anni su livelli di mediocrit rispetto alle altre province lombarde;

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  • individuare soluzioni di prospettiva con uno sguardo anche alle opportunit oerte dalla tecnologia in materia di smaltimento della frazione secca oggi destinata ancora alla discarica;

    trovare le forme di coordinamento con altri enti sovraprovinciali per arrivare !nalmente ad una soluzione de!nitiva dei problemi di inquinamento dei corsi dacqua (lAdda e soprattutto il Lambro);

    individuare in forma coordinata gli strumenti di regolamentazione edilizia pi idonei e sostenibili per il miglioramento della qualit ambientale (isolamenti, impianti, ecc.).

    Spunti di ulteriore ri!essione: Quanto ancora pu essere urbanizzato il territorio? Quale variazione di popolazione residente

    dovrebbe essere programmata? Quanto pu servire una programmazione sovracomunale con caratteristiche fortemente direttorie?

    Quali possono essere i campi in cui la programmazione sovracomunale deve essere impositiva rispetto alla programmazione locale?

    Quali scelte edilizie dovrebbero essere predeterminate sia per quanto riguarda ledilizia residenziale, che per il terziario che per ledilizia industriale e produttiva?

    Valutare limpatto sociale, economico, ambientale: come? E come rendere obbligatorie ed ecienti nel tempo le compensazioni ambientali per le grandi infrastrutture?

    Infrastrutture del Lodigiano: sono sucienti ed ecienti? Quali nuove infrastrutture, o varianti delle esistenti, sono necessarie? Sembra essere stata rilanciata lidea del Canale navigabile: sarebbe utile e sostenibile?

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  • SCHEDA B.2SERVIZI PUBBLICI DI QUALIT E GESTIONE DEI BENI COMUNI

    La pubblica amministrazione, intesa nel senso pi ampio, includendo in questa espressione sia larticolato complesso dei servizi alla cittadinanza oerti sul territorio (perch di rilevanza locale o in quanto erogati da sezioni distaccate di organismi amministrativi centrali), sia gli enti locali, i cui rappresentanti sono eletti dai cittadini o comunque scelti localmente, vedono oggi concentrarsi le proprie attribuzioni e le proprie competenze soprattutto intorno a due grandi aree:

    lerogazione di servizi amministrativi di qualit a supporto della vita quotidiana dei cittadini e delle aggregazioni nelle quali si svolge la loro esistenza (famiglia, scuola, lavoro, ...);

    la gestione partecipata dei beni comuni essenziali e la tutela della loro destinazione pubblica.Per ciascuno di questi due ambiti proponiamo alcune considerazioni ed alcune piste di ri"essione.

    1. Verso una migliore qualit dei servizi pubbliciLecienza dei servizi al cittadino assume unimportanza sempre pi decisiva nel determinare o meno la qualit della vita; cos pure lecienza dei servizi alle imprese risulta fondamentale per lo sviluppo economico del territorio.Pur nella consapevolezza dello sforzo quotidiano teso a rendere migliori i servizi oerti, per convinzione diusa che la struttura pubblica non riesca a rispondere con suciente prontezza e competenza alle richieste delle comunit amministrate.Nel territorio lodigiano, costituito da molti piccoli Comuni, si pone in modo evidente anzitutto la necessit di una pi stretta e pro!cua collaborazione fra gli Enti Locali, al !ne di rendere possibile una maggior ecienza complessiva del sistema pubblico. Per fare solo un esempio tra i pi signi!cativi, la qualit del trasporto pubblico, in un territorio caratterizzato da un forte pendolarismo come il Lodigiano, assume unimportanza fondamentale, sia per la vita quotidiana dei cittadini che di esso usufruiscono che per le implicazioni di carattere ambientale che porta con s. Proprio in questultimo ambito, il raorzamento di modelli dierenti di mobilit, e soprattutto lobiettivo di medio periodo di arrivare a una mobilit a emissioni zero, hanno una rilevanza che non pu essere trascurata.Lo stesso tipo di ragionamento pu essere esteso a tutti gli altri ambiti nei quali una amministrazione pubblica attenta alle necessit quotidiane dei cittadini pu contribuire in modo decisivo a migliorare la qualit della vita sul nostro territorio. A questo riguardo proponiamo alcuni ulteriori spunti per la ri"essione e lapprofondimento.

    Spunti di ri!essione e di approfondimento: Centri servizi, sportelli unici, banche dati aperte: sono strumenti validi? A che punto siamo? Si

    investito per realizzarli? Associazioni di Comuni, Consorzi fra Comuni, Unione di Comuni: sono strumenti validi e

    possibili? Le esperienze ! n qui realizzate stanno dando buoni risultati? Si preparati a rinunciare a parte della propria autonomia in funzione di un pi ecace servizio?

    Le reti di comunicazione (banda larga) sono eettivamente intese come un diritto essenziale di cittadinanza? Quali passi sono ancora necessari per renderlo eettivo per tutto il Lodigiano?

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  • Sportello avanzato del catasto: possibile immaginare un Consorzio a dimensione provinciale? Trasporto pubblico ferroviario e su gomma: viene giudicato suciente o migliorabile? Quanto

    pu pesare sulla spesa degli Enti Locali una sua maggior frequenza particolarmente da e verso i centri pi piccoli?

    Istituzione di un mobility manager di livello provinciale: una possibilit che pu favorire lorganizzazione del car pooling, del car sharing, della razionalizzazione dei trasporti verso le maggiori realt occupazionali?

    Piste ciclabili speci!camente funzionali alla mobilit quotidiana: suciente la rete attualmente presente? sucientemente continua e sicura nei centri abitati?

    Sono possibili politiche locali di incentivazione alluso di mezzi pubblici e privati non inquinanti?

    2. La gestione dei beni comuniI beni comuni, per loro natura di tutti in quanto essenziali alla vita, come laria e lacqua - e in senso pi esteso anche la terra (fonte di alimentazione) e lenergia (necessaria per il lavoro, che consente di produrre beni e servizi) - sono al centro di una crescente attenzione da parte degli organismi di regolazione politica e delle comunit locali.Se da un lato stanno diventando elementi sempre pi scarsi, la cui disponibilit non pi cos scontata, dallaltro, sotto la pressione dei meccanismi del mercato vengono messi in discussione nella loro natura.Il loro statuto di beni essenziali alla vita, dichiarandoli necessari per ogni persona, li mette al riparo da un modello di produzione e consumo che li vorrebbe equiparare alle altre risorse economiche, facendoli rientrare nella sfera del mercato e svuotandoli del loro contenuto di diritti.Sta invece alle comunit locali, alle loro espressioni e rappresentanze (in ambito sociale e politico), rendersi protagoniste della loro salvaguardia e proteggere la loro disponibilit per tutti i cittadini che le abitano.

    LariaLa qualit dellaria messa in pericolo sia dagli agenti inquinanti generati dai processi industriali non eco-compatibili che dalle emissioni frutto della combustione di risorse fossili (a ! ni di mobilit, trasporto di merci e riscaldamento). Sono ormai dimostrate le conseguenze dirette e potenzialmente devastanti - sul clima e quindi sul nostro futuro - del riscaldamento globale del pianeta, fenomeno al quale contribuisce in maniera determinante lattivit umana, mediante le emissioni in atmosfera di sempre pi ingenti quantit di CO2. Prima Kyoto e poi Copenhagen hanno cercato di mettere a tema la riduzione progressiva delle emissioni, da parte soprattutto dei paesi occidentali di pi antica industrializzazione. Listituzione di un mercato delle emissioni (nel quale il permesso di emettere pu essere compensato economicamente da parte degli Stati inadempienti) una chiara dimostrazione di come non si riesca a superare una mentalit mercantile nel rapporto con lambiente e con la sua disponibilit per tutte le popolazioni e per le generazioni future. Gli esiti della recente Conferenza di Copenhagen sono unulteriore dimostrazione di come anche questo bene essenziale sia diventato

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  • da diritto oggetto di contesa e di mercato.Il Lodigiano, sia per la sua collocazione geogra!ca e logistica, sia per la presenza sul territorio di insediamenti industriali e di produzione energetica, risulta da questo punto di vista particolarmente esposto ai rischi derivanti da una compromessa qualit dellaria e dalle sue ricadute sulla qualit della produzione agricola e zootecnica.Pur se ancora non del tutto dimostrata per la scarsit di studi approfonditi e mirati in materia, la probabile correlazione tra questo tipo di situazione e lincidenza sulla popolazione locale di determinate patologie tumorali deve mettere in allarme le istituzioni del territorio, spingendole a uno sforzo comune verso il miglioramento complessivo della qualit dellaria che respiriamo.

    LacquaPassando allacqua, possiamo aermare che lesistenza stessa del Lodigiano come territorio autonomo sia stata determinata storicamente - e lo rimanga tuttora, nonostante le pesanti interferenze costituite dalle vie di grande comunicazione che lo attraversano - dai corsi dacqua che ne delimitano i con!ni.Il recente episodio che ha visto il !ume Lambro oggetto di un pesantissimo attentato criminale ha mostrato la delicatezza degli equilibri ambientali sui quali si gioca la sopravvivenza armoniosa di un territorio, segnalandone la fragilit e la conseguente necessit di porre in essere adeguate misure di tutela e di prevenzione.Il ciclo integrato dellacqua, che comprende la captazione, il trasporto mediante le reti di distribuzione (con una loro costante manutenzione), lutilizzo in ambito domestico o produttivo e il successivo passaggio negli impianti depurazione con la re-immissione nellambiente dellacqua depurata, un sistema complesso e dicilmente suddivisibile, se non mediante distinzioni arti!ciose. La gestione del ciclo integrato dellacqua assume quindi la ! sionomia di monopolio naturale, richiedendo, per questo e ancora di pi per la sua centralit nel garantire le condizioni per una vita di qualit, unesclusiva titolarit pubblica.Le comunit locali del Lodigiano, che da sempre hanno riconosciuto nella propriet delle reti e nella gestione dei servizi idrici un elemento di forte identit e di raorzamento del legame con il proprio territorio, ma anche unimportante modalit di partecipazione e di esercizio della democrazia dal basso, dopo un lungo percorso di confronto e di dibattito hanno costituito con voto unanime la SAL (Societ Acqua Lodigiana), una societ a totale capitale pubblico alla quale tutti i Comuni della Provincia di Lodi hanno conferito la piena titolarit della gestione del ciclo integrato dellacqua sul nostro territorio, che la Legge Galli aveva a suo tempo riunito in un solo ATO (Ambito Territoriale Ottimale).La recente previsione normativa nazionale contenuta nel decreto Ronchi, che prescrive lobbligatoriet per gli enti pubblici di sottoporre a gara una quota consistente del servizio idrico integrato, non pu e non deve vani!care lunit che il Lodigiano ha raggiunto intorno a questo tema, stimolando invece gli enti e le comunit locali a farsi portavoce delle istanze del territorio perch rimanga intatto il diritto allautogestione dei servizi idrici, che garantiscono un servizio di qualit a tarie tra le pi basse dItalia.

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  • La terraIn un territorio come il Lodigiano, ancora fortemente caratterizzato dallattivit agricola e zootecnica (le quali, anche se ridotte a qualche punto percentuale se misurate con la lente - spesso miope o deformante - del Pil provinciale, rimangono le attivit economiche e produttive di maggiore impatto sulla struttura complessiva del territorio), gli indirizzi politici e le scelte economiche che possono salvaguardare una corretta gestione della terra sono nodi fondamentali sui quali la comunit intera chiamata ad interrogarsi, vigilare ed investire una parte consistente del proprio futuro. Questo sforzo di tutela e valorizzazione, che insieme un esercizio di salvaguardia/conservazione e di innovazione, pu essere portato a compimento solo ricostruendo una forte alleanza tra produttori e consumatori, tra enti pubblici e operatori del settore. Il territorio potr percepirsi come unentit unica e un elemento aggregante solo se i cittadini, le istituzioni locali e gli operatori economici degli altri settori produttivi sapranno confrontarsi e misurarsi, in un rapporto di stretta collaborazione, con chi storicamente vi opera, come proprietario di terreni, titolare di attivit in campo agricolo e agro-alimentare o come semplice operatore. Se il consumo del territorio va limitato, riducendo se possibile a zero loccupazione di nuove porzioni di suolo a !ni non agricoli, la stessa cura va posta perch i terreni a destinazione agricola non vengano sprecati.La fertilit del Lodigiano, costruita nei secoli da un lavoro faticoso e sapiente, e la sua potenzialit di dare vita a produzioni di eccellenza in campo agroalimentare, non possono essere vani!cate da un utilizzo intensivo del terreno che rischia di impoverirlo in modo permanente mediante coltivazioni seriali e ripetitive (in primis la monocoltura, esercitata prevalentemente a servizio della zootecnia, che se non opportunamente governata e controllata porta con s conseguenze pesanti a livello ambientale, legate al problema dello smaltimento dei re"ui e dellalta concentrazione di nitrati nel terreno), che non interpretino nel giusto modo la natura del territorio e non ne rispettino ! no in fondo la capacit di conservazione della biodiversit e la potenzialit di dare vita a produzioni agricole di qualit. La qualit dellutilizzo della terra, la bont dei metodi di coltivazione e di allevamento sono di per s un potente antidoto rispetto alla tentazione, spesso corroborata da una bassa redditivit delle produzioni agricole abitualmente praticate sul territorio, di un suo sfruttamento a !ni edi!catori. Cedendo a questa pressione, che determina in modo pesante la vivibilit di un contesto come quello del Lodigiano, si viene meno al dovere di consegnare alle future generazioni i frutti del lavoro di costruzione del territorio sedimentatisi nel corso dei secoli.

    LenergiaLa produzione e lutilizzo dellenergia sono fattori che condizionano in modo pesante la qualit della vita e la qualit ambientale di un territorio. Il Lodigiano interessato da pesanti insediamenti di produzione energetica mediante lutilizzo di combustibili fossili, con eetti importanti sulla salubrit del territorio e - soprattutto - sulla salute dei cittadini.Si fa purtroppo avanti anche la possibilit della riattivazione dellimpianto di produzione di energia nucleare di Caorso, a ridosso del territorio lodigiano.

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  • In questo panorama il territorio deve saper agire controcorrente ( il caso di dirlo) per dimostrare pi che in altri contesti da un lato la ferma volont di ridurre il consumo energetico delle abitazioni e delle attivit produttive, dallaltro la capacit di dotarsi di una quota crescente di energia proveniente da fonti rinnovabili, per liberarsi nel lungo periodo dal peso opprimente di centrali elettriche che incidono pesantemente sullambiente locale per servire altri territori.In queste dinamiche diventa fondamentale il ruolo delle comunit locali e degli enti pubblici, che da un lato devono saper dare il buon esempio (interessanti in questo senso i percorsi ideati e praticati dalla rete dei Comuni Virtuosi: www.comunivirtuosi.org), dallaltro devono favorire ed incentivare il risparmio energetico e la microproduzione di energia da parte dei cittadini, in forma singola o associata. Lo stesso ragionamento va esteso in prospettiva a tutte le attivit economiche, gi insediate o di futuro insediamento sul territorio: non pu pi bastare un piano di insediamento industriale, caratterizzato anche da buone ricadute sul versante occupazionale, se il bilancio energetico e il bilancio ambientale delloperazione, a medio e a lungo termine, non volgono a favore del territorio. Non possiamo pi permettere linsediamento sul territorio di attivit che mettendo sul piatto un determinato peso in termini di occupazione, implichino per le generazioni future costi inaccettabili dal punto di vista ambientale e dello squilibrio energetico: quanto sono costate alla collettivit le numerose boni!che di cui negli ultimi anni gli enti pubblici si sono dovuti fare carico, per rimediare (solo in parte) ai danni causati da attivit produttive accolte sul territorio senza riguardo per la loro qualit ambientale e per il loro impatto negativo sul territorio?Quali sono i danni ai quali si espone un intero territorio a fronte della tolleranza di situazioni come quella che ha causato il recentissimo disastro ambientale a carico del !ume Lambro e dei territori da esso attraversati? Se vogliamo adempiere al nostro compito nei confronti delle generazioni che ci seguiranno si tratta di domande alle quali non possiamo non dare risposte, che devono saper essere s intelligenti e creative, ma soprattutto fortemente ancorate alla realt.

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  • SCHEDA B.3ECOLOGIA CHE DIVENTA ECONOMIA: GREEN ECONOMY

    E NUOVI MODELLI DI PRODUZIONE E CONSUMO

    La salvaguardia del territorio, del paesaggio e dellambiente possono essere strumenti decisivi per il futuro del Lodigiano, anche dal punto di vista dello sviluppo economico.La domanda fondamentale allora diventa la seguente: come coniugare lecologia con leconomia? lo stesso concetto che sta alla base di quella che in altri contesti stata denominata green economy, il tentativo cio di introdurre a tutto campo elementi che consentano di stabilire un circolo virtuoso tra economia ed ecologia, e di mettere de!nitivamente in archivio la contrapposizione tra le ragioni dello sviluppo e della crescita economica e la necessit di salvaguardare i beni naturali - primo fra tutti il territorio - e di consegnarli integri alle future generazioni.

    1. Elementi per una green economy nel LodigianoLa necessit di coniugare in modo virtuoso ecologia (o eco-sostenibilit) ed economia richiede di costruire percorsi ed esperienze di forte innovazione, perch il cambiamento di prospettiva che la green economy richiede sia da un lato veramente desiderabile e conveniente, dallaltro possa essere percepito come tale da tutti i soggetti coinvolti.Consci della sua natura esempli!cativa, e quindi delle possibili estensioni dello stesso modello ad altri campi delleconomia e in generale a molti dei processi che caratterizzano oggi lindustria e le altre forme di produzione di beni e servizi, arontiamo qui brevemente il tema della riduzione dei consumi energetici delle abitazioni.

    Ristrutturazione degli edi"ci esistenti per ridurre i consumi energeticiIn Italia il riscaldamento degli edi!ci assorbe pi di 140 Kw al metro quadrato lanno; in Germania, dove notoriamente fa pi freddo, non si possono superare i 70 Kw, come pure nella provincia di Bolzano. Gli edi!ci pi ecienti, progettati e costruiti mediante lutilizzo delle nuove tecnologie, possono arrivare a consumare anche meno di 15 Kw.Riquali!care e ristrutturare il nostro patrimonio edilizio in questa direzione potrebbe condurci alle seguenti conseguenze:- considerevole riduzione nei consumi di energia, con un risparmio economico ed un calo

    nelle importazioni di prodotti fossili;- una riduzione dellinquinamento ambientale, con una minore emissione di CO2

    nellatmosfera ed un considerevole risparmio sui costi futuri di risanamento ambientale;

    - una importante ricaduta occupazionale in quei settori che accrescono lecienza energetica degli edi!ci (aziende produttrici, tecnici e artigiani).

    Come stimolare il territorio, rendere accattivante e conveniente un investimento per una migliore ecienza energetica?

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  • Oltre alle attuali agevolazioni previste a livello nazionale e regionale, si potrebbe prendere in considerazione lidea di formare a livello comprensoriale uno sta di tecnici competenti ed abilitati, che ad un prezzo agevolato e concordato con la pubblica amministrazione forniscano a famiglie ed aziende i seguenti servizi:- Certi!cazione di classe energetica degli edi!ci (ormai obbligatoria in caso di vendita);- Individuare la priorit degli interventi da eettuare per una migliore ecienza energetica- Fornire un preventivo di massima corredato dal calcolo di risparmio energetico e quindi

    economico.

    La scelta di migliorare lecienza energetica di un edi!cio coinvolgerebbe cos una pluralit di attori (aziende produttrici, artigiani, tecnici) ed avvierebbe un volano positivo nelleconomia locale.Per esempli!care possiamo fare riferimento alla sostituzione dei serramenti (vetrate triple e con gas), allisolamento degli edi!ci con cappotti termici, allimpianto di riscaldamento con linstallazione di caldaie a condensazione, allinstallazione di pannelli solari termici per la fornitura di acqua sanitaria e/o integrazione con limpianto di riscaldamento esistente, alla posa di pannelli fotovoltaici, alle pompe di calore e alla micro-cogenerazione.

    Se puntiamo nel modo giusto a conseguire un risparmio energetico mediante interventi capaci di durare nel tempo, avremo dunque un ritorno importante in termini di occupazione locale e un miglioramento complessivo delle competenze tecniche disponibili sul territorio, oltre a conseguire lobiettivo di inquinare di meno.

    Spunti di ri!essione: Quali principi di piani!cazione e regolamentazione possono essere introdotti per rendere

    naturali le pratiche di risparmio energetico, sia nella realizzazione di nuove costruzioni, sia nelluso quotidiano dellenergia?

    Come possibile valutare la sostenibilit ambientale di eventuali nuovi insediamenti, abitativi e produttivi?

    Quali sono le possibili risorse energetiche alternative gi disponibili o da mettere in campo nel nostro territorio? Come utilizzarle? Come rendere conveniente la loro adozione? Quale la funzione, in questo campo, degli Enti Locali e degli Enti Economici?

    Quali misure realisticamente ecaci possono essere assunte per limitare linquinamento dellaria, del suolo e delle acque?

    di livello suciente la separazione dei ri!uti e il loro riciclo? possibile prevedere incentivi per premiare una minore produzione di ri!uti ed il riuso delle materie prime (andando cos al di l della raccolta dierenziata e del riciclo dei materiali, che pure sono da promuovere per la quota di ri!uti comunque prodotti)?

    Come abbassare i nostri standard di consumo e lo spreco di risorse? importante che il settore pubblico dia lesempio, riducendo gli sprechi e utilizzando energie

    rinnovabili, sia a servizio degli edi!ci pubblici che per la gestione dei servizi pubblici? In che modo possibile che ci avvenga?

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  • 2. Verso nuovi modelli di produzione e consumo: i Gruppi dacquisto solidale (GAS) e i Distretti di economia solidale (DES)

    Da alcuni anni nata e si diusa anche nel Lodigiano lesperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS).Mediante questo strumento, in costante crescita in tutta Italia, recentemente tutelato e regolato da una precisa normativa nazionale, alcune centinaia di famiglie del nostro territorio aancano alle forme convenzionali di acquisto e di consumo un nuovo modo di interagire con i produttori, pi responsabile e informato, in grado di imprimere una svolta positiva al legame produttore-consumatore, aumentando la sicurezza e la sostenibilit dei prodotti acquistati. Questo avviene sia in campo sia alimentare che nel settore non food, intessendo relazioni solidali e di qualit, in grado di rendere le scelte di acquisto e di consumo uno strumento importante nellindirizzare gli obiettivi di una parte del sistema economico, contribuendo cos a lanciare un segnale concreto di cambiamento che pu in prospettiva interessare e contagiare anche il pi ampio contesto economico, sociale e politico.Dallesperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale, dai soggetti che operano nel commercio equo e solidale e nel campo della ! nanza etica, dalla sensibilit delle imprese che pi di altre hanno investito nella sostenibilit, nelleticit e nel rispetto dellambiente, negli ultimi anni, oltre a forme di collegamento tra GAS di una stessa provincia o regione, stata avviata lesperienza dei Distretti di Economia Solidale (DES), che si pongono lobiettivo di mettere in relazione, collegandole in una rete di rapporti economici e di scambio di competenze, tutte le realt produttive e le associazioni di cittadini che credono nella possibilit di un nuovo modello di produzione e consumo e in uno stile di vita pi sobrio e sostenibile. Si tratta dei primi passi di una vera e propria nuova !liera di economia eco-solidale, che in un territorio come il Lodigiano avrebbe molto da condividere in primo luogo con gli agricoltori, veri e propri custodi della terra e della sua ricchezza, ma anche con aziende di ogni settore che siano disposte a invertire la rotta e perseguire scopi di benessere pi ampio, che non limitandosi allaspetto produttivo e del ritorno economico si aprono a un nuovo protagonismo delle comunit locali nel determinare le basi fondamentali del proprio futuro.

    Cos e perch nasce un GasUn Gas un insieme di persone e di famiglie che decidono di incontrarsi per acquistare allingrosso prodotti alimentari o di uso comune, solitamente di produzione biologica o eco-compatibile (rispettosi dellambiente e dei lavoratori), da ridistribuire tra loro.Un gruppo dacquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidariet come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidariet che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dellambiente, ai popoli del Sud del mondo e a coloro che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.Un Gas nasce perch ognuno possa dare una mano a cambiare il mondo partendo dal carrello della spesa! Dietro questo gesto quotidiano si nascondono problemi di portata planetaria: inquinamento, spreco di risorse non rinnovabili, sfruttamento dei minori e dei lavoratori.

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  • Alla base della costituzione di un Gas c spesso una critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale dominante, che si salda con la ricerca di una alternativa praticabile da subito. Il gruppo aiuta a non sentirsi soli nella propria azione quotidiana di critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a veri!care le proprie scelte.

    Come funziona un Gas e che scopi si pre"ggeInsieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell'uomo e dell'ambiente, di raccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistare i prodotti e distribuirli.Gli scopi che un Gas normalmente si pre!gge sono: Valorizzare la dimensione dellacquisto collettivo, pi ecace rispetto alla capacit del singolo Perseguire la giustizia e la dignit nei rapporti di lavoro Contribuire alla riduzione dellimpronta ecologica Sostenere le produzioni solidali, dove sono utilizzate persone con disagio Rendere pi accessibili per tutti i partecipanti i costi di prodotti bio-ecologici Favorire la nascita di un sistema economico alternativo (Distretti di economia solidale).

    Lobiettivo di fondo del Gas allora quello di diondere uno stile di vita sostenibile, che sappia coniugare sobriet e benessere. Un obiettivo che i Gas declinano spesso nella Regola delle quattro erre: Ridurre: badare allessenziale;

    Recuperare: riutilizzare e riciclare; Riparare: ri!utare lusa e getta;

    Rispettare il lavoro altrui, lambiente.

    I distretti di economia solidale (DES)In genere per distretto si intende un territorio pi o meno esteso - di regola inferiore a quello di una provincia - individuato in base a precise caratteristiche. Dal punto di vista economico circoscrivere un distretto pi dicile: in unepoca di globalizzazione, limitare le pratiche e i rapporti economici a un piccolo territorio sovente un problema. La scelta di considerare il distretto lunit territoriale di base per la costruzione di uneconomia solidale appare comunque oggi l'unica possibile, per tre ordini di motivi: la tendenza del sistema verso la decrescita: dal punto di vista ecologico non ha senso un sistema

    che per sostenersi e per far girare leconomia deve far viaggiare le merci su rotte intercontinentali. Questo oggi reso possibile dalle speculazioni commerciali, e dal costo oggettivamente troppo basso dell'energia fossile;

    i costi: se diventa allora essenziale accorciare la ! liera, non possiamo pi permetterci di operare esclusivamente su aree economiche di grandi dimensioni;

    la partecipazione democratica al processo economico: nel distretto, i soggetti si conoscono tra loro, sanno dove il fornitore si procura le materie prime, e come lavorano i suoi fornitori.

    In questo sistema le certi!cazioni, oggi essenziali, divengono meno centrali, se non super"ue.Il distretto un "laboratorio" di sperimentazione civica, economica e sociale, un esperimento di economia solidale. un esperimento volontario tra volontari, e speci!co, tra volontari attivi, che

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  • si impegnano a rispettare una serie di principi e di vincoli. Fanno parte di un DES: le imprese dell'economia solidale e le loro associazioni: produttori agricoli biologici in primis, ma

    anche operatori nel campo dei servizi; i consumatori, i GAS, le cooperative di consumo (di dimensioni compatibili con il distretto); i risparmiatori, i ! nanziatori delle imprese e delle iniziative dell'economia solidale e le loro

    associazioni o imprese; i lavoratori dell'economia solidale.

    La s!da di ogni DES quella di mettere in comunicazione 'preferenziale' questi attori economici, avviando un circuito economico virtuoso e dimostrando che il sistema sostenibile, cio vantaggioso per tutti i suoi partecipanti.

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  • SCHEDA B.4IL LAVORO E IL SISTEMA PRODUTTIVO

    Il Lodigiano, storicamente territorio di tradizione agricola, pur registrando la presenza di insediamenti produttivi di rilievo gi dallinizio del 900, ha conosciuto una stagione di diusa e marcata industrializzazione solo nella seconda met del secolo scorso; questo percorso storico, con levoluzione negli ultimi decenni di una pluralit di aziende che operano nei servizi del terziario (tradizionale o avanzato), e con il consolidamento di un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e piccolissime imprese, per la gran parte appartenenti al comparto artigianale, ha fatto in modo che la struttura economica ed occupazionale del territorio non si discosti oggi, se non marginalmente, da quella delle aree limitrofe, e in generale dai tratti fondamentali delleconomia lombarda. Questa premessa si pu avanzare pur registrando nello stesso tempo un peso speci!co ancora superiore alla media per quanto riguarda il settore primario e la ! liera agroalimentare, e la persistenza di un forte pendolarismo dei lavoratori lodigiani - qualunque ne sia il livello formativo, di competenza e di specializzazione - verso il capoluogo lombardo.Le dinamiche legate alla globalizzazione e alla conseguente delocalizzazione produttiva (connessa alla continua ricerca di costi pi bassi della manodopera e facilitata dal settore di attivit e dalla tipologia di imprese di medie e grandi dimensioni - per lo pi multinazionali - caratterizzate da insediamenti rilevanti sul territorio), accentuate dalla crisi ! nanziaria ed economica in corso, hanno inciso negli ultimi anni in misura sempre pi pesante sulla struttura economica del territorio, generando nuove ed ampie aree di disagio e di disoccupazione, a fronte di una classe imprenditoriale carente quando non assente, che raramente negli ultimi decenni ha saputo svolgere un ruolo trainante e di slancio nei confronti del territorio e del suo futuro, tendendo al contrario il pi delle volte ad appiattirsi sulla rendita immobiliare o !nanziaria e sul consumo - pi che sulla valorizzazione ai !ni produttivi - del territorio.Il contemporaneo ridimensionamento, a seguito delle note vicende degli scorsi anni, del ruolo di supporto al territorio esercitato storicamente dal suo pi grande istituto di credito si andato a sommare a un quadro complessivo di regressione delle opportunit produttive ed occupazionali che fa sentire i suoi eetti in tutto il Lodigiano.La constatazione del ruolo di supplenza esercitato dalle piccole e piccolissime imprese e la loro vitalit che sopravvive anche in questo momento di dicolt, se da un lato costituisce un baluardo signi!cativo per il mantenimento dei livelli occupazionali, non pu esimerci dallaermare che, se si eccettuano alcuni esempi particolarmente in controtendenza, che mettono in luce la capacit di creare occupazione e opportunit, soprattutto puntando sullinnovazione e sullespansione del perimetro dei propri rapporti commerciali (non rari sono i casi in cui le aziende del territorio, titolari di piccole e grandi eccellenze, continuano ad avere allestero il grosso del proprio bacino di clientela), gli unici lavoratori che possono guardare al proprio futuro con relativa sicurezza e tranquillit sono quelli impiegati in funzioni pubbliche o in comparti dipendenti da amministrazioni statali (pubblica amministrazione, scuola, enti locali, trasporti pubblici, sanit).Per tutti gli altri, e in modo particolare per la fascia pi giovane (soprattutto se disoccupata o in condizioni di lavoro " essibile o precario) e per chi viene espulso in et avanzata dal circuito produttivo, le prospettive a breve termine non possono dirsi incoraggianti.

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  • Questo quadro, prevalentemente a tinte fosche, viene ben tratteggiato da alcuni dati di fatto e dagli indicatori economici che caratterizzano sul nostro territorio linizio del 2010: il processo di deindustrializzazione in corso, aggravato da una sorta di fuga delle

    multinazionali che operano sul territorio; il periodo di stagnazione che colpisce le piccole e medie imprese, reso pi aspro dalla dicolt

    crescente di accesso al credito; un comparto agricolo ingessato prevalentemente nella monocoltura; il settore edilizio che si trova ancora in piena crisi; il settore terziario, che ! no a poco tempo fa fungeva da compensatore produttivo, che sta

    iniziato ad espellere gli esuberi.

    Le conseguenze pi evidenti di questa situazione sono rappresentate dalle ricadute sulloccupazione, che registriamo con crescente preoccupazione e che non vedono chiaramente lindicazione di una via duscita: la cassa integrazione (ordinaria e straordinaria), che ha registrato nel 2008 un +201% (dato

    INPS provinciale); la crescita del tasso di disoccupazione, che arriva all8,5%, con un picco del 26% per la

    disoccupazione giovanile (dati nazionali 2009 ISTAT); come gi sottolineavamo, in questo contesto le categorie gi svantaggiate e pi colpite dalla crisi

    sono i giovani, i lavoratori poco quali!cati e gli immigrati.

    Di fronte a uno scenario di questa complessit e dicolt potrebbe sembrare arduo, se non impossibile, ragionare sulleconomia lodigiana del futuro. Crediamo invece che siano molti gli elementi positivi gi presenti, solo in embrione o gi maturi, nel nostro territorio.Partendo da questi, da un nuovo protagonismo di tutti i soggetti che si confrontano nello spazio economico locale e dalla creativit che solo le nuove generazioni sono in grado di iniettare in una situazione che per molti versi pu apparire ingessata, riteniamo possibile disegnare scenari e prospettive pi rosee per il futuro del territorio.

    Ci limitiamo qui a lanciare alcuni spunti per consentire a tutti di contribuire allampliamento delle ri"essioni e alla ricerca di soluzioni percorribili, riservandoci di portare in una fase successiva un contributo pi dettagliato al comune sforzo di ri-costruzione del tessuto economico lodigiano.

    Riguardo alle prospettive di sviluppo economico, gli spunti di ri!essione possono essere: Il futuro del territorio in ambito agricolo e agroalimentare pu permettersi di limitarsi per lo pi

    alla produzione di materie prime, o deve saper fare distretto, giungendo davvero al completamento delle !liere?

    In agricoltura, giusto continuare su monocoltura e allevamento intensivo o non pi auspicabile un ritorno a forme pi tradizionali, privilegiando la qualit e la redditivit delle produzioni, a fronte di un territorio limitato e di una dimensione aziendale media altrettanto esigua?

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  • Quali potrebbero essere i nuovi insediamenti produttivi da creare o da attirare/ospitare sul territorio? Quali garanzie ambientali devono portare con s? Come possibile conciliarli con gli indirizzi urbanistici preferenziali?

    Come promuovere e sostenere nuovi modi di fare impresa? Come ancorare le imprese esistenti e le nuove imprese al territorio? Come introdurre una maggiore eticit nel fare impresa? Come diondere a tappeto la cultura della sicurezza sul lavoro, la certi!cazione dei processi produttivi e la responsabilit sociale delle imprese verso le comunit nelle quali operano?

    Ricerca e sviluppo: positiva la scelta del Parco Tecnologico? Come sostenere la ricerca e come renderla fruibile sul territorio? Come sostenere e valorizzare il ruolo dellUniversit per il miglioramento delleconomia del territorio?

    Il lavoro a basso contenuto tecnologico che emigra, come potr ritornare, se chi oggi lo produce ha raggiunto livelli qualitativi apprezzabili oltre al bassso costo?

    Chi deve sopportare lonere della boni!ca dei siti industriali dismessi? Sarebbe possibile introdurre una sorta di !dejussione ambientale per tutte le attivit che pi intensamente mettono a rischio con i loro processi produttivi lecosistema lodigiano? In che modo percorribile la strada verso una r