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Crisi della teoria dell’identità Le difficoltà della teoria dell’identità, e in modo particolare quelle sollevate dall’argomento della realizzabilità multipla, hanno determinato, nel campo materialista , tre sviluppi: 1) Difendere una versione più debole di teoria dell’identità. 2) Difendere una teoria non identitista della dipendenza ontologica della mente dal cervello. 3) Abbandonare al proprio destino la nozione di mente del senso comune, in favore di nozioni (più) rigorose, scientificamente fondate.

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Page 1: Crisi della teoria dell’identitàrisi della teoria dell’identità Le diffioltà della teoria dell’identità, e in modo partiolare quelle solle Àate dall’argomento della realizzailità

Crisi della teoria dell’identità

Le difficoltà della teoria dell’identità, e in modo particolare quelle sollevate dall’argomento della realizzabilità multipla, hanno determinato, nel campo materialista, tre sviluppi:

1) Difendere una versione più debole di teoria dell’identità.

2) Difendere una teoria non identitista della dipendenza ontologica della mente dal cervello.

3) Abbandonare al proprio destino la nozione di mente del senso comune, in favore di nozioni (più) rigorose, scientificamente fondate.

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I tre sviluppi

1 = Teoria dell’identità di occorrenza (token-identity theory: Davidson 1970).

2 = Teoria della sopravvenienza psico-fisica (Kim 1972; Fodor 1974, cfr. anche Davidson 1970).

3 = Eliminativismo (P. Churchland 1979, P. S. Churchland 1986, che riprendono osservazioni di Rorty e Quine)

Il funzionalismo (non riduttivo) di Putnam si sposa bene tanto con 1 quanto con 2. Si tenga presente che il funzionalismo è compatibile con diverse teorie della relazione mente/corpo (ovvero: ci sono diverse versioni di funzionalismo)

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La teoria dell’identità di occorrenza

L’argomento della multirealizzabilità dimostra che è inverosimile che un tipo mentale sia identico a un tipo fisico, ma non esclude affatto che un evento mentale particolare sia identico a un evento fisico particolare: il mio dolore all’istante t1 è una certa condizione cerebrale a t1; il mio dolore a t2 è un’altra condizione cerebrale a t2 ecc. (e lo stesso per altri generi di eventi mentali).

Un tipo mentale M è realizzato/esemplificato da eventi fisici p1, p2,… pn di tipo diverso P1, P2, …Pn, ma un evento mentale particolare mj è identico a un evento fisico particolare pj.

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La teoria dell’identità di occorrenza

La teoria dell’identità di tipo implica la teoria dell’identità di occorrenza ma non viceversa: la prima è una teoria più forte della seconda.

Nondimeno la teoria dell’identità di occorrenza è una teoria fisicalista, perché continua a identificare i fenomeni mentali con fenomeni fisici.

La questione è però quale sia il potere esplicativo di questa teoria…

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La sopravvenienza psico-neurale

L’argomento della multirealizzabilità non esclude affatto, anzi continua a incoraggiare, il punto di vista secondo cui il mentale dipende dal fisico. Essa suggerisce che un certo tipo mentale ammette realizzazioni fisiche diverse, ma, allo stesso tempo, che una differenza mentale deve essere determinata da qualche differenza fisica:

“Nessuna variazione mentale senza una variazione fisica”

(Detti M1 e M2 due tipi mentali e P1 e P2 due tipi fisici,

se M1 ≠ M2 allora P1 ≠ P2 ma non viceversa)

ovvero:

se P1 = P2 allora M1 = M2 ma non viceversa

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La sopravvenienza psico-neurale

se M1 ≠ M2 allora P1 ≠ P2 ma non viceversa

ovvero:

se P1 = P2 allora M1 = M2 ma non viceversa

significa

Se due agenti si trovano in uno stesso stato fisico, allora si trovano anche nello stesso stato mentale.

(o, equivalentemente, se due agenti si trovano in stati mentali diversi, allora si trovano anche in stati fisici diversi).

M sopravviene a P significa che qualsiasi organismo ha M ha anche P.

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La sopravvenienza psico-neurale

La sopravvenienza psico-neurale è una dottrina fisicalista in quanto:

1) Il mentale dipende ontologicamente dal fisico (è il fisico che determina il mentale, non viceversa)

2) Il fisico covaria col mentale (al variare del mentale varia anche il fisico)

Ma:

3) Il mentale non si riduce al fisico, perché la riduzione richiede almeno la teoria dell’identità di occorrenza.

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Relazione logica tra token-identity theory e sopravvenienza

Se vale la sopravvenienza, non è detto che valga l’identità di occorrenza (la sopravvenienza non richiede di affermare che un evento mentale è identico a un evento fisico)

Se vale la teoria dell’identità di occorrenza, non è detto che valga la sopravvenienza, per due ragioni: il fatto che un evento mentale sia identico a un evento fisico di per sé i) non dice nulla sui tipi di questi eventi; e ii) non implica che il mentale dipenda ontologicamente dal fisico (potrebbe essere il contrario, o potrebbe esserci dipendenza reciproca).

È chiaro però che il modo tipico di leggere la teoria dell’identità è nella direzione che fa dipendere il mentale dal fisico. In questa lettura la teoria dell’identità di occorrenza si sposa molto bene con la sopravvenienza.

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Relazioni logiche tra token-identity theory, sopravvenienza e multirealizzabilità

Potremmo metterla così:

Teoria dell’identità di occorrenza + realizzabilità multipla sopravvenienza (ma non viceversa)

Sopravvenienza e realizzabilità multipla sono logicamente indipendenti ma vanno spesso insieme. (è l’argomento della multirealizzabilità che ha spinto a sposare teorie fisicalistiche più deboli dell’identità di tipo).

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Davidson: Mental events (1970)

La teoria dell’identità di occorrenza è stata proposta per la prima volta da Donald Davidson in un classico ed influente articolo del 1970, Mental events.

In questo articolo il problema mente-corpo viene impostato come un problema di causalità mentale: come è possibile che gli eventi mentali causino gli eventi fisici se il mentale è in qualche senso distinto dal fisico? Questa impostazione segnerà in modo decisivo tutto il dibattito successivo.

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Il monismo anomalo

È la posizione proposta nel saggio di Davidson. Consiste essenzialmente nella congiunzione di due tesi:

1) Gli eventi mentali sono identici agli eventi fisici (monismo);

2) Gli eventi mentali non sono sussumibili sotto leggi psicologiche o psico-fisiche (anomalia del mentale)

Si tratta di una sorta di materialismo “minimale”, puramente metafisico, che non lascia spazio alcuno alla possibilità di spiegare i fenomeni psicologici in termini biologici e nemmeno all’idea che la psicologia sia una scienza (completamente) naturale.

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Il monismo anomalo

Il monismo materialista (la token-identity) viene dedotto da Davidson in base all’argomentazione che esso offre l’unico modo di rendere coerenti tre princìpi a suo giudizio irrinunciabili:

1) Almeno alcuni eventi mentali hanno interazioni causali con eventi fisici (natura causale degli eventi mentali)

2) Le relazioni causali sono esemplificazioni di leggi (carattere nomologico della causalità)

3) Gli eventi mentali non ricadono sotto leggi deterministiche (natura anomala del mentale)

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Il monismo anomalo

Argomenti per il principio 3:

- Incommensurabilità fra predicati mentali e predicati fisici

- Carattere eteronomico delle presunte generalizzazioni psico-fisiche

- Olismo degli stati mentali

Il principio 2 è dato per scontato, sebbene sia in effetti controverso.

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Il monismo anomalo

Deduzione della teoria dell’identità di occorrenza:

Se m causa p, m e p devono essere sussunti sotto una legge deterministica (per il principio 2). Ma allora m deve avere una descrizione fisica (per il principio 3), e quindi, per definizione di “fisico”, è un evento fisico.

«Se m cade sotto una legge fisica, ha una descrizione fisica e cioè è un evento fisico»

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Il monismo anomalo

Vista nella direzione opposta:

La teoria dell’identità di occorrenza riconcilia i tre principi perché, qua fisico, un evento mentale può causarne uno fisico (principio 1) ed essere sussunto sotto una legge causale (principio 2). Ma ciò non viola il principio 3 perché il principio di anomalia del mentale riguarda soltanto gli eventi descritti come mentali.

Un conto sono le relazioni causali, un altro le spiegazioni causali (le leggi): “A causa B” è estensionale; “Per ogni x, se Fx allora Gx” è intensionale.

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Il monismo anomalo

Relazioni causali vs. spiegazioni causali:

«Causalità e identità sono relazioni tra eventi singoli, comunque siano descritti. Ma le leggi sono linguistiche; e così gli eventi possono esemplificare leggi, quindi essere spiegati o previsti alla luce di leggi, solo in quanto sono descritti in un modo o nell’altro. Il principio di interazione causale tratta gli eventi in estensione, perciò è cieco per la dicotomia mentale/fisico. Il principio dell’anomalia del mentale riguarda gli eventi descritti come mentali, perché gli eventi sono mentali solo in quanto descritti.» (Davidson 1970)

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La token-identity è una teoria plausibile?

Come già nel caso della teoria dell’identità di tipo, è difficile trovare veri e propri argomenti in suo favore.

L’argomento tipico è che solo con l’ipotesi identitista è possibile giustificare la natura causale degli stati mentali in una concezione monista ( Davidson).

Resta difficile specificare con quale evento fisico esattamente dovremmo identificare un evento mentale.

Insomma, pur essendo una teoria significativamente più debole della teoria dell’identità di tipo, è quasi altrettanto difficile da difendere (l’impressione è che, se si è inclini a sposare una teoria dell’identità, allora tanto vale cercare di difendere l’identità di tipo).

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La token-identity è una teoria plausibile?

«La maggior parte dei filosofi ha accettato la teoria dell’identità di occorrenza come la spiegazione più semplice in grado, da un lato, di riconciliare il materialismo con la realizzabilità multipla e, dall’altro, di non sollevare problemi metafisici riguardo alla causazione mente-corpo. Tuttavia, nella misura in cui questa posizione si basa sulla speranza di trovare correlazioni empiriche tra tipi che offrano induttivamente un sostegno alle identità di occorrenza, sembra essere molto speculativa » (Burge 1992, trad. it., p. 52, corsivo mio)

c’è comunque bisogno di correlazioni empiriche per difendere la teoria dell’identità di occorrenza, altrimenti l’identità diviene completamente arbitraria.

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Natura degli stati mentali: il funzionalismo

Di fatto, alla fine degli anni Sessanta, almeno una tra sopravvenienza e teoria dell’identità di occorrenza era considerata la migliore teoria della mente in circolazione a causa del crescente favore incontrato da una nuova posizione sulla natura degli stati mentali: il funzionalismo.

Si badi però che, come vedremo, il funzionalismo è compatibile anche con la teoria dell’identità di tipo.

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Il funzionalismo

Gli stati mentali sono individuati dalla loro funzione.

Qual è la funzione di uno stato mentale?

Causare altri stati mentali e il comportamento

Gli stati mentali costituiscono nel loro insieme una fitta rete causale. Ciò che distingue uno stato da un altro non è la sua realizzazione fisica, ma il ruolo causale, cioè quali sono le sue cause e quali effetti induce.

Tipo mentale = ruolo causale

(o, almeno, il tipo mentale è completamente determinato dal ruolo causale)

Se m1 e m2 hanno lo stesso ruolo causale, allora appartengono allo stesso tipo mentale.

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Il funzionalismo

Una distinzione sottile, ma che ha una conseguenza importante:

- Funzionalismo del “primo ordine” (o “del realizzatore”): essere nello stato mentale M = essere nello stato X che svolge il ruolo causale R.

- Funzionalismo del “secondo ordine” (“o del ruolo”): essere nello stato mentale M = avere la proprietà di essere in un qualche stato X che svolge il ruolo causale R. Semplificando un po’: M = R.

La prima formulazione è compatibile con (e anzi suggerisce) l’identità di tipo.

La seconda formulazione implica la sopravvenienza e la realizzabilità multipla, ma esclude l’identità di tipo.

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Primo vs. secondo ordine

Sia R il ruolo che individua uno stato mentale M (es. M = provare dolore; R = insieme di cause ed effetti del dolore)

Primo ordine (realizzatore): essere nello stato mentale M = essere quello stato (fisico) che svolge il ruolo R. Il ruolo mi serve a individuare lo stato mentale; il mentale è ciò che realizza il ruolo (quindi, qualcosa di fisico).

Secondo ordine (ruolo): essere nello stato mentale M = essere la proprietà di svolgere il ruolo R. L’essenza del mentale è una proprietà astratta, l’occupare un certo ruolo.

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Primo vs. secondo ordine

«What is the property of pain itself? Is it the higher-level relational property of being in some state or other that plays the “pain role”in the theory [2], or the C-fiber stimulation that actually plays this role [1]? Role functionalists [= 2] identify pain with that higher-level relational property. Realizer functionalists [= 1], however, take a functional theory merely to provide definite descriptions of whichever lower-level properties satisfy the functional characterizations. On these views (also called “functional specification” theories), if the property that occupies the causal role of pain in human beings is C-fiber stimulation, then pain (or at least pain-in-humans) would be C-fiber stimulation, rather than the higher-level property of having some lower-level state that plays the relevant role». (Levin 2009)

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Primo vs. secondo ordine: un esempio

Un’analogia:

Essere un gene = essere ciò che causa la trasmissione delle caratteristiche ereditarie non acquisite (primo ordine)

Gene = sequenza di DNA (la sequenza di DNA è esattamente ciò che svolge quel ruolo causale)

Essere un gene = essere la proprietà di trasmettere delle caratteristiche ereditarie non acquisite (secondo ordine)

Una sequenza di DNA è uno dei possibili realizzatori della proprietà astratta di essere un gene (cioè del ruolo “trasmissione caratteristiche ereditarie…)”

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Il funzionalismo

Altri esempi di predicati o tipi funzionali:

(essere uno) schiacciatore, veicolo, cuore,…

Esempi di specificazioni funzionali:

credere che piova = c’è un X tale che X è causato dal percepire pioggia o dall’udire enunciati della forma “piove” e causa credere che faccia brutto e decidere di prendere l’ombrello o decidere di non uscire, ….

S prova dolore = esistono X, Y, Z, tali che Y è causato da X e da danno ai tessuti, e Z è causato da Y, emissione di forti gemiti e corrugamento della fronte, e S si trova in Y.

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Il funzionalismo

Il funzionalismo in senso stretto non è una teoria della relazione mente/corpo; è una teoria di che cosa è uno stato mentale.

Tuttavia il funzionalismo impone dei vincoli sulla relazione mente-corpo:

1) uno stato mentale deve avere una realizzazione fisica

2) la realizzazione fisica non determina la natura dello stato mentale

Quindi il funzionalismo implica come minimo la sopravvenienza ed esclude il riduzionismo esplicativo.

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Il funzionalismo

L’indipendenza dalla struttura materiale rende possibile sostenere che uomini, animali e macchine condividono stati mentali ( scienze cognitive)

Una macchina che gioca a scacchi pensa (come noi o più o meno come noi).

Un robot che cammina in un edificio senza andare a sbattere vede (come noi o più o meno come noi).

L’indipendenza dalla struttura materiale rende possibile studiare la mente indipendentemente dal cervello.

Ma torniamo a mente/corpo (alla questione metafisica)…

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Funzionalismo e sopravvenienza

Sono entrambe tesi metafisiche, ma rispondono a due domande un po’ diverse:

- Il funzionalismo risponde alla domanda “che tipo di cosa è uno stato mentale?”

- La sopravvenienza risponde alla domanda “che tipo di relazione c’è tra stati mentali e stati fisici?”

Una teoria metafisica (completa) della mente deve rispondere ad ambedue le domande. Ecco perché il funzionalismo va coniugato con, a seconda dei gusti, la teoria dell’identità di tipo, la teoria dell’identità di occorrenza, la (mera) sopravvenienza psico-neurale.

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Funzionalismo e scienze cognitive

Le fortune del funzionalismo sono andate ben al di là dei suoi meriti o demeriti metafisici.

Il funzionalismo è stato considerato a buon diritto la cornice teorica appropriata per le scienze della mente (la “scienza cognitiva”) per due ragioni:

1) Si sposa bene con il paradigma della mente come insieme di processi di elaborazione di informazioni (“computazionalismo”) che è stato (e in qualche misura è ancora) l’assunto centrale della psicologia non comportamentista.

2) Si sposa bene col modello di spiegazione meccanicista (o analisi funzionale), caratteristico della scienza cognitiva.

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Il funzionalismo come modello di spiegazione (analisi funzionale)

Mente = insieme di capacità (percezione, pensiero, linguaggio, …)

Ogni capacità è realizzata da un sistema complesso, ma ciascun sistema può essere scomposto in un insieme di sottosistemi più semplici, ciascuno dei quali è preposto a una certa funzione.

Il procedimento di scomposizione può essere reiterato su ciascun sottosistema fino ad arrivare a sottosistemi psicologicamente primitivi, sufficientemente semplici da poter essere identificati con circuiti neurali.

Sistema o sottosistema Funzione. Ogni funzione è realizzata da un processo computazionale

Seconda parte del corso