cristina di morval ii - i ribelli
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Cristina si risveglia e accanto e lei c'è l'amato Redcliff, il quale non sa di nascondere un segreto terribile. Lei vuole aiutarlo e inoltre ricongiungersi ai compagni ma, un complotto contro il generale, strapperà Redcliff a Cristina. Per lei giunge quindi il momento di dirigersi al castello del re nero, assieme ai compagni di sempre. Ma un demone, può vivere dentro un uomo senza cambiarlo?TRANSCRIPT
Cristina di Morval II- i Ribelli by Luana Semprini
L’opera è di proprietà dell’autrice, tutti i diritti sono riservati
Dedicato a tutte le persone meravigliose
che ho conosciuto e che mi hanno aiutato.
Della stessa saga: Cristina di Morval I- il Ritorno
http://goo.gl/FGMtm
Prologo
Dieci anni prima le vicende narrate in questa storia.
Lo stregone si fece annunciare al sovrano, chiuso nella torre
nera. Era trepidante e certo che il re nero sarebbe rimasto
soddisfatto di quanto stava per riferirgli.
― Avanti Glen, mio fidato stregone ― proruppe la voce
metallica del sovrano. Glen varcò la stretta porta della torre
e, come al solito, si trovò immerso nella più densa oscurità,
ma questo non era un problema per lui grazie ai suoi poteri.
― A cosa devo questa visita ― riprese il re nero senza
mostrarsi, rimanendo immobile sul suo trono di ferro. Glen
si sfregò le mani ed evitò di fissare il sovrano.
― Vi porto una notizia che spero riterrete importante. Io,
Blandus e Abus abbiamo fatto una scoperta interessante
sire. Oltre al nostro regno esistono altri mondi paralleli in
cui la vita è completamente diversa dalla nostra, persino le
facoltà umane sono differenti. Non esiste la magia ma c’è
qualcosa di altrettanto potente e letale.
Il re nero ebbe un fremito e si alzò in piedi.
― Com’è possibile una cosa del genere? ― domandò senza
mostrare incredulità e interesse.
Glen chinò il capo e i lunghi capelli gli coprirono il viso.
― Questo non lo sappiamo sire, ma pensiamo di riuscire a
trovare un modo per penetrare in questi mondi. Pensate a
come sarebbe eccitante estendere il vostro dominio anche
oltre i confini del regno.
A quelle parole il re nero rimase in silenzio. Le emozioni
non facevano più parte di lui, tranne una: aveva sete, tanta
sete di potere. Questa era l’unica cosa che contava nella sua
vita. Potere, dominio incontrastato in ogni luogo, in ogni
tempo.
― Voglio vedere con i miei occhi questi altri mondi, voglio
che studiate un modo per potervi arrivare.
Glen inclinò la testa di lato, estremamente soddisfatto.
Sapeva già come avrebbe chiamato l’invenzione anche se
ancora era soltanto un’idea.
Sì, lui, Blandus e Abus avrebbero creato il trasmigratore di
mondi.
1
Aprire gli occhi e trovarmi di fianco Redcliff in un qualche
modo mi sorprese.
Era ancora addormentato, con i capelli nero corvino sparsi
sulla fronte e una mano candida chiusa a pugno mentre
riposava in posizione fetale. Lo fissai con interesse, le ciglia
scure, le labbra morbide e socchiuse, il petto liscio e ampio.
“Oddio” pensai “Ho fatto l’amore con lui!”. Arrossii mentre
ripensavo agli avvenimenti di quella notte strana.
Finalmente avevo scoperto chi era stato a salvarmi la vita
da morte certa a Gralon, ma ero anche venuta a conoscenza
della vera storia di Redcliff grazie a sua nonna, la maga
Sabillia, che mi aveva curata con la magia e con affetto.
Redcliff, il mio dapprima odiato nemico, era diventato il
mio amante e il mio amore.
Scossi i capelli ricci e ribelli e sospirai avvolgendomi il
lenzuolo attorno al seno. Ovviamente lui non sapeva che
suo padre, il re nero, aveva venduto la sua anima per
tornare in vita. Ed io, la paladina dei ribelli di Morval, mi
ero arresa al principe del male, al suo fascino ambiguo e
malsano. “Chissà cosa penserebbe Rudy in questo
momento” meditai soffiando via un ricciolo che mi era
caduto sul naso.
Rudy, il mio adorato rompiscatole parlante, il pipistrello
che nessuno vorrebbe intorno, che fine aveva fatto? Erano
trascorse due settimane dalla mia quasi morte ai piedi del
castello di Gralon e non avevo più saputo nulla dei miei
compagni. Liry, Govran e Urien erano stati catturati dal
conte di Gralon, Islay, e rinchiusi nelle prigioni del castello.
Quel falso del conte ci aveva ingannati e traditi e si era
venduto a Redcliff per niente.
Una domanda mi sorse improvvisa e fastidiosa: Adesso che
io e Redcliff eravamo, come dire, intimi, avrebbe ripreso
con la sua guerra disonesta?
Mi morsi il labbro inferiore e lo guardai. Se fossi rimasta
sempre in questa dimensione, mi sarei innamorata di lui o
avrei continuato a fargli la guerra come era giusto che
fosse? Forse nel mio mondo adottivo, in cui ero una
semplice laureata in economia, mi ero rimbambita quanto
bastava.
All’improvviso sobbalzai, Redcliff si stava muovendo,
stiracchiando le lunghe braccia. La sua bocca si aprì in uno
sbadiglio e io voltai la testa dall’altra parte.
― Ummm ― verseggiò lui. Deglutendo mi voltai e
trovandomi di fronte i suoi occhi neri e brillanti iniziai ad
avere i brividi.
― È già mattina? ― domandò Redcliff tenendo il suo
sguardo invadente puntato su di me.
― Direi di sì< ― balbettai. Avevamo fatto l’amore prima
in riva ad un laghetto, quella notte, poi nella stanza che
occupavo a casa di sua nonna.
Redcliff mi avvolse le braccia intorno alla spalle e mi baciò
sul collo.
― La mia ribelle preferita ― sussurrò, seducente come un
gatto. Se faceva così non avrei resistito a lungo. Mi girò il
volto verso il suo, costringendomi ad incontrare i suoi occhi
cupi.
― Redcliff< ― biascicai. Lui mi baciò con dolcezza.
― Sai ― disse ― Sono contento che tu sia finita in
quell’altra dimensione, sei diventata più simpatica e
ragionevole.
― Ragionevole? ― ribattei piccata, incrociando le braccia al
petto.
― Non sono affatto simpatica e ragionevole, soltanto
perché noi, io< ―
Redcliff mi afferrò per la vita e mi stese sotto di lui.
Ansimai, piacevolmente sorpresa.
― Noi? ― fece lui di rimando alzando le labbra con un
gesto sensuale. Gemetti, mentre Redcliff passava
nuovamente la sua lingua sul mio collo. Scossi la testa,
cercando di recuperare la lucidità, e spinsi con le mani sul
petto di Redcliff per allontanarlo da me. Tremolante riuscii
a recuperare un certo contegno.
― Redcliff volevo dirti che< ―
Ovviamente lui non mi prendeva sul serio, continuava a
fissarmi con quel sorriso ironico che mi privava di ogni
ragione.
― Adesso non penserai che mi sia messa dalla tua parte! ―
esclamai.
Lui alzò un sopraciglio, scettico, e una coltre cadde sul suo
volto. Si alzò da me, appoggiandosi alla spalliera del letto.
Dovetti ammettere che un po’ mi dispiacque.
― Cristina ho deciso che parlerò con mio padre.
Intercederò affinché la tua condanna a morte venga
revocata e per far cessare questa guerra. Fino a quel
momento però tu per tutti dovrai essere morta. ―
Morta. Ricordai con dolore la freccia che mi trapassava il
petto. Un brivido mi scese giù per la schiena: sicuramente
non volevo ripetere l’esperienza.
― È per la tua sicurezza ― aggiunse Redcliff. Il suo
sguardo si fece all’improvviso cupo, preoccupato. Mi
avvolse i polsi con le mani e mi guardò negli occhi.
― Non voglio che ti accada nulla di male Cristina. ―
Tutto in lui era così intenso che mi soggiogò. Nelle mie
vene scorreva vivido l’amore che provavo per lui, lui che
aveva deviato la mia strada. Sospirai.
― E sia ― risposi ― ma devo assolutamente andare a
cercare i miei compagni e liberarli. Non li lascerei mai
perire lì nelle prigioni quando io sono libera e felice. ―
Le parole mi erano uscite di getto, abbassai le ciglia e il
capo. L’avevo detto davvero?
Redcliff infilò le dita tra i miei capelli e avvicinò il volto al
mio.
― Tu sei mia ― mormorò. ― Ti ho voluta dalla prima
volta, da quando ti sei messa a farmi la guerra e ho pensato
che fossi solo una sciocca, un’illusa. Sognavo i tuoi capelli
neri sparsi sul mio cuscino, il tuo corpo bianco sotto al mio,
il tuo seno tra le mie labbra. Volevo sconfiggerti così ma sei
tu che alla fine hai sconfitto me. ― Impallidii, nessuno mi
aveva mai detto parole così intense, sicuramente non
Daniel. Come avevo fatto a restare quattro anni insieme a
lui quando era questo l’amore?
― Redcliff ― biascicai ― aiutami a salvare i miei amici e a
porre fine a questa guerra. Così staremo insieme. ―
Lui mi baciò su una guancia e poi annuì. ― Tu non farai
niente Cristina, per tutti dovrai essere morta quel giorno a
Gralon. Io ti riporterò i tuoi amici, ma tu aspetterai qua nel
frattempo. ―
― No! ― esclamai improvvisamente concitata. ― Non
posso restarmene chiusa qua al sicuro! ―
Lui mi fissò con sguardo truce. ― Non penserai mica che ti
farò venire con me? Resta al tuo posto Cristina. ―
Le tenebre offuscavano i suoi occhi già neri e io, che sapevo,
non potevo far nulla. Come potevo dirgli che aveva
realmente bisogno di me? Comunque, avrei fatto a modo
mio.
2
Redcliff, vestito di tutto punto, con la casacca e i pantaloni
neri, si legò i capelli lunghi con un laccio di cuoio e si infilò
gli stivali. Stava per partire, per andare a compiere qualcosa
in cui sarei dovuta esserci anche io. Incrociai le braccia al
petto, indossavo ancora la vestaglia della notte precedente
ormai stropicciata, e corrugai la fronte. Redcliff mi sorrise
con insolenza.
― Non guardarmi così Cristina, tu sei una ragazza, sei fatta
per l’amore e non per la guerra. ―
Arrossii, irritata e sorpresa.
― Eh no caro mio! I tuoi medievalismi proprio non mi
piacciono, per niente! ―
Lui rise cacciando la testa all’indietro e alzandosi in piedi.
Mi stupii nuovamente a vedere quanto fosse alto. Redcliff
mi afferrò il mento con le mani mi depose un bacio sulle
labbra.
― Tornerò presto a prenderti ― sussurrò. L’espressione
severa sul mio volto si dissolse, mentre gli avvolgevo le
braccia attorno al collo. Come avevo fatto io, moderna
ragazza del ventunesimo secolo, ad innamorarmi di una
specie di principe medievale? Eppure era così, lo amavo e
mi si stringeva il cuore a vederlo partire, lui che aveva così
tanto bisogno di me.
A interrompere quel momento idilliaco giunse Sabillia.
Tossicchiò per attirare l’attenzione ed io, imbarazzata come
non mai, mi scostai da lui. In quel momento ricomparve il
pudore che avevo dimenticato nelle ultime ore. Sabillia
aveva un’espressione complice sul viso.
― Spero di non disturbarvi ragazzi. Redcliff stai partendo?-
Lanciai un’occhiata di sbieco a quest’ultimo, ero proprio
curiosa di vederlo rivolgersi a sua nonna. Ridacchiai e lui
mi guardò torvo.
― Sì nonna sto partendo. Badate a Cristina per cortesia,
non voglio che faccia qualcosa di “ribelle”. ―
Sorrise sentendosi sicuramente molto furbo. Sabillia passò
gli occhi prima su di me e poi su di lui , infine sospirò.
― Eh sia ragazzi. Redcliff il tuo cavallo è dietro casa.
Prendi qualcosa da mangiare per il viaggio. ―
Annuì e facendo finta di ignorarmi si allontanò. Io lo seguii
con lo sguardo, mentre usciva di casa e si accingeva a
montare sul suo destriero bianco che io, misteriosamente,
non avevo mai visto lì attorno.
― Ehi ― lo rimbeccai. Non se ne sarebbe certo andato
senza un bacio. Soffocando una risata, Redcliff si voltò.
Scrutai i suoi occhi densi e sorrisi.
― Non mi baci? ― domandai, con le gote arrossate. In
risposta Redcliff mi attrasse di slancio tra le braccia,
facendomi mancare il respiro. Poi appoggiò le sue labbra
sulle mie.
― Tornerò presto ribelle, tu non fare guai come al solito. ―
Non trovai una risposta adeguata, gli avrei balbettato un
insulto ma non mi sembrava il caso visto che stava
partendo. Me ne restai in silenzio con uno strano groppo
alla gola. Redcliff spronò il suo meraviglioso cavallo bianco
e se andò senza nemmeno voltarsi. Di sicuro non sarei
rimasta lì come una statua di cera.
Canticchiando ritornai dentro casa e mi infilai nella mia
camera. Facendo finta di niente scartabellai tutti gli angoli
alla ricerca di abiti che non fossero delicate vestaglie da
notte e trovai ciò che faceva al caso mio: un paio di comodi
pantaloni in pelle e una casacca che mi arrivava alle cosce.
Era meglio di niente.” Adesso devo solo sgusciare fuori
senza essere vista e<”
― Cristina cara. ―
“Ops<”, Sabillia era proprio fuori dalla porta e mi fissava
con un sorriso sul volto.
― Vai da qualche parte? ― domandò. Io evitai il suo
sguardo e fissai il soffitto.
― Certo che no! ― stridei. La vecchina incrociò le braccia al
petto.
― Suvvia Cristina, non vorrai mica mentire a me, ti ricordo
che sono una maga della dodicesima stella nel caso te lo
fossi dimenticata. ―
Dimenticata? Certo che no! Al castello di Karnak avevo
letto che i maghi erano persone nate in determinati giorni
con un cielo astrale ben definito. Il loro potere quindi era
dovuto dagli astri.
― Sabillia io non posso rimanere qua, devo andare a
recuperare i miei amici, devo seguire Redcliff! ―
La maga alzò gli occhi al cielo e si voltò facendomi segno di
seguirla.
― Lo so mia cara, purtroppo non posso impedirti di fare
diversamente, ho salvato la tua vita e adesso spetta a te
scegliere. Ti chiedo soltanto di stare attenta a te< e a
Redcliff .
Tra noi passò uno sguardo complice. Entrambe l’amavamo.
La maga mi guidò fuori dalla sua semplice casetta e mi
indicò il sentiero che aveva preso Redcliff poco prima.
― Dovrai prendere questa strada per arrivare a Gralon,
segui sempre il sentiero. Purtroppo non ho una cavalcatura
da prestarti, dovrai andare a piedi. La strada è tutta
pianeggiante e non passa mai nessuno da qua, ma stai
comunque attenta. ―
Io annuii con un certo imbarazzo. Cosa dovevo dire a
Sabillia? Senza di lei sarei morta, lei mi aveva curata dopo
che Redcliff mi aveva condotta a casa sua. Desiderai
abbracciarla< guardai i suoi occhi chiari e penetranti e vi
lessi affetto. Un sorriso affiorò sulle sue labbra.
― Abbracciami, bambina. ―
Poteva essere mia nonna ed io l’abbracciai forte. ― Grazie
Sabillia, grazie di tutto! ―
Lei annuì e poi mi lasciò. ― Attenta Cristina, ricorda quello
che ti ho detto. Ecco, prendi anche tu qualcosa per il
viaggio. ― Sabillia mi porse delle vivande e una scorta
d’acqua, poi si voltò.
― Compi il tuo destino, ribelle di Morval. ―
Ritrovami sola dopo tanto tempo fu strano.
Camminare, senza avere a fianco quell’insolente di Rudy o
il fidato Toddy non mi piaceva. Mi mancavano le frasi
senza senso di Liry, la serietà di Govran e anche un po’
quella stravagante di Urien. Adesso, sola, con una mano
sulla cinta che teneva legata la borraccia, mi guardavo
intorno.
Il sentiero che conduceva al castello di Gralon era
pianeggiante, circondato da un bosco non troppo fitto, con
selve e rovi ai lati. Sembrava un posto in cui fare una
gradevole passeggiata con Sante, il mio cane senza razza
dell’altra dimensione. In quel momento mi vennero in
mente i miei genitori adottivi, chissà se erano in pena per
me<
Mi sentii in colpa per averli abbandonati in quel modo.
“Li ho lasciati da un giorno all’altro” mi rimbeccai. In quel
momento mi sentii molto Rudy.
Oltre a questo c’era il problema dei miei veri genitori, di cui
non ricordavo niente, tenuti prigionieri al castello del re
nero. “Redcliff li libererà” mi rassicurai “ e questa guerra
malsana finirà una volta per tutte”.
Cercai di distrarmi canticchiando, ignorando il fatto che le
mie gambe stessero diventando sempre più stanche e
pesanti. Decisamente avevo bisogno del mio Toddy. Mi
riposai appoggiando la schiena al tronco di un albero
tentando di convincermi che sarebbe andato tutto bene.
Passai la notte al riparo tra le fronde di una quercia, ma
quasi non chiusi occhio. Se qualche settimana prima mi
avessero detto che mi sarei ritrovata a dormire all’addiaccio
avrei riso, io, che odiavo persino dormire in tenda! Eppure
ero stata costretta a farlo e al mattino mi alzai tutta
indolenzita e rattrappita. Non sapevo quanto mancasse
ancora per giungere a Gralon perché, aimè, il mio viaggio
d’andata era stata una corsa tra la vita e la morte.
Mi scrollai di dosso i rametti e le foglie e mi rimisi in
cammino, non prima di aver naturalmente mangiucchiato
qualcosa. Intorno a me il terreno iniziava a farsi in salita,
forse il castello di Gralon non era poi così lontano. Era
situato in cima ad una collina ripida e arcigna, collina dalla
quale ero stata trascinata giù come un peso morto. Il solo
pensiero mi dava la nausea. Chiusi gli occhi e cercai di
pensare che presto< cosa avrei fatto? Mi sarei ritrovata di
nuovo ai piedi di quel castello maledetto e Redcliff mi
avrebbe riacciuffata per la collottola e riportata dalla
nonna?
Non era proprio questo che speravo. Volevo ritrovare i miei
amici, vegeti, fuori da quelle prigioni; sarei stata disposta a
tutto pur di trarli in salvo.
Determinata, pronta a ogni cosa e a niente, mi accorsi verso
sera che davanti a me si scorgeva la punta del castello di
Gralon. Era solo un ammasso di chiare pietre in lontananza,
ma questo significava che ero vicina e dovevo stare molto
attenta. Però, man mano che mi avvicinavo, notai di non
avvertire nessun rumore tipico di un esercito accampato.
Forse i soldati di Redcliff avevano già levato le tende?
Tentennai, incerta sul da farsi. Il buio calò molto
velocemente e ben presto mi ritrovai coperta da una coltre
di tenebre.
“Rudy, se solo tu fossi qua con me con i tuoi consigli<”
pensai. All’improvviso qualcosa mi volò in faccia
facendomi perdere l’equilibrio.
― Ma che diamine<! ― esclamai coprendomi il viso con le
mani. ― Cosa diavolo è stato?
Qualcosa di scuro e ampio mi coprì la visuale.
― Vattene, brutto uccellaccio! ― gridai.
― Ancora mi scambi per un uccello? Certo Cristina che sei
proprio imbranata!
Quella voce< ― Oddio! Rudy! ― esclamai fuori di me per
la gioia.
― Sei proprio tu? ― chiesi fissando gli occhi sul pipistrello
che mi volava davanti.
― Certo che sono io! Ma guarda tu se mi devo sentire
paragonare ad un uccello ― rispose Rudy fingendosi
offeso. Io ridacchiai, ― Come hai fatto a trovarmi? Non
sapevi che sono morta? ―
Il pipistrello mi gettò un’occhiata in tralice e i suoi occhi si
illuminarono al buio.
― Sicuro, una morta che parla! Sapevo che ti eri salvata, ho
seguito Redcliff mentre ti portava in quella casetta
sperduta, poi però sono tornato per controllare la
situazione a Gralon.
La mia bocca si ammutolì e divenne piatta.
― Giusto. Hai saputo qualcosa degli altri? ―
Rudy si avvicinò di soppiatto al mio orecchio, come a voler
parlare in segreto.
― Gli altri sono qua ― sussurrò.
― Cosa?! ― esclamai a gran voce.
― E che diamine Cristina! Non urlare! Ti ricordo che siamo
nei pressi del castello di Gralon ― mi rimbeccò Rudy.
― Certo< ― biascicai io, concentrata ― ma loro dove
sono? ―
― Nascosti poco distante da qua, eravamo in viaggio per
venire a prenderti lì in quella casa, ma tu ci hai preceduto.
― Ma< ma< Come hanno fatto ad evadere? ― esclamai
nuovamente. Mi sembrava tutto illogico.
Rudy, spazientito, mi fece cenno di ritirarmi dietro un
albero. Qui svolazzò a un centimetro dal mio orecchio e
disse: ― È stato Jonas a farli uscire. ―
L’immagine del ragazzo prese forma nella mia mente. Era il
figlio del conte Islay, il simil elfo, come lo chiamavo io. Lui
era rimasto all’oscuro delle intenzioni del padre, ma al
momento della nostra cattura non aveva mosso un dito,
neppure per salvare Liry, per la quale provava un evidente
affetto. Fortunatamente si era redento.
― E adesso lui< ― mormorai.
― Ha inscenato tutto, è stato bravo ― rispose Rudy ― è
rimasto al castello del padre ma credo lo faccia per
controllare la situazione. Gli alti gradi dell’esercito di
Redcliff hanno preso possesso del castello in via totalmente
ufficiosa. Islay ha capito di essere stato colto in trappola.
― Quel maledetto! Ben gli sta! ― risposi. Poi mi venne in
mente un’altra cosa. Rudy doveva senz’altro aver visto
Redcliff; glielo domandai.
Il pipistrello fece un espressione strana e poi voltò le ali
librandosi ben al di sopra della mia testa. ― Ti piace
proprio quel mascalzone eh? ― gracchiò. Io arrossì,
incrociando le braccia.
― Rispondi alla mia domanda. ―
Il pipistrello sospirò. ― Ebbene, non ho buone notizie su di
lui. ―
Il cuore prese a battermi all’impazzata. Che intendeva dire
Rudy?
― All’incirca ieri sera, Redcliff è giunto al castello di
Gralon, ma non l’hanno neppure fatto entrare. I suoi soldati
l’hanno arrestato. ―
Dovetti appoggiarmi alla corteccia dell’albero, incredula.
― Arrestato? ― mormorai .
― Io mi trovavo come al solito in avanscoperta. Il giorno
stesso Jonas era riuscito a far evadere Govran e gli altri, li
ha fatti salire all’interno di un carro diretto fuori dal
castello. Capisci che la situazione era pericolosa, se ci
avessero scoperti< ―
― Arriva al sodo! ― stridei, in ansia.
― Ebbene, stavo controllando la situazione al castello
quando ho visto arrivare Redcliff. L’esercito sembrava lo
stesse aspettando, ma non è stato accolto come si conviene
ad un generale. È stato arrestato senza che potesse opporre
resistenza e l’esercito si è rimesso in marcia lasciando dei
soldati a guardia di Islay.
― Dove si sono diretti? ― domandai torturando il laccio
della borraccia.
― Con ogni probabilità al castello del re nero ― rispose
Rudy.
Dunque era così, Redcliff aveva messo in pericolo la sua
vita per salvare la mia e suo padre l’aveva fatto arrestare!
― È assurdo! ― gridai, le lacrime presto iniziarono a
scendere dai miei occhi. Mi scorticai le mani a furia di
stringere la corteccia.
― Quel maledetto del re! Redcliff non lo sospettava
neppure, lui ha fatto di tutto per salvarmi< ―
Rudy si avvicinò al mio volto e cercò di consolarmi, ma di
certo lui non poteva capire il vuoto che provavo dentro.
Redcliff aveva bisogno di me.
― Se speri che lo lascerò al suo destino ti sbagli Rudy ―
mormorai stringendo i denti.
― Cristina perbacco! Ha fatto catturare i tuoi genitori, ha
distrutto Morval! Non è un santo! ―
― Non mi importa se non è un santo, io lo amo Rudy! ―
Il pipistrello svolazzò fino a quasi a toccare la terra con le
ali.
― Oh povero me< ―
Ignorai Rudy e fissai lo sguardo a nord, verso le terre del re
nero. Ora si che avevo un valido motivo per combattere
questa guerra. Il mio vero nemico era il re nero ed io l’avrei
annientato, fosse stata anche l’ultima cosa della mia vita.
3
Rudy mi condusse dai miei compagni, i quali erano celati
da qualche parte in qualche selva. Ero contenta e agitata di
rivederli ma c’era sempre quello strato pesante di nebbia
che mi era caduta sul cuore quando avevo saputo di
Redcliff.
Il pipistrello parlante aveva già detto ai miei amici che ero
rediviva, per cui non mi aspettavo di certo
quell’accoglienza da ritorno dall’aldilà che ricevetti. Erano
tutti seduti a terra, con l’aria smunta e triste. Quando
blaterai un: ― Ciao ragazzi― questi alzarono lo sguardo e
mi fissarono sconvolti.
― Cristina! ― esclamò Liry facendo un balzo e volando
quasi nella mia direzione.
― Liry< ― mormorai soffocata dall’irruenza di mia
cugina. Avevo già ricevuto un’accoglienza simile di ritorno
dall’altra dimensione ma non ci avevo ancora fatto
l’abitudine.
― Sei viva< hai ancora i tuoi splendidi capelli! ― balbettò
Liry piangendo. Con molta cautela la staccai da me e fissai i
miei occhi nei suoi color ambra.
― Sto bene, Liry, piuttosto voi state tutti bene ? ― risposi.
Fui distratta dalla figura che lentamente si era posta al suo
fianco: era Govran, il fratello gemello di Liry.
― Govran< ― farfugliai, imbarazzata. Tra me e lui c’era
stata una discussione ambigua.
I suoi occhi ambrati mi fissarono con intensità; notai che era
più magro dell’ultima volta, ma i suoi muscoli dorati
spiccavano comunque lucenti e sodi. Aveva i capelli biondi
spettinati e una leggera barba gli copriva il mento.
Sembrava certo più uomo dell’ultima volta che l’avevo
visto.
― Cristina mi sei mancata ― mormorò con intensità.
Govran mi amava, me l’aveva gridato in faccia senza mezzi
termini. Io evitai di guardarlo e cercai invece nella notte
Urien, la maga.
Questa era rimasta dietro ai fratelli, con le braccia conserte e
l’immutabile vestito blu e mi stava osservando con
sorpresa.
― I tuoi capelli< ― sussurrò. Sì, i miei capelli. Erano stati
portati via dal mostro del fiume Tangi ma fortunatamente
la nonna di Redcliff era riuscita a donarmeli di nuovo. Mi
toccai la chioma e sospirai sollevata. C’erano ancora.
― Ciao Urien ― dissi rivolta alla maga. Lei mi fece un
semplice cenno del capo e non aggiunse altro; entrambe
non provavamo molta simpatia l’una per l’altra.
― Cosa si fa adesso che siamo di nuovo insieme, ragazzi?
― chiese Liry.
― Tutte le contee sono state asservite al re nero, abbiamo
perso questa guerra ― rispose Urien.
Govran le gettò uno sguardo in tralice.
― Non è un buon motivo per arrendersi. ―
― Ragazzi ― intervenni alzando le mani. Avevo subito
capito che l’atmosfera era tesa.
― Io ho bisogno del vostro aiuto. ―
Rudy, che era rimasto a testa in giù su un ramo, esclamò un
commento poco carino facendo notare a tutti la sua
presenza.
Gli gettai un’occhiataccia e lo ignorai.
― Redcliff è stato catturato dal suo stesso esercito, io devo
liberarlo. ―
Se Liry strabuzzò gli occhi per lo stupore, Govran mi uccise
con un’occhiata assassina.
― Ma sei impazzita? Quel maledetto ha avuto quello che si
meritava! ―
― Govran, Redcliff mi ha salvato la vita, è per questo che il
suo esercito non si fida più di lui e quel maledetto di suo
padre<. ― strinsi i pugni per la rabbia. Sapevo già che non
mi avrebbero capita.
― Non me ne importa niente Cristina! Io non rischierò mai
la mia vita per lui! ― sbraitò Govran con voce ruggente.
― Aspettate ― la voce non attesa di Urien si levò nella
notte.
― Io penso che Cristina abbia ragione. Redcliff le ha salvato
la vita, potrebbe esserci utile se si schierasse contro suo
padre. ―
Guardai la maga senza capire. I suoi lunghi capelli castani
le scendevano lisci ai lati del volto pallido; da quando in
qua era dalla mia parte?
Govran strinse i pugni e sputò veleno; ― Maledizione fate
come vi pare, ma siete delle sciocche! ― detto questo si
allontanò tra le frasche. Liry mi guardò con occhi
supplichevoli.
― Perdonalo Cristina ― disse.
― Fa niente Liry, anche senza di voi, non so come, io devo
aiutarlo. ―
― Io sono con te ― mormorò Urien.
― Anche io cugina ― ribatté Liry anche se era
evidentemente combattuta tra la fedeltà al fratello e quella
verso di me.
― Come siete stucchevoli ragazze! Intanto spostiamoci da
questo posto, vi ricordo che voi siete degli evasi e Cristina è
teoricamente morta ― stridette Rudy.
Tentai di afferrare il pipistrello e di ucciderlo, poi però
dissi: ― Venite come me, so io dove possiamo andare. ―
Liry e Urien annuirono con il capo. Avevo deciso di
fermarmi per riflettere sul da farsi a casa di Sabillia. Ero
certa che non avrebbe preso bene la notizia dell’arresto di
Redcliff.
Poi, però, mi ricordai che mancava qualcuno all’appello.
― Toddy dov’è? ― domandai.
― Uff, non ti preoccupare, non l’abbiamo lasciato a
macellare come volevano fare gli uomini di Gralon ―
rispose Rudy.
Macello? Impallidii, il mio povero, dolce, cavallo strano!
― Toddy! ― gridai. Da dietro un grosso albero di pino
spuntò fuori di corsa un cavallo dal manto color sabbia e la
criniera bianco panna.
― Cristina! ― nitrì Toddy. In un secondo fu davanti a me e
infilò il suo tenero muso sotto al mio braccio. ― Oh Cristina
cara mi sei mancata! ―
Liry ridacchiò e accarezzò il cavallo a sua volta. ― Jonas è
stato un grande, ha legato i nostri cavalli al carro che ci ha
condotto fuori dal castello: è un eroe.
Lanciai un’occhiata in tralice a Liry che aveva gli occhi a
forma di cuore. Qualcuno tossicchiò; ― Mi duole
interrompere questo momento, ma forse sarebbe meglio
muoverci ― disse Urien.
Io annuii;― Giusto, muoviamoci. Liry, chiama Govran per
favore. ―
― Sissignora ― rispose la ragazza annuendo. Mi chiesi
ancora una volta come mai tutta quella deferenza nei miei
confronti. Liry si mosse veloce sparendo nel buio. Dopo
poco ricomparve con un Govran ancora piuttosto
arrabbiato. In ogni caso disse: ― Ti seguo. ―
Io lo ringraziai con un sorriso e feci loro strada.
In breve tempo fui di nuovo in vista della casetta di Sabillia.
Da fuori assomigliava molto a quel genere di casupole
disegnate nei libri di favole, tipo la casa della nonna di
Cappuccetto Rosso.
Chissà cosa avrebbe pensato vedendomi tornare così presto
e con un largo seguito. Feci cenno ai miei compagni di
attendermi fuori, smontai da Toddy e mi diressi verso
l’ingresso. Bussai sulla porta di legno che era alta quanto
me. Dopo pochi istanti la maga aprì.
― Ciao Cristina cara ― disse, come se nulla fosse.
Strabuzzai gli occhi, un po’ sorpresa.
― Sabillia mi dispiace di essere di nuovo qua ma è successa
una cosa triste, purtroppo. Redcliff è stato arrestato dal suo
stesso esercito. ―
La maga non si scompose, continuò a guardarmi negli occhi
e disse: ― Il destino si sta compiendo. ―
Non risposi, l’anziana era totalmente al di fuori della mia
capacità di giudizio.
― Sono venuta qui a chiedere un riparo momentaneo per
me e per i miei compagni, giusto per fare il punto della
situazione e decidere sul da farsi. ―
― Ma certo cara, di ai tuoi amici che possono entrare. ―
Con gli occhi piccoli e rugosi, Sabillia pose lo sguardo sui
miei compagni, ma poi lo tenne fisso su Urien.
― Interessante< ― mormorò.
Tossicchiando imbarazzata, feci cenno ai miei compagni di
raggiungermi. Govran era talmente arrabbiato da negarmi
anche un solo sguardo. Ci rimasi male, gli volevo bene e
non volevo certo arrivare a questo. Liry scrollò le spalle e
Urien avanzò a testa alta come suo solito. Sabillia ci fece
accomodare nella angusta cucina e dopo averci offerto una
delle sue gustose torte, finalmente mi permise di parlare e
di sfogare la mia agitazione.
― Sabillia dimmi come posso fare per salvare Redcliff. Tu
conosci la fortezza del re nero, puoi aiutarmi! ―
― Aiutarti? ― gracchiò Rudy da un lato indefinito della
stanza ― Da quando in qua hai deciso di fare tutto da sola?
Lo guardai torvo. ― Non ho intenzione di fare tutto da
sola! Ma se voi non vorrete seguirmi andrò sola. ― Il
pipistrello alzò gli occhi al cielo.
― Da sola non avresti alcuna possibilità, mia cara Cristina
― intervenne Sabillia con voce tranquilla e i gomiti puntati
sul tavolo.
― Il castello del re nero è un luogo oscuro tanto quanto il
suo padrone. Se vuoi avere almeno una possibilità di
salvare mio nipote Redcliff devi essere aiutata e,
possibilmente da un mago.
Govran strabuzzò gli occhi per lo stupore e sbatté
violentemente un pugno sul tavolo.
― Nonna? Voi siete la nonna di quel pazzo? Siamo già
arrivati alle presentazioni ufficiali vedo ― sbraitò. Lo
fissai, impallidendo.
― Govran abbi un po’ di rispetto per Sabillia. Non centra
niente il fatto che sia la nonna di Redcliff, lei mi ha salvato
la vita, è una maga potente. ―
In risposta il ragazzo mi fulminò con i suoi occhi d’ambra.
Avrei dovuto parlarci, farlo calmare in un modo o
nell’altro.
― Io ho già detto a Cristina che sarò con lei ― intervenne
Urien con tono pacato. La guardai, sorridendo debolmente.
Possibile che fosse proprio lei l’unica d’accordo con me?
Sabillia scrutò nuovamente Urien ma lei evitò quello
sguardo penetrante ostinandosi a fissare un punto vuoto
davanti a sé.
― Anche io ― rispose Liry debolmente.
― Purtroppo anche io, ― stridette Rudy, ― vorrei ben
vedere cosa combinerebbe senza di me. ―
― Govran< ― sussurrai voltandomi verso di lui. Se non
avesse deciso di seguirci ci saremmo trovate certo nei guai.
Govran era un combattente abile ed era anche l’unico uomo
del gruppo. Un gruppo di donne sole non sarebbe certo
stato ben visto, in viaggio per le contee. Lui tenne lo
sguardo basso ma aveva i denti stretti in una morsa. Sapevo
di avergli chiesto più di quanto meritassi.
― Ci sono anche i miei veri genitori lassù, prigionieri al
castello, dobbiamo liberarli ― aggiunsi.
Era vero, i miei genitori era stati catturati da Redcliff e
portati al castello del re, di modo che mio padre potesse
rendergli i servigi di ottimo fabbro qual’era. Avendo perso
tutti i ricordi della mia prima vita, non li rammentavo
tranne che per pochi dettagli. Ma erano pur sempre coloro
che mi avevano amata e dato la vita.
All’improvviso Govran si voltò verso di me; desiderai
distogliere gli occhi dai suoi ma non ci riuscii. ― Non posso
abbandonarti Cristina e sai perché. ― Le mie gote
arrossarono all’improvviso, non mi ero aspettata che lui
fosse così diretto davanti ad altre persone. Poi Govran si
alzò e sbattendo la porta della casetta ci lasciò sole.
― Em< dunque è deciso, partiamo alla volta del castello
del re nero ― biasciai. Nessuno rispose, Rudy si schiarì la
gola. Poi, però, la voce anziana di Sabillia ruppe il silenzio.
― Verrò con voi. ―
Alzai di scatto la testa, stupita, e la guardai.
― Ma che dite Sabillia, voi< ―
― Cosa? Pensi che sia troppo anziana Cristina? Sono
l’unica di voi che conosce il castello. Tranquilli, non vi
rallenterò. ―
― No ma cosa dite! Non è per questo< ― Ci pensai un
attimo su, guardando la maga. Sembrava molto vecchia ma
aveva dato spesso prova della sua vitalità. Di certo ci
avrebbe aiutati, Redcliff era suo nipote.
― Vi ringrazio ― risposi.
― Rifocillatevi e riposatevi ― riprese Sabillia ― partiremo
domattina. ―
Detto questo la maga si alzò e lasciò la stanza.
4
Govran era seduto sotto uno spicchio di luna. I suoi capelli
biondi rilucevano di riflessi dorati e il naso dritto era rivolto
alle stelle. Mi morsi un labbro, imbarazzata. Cosa avrei
potuto dirgli? Cosa si dice ad un uomo innamorato di te al
quale stai chiedendo di andare a salvare il suo rivale?
― Govran< ― mormorai tendendo un braccio e
appoggiandolo sulla sua spalla. Lui sobbalzò leggermente
ma quando vide che ero io disse: ― Che diavolo vuoi? ―
Ignorando le sue parole, mi sedetti al suo fianco. Eravamo
fuori la casa di Sabillia, sulla panca accostata al muro nella
quale mi ero seduta varie volte.
― Mi dispiace che tu ce l’abbia con me, ma ti capisco. ―
“Ti capisco” c’era una cosa più idiota di quella da dire?
― Mi capisci? ― sbraitò infatti lui ― Come puoi capirmi
Cristina? Adesso ti spiegherò bene come mi sento, come
l’abisso che tu hai scavato dentro di me si faccia ogni giorno
più profondo. ―
Io deglutii, desiderando scappare, desiderando che fosse
ancora qualche notte prima, quando ero corsa nel bosco e
avevo trovato Redcliff. Ora invece c’era lo stesso cielo, le
stesse stelle, lo stesso profumo, ma lui no.
― Prima che tu trasmigrassi nell’altra dimensione in un
eccesso di stoltezza o di coraggio, non so quale delle due,
non mi amavi questo lo sapevo ― riprese Govran ― ma ti
fidavi e provavi un profondo affetto verso di me. ―
― Govran anche adesso provo affetto per te! ― esclamai,
ma lui mi fermò prontamente con un cenno della mano.
― Lasciami finire. Più di ogni altra cosa odiavi Redcliff, ciò
che lui rappresentava; pensavi avesse distrutto la tua
famiglia e volevi vendetta. Ma poi, quando sei tornata da
quell’altro mondo, tu non sei più stata la stessa. O meglio,
per certi versi eri ancora tu, ancora più bella, più dolce,
più... ― Avvampai nuovamente. ― Ma< hai perso il senso
della vendetta, il rispetto verso le tue origini e il tuo onore.
Mi hai detto di essere stata quattro anni con un uomo
nell’altra dimensione e poi che l’hai abbandonato per
tornare da noi e, non contenta, ti sei concessa al tuo nemico,
Redcliff. ―
Alle sue parole mi indignai. Mi voltai verso di lui e lo
strattonai costringendomi a guardami negli occhi.
― Mi stai dando della sgualdrina per caso? ―
― Sì ― rispose lui di getto ― la vera Cristina non si
sarebbe mai comportata così! ―
Gli mollai uno schiaffo in faccia, forse era troppo
cinematografico ma sicuramente liberatorio. Chi era
Govran per permettersi di giudicarmi? Io ero una donna
adulta di quasi ventitré anni e non mi andava di essere
trattata in quel modo. Govran si massaggiò la guancia,
certamente non gli avevo fatto male. Infatti sorrise.
― Nonostante tutto mi piaci troppo. ― Temetti che si
sarebbe gettato contro di me per cui mi alzai di scatto.
― Scusami Govran io voglio soltanto che tra di noi le cose
tornino come prima. ― Lui si alzò a sua volta, gli occhi
ambrati socchiusi e lucenti.
― Sicuro Cristina, contaci. Se pensi che ti lascerò a lui ti
sbagli, tu sarai mia come sarebbe dovuto essere, perché io ti
amo, io! Non lui. ― Detto questo Govran entrò in casa
lasciandomi sola e turbata.
La notte dormii a tratti, a momenti sognando sprazzi di vita
perduta e occhi bui insieme ad occhi ambra che mi
accusavano, mi facevano sentire sporca. Poi al mattino fui
troppo impegnata a prepararmi per la partenza e non ebbi
tempo di pensare a Govran.
Stabilito che dovevo fingermi ancora morta e Govran, Liry
e Urien dei fuggiaschi, decidemmo di partire con un carro,
in incognito. Sabillia ne possedeva uno malmesso che
grazie ad una piccola magia di Urien divenne come nuovo.
Era il tipico calesse di legno con un tendone bianco sopra,
simile a quelli che si vedevano nei film western. Al giogo vi
legammo i cavalli di Govran e Liry;Toddy e il destriero di
Urien furono legati dietro e avrebbero dato il cambio a
Rosaline e Jones. Rudy avrebbe viaggiato in avanscoperta
per avvisarci in caso di soldati nei paraggi. Io, Liry e Urien
indossammo lunghi abiti da donne borghesi e coprimmo il
nostro capo con delle stoffe. Lo stesso fece Sabillia, mentre
Govran vestì pantaloni di seta e casacca blu di cotone
stretta al petto da una cintura di cuoio. La nostra copertura
doveva essere questa: saremmo stati la famiglia di un
mercante, Govran, in viaggio per vendere le sue mercanzie
al castello del re. Sabillia sarebbe stata l’anziana madre di
Govran e Liry non poteva che essere la sorella di
quest’ultimo. Il mercante doveva avere una moglie e mi
sembrava corretto che fosse Urien ad interpretare quella
parte ma Govran, con un sorriso sghembo, insistette che
dovevo per forza essere io. Mi arresi, nonostante avessi
notato un certo nervosismo in Urien. A lei fu rilegata la
parte di mia cugina. A quel punto Urien doveva odiarmi
profondamente anche se a vederla non sembrava affatto.
“Forse la prigionia le ha fatto bene” pensai.
In verità non avevamo alcuna mercanzia da vendere, per
cui ammassammo le nostre provviste all’interno del carro e
Urien utilizzò un incantesimo per renderle preziose stoffe
agli occhi di chi, all’infuori di noi, avrebbe guardato sotto al
telo. La copertura sembrava perfetta, ma lo sarebbe stata
per davvero?
Noi donne montammo all’interno del carro e Govran si
pose alla guida dei cavalli. Per la seconda volta nel giro di
tre giorni lasciavo nuovamente la casa in cui ero stata
riportata alla vita.
Cristina vi aspetta a Gennaio su Amazon e sui maggiori store on
line… ;)