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CROCIFISSO RESTAURATO RITORNA FINALMENTE A “CASA”-foto Scritto da Dalila Bellacicco Martedì 26 Giugno 2012 06:47 Il 16 giugno, intorno alle 22.00 il Crocifisso di Fra’ Angelo da Pietrafitta è tornato nella sua Chiesa, intitolata a Sant’Antonio ma a Lui da sempre consacrata dalla devozione popolare. La solenne processione - partita dalla Chiesa dell’Immacolata di Lourdes che per prima ha accolto l’opera restaurata - si è avviata alle 20.30, dopo la celebrazione eucaristica. Tantissimi i fedeli al seguito del corteo, in commossa e partecipe contemplazione. La mattina successiva dopo la celebrazione eucaristica il Crocifisso è stato risposto nella sua nicchia. L’11 giugno il Comitato della Chiesa di Sant’Antonio, la comunità parrocchiale ed i piccini della scuola materna dell’Immacolata di Lourdes hanno atteso trepidanti l’arrivo del Crocifisso e con don Mimmo Parlavecchia - responsabile nazionale delle Missioni del Preziosissimo Sangue – scoperto i 1 / 5

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CROCIFISSO RESTAURATO RITORNA FINALMENTE A “CASA”-foto

Scritto da Dalila BellaciccoMartedì 26 Giugno 2012 06:47

Il 16 giugno, intorno alle 22.00 il Crocifisso di Fra’ Angelo da Pietrafitta è tornato nella suaChiesa, intitolata a Sant’Antonio ma a Lui da sempre consacrata dalla devozione popolare.

La solenne processione - partita dalla Chiesa dell’Immacolata di Lourdes che per prima haaccolto l’opera restaurata - si è avviata alle 20.30, dopo la celebrazione eucaristica. Tantissimi ifedeli al seguito del corteo, in commossa e partecipe contemplazione. La mattina successivadopo la celebrazione eucaristica il Crocifisso è stato risposto nella sua nicchia.

L’11 giugno il Comitato della Chiesa di Sant’Antonio, la comunità parrocchiale ed i piccini dellascuola materna dell’Immacolata di Lourdes hanno atteso trepidanti l’arrivo del Crocifisso e condon Mimmo Parlavecchia - responsabile nazionale delle Missioni del Preziosissimo Sangue –scoperto i

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misteri della Croce. Dal 1933 il Crocifisso - protetto da un pesante cristallo incorniciato dal legno intagliato dalmaestro Giuseppe Vinci e “dorato”da FilippoDentico –non era più stato spostato dal suo caveau. Secondo “leggenda” per scongiurare i violentitemporali che ne funestavano il tragitto, secondo “scienza e coscienza” per la fragilità causataall’opera dai tarli. Numerosissimi i fedeli che hanno accompagnato la Croce. Non poterne ammirare per intero losplendore e sostenerne il “peso”, ha creato un iniziale disappunto. Non tutti erano, infatti, alcorrente che per evitare traumi cinetici si è preferito lasciar trasportare il Crocifisso da personeesperte in posizione semiorizzontale, come suggerito dalla restauratrice Maria Gaetana diCapua . Dall’11 giugno don Mimmo Parlavecchia ha guidato i fedeli alla riscoperta del valore dellaCroce nel mondo cristiano, da lui definita “un invito alla vita da parte di Colui che ha donato lasua“ affinché la speranza nella resurrezione e la Fede che sul sacro legno della sofferenzagemmano, non ven

gano mai meno. Un dialogo importante per “leggere” attraverso il crocifisso nel proprio cuore eritrovare il senso della vita. “Il Crocifisso è un invito a guardare Gesù ma è anche un simbolo culturale che esorta allatolleranza e al rispetto reciproco, testimonianza iconografica e teologica dell’amore che sisublima nel sacrificio di sé.” Grazie a questo percorso di sensibilizzazione, la Croce è stata illuminata da una sacralitàprofonda che ha reso ancor più emozionante l’incontro del 14 giugno, introdotto dal professor Mario Girardi, ordinario di Letteratura cristiana antica, nonché prestigioso storico e ardente sostenitore delpatrimonio artistico, religioso e devozionale. (http://www.gioianet.it/attualita/4980-mario-girardi-e-padre-de-santis-accolgono-il-crocifisso-foto.html) Dopo aver ringraziato il Comitato della Chiesa di Sant’Antonio e tutti i fedeli che con le loroofferte hanno contribuito ad “uno dei restauri - a suo dire - più sofferti e ricchi di

soddisfazione”, ha ricordato Tonino Masi, componente storico del Comitato nonchédevotissimo custode della Chiesa - di cui fu mentore finché visse - e del Crocifisso che tantoamò. Masi mostrò al professor Girardi quel che nessuno aveva mai visto: la piaga sulla spalladel Crocifisso, invisibile ai più, formatasi nel portare la croce, caratteristica dei Crocifissi di Fra’Angelo, come poi scoperto attraverso le ricerche documentarie. La parola è quindi passata alla restauratrice Maria Gaetana Di Capua, negli anni sempre piùvicina alla comunità cui ha restituito opere splendidamente restaurate. “Restauro non è solo rendersi cura, ma scavare nel tessuto delle opere che vanno oltre lavita delle persone . Nel momento del restauroscopriamo cosa ha subito un’opera devozionale, scrutiamo nella pellicola pittorica, negli strati, talvolta scopriamo proprio attraverso gli interventi conservativi quanto i fedelitenessero al manufatto. Questo Crocifisso - afferma la restauratrice - è una eccezionale opera scultorea di grandezzanaturale molto suggestiva, con occhi semiaperti, capo reclinato, ferite e livore particolarmenterealistici. Dopo aver asportato sudiciume, pulviscolo e vernice, abbiamo ritrovato i coloriseicenteschi sotto svariati strati pittorici. Il più recente risale al XX secolo. Sono stati usati colori ad olio precari e scadenti ch

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e hanno alterato le cromie sottostanti, reinterpretando le sgocciolature di sangue. Lo stratoottocentesco ha rivelato un colore verdognolo diffuso su arti e volto e sgocciolature dicera per simulare i fiotti di sangue. Il primo intervento risale al ‘700, a conferma che la scultura era oggetto di vera devozione.” “Questo primo restauro fu integrale - continua la Di Capua -, interessò volto, braccia e artiinferiori. Sulla scultura composta da quattro innesti lignei ben uniti, è visibile un taglioall’attacco delle braccia. Il torace risulta essere stato ristuccato e ricompattato nell’800. Vittima dei tarli che hanno invaso bacino e perizomacausando gravi danni, anche la colonna vertebrale, anch’essa insanguinata, scolpita mettendo in rilievo le vertebre.” “Senza gli interventi conservativi adottati in passato con mezzi di fortuna, anche se non semprecorretti - conclude la Di Capua -, forse l’opera sarebbe andata distrutta. Con la sovrintendenzae i membri del Comitato si è deciso

cosa salvare e cosa lasciare, spiegando cosa sarebbe successo dopo aver rimosso tutta lafinitura del XX secolo. Il violento attacco dei tarli e le bruciature causate dall’illuminazione dellecandele hanno lasciato solo alcune isole di colore originale, da qui la difficoltà oggettivariscontrata nel recupero.” Mario Girardi ha quindi introdotto Padre Luigi De Santis, psicologo, sociologo e storicofrancescano che ha raccolto l’eredità di Padre Benigno Perrone. Padre Luigi è direttore di Miscellanea FranciscanaSalentina,rivista di cultura della Provincia dei Frati Minori di Leccesu cui è stato pubblicato un suoprezioso contributo sul Crocifisso di Lequile, realizzato nel 1693 da Fra’ Angelo. Padre De Santis attraverso una vera e propria lectio magistralis ha guidato i presenti inun excursus storico molto interessante. “E’ paradossale ma la devozione nei confronti

della croce non è immediata. Per i primi nove secoli l’iconografia ci presenta un Cristotrionfatore , glorioso, in posizione eretta. A partire dal X secolodal Christus triumphans si passa al Christus patiens, sofferente. San Paolo afferma che il solo osservare il Crocifisso era considerato scandaloso dai Giudeie stolto dai pagani. Nel Deuteronomio un uomo appeso alla croce è maledetto da Dioed escluso dalla vita e dal perdono. Nel codice di Hammurabi la crocifissione è considerata la pena più infamante, il supplizio più terribile, la più turpe delle morti. E’ grazie ad Innocenzo III(1198 – 1216) che il Crocifisso trova collocazione sull’altare tra due candelieri. Nel 1238 – 1239 Luigi IX- re di Francia e terziario francescano - acquista la corona di spine da Baldovino IIinsieme ad una "teca reliquiario" con diversi frammenti della santa Croce. Leone Xnel 1517, subito dopo il Concilio di Trento, riconferma la norma di collocare il Crocifisso su ognialtare.” “Questa devozione – continua Padre De Santis - porta Fra

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ncescani, Osservanti e Riformati alla creazione di scuole di scultura religiosa. “Sculptor eximius ”capostipite della schiera dei Frati scultori fu Umile Pintorno da Petralia Soprana(Palermo, 1600 – 1639). Di lui si racconta che prima di scolpire il Crocifisso si nutrisse di solo pane ed acquavivendo per settimane in grande, commossa prostrazione. Il frate scolpì 33 Crocifissi.” “In Sicilia e Calabria – continua l’esimio Padre de Santis – l’influsso di altri scultori tra cui Antonello Cagini di Domenico(1478 – 1536) e dello spagnolo Hernandez Gregorio(1576 – 1636) che diede avvio al naturalismo del Cristo livido e insanguinato, influenzarono nonsolo Fra’ Umile ma anche i maestri Giovan Battista e Stefano Li Volpi di Nicosia, presso la cui bottega Fra’ Umile parrebbe abbia appreso i rudimenti dell’arte scultorea.” “Padre Innocenzo da Petralia Soprana fu il suo miglior discepolo, insieme a Padre Giovannida Reggio Calabria, Fra’ Diego

da Careri e Fra’ Stefano da Piazza Armerina, questi ultimi maestri di Fra’ Angelo daPietrafitta , natopresumibilmente nel 1640 e morto nel 1699, tre anni dopo aver scolpito il Crocifisso gioiese.” (http://www.gioianet.it/cultura/1730-ritorna-la-festa-del-crocifisso-tra-fede-storia-arte-e-leggenda-.html) “La prima scultura di Fra’ Angelo datata 1686, conquistò a tal punto i suoi superiori da spingerlia commissionare un crocifisso per la Chiesa di San Francesco a Ripa, in Roma che giàospitava la scultura di Fra’ Innocenzo da Petralia.” Il crocifisso ligneo che più ricorda quello gioiese anche nella misura (2,15 per 1,75), fu scolpitodal Frate a Lequile, in provincia di Lecce. “E’ un’opera pervasa di sano verismo - continua Padre Luigi - lo den

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otano i rivoli di sangue, le piaghe, le lacerazioni, il volto affusolato, con gli occhi socchiusi e lacorona di spine introdotta nell’iconografia da San Luigi IX, re di Francia terziario francescanonel 1254. Una delle spine - secondoSant’Agostino simbolo di sofferenza e umiliazione - perfora l’orecchio sinistro del Cristo, per mostrarla i capelli sono scostati. Il costato trafitto è stato “traslato” dagli artisti sul lato destro, in quanto parte nobile, solare, simbolo di forza e regalità secondo la cultura egizia eantico testamentaria. Dalla ferita sgorga sangue e acqua, allegoria della nascita della Chiesa. Le ferite sono scolpite nel legno, stuccate e poi dipinte.” Padre Luigi trasforma in poesia la lettura teologica del volto di Cristo. “Solo quando il linguaggio scompare si comincia a vedere e quando la visione è quelladel volto di Cristo crocifisso, si entra in una dimensione rarefatta, che sfocia nellacontemplazione. ” Al momento del commiato Gianni Santamaria, componente del Comitato, ha ringraziato anome di tutti, i relatori ed invitato i presenti e l’assessore alla Cultura Piera De Giorgia vigilare sulla “salute” della Chiesa di Sant’Antonio. Senza le opportune opere dimanutenzione, le opere restaurate potrebbero a breve ritrovarsi nuovamente nel degrado acausa delle infiltrazioni di acqua dal tetto. Scatti fotografici a cura di Mario Di Giuseppe a cui vanno i nostri più sinceri ringraziamenti perla sua disponibilità.

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