cultura la stagione in cui imparai l'arte di perdere tutto ......gota kristf, trilogia della...

1
Corriere della Sera Domenica 11 Febbraio 2018 35 La stagione in cui imparai l’arte di perdere tutto E state, il romanzo di Leonardo Co- lombati ora in uscita per Monda- dori, ha questo folgorante incipit: «Avevo tutto: una famiglia, i soldi, l’amore, il rispetto. E il Sea-Gull Hôtel des Étrangers. Non mi è rimasto più niente». Una catastrofe improvvisa. Una ricchezza bruciata, incenerita. Una disgrazia che manda in fumo relazioni che sembravano stabili, un equilibrio precario eppure pa- radossalmente tenace nella sua perenne volatilità. E poi un lavoro, svanito. Un luo- go della memoria, distrutto. Persino la sti- ma di una figlia, messa in discussione: lo scenario più terribile e angoscioso. Jacopo D’Alverno, il protagonista, sembra andare alla deriva dopo che un incendio ha deva- stato un albergo rosa a picco sul mare, un resort di lusso, confortevole, un po’ fuori dal mondo, e di cui aveva rilevato il co- mando quando il padre non ce l’ha più fat- ta. Lo raccoglie oramai a pezzi Astrid, la ragazza di cui Jacopo era follemente inna- morato da ragazzo e che aveva tentato di conquistare, adolescente sventato, con una lettera in cui le comunicava di essere affetto da un finto tumore. Ora, dopo la catastrofe, lei lo porta in Norvegia ad assi- stere a due eventi emotivamente sopra le righe. Uno è il concerto di Bruce Springsteen, di cui lo scrittore Colombati in persona è notoriamente smodato fan (insieme a Francesco Totti), e che rappresenta quasi una liberazione degli istinti compressi, la catarsi dionisiaca, l’abbandonarsi a una musica che è anche un movimento del- l’anima, un ritmo insieme eccitante e fa- miliare. L’altro è un evento pericoloso e perturbante, un incontro con l’orrore che rimpicciolisce drammaticamente ciò che è accaduto a Jacopo nel giorno della di- sgrazia per metterlo a contatto con l’in- commensurabilmente spaventoso di un eccidio disumano. L’evento è il processo celebrato in Norvegia contro Anders Behring Breivik, il folle neonazista e su- prematista bianco che nel 2011 aveva ster- minato a Oslo e sull’isola di Utoya settan- tasette persone. Un episodio raccapric- ciante che tutti noi tendiamo a dimentica- re per non fare i conti con la spaventosa ferocia con cui la strage venne compiuta. Breivik sbarcò sull’isola che in quel mo- mento ospitava un campeggio di giovani laburisti e mise in atto la mattanza di quei giovani che fuggivano, si buttavano dispe- ratamente in acqua, si nascondevano ne- gli anfratti della boscaglia per non essere colpiti da un omicida che ne voleva ucci- Anticipazioni Esce martedì «Estate» (Mondadori) di Leonardo Colombati, storia di un quarantenne a cui un incendio cambia la vita L’autore Estate, di Leonardo Colombati, sarà in libreria da martedì (Mondadori, pp. 264, e 19) Colombati (in alto) è nato a Roma nel 1970. Nel 2016 ha fondato con Emanuele Trevi la scuola di scrittura «Molly Bloom». Dal numero di marzo, sarà uno dei diret- tori di «Nuovi Argomenti» Ha pubblica- to i romanzi Perceber (Siro- ni, 2005; Fan- dango, 2010), Rio (Rizzoli, 2007) e Il re (Mondadori, 2009) di Pierluigi Battista dere quanti più fosse possibile. Una strage insensata e atroce, che mette l’umanità al cospetto degli abissi, del demoniaco, del- la perdizione. E Jacopo, a un certo punto, da dietro le transenne del pubblico incro- cia lo sguardo gelido e crudele di Breivik. L’assassino non pentito lo fissa, lo fulmi- na con gli occhi ancora carichi di una spie- tatezza non placata. E Jacopo ne viene tur- bato nel profondo, attraversato da un bri- vido di spavento ma anche di torbida at- trazione per qualcosa di indecifrabile nella sua smisuratezza apparentemente insensata. Ecco, l’insensatezza di una strage di quelle dimensioni non ha niente a che fa- re con quella, pur dolorosa, che oscura gli orizzonti di una vita prigioniera della sua «normalità». Ma per il protagonista del romanzo di Colombati la distruzione del suo albergo e della sua stessa ragione di vita rappresenta un cataclisma che getta l’intera sua esistenza nell’insensato, nel marginale, nell’insignificante. Jacopo sco- pre che la sua vita è irrimediabilmente an- gariata da una serie impressionante di «conti in rosso». Scorrono nelle pagine del romanzo le persone che su di lui han- no contato in modo indelebile, le occasio- ni mancate, tantissime, i risultati merito- riamente acquisiti, pochissimi. Ma se c’è qualcosa che angustia la mente e lo spirito dopo la catastrofe che mette fine alla sua esperienza di dirigente di un albergo an- dato in fumo con un incendio devastante è la crisi nel rapporto con la figlia. Quando va a fuoco l’albergo, Colombati racconta una scena che richiama il Lord Jim di Con- rad, l’appuntamento mancato con il co- raggio, l’esitazione di fronte al pericolo. Il sospetto che lui, nei momenti tragici del- l’incendio, abbia d’istinto scelto di occu- parsi dell’albergo anziché della famiglia getta del veleno negli affetti e nell’amore che non potrà più essere riassorbito del tutto. Colombati descrive con grande effica- cia i pericoli che si annidano anche nelle vite apparentemente meno esposte alla tragedia, trascorse tra un campo da tennis e uno spicchio di mare blu. Le incertezze, gli strati neri dell’esistenza addomesticati, tenuti a bada nella routine della normalità ma destinati a esplodere quando tutto fi- nisce per crollare. Specialmente nel bollo- re dell’estate. © RIPRODUZIONE RISERVATA Camicie rosse e Dante, l’immaginario dell’Italia che non c’è più di Antonio Carioti Saggi Una raccolta di Fulvio Conti, edita da Pacini, indaga sulla percezione e sulla diffusione dei valori tra Risorgimento e Novecento N ello scorso novembre il centocinquantesimo an- niversario della battaglia di Mentana è passato inosserva- to. E non si deve pensare che questo sia dovuto all’esito infeli- ce dello scontro, che nel 1867 vi- de i volontari garibaldini cedere alle forze soverchianti dell’eser- cito pontificio e del corpo di spedizione francese inviato a soccorrere Pio IX. Dato che tre anni dopo ci fu la breccia di Porta Pia con l’annes- sione di Roma all’Italia, che era poi l’obiettivo della precedente sfortunata campagna di Giusep- pe Garibaldi, la sconfitta venne presto ricordata come la pre- messa del compimento del- l’unità nazionale. E caddero i motivi di contesa tra l’Italia go- vernativa liberale e i combatten- ti irregolari in camicia rossa che avevano contrassegnato gli eventi del 1867. A Milano nel 1882 piazza San- ta Marta venne intitolata alla battaglia di Mentana (tuttora si chiama così) e simili toponimi si trovano in molti altri centri. Come ricorda Fulvio Conti in uno dei saggi contenuti nel suo volume Italia immaginata. Sentimenti, memorie e politica fra Otto e Novecento (Pacini editore), era piuttosto la memo- ria di un’altra vicenda garibaldi- na, lo scontro dell’Aspromonte, gran parte degli argomenti ap- profonditi da Conti con indub- bio rigore filologico. La passio- ne tricolore, il culto dei martiri risorgimentali, il richiamo a Dante come profeta dell’identi- tà italiana sono piuttosto lonta- ni dall’immaginario collettivo dei nostri giorni. Sarà che nel mondo globale l’Italia come Paese — ben rap- presentata dalla moda e dalla cucina — vale molto più che co- me Stato, ma certo rimane l’im- pressione che rispetto al perio- do indagato da Conti — tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento — qualcosa di non trascurabile sia andato per- duto. © RIPRODUZIONE RISERVATA a essere imbarazzante per l’Ita- lia postrisorgimentale, poiché nel 1862 a bloccare le camicie rosse, sia pure con un ridotto spargimento di sangue, erano stati i militari dello Stato sabau- do. Detto questo, non è difficile capire perché Mentana oggi in- teressi poco. Oltre a richiamare un anticlericalismo ormai pas- sato di moda (tanto più dopo l’elezione di Papa Francesco), i fatti d’arme dell’Agro Romano rientrano fra le glorie della tra- dizione patriottica di sinistra, poi confluita nell’interventismo democratico in occasione della Grande guerra, che ormai è ri- masta senza eredi. Lo stesso vale d’altronde per Il volume Il libro di Fulvio Conti, Italia immaginata. Sentimenti, memorie e politica fra Otto e Novecento, è edito da Pacini pp. 235, € 16 La battaglia di Mentana, litografia acquerellata, 1880 circa (particolare) La catastrofe improvvisa Le fiamme distruggono l’albergo di famiglia e minano i rapporti tra il protagonista e sua figlia, che forse ha tardato a soccorrere Sulla spiaggia Jack Vettriano (Methil, Scozia, 1951), The Billy Boys, 1994, uno dei quadri più famosi dell’artista Il viaggio catartico Astrid, amore dell’adolescenza, porta Jacopo in Norvegia. Prima al concerto di Springsteen, poi al processo per la strage di Utoya Cultura Elias Canetti, La lingua salvata. L’infanzia di un uomo come microscopio sulla vita di ognuno Thomas Bernhard, A colpi d’ascia. Sferzante monologo di un nichilista ostaggio di una cena artistica Joseph Roth, Giobbe. L’insostenibile peso della felicità di un uomo semplice in attesa di miracolo Ágota Kristóf, Trilogia della città di K. La crudeltà e il suo doppio in un anonimo tempo di guerra Joan Didion, L’anno del pensiero magico. Segreta anatomia di istanti che cambia ogni cosa Herman Melville, Bartleby lo scrivano. La rivolta di un uomo tranquillo fin troppo capace di dire no Georg Büchner, Lenz. Schizofrenico viaggio nella mente di chi è diventato un sogno a se stesso SETTE GIORNI DI TWEET I consigli del musicologo Mattia Palma. Da oggi sull’account Twitter @La_Lettura quelli dello storico postale ed esperto di filatelia Danilo Borgoni

Upload: others

Post on 03-Mar-2021

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Cultura La stagione in cui imparai l'arte di perdere tutto ......gota Kristf, Trilogia della citt di K . La crudelt e il suo doppio in un anonimo tempo di guerra Joan Didion, L'anno

Corriere della Sera Domenica 11 Febbraio 2018 35

La stagione in cui imparail’arte di perdere tutto

E state, il romanzo di Leonardo Co-lombati ora in uscita per Monda-dori, ha questo folgorante incipit:«Avevo tutto: una famiglia, i soldi,

l’amore, il rispetto. E il Sea-Gull Hôtel desÉtrangers. Non mi è rimasto più niente».Una catastrofe improvvisa. Una ricchezzabruciata, incenerita. Una disgrazia chemanda in fumo relazioni che sembravanostabili, un equilibrio precario eppure pa-radossalmente tenace nella sua perennevolatilità. E poi un lavoro, svanito. Un luo-go della memoria, distrutto. Persino la sti-ma di una figlia, messa in discussione: loscenario più terribile e angoscioso. JacopoD’Alverno, il protagonista, sembra andarealla deriva dopo che un incendio ha deva-stato un albergo rosa a picco sul mare, unresort di lusso, confortevole, un po’ fuoridal mondo, e di cui aveva rilevato il co-mando quando il padre non ce l’ha più fat-

ta. Lo raccoglie oramai a pezzi Astrid, laragazza di cui Jacopo era follemente inna-morato da ragazzo e che aveva tentato diconquistare, adolescente sventato, conuna lettera in cui le comunicava di essereaffetto da un finto tumore. Ora, dopo lacatastrofe, lei lo porta in Norvegia ad assi-stere a due eventi emotivamente sopra lerighe.

Uno è il concerto di Bruce Springsteen,di cui lo scrittore Colombati in persona ènotoriamente smodato fan (insieme aFrancesco Totti), e che rappresenta quasiuna liberazione degli istinti compressi, lacatarsi dionisiaca, l’abbandonarsi a una

musica che è anche un movimento del-l’anima, un ritmo insieme eccitante e fa-miliare. L’altro è un evento pericoloso eperturbante, un incontro con l’orrore cherimpicciolisce drammaticamente ciò cheè accaduto a Jacopo nel giorno della di-sgrazia per metterlo a contatto con l’in-commensurabilmente spaventoso di un eccidio disumano. L’evento è il processocelebrato in Norvegia contro Anders Behring Breivik, il folle neonazista e su-prematista bianco che nel 2011 aveva ster-minato a Oslo e sull’isola di Utoya settan-tasette persone. Un episodio raccapric-ciante che tutti noi tendiamo a dimentica-re per non fare i conti con la spaventosaferocia con cui la strage venne compiuta.Breivik sbarcò sull’isola che in quel mo-mento ospitava un campeggio di giovani laburisti e mise in atto la mattanza di queigiovani che fuggivano, si buttavano dispe-ratamente in acqua, si nascondevano ne-gli anfratti della boscaglia per non esserecolpiti da un omicida che ne voleva ucci-

Anticipazioni Esce martedì «Estate» (Mondadori) di Leonardo Colombati, storia di un quarantenne a cui un incendio cambia la vita

L’autore

Estate, di Leonardo Colombati, sarà in libreria da martedì (Mondadori, pp. 264, e 19)

Colombati (in alto) è nato a Roma nel 1970. Nel 2016 ha fondato con Emanuele Trevi la scuola di scrittura «Molly Bloom». Dal numero di marzo, sarà uno dei diret-tori di «Nuovi Argomenti»

Ha pubblica-to i romanzi Perceber (Siro-ni, 2005; Fan-dango, 2010), Rio (Rizzoli, 2007) e Il re (Mondadori, 2009)

di Pierluigi Battista

dere quanti più fosse possibile. Una strageinsensata e atroce, che mette l’umanità alcospetto degli abissi, del demoniaco, del-la perdizione. E Jacopo, a un certo punto,da dietro le transenne del pubblico incro-cia lo sguardo gelido e crudele di Breivik.L’assassino non pentito lo fissa, lo fulmi-na con gli occhi ancora carichi di una spie-tatezza non placata. E Jacopo ne viene tur-bato nel profondo, attraversato da un bri-vido di spavento ma anche di torbida at-trazione per qualcosa di indecifrabilenella sua smisuratezza apparentementeinsensata.

Ecco, l’insensatezza di una strage diquelle dimensioni non ha niente a che fa-re con quella, pur dolorosa, che oscura gliorizzonti di una vita prigioniera della sua«normalità». Ma per il protagonista delromanzo di Colombati la distruzione delsuo albergo e della sua stessa ragione divita rappresenta un cataclisma che gettal’intera sua esistenza nell’insensato, nelmarginale, nell’insignificante. Jacopo sco-pre che la sua vita è irrimediabilmente an-gariata da una serie impressionante di«conti in rosso». Scorrono nelle paginedel romanzo le persone che su di lui han-no contato in modo indelebile, le occasio-ni mancate, tantissime, i risultati merito-riamente acquisiti, pochissimi. Ma se c’èqualcosa che angustia la mente e lo spiritodopo la catastrofe che mette fine alla sua

esperienza di dirigente di un albergo an-dato in fumo con un incendio devastanteè la crisi nel rapporto con la figlia. Quandova a fuoco l’albergo, Colombati raccontauna scena che richiama il Lord Jim di Con-rad, l’appuntamento mancato con il co-raggio, l’esitazione di fronte al pericolo. Ilsospetto che lui, nei momenti tragici del-l’incendio, abbia d’istinto scelto di occu-parsi dell’albergo anziché della famiglia getta del veleno negli affetti e nell’amoreche non potrà più essere riassorbito deltutto.

Colombati descrive con grande effica-cia i pericoli che si annidano anche nellevite apparentemente meno esposte allatragedia, trascorse tra un campo da tennise uno spicchio di mare blu. Le incertezze,gli strati neri dell’esistenza addomesticati,tenuti a bada nella routine della normalitàma destinati a esplodere quando tutto fi-nisce per crollare. Specialmente nel bollo-re dell’estate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Camicie rosse e Dante, l’immaginario dell’Italia che non c’è piùdi Antonio Carioti

Saggi Una raccolta di Fulvio Conti, edita da Pacini, indaga sulla percezione e sulla diffusione dei valori tra Risorgimento e Novecento

N ello scorso novembre ilcentocinquantesimo an-niversario della battaglia

di Mentana è passato inosserva-to. E non si deve pensare che questo sia dovuto all’esito infeli-ce dello scontro, che nel 1867 vi-de i volontari garibaldini cederealle forze soverchianti dell’eser-cito pontificio e del corpo dispedizione francese inviato asoccorrere Pio IX.

Dato che tre anni dopo ci fu labreccia di Porta Pia con l’annes-sione di Roma all’Italia, che erapoi l’obiettivo della precedentesfortunata campagna di Giusep-pe Garibaldi, la sconfitta venne

presto ricordata come la pre-messa del compimento del-l’unità nazionale. E caddero imotivi di contesa tra l’Italia go-vernativa liberale e i combatten-ti irregolari in camicia rossa cheavevano contrassegnato glieventi del 1867.

A Milano nel 1882 piazza San-ta Marta venne intitolata allabattaglia di Mentana (tuttora sichiama così) e simili toponimisi trovano in molti altri centri.Come ricorda Fulvio Conti inuno dei saggi contenuti nel suovolume Italia immaginata.Sentimenti, memorie e politicafra Otto e Novecento (Pacinieditore), era piuttosto la memo-ria di un’altra vicenda garibaldi-na, lo scontro dell’Aspromonte,

gran parte degli argomenti ap-profonditi da Conti con indub-bio rigore filologico. La passio-ne tricolore, il culto dei martiririsorgimentali, il richiamo aDante come profeta dell’identi-tà italiana sono piuttosto lonta-ni dall’immaginario collettivodei nostri giorni.

Sarà che nel mondo globalel’Italia come Paese — ben rap-presentata dalla moda e dallacucina — vale molto più che co-me Stato, ma certo rimane l’im-pressione che rispetto al perio-do indagato da Conti — tra lametà dell’Ottocento e l’iniziodel Novecento — qualcosa dinon trascurabile sia andato per-duto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

a essere imbarazzante per l’Ita-lia postrisorgimentale, poichénel 1862 a bloccare le camicierosse, sia pure con un ridottospargimento di sangue, eranostati i militari dello Stato sabau-do.

Detto questo, non è difficilecapire perché Mentana oggi in-teressi poco. Oltre a richiamareun anticlericalismo ormai pas-sato di moda (tanto più dopol’elezione di Papa Francesco), i fatti d’arme dell’Agro Romano rientrano fra le glorie della tra-dizione patriottica di sinistra,poi confluita nell’interventismodemocratico in occasione dellaGrande guerra, che ormai è ri-masta senza eredi.

Lo stesso vale d’altronde per

Il volumeIl libro di Fulvio Conti, Italia immaginata.Sentimenti, memorie e politica fra Otto e Novecento, è edito da Pacini pp. 235, € 16

La battaglia di Mentana, litografia acquerellata, 1880 circa (particolare)

La catastrofe improvvisaLe fiamme distruggono l’albergo di famiglia e minano i rapporti tra il protagonista e sua figlia, che forse ha tardato a soccorrere

Sulla spiaggiaJack Vettriano (Methil, Scozia, 1951), The Billy Boys, 1994, uno dei quadri più famosi dell’artista

Il viaggio catarticoAstrid, amore dell’adolescenza, porta Jacopo in Norvegia. Prima al concerto di Springsteen, poi al processo per la strage di Utoya

Cultura Elias Canetti, La lingua salvata.L’infanziadi un uomo come microscopio sulla vitadi ognuno

Thomas Bernhard,A colpi d’ascia.Sferzante monologodi un nichilista ostaggiodi una cena artistica

Joseph Roth, Giobbe.L’insostenibile pesodella felicitàdi un uomo semplicein attesadi miracolo

Ágota Kristóf, Trilogia della città di K.La crudeltàe il suo doppio in un anonimo tempodi guerra

Joan Didion, L’anno del pensiero magico.Segreta anatomiadi istantiche cambia ogni cosa

Herman Melville, Bartleby lo scrivano.La rivolta di un uomo tranquillo fin troppo capace di dire no

Georg Büchner, Lenz.Schizofrenico viaggionella mentedi chi è diventatoun sognoa se stesso

SETTE GIORNI DI TWEETI consigli del musicologo Mattia Palma. Da oggi sull’account Twitter @La_Lettura quelli dello storico postale ed esperto di filatelia Danilo Borgoni