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Sud Sudan e Congo, Francesco prega per la pace DI CHRISTIAN GIORGIO altare della Cattedra è contornato da foto di donne e bambini africani. Alcuni sorridono, altri hanno negli occhi una tristezza incolmabile. A incorniciarle, alle due estremità, le immagini della santa sudanese Giuseppina Bakhita e dei beati congolesi Isidoro Bakanja e Clementina Anuarite Nengapeta. Mentre entra il Papa, un canto in swahili, Utukuzwe, loda il Signore per il pane, frutto della terra, e per il vino frutto della vite e dell’impegno delle mani e del cuore. Si prega per la pace in Africa a San Pietro, e in particolare per il Sud Sudan e per la Repubblica Democratica del Congo. Alla celebrazione di giovedì pomeriggio, organizzata da Solidarity with South Sudan, organismo che riunisce diverse congregazioni religiose attive nel Paese, insieme alla Commissione Giustizia e Pace della Uisg, in collaborazione con il Centro missionario della diocesi di Roma, Sedos e Voices of Faith, partecipano esponenti di varie confessioni cristiane. Con Francesco pregano per le donne vittime di violenza, per gli anziani abbandonati e i bambini venduti e comprati dai signori della guerra. «Quanta ipocrisia nel tacere o negare le stragi di donne e bambini. Qui la guerra mostra il suo volto più orribile». In un breve discorso a metà preghiera, Francesco ricorda la sua intenzione di visitare il Sud Sudan, «ma non è stato possibile. Sappiamo però che la preghiera è più importante, perché è più potente: la preghiera opera con la forza di Dio, al quale nulla è impossibile». C’è quindi una via da tentare, nulla è perduto: «Noi cristiani crediamo e sappiamo che la pace è possibile perché Cristo è risorto. Lui ci dona lo Spirito Santo. Sulla croce ha preso su di sé tutto il male del mondo, compresi i peccati che generano e fomentano le guerre: superbia, avarizia, brama di potere, menzogna». Infine l’auspicio che «il Signore risorto abbatta i muri dell’inimicizia, soccorra le donne, salvi i bambini che soffrono. Aiuti tutti i piccoli e i poveri del mondo a continuare a credere e sperare che il Regno di Dio è vicino ed è giustizia, pace e gioia». Per i grandi della terra Francesco chiede «uno spirito nobile, retto, fermo e coraggioso nella ricerca della pace, tramite il dialogo e il negoziato». La celebrazione si conclude con il Salve Regina davanti alla statua di Nostra Signora di Valme proveniente dall’omonima parrocchia romana. Dal 2005, la comunità di Villa Bonelli guidata da don Alfredo Fernandez aiuta la diocesi di Tombura–Yambio con l’invio di denaro e di vario materiale per le missioni attive nel Paese. In totale, fino al 2016, sono stati mandati aiuti per circa un milione e centomila euro. Parte di questi sono stati ottenuti, dietro sollecitazione della comunità romana, da organizzazioni in grado di finanziare dei programmi che andavano al di là delle possibilità finanziarie della parrocchia. Nei nove anni di pace (dal 2005 al 2013) sono stati costruiti edifici scolastici, concesse borse di studio e finanziato programmi in campo agricolo e sanitario. Al termine della celebrazione, Francesco benedice due statuette “gemelle” di Nostra Signora di Valme. Saranno portate in Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo «come segno di fraternità e reciproco impegno per la pace con l’aiuto della Santa Madre di Dio». L La celebrazione davanti alla statua di Nostra Signora di Valme «Il Signore abbatta i muri, soccorra le donne, salvi i bambini» ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette anno spezzato insieme il pane della Parola, il Pane eucaristico e quello del pranzo domenicale. Francesco ha aperto le porte di San Pie- tro e dell’Aula Paolo VI ai poveri, dome- nica 19 novembre; quelli cui, chiuden- do il Giubileo della Misericordia, ha de- dicato una Giornata mondiale. In basilica, più di 4mila, pro- venienti da tutto il mondo e ac- compagnati dai volontari di va- rie associazioni di assistenza, hanno seguito la Messa presie- duta dal Papa. Tra loro, 1.500 sono stati poi accolti nella grande sala pro- gettata da Pier Luigi Nervi per il pranzo offerto da Francesco. Gli altri sono stati ospitati in tutta Roma, da istituti ed enti caritativi (Caritas diocesana, Pontificio Collegio Americano del Nord, Collegio Apostolico Leoniano, mense del Circolo San Pietro, Comunità di Sant’Egidio, Pontificio Seminario Romano Minore, Pontificio Ateneo Regina Apostolorum) che hanno preparato per loro il pranzo del giorno di festa. «Amare il povero significa lottare contro tutte le povertà, spirituali e materiali», ha detto il Papa. «Ci farà bene accostare chi è più povero di noi: toccherà la nostra vi- ta. Ci ricorderà quel che veramente con- ta: amare Dio e il prossimo. Solo questo dura per sempre, tutto il resto passa; per- ciò quel che investiamo in amore rima- ne, il resto svanisce. Nel povero Gesù bus- sa al nostro cuore e, assetato, ci domanda amore». Ancora una volta, Francesco chiama in cau- sa la cultura dello scarto: «Nes- suno – ha detto – può ritener- si inutile, nessuno può dirsi co- sì povero da non poter donare qualcosa agli altri». Nei poveri «si manifesta la presenza di Ge- sù, che da ricco si è fatto pove- ro». Per questo «in loro, nella lo- ro debolezza, c’è una forza sal- vifica e se agli occhi del mondo hanno poco valore, sono loro che ci aprono la via al cielo, so- no il nostro passaporto per il paradiso». H La prima Giornata mondiale dei poveri La Messa e il pranzo in Aula Paolo VI con il Papa E DITORIALE SCUOLA E FAMIGLIA DIALOGO? SERVONO ADULTI CREDIBILI DI ERALDO AFFINATI uanto sta accadendo al Liceo Virgilio di Roma, dal crollo del solaio all’occupazione studentesca fino alle più recenti polemiche innescate anche dallo scoppio di alcuni petardi in cortile e dalla presenza dei cani antidroga, sembra la conferma ulteriore di una crisi educativa in corso da decenni il cui epicentro resta sempre la scuola: in quale altro luogo infatti l’adolescente è chiamato a entrare in rapporto con l’adulto che non sia un componente della propria cerchia domestica? Lo scollamento fra mondo dell’istruzione e famiglie sembra essere diventato talmente forte da aver trasformato la professione dell’insegnante, il quale non può essere più soltanto colui che consegna il contenuto culturale della tradizione. Se si limitasse a far questo, uscirebbe dall’aula con le ossa rotte. Gli adolescenti per crescere hanno bisogno di essere messi alla prova, altrimenti possono esplodere in gesti imprevedibili e dirompenti che, dietro la rabbia, nascondono la frustrazione. In tal senso io credo che oggi un docente sia molto più solo di quanto non fosse don Lorenzo Milani a Barbiana: se uno dei suoi piccoli allievi andava dalla madre a lamentarsi perché il priore gli aveva dato un “nocchino” (a Roma noi diremmo uno scappellotto), lei rispondeva piccata dicendo al figlio che gliene avrebbe affibbiati due. Pareva scontato, persino in ambienti poveri e difficili com’era il Mugello degli anni Cinquanta e Sessanta, che il maestro potesse contare sull’appoggio dei genitori. Adesso invece i docenti, in molti casi, sono costretti a fronteggiare l’opposizione delle famiglie, le quali a volte pretendono di entrare nella delicatissima e spinosa questione valutativa minando di fatto l’autorevolezza degli insegnanti. Questi ultimi diventano controfigure chiamate a recitare ruoli pericolosi: dire di no ai ragazzi e soprattutto incarnare i limiti che essi non dovrebbero superare. Dobbiamo ristabilire un dialogo costruttivo fra scuole e famiglie: ma tale affermazione rischia di essere soltanto una frase fatta. Per metterla in pratica dovremmo disporre, fuori e dentro l’aula, di adulti credibili. E chi sarebbero queste persone tanto spesso invocate dai mass media e nelle conferenze di esperti accademici? Agli occhi di un giovane risulta affidabile soltanto un educatore che ha effettuato una scelta nella vita. Non uno ancora indeciso sulla strada da imboccare. Men che mai l’individuo sospeso fra il presente, nel tumulto degli eventi, e il passato, magari rimosso. Non il prigioniero del proprio desiderio, bensì il sovrano delle sue passioni. Chi è in grado di governare se stesso, prima ancora che gli altri. Uno che ha pagato per gli errori compiuti e ne reca in viso i segni. I ragazzi, posso assicurarlo, su questo punto hanno un fiuto straordinario: appena percepiscono nell’adulto di fronte a loro la medesima fragilità umana contro la quale sono impegnati a combattere, fuggono a gambe levate e magari, prima di farlo, lasciano anche qualche marchio indelebile non sempre gradevole. L’azione scolastica richiede un coinvolgimento di tutte le agenzie educative: in caso contrario sarà sterile e vana. Per superare gli ostacoli che abbiamo indicato non basterà riscrivere i programmi, elencare gli obiettivi, ridefinire le competenze: questa è soltanto cosmetica pedagogica. I docenti sono chiamati all’esercizio di una responsabilità molto più significativa: da una parte ripristinare le gerarchie di valore nel grande mare informatico, illuminando per i loro allievi il sentiero da percorrere; dall’altra riempire il gigantesco buco etico nel quale pare che ognuno di noi sia sprofondato. Si tratta di un compito troppo vasto e gravoso per assegnarlo a una sola categoria. Q Leuzzi vescovo di Teramo Due nuovi ausiliari a Roma Le nomine annunciate giovedì mattina. Libanori e Ricciardi per la diocesi onsignor Lorenzo Leuzzi vescovo di Teramo, padre Daniele Libanori e don Paolo Ricciardi nuovi ausiliari della diocesi di Roma. Le nomine di Papa Francesco sono state annunciate giovedì a mezzogiorno dal vicario generale Angelo De Donatis nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense alla presenza di vescovi ausiliari, parroci prefetti, personale del Vicariato. Leuzzi, nato a Trani (Bari), è stato per ben ventisei anni alla guida della pastorale universitaria diocesana; dal 31 gennaio 2012 era ausiliare di Roma, delegato per la pastorale sanitaria, e dal 2010 rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno, la cappella della Camera dei deputati. Il vicario De Donatis, annunciando la sua nomina, ne ha ricordato il «lungo e intenso percorso di servizio a iniziare dagli anni in cui fu assistente spirituale dell’Università Cattolica, dove aveva completato gli studi di Medicina». Nel 1991 Leuzzi «fu chiamato dall’allora pro–vicario Ruini a organizzare l’Ufficio di pastorale universitaria e iniziò una linea pastorale che dopo 26 anni consente alla diocesi di Roma di avere cappellanie in tutti i centri universitari». Man mano «l’azione dell’Ufficio si è estesa». Leuzzi, ha affermato De Donatis, ha partecipato alle Gmg e promosso pellegrinaggi per i fuori–sede, e ha poi ricordato l’impegno per gli ambienti di vita e di lavoro con la costituzione dell’Osservatorio per la città e quello delle Letture teologiche. Leuzzi ha ricordato di aver incontrato nel suo cammino «quattro vicari del Papa e con ognuno di loro c’è stata per me un’importante novità. Poletti mi ha voluto a Roma, per motivi di studio; Ruini mi ha coinvolto nella pastorale della diocesi; con Vallini sono stato nominato vescovo; ora con don Angelo sono stato “messo in cattedra”». Nelle parole di Leuzzi, il tesoro più grande da portare nella diocesi di Teramo–Atri è l’esperienza della «vicinanza del Papa», ha confidato, leggendo la lettera scritta per la Chiesa che gli è stata affidata. «Vengo tra voi per confermarvi nella fede che Gesù Nazareno, il Crocifisso, è risorto! Questo annuncio è la grande speranza per l’uomo contemporaneo». Quanto ai due nuovi ausiliari di Roma, padre Daniele Libanori, cui è stata assegnata la sede titolare di Buruni, è nato a Ostellato, in provincia di Ferrara, il 27 maggio 1953 e appartiene alla Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote l’11 giugno 1977, è stato per otto anni, fino al 2016, rettore della Chiesa del Gesù. Dal 1° M settembre scorso è rettore della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, nuova “casa” dei preti di Roma per iniziativa del vicario generale De Donatis. Libanori, ha annunciato il vicario, continuerà ad occuparsi del clero di Roma e si aggiungerà l’impegno con i diaconi permanenti. Il gesuita ha definito «segno grande della sua misericordia» e «nuova opportunità per servire» questa «nuova e del tutto inattesa chiamata» al ministero episcopale. «Il Signore – ha detto – mi propone un nuovo inizio. Come quando entrai in noviziato, a 38 anni. Una volta ancora mi chiede di rimettermi in cammino dietro di lui e prestare orecchio, facendo ciò che egli dirà attraverso le vicende della vita e la parola del Santo Padre e del suo vicario a Roma». Davanti agli occhi «la fede e l’esempio dei santi e dei beati della Compagnia, che hanno servito la Chiesa con passione: sono certo della loro prossimità e intercessione». Don Paolo Ricciardi, romano, 49 anni, era finora parroco ad Acilia, a San Carlo di Sezze (dal 2015), dopo aver guidato per 12 anni la parrocchia di Santa Silvia al Portuense. Era anche membro del Collegio dei consultori della diocesi. Ordinato sacerdote il 2 maggio 1993, è stato assistente del Seminario Maggiore fino al 1998, poi per cinque anni vicario parrocchiale di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario, e per due anni addetto dell’Ufficio catechistico del Vicariato. Il Papa gli ha assegnato la sede titolare di Gabi e sarà delegato per la pastorale sanitaria. Molti i grazie pronunciati da Ricciardi, che ha citato le parole pronunciate da Albino Luciani quando fu eletto vescovo: «Con me il Signore attua il suo sistema: prende i piccoli e li mette in Ordinazione episcopale nella cattedrale il 13 gennaio alle 17 ordinazione episcopale dei due nuovi ausiliari, padre Daniele Li- banori e don Paolo Ricciardi, è in pro- gramma sabato 13 gennaio 2018 alle ore 17 nella basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. L’an- nuncio è stato dato dal vicario genera- le Angelo De Donatis giovedì mattina al termine dell’incontro per l’annuncio delle tre nomine, nell’Aula della Con- ciliazione del Palazzo Lateranense. L l’appuntamento Nella foto da sinistra Ricciardi, Leuzzi, De Donatis e Libanori (foto Gennari) Il pranzo in Aula Paolo VI La preghiera con il Papa (foto Gennari) Inserto redazionale di Avvenire Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 [email protected] Tel. 06.6988.6150/6478 Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) 62 Per abbonarsi: N. Verde 800 820084 Direzione vendite sede di Roma [email protected] Tel. 06.68823250 Fax 06.68823209 Pubblicità: tel. 02.6780583 [email protected] alto. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo né sul marmo ma addirittura nella polvere, perché se la scrittura resta, non scompaginata, sia ben chiaro che tutto è opera e merito del solo Signore». In particolare, ha detto Ricciardi, «ringrazio questa Chiesa in cui sono nato e cresciuto, e che ho sempre amato profondamente, nella certezza di aver ricevuto molto da sacerdoti, religiosi e laici». Un pensiero alla famiglia – «a papà Stefano, in cielo, tra i fondatori della Gioventù francescana» –, al collegio episcopale romano, «in particolare a monsignor Selvadagi», al Seminario, vissuto prima da studente poi da assistente, e «alle mie comunità parrocchiali». Poi lo sguardo si volge a «tanti medici, tanti infermieri, tanti operatori nella sanità che conosco e che soprattutto conoscerò. Mi auguro con loro – le parole di Ricciardi – di poter crescere in uno spirito di collaborazione e fiducia, con il desiderio, da oggi, di portare a chi vive nella malattia e nella prova la carezza del Papa e della Chiesa di Roma, la mano forte e tenera del Signore Gesù». Anno XLIV – Numero 41 Domenica 26 novembre 2017

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Sud Sudan e Congo, Francesco prega per la paceDI CHRISTIAN GIORGIO

altare della Cattedra è contornato da fotodi donne e bambini africani. Alcunisorridono, altri hanno negli occhi una

tristezza incolmabile. A incorniciarle, alle dueestremità, le immagini della santa sudaneseGiuseppina Bakhita e dei beati congolesi IsidoroBakanja e Clementina Anuarite Nengapeta.Mentre entra il Papa, un canto in swahili,Utukuzwe, loda il Signore per il pane, frutto dellaterra, e per il vino frutto della vite e dell’impegnodelle mani e del cuore. Si prega per la pace inAfrica a San Pietro, e in particolare per il SudSudan e per la Repubblica Democratica delCongo. Alla celebrazione di giovedì pomeriggio,organizzata da Solidarity with South Sudan,organismo che riunisce diverse congregazionireligiose attive nel Paese, insieme allaCommissione Giustizia e Pace della Uisg, incollaborazione con il Centro missionario delladiocesi di Roma, Sedos e Voices of Faith,partecipano esponenti di varie confessionicristiane. Con Francesco pregano per le donne

vittime di violenza, per gli anziani abbandonati ei bambini venduti e comprati dai signori dellaguerra. «Quanta ipocrisia nel tacere o negare lestragi di donne e bambini. Qui la guerra mostrail suo volto più orribile». In un breve discorso ametà preghiera, Francesco ricorda la suaintenzione di visitare il Sud Sudan, «ma non èstato possibile. Sappiamo però che la preghiera èpiù importante, perché è più potente: lapreghiera opera con la forza di Dio, al qualenulla è impossibile». C’è quindi una via datentare, nulla è perduto: «Noi cristiani crediamo esappiamo che la pace è possibile perché Cristo èrisorto. Lui ci dona lo Spirito Santo. Sulla croceha preso su di sé tutto il male del mondo,compresi i peccati che generano e fomentano leguerre: superbia, avarizia, brama di potere,menzogna». Infine l’auspicio che «il Signorerisorto abbatta i muri dell’inimicizia, soccorra ledonne, salvi i bambini che soffrono. Aiuti tutti ipiccoli e i poveri del mondo a continuare acredere e sperare che il Regno di Dio è vicino ed ègiustizia, pace e gioia». Per i grandi della terraFrancesco chiede «uno spirito nobile, retto, fermo

e coraggioso nella ricerca della pace, tramite ildialogo e il negoziato». La celebrazione siconclude con il Salve Regina davanti alla statua diNostra Signora di Valme provenientedall’omonima parrocchia romana. Dal 2005, lacomunità di Villa Bonelli guidata da don AlfredoFernandez aiuta la diocesi di Tombura–Yambiocon l’invio di denaro e di vario materiale per lemissioni attive nel Paese. In totale, fino al 2016,sono stati mandati aiuti per circa un milione ecentomila euro. Parte di questi sono statiottenuti, dietro sollecitazione della comunitàromana, da organizzazioni in grado di finanziaredei programmi che andavano al di là dellepossibilità finanziarie della parrocchia. Nei noveanni di pace (dal 2005 al 2013) sono staticostruiti edifici scolastici, concesse borse distudio e finanziato programmi in campo agricoloe sanitario. Al termine della celebrazione,Francesco benedice due statuette “gemelle” diNostra Signora di Valme. Saranno portate in SudSudan e nella Repubblica Democratica del Congo«come segno di fraternità e reciproco impegnoper la pace con l’aiuto della Santa Madre di Dio».

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La celebrazione davanti alla statuadi Nostra Signora di Valme«Il Signore abbatta i muri,soccorra le donne, salvi i bambini»

ROMA SETTE

On line su www.romasette.itfacebook.com/romasettetwitter.com/romasette

anno spezzato insieme il panedella Parola, il Pane eucaristico equello del pranzo domenicale.

Francesco ha aperto le porte di San Pie-tro e dell’Aula Paolo VI ai poveri, dome-nica 19 novembre; quelli cui, chiuden-do il Giubileo della Misericordia, ha de-dicato una Giornata mondiale.In basilica, più di 4mila, pro-venienti da tutto il mondo e ac-compagnati dai volontari di va-rie associazioni di assistenza,hanno seguito la Messa presie-duta dal Papa.Tra loro, 1.500 sono stati poiaccolti nella grande sala pro-gettata da Pier Luigi Nervi peril pranzo offerto da Francesco.Gli altri sono stati ospitati intutta Roma, da istituti ed enticaritativi (Caritas diocesana,Pontificio Collegio Americanodel Nord, Collegio ApostolicoLeoniano, mense del Circolo

San Pietro, Comunità di Sant’Egidio,Pontificio Seminario Romano Minore,Pontificio Ateneo Regina Apostolorum)che hanno preparato per loro il pranzodel giorno di festa.«Amare il povero significa lottare controtutte le povertà, spirituali e materiali», ha

detto il Papa. «Ci farà bene accostare chiè più povero di noi: toccherà la nostra vi-ta. Ci ricorderà quel che veramente con-ta: amare Dio e il prossimo. Solo questodura per sempre, tutto il resto passa; per-ciò quel che investiamo in amore rima-ne, il resto svanisce. Nel povero Gesù bus-

sa al nostro cuore e, assetato, cidomanda amore». Ancora unavolta, Francesco chiama in cau-sa la cultura dello scarto: «Nes-suno – ha detto – può ritener-si inutile, nessuno può dirsi co-sì povero da non poter donarequalcosa agli altri». Nei poveri«si manifesta la presenza di Ge-sù, che da ricco si è fatto pove-ro». Per questo «in loro, nella lo-ro debolezza, c’è una forza sal-vifica e se agli occhi del mondohanno poco valore, sono loroche ci aprono la via al cielo, so-no il nostro passaporto per ilparadiso».

H

La prima Giornata mondiale dei poveriLa Messa e il pranzo in Aula Paolo VI con il Papa

E D I T O R I A L E

SCUOLA E FAMIGLIADIALOGO? SERVONO

ADULTI CREDIBILI

DI ERALDO AFFINATI

uanto sta accadendo al LiceoVirgilio di Roma, dal crollo delsolaio all’occupazionestudentesca fino alle più recenti

polemiche innescate anche dalloscoppio di alcuni petardi in cortile edalla presenza dei cani antidroga,sembra la conferma ulteriore di unacrisi educativa in corso da decenni ilcui epicentro resta sempre la scuola: inquale altro luogo infatti l’adolescente èchiamato a entrare in rapporto conl’adulto che non sia un componentedella propria cerchia domestica? Loscollamento fra mondo dell’istruzione efamiglie sembra essere diventatotalmente forte da aver trasformato laprofessione dell’insegnante, il qualenon può essere più soltanto colui checonsegna il contenuto culturale dellatradizione. Se si limitasse a far questo,uscirebbe dall’aula con le ossa rotte. Gliadolescenti per crescere hanno bisognodi essere messi alla prova, altrimentipossono esplodere in gesti imprevedibilie dirompenti che, dietro la rabbia,nascondono la frustrazione. In tal sensoio credo che oggi un docente sia moltopiù solo di quanto non fosse donLorenzo Milani a Barbiana: se uno deisuoi piccoli allievi andava dalla madrea lamentarsi perché il priore gli avevadato un “nocchino” (a Roma noidiremmo uno scappellotto), leirispondeva piccata dicendo al figlio chegliene avrebbe affibbiati due. Parevascontato, persino in ambienti poveri edifficili com’era il Mugello degli anniCinquanta e Sessanta, che il maestropotesse contare sull’appoggio deigenitori. Adesso invece i docenti, inmolti casi, sono costretti a fronteggiarel’opposizione delle famiglie, le quali avolte pretendono di entrare nelladelicatissima e spinosa questionevalutativa minando di fattol’autorevolezza degli insegnanti. Questiultimi diventano controfigure chiamatea recitare ruoli pericolosi: dire di no airagazzi e soprattutto incarnare i limitiche essi non dovrebbero superare.Dobbiamo ristabilire un dialogocostruttivo fra scuole e famiglie: matale affermazione rischia di esseresoltanto una frase fatta. Per metterla inpratica dovremmo disporre, fuori edentro l’aula, di adulti credibili. E chisarebbero queste persone tanto spessoinvocate dai mass media e nelleconferenze di esperti accademici? Agliocchi di un giovane risulta affidabilesoltanto un educatore che ha effettuatouna scelta nella vita. Non uno ancoraindeciso sulla strada da imboccare.Men che mai l’individuo sospeso fra ilpresente, nel tumulto degli eventi, e ilpassato, magari rimosso. Non ilprigioniero del proprio desiderio, bensìil sovrano delle sue passioni. Chi è ingrado di governare se stesso, primaancora che gli altri. Uno che ha pagatoper gli errori compiuti e ne reca in visoi segni. I ragazzi, posso assicurarlo, suquesto punto hanno un fiutostraordinario: appena percepiscononell’adulto di fronte a loro la medesimafragilità umana contro la quale sonoimpegnati a combattere, fuggono agambe levate e magari, prima di farlo,lasciano anche qualche marchioindelebile non sempre gradevole.L’azione scolastica richiede uncoinvolgimento di tutte le agenzieeducative: in caso contrario sarà sterilee vana. Per superare gli ostacoli cheabbiamo indicato non basterà riscriverei programmi, elencare gli obiettivi,ridefinire le competenze: questa èsoltanto cosmetica pedagogica. Idocenti sono chiamati all’esercizio diuna responsabilità molto piùsignificativa: da una parte ripristinarele gerarchie di valore nel grande mareinformatico, illuminando per i loroallievi il sentiero da percorrere;dall’altra riempire il gigantesco bucoetico nel quale pare che ognuno di noisia sprofondato. Si tratta di un compitotroppo vasto e gravoso per assegnarlo auna sola categoria.

QLeuzzi vescovo di TeramoDue nuovi ausiliari a Roma

Le nomine annunciate giovedì mattina. Libanori e Ricciardi per la diocesi

onsignor Lorenzo Leuzzi vescovo diTeramo, padre Daniele Libanori edon Paolo Ricciardi nuovi ausiliari

della diocesi di Roma. Le nomine di PapaFrancesco sono state annunciate giovedì amezzogiorno dal vicario generale Angelo DeDonatis nell’Aula della Conciliazione delPalazzo Lateranense alla presenza di vescoviausiliari, parroci prefetti, personale delVicariato. Leuzzi, nato a Trani (Bari), è statoper ben ventisei anni alla guida dellapastorale universitaria diocesana; dal 31gennaio 2012 era ausiliare di Roma, delegatoper la pastorale sanitaria, e dal 2010 rettoredella chiesa di San Gregorio Nazianzeno, lacappella della Camera dei deputati. Il vicarioDe Donatis, annunciando la sua nomina, neha ricordato il «lungo e intenso percorso diservizio a iniziare dagli anni in cui fuassistente spirituale dell’Università Cattolica,dove aveva completato gli studi di Medicina».Nel 1991 Leuzzi «fu chiamato dall’allorapro–vicario Ruini a organizzare l’Ufficio dipastorale universitaria e iniziò una lineapastorale che dopo 26 anni consente alladiocesi di Roma di avere cappellanie in tutti icentri universitari». Man mano «l’azionedell’Ufficio si è estesa». Leuzzi, ha affermatoDe Donatis, ha partecipato alle Gmg epromosso pellegrinaggi per i fuori–sede, e hapoi ricordato l’impegno per gli ambienti divita e di lavoro con la costituzionedell’Osservatorio per la città e quello delleLetture teologiche. Leuzzi ha ricordato di averincontrato nel suo cammino «quattro vicaridel Papa e con ognuno di loro c’è stata perme un’importante novità. Poletti mi havoluto a Roma, per motivi di studio; Ruinimi ha coinvolto nella pastorale della diocesi;con Vallini sono stato nominato vescovo; oracon don Angelo sono stato “messo incattedra”». Nelle parole di Leuzzi, il tesoropiù grande da portare nella diocesi diTeramo–Atri è l’esperienza della «vicinanzadel Papa», ha confidato, leggendo la letterascritta per la Chiesa che gli è stata affidata.«Vengo tra voi per confermarvi nella fede cheGesù Nazareno, il Crocifisso, è risorto!Questo annuncio è la grande speranza perl’uomo contemporaneo». Quanto ai duenuovi ausiliari di Roma, padre DanieleLibanori, cui è stata assegnata la sede titolaredi Buruni, è nato a Ostellato, in provincia diFerrara, il 27 maggio 1953 e appartiene allaCompagnia di Gesù. Ordinato sacerdote l’11giugno 1977, è stato per otto anni, fino al2016, rettore della Chiesa del Gesù. Dal 1°

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settembre scorso è rettore della chiesa di SanGiuseppe dei Falegnami al Foro Romano,nuova “casa” dei preti di Roma per iniziativadel vicario generale De Donatis. Libanori, haannunciato il vicario, continuerà adoccuparsi del clero di Roma e si aggiungeràl’impegno con i diaconi permanenti. Ilgesuita ha definito «segno grande della suamisericordia» e «nuova opportunità perservire» questa «nuova e del tutto inattesachiamata» al ministero episcopale. «Il Signore– ha detto – mi propone un nuovo inizio.Come quando entrai in noviziato, a 38 anni.Una volta ancora mi chiede di rimettermi in

cammino dietro di lui e prestare orecchio,facendo ciò che egli dirà attraverso le vicendedella vita e la parola del Santo Padre e delsuo vicario a Roma». Davanti agli occhi «lafede e l’esempio dei santi e dei beati dellaCompagnia, che hanno servito la Chiesa conpassione: sono certo della loro prossimità eintercessione». Don Paolo Ricciardi, romano,49 anni, era finora parroco ad Acilia, a SanCarlo di Sezze (dal 2015), dopo aver guidatoper 12 anni la parrocchia di Santa Silvia alPortuense. Era anche membro del Collegiodei consultori della diocesi. Ordinatosacerdote il 2 maggio 1993, è stato assistentedel Seminario Maggiore fino al 1998, poi percinque anni vicario parrocchiale di NostraSignora di Guadalupe a Monte Mario, e perdue anni addetto dell’Ufficio catechistico delVicariato. Il Papa gli ha assegnato la sedetitolare di Gabi e sarà delegato per lapastorale sanitaria. Molti i grazie pronunciatida Ricciardi, che ha citato le parolepronunciate da Albino Luciani quando fueletto vescovo: «Con me il Signore attua ilsuo sistema: prende i piccoli e li mette in

Ordinazione episcopalenella cattedraleil 13 gennaio alle 17

ordinazione episcopale dei duenuovi ausiliari, padre Daniele Li-

banori e don Paolo Ricciardi, è in pro-gramma sabato 13 gennaio 2018 alleore 17 nella basilica di San Giovanni inLaterano, cattedrale di Roma. L’an-nuncio è stato dato dal vicario genera-le Angelo De Donatis giovedì mattinaal termine dell’incontro per l’annunciodelle tre nomine, nell’Aula della Con-ciliazione del Palazzo Lateranense.

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l’appuntamento

Nella foto da sinistra Ricciardi, Leuzzi, De Donatis e Libanori (foto Gennari)

Il pranzo in Aula Paolo VI

La preghiera con il Papa (foto Gennari)

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alto. Certe cose il Signore non le vuolescrivere né sul bronzo né sul marmo maaddirittura nella polvere, perché se la scritturaresta, non scompaginata, sia ben chiaro chetutto è opera e merito del solo Signore». Inparticolare, ha detto Ricciardi, «ringrazioquesta Chiesa in cui sono nato e cresciuto, eche ho sempre amato profondamente, nellacertezza di aver ricevuto molto da sacerdoti,religiosi e laici». Un pensiero alla famiglia –«a papà Stefano, in cielo, tra i fondatori dellaGioventù francescana» –, al collegioepiscopale romano, «in particolare amonsignor Selvadagi», al Seminario, vissutoprima da studente poi da assistente, e «allemie comunità parrocchiali». Poi lo sguardo sivolge a «tanti medici, tanti infermieri, tantioperatori nella sanità che conosco e chesoprattutto conoscerò. Mi auguro con loro –le parole di Ricciardi – di poter crescere inuno spirito di collaborazione e fiducia, con ildesiderio, da oggi, di portare a chi vive nellamalattia e nella prova la carezza del Papa edella Chiesa di Roma, la mano forte e teneradel Signore Gesù».

Anno XLIV – Numero 41 Domenica 26 novembre 2017

San Clemente, ascolto e dialogocon le famiglie del quartiere

na vicinanza nuova alle famiglie del quartiere,soprattutto alle giovani coppie che hanno rico-

minciato ad abitare la zona, in controtendenza ri-spetto agli ultimi anni. Questo è l’obiettivo di don Re-mo Chiavarini e don Luca Paoloni, parroco e vice-parroco della parrocchia di San Clemente, quartiereMontesacro, che giovedì pomeriggio ha ricevuto lavisita pastorale del vicario Angelo De Donatis.«Ci siamo resi conto – racconta don Luca – della ne-cessità, per le famiglie, di uno spazio di relazione do-ve incontrarsi, conoscersi e scambiare esperienze. Daquesto è nata la proposta di accogliere chi lo deside-ra in uno spazio della parrocchia sempre aperto, do-ve ascoltare, dialogare, prendersi un caffè assieme».L’idea alla base è quella di «favorire il vivere e il fio-rire di diverse sensibilità in termini sia spirituali chedi relazione». Apertura quindi anche ad un modonuovo di vivere la carità, i momenti di spiritualità eil modo di stare insieme dei gruppi giovanili. «Con ilviceparroco stiamo ripensando all’aspetto della carità– spiega il parroco –; oggi lavora in quest’ambito l’in-stancabile gruppo dei volontari della San Vincenzo,pensionate che si spendono con grande dedizioneper i poveri del quartiere. Accanto al loro servizio stia-mo pensando ad un modo di entrare in relazione coni tanti anziani che non possono più uscire di casa; u-na vicinanza quindi fatta non solo del centro di ascoltoma del visitare nelle dimore, nell’essere prossimi e nel-l’ascoltare». Per farlo «abbiamo pensato – sottolineadon Luca – di far “adottare” ai giovani e alle famigliedelle persone anziane e completamente sole».Una proposta è anche quella dell’adorazione eucari-stica, una volta al mese «pensata senza animazione,rumori e frastuoni. Vogliamo permettere a chi lo de-sidera la preghiera profonda, la contemplazione e il

silenzio, il sostare davanti al San-tissimo». Nella parrocchia di SanClemente sono presenti nove Co-munità neocatecumenali e ungruppo dell’Azione cattolica, dapoco è nato un gruppo scout e siincontra anche un gruppo di Rin-novamento nello Spirito. Adole-scenti e universitari si sono or-ganizzati in dei gruppi stabili;«con i ragazzi più giovani lavo-riamo soprattutto – spiega an-cora don Luca – sulla propria i-dentità, cerchiamo di fargli as-saporare vari tipi di esperienze

per trovare il proprio posto nel contesto del territo-rio e nella comunità cristiana». L’obiettivo è «fare sìche in questa parrocchia – sottolinea don Remo – sirespirino quante più realtà della Chiesa, in modo chele persone si sentano libere di scegliere». Anna LuciaCrichigno si è avvicinata alla parrocchia di San Cle-mente a causa di un lutto, e questo clima di acco-glienza e di rispetto l’ha attratta e fatta sentire ama-ta. «Da un primo contatto per organizzare i funeraliè nato in me il desiderio di darmi da fare: ho senti-to di non dovermi rinchiudere nel mio dolore ma diaprirmi. Così oggi – spiega – ho una nuova famiglia,ho superato la mia timidezza e le mie resistenze chein passato mi avevano tenuta lontana dall’attività pa-storale e mi sono messa a disposizione. Prima con laliturgia e poi, oggi, con la catechesi».

Marta Rovagna

U

Martiri del nostro tempo «appassionati alla vita»Incontro sulle figure di Rahho, Ganni, Tonelli e Bhatti

akistan, Iraq, Somalia. Asia e Africa. Duecontinenti che si guardano e hanno uncorpo pieno di ferite. Tante. Troppe.

Come testimoniano i martiri del nostro tempoche con il loro sangue hanno bagnato questeterre. Di loro si è parlato nei locali della basilicadi Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in unincontro promosso dal Centro missionario edall’Ufficio catechistico diocesani. A dare il lorocontributo anche la Fondazione GiovanniPaolo II, l’associazione Finestra per il MedioOriente e la parrocchia di Sant’Innocenzo.«Vogliamo ricordare – dice monsignor AndreaLonardo, direttore dell’Ufficio catechistico –che il martire è un appassionato della vita. Amail nemico e i fratelli. La sua morte è un attofecondo». In particolare, l’attenzione sisofferma sull’arcivescovo iracheno Faraj Rahho,sul sacerdote iracheno Ragheed Ganni, sulpolitico pakistano Shahbaz Bhatti e sullamissionaria Annalena Tonelli. Tutti cristiani che

vivevano in terre difficili. «La loro presenza inquei territori è un elemento di equilibrio»,sottolinea monsignor Lonardo. Sono personeappassionate di «quei brandelli di umanitàferita», come diceva spesso la missionariaitaliana Annalena Tonelli. Lei, nata nel 1943 aForlì, passa più di trent’anni in Africa in terramusulmana. Le sue mani si posano sulle feritedi poveri, abbandonati, non amati; dei malatidi tubercolosi, dei sordomuti, di persone condisabilità. Vive in Kenya e poi in Somalia. Uncommando la uccide il 5 ottobre del 2003. Vitespezzate, ma non sconfitte. Come quella delgiovane sacerdote Ragheed Ganni, nato aMosul nel 1972. Si forma a Roma,all’Angelicum, parla tre lingue. Pieno dicreatività e gioia, è lui a comporre canzoni perla sua parrocchia, a Mosul. Don AngeloRomano, rettore della basilica di SanBartolomeo all’Isola, ricorda i suoi genitori.«Sono venuti a Roma e in processione, in una

cassettina, hanno portato la stola del figlionella basilica di San Bartolomeo». Luogo dovesono custodite le reliquie dei martiricontemporanei di tutto il mondo perché dal2000, per volontà di san Giovanni Paolo II, labasilica è dedicata ai martiri del XX e XXIsecolo. Anche la Bibbia con cui pregava ognigiorno Shahbaz Bhatti è custodita a SanBartolomeo, sottolinea don Romano: «Halottato per difendere la libertà di tutti». Maviene fermato il 2 marzo del 2011. Ilseminarista iracheno Shaker Zaytouna, ricorda,l’arcivescovo Faraj Rahho. «Fu lui a farmi lacomunione». Il presule è rapito il 29 febbraiodel 2008, a Mosul. «Sembra che riuscì a usare ilcellulare e si raccomandò di non pagare nessunriscatto», dice Zaytouna. «Probabilmente futorturato e morì in seguito alle violenze subite».Il suo corpo viene ritrovato il 13 marzo del2008.

Antonella Gaetani

P

Don Sturzo, la politicaservizio per il prossimoDI CHRISTIAN GIORGIO

o sono un sacerdote, non unpolitico», amava ripetere ai suoiinterlocutori don Luigi Sturzo.

«E proprio perché sacerdote egli sentì lavocazione ad esercitare il proprioministero in un campo diverso daquelli usuali, ma non menoimportante, quello della politica». DonLuigi «intendeva ricondurre tale umanaattività alla sua finalità naturale dicarità e di servizio». È stato monsignorSlawomir Oder, vicario giudiziale delTribunale ordinario diocesano, apresiedere venerdì mattina nel PalazzoLateranense la chiusura della fasediocesana della causa di beatificazionee canonizzazione del sacerdotefondatore del Partito Popolare Italiano.Dopo la lettura degli atti, il cancellieredel Tribunale, Marcello Terramani, haproceduto a porre il sigillo sui plichiche saranno adesso inviati allaCongregazione per le cause dei santi inVaticano. Al rito erano presenti anchemonsignor Michele Pennisi,arcivescovo di Monreale e presidentedella commissione storica della causa, eil vescovo di Caltagirone, monsignorCalogero Peri. Si tratta di un lavoroiniziato nel 1997, ha ricordatomonsignor Oder, formalizzato con lapresentazione del Supplex Libellus nel1999 e con la costituzione delTribunale nel 2002. Nato a Caltagironenel 1871 da una famiglia «di anticolignaggio e autenticamente cristiana»(si è aperta anche la causa dibeatificazione del fratello maggioreMario Sturzo, vescovo di PiazzaArmerina), fu ordinato sacerdote nel1894. Da giovane conosce lo stato diprostrazione dei contadini e deglioperai della sua terra, specie di quelliche lavorano nelle solfatare. Anche aRoma, dove perfeziona i suoi studiteologici e giuridici, «constata lamiseria estrema della gente diTrastevere». Siamo nel 1895.Ricordando la benedizione pasqualedelle case, don Luigi scrive: «Per piùgiorni mi sentii ammalato e incapace diprendere cibo». Sarà l’enciclica Rerumnovarum di Leone XIII a fornire lasolida base del suo ministero

sacerdotale a favore degli ultimi. NelServo di Dio «s’incarnò l’idealecristiano di politica che vedeva comeesercizio di “carità, ossia esigenzad’amore e di servizio a favore delprossimo, ricerca ed attuazione delbene comune, dovere civico, atto dicarità verso il prossimo”». Il 1919 èl’anno della fondazione del PartitoPopolare. Poi i tempi bui delladittatura. Pagherà con un esilio di 22anni, in Inghilterra prima e negli StatiUniti poi, il non essersi piegato alregime fascista. Rientrato in Italia nel1946, muore a Roma nel 1959, setteanni dopo la nomina del presidenteLuigi Einaudi a senatore a vita del1952. «Una nomina che don Sturzo –

ricorda Oder – aveva accettato solodopo che gli era stata concessa ladispensa esplicita da parte di Pio XII».Nonostante il suo impegno in politica,la sua spiritualità «fu eminentementesacerdotale, ed è per questo che sanGiovanni Paolo II lo poneva adesempio del clero». Anche BenedettoXVI, nel 2009, auspicava che «l’esempiodi Sturzo sia d’incoraggiamento pertutti i cristiani, affinché diffondano conla loro coerente testimonianza ilVangelo e la dottrina sociale dellaChiesa». L’economista GiuseppePalladino, che di Sturzo fu primaesecutore testamentario e poi fautoredella causa di beatificazione, disse unavolta che «alla salvezza delle anime don

Conclusa la fase diocesana della causa dicanonizzazione. Monsignor Oder, vicariogiudiziale del Tribunale: «Un uomo liberoe forte», spicca la «spiritualità sacerdotale»

Una vita politicacaratterizzatadall’impegno perl’affermazione dellagiustizia sociale che nonpuò essere disgiunta da quella di uomosaldo nei propri principi morali espirituali: così Maria Romana De Gasperi,primogenita dello statista fondatore dellaDemocrazia Cristiana, ha tratteggiato ilprofilo del padre, lunedì sera, in occasionedegli incontri organizzati dall’Istituto deiSanti Spirituali Esercizi presso PalazzoPonziani. «Ho scritto di lui come padre,come politico, come difensore della libertà– ha spiegato De Gasperi – ma dietro ognisfaccettatura c’erano la sua spiritualità e lasua fede: gli appunti a cui ho attinto nesono intrisi». Seguendo liberamente il filodei ricordi, la figlia di Alcide De Gasperi hacondiviso scene di vita familiare come laMessa della domenica a San Pietro. Del

politico, la figlia ha evidenziato lavicinanza alle persone: «Il popolo loconosceva davvero. A Vienna mio padreera in fila con quelli che chiedevano la“minestra dei poveri”». Una vita spesa innome dell’azione sociale, che «speriamopossa presto essere presentata comemodello di santità», ha commentatomonsignor Gianrico Ruzza, vescovoausiliare per il settore Centro,intervenendo al dibattito in riferimento alprocesso di beatificazione aperto nel 1993:«De Gasperi è il simbolo di una tradizionee di una mentalità che oggi ci mancano eche auspichiamo di recuperare per il benedel nostro Paese».

Michela Altoviti

una parrocchia viva

Sturzo ha dedicato la sua interaesistenza ed ogni sua energia. Pertantofu impegnato nella sua lotta ideale solocome sacerdote e non come uomopolitico». La città di Roma, nella qualeil sacerdote siciliano fu impegnato perla gran parte della sua vita, «è stata neisecoli benedetta da grazie innumerevoli– ha concluso Oder –, ed è divenuta ilfaro a cui milioni di persone guardanoper essere illuminate nel camminocristiano». Una luce ancora intensa,alimentata «dall’impegno coerente ditanti cristiani e di esemplari sacerdoti,come lo fu Sturzo. Un prete, un uomolibero e forte, e speriamo presto dipoter dire, col consenso dell’autoritàdella Chiesa, un santo».

DI FILIPPO PASSANTINO

n’autoambulanzaparcheggiata di fronteall’ingresso della parrocchia,

un numero di telefono sulla fiancata.Nei locali sotto la chiesa delSantissimo Corpo e Sangue di Cristo,una stanza piccola ed efficiente. È lìche i volontari delle Misericordieraccolgono le segnalazioni e partonoper prestare soccorso a chi chiedeaiuto. Anziani soli o senza fissadimora, che di notte dormono al

freddo sotto le tettoie della stazioneTuscolana. Un occhio è rivoltoall’aiuto dei più poveri e l’altroall’annuncio della Parola di Dio nellaparrocchia in cui si è recato ieri invisita il vicario Angelo De Donatis,per amministrare il sacramento dellaCresima a una quarantina di ragazzi.Lo stile adottato dai sacerdoti dellaCongregazione del PreziosissimoSangue e dai fedeli è quello di unavita “contemplattiva”, come era solitodefinirla il loro fondatore, sanGaspare del Bufalo. È così che lecaselle della tabella, affissa sullepareti, con gli orari degli incontri deigruppi parrocchiali sono quasi tuttepiene. E la vitalità di Giovanni,soccorritore delle Misericordie, simischia alla creatività di Benedetta,catechista e vicedirettrice

dell’oratorio. «La gioia di un incontrospeciale non si può che riversare nelleattività che porto avanti con ibambini», spiega quest’ultima. Puntodi riferimento per i fedeli è donBenedetto Labate, parroco dasettembre e viceparroco per tre anni.All’ingresso della parrocchia, unfoglio con tre numeri di cellulare, ilsuo e quello dei due collaboratori,don Davide Basile e MarcoLambertucci. «Vogliamo che questaparrocchia sia una casa e le personedevono poterci trovare in qualsiasimomento», spiega. Una parrocchiache accoglie e raccoglie. Nei suoilocali si radunano oltre una decina digruppi, tra cui quelli delRinnovamento nello Spirito e deineocatecumenali. Percorrendo ilunghi corridoi, uno spazio ampio è

dedicato alla cucina: qui i volontaridi Romamor preparano pasti caldiper la cena dei senza fissa dimora.Pasti che poi saranno distribuiti neiluoghi in cui si rifugiano dal gelodell’inverno. La domenica, invece, lacucina è a disposizione dei gruppiparrocchiali, che si alternano perpreparare la cena per circa 150persone bisognose per poi servirlanell’aula dove si celebrava la Messafino al 1991, prima che fosserorealizzati gli attuali locali che laospitano. Il catechismo è frequentatoinvece da oltre 250 bambini. Le lororichieste di iscrizione passano dallemani di Ida e Marisa, che sioccupano della segreteria: «Ognipomeriggio siamo qui per dedicarciall’accoglienza. Vogliamo mettere afrutto i nostri talenti».

U

Corpo e Sangue di Cristo, accanto ai senzatettoL’impegno delle Misericordiee i volontari per i pasti caldiCena per 150 bisognosila domenica in parrocchia

Un momento della cerimonia nell’Aula della Conciliazione (foto Gennari) San Clemente

SS. Corpo e Sangue di Cristo

2 Domenica26 novembre 2017

Maria RomanaDe Gasperi:«Mio padre,una vita intrisadalla fede»

«Sostenere i sacerdoti»: l’appello del Sovvenire ai laici

DI MICHELA ALTOVITI

sacerdoti, vero motore delleparrocchie, vanno sostenuti ancheeconomicamente. Questo il messaggio

della Giornata di sensibilizzazione per ilsostentamento del clero che vienecelebrata oggi in tutte le parrocchied’Italia. «Il sostegno alla missione deisacerdoti – afferma Pierluigi Proietti,incaricato diocesano del Sovvenire,Servizio per la promozione del sostegnoeconomico alla Chiesa cattolica – deveessere prima di tutto un gesto dei laici persentirsi parte della famiglia di famiglieche è la Chiesa». Tutte le offerte sono

deducibili, cioè chi le versa può dedurledalle tasse fino a 1.032,91 euro ognianno, ed è possibile contribuire sempre,tutti i giorni dell’anno, anche più voltel’anno, sia con un contributo diretto, siamediante conto corrente postale obonifico. Presentando le iniziative inprogramma per la giornata odierna,Proietti illustra alcuni dati: «Per quel cheriguarda la nostra diocesi, le offerte per isacerdoti coprono soltanto il 3,7% delfabbisogno per i loro stipendi», questo fasì che «per colmare la differenza si debbaattingere ai fondi dell’8xmille,decrementando le quote per iniziative dicarità e legate alla pastorale». Nellagiornata di oggi, in oltre 100 parrocchieromane i volontari laici del Sovvenire, altermine di ogni celebrazione,sensibilizzeranno i fedeli rispettoall’importanza del sostentamento delclero e forniranno materiale informativo.«Quanto raccolto al momento della

questua – spiega Proietti – verrà suddivisoin due parti: la quota corrispondente allatradizionale offerta domenicale rimarràalla parrocchia, l’altra verrà destinata alsostentamento di tutto il clero». Ognifedele che dona ai sacerdoti, infatti, noncontribuisce solo alle necessitàquotidiane del proprio parroco ma aquelle di tanti altri preti operanti incomunità più piccole e meno fortunate,lontane geograficamente ma incomunione fraterna le une con le altre. Leofferte, cioè, sono destinate alsostentamento di tutti i 35.000 sacerdotidiocesani italiani con l’obiettivo diassicurare una remunerazione mensile«che è pari a circa 883 euro netti per unsacerdote appena ordinato – aggiungeProietti – e a poco più di 1.300 euro perun vescovo ai limiti della pensione». Ilsistema delle offerte stabilisceperequazione tra i sacerdoti, andando insoccorso di quelli che non hanno

neppure un reddito di partenza, come adesempio stipendi o pensioni dainsegnante, e aiuta a stabilire condizionidi maggiore equità. Raccolte dall’IstitutoCentrale per il sostentamento del clero,vengono distribuite ai sacerdoti dellaChiesa italiana, sia quelli in servizioattivo che quelli anziani o malati che nonesercitano più il ministero. «Come nellecomunità cristiane delle origini –conclude il coordinatore del Sovvenirediocesano – è bello che il sacerdote vengasostenuto da tutta la comunità, in modoche possa dedicarsi totalmenteall’annuncio del Vangelo e alle opere afavore dei fratelli». Per avere maggioriinformazioni sul sostentamento del clero,le prime fonti sono il parroco, icomponenti del Consiglio parrocchialeper gli affari economici e, se presenti, gliincaricati parrocchiali per il Sovvenire. Èpossibile consultare anche il sitowww.sovvenire.it.

I

Beppe Fiorello al GemelliIl cinema tra gli ammalati

Progetti e iniziativedell’Opera romanaillustrati da monsignorRemo Chiavarini,amministratore delegato«Nuovi itinerari per laTerra Santa e numerosiservizi per i pellegriniche arrivano in città»

«PellegrinaggiEcco le novità»

DI FILIPPO PASSANTINO

el 2018 offriremo nuoviitinerari in Terra Santa enumerosi servizi per i

pellegrini che arrivano nella Capitaleper visitare la Roma cristiana». Loannuncia l’amministratore delegatodell’Opera romana pellegrinaggi,monsignor Remo Chiavarini,presentando la programmazione per

N«il prossimo anno. Due, inparticolare, le novità. Uno èl’itinerario denominato “Ritorno inTerra Santa”, ma «può esserebenissimo intrapreso da chi va per laprima volta. Abbiamo scelto percorsidiversi per raggiungereGerusalemme rispetto a quellicompiuti finora – spiega –. I luoghitoccati saranno le sorgenti delGiordano, Cesarea di Filippo, Seforise la Samaria». L’altro itinerario,invece, parte dal Sud, dal deserto delNegev, e conduce i pellegrini fino aGerusalemme. Monsignore, qual è il filoconduttore che unisce i vostriitinerari?Vogliamo offrire viaggi che portino ainterrogare la fede dei pellegrini e arafforzarla. Quindi, la Terra Santa è illuogo privilegiato e, a seguire, tuttele terre che circondano Israele, cioèl’Egitto, la Giordania e la Turchia.Proprio Egitto e Turchia, in seguitoai risvolti politici, erano diventateterre improponibili. Noi vorremmoaprire la possibilità di qualcheitinerario perché sono molto

interessanti e legate al nostroorizzonte. Offriremo, inoltre,pellegrinaggi nuovi in Armenia eGeorgia, raggiungendo monasteri diestremo interesse. La vostra attenzione si concentranon solo sulle mete tradizionali esui santuari di Lourdes e Fatima,ma anche su Roma. Perché?Roma viene sempre più scelta dacoloro che cercano un viaggio difede. Per loro sono attivi i servizi di“Roma cristiana”, che lo scorso annoha fatto registrare oltre 900milautenti, una cifra enorme che facapire come sia richiesta una letturadi Roma da una prospettiva di fedeche altre agenzie non possonooffrire. A Roma arrivano pellegrinida qualsiasi parte del mondo,cristiani e non solo cattolici.Sentono il fascino della città evivono il confronto con la Chiesa diRoma, trasportati dalla loro fede. Ilnostro compito è aiutarli a leggere isuoi monumenti. A questo progettolavorano 60 giovani tutti motivati,che conoscono una seconda e unaterza lingua.

Quali servizi offrite nell’ambito di“Roma cristiana”?Offriamo la visita della città a bordodi open bus, che compiono 16 tappenei luoghi più importanti dellacristianità, e la sua presentazioneattraverso audioguide. Poi, lapossibilità di visitare i Giardinivaticani, a bordo di minibus, e iMusei con una corsia preferenziale.E così anche altri luoghi come ilCarcere Mamertino e i chiostri diSan Giovanni e di San Paolo. Qual è la vostra mission?Vogliamo trasformare monumenti,chiese e opere d’arte in strumenti dievangelizzazione. Non possiamoutilizzare questo patrimonio solocome museo. L’obiettivo è quello diraggiungere una percentualenotevole di persone attraverso illinguaggio della storia e dell’artecristiana. Persone che non siavvicinerebbero al Vangelo in altromodo. Per questo, offriremo a chilavora nel turismo a Roma, inparticolare alle guide, incontri diformazione in collaborazione conl’Ufficio catechistico del Vicariato.

n qualche misura anche ilcinema può diventare una

“cura”, in questo luogo: passareun paio d’ore spensierate,immergendosi in una storia esognando, possono aiutare,almeno un poco, a lenire ilproprio dolore. Portare il cinemain ospedale ha un alto valorecivile e sociale». Ne è convintoBeppe Fiorello, che martedìpomeriggio ha incontrato ipazienti del Policlinicouniversitario Agostino Gemellinella sala cinematograficaMediCinema (all’ottavo pianodella struttura). È stato proiettatoinfatti il suo ultimo film “Chim’ha visto”, di cui è produttore eprotagonista. Insieme al registaAlessandro Pondi, alla sua primaesperienza di regiacinematografica, il noto attoresiciliano si è mostrato commossonei confronti di una plateaparticolare: i degenti del grandeospedale romano cheusufruiscono della salacinematografica del Policlinicoper vivere «quella spensieratezzae quel relax che li fa sentire comegli altri. Credo che tutti hannopaura, con la malattia – hacontinuato Fiorello – di rimaneretagliati fuori dalla società; inquesto senso entrare nel cinema,anche se in ospedale, vuol direessere come gli altri, quelli chesono fuori. Si entra in una storia,in una magia, si lasciano da partedolori, pensieri epreoccupazioni». Il film “Chi m’havisto”, co–prodotto da Rai

Cinema, tra i principali sostenitoridel progetto della salaMediCinema del Gemelli,racconta la storia dolceamara diMartino Piccione, bravochitarrista e collaboratore dicelebri e amati musicisti che perònon riesce a diventare famosocome loro, divenendo cosìprotagonista di situazionicomiche e divertenti sul mondodella musica e dello spettacolo.La pellicola, uscita nelle salecinematografiche a finesettembre, vede co–protagonista,accanto a Fiorello, PierfrancescoFavino e anche molti musicistifamosi tra cui Jovanotti, Elisa,Gianni Morandi, Emma Marrone,Giuliano Sangiorgi e GigiD’Alessio. «Il nostro mestiere – haconcluso l’attore siciliano – loconsideriamo spesso effimero; inluoghi come questo invece mirendo conto che non è proprioinutile: un film può provocareeffetti molto postivi, credo che ilcinema come il teatro e un certotipo di tv, se fatti bene eseriamente, possano veramentefar sognare». Il progetto dicinema in ospedale, realizzato daMediCinema Italia Onlus eFondazione Policlinico Gemelli, sista consolidando: da aprile 2016 ipazienti, sia adulti che bambini,sperimentano due volte asettimana il benefico “effettopausa” e di sollievo ottenutograzie alle proiezionicinematografiche; primaesperienza del genere in Italia.

Marta Rovagna

ell’anno in cui la Chiesa diRoma si pone accanto alle

famiglie nella dimensioneeducativa dei giovani, la Caritasdiocesana propone un itinerarioper i tempi forti di Avvento eQuaresima che ha come obiettivoprimario l’esperienza della scopertadi Dio attraverso il povero. «”Nonlasciamoli soli” – La pedagogia

della carità come scelta educativa»è il titolo del sussidio scaricabile dalsito www.caritasroma.it. Momentoculminante dell’Avvento sarà laGiornata della carità – domenica 17dicembre – con la colletta per leiniziative parrocchiali e diocesane.Durante l’Avvento la Caritaspropone alcune azioni–segno, tracui l’assistenza domiciliare

“leggera” e un gesto per la scuola diitaliano rivolta agli stranieri. «Leesperienze che proponiamo alleparrocchie – scrive il direttore dellaCaritas, monsignor Enrico Feroci –rappresentano delle occasioni perrestituire pienezza e dignitàall’esistenza umana e, in ragione diciò, assumono un valore chetrascende l’attualità del bisogno».

NLa Caritas propone «azioni-segno» per l’Avvento

A San Saturnino l’accoglienza ha il volto del Congoarà il ritorno in un «luogo del cuore»quello che il vicario Angelo DeDonatis compirà oggi nella

parrocchia che lo vide viceparroco dal1980 al 1988. «Sono tanti i giovani diallora che gli sono rimasti affezionati –racconta don Marco Valenti – e con iquali don Angelo continua a sentirsi. Nelfrattempo sono diventati genitori, alcunianche nonni. Per l’intera comunità di SanSaturnino – spiega il parroco – sarà ungiorno di festa da vivere in famiglia». Alle12 ci sarà la Messa, mentre alle 13.30l’arcivescovo parteciperà al pranzocomunitario in teatro dove sarannopresenti i rifugiati seguiti dal progetto diaccoglienza della Caritas diocesana grazieal fondo Fami, che condivideranno i loropiatti tipici. «È una bella alleanza quellache si è stabilita tra la nostra comunità ela Caritas, iniziata nel novembre 2015

quando abbiamo accolto tre giovanirichiedenti asilo: Babakar e Mountaga delSenegal e Salif del Mali». Si trattava dellacosiddetta prima accoglienza; nei localiparrocchiali della casa della caritàintitolata a Carlo Iavazzo i volontari diSan Saturnino hanno aiutato i tre ragazzia superare lo stato di marginalità con unlavoro di sostegno alla persona e diaccompagnamento nella ricerca disoluzioni occupazionali ed abitativeautonome. «All’inizio sembrava chemancassero mezzi, le persone, leconoscenze, sembrava che le difficoltàfossero troppe. Invece si è fatta strada unaforza inaspettata capace di dare un nuovovolto alla solidarietà, fatta di fiducia,speranza e amicizia, sbriciolando ritrosiee paure». Da qui l’idea di consolidare eapprofondire le competenze dei volontariche hanno partecipato ai corsi di

formazione della Caritas diocesana, siaper quanto riguarda l’accoglienza deimigranti sia per il centro di ascolto attivoin parrocchia. Oggi Babakar, Mountaga eSalif lavorano e pagano autonomamentel’affitto delle loro abitazioni. Sabato 29ottobre la casa è stata riaperta peraccogliere una famiglia congolese. Sitratta di una giovane madre con duebambini. Rachel ha 33 anni ed è in Italiada tre, parla italiano e lavora come baby–sitter. «Con il ricongiungimento sonoarrivati anche i bambini – racconta donMarco –. Daniel ha dieci anni mentreChristian nove. Sono vivaci, scolarizzati econoscono il francese anche se in unprimo momento erano sicuramentemolto frastornati a causa del lungoviaggio e di un ambiente nuovo chedovevano imparare a conoscere». Lafamiglia è seguita da un’assistente sociale

che si sta occupando di iscrivere ibambini a scuola, mentre l’«alleanzadell’accoglienza» si è allargata sulterritorio parrocchiale anche alla casafamiglia delle Suore Salesie che si è dettadisposta a dare aiuto con lacollaborazione di alcuni volontari emettendo a disposizione per l’accoglienzauna loro ex scuola che altrimenti sarebberimasta chiusa. «L’impegno caparbio el’affetto dei nostri parrocchiani sono statiin grado di cambiare la vita dei nostrifratelli più sfortunati. Vogliamocontinuare in questo cammino di uscitagrazie al quale abbiamo capito che la fedenon è un tesoro da custodire in unmuseo. Come dice il Papa, meglio farparte di una chiesa “incidentata e ferita”ma viva che di una chiesa “sicura” machiusa e ammalata».

Christian Giorgio

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Giornata di sensibilizzazioneLe offerte ad hoc, deducibilidal reddito, coprono a Romasolo il 3,7% del fabbisogno

GiuseppeFiorello conalcuni pazientinella salaMedicinema

il sussidio

Una famiglia africana ospite dellacasa della carità. Il parroco:«Impegno e affetto dei volontari»Oggi il vicario al pranzo comunitario

Un’immagine della campagna del Sovvenire

Monsignor Remo Chiavarini, al centro, interviene al coordinamento dell’Orp nell’Aula della Conciliazione (foto Gennari)

San Saturnino

3Domenica26 novembre 2017

Lectio divina a San Giovanni in Laterano - Domani don Luigi Ciotti a San Giovanni Battista De RossiMessa di Leuzzi in memoria di don Santoro - Ciclo d’Avvento a Santa Maria in Via - Tajani alla Lumsa

celebrazioniA SANTA CROCE MESSA IN MEMORIA DIDON ANDREA SANTORO. Giovedì 30 alle19, nella festa di Sant’AndreaApostolo, il vescovo Lorenzo Leuzzicelebrerà una Messa in memoria didon Andrea Santoro nella basilica diSanta Croce in Gerusalemme.

FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLAPARROCCHIA DI S. FRANCESCA CABRINI.Il neo eletto superiore generale dellaSocietà di Maria, padre John Larsencelebrerà l’Eucaristia a Santa FrancescaCabrini (piazza Massa Carrara, 15)domenica 3 alle 18. Sabato 2 alle 19proiezione del docufilm di Carlo DeBiase e riflessione con il vescovoGuerino Di Tora, presidente dellaFondazione Migrantes.

incontriDOPO “MAFIA CAPITALE”: DON CIOTTI ASAN GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI.Riprendono domani le attività delcentro culturale della XIX prefetturacon un appuntamento su mafie ecorruzione. Don Luigi Ciotti,fondatore del gruppo Abele edell’associazione Libera, interverrà alle19.30 nella parrocchia San GiovanniBattista De Rossi (via Cesare Baronio27) sul tema «Dopo “mafia capitale”:tra corruzione, clan e impegno per ilcambiamento. Il ruolo della Chiesa edella comunità».

INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICOALLA LUMSA CON TAJANI. AntonioTajani, presidente del Parlamentoeuropeo, parteciperà all’inaugurazionedell’anno accademico della Lumsadomani alle 10 nell’aula magna inBorgo Sant’Angelo, 13. La prolusione èstata affidata alla professoressaDonatella Pacelli, ordinaria diSociologia generale, che proporrà unalectio sul tema «Fra noi e gli altri.Paradossi e paradigmi del mondocomune».

TESTACCIO FESTEGGIA I 100 ANNI DEGLISCOUT ROMA 10. Ricorre quest’anno ilcentenario della fondazione delgruppo scout Asci Roma 10, fondato aSanta Maria Liberatrice a Testaccio nel1917. Domani alle 18, nella salaparrocchiale, Alfonso Sapia parlerà sultema «I cattolici dell’Unità d’Italia e lafondazione dello Scoutismocattolico». Giovedì 30 alle 19.45 cisarà poi il concerto del coro “AltreNote” diretto da Francesca Palombi.

LECTIO BIBLICA DI AVVENTO A SANGIOVANNI IN LATERANO. Martedì 28,alle 18, inizierà nella basilica di SanGiovanni in Laterano (Cappelladell’Adorazione) il ciclo di incontri dilectio divina per il tempo di Avventocon il vescovo Brandolini.Proseguiranno nei tre martedìsuccessivi e trarranno spunto dalle“formule di rivelazione” contenute nelVangelo di Giovanni.

«TUTTI X TUTTI CONTRO IL BULLISMO» ASAN FEDELE DA SIGMARINGA. Promossodal Moige in collaborazione con laCei, mercoledì alle 19 a San Fedele daSigmaringa (via Mesula, 4) si terràl’incontro «Tutti x Tutti contro ilbullismo». In un primo momento cisarà la presentazione delle dinamichedel fenomeno del bullismo ecyberbullismo con strumenti perprevenirlo e combatterlo. Poil’illustrazione delle modalità persostenere le necessità della Chiesa.

GREGORIANA: «RICOMPORRE L’IDENTITÀ.TERREMOTO E BENI CULTURALI DELLACHIESA». Giovedì 30 alle 9.30 sisvolgerà alla Gregoriana (piazza dellaPilotta, 4) il convegno «Ricomporrel’identità. Terremoto, Città e BeniCulturali della Chiesa», organizzatodalla Facoltà di Storia e beni culturalidella Chiesa–Dipartimento dei beniculturali, con il patrocinio di MiBact,Ufficio per i Beni culturali ecclesiasticidella Cei e dell’arcidiocesi di Spoleto–Norcia. La Giornata di studi ha comeobiettivo presentare lo stato dei beniculturali di interesse sacro e religioso,coinvolti nei drammatici eventisismici che hanno colpitorecentemente le aree dell’Italiacentrale, e i temi ad essi legati: ilrecupero delle opere d’arte, la messain sicurezza, il restauro e laricostruzione.

GIORNATA DI LOTTA ALL’AIDS CON LACARITAS A VILLA GLORI. «Testa, cuore,mani» è il tema dell’incontro che siterrà venerdì primo dicembre, apartire dalle ore 10, al Teatro dellecase famiglia di Villa Glori (viaVenezuela, 27) un’iniziativa che vedràcoinvolti gli istituti scolasticiimpegnati nelle strutture della Caritasdi Roma in esperienze di alternanzascuola–lavoro. Durante la mattinata letestimonianze degli operatori Caritase studenti, chiuderà l’incontromonsignor Enrico Feroci, direttoredella Caritas diocesana. Alle 20.45 ilconcerto «Giovani all’Opera» conesibizione di Coro e Solistidell’International Opera Choir diretto

dal maestro Luca Oddo.«EDUCARE I FIGLI NELL’ERA DIGITALE».SE NE PARLA A SAN BERNARDO. «Quelloche non vedo di mio figlio. Accrescerele competenze genitoriali perintervenire senza tirare ad indovinare»è il titolo dell’incontro di venerdìprimo dicembre (ore 20.45) a SanBernardo di Chiaravalle (via degliOlivi, 180). Sarà tenuto dalpsicoterapeuta e analista adlerianoDomenico Barrilà, impegnato daquasi trent’anni nell’attività clinicache accompagna con una produzioneeditoriale di successo dalla quale èscaturita una quindicina di volumi.Dirige due collane da lui stesso ideateed è supervisore scientifico di progettipensati per la prevenzione del disagio.Con Feltrinelli ha pubblicato «Ilegami che ci aiutano a vivere» e«Quello che non vedo di mio figlio.Un nuovo sguardo per interveniresenza tirare a indovinare».

INCONTRI D’AVVENTO A SANTA MARIA INVIA. La biblista Rosanna Virgili,docente di Esegesi all’IstitutoTeologico Marchigiano, terrà il primoincontro del ciclo «Il Natale dei poveridi Cristo». Appuntamento sabato 2dicembre alle 17 nel salone reale diSanta Maria in Via – Santuario dellaMadonna del Pozzo (via del Mortaro,24). Il 9 dicembre e il 16 gli altri dueincontri del ciclo d’avvento. Per info econtatti: 06.69940380www.santamariainvia.eu.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA,CONVEGNO ALLA GREGORIANA. «A Gesùcon Maria» è il tema scelto per ilconvegno diocesano della Retemondiale di preghiera per il Papa disabato 2 dicembre dalle 9 alle 17presso la Pontificia UniversitàGregoriana (piazza della Pilotta, 4).Prevista la relazione del direttorepadre Alessandro Piazzesi, la Messa el’assemblea conclusiva a fine giornata.

«ESSERE CHIESA INSIEME», CONFERENZADEL SAE. Continuano gli incontri diformazione ecumenica promossi dalgruppo romano del Segretariatoattività ecumeniche (Sae). Domenica3 dicembre alle 16.30, nella foresteriadel monastero delle monachecamaldolesi (Clivio dei Publicii,Aventino) e nel ciclo di incontri su«Paolo e le sfide ecumeniche delnostro tempo. Una riflessioneattraverso i testi paolini», si terrà laconferenza «Essere Chiesa insieme».Interverranno Davide Romano,pastore avventista di Roma e GiovanniOdasso, teologo e biblista.

culturaPRESENTAZIONE DI «LE DONNE APRONOIL CIELO» DI FRANCESCA SERRA. L’Istitutodei Santi spirituali esercizi di PalazzoPonziani (via dei Vascellari, 61)ospiterà lunedì 4 dicembre alle 19 lapresentazione del libro di FrancescaSerra «Le donne aprono il cielo. Sulleorme di Ildegarda di Bingen» (SanPaolo). Interverranno MicheleSciancalepore, giornalista di Tv2000; ilprofessor Marco Sarandrea, erborista efitopreparatore; Sara Fornari,giornalista di Tele Pace; monsignorAntonio Interguglielmi, presidentedell’Istituto dei Santi spirituali esercizie l’autrice, Francesca Serra. Perpartecipare all’incontro è necessaria laprenotazione scrivendo all’[email protected] telefonando allo 06.5812125.

CONCERTO DEL CORO DELL’AVENTINO ASANTA MARIA DEGLI ANGELI. «Musica emeditazioni nel tempo di Avvento» èil titolo del concerto che si terrà sabato2 dicembre alle 19.30 nella basilica diSanta Maria degli Angeli e dei Martiri(piazza della Repubblica). Il Corodell’Aventino, diretto dal maestroFabio Avolio, eseguirà momentimeditativi in musica che introduconoalla solennità del Natale. Inprogramma brani per coro a cappelladi autori vari e brani per organosolista eseguiti da Gianluca Libertucci.Tra gli autori delle composizioni Bach,Polenc, e Biebl. L’ingresso è libero egratuito. Per informazioni:329.3835989.

AL VIA L’ESPOSIZIONE DEI «100PRESEPI». La Rivista delle Nazioni,come ogni anno, organizzal’Esposizione internazionale dei «100presepi». La cerimonia inaugurale si èsvolta giovedì 23 alla presenza delvescovo Gianrico Ruzza. L’esposizione,nelle Sale del Bramante (viale GabrieleD’Annunzio – piazza del Popolo), saràaperta tutti i giorni dalle 10 alle 20fino al 7 gennaio con oltre 150 nuovipresepi provenienti da tutte le regioniitaliane e da 40 paesi esteri.

solidarietàDONARE IL SANGUE CON «AD SPEM».Oggi sarà possibile donare il sanguecon l’associazione Ad Spem delPoliclinico Umberto I nelleparrocchie: San Carlo da Sezze (via diSaponara) e Sant’Ireneo (via deiCastani).

La medicina«di precisione»

ggi si parla sempre di più di medicina «diprecisione», intesa come medicinapersonalizzata, fondata su test diagnostici,

come quelli genetici e biomarkers, e curapersonalizzata. Il recente decreto sui Livellielementari di assitenza (Lea), ha ampliato lemalattie rare per le quali viene garantita l’assistenzae conseguentemente ha valorizzato la medicina diprecisione perché sono diventati disponibilifarmaci biologici sempre più mirati e precisi.Si è parlato di malattie autoinfiammatorie emalattie lisosomiali nella medicina di precisione,agli inizi di novembre, al Policlinico Gemelli in uncorso organizzato dal Centro delle febbriperiodiche del Dipartimento di Medicina internadell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che harichiamato alcuni tra i maggiori esperti in ambitointernazionale, nel campo delle malattie rareautoinfiammatorie e nell’ambito delle malattielisosomiali.Il corso si è articolato in due giornate: nella prima,dedicata alle malattie autoinfiammatorie, inparticolare alle febbri periodiche, si è enfatizzato ladisponibilità di nuovi test genetici. Sono statipresentati i nuovi approcci clinici e terapeutici confarmaci biologici anti–citochinici: Anakinra eCanakinumab nella febbre mediterranea familiareresistente alla colchicina, e altre malattie, come laMvk, la Traps, le pericarditi ricorrenti. Anche ilrapporto costo/beneficio per i farmaci biologici èstato accuratamente soppesato. Nella seconda giornata sono state trattate lemalattie lisosomiali, in particolare la Malattia diFabry, le mucopolisaccaridosi, la Malattia diPompe, la malattia di Gaucher, le mannosidosi,evidenziando i progressi nella diagnosi, nelleterapie e nella gestione clinica. In particolare ilPoliclinico Gemelli rende disponibili le terapie disostituzione enzimatica, le terapie chaperoniche,che consentono, in casi di peculiari mutazioni, untrattamento orale molto comodo ed esente daeffetti collaterali ai pazienti seguiti nel Centro dellemalattie rare. I pazienti pediatrici con malattie rare oraraggiungono l’età adulta, e al Gemelli sono stateattivate le procedure di transizione ai medicidell’adulto per rendere accogliente il trattamentodei giovani pazienti; si attua una strettacollaborazione tra pediatri, medici dell’adulto e ivari specialisti coinvolgi nella gestione del paziente.Tale collaborazione è una realtà consolidata dellaFondazione Gemelli con il Gaslini di Genova el’ospedale pediatrico Bambino Gesù e conl’Università La Sapienza di Roma; tutti poli diriferimento nazionale ed internazionale dellaricerca scientifica.

Raffaele Manna ed Elena VerrecchiaUnità operativa di Medicina interna

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Obiettivo Salutea cura del Policlinico Gemelli

#PenadiMorteMai,eventi con Sant’Egidio

n grande concertogratuito al Colosseo,

il 30 novembre, con Noemie Max Giusti, e l’incontro, il28 alla Camera dei depu-tati, dei ministri della Giu-stizia per “Un mondo sen-za pena di morte”: sono ledue iniziative della Comu-nità di Sant’Egidio in occa-sione di “Città per la vita”,che vede coinvolte oltre2.000 città del mondo con-tro la pena di morte.

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in città

abato prossimo, 2 dicem-bre, il centro storico di Ro-ma si colorerà delle voci

festanti dei bambini che per-correranno la “strada magicadi san Nicola”. L’evento è pro-mosso dalle realtà ecclesiali delcuore della Capitale in colla-borazione con il PontificioConsiglio della cultura.L’appuntamento per tutti è al-la parrocchia di San Lorenzo inDamaso, in piazza della Can-celleria, alle 15, per iniziare uncammino lungo la storia diquesto grande testimone, ve-scovo, vissuto a cavallo tra il IIIe il IV secolo. Percorrendo levie del centro il percorso deibambini giungerà vicino apiazza Navona, a largo Febo,nella chiesa di San Nicola deiLorenesi. Un pomeriggio di fe-

sta, quindi, per tanti i piccoliin vista del Natale. L’occasio-ne è data dall’annuale cele-brazione di san Nicola di Ba-ri, santo molto amato daibambini di tutto il mondo, lacui festa liturgica ricorre il 6dicembre.Il percorso a tappe sarà ani-mato da un gruppo di artisti“piccoli aiutanti di san Nico-la”, sotto la regia di Angelo Li-bri, che rappresenterannoquattro episodi della vita delsanto, e da una giovane banda.Ai bambini verrà chiesto diportare un proprio giocattoloda destinare ai loro coetanei ri-coverati all’ospedale pediatricoBambino Gesù. Al termine delpomeriggio i piccoli parteci-panti riceveranno un piccolodono.

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«La strada di san Nicola»Festa per i bambini in centro

LUNEDÌ 27Alle 20 presiede lacelebrazione per il mandatomissionario a un gruppo digiovani catechisti dellaparrocchia dei Santi Ottavio eCompagni Martiri.

MARTEDÌ 28 Dalle ore 8.30 riceve isacerdoti.

GIOVEDÌ 30 Alle 16 tiene la Lectiomagistralis in occasionedell’inaugurazione dell’annoaccademico dell’Istitutosuperiore di scienze religioseEcclesia Mater.

VENERDÌ 1Alle 18 celebra la Messa

all’apertura del capitologenerale straordinario per larevisione delle costituzionidelle Suore FrancescaneAlcantarine.

SABATO 2 Alle 16 celebra la Messanella cappella di Rebibbiaper la dedicazionedell’altare.

DOMENICA 3 Alle 10 celebra la Messa epredica il ritiro di inizioAvvento nella parrocchia diSan Giustino Martire. Alle 16.30 celebra la Messacon la famiglia del diaconatopermanente al PontificioSeminario RomanoMaggiore.

L’AGENDADEL VICARIO

libri «Foglie d’erba» in veste nuova, il respiro del verso di WhitmanCarcere, il Vic–Caritasinaugura una casa

stata inaugurata venerdìla nuova casa di acco-

glienza per i detenuti e i lorofamiliari, in via Monte Velino30. L’inaugurazione dellastruttura è stata occasione perfesteggiare i 28 anni di attivitàdell’associazione Volontari incarcere della Caritas di Roma,che l’ha realizzata. La nuovacasa, oltre a essere un centrodi accoglienza per i detenutiin permesso e i familiari in vi-sita, sarà anche la sede ope-rativa dell’associazione impe-gnata con cento volontari neiquattro istituti penitenziari diRebibbia. Nella struttura, spa-zio pure al magazzino vestia-rio e al centro di formazionedella Cooperativa e–Team.

È orna in veste tuttanuova eprestigiosa nel

Meridiano dellaMondadori a cura diMario Corona, Foglied’erba (pp. 1658, 80euro), la grande vocedi Walt Whitman(1819–1892, nellafoto): quello deireggimenti che vanno

al passo sotto le stelle imprendibili, deisoldati feriti nella notte coi visi bianchicome gigli, dei rulli di tamburo prima dellabattaglia, degli squilli di tromba all’albagelata, degli stendardi che sventolano sul fardel giorno. Era la Guerra Civile a cui loscrittore partecipò quale infermierericavando da tale esperienza uno dei suoitesti più belli, Specimen days, la guida delvolontario. Ma in Whitman conta

soprattutto il respiro del verso che sembraalimentare il volo degli uccelli sullasterminata prateria. Senza dimenticarel’epigrafista solenne che rende omaggio alPresidente Lincoln, il visionario errabondocapace di appuntare le sue medagliesull’ancora fresca Unione degli Stati, altempo in cui il Nord America pareva unconfuso accampamento di profughi europeiimpegnati a sognare un’altra vita by theroadside. Finora i versi di Foglie d’erba inItalia erano stati letti e precocementeconsumati soltanto in sparute antologie. Aparte gli specialisti, pochi li conoscevanodavvero. Adesso c’è la possibilità di gettareuno sguardo più compiuto su questasterminata raccolta che accompagnò l’interaesistenza del suo autore segnando in modoindelebile la letteratura occidentale con unpalpito epico che non possiede uguali.Siamo di fronte a un classico ottocentescoche tuttavia annuncia in sé il brivido della

lirica venuta dopo rompendo lo schemametrico e aggiornando i materiali tematici.Questo scrittore ci fa sentire con insofferenzala distinzione schematica fra prosa e poesia.In Foglie d’erba restano, memorabili, lefolgoranti intuizioni della maturità, in gradodi restituire i volti dei carpentieri, deimuratori, dei meccanici, dei battellieri, deicalzolai, degli operai concentrati nellacostruzione quotidiana della Libertà e dellaDemocrazia, fra Manhattan e le grandipianure. Ma la sorpresa più forte riguarda gliechi della vecchiaia quando, raggiunti esuperati i settant’anni, Whitman chiama sestesso «vecchio pappagallo rimbambito» escopre sgomento i cadaveri dei primi patriotiaccatastati in una scalcinata cripta diBrooklyn, oppure i resti del generale Grantmischiati a quelli dell’antico nemico Lee:vincitori e vinti avvinghiati come spettri sulbagnasciuga oceanico. Si ha l’impressione diun ultimo appello. Il dettato assume un

valore filosofico. Sembra quasi che a scriveresia un patriarca con tanti sensori (cometraduce Mario Corona), simili a «occhiettiche stanno sempre a spiare». È lì, alla brezzadel tramonto, sulla banchina del traghettoper Long Island che aveva incendiato la suagioventù, nei pressi delle lapidi, prima delloscacco dell’inverno, fra i veterani morenti, inattesa di salutare “The Officer over all” (“IlComandante supremo”); proprio lì, «nelleore supplementari», il poeta tocca i verticiestremi della propria opera, arrivando aimmaginare perfino, con letizia francescana,l’ultimo respiro: «E il lieve fruscio dellabrezza vivente – e nel mezzo l’eterna /bellissima mano destra di Dio, / E te,santissima ministra del Cielo – te,messaggera, / accompagnatrice, guida infinedi tutti, / Che ricca, florida, allenti il nodoscorsoio che chiamiamo vita, / Dolce,pacifica, benvenuta Morte».

Eraldo Affinati

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4 Domenica26 novembre 2017