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Le esigenze della progettazione La progettazione di un edificio destinato ad uffici definisce, oggi, un ambito architettonico nel quale devono convivere una serie di fun- zioni che permettono un’autoge- stione funzionale ed economica del sistema in relazione a quelle che sono le finalità proprie del sog- getto promotore dell’iniziativa e per il quale viene sviluppata l’idea pre- liminare di progetto. In un medesimo edificio per uf- fici oggi esiste la necessità di far convivere, per esigenze: operative; d’immagine; di confort per i dipendenti; di apertura all’esterno di sedi direzionali sia per eventi sia per l’elevato pregio architettonico; spazi destinati a: luogo per il lavoro interno, sen- za contatto con l’esterno; luogo di lavoro per funzioni che hanno la necessità di contatto con l’utenza esterna; depositi/archivi; contenere le parti impiantisti- che necessarie a garantire la funzionalità dell’edificio; sale conferenze/Auditorium (sia per uso interno che esterno); spazi espositivi o del patrimo- nio del soggetto proprietario dell’edificio o per l’organizza- zione di mostre; mense e spazi per la ristora- zione, con l’eventuale possibi- lità di rivolgersi all’esterno, an- che attraverso l’istituto della convenzione; asilo nido per le necessità dei dipendenti, senza escludere la possibilità di fruizione anche al- l’esterno; centro fitness per il comfort psi- co-fisico dei dipendenti, senza escludere la possibilità di frui- zione anche all’esterno. Come può notarsi, si tratta di un sistema complesso per funzioni e interconnessioni che devono con- vivere in un unicum al quale è ne- cessario garantire, attraverso so- luzioni integrate e studiate già nel- la fase della concezione del pro- getto, il rispetto degli standard di sicurezza che la normativa vigen- te impone al fine di raggiungere comunque gli obiettivi di cui alla di- rettiva comunitaria 89/106 che si concretizzano in: minimizzare le cause d’in- cendio; garantire la stabilità delle strutture portanti al fine di as- sicurare il soccorso agli oc- cupanti; limitare la produzione e la pro- pagazione di un incendio al- l’interno dei locali; limitare la propagazione di un incendio ad edifici e/o locali contigui; assicurare la possibilità che gli occupanti lascino i locali in- denni o che gli stessi siano soc- corsi in altro modo; garantire la possibilità per le squadre di soccorso di opera- re in condizioni di sicurezza. I limiti imposti dalla normativa vigente: analisi critica e soluzioni attuate ed attuabili In via generale, tutte le regole tecniche di prevenzione incendi nascono per definire standard di Figura 1 - Il Lingotto (TO) esempio di edificio multifunzione ove forte è la coesistenza di più funzioni interconnesse: padiglioni espositivi; centro commerciale; uffici; multisala cinematografica; albergo. (edificio in esercizio) ANTINCENDIO dicembre 2007 ARCHITETTURA E PREVENZIONE ANTINCENDIO dicembre 2007 22 23 Più che una disamina puntuale circa il contenuto della regola tec- nica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione e l’e- sercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici, si vuole qui esaminare, anche attraverso esemplificazioni applicative, aspetti singoli della nor- ma che definiscono e comportano scelte. Scelte che, già nella fase della concezione del progetto, devono essere prese in esame e sviluppa- te coerentemente, in modo da in- dividuare tutte quelle soluzioni e li- velli di protezione di tipo attivo e passivo che consentano di rag- giungere sia gli standard di sicu- rezza previsti dalla normativa vi- gente, ove applicabile in relazione alla tipologia dell’edificio e delle fun- zioni che nello stesso possono tro- varsi, sia gli obiettivi del disegno architettonico e funzionale che il committente, per il tramite del team di progettazione, vuole manifesta- re sia per le funzioni proprie sia per l’apertura dello spazio all’esterno garantendo così visibilità e vivibi- lità a quegli ambiti dell’edificio che sono a diretto contatto con la città. Si tratta quindi di sviluppare solu- zioni che consentano una reale in- tegrazione fra prestazioni architet- toniche, strutturali, impiantistiche e di sicurezza nell’accezione più ge- nerale della parola, che le necessità del cliente e l’attuale quadro nor- mativo/legislativo impongono. EDIFICI ADIBITI AD UFFICI. LA SICUREZZA PARTE DALLA PROGETTAZIONE Come sviluppare soluzioni che consentano una reale integrazione fra prestazioni architettoniche, strutturali e impiantistiche. Il D.M. 22/02/06 Ing. Giuseppe Amaro - Libero Professionista Giuseppe Amaro si laurea in Ingegneria Civile Sezione Idraulica presso l’Università degli Studi di Palermo nel 1982. Dal 1984 al 1995 ha svolto l’attività di funzionario della carriera direttiva del C.N.VV.F. presso il Comando dei VV.F. di Torino con le seguenti funzioni:Vice Comandante; Responsabile dell’Ufficio Prevenzione Incendi; Segretario del C.T.R. per le attività a Rischio di incidente rilevante; Responsabile delle problematiche di sicurezza del Traforo Autostradale del Frejus;Componente della Commissione Provinciale di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo; della Commissione Gas Tossici; della Commissione esplosivi e della Commissione distributori carburanti. Ha svolto attività didattica quale Professore a contratto presso il Politecnico di Torino. È iscritto all’albo del Ministero dell’Interno quale professionista abilitato ad emettere certificazioni nel campo della sicurezza antincendio ai sensi della Legge 818/84. ed è in Possesso dei requisiti per lo svolgimento delle attività connesse all’applicazione della direttiva cantieri.

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Le esigenzedella progettazione

La progettazione di un edificiodestinato ad uffici definisce, oggi,un ambito architettonico nel qualedevono convivere una serie di fun-zioni che permettono un’autoge-stione funzionale ed economicadel sistema in relazione a quelleche sono le finalità proprie del sog-getto promotore dell’iniziativa e peril quale viene sviluppata l’idea pre-liminare di progetto.

In un medesimo edificio per uf-fici oggi esiste la necessità di farconvivere, per esigenze:

– operative;– d’immagine;– di confort per i dipendenti;– di apertura all’esterno di sedi

direzionali sia per eventi sia perl’elevato pregio architettonico;

spazi destinati a:

– luogo per il lavoro interno, sen-za contatto con l’esterno;

– luogo di lavoro per funzioni chehanno la necessità di contattocon l’utenza esterna;

– depositi/archivi;– contenere le parti impiantisti-

che necessarie a garantire lafunzionalità dell’edificio;

– sale conferenze/Auditorium (siaper uso interno che esterno);

– spazi espositivi o del patrimo-nio del soggetto proprietariodell’edificio o per l’organizza-zione di mostre;

– mense e spazi per la ristora-zione, con l’eventuale possibi-lità di rivolgersi all’esterno, an-che attraverso l’istituto dellaconvenzione;

– asilo nido per le necessità dei

dipendenti, senza escludere lapossibilità di fruizione anche al-l’esterno;

– centro fitness per il comfort psi-co-fisico dei dipendenti, senzaescludere la possibilità di frui-zione anche all’esterno.

Come può notarsi, si tratta di unsistema complesso per funzioni einterconnessioni che devono con-vivere in un unicum al quale è ne-cessario garantire, attraverso so-luzioni integrate e studiate già nel-la fase della concezione del pro-getto, il rispetto degli standard disicurezza che la normativa vigen-te impone al fine di raggiungerecomunque gli obiettivi di cui alla di-rettiva comunitaria 89/106 che siconcretizzano in:

– minimizzare le cause d’in-cendio;

– garantire la stabilità delle

strutture portanti al fine di as-sicurare il soccorso agli oc-cupanti;

– limitare la produzione e la pro-pagazione di un incendio al-l’interno dei locali;

– limitare la propagazione di unincendio ad edifici e/o localicontigui;

– assicurare la possibilità che glioccupanti lascino i locali in-denni o che gli stessi siano soc-corsi in altro modo;

– garantire la possibilità per lesquadre di soccorso di opera-re in condizioni di sicurezza.

I limiti imposti dalla normativavigente: analisi critica esoluzioni attuate ed attuabili

In via generale, tutte le regoletecniche di prevenzione incendinascono per definire standard di

Figura 1 - Il Lingotto (TO) esempio di edificio multifunzione ove forte è la coesistenza dipiù funzioni interconnesse: padiglioni espositivi; centro commerciale; uffici; multisalacinematografica; albergo. (edificio in esercizio)

ANTINCENDIO dicembre 2007

ARCHITETTURAE PREVENZIONE

ANTINCENDIO dicembre 200722 23

Più che una disamina puntualecirca il contenuto della regola tec-nica di prevenzione incendi per laprogettazione, costruzione e l’e-sercizio di edifici e/o locali destinatiad uffici, si vuole qui esaminare,anche attraverso esemplificazioniapplicative, aspetti singoli della nor-ma che definiscono e comportanoscelte.

Scelte che, già nella fase dellaconcezione del progetto, devonoessere prese in esame e sviluppa-te coerentemente, in modo da in-dividuare tutte quelle soluzioni e li-velli di protezione di tipo attivo epassivo che consentano di rag-giungere sia gli standard di sicu-rezza previsti dalla normativa vi-gente, ove applicabile in relazionealla tipologia dell’edificio e delle fun-zioni che nello stesso possono tro-varsi, sia gli obiettivi del disegnoarchitettonico e funzionale che ilcommittente, per il tramite del teamdi progettazione, vuole manifesta-re sia per le funzioni proprie sia perl’apertura dello spazio all’esternogarantendo così visibilità e vivibi-lità a quegli ambiti dell’edificio chesono a diretto contatto con la città.

Si tratta quindi di sviluppare solu-zioni che consentano una reale in-tegrazione fra prestazioni architet-toniche, strutturali, impiantistiche edi sicurezza nell’accezione più ge-nerale della parola, che le necessitàdel cliente e l’attuale quadro nor-mativo/legislativo impongono.

EDIFICI ADIBITI AD UFFICI.LA SICUREZZA PARTE

DALLA PROGETTAZIONECome sviluppare soluzioni che consentano una reale integrazione

fra prestazioni architettoniche, strutturali e impiantistiche. Il D.M. 22/02/06

Ing. Giuseppe Amaro - Libero Professionista

Giuseppe Amaro si laurea in Ingegneria Civile Sezione Idraulica presso l’Università degliStudi di Palermo nel 1982. Dal 1984 al 1995 ha svolto l’attività di funzionario della carrieradirettiva del C.N.VV.F. presso il Comando dei VV.F. di Torino con le seguenti funzioni: ViceComandante; Responsabile dell’Ufficio Prevenzione Incendi; Segretario del C.T.R. per leattività a Rischio di incidente rilevante; Responsabile delle problematiche di sicurezza delTraforo Autostradale del Frejus; Componente della Commissione Provinciale di Vigilanzasui locali di pubblico spettacolo; della Commissione Gas Tossici; della Commissione esplosivie della Commissione distributori carburanti. Ha svolto attività didattica quale Professore acontratto presso il Politecnico di Torino. È iscritto all’albo del Ministero dell’Interno qualeprofessionista abilitato ad emettere certificazioni nel campo della sicurezza antincendioai sensi della Legge 818/84. ed è in Possesso dei requisiti per lo svolgimento delle attivitàconnesse all’applicazione della direttiva cantieri.

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le necessità della vita comune diogni giorno.

In questo ambito così variega-to ed in continua evoluzione vaad inserirsi l’attività di progetta-zione dei nuovi complessi ediliziche, dovendo rispettare una se-rie di norme, in particolare quel-le riferite alla sicurezza antin-cendio, si imbattono in disposi-zioni che ovviamente, e per al-cuni aspetti, impongono limiti al-lo sviluppo progettuale ordinarioe comportano il ricorso all’istitu-to della deroga o all’approccioprestazionale di cui al più recen-te D.M. 09/05/2007.

Questa circostanza, specie nelcaso di interventi dal respiro inter-nazionale, comporta anche unconfronto critico con analoghe ecogenti disposizioni normative uti-lizzate per interventi assimilabiliper livelli di complessità.

Ne deriva che il lavoro interdi-sciplinare del team per ogni spe-cialismo assume una sempremaggiore importanza, in parti-colare quello attinente la pre-venzione e la protezione antin-cendio, al fine di definire ed indi-viduare la migliore e comunestrategia da perseguire.

Con analogo spirito devonooperare:

– i funzionari degli Enti cui è de-mandata l’attività di verifica aifini del rilascio delle autorizza-zioni necessarie ad ottenere, infase di progetto, il permesso dicostruire e, al termine della co-struzione, l’agibilità;

– i responsabili degli insedia-menti, unitamente ai datori dilavoro delle singole realtà chepossono coesistere all’interno

degli stessi, al fine di applicareuna corretta ed integrata ge-stione delle attività (in terminidi sicurezza nella sua accezio-ne più generale) secondo gli in-dirizzi che la strategia genera-le del progetto ha estrinsecatonell’ambito del manuale d’usoe manutenzione dell’edificio enel più recente Sistema di Ge-stione della Sicurezza Antin-cendio.

Il piano di riferimentoe le limitazioni che la suastessa definizione impone

Il piano di riferimento è un ele-mento significativo ai fini del pro-getto, in termini di possibilità di svi-luppo dell’edificio nei due semispazi. In particolare:

• Nel semispazio positivo, è l’e-lemento che consente di defi-nire l’altezza antincendio equindi di individuare:

– quali edifici, di tipo 4 e 5, de-vono risultare costruiti in edifi-ci definiti come di tipo isolato;

– le prestazioni di resistenza alfuoco da garantire agli elementiportanti e/o separanti dellastruttura;

– la superficie massima del sin-golo compartimento, sia cheesso si sviluppi su un piano osu più piani, in cui suddividerel’edificio;

– i livelli di protezione dei sistemidi comunicazione verticale(scale e ascensori);

– la tipologia degli ascensori daprevedere (antincendio e disoccorso);

– le caratteristiche da garantireall’area per l’accesso dei mez-zi di soccorso, sia ai fini del-l’accostamento dei mezzi aereisia per l’operatività degli stes-si quando, per l’altezza dell’e-dificio, non è possibile rag-giungere almeno una finestradi ogni piano;

• Nel semispazio negativo, è l’e-lemento che consente di defi-nire i piani interrati e quindi diindividuare:

– Il limite all’ubicazione degli spa-zi, del complesso edilizio, de-stinati a locali di riunione e in-trattenimento, al disotto del pia-no di riferimento, con i diversilivelli di protezione antincendioper quelli ubicati a quote com-prese fra -7,50 e -10,00;

– La possibilità di ubicazione deilocali depositi ai piani interrati,ubicazione limitata al 1° e 2° in-terrato;

– L’ubicazione degli spazi da de-stinare ad autorimessa anchecon riferimento alla specifica re-gola tecnica (D.M. 01/02/86) ealla relativa definizione di pia-no di riferimento.

ARCHITETTURAE PREVENZIONE

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Figura 3 - Edificio sede del Sole 24 ore (MI)- Esempio di edificio multifunzione con areapubblica interna ed esterna interconnessacon spazi destinati all’esposizione, allaformazione, agli uffici operativi, allo spazioAditorium, alla mensa.

sicurezza applicabili nell’ambitodi una architettura con soluzioniconsolidate e presenti nello svi-luppo del costruito, che costitui-sce il patrimonio edilizio nazio-nale, partendo dalle esperienzepassate in termini sia di analisied approvazione dei progetti siadi problematiche affrontate nel-l’ambito dell’attività di soccorsotecnico urgente, integrandole conquelli che sono gli obblighi diuniformazione normativa in am-bito Comunitario.

Di contro, l’attuale sviluppoedilizio sul territorio nazionale sista trasformando indirizzandosiverso un’architettura di respirointernazionale dove gli edifici sisviluppano e si identificano perl’altezza, la superficie, i livelli diinterconnessione su più piani,che garantiscono un’immediatalettura dello spazio, delle funzioninello stesso presente, unita-mente alla coesistenza di più at-tività e funzioni interconnesse siaall’esterno che all’interno dell’e-

dificio attraverso l’unico spaziodi relazione comune, a caratte-re meramente pubblico, dal qua-le si accede alle stesse funzio-ni, siano esse a carattere priva-to che pubblico.

Altro aspetto da sottolineare èquello legato al ritorno, seppurnell’ottica del rinnovamento ar-chitettonico, alla tradizione del-l’Urbe ove coesistono funzionieconomiche (edifici destinati alterziario), pubbliche (spazi perl’intrattenimento ludico, cultura-le, per l’informazione, la ristora-zione, l’istruzione e il commer-cio generale o di vicinato ecc.),private (edilizia residenziale) equindi l’esigenza di riproporreedifici con spazi vivi e vissuti du-rante l’arco di tutta la giornatasenza riproporre centri direzio-nali o commerciali, popolati inmaniera massiccia durante unaparte della giornata e svuotatinegli altri momenti, con i con-nessi risvolti in termini di sicu-rezza d’ambito per chi negli stes-si rimane o per chi non è in gra-do di raggiungere, in autonomiao con i mezzi pubblici, le aree in-sediate che presentano l’insie-me dei servizi, sia pubblici cheprivati, essenziali per superare

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Figura 2 - Progetto Centro Culturale di Torino - Esempio di progetto di edificio Multifunzione con atrio comune di collegamento versol’area dei teatri, gli uffici, il centro di formazione, gli spazi della biblioteca pubblica (sviluppato progetto esecutivo tecnico).

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L’analisi delle definizioni che con-corrono allo sviluppo di un proget-to fissano diversi e simili modi chesi ritiene opportuno esaminare eapprofondire in modo da applicar-le in maniera congruente ed inte-grata, rispettando, comunque, i cri-teri e le finalità che la stessa defi-nizione intende raggiungere in ter-mini di protezione e prevenzionedal rischio incendio.

– Il D.M. 22/02/2006 definisce“Piano di Riferimento”, il pianoove avviene l’esodo degli oc-cupanti all’esterno dell’edificio,normalmente corrispondentecon il piano della strada pub-blica o privata di accesso.

– Il D.M. 01/02/1986 definisce“Piano di Riferimento”, pianodella strada, via, piazza, corti-le o spazio a cielo scoperto dalquale si accede.

– Il D.M. 12/04/1996 definisce“Piano di Riferimento”, pianodella strada pubblica o privatao dello spazio scoperto sul qua-le è attestata la parete nellaquale sono realizzate le aper-ture di aerazione.

– Il D.M. 19/08/1996 non defini-sce in maniera specifica il “Pia-no di Riferimento” ma indiret-tamente lo individua nel “luogosicuro” in cui si esoda, all’e-sterno dell’edificio, con riferi-mento al livello del piano dellasala e conseguentemente inuno spazio a cielo libero cosìcome definito dal D.M.30/11/83.

Risulta evidente come questa,seppur lieve, diversità di definizio-ne comporti un vincolo all’approc-cio dello sviluppo progettuale di unsistema architettonico complesso,

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L’INGEGNERIA DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO E IL PROCESSO PRESTAZIONALE

Introduzione alla Fire Safety Engineering ed esempi applicativi

Ing. Stefano Marsella, Ing. Luca Nassi

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due piani di riferimento ha con-sentito di prevedere l’inserimento,nel contesto generale dell’immo-bile destinato prioritariamente aduffici, di:

– Un auditorium interrato le cuiquota di riferimento, ai fini del-la sua ubicazione, è stata indi-viduata nello spazio a cielo li-bero, costituito dalla piazza dellivello giardino, in cui sfocia ilsistema delle vie d’esodo. Talesoluzione progettuale ha con-sentito di realizzare uno spaziola cui quota, rispetto alla stra-da pubblica di accesso è infe-riore a -10 ma che garantisce,rispetto al piano esterno di ri-

ferimento e quindi d’esodo, dinon superare la quota di -10prevista dal D.M. 19/08/1996.

– Il locale gruppo elettrogeno, lacui ubicazione rispetto al pianodi riferimento costituito dallapiazza del livello giardino, co-me per il caso precedente, è alprimo piano interrato con ven-tilazione sul citato spazio a cie-lo libero, ma che se si consi-derasse come piano di riferi-mento quello dell’accesso dastrada risulterebbe a 3° pianointerrato e conseguentementenon rispettoso della corrispon-dente regola tecnica di pre-venzione incendi.

Progetto della nuova sede dellabanca Intesa San Paolo

Nel progetto della nuova sededella banca Intesa San Paolo l’u-so di tre piani di riferimento con-sentirà di prevedere l’inserimento,nel contesto generale dell’immo-bile destinato ad uffici e servizi adesso annessi e pertinenti, di:

– Aree necessarie alla funziona-lità della banca che, pur risul-tando interrate rispetto al pia-no di riferimento principale, so-no prospicienti a una corte ri-bassata che assolve, per di-mensione, ai requisiti sia igie-nico sanitari ed edilizi, definiti

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anche in relazione alla maggior ominore elasticità nella lettura delcombinato disposto delle citate de-finizioni correlate con le finalità chela norma principale di riferimentotende a raggiungere per garantirei livelli di prevenzione e protezio-ne ritenuti necessari alla salva-guardia e tutela delle funzioni chenello stesso edificio vanno ad in-sediarsi.

L’approccio più evoluto e ga-rante degli obiettivi contenuti nel-la norma è quello di poter defini-re più “piani di riferimento” cui ri-ferirsi, correlandoli alle necessitàdi garantire gli standard di sicu-rezza definiti dal citato contestonormativo.

Sicuramente il piano della stra-da pubblica o privata di accessoall’edificio definisce il “piano di ri-ferimento principale”, per quantoattiene all’individuazione dell’al-tezza antincendio da cui dipendo-no i livelli di prevenzione e prote-zione precedentemente indicati.

È chiaro che in relazione allaconfigurazione plano-altimetrica diun sito, correlato con il perimetrosu cui si sviluppa l’edificio, si pos-

sono definire più altezze antin-cendio che, in relazione alla loroposizione in relazione agli intervallidefiniti dalla norma, comportanola previsione di livelli di prevenzio-ne e protezione che possono ave-re incidenza sia nello sviluppo ar-chitettonico-funzionale del proget-to sia sui correlati costi.

La soluzione più immediata èquella di utilizzare il valore più con-servativo che comportano le pro-blematiche sopra richiamate, men-tre un approccio più prestaziona-le consente di studiare soluzioniche consentono un’applicazionedei livelli di protezione commisu-rati alle effettive caratteristiche del-l’immobile inserito nel contesto delterritorio, in relazione a:

– la quota assoluta di sviluppofuori terra dell’edificio;

– i livelli di sconnessione di par-te degli edifici, sia orizzontaliche verticali, in funzione delledifferenti altezze antincendio;

– la possibilità di raggiungere coni mezzi di soccorso (autoscala)almeno una finestra di tutti i pia-ni dell’edificio.

Un ulteriore sub-piano di riferi-mento, definibile ed utilizzabile nel-lo sviluppo architettonico del pro-getto e utile a prevedere livelli in-feriori rispetto al precitato piano diriferimento principale, è sicura-mente costituito dal piano di riferi-mento definito dallo spazio a cie-lo così come definito dal D.M.30/11/83. È chiaro che l’utilizzo diquesto riferimento va valutato nonin maniera estensiva ma con pigliocritico e con riferimento alle fina-lità che, nell’ambito della normaspecifica cui ci si riferisce, lo stes-so assume in relazione anche aivincoli di carattere igienico sanita-rio in funzione alla destinazioned’uso che confluiscono nello stes-so spazio. In particolare, si ripor-tano alcuni esempi applicativi utiliper ogni successivo approfondi-mento e possibile ragionata appli-cazione.

Progetto della nuova sededel Sole 24 ore

Nel progetto della nuova sededel Sole 24 ore a Milano, l’uso di

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Figura 4 - Il Sole 24 ore - Schema individuazione piani di riferimento utilizzati per lo sviluppo della strategia antincendio

Via Monte RosaPiano di riferimento principale

LIvello giardinoPiano riferimento secondario

LIvello uscita di sicurezzaAuditorium

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per spazi, anche di lavoro, pro-spicienti cortili, sia a quelli de-finiti dal D.M. 30/11/83 per glispazi a cielo libero. La soluzio-ne è stata integrata per defini-re l’indipendenza del sistema equindi riportarsi alla configura-zione individuata dalla normaprincipale di riferimento attra-verso la realizzazione di duescale, indipendenti rispetto aquelle previste all’interno del-l’edificio, per garantire l’esododallo stesso spazio verso lapubblica via. Tale soluzione ri-propone quella classica di unedificio con un livello di acces-so principale dalla pubblica viaed uno secondario ribassato suuna piazza che si raggiunge at-traverso una scalinata o un si-stema di scale.

– Spazi destinati ad archivi le cuisuperfici di aerazioni risultanoprospicienti lo spazio di cui alpunto precedente e che quindirisultano, rispetto a questo subpiano di riferimento, al primopiano interrato mentre rispettoa quello principale al 3° pianointerrato e conseguentementenon rispettoso della regola tec-nica di riferimento.

– Un’autorimessa su più livelli, acui si accede attraverso unospazio a cielo libero, realizzatocon una particolare soluzionenel disegno architettonico del-la rampa aperta della stessaautorimessa, che definisce unterzo sub piano di riferimento;mentre rispetto al piano di rife-rimento principale l’autorimes-sa si svilupperebbe a partiredal 4° piano interrato e quindinon rispettoso della regola tec-

nica principale di riferimento,ma congruente con quanto pre-visto dal combinato dispostodel D.M. 01/02/1986 e degli art.4 comma 2 e 8 del D.M.22/02/1986.

Lo spazio calmo

Le soluzioni perseguibili la mini-mizzazione dell’impatto di tale pre-visione sul disegno e le scelte ar-chitettoniche nel rispetto delle ne-cessità di sicurezza

La problematica della salva-guardia dei soggetti diversamenteabili, nell’ambito del progetto ar-chitettonico interrelato con quellodella sicurezza antincendio di unedificio, rappresenta un aspetto si-gnificativo di cui tener conto.

Si ritiene pertanto utile partiredalla sua definizione per poi rileg-gerla, interrelandola con altre esi-genze funzionali dettate dalla nor-mativa (D.M. 232 del 05/10/2005Caratteristiche degli ascensori an-tincendio e di soccorso), in mododa individuare, fra le soluzioni pos-sibili, quella che meglio contem-pera le esigenze sia del disegnoarchitettonico dello spazio sia disicurezza.

Si definisce “Spazio Calmo”:luogo sicuro statico contiguo ecomunicante con una via di eso-do verticale od in essa inserito;tale spazio non deve costituire in-tralcio alla fruibilità delle vie d’e-sodo e deve avere caratteristichetali da garantire la permanenzadi persone con ridotte o impedi-te capacità motorie in attesa deisoccorsi.

È utile che questa definizionevenga letta sia con le caratteristi-

che da garantire altri elementi chehanno attinenza con il soccorso el’evacuazione, di tale tipologia diutenza, sia con le prescrizioni cheattengono alla previsione di talespazio all’interno dell’edificio.

Nel dettaglio, lo spazio calmo de-ve essere previsto a tutti i piani incui si sviluppa l’edificio, tranne alpiano terra, in quanto non è defi-nibile sicuramente e a priori, ec-cezion fatta per gli spazi aperti alpubblico, quali sono le aree ovehanno accesso persone con ri-dotte o impedite capacità motorie.

Tale asserzione discende dalleseguenti semplici considerazio-ni:

– Definire per i dipendenti un’a-rea destinata ai disabili può co-stituire una discriminazione e/ouna limitazione sia nell’uso de-gli spazi sia per le posizioni or-ganizzative che gli stessi di-pendenti possono assumerenell’ambito dell’azienda.

– La disabilità non deve neces-sariamente essere possedutaall’atto dell’assunzione ma puòmanifestarsi in qualsiasi mo-mento della vita e non neces-sariamente deve essere per-manente. Essa non fa distin-zione fra popolazione e posi-zioni organizzative di una strut-tura e quindi può manifestarsianche ai più alti livelli sia diri-genziali che di proprietà.

– Un’area potrebbe essere pen-sata per non accogliere perso-ne diversamente abili ma suc-cessivamente le esigenze or-ganizzative possono richiede-re la necessità di garantire ta-le accessibilità.

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DIGIT ITALIA.DIGIT ITALIA.L’antincendio diventa Hi-Protection

L’antincendio diventa Hi-Protection

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ANTINCENDIO dicembre 2007

ARCHITETTURAE PREVENZIONE

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Figura 5 - Torre Intesa San Paolo - Schematizzazione dei piani di riferimento utili utilizzati per lo sviluppo della strategia antincendio

Torre Intesa San Paolo

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Risulta evidente che per contem-perare tutte le esigenze evidenzia-te, lo sviluppo del disegno architet-tonico ed impiantistico non può nontener conto dei seguenti aspetti:

– Ubicazione dello spazio calmo(posizione in pianta rispetto ailivelli e all’accessibilità internae esterna allo stesso con rife-rimento all’altezza antincendio)rispetto agli elementi di comu-nicazione verticale sia nel ca-so in cui siano costituiti dal si-stema edilizio “scala” sia dal si-stema impiantistico ascensore

di soccorso nonché dalle auto-scale.

– Minimizzazione dello spazio alfine di ridurre l’impatto sullaS.L.P. disponibile.

– Individuare, fra tutte le solu-zioni rispettose della norma,quelle che, minimizzando l’im-patto dimensionale sulla pian-ta edilizia, garantiscono la mi-gliore funzionalità ai fini delsoccorso.

– Modalità di identificazione econtrollo della presenza dipersone all’interno dello spa-zio calmo in modo da gestirlo

nell’ambito delle azioni dacoordinare in caso di emer-genza.

– Distinzione della posizione de-gli accessi, ai vari sistemi dicomunicazione verticale, inmodo da garantire, durantel’emergenza, le minori interfe-renze fra i vari flussi.

Una sintesi delle possibili solu-zioni, che integrano le necessitàsopra richiamate, è stata svilup-pata attraverso la proposizione dialcune semplici schematizzazionigrafiche.

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Per quanto attiene allo spazio dagarantire si ritiene, nell’ottica di cuisopra, di dimensionarlo con riferi-mento alle caratteristiche definiteper il rifugio definito dal D.M. 232del 5/10/2005 e previsto per l’a-scensore antincendio.

La norma, parallelamente, ha ri-solto il problema del trasferimentodella persona diversamente abiledallo spazio calmo all’esterno infunzione dell’altezza antincendiodell’edificio secondo la seguentelogica operativa:

– Per tutti gli edifici e indipen-dentemente dall’altezza, attra-verso la scala a cui lo spaziocalmo risulta collegato.

– Per gli edifici con altezza an-tincendio inferiore a 32 m. l’a-zione di salvataggio è prevista,in via generale, con l’azione di-retta dei soccorritori che, attra-verso la scala, raggiungono lospazio calmo.

– Per gli edifici con altezza an-tincendio superiore ai 32 m. è

prevista l’introduzione dell’a-scensore antincendio, che, perla sua configurazione e funzio-ne, non può avere la zona filtrocomune con quello della scala.Parallelamente deve garantirsi,in corrispondenza allo sbracoad ogni piano, uno spazio di so-sta, protetto da filtro a prova difumo, di dimensione non infe-riore a 5mq. Risulta evidenteche con la presenza di questosistema di movimentazione ver-ticale l’azione di soccorso peril trasporto della persona di-versamente abile da qualsiasilivello dell’edificio all’esternopuò essere condotta, sempredalla squadra di soccorso, at-traverso l’uso dell’ascensoreantincendio.

– Per gli edifici con altezza an-tincendio superiore a 54 m. vie-ne introdotto l’ascensore di soc-corso che, per la sua configu-razione ha un filtro ad esclusi-vo servizio non comune a nes-sun altro filtro previsto all’inter-

no dell’edificio. Risulta eviden-te che con questo sistema dimovimentazione verticale il rag-giungimento dei soccorritoridel/i piano/i su cui intervenireavviene attraverso l’uso di talesistema che non può esseredestinato, per norma, ad altroservizio.Risulta evidente che con la pre-senza di questo sistema di mo-vimentazione verticale l’azionedi soccorso per il trasporto del-la persona diversamente abileda qualsiasi livello dell’edificioall’esterno può essere condot-ta, sempre dalla squadra disoccorso, attraverso l’uso del-l’ascensore antincendio.Risulta evidente che con la pre-senza di questo sistema di mo-vimentazione verticale l’azionedi soccorso per raggiungere ilpiano e provvedere al traspor-to della persona diversamenteabile, da qualsiasi livello dell’e-dificio all’esterno può esserecondotta, sempre dalla squa-dra di intervento, attraverso l’u-so combinato dell’ascensoreantincendio e di soccorso.

Le disposizioni cui ci si è riferiti nondefiniscono alcuna relazione fra:

– La componente edilizia “spaziocalmo” e la componente im-piantistica ascensore antin-cendio;

– Le necessità connesse al soc-corso e le componenti edilizia“spazio calmo” - scala - e/o im-piantistiche ascensore antin-cendio e di soccorso;

– Presenza della/e persona/e di-versamente abili all’interno del-lo spazio calmo al fine di otti-mizzare l’azione di soccorso.

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Figura 6 - Spazio calmo in edifici di altezza antincendio < 32m

Serramento apribile dall’esterno accessibile con autoscala VV.F.

1 - Sirena ottica acustica segnalazione presenza disabile

2 - Pulsante di attivazione sirena

3 - Sistema citofono di collegamento con il centro di coordinamento

12 3

1

A

B

2 3

1 - Sirena ottica acustica segnalazione presenza disabile

2 - Pulsante di attivazione sirena

3 - Sistema citofono di collegamento con il centro di coordinamento

Filtroa prova di fumo

Spaziocalmo

Spaziocalmo

Filtroa prova di fumo

Filtroa prova di fumo

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La definizione di edificioisolato e la sua applicazionenel progetto architettonico-strutturale-impiantistico

I moderni sistemi edilizi, riguar-dando interventi di riqualificazionedi ampie aree, si sviluppano:

– fuori terra in un mix di funzioni,a volte con edifici separati a vol-te con edifici in adiacenza,

– ai piani interrati con spazi desti-nati sia all’uso pubblico sia aservizi di supporto o di accessoai sistemi di trasporto cittadino.

Questi aspetti, nello sviluppo delprogetto architettonico, devono in-tegrarsi con le necessità del det-tato normativo correlato alla tipo-logia degli edifici destinati ad uffi-cio ed in particolare per le tipolo-gie 4 (altezza antincendio supe-riore a 18m.) e 5, cioè quelli in cui

è prevista la presenza di più di 500presenze. Per “Edificio Isolato” lanorma intende: edifici esclusiva-mente destinati ad uffici ed even-tualmente adiacenti ad edifici de-stinati ad altri usi, strutturalmentee funzionalmente separati da que-sti, anche se con strutture di fon-dazione comuni.

Risulta evidente che per garan-tire le caratteristiche citate a taletipologia di edifici è necessariaun’attenta ed integrata progetta-

ARCHITETTURAE PREVENZIONE

ANTINCENDIO dicembre 2007 37ANTINCENDIO dicembre 2007

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Figura 8 - Spazio calmo in edifici di altezza antincendio > 54m con inserimento dell’ascensore antincendio e di soccorso

2 3

1

1 - Sirena ottica acustica segnalazione presenza disabile2 - Pulsante attivazione sirena3 - Sistema citofono di collegam. con il centro di coordinamento

Ascensoredi soccorsoAscensore

antincendio

Uscitaemergenza

Spaziocalmo

Filtroa prova di fumo

Filtroa prova di fumo

Accesso personale di soccorso da ascensore

Accesso personale di soccorso da scala

LocalemacchineascensoriFiltro

Figura 7 - Spazio calmo in edifici di altezza antincendio > 32m con inserimento dell’ascensore antincendio. Le tre schematizzazionidefiniscono tre possibili soluzioni nell’ottica di quanto stabilito normativamente con tre diversi livelli di ottimizzazione e facilità dell’azionedi soccorso. Lo schema individua la previsione di sistemi atti ad identificare la presenza, nello spazio calmo, unitamente alla possibilitàdi collegamento con il centro di coordinamento della sicurezza.

1 2

3

1

2 3

1 - Sirena ottica acustica segnalazione presenza disabile

2 - Pulsante di attivazione sirena

3 - Sistema citofono di collegamento con il centro di coordinamento

1 - Sirena ottica acustica segnalazione presenza disabile

2 - Pulsante di attivazione sirena

3 - Sistema citofono di collegamento con il centro di coordinamento

Spaziocalmo

Spaziocalmo

Ascensoreantincendio

Ascensoreantincendio

Colum Transfer Floor

Filtroa prova di fumo

Filtroa prova di fumo

Filtroa prova di fumo

Filtroa prova di fumo

A

B

C

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zione che tenga conto delle pos-sibili interconnessioni fra corpi difabbrica e le funzioni che neglistessi si sviluppano.

In dettaglio, si ritiene che gliaspetti da considerare risultinoquelli che sinteticamente vengonoqui di seguito descritti.

In superficie:

– Distanziamento degli edifici se-condo quanto stabilito dal re-golamento edilizio in funzionedell’altezza, della dimensionedella strada e della confron-tanza con edifici esistenti o di

futura realizzazione;– Separazione strutturale fra gli

edifici nel caso in cui gli stessirisultino adiacenti;

– Distinzione fra i sistemi dellevie d’esodo.

Ai piani interrati:– Progettare una soluzione strut-

turale per cui il sistema dei pi-lastri, delle travi e dei solai ri-sulti indipendente, rispetto aquella degli spazi che si svi-luppano ai piani interrati, coneccezione del piano della fon-dazione e prevedendo che ilcollegamento avvenga in corri-spondenza dei correlati giuntidi separazione da inserire nel-l’ambito del perimetro di scon-nessione dei solai.

– Studiare un sistema delle vied’esodo che risulti congruentee indipendente per ogni fun-zione anche nell’ipotesi in cuiuna delle parti degli edifici per-da la sua funzione.

– Concretizzare, secondo la stes-sa logica, i sistemi impiantisti-ci con particolare riferimento aquelli che hanno attinenza conla sicurezza.

– Garantire, in interrato, alle strut-ture il valore di resistenza alfuoco più restrittivo in relazio-ne alle funzioni in cui le stesserisultano inserite, seppur in ma-niera indipendente.

Il posizionamento dell’edifico,l’accessibilità all’area,l’operatività dei soccorsi

Nella pianificazione di un inter-vento edilizio, in particolare per quel-li che attengono alla riqualificazionedi un’area o nel caso di un edificio

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PROGETTO DELLA TORRE PER UFFICI IMI SANPAOLO DI TORINO

A completamento dell’analisi si riporta l’approccio tenuto sull’argomento nell’ambitodel progetto della torre per uffici IMI SANPAOLO di Torino. Nell’ottica di cui sopra econ riferimento alla schematizzazione di supporto si è previsto:

– Posizione della sala a valenzapubblica a quota inferiore ai 32m. con possibilità di accesso di-rettamente dall’esterno con l’u-so delle autoscale.

– Sistemazione degli attacchi mo-topompa e di rifornimento del-la vasca antincendio in posi-zione laterale rispetto alla via-bilità principale.

– Accessibilità ai soccorritori, perraggiungere i piani alti dell’e-dificio, distinto rispetto alle ne-cessità legate alla pianifica-zione degli interventi al pianodella strada. L’accesso è ga-rantito al livello –1 in zona si-cura, protetta da impianto dispegnimento automatico e conduplice collegamento con ram-pa carrabile direttamente all’e-sterno e spazio per il carico elo scarico delle attrezzature.

– Possibilità di gestire l’emer-genza sia dall’interno dell’edi-ficio che dall’esterno con du-plice rimando dei segnali.

– Possibilità di svincolare i flussi dell’esodo delle persone attraverso le scale rispet-to a quelli che, supportati dai soccorritori, raggiungeranno l’esterno con l’uso del-l’ascensore antincendio con diverso sbarco alla quota 0,00.

Si tratta di una sintesi delle assunzioni poste che riteniamo un utile supporto per l’ap-proccio a questa problematica che, come detto, risulta innovativa nel quadro norma-tivo del settore della prevenzione incendi ma che anticipava quanto poi previsto dalD.M. 09/05/2007 nell’ambito del Sistema di Gestione della Sicurezza Antincendio.

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garantendo al restante 50%dello spazio la euroclasse A1.

– La protezione delle eventualizone bar attraverso l’uso dellebarriere al fumo di cui al D.M.16/02/07 secondo le normedella serie EN 13501 unita-mente alla protezione con im-pianto di spegnimento auto-matico sprinkler.

– Previsione nelle zone bar di ar-redi (sedie e tavoli) di classe 0di reazione al fuoco.

– Un sistema di evacuazione fumi

dello spazio costituente l’atrio.

Risulta evidente come questasoluzione, allo stato dell’arte e del-le disposizioni normative cogenti,deve essere sottoposte all’appro-vazione dell’ambito del parere diconformità in deroga alle correla-te disposizioni.

Conclusioni

La disamina in dettaglio del D.M.22/02/06 pone anche altri argo-menti di approfondimento, valuta-

zione e discussione che possonoavere impatto sulla progettazioneintegrata degli edifici che hanno unrespiro architettonico a valenza in-ternazionale, ma che si ritiene diminore valenza rispetto a quelliprecedentemente disaminati.

Questo nella speranza di averfornito un contributo in termini siadi sviluppo della cultura della si-curezza antincendio sia di solu-zioni perseguibili o a cui riferirsicon riferimento ai settori e dei sog-getti cui la rivista Antincendio si ri-volge.

con altezza superiore ai 32 m., è ne-cessario sviluppare un’attenta ana-lisi circa l’accessibilità all’area pergarantire l’operatività dei soccorsi econseguentemente degli operatori.

Questo aspetto risulta “novativo”nel panorama della legislazione an-tincendio, nel senso che per la pri-ma volta viene sostituita una pre-scrizione (generalmente quando l’e-dificio non risultava accessibile lacontromisura era demandata alle ca-ratteristica a prova di fumo delle sca-le) con la necessità di un’attentaanalisi circa la combinazione fra ac-cessibilità “interna” ed “esterna” al-l’edificio, in relazione alle esigenzelegate all’operatività nella fase delsoccorso tecnico urgente.

Si tratta quindi non solo di garan-tire i classici parametri dell’accessi-bilità ma di correlarli con le ipoteti-che necessità dell’attività di soccor-so. In tale ottica si forniscono queglispunti di valutazione che si ritengo-no utili per raggiungere le finalità det-tate dal normatore nel contesto deldisegno architettonico e funzionaledell’edificio.

In sintesi, gli aspetti di cui tenerconto, in via generale e con riferi-mento agli edifici di altezza antin-cendio superiore a 32 m., riguar-dano:

– Posizione degli spazi destinatia funzioni a valenza pubblica,quali sale conferenze ecc, cheè auspicabile si sviluppino aduna quota non superiore ai 32m. in modo da garantire, co-munque, l’accessibilità agli spa-zi, dall’esterno, con l’uso delleautoscale.

– Distinguere, nell’ambito del di-segno architettonico urbanisti-co, la viabilità da destinare ai

mezzi di soccorso leggeri ri-spetto a quelli pesanti e conse-guentemente ubicare i punti diattacco motopompa o di riforni-mento alla vasche antincendio.

– Distinguere l’accesso all’inter-no dell’edificio da parte dei soc-corritori, che devono raggiun-gere i vari piani dello stesso, ri-spetto alle necessità di orga-nizzazione del soccorso al li-vello del piano della strada.

– Ubicazione del locale per la ge-stione dell’emergenza, distin-guendo fra quella ordinaria(operatività possibile dall’inter-no dell’edificio) rispetto a quel-la straordinaria con gestioneesclusivamente dall’esterno.

Come può notarsi, si tratta di unargomento di grande importanzae rilevanza ove necessariamenteè importante l’interfacciamento conil Comando dei VV.F. competenteper territorio in modo da condivi-dere la strategia e la pianificazio-ne dell’attività di soccorso già in fa-se di progetto.

I livelli di compartimentazioneriflessione

Uno degli aspetti che costituisceun vincolo nello sviluppo del pro-getto architettonico è costituito dal-la superficie dei compartimenti, an-che su più piani, da prevedere infunzione dell’altezza antincendiodell’edificio.

In particolare, tale vincolo risul-ta pregnante nell’ambito del dise-gno architettonico dello spazio diaccesso all’edificio e da qui allefunzioni prettamente pubbliche chea volte si sviluppano su più livelli

con conseguente necessità di do-ver superare, in funzione del limi-te stabilito dall’altezza antincendio,la superficie del compartimento.Questo aspetto dovrebbe trovare,in via generale e in analogia aquanto stabilito per gli atri nell’e-dilizia alberghiera, una soluzionenormativa che definisca, e solo perl’atrio, una superficie di comparti-mento maggiore svincolata dal-l’altezza antincendio dell’edificio.

La soluzione adottata nello svi-luppo di progetti che presentanotale problematica ha visto l’utilizzodi una strategia antincendio cheha avuto quale elemento guidaquello di considerare detto spaziocome un atrio comune a tutte lefunzioni, con specifiche esclusio-ni e prevedendo:

– Una superficie massima delcompartimento congruente enon superiore a quello che è ilvalore massimo del comparti-mento previsto per un edificiola cui altezza antincendio risul-ti la stessa rispetto a quella del-l’atrio di accesso alle varie fun-zioni.

– Che gli accessi dall’atrio a tut-te le funzioni avvengano attra-verso la realizzazione di filtri aprova di fumo anche attraversol’uso delle barriere al fumo dicui al D.M. 16/02/07 e secondole norme della serie EN 13501.

– Che l’atrio venga trattato, ai fi-ni dei materiali di arredo e ri-vestimento, come una via d’e-sodo e conseguentemente li-mitando al 50% la percentualedi presenza di materiale clas-sificato, in euroclasse A2 o B1,ai fini della reazione al fuoco e

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ANTINCENDIO dicembre 2007 41ANTINCENDIO dicembre 2007

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