dei viandanti e la lettera aperta alla «chiesa che è in italia» · 2013. 4. 14. · una...

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Una celebrazione eucaristica e, a destra, la teologa Marinella Perroni. La Rete dei Viandanti e la lettera aperta alla «Chiesa che è in Italia» U n centinaio di persone si sono riuni- te il 16 marzo al Centro San Fedele di Milano per la presentazione della Let- tera alla Chiesa che è in Italia, un ampio documento elaborato, con un lavoro di «scrittura collettiva» durato un anno, dalla Rete dei Viandanti. La sigla, che riuni- sce 22 gruppi, associazioni e comunità, principalmente del Centro-nord (dal Chiccodisenape di Torino al Gallo di Ge- nova, dalla Lettera alla Chiesa fiorentina al Filo di Napoli), è nata nel 201 I per «collegare e dare visibilità a realtà locali che perseguono un modello di Chiesa più partecipata e sinodale, favorire la crescita di un laicato adulto e contribui- re alla nascita di un'opinione pubblica nella Chiesa italiana», Fulvio de Giorgi ha sintetizzato contenuti del testo, con cui ha dialogato criticamente la teologa Marinella Perro- ni, che ne ha rilevato la solidità e la densi- tà, domandandosi però se la prospetti- va di una «riforma» della Chiesa possa parlare oggi a giovani che dell'istituzione ecclesiastica sembrano fare tranquilla- mente a meno. La Lettera, infatti, evocando il cin- quantesimo anniversario del Vaticano II, sostiene la necessità di riprendere lo spi- rito del Concilio per passare « d a una Chiesa centrata su se stessa a una Chie- sa centrata sul servizio del Regno dato ai poveri», dalla preminente sacramenta- lizzazione al primato dell'evangelizzazio- ne, dal clericalismo alla corresponsabili- di tutti i battezzati, dall'improvvisazio- ne individualistica a una pastorale pro- gettuale e contestualizzata, dall'attivi- smo alla «sapienza della croce come mi- sura della propria efficacia». Emblemati- ca e riassuntiva delle trasformazioni au- spicate è ritenuta la «questione femmini- le» nella Chiesa, a proposito della quale da una parte si chiede di rivedere una lunga prassi di svalutazione della donna nella vita ecclesiale e di esclusione dai ministen ordinati e, dall'altra parte, si ri- cordano importanti contributi offerti nel post-Concilio da bibliste e teologhe a proposito dell'immagine materna e pa- terna di Dio o della possibilità di «lettu- re di genere» che gettano nuova luce in- terpretativa sulle Scritture. La Lettera si conclude indicando sei impegni prioritari che la Chiesa do- vrebbe assumere con maggiore determi- nazione: farsi carico dei problemi dell'umanità (ingiustizie, violenze, corru- zione, emergenze etiche e sociali) ope- rando con le persone di buona volontà per la giustizia e la pace; riprendere con decisione il cammino ecumenico facen- do del primato della Parola il terreno convergenza con le altre Chiese; rilancia- re la riforma liturgica conciliare, dando effettiva centralità all'Eucaristia anche mediante il superamento dell'esclusione di divorziati risposati e coppie di fatto; attuare davvero, attraverso uno svilup- po della sinodalità, l'ecclesiologia di co- munione sulla base della comune digni- e responsabilità di tutti i battezzati; ri- valutare il legame tra «sacerdozio comu- ne» e «sacerdozio ministeriale» riveden- do l'obbligo del celibato per i presbiteri, aprendo i ministeri ecclesiali alle donne e responsabilizzando i laici nella pastora- le; ripensare i rapporti tra Chiesa, dena- ro e potere sulla base dell'opzione pre- ferenziale per i poveri. Proprio la necessità di una «Chie- sa povera e dei poveri» è stato il tema messo a fuoco da don Giovanni Nicoli- ni, fondatore delle Famìglie della Visita- zione, mentre il dibattito si è concentra- to su come dare seguito al percorso av- viato dalla Lettera, in particolare tramite iniziative di approfondimento dei temi in essa enunciati per formulare propo- ste concrete da offrire alla comunità ec- clesiale. Mauro Castagnaro APRILE 2013-33 J

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Page 1: dei Viandanti e la lettera aperta alla «Chiesa che è in Italia» · 2013. 4. 14. · Una celebrazione eucaristica e, a destra, la teologa Marinella Perroni. La Rete dei Viandanti

Una celebrazione eucaristica e, a destra, la teologa Marinella Perroni.

La Rete dei Viandanti e la lettera aperta alla «Chiesa che è in Italia» Un centinaio di persone si sono riuni­

te il 16 marzo al Centro San Fedele di Milano per la presentazione della Let­tera alla Chiesa che è in Italia, un ampio documento elaborato, con un lavoro di « s c r i t t u r a co l l e t t i va» durato un anno, dalla Rete dei Viandanti. La sigla, che riuni­sce 22 gruppi, associazioni e c o m u n i t à , principalmente del Centro-nord (dal Chiccodisenape di Torino al Gallo di Ge­nova, dalla Lettera alla Chiesa fiorentina al Filo di Napoli), è nata nel 201 I per «co l legare e dare visibi l i tà a real tà locali che perseguono un modello di Chiesa p iù partecipata e sinodale, favorire la crescita di un laicato adulto e contribui­re alla nascita di un'opinione pubblica nella Chiesa ital iana»,

Fulvio de Giorgi ha sintetizzato contenuti del testo, con cui ha dialogato criticamente la teologa Marinella Perro­ni, che ne ha rilevato la sol id i tà e la densi­tà, domandandosi p e r ò se la prospetti­va di una « r i f o r m a » della Chiesa possa parlare oggi a giovani che dell'istituzione ecclesiastica sembrano fare tranquilla­mente a meno.

La Lettera, infatti, evocando il cin­quantesimo anniversario del Vaticano II, sostiene la necessità di riprendere lo spi­rito del Concilio per passare « d a una Chiesa centrata su se stessa a una Chie­sa centrata sul servizio del Regno dato

ai pover i» , dalla preminente sacramenta-lizzazione al primato dell'evangelizzazio­ne, dal clericalismo alla corresponsabili­t à di tutti i battezzati, dall'improvvisazio­ne individualistica a una pastorale pro­gettuale e contestualizzata, dall'attivi­smo alla «sapienza della croce come mi­sura della propria eff icacia». Emblemati­ca e riassuntiva delle trasformazioni au­spicate è ritenuta la «ques t ione femmini­le» nella Chiesa, a proposito della quale da una parte si chiede di rivedere una lunga prassi di svalutazione della donna nella vita ecclesiale e di esclusione dai ministen ordinati e, dall'altra parte, si ri­cordano importanti contributi offerti nel post-Concilio da bibliste e teologhe a proposito dell'immagine materna e pa­terna di Dio o della possibi l i tà di « l e t t u ­re di g e n e r e » che gettano nuova luce in­terpretativa sulle Scritture.

La Lettera si conclude indicando sei impegni prioritari che la Chiesa do­vrebbe assumere con maggiore determi­nazione: farsi carico dei problemi de l l 'umani tà (ingiustizie, violenze, corru­zione, emergenze etiche e sociali) ope­rando con le persone di buona v o l o n t à per la giustizia e la pace; riprendere con decisione il cammino ecumenico facen­do del primato della Parola il terreno dì convergenza con le altre Chiese; rilancia­re la riforma liturgica conciliare, dando

effettiva cen t ra l i tà all'Eucaristia anche mediante il superamento dell'esclusione di divorziati risposati e coppie di fatto; attuare davvero, attraverso uno svilup­po della sinodal i tà, l'ecclesiologia di co­munione sulla base della comune digni­t à e responsabi l i tà di tutti i battezzati; ri­valutare il legame tra «sacerdoz io comu­ne» e «sacerdoz io min is ter ia le» riveden­do l'obbligo del celibato per i presbiteri, aprendo i ministeri ecclesiali alle donne e responsabilizzando i laici nella pastora­le; ripensare i rapporti tra Chiesa, dena­

ro e potere sulla base dell'opzione pre­ferenziale per i poveri.

Proprio la necessi tà di una « C h i e ­sa povera e dei p o v e r i » è stato il tema messo a fuoco da don Giovanni Nicoli-ni, fondatore delle Famìglie della Visita­zione, mentre il dibattito si è concentra­to su come dare seguito al percorso av­viato dalla Lettera, in particolare tramite iniziative di approfondimento dei temi in essa enunciati per formulare propo­ste concrete da offrire alla c o m u n i t à ec­clesiale. Mauro Castagnaro

APRILE 2013-33 J