della diocesi di pavia la storia dei vescovi pavesi...

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6 Informazione Religiosa Venerdì, 24 febbraio 2012 SIDERTERMICA IDROTERMOSANITARI PAVIA Viale Sardegna, 48 Tel. 0382.301315 -0382.301316 Fax 0382.304100 Filiale: CASTEGGIO Via Milano, 93 - Tel. 0383.890626 [email protected] condizionamento arredobagno riscaldamento Parte una nuova iniziativa del settimanale “il Ticino”. In collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pavia, diretto da don Siro Cobianchi, a partire dalle prossime settimane vi pro- porremo una serie di servizi per conoscere meglio le figu- re dei vescovi sepolti nella Cattedrale. Sarà un “viaggio ideale” nella storia della Cu- ria pavese: un percorso che vogliamo compiere insieme ai nostri lettori, in un anno che ci porterà alla riapertura definitiva del Duomo dopo quella temporanea dello scor- so Natale. Per prepararci, tutti insieme, alla lettura di questi servizi che ci faranno conoscere meglio le storie e il magistero dei vescovi che riposano nella Cattedrale, vi proponiamo su questo nume- ro un’intervista a don Siro Cobianchi ed un articolo di don Michele Mosa. Don Siro, per quale moti- vo i vescovi vengono se- polti in Cattedrale? “La ragione è profonda. Dob- biamo ritornare alle parole di San Pietro, il quale ci ricorda che “noi siamo pietre vive di un tempio spirituale”. Di conseguenza il battezzato, e cristiano, fa parte di questa grande comunità e di questo edificio spirituale, la cui pie- tra angolare è Cristo stesso: e il vescovo, nella comunità, rappresenta la stessa pietra angolare per edificare la Chiesa di Cristo, per gover- narla, per santificarla, per amarla. Il vescovo, all’inter- no della comunità cristiana, è il pastore e lo sposo della Chiesa. Ogni vescovo che il Papa manda a Pavia, è lo sposo della Chiesa pavese. La Cattedrale è il simbolo di questa comunione, formata da pietre spirituali”. La presenza dei vescovi nella nostra comunità continua, quindi, anche dopo la loro morte. “La chiesa pavese ha la gioia di conoscere e conservare l’e- lenco, quasi completo, della successione apostolica dei no- stri vescovi: da San Siro fino a monsignor Giovanni Giudi- ci. Sono poche le Diocesi in Italia che possono vantare l’i- dentica memoria apostolica. E’ una storia che evidenzia la fede che Siro ci ha tra- smesso per primo nella no- stra terra. Il magistero di San Siro che ci tramanda la fede cattolica è passato attra- verso il magistero dei vari vescovi che si sono succeduti dopo di lui. E’ un magistero che non può essere dimenti- cato dopo la morte del vesco- vo, perché interromperebbe la successione apostolica. La fede degli Apostoli, attraver- so Siro, giunge fino a noi. Il vescovo ha il compito priori- tario di amare la sua sposa, nel nostro caso la Chiesa pa- vese, con la stessa intensità dell’amore di Cristo: la ama a tal punto, da dare se stesso per lei, come ha fatto il Cri- sto. L’attività pastorale che ogni vescovo realizza, non si conclude con la sua morte ma fa parte di un patrimonio che viene completato nel pas- saggio da un magistero ve- scovile all’altro”. Il Duomo di Pavia ospita le tombe dei vescovi in vari punti, nel pavimento: in altre Cattedrali invece sono riunite in un unico lato della chiesa. “La tradizione più antica, che da noi è rispettata, collo- ca le tombe dei vescovi in di- versi luoghi di una Cattedra- le: in angoli scelti dalla Chie- sa o dagli stessi vescovi. E’ il caso, ad esempio, di Monsi- gnor Allorio che nel suo te- stamento chiese di essere se- polto davanti alla cappella dell’Immacolata, in quanto in vita fu molto devoto alla Ma- donna. A mio avviso, il fatto di riunire le spoglie dei ve- scovi in un’unica aula rischia di sminuire la testimonianza più autentica di quella che è stata la loro presenza. Per- correndo a piedi l’interno del Duomo di Pavia, si incontra- no le tombe dei nostri vesco- vi, che nella loro diversità hanno edificato l’unica comu- nità cristiana. I servizi che verranno pubblicati da “il Ti- cino” ci consentiranno di far conoscere meglio la figura ed il magistero dei pastori della nostra Diocesi qui sepolti”. Un “viaggio ideale” che percorreremo poche setti- mane dopo la riapertura temporanea del Duomo, avvenuta lo scorso Nata- le, ed a pochi giorni di di- stanza dalla morte di Monsignor Giovanni Vol- ta, il nostro vescovo eme- rito che è stato tempora- neamente sepolto nella cappella dei sacerdoti a San Giovannino ma che, dopo la riapertura defini- tiva, troverà la sua dove- rosa collocazione in Cat- tedrale. “E’ giusto che sia così, perché la Cattedrale è il luogo dove il vescovo esercita il suo ma- gistero: lì si trova la catte- dra, segno di unità nella co- munità. Il Duomo riaperto non rappresenta soltanto un grande monumento storico- artistico; prima di tutto è luogo santo dove Dio, attra- verso il vescovo, continua a proclamare e ad annunciare il Vangelo. In Cattedrale ab- biamo, dal IX secolo, il corpo di Siro venerato: attorno al corpo santo di Siro troviamo anche le tombe di alcuni ve- scovi, suoi successori, che hanno continuato questo an- nuncio evangelico”. Alessandro Repossi ([email protected]) Una nuova iniziativa del settimanale “il Ticino”, in collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pavia La storia dei vescovi pavesi sepolti in Cattedrale Neppure la morte potrà separarli L’immagine della bara di mons. Giovanni Volta che lascia la chiesa del Carmine verso il cimitero è ancora davanti ai nostri occhi: nulla di più “reale” e nulla di più “falso”. Nulla di più reale: l’abbiamo visto con i no- stri occhi. Nulla di più falso: la morte non rompe i vin- coli che lo sposo ha stretto con la sua sposa. Il legame “sacramentale” che ha unito per di- ciassette anni Giovanni Volta, mantovano, alla Chiesa di Pavia è “indissolubile”: pren- derei volentieri vie traverse per qualche ri- flessione sul senso “teologico” ed “esistenzia- le” del trasferimento dei vescovi da una sede all’altra o sul significato dei vescovi ausiliari o “di curia”… non è questo il luogo. Vescovo e Chiesa: fusione perfetta. Mutatis mutandis, mi verrebbe da riprendere un’espressione della Lettera a Diogneto (sec. II) e parlare di un’unica realtà: anima e corpo. Il Vescovo è l’anima. Il corpo, la diocesi, porterà per sem- pre nel suo dna l’impronta dei suoi vescovi: pensate a Siro a Epifanio, da san Lanfranco a Ippolito de’ Rossi, da Giuseppe Bertieri al card. Riboldi, da Carlo Allorio a …: solo per fare qualche nome. E il segno di questa unio- ne è la Cattedrale. In essa si svolge la sua at- tività di Pastore che annuncia la Parola e ce- lebra l’Eucaristia. In essa sarà sepolto. E qui permettetemi una breve digressione-ri- flessione sul significato della morte nel cri- stianesimo. E del cadavere. Innanzitutto rispetto al mondo ellenistico-ro- mano nel quale nacque e si diffuse. Forzando, di necessità, il ragionamento pos- siamo dire che il cadavere è “sacro”, cioè co- me ha spiegato Rudolf Otto è “totalmente al- tro”, “del tutto separato” da ciò che vive an- che se degno di rispetto, a volte di venerazio- ne. È impuro: va imbalsamato o nascosto nel- le tombe. La necropoli non è solo lontana dal- la città: è un’altra città. Lo stesso vale per il mondo giudaico: la ne- cropoli è la “casa della vita”, e non per la fede nella finale resurrezione dei corpi quanto perché si vuole evitare a tutti i costi di nomi- nare la morte. Se non vi è dubbio che alcuni riti, almeno a livello di folklore, e di supersti- zioni legate al mondo della morte sono passa- ti nel cristianesimo, d’altra parte non possia- mo dimenticare che i cristiani sono i discepoli del Risorto. Così al posto delle necropoli fan- no la loro comparsa i cimiteri, i “dormitori”: i luoghi nei quali si attende il risveglio della vita eterna. Ma la camera da letto è una stanza della casa: si dorme accanto a chi è sveglio. Anzi se chi dorme è un Santo, tutti vogliono un posto accanto a lui. Così se le reliquiae sanctorum sono custodite in chiesa si cerca di farsi seppellire in chiesa o almeno lì vicino: nella Comunione dei Santi la Gerusalemme celeste non si contrappone a quella terrestre. E questo soprattutto dal sec. IV. Se poi pensiamo alle Cattedrali: le chiese che custodiscono le spoglie mortali, meglio le reliquie del santo patrono, molto spesso il primo vescovo della diocesi, il posto d’onore spetta di diritto ai vescovi suoi successori. Mons. Volta lascia la chiesa di S. Maria del Carmine al termine del rito funebre: non c’è dubbio. Ma non per andare al cimitero di S. Giovannino. Il suo posto è accanto a Siro e agli altri ve- scovi pavesi, in Cattedrale. Michele Mosa

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6 Informazione ReligiosaVenerdì, 24 febbraio 2012

SIDERTERMICA IDROTERMOSANITARIPAVIAViale Sardegna, 48 Tel. 0382.301315 -0382.301316 Fax 0382.304100Filiale: CASTEGGIOVia Milano, 93 - Tel. [email protected]

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Parte una nuova iniziativadel settimanale “il Ticino”. Incollaborazione con l’UfficioBeni Culturali della Diocesidi Pavia, diretto da don SiroCobianchi, a partire dalleprossime settimane vi pro-porremo una serie di serviziper conoscere meglio le figu-re dei vescovi sepolti nellaCattedrale. Sarà un “viaggioideale” nella storia della Cu-ria pavese: un percorso chevogliamo compiere insiemeai nostri lettori, in un annoche ci porterà alla riaperturadefinitiva del Duomo dopoquella temporanea dello scor-so Natale. Per prepararci,tutti insieme, alla lettura diquesti servizi che ci farannoconoscere meglio le storie eil magistero dei vescovi cheriposano nella Cattedrale, viproponiamo su questo nume-ro un’intervista a don SiroCobianchi ed un articolo didon Michele Mosa.Don Siro, per quale moti-vo i vescovi vengono se-polti in Cattedrale?“La ragione è profonda. Dob-biamo ritornare alle parole diSan Pietro, il quale ci ricordache “noi siamo pietre vive diun tempio spirituale”. Diconseguenza il battezzato, ecristiano, fa parte di questagrande comunità e di questoedificio spirituale, la cui pie-tra angolare è Cristo stesso:e il vescovo, nella comunità,rappresenta la stessa pietraangolare per edificare laChiesa di Cristo, per gover-

narla, per santificarla, peramarla. Il vescovo, all’inter-no della comunità cristiana,è il pastore e lo sposo dellaChiesa. Ogni vescovo che ilPapa manda a Pavia, è losposo della Chiesa pavese.La Cattedrale è il simbolo diquesta comunione, formatada pietre spirituali”.La presenza dei vescovinella nostra comunitàcontinua, quindi, anchedopo la loro morte.“La chiesa pavese ha la gioiadi conoscere e conservare l’e-lenco, quasi completo, dellasuccessione apostolica dei no-stri vescovi: da San Siro finoa monsignor Giovanni Giudi-ci. Sono poche le Diocesi inItalia che possono vantare l’i-dentica memoria apostolica.E’ una storia che evidenziala fede che Siro ci ha tra-smesso per primo nella no-stra terra. Il magistero diSan Siro che ci tramanda lafede cattolica è passato attra-verso il magistero dei varivescovi che si sono succedutidopo di lui. E’ un magisteroche non può essere dimenti-cato dopo la morte del vesco-vo, perché interromperebbela successione apostolica. Lafede degli Apostoli, attraver-so Siro, giunge fino a noi. Ilvescovo ha il compito priori-tario di amare la sua sposa,nel nostro caso la Chiesa pa-vese, con la stessa intensitàdell’amore di Cristo: la amaa tal punto, da dare se stessoper lei, come ha fatto il Cri-

sto. L’attività pastorale cheogni vescovo realizza, non siconclude con la sua mortema fa parte di un patrimonioche viene completato nel pas-saggio da un magistero ve-scovile all’altro”.Il Duomo di Pavia ospitale tombe dei vescovi invari punti, nel pavimento:in altre Cattedrali invecesono riunite in un unicolato della chiesa.“La tradizione più antica,che da noi è rispettata, collo-ca le tombe dei vescovi in di-versi luoghi di una Cattedra-le: in angoli scelti dalla Chie-sa o dagli stessi vescovi. E’ ilcaso, ad esempio, di Monsi-gnor Allorio che nel suo te-stamento chiese di essere se-polto davanti alla cappelladell’Immacolata, in quanto invita fu molto devoto alla Ma-donna. A mio avviso, il fattodi riunire le spoglie dei ve-

scovi in un’unica aula rischiadi sminuire la testimonianzapiù autentica di quella che èstata la loro presenza. Per-correndo a piedi l’interno delDuomo di Pavia, si incontra-no le tombe dei nostri vesco-vi, che nella loro diversitàhanno edificato l’unica comu-nità cristiana. I servizi cheverranno pubblicati da “il Ti-cino” ci consentiranno di farconoscere meglio la figura edil magistero dei pastori dellanostra Diocesi qui sepolti”.Un “viaggio ideale” chepercorreremo poche setti-mane dopo la riapertura

temporanea del Duomo,avvenuta lo scorso Nata-le, ed a pochi giorni di di-stanza dalla morte diMonsignor Giovanni Vol-ta, il nostro vescovo eme-rito che è stato tempora-neamente sepolto nellacappella dei sacerdoti aSan Giovannino ma che,dopo la riapertura defini-tiva, troverà la sua dove-rosa collocazione in Cat-tedrale.“E’ giusto che sia così, perchéla Cattedrale è il luogo doveil vescovo esercita il suo ma-gistero: lì si trova la catte-

dra, segno di unità nella co-munità. Il Duomo riapertonon rappresenta soltanto ungrande monumento storico-artistico; prima di tutto èluogo santo dove Dio, attra-verso il vescovo, continua aproclamare e ad annunciareil Vangelo. In Cattedrale ab-biamo, dal IX secolo, il corpodi Siro venerato: attorno alcorpo santo di Siro troviamoanche le tombe di alcuni ve-scovi, suoi successori, chehanno continuato questo an-nuncio evangelico”.

Alessandro Repossi([email protected])

Una nuova iniziativa del settimanale “il Ticino”, in collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pavia

La storia dei vescovi pavesisepolti in Cattedrale

Neppure la mortepotrà separarliL’immagine della bara di mons. GiovanniVolta che lascia la chiesa del Carmine versoil cimitero è ancora davanti ai nostri occhi:nulla di più “reale” e nulla di più “falso”. Nulla di più reale: l’abbiamo visto con i no-stri occhi.Nulla di più falso: la morte non rompe i vin-coli che lo sposo ha stretto con la sua sposa. Il legame “sacramentale” che ha unito per di-ciassette anni Giovanni Volta, mantovano,alla Chiesa di Pavia è “indissolubile”: pren-derei volentieri vie traverse per qualche ri-flessione sul senso “teologico” ed “esistenzia-le” del trasferimento dei vescovi da una sedeall’altra o sul significato dei vescovi ausiliari

o “di curia”… non è questo il luogo. Vescovo eChiesa: fusione perfetta. Mutatis mutandis,mi verrebbe da riprendere un’espressionedella Lettera a Diogneto (sec. II) e parlare diun’unica realtà: anima e corpo. Il Vescovo èl’anima. Il corpo, la diocesi, porterà per sem-pre nel suo dna l’impronta dei suoi vescovi:pensate a Siro a Epifanio, da san Lanfrancoa Ippolito de’ Rossi, da Giuseppe Bertieri alcard. Riboldi, da Carlo Allorio a …: solo perfare qualche nome. E il segno di questa unio-ne è la Cattedrale. In essa si svolge la sua at-tività di Pastore che annuncia la Parola e ce-lebra l’Eucaristia. In essa sarà sepolto.E qui permettetemi una breve digressione-ri-flessione sul significato della morte nel cri-stianesimo. E del cadavere.Innanzitutto rispetto al mondo ellenistico-ro-mano nel quale nacque e si diffuse.Forzando, di necessità, il ragionamento pos-

siamo dire che il cadavere è “sacro”, cioè co-me ha spiegato Rudolf Otto è “totalmente al-tro”, “del tutto separato” da ciò che vive an-che se degno di rispetto, a volte di venerazio-ne. È impuro: va imbalsamato o nascosto nel-le tombe. La necropoli non è solo lontana dal-la città: è un’altra città.Lo stesso vale per il mondo giudaico: la ne-cropoli è la “casa della vita”, e non per la fedenella finale resurrezione dei corpi quantoperché si vuole evitare a tutti i costi di nomi-nare la morte. Se non vi è dubbio che alcuniriti, almeno a livello di folklore, e di supersti-zioni legate al mondo della morte sono passa-ti nel cristianesimo, d’altra parte non possia-mo dimenticare che i cristiani sono i discepolidel Risorto. Così al posto delle necropoli fan-no la loro comparsa i cimiteri, i “dormitori”: iluoghi nei quali si attende il risveglio dellavita eterna. Ma la camera da letto è una

stanza della casa: si dorme accanto a chi èsveglio. Anzi se chi dorme è un Santo, tuttivogliono un posto accanto a lui.Così se le reliquiae sanctorum sono custoditein chiesa si cerca di farsi seppellire in chiesao almeno lì vicino: nella Comunione dei Santila Gerusalemme celeste non si contrappone aquella terrestre. E questo soprattutto dal sec.IV. Se poi pensiamo alle Cattedrali: le chieseche custodiscono le spoglie mortali, meglio lereliquie del santo patrono, molto spesso ilprimo vescovo della diocesi, il posto d’onorespetta di diritto ai vescovi suoi successori.Mons. Volta lascia la chiesa di S. Maria delCarmine al termine del rito funebre: nonc’è dubbio. Ma non per andare al cimiterodi S. Giovannino.Il suo posto è accanto a Siro e agli altri ve-scovi pavesi, in Cattedrale.

Michele Mosa