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FireFighters: Safety in rescue operations Rome, 18-20 April 2002 DESCRIZIONE E ANALISI DI UN PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE DELLA EFFICIENZA FISICA UTILIZZATO IN UN GRUPPO DI VIGILI DEL FUOCO ITALIANI VOLONTARI Marco Petranelli Docente corso di laurea in Scienze Motorie Università Firenze, coordinatore scientifico COS, Centro di Orientamento Sportivo Regione Toscana I Vigili del Fuoco rappresentano quanto è stato possibile nelle diverse epoche fino ad oggi mettere in campo per contrastare e difendersi da eventi disastrosi o da calamità naturali ed appare evidente come gli uomini impegnati nelle azioni di soccorso e di protezione civile, azioni varie e complesse, spesso compiute in situazioni di emergenza, siano esposti a fattori di particolare rischio che ne mettono costantemente a repentaglio la salute, l’incolumità fisica e la vita stessa. Allo scopo di ridurre il rischio di incidenti e di infortuni per loro stessi come per la popolazione e di aumentare l’efficacia degli interventi, si è cercato di migliorare e modernizzare costantemente l’equipaggiamento degli addetti ed il loro addestramento tecnico-professionale, negli ultimi anni in particolare è cresciuta l’attenzione verso il raggiungimento ed il mantenimento di un certo grado di efficienza fisica o fitness così come l’interesse verso metodi di addestramento - ed anche di selezione - capaci di tenere in sempre maggiore considerazione la specificità dei compiti richiesti al vigile del fuoco. Negli Stati Uniti ed in Canada soprattutto, ma anche in Inghilterra per quanto concerne l’Europa, esistono numerosissimi studi che riflettono una forte attenzione e preoccupazione verso il problema della sicurezza collegata con l’efficienza fisica in servizio. Tale preoccupazione è peraltro da tempo considerata, come si può leggere in un antico manuale del corpo, opera di un tenente del regio corpo dei pompieri di Firenze, certo Gaetano Gherardi “Progetto di un Manuale d’un Corpo di Pompieri redatto dal tenente Gaetano Gherardi del regio corpo dei pompieri di Firenze” stampato nel 1851 dalla tipografia Campolmi di Firenze e recuperato dal Vigile del Fuoco Pierangelo Montagnani in servizio presso il distaccamento di Firenze. ..... Il pompiere deve avere una perfetta cognizione delle macchine idrauliche e di tutte le parti che le compongono come pure della loro nomenclatura, ma dovrà anche possedere particolari qualità fisiche e morali...... Il pompiere debb’essere un uomo di forte e sana costituzione fisica...... egli debbe essere snello ed agile della persona e capace in conseguenza di eseguire con prontezza tutte quelle celeri e qualche volta pericolose manovre che sono analoghe al suo servizio..... (cap I - pag 1-2) “. Forza, prontezza, agilità, salute, anche più di centocinquanta anni fa il problema della efficienza fisica degli addetti era stato, come si vede, preso in considerazione. Oggi disponiamo di un numero assai elevato di studi scientifici e di ricerche che hanno notevolmente allargato e chiarito DESCRIZIONE E ANALISI DI UN PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE DELLA EFFICIENZA FISICA UTILIZZATO IN UN GRUPPO DI VIGILI DEL FUOCO ITALIANI VOLONTARI 1

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FireFighters: Safety in rescue operations Rome, 18-20 April 2002

DESCRIZIONE E ANALISI DI UN PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE DELLA EFFICIENZA FISICA UTILIZZATO IN UN GRUPPO DI VIGILI

DEL FUOCO ITALIANI VOLONTARI

Marco Petranelli Docente corso di laurea in Scienze Motorie Università Firenze,

coordinatore scientifico COS, Centro di Orientamento Sportivo Regione Toscana I Vigili del Fuoco rappresentano quanto è stato possibile nelle diverse epoche fino ad oggi mettere in campo per contrastare e difendersi da eventi disastrosi o da calamità naturali ed appare evidente come gli uomini impegnati nelle azioni di soccorso e di protezione civile, azioni varie e complesse, spesso compiute in situazioni di emergenza, siano esposti a fattori di particolare rischio che ne mettono costantemente a repentaglio la salute, l’incolumità fisica e la vita stessa. Allo scopo di ridurre il rischio di incidenti e di infortuni per loro stessi come per la popolazione e di aumentare l’efficacia degli interventi, si è cercato di migliorare e modernizzare costantemente l’equipaggiamento degli addetti ed il loro addestramento tecnico-professionale, negli ultimi anni in particolare è cresciuta l’attenzione verso il raggiungimento ed il mantenimento di un certo grado di efficienza fisica o fitness così come l’interesse verso metodi di addestramento - ed anche di selezione - capaci di tenere in sempre maggiore considerazione la specificità dei compiti richiesti al vigile del fuoco. Negli Stati Uniti ed in Canada soprattutto, ma anche in Inghilterra per quanto concerne l’Europa, esistono numerosissimi studi che riflettono una forte attenzione e preoccupazione verso il problema della sicurezza collegata con l’efficienza fisica in servizio. Tale preoccupazione è peraltro da tempo considerata, come si può leggere in un antico manuale del corpo, opera di un tenente del regio corpo dei pompieri di Firenze, certo Gaetano Gherardi “Progetto di un Manuale d’un Corpo di Pompieri redatto dal tenente Gaetano Gherardi del regio corpo dei pompieri di Firenze” stampato nel 1851 dalla tipografia Campolmi di Firenze e recuperato dal Vigile del Fuoco Pierangelo Montagnani in servizio presso il distaccamento di Firenze. “..... Il pompiere deve avere una perfetta cognizione delle macchine idrauliche e di tutte le parti che le compongono come pure della loro nomenclatura, ma dovrà anche possedere particolari qualità fisiche e morali...... Il pompiere debb’essere un uomo di forte e sana costituzione fisica...... egli debbe essere snello ed agile della persona e capace in conseguenza di eseguire con prontezza tutte quelle celeri e qualche volta pericolose manovre che sono analoghe al suo servizio..... (cap I - pag 1-2) “. Forza, prontezza, agilità, salute, anche più di centocinquanta anni fa il problema della efficienza fisica degli addetti era stato, come si vede, preso in considerazione. Oggi disponiamo di un numero assai elevato di studi scientifici e di ricerche che hanno notevolmente allargato e chiarito

DESCRIZIONE E ANALISI DI UN PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE DELLA EFFICIENZA FISICA UTILIZZATO IN UN GRUPPO DI VIGILI DEL FUOCO ITALIANI VOLONTARI

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il quadro di riferimento, a dimostrazione di una forte attenzione e considerazione verso questo rilevante problema. Il presente lavoro riporta i risultati di uno studio pilota sulla forma fisica del personale in servizio effettuato utilizzando un protocollo di valutazione funzionale già sperimentato in altri Corpi dello Stato non solo nel nostro Paese. Scopo del lavoro Con questo lavoro ci siamo prefissi l’obiettivo di realizzare una fotografia significativa e attendibile - seppure necessariamente incompleta e circoscritta - delle capacità funzionali di un gruppo di allievi vigili del fuoco valutati durante il periodo di addestramento effettuato presso la Scuola Centrale e alcuni distaccamenti periferici. Dal momento che il tenersi in forma fisica è diventato sempre più, anche per il vigile del fuoco, una necessità oltre che un dovere, indispensabile per poter effettuare in sicurezza e con la massima efficacia il proprio lavoro, abbiamo ritenuto in analogia con quanto realizzato in altre realtà di avviare la sperimentazione di un affidabile protocollo di raccolta dei dati, indispensabile per una progressiva messa a punto di standard di riferimento specifici per il corpo dei vigili del fuoco Italiani. Solo disponendo infatti di tali standard (cut scores) sarà possibile valutare in modo efficace ed attendibile la capacità di prestazione fisica degli addetti collegata con la prestazione lavorativa richiesta (job demands), il loro livello di efficienza e di forma fisica, fattore importante per ridurre il rischio di incidenti come per consentire un eventuale ritorno al lavoro in sicurezza. Partendo dalla valutazione del grado o livello di efficienza fisica posseduta - e rendendone consapevole l’interessato - sarà inoltre possibile individuare ed applicare in modo efficace e mirato quelle metodologie necessarie per il miglioramento ed il mantenimento, per tutta la durata del servizio, di un grado desiderato ed accettabile, se non ottimale, di “physical fitness” generale, presupposto indispensabile per tutto quanto ricordato in materia di sicurezza come di efficienza. In questo lavoro non sono state prese in considerazione in quanto esulavano dagli obiettivi che ci eravamo proposti, le procedure di valutazione del lavoro fisico specifico del vigile del fuoco, ovvero, i test di valutazione delle capacità di fornire una prestazione legata direttamente al compito lavorativo (work tasks). Le basi scientifiche di tali protocolli, d’altra parte, non potranno che scaturire da una seria ed approfondita analisi dei compiti e dal conseguente studio rigoroso di validazione delle procedure valutative prescelte. Per la realizzazione di questa indagine sono stati esaminati nel periodo Feb-Dic. 2001 135 soggetti volontari (AV.VA) presso la Scuola Centrale ed i Poli didattici di Milano, Bologna, Cagliari e Sassari. I soggetti presentavano una età media di 22 anni e 6 mesi (dev.st 1,11) con un massimo di 30,1 ed un minimo di 20,8. Materiali e metodi La physical fitness può essere considerata come “l’abilità dell’intero organismo umano di funzionare con efficacia ed efficienza”, essa è associata con l’abilità dell’individuo di lavorare

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efficacemente, di essere e mantenersi in salute resistendo ai disagi prodotti dalla mancanza di movimento o ipocinesi, di essere capace di rispondere a richieste di emergenza, di trascorrere gioiosamente il tempo libero e di avere un certo grado di copertura verso possibili incidenti a carico in particolare dell’apparato muscolo-scheletrico e di quello cardio-circolatorio. La nozione di fitness fisica generale ruota attorno a cinque componenti: la capacità aerobica, la composizione corporea, la flessibilità, la forza e la resistenza muscolare. Una persona fisicamente fit, ha affermato il fisiologo L. Morehouse, non è evidentemente grassa, possiede uno scheletro robusto, ha vigore neuromuscolare, è dotata di tessuti connettivi resistenti ed ha una buona resistenza circolorespiratoria. In linea generale le cinque componenti appena menzionate hanno mostrato di possedere un certo grado di correlazione con la capacità di prestazione fisica, anche lavorativa (Fleishman E.A. 1984, Bernauer E. 1985), esse giocano ccomunque un ruolo di protezione della salute e di prevenzione (Blair et al. 1989 e 1995, Golding, Mayers et al. 1985), in particolare, nei vigili del fuoco, è stata dimostrata la loro funzione preventiva di incidenti muscolo-scheletrici (Cady et al. 1979, Reichelt et al. 1995). L’individuazione e l’allestimento del protocollo di valutazione della efficienza fisica generale ha richiesto un lungo lavoro di preparazione e di selezione realizzato con i tecnici responsabili del Servizio Ginnico Nazionale. Il protocollo prescelto doveva risultare sicuro, efficace, valido e ripetibile ed a tale scopo è stato utilizzato il sistema MicroFit, ampiamente collaudato negli Stati Uniti anche presso numerose stazioni di vigili del fuoco, basato su procedure messe a punto da organismi internazionalmente riconosciuti come l’American College of Sports Medicine e il Canadian Society for Exercise Physiology. Di seguito saranno presentati i protocolli utilizzati e riportati i valori standard estrapolati dalla indagine effettuata presso il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco Italiani. Composizione corporea La composizione corporea è una importante componente della efficienza fisica o fitness, un elevato livello di grasso corporeo è infatti non solo collegato con problemi di salute ma può anche influire in modo negativo sulla prestazione fisica. Il sovrappeso fa aumentare il rischio di numerose malattie, in particolare di quelle metaboliche e cardiocircolatorie e ostacola sensibilmente la possibilità di effettuare movimenti quali ad esempio quello di salire le scale. Per la valutazione della Composizione Corporea abbiamo utilizzato due procedure, indirette, di grande semplicità nella applicazione: l’Indice di Massa Corporea e la Plicometria. Indice di Massa Corporea (BMI). L’indice di Massa Corporea, ovvero il rapporto tra peso e altezza espressa in metri al quadrato, è un metodo semplice e comune per la misurazione della composizione corporea ampiamente noto e generalmente utilizzato. Sono noti i valori standard Italiani utilizzati per definire un soggetto normopeso o sovrappeso (il limite è di 25,3 per i soggetti maschi adulti). Risultati ottenuti dalla sperimentazione per il rilevamento del BMI:

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Campioni esaminati 135 media 23,04 (mediana 22,76) +/- 2,3 Percentili Indice di Massa Corporea

1-19 > 24,5 20 24,5 40 23,14 50 22,8 60 22,4 80 21,2

Rilevazione del peso corporeo per il calcolo dell’IBM

Dispersione dati IMC

15,017,019,021,023,025,027,029,031,033,035,0

0 20 40 60 80 100 120 14

N.

idx

0

Grafico relativo alla dispersione dei dati rilevati per il BMI Plicometria per la rilevazione della % di grasso corporeo La procedura richiede la misurazione di una doppia piega di tessuto adiposo sottocutaneo con un plicometro standardizzato. La validità delle misure rilevate dipende dalla utilizzazione di uno strumento adeguato e dalla corretta rilevazione delle pliche da parte dell’operatore. Nel nostro caso abbiamo utilizzato il metodo Jackson Pollock #1 che richiede la rilevazione per il soggetto

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maschio adulto di tre pliche, quella pettorale, quella addominale e quella quadricipitale. Sono state effettuate due rilevazioni ed una terza si è resa necessaria quando la differenza tra le prime due superava l’errore standard accettato.

Punti di repere per la rilevazione delle pliche secondo il protocollo adottato (Jackson Pollock #1 ). Risultati ottenuti dalla sperimentazione per il rilevamento della % di Grasso Corporeo Campioni esaminati 135 media 12,33% (mediana 11,20%) +/- 5,5% Percentili % di grasso corporeo

1-19 > 17,5 20 17,5 40 13,3 50 11,2 60 10,3 80 6,9

Dispersione dati % grasso corp.

051015202530

0 20 40 60 80 100 120 140

N.

%

Grafico relativo alla dispersione dei dati rilevati per la % di Grasso Validazione dei risultati per la rilevazione del BMI e della % di Grasso Baumgartner & Jackson 1999 BMI uomini R = 0,69 Jackson & Pollock 1999 Plicometria uomini R = 0,90

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Capacità Aerobica Il massimo consumo di ossigeno è un parametro considerato fondamentale per la determinazione della efficienza fisica, possedere una buona capacità aerobica è sinonimo di salute e di buona capacità di lavoro fisico. La misurazione del VO2 massimo ovvero della capacità dell’organismo di assumere e utilizzare l’ossigeno per il lavoro muscolare è la misura universalmente accettata per valutare la capacità aerobica, l’ abilità cioè di effettuare un lavoro prolungato per mezzo dei grandi gruppi muscolari degli arti inferiori o superiori. Numerose e diverse sono le metodiche messe a punto per la misurazione del VO2 max, quelle dirette, che misurano direttamente attraverso una sofisticata attrezzatura l’aria espirata (consumo di ossigeno) e quelle indirette, che utilizzano altri parametri per la rilevazione della fatica sopportata, in particolare la frequenza cardiaca. I protocolli sottomassimali sono basati sul principio fisiologico secondo il quale la frequenza cardiaca aumenta in modo lineare in dipendenza dell’esercizio fisico. C’è da sottolineare il fatto che diversi fattori possono influenzare la risposta cardiaca aumentando la inaccuratezza dei test sottomassimali, in particolare l’uso di sostanze betabloccanti per la ipertensione arteriosa. A tale scopo si rende necessario effettuare una ricognizione dello stato di salute e della assunzione di determinati farmaci prima della somministrazione del test indiretto. La capacità aerobica viene espressa in due diversi modi principalmente, VO2 massimo assoluto e relativo. Il primo è l’ammontare di ossigeno che il corpo utilizza durante la performance del massimo sforzo espresso in litri di ossigeno per minuto, mentre quello relativo viene indicato per millilitri di ossigeno consumato al minuto per chilogrammi di peso del soggetto. In generale il VO2 assoluto è importante in attività nelle quali il peso corporeo non viene sollevato, come nel nuoto o nel sollevamento pesi, al contrario, quando viene richiesto di sollevare il peso corporeo, è più indicato determinare il VO2 attraverso la modalità relativa. Test sottomassimale al cicloergometro Nel nostro caso abbiamo utilizzato un test al cicloergometro indiretto e sottomassimale, che non richiede il raggiungimento del massimo sforzo. Il protocollo utilizzato (USAF bike protocol) è quello di Astrand modificato, messo a punto ed attualmente applicato per la misurazione della capacità aerobica in numerose basi dell’US Air Force, che utilizzano da tempo tale metodica come standard. Il protocollo USAF Bike è un test sottomassimale incrementale basato sull’aumento del carico ogni due minuti fino a quando la frequenza cardiaca non raggiunge la soglia (target) predeterminata. Se la frequenza cardiaca al termine di uno stage di lavoro ha superato il target prefissato quel carico è mantenuto senza alcun aumento per altri due minuti Il test termina quando il soggetto ha mantenuto lo stesso carico per sei minuti senza superare la soglia target. Il consumo di ossigeno viene calcolato sulla base del carico finale raggiunto e della frequenza cardiaca media tenuta negli ultimi due minuti della prova. La soglia viene determinata in un range tra il 60 e l’85% della frequenza cardiaca teorica massima. Durante la prova possono essere rilevati e registrati anche la pressione arteriosa e la percezione soggettiva dello sforzo (PSS).

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Risultati ottenuti dalla sperimentazione per il rilevamento della Capacità Aerobica Campioni esaminati 129 media 48,8 ml/Kg/min-1 (mediana 49) +/- 7,24 ml/Kg/min-1 Percentili VO2 max ml/Kg/min-1

1-19 < 43 20 43 40 47 50 49 60 51 80 56

Dispersione VO2 max (val. relativo)

2530354045505560657075

0 20 40 60 80 100 120 140

N.

Ml/K

g/m

in

Grafico relativo alla dispersione dei dati rilevati per la misurazione della Cap.Aerobica

Test submassimale e indiretto al cicloergometro per la rilevazione del VO2 max

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Test sottomassimale al treadmill (Balke modificato) Da parte di numerosi autori è stata sottolieneata la opportunità di sottoporre i soggetti alla prova della misurazione del VO2 massimo in laboratorio preferibilmente attraverso una prova con il treadmill piuttosto che con il cicloergometro che tende a sottostimare la capacità aerobica (Hartung GH et al. 1995). Il corpo dell’US. Navy, ad esempio, che utilizza il sistema che abbiamo testato per la valutazione dei suoi addetti, fa uso del test sottomassimale al treadmill secondo la metodica di Balke modificata. L’obiettivo di questa prova è quello di tenere il soggetto per due o più stage ciascuno della durata di 3 minuti con la frequenza cardiaca al di sopra della soglia target. Fino a quando un soggetto non rimane per almeno due stage al di sopra della soglia prestabilita viene aumentato il carico di lavoro (velocità e pendenza) secondo una rampa prestabilita ma modificabile da parte dell’operatore. A meno che il soggetto non superi l’85% della frequenza cardiaca massima teorica, il test prosegue e al termine viene calcolato il valore del massimo consumo di ossigeno correlando il carico raggiunto con la frequenza cardiaca tenuta nell’ultimo stage. Nel corso di questa sperimentazione le prove sono state proposte unicamente con il cicloergometro, non è da escludere tuttavia che per la natura dei compiti del vigile del Fuoco e per la attendibilità ed accuratezza dei risultati non sia preferibile in futuro utilizzare anche un protocollo con il treadmill.

Test submassimale e indiretto al treadmill per la rilevazione del VO2 max Validazione dei risultati per la rilevazione della Capacità Aerobica attraverso metodiche indirette e sottomassimali Astrand & Rodahl 1986 test sottomassimale al cicloergometro (Astrand nomogram) uomini R = 0,92 Hartung GH, Blancq RJ. et al. 1995 test sottomassimale al cicloergometro (Astrand nomogram) uomini R = 0,92 Macsween A. 2001 1995 test sottomassimale al cicloergometro (Astrand nomogram) uomini R = 0,94

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Swank AM. et al. 2001 test sottomassimale al treadmill (Balke mod.) uomini R = 0,89 Minor MA. Johnson JC. 1996 test sottomassimale al treadmill (Bruce mod.) uomini R = 0,92 Flessibilità Le prove di flessibilità sono indicative sia per definire la capacità di prestazione motoria di un soggetto come per la prevenzione dei rischi muscoloscheletrici. La flessibilità indica il range di movimento (ROM) di una singola articolazione. Vi sono differenze individuali nella mobilità articolare che influenzano la estensibilità dei muscoli e dei legamenti che sottendono una articolazione. E’ generalmente accettato (Golding et al. 1989) che certo un certo grado di flessibilità del dorso e di estensibilità della muscolatura posteriore della coscia sia essenziale per la prevenzione di incidenti nella regione dorso-lombare ed è per questo che il test sit and reach da noi adottato è quello più comunemente usato per misurare la physical fitness di soggetti adulti. L’obiettivo di questo test è quello di misurare la flessibilità della zona posteriore bassa del dorso e delle cosce. Nel protocollo utilizzato la misura veniva automaticamente rilevata dopo che il soggetto aveva mantenuto la posizione allungata per non meno di 3 secondi sulla apposita zona sensibile del flessometro con ambedue le dita contemporaneamente. Risultati ottenuti dalla sperimentazione per il rilevamento della Flessibilità Campioni esaminati 112 media 42,14 cm. (mediana 43) +/- 8,84 cm.

Test sit and reach Percentili Flessibilità dorso (cm.)

1-19 < 34

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20 34 40 41 50 43 60 45 80 51

Dispersione Flessibilità dorso

10

20

30

40

50

60

70

0 20 40 60 80 100 120 140

N.

cm.

Grafico relativo alla dispersione dei dati rilevati per la misurazione della Flessibilità Forza Muscolare La forza muscolare è una importante componente della capacità di performance fisica collegata con la prestazione lavorativa (EEOC 1978, EEOC 1991, University of Huston 1999) ma riveste anche un significativo ruolo nell’ambito della prevenzione, del mantenimento della salute e della efficienza fisica (NIOSH 1981, Waters et al. 1993). Perchè vi siano significative correlazioni tra la performance lavorativa ed il test proposto è necessario identificare esattamente il tipo di domanda fisica richiesta dal compito, ciò non è strettamente richiesto nell’ambito della valutazione per la physical fitness con la significativa puntualizzazione che la maggior parte degli incidenti muscoloscheletrici sono conseguenti ad errati o impropri sollevamenti di oggetti pesanti o ingombranti (Borg 1998, Jackson et al. 1996) ed un test di sollevamento appare dunque maggiormente significativo rispetto ad una prova di pressione o di spinta (University of Huston 1999). Nel nostro caso abbiamo utilizzato un test che misura la massima forza generata in una singola trazione effettuata con una sbarra tenuta con le due mani poste in posizione simmetrica. E’ una prova statica nella quale i gomiti sono fissati a 90 gradi e dove non c’è spostamento della barra (isometria) durante la spinta. La prova non deve essere somministrata a soggetti che presentano problemi muscoloscheletrici nella regione dorsale o lombosacrale. La postura da tenere nel corso della prova così come le caratteristiche della trazione richiesta devono essere attentamente precisate in modo da escludere qualsiasi incidente.

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Si richiede al soggetto di incrementare la forza fino a raggiungere il massimo nel corso dei primi due secondi, successivamente la posizione deve essere tenuta, sempre esercitando la massima tensione, per altri tre secondi. Al termine viene automaticamente registrato il valore medio in chilogrammi degli ultimi tre secondi. Risultati ottenuti dalla sperimentazione per il rilevamento della Forza Campioni esaminati 135 media 46,81 Kg. (mediana 45) +/- 11,70 Kg.

Test per la misurazione della Forza Isometrica dei bicipiti (Arm lift) Percentili Forza isometrica bicipiti Kg.

1-19 < 39 20 39 40 43 50 46 60 48 80 53

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Dispersione Forza Isom. Bicipiti

10

25

40

55

70

85

100

115

0 50 100N.

Kg.

Grafico relativo alla dispersione dei dati rilevati per misurazione della Forza Muscolare Per rilevare la Forza Muscolare è stato in parte utilizzato, ma non vengono qui riportati i dati, il test Hand Grip, che utilizza un dinamometro manuale da impugnare separatamente per la mano destra e la sinistra. Tale test che misura la forza dell’avambraccio-mano, appare significativamente correlato oltre che con la physical fitness generale anche con la prestazione lavorativa del vigile del fuoco (Jackson AS. 1994).

Dinamometro JAMAR composto da un gauge idraulico, da una impugnatura regolabile sulla base della dimensione della mano e da un display che indica in Kg. il picco di forza raggiunto durante la prova. Misurazione della Resistenza (endurance) Muscolare

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Test sit-ups Test push-ups Altre due prove sono state somministrate nel corso di batterie utilizzate per valutare la efficienza fisica e la capacità di performance fisiche non specifiche dei vigili del fuoco. Tali test sono in particolare il sit-ups ed il push-ups (vedi foto). Nel corso del nostro screening abbiamo utilizzato in modo molto parziale tali prove che comunque fanno parte del protocollo del sistema MicroFit. Va precisato che la resistenza muscolare ovvero la capacità della muscolatura di compiere un lavoro in modo continuativo o di sostenere nel tempo uno sforzo di tipo statico è una importante componente delle qualità di fitness collegate con la salute in quanto una buona capacità di lavoro muscolare, soprattutto nella regione del tronco, previene rischi muscoloscheletrici e consente di mantenere un buon tono muscolare migliorando il trofismo (Ploutz LL. et al. 1994, Stauber at al. 1989). Riportiamo di seguito le procedure seguite per la effettuazione delle prove. Il test sit-ups è un test dinamico che serve per misurare la endurance della muscolatura addominale. Viene effettuato per la durata di 60 secondi con il soggetto seduto a terra, le mani dietro la nuca con i gomiti in avanti, i piedi saldamente trattenuti a terra da un partner. Si contano le ripetizioni complete effettuate correttamente durante il minuto di durata della prova. Anche il test push-ups è un test dinamico utilizzato invece per valutare la endurance della parte superiore del tronco. La procedura prevista per i soggetti di sesso maschile richiede che gli stessi appoggino le mani a terra all’altezza delle spalle con le palme rivolte in basso. Le gambe devono essere distese con le estremità dei piedi appoggiate a terra. Al via il soggetto piega le braccia senza appoggiare il

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torace mantenendo il tronco sempre disteso e ripete l’esercizio per 60 secondi. Si contano le ripetizioni complete effettuate correttamente durante il minuto di durata della prova. Sia il test sit-ups come il push-ups, potrebbero essere utilmente a mio avviso inseriti nel protocollo completo di valutazione per la loro facilità di esecuzione e anche per la loro significatività. Risultati Utilizzando gli standard proposti dall‘American College of Sports Medicine (ACSM’s Guideline for Exercise Testing and Prescription VI Ed. 2001), che in diversi studi in Italia (i. e. Cupelli V., Petranelli M. e Boddi V. 1999) hanno dimostrato di tendere a sovrastimare il dato sulla composizione corporea e a sottostimare invece quello relativo al VO2 max, abbiamo potuto osservare: Il campione presenta per quanto concerne.... la capacità aerobica: 49% eccellente, 35% FIT, 12% accettabile, 4% insufficiente; la percentuale di grasso corporeo: 53% eccellente, 31% FIT, 12% accettabile, 4% insufficiente; la forza isometrica dei bicipiti: 43% eccellente, 23% FIT, 18% accettabile, 16% insufficiente o scarsa (4%); la flessibilità: 20% eccellente, 20% FIT, 18% accettabile, 41% insufficiente o scarsa (25%); Il punteggio totale di fitness, media ponderata delle diverse qualità e capacità fisiche esaminate, presenta un quadro decisamente positivo in quanto il 31% del campione si colloca su valori eccellenti, propri di soggetti in grado di fornire prestazioni fisiche anche molto elevate, il 51% su valori Fit, attribuibili a soggetti con un bagaglio di condizioni fisiche complessivamente buono o molto buono, mentre solo il 17% presenta un quadro definibile come accettabile, con una o più qualità da migliorare e l’1% un livello insufficiente, con due o più capacità non buone. Abbiamo suddiviso l’intero gruppo in due sottoclassi per età, uno fino a 22 anni, l’altro da 22 a 31, ipotizzando possibili percorsi professionali precedenti differenti, ed abbiamo potuto rilevare che mentre il primo gruppo presentava un quadro di efficienza fisica, legato in particolare alla capacità aerobica e alla composizione corporea, eccellente contro quello Fit dell’altro gruppo, il secondo gruppo era invece caratterizzato da un quadro relativo alle capacità muscolo articolari migliore rispetto al primo, Fit contro accettabile dell’altro. Per quanto concerne gli aspetti quantitativi, abbiamo potuto rilevare nel gruppo esaminato i seguenti valori medi relativi a ciascuna delle principali variabili : Capacità aerobica = 48,8% ml/Kg/min. (36,9 ml/kg/min. - 53 ml/Kg/min.) Flessibilità = 42,14 cm. (43 cm. - 41 cm.) Forza isometrica bicipiti = 46,81 Kg. (38,1 Kg. – 46 Kg.) Percentuale di Grasso Corporeo = 12,33% (13,8% - 7%)

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Fra parentesi abbiamo riportato, prima, il valore medio rilevato in occasione di una indagine commissionata dalla Regione Toscana all’Istituto di Medicina Sportiva di Firenze su un campione di 8000 soggetti adulti sedentari apparentemente sani testati con la medesima metodica (Cupelli V. et al. 1999), poi, il dato rilevato nel corso di una indagine realizzata su un campione di professionisti di attività di montagna Italiani (Coscia F., Gigliotti P. 2001). Conclusioni Tentare di tracciare dei giudizi ed una valutazione conclusiva sui risultati ottenuti dalla indagine appena descritta, effettuata su un gruppo assai ridotto e parziale di componenti il Corpo dei vigili del fuoco, sarebbe errato ed anche poco produttivo ed esulerebbe dalle finalità che tale indagine si era posta, quella cioè di mettere a fuoco le problematiche legate alla valutazione delle capacità funzionali in servizio. Ciò nonostante emergono alcuni aspetti che possono orientare il lavoro di coloro che dovranno affrontare la problematica della valutazione nel suo complesso, in particolare la relazione sicurezza-efficienza attraverso la definizione di standard di livello e di protocolli sia per quanto concerne le capacità fisiche come quelle motorio-attitudinali. Solo disponendo infatti di dati standard affidabili sarà possibile orientare ed affrontare con metodo ed efficacia la problematica della preparazione fisica continua da curare durante tutto il percorso della vita lavorativa del vigile del fuoco Dalla sperimentazione effettuata emergono alcune considerazioni sulle quali è opportuno soffermarsi: il protocollo utilizzato si è rivelato pratico ed efficace, ha infatti consentito di valutare le capacità funzionali di un numero relativamente elevato di soggetti in un periodo di tempo abbastanza limitato, senza impegnare uno staff numeroso, in sedi tra loro. Resta in parte almeno aperta la questione relativa alla esatta determinazione di un protocollo completo di valutazione delle qualità fisico-funzionali, in particolare quella della scelta della metodologia più opportuna per valutare la capacità aerobica e la composizione corporea e anche i diversi tipi di forza, massima e resistente, statica e/o dinamica, distrettualizzata o meno: resta in sostanza da determinare esattamente la qualità, quantità e sequenza delle prove. Dall’analisi dei valori di questo gruppo di soggetti abbiamo potuto rilevare una sostanziale omogeneità, i valori medi si sono infatti concentrati tra il livello Fit e Eccellente con poche seppure significative eccezioni riguardanti in particolare le funzioni e le capacità muscolo-articolari. L’omogeneità dei valori è da considerare un indicatore di qualità del gruppo. Disponendo di un numero assai maggiore di dati, i dati relativi alle capacità fisiche potrebbero indicare le capacità di riferimento (di qualità) per l’appartenenza al gruppo. Una tale metodologia di lavoro consente una ripetizione a distanza di tempo della prova dopo opportune variazioni sul programma di allenamento.

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Un ultimo cenno sulla interpretazione ed uso dei dati rilevati attraverso il protocollo di valutazione. La capacità aerobica è da considerare di fondamentale importanza per il bagaglio psicofisico e professionale del vigile del fuoco. E’ infatti importante ricordare che possedere una buona capacità aerobica significa capacità di resistenza all’esercizio prolungato, minore tempo di recupero, minore fatica fisica generale per una migliore ossigenazione di tutti gli organi ed i sistemi e, conseguentemente, anche minore affaticamento psichico. Possedere una buona capacità anaerobica, inoltre, significa possedere una buona resistenza all’esercizio massimale intenso e di breve durata. Possedere ambedue le capacità significa, in funzione del migliore recupero, la possibilità di un maggiore numero di ripetizioni massimali. Una buona flessibilità, una buona mobilità articolare, assieme ad una forza muscolare degli arti superiori ben distribuita fino al cingolo scapolo omerale e la colonna, garantisce un’equa distribuzione del carico senza sovraccaricare le articolazioni e garantisce anche minore costo energetico. Possedere tutte queste capacità ad un buon livello significa avere in sostanza un elevato margine di sicurezza; significa soprattutto avere “energie di riserva” per far fronte alle situazioni imposte dalle variabili determinate dall’ambiente fatto che, come abbiamo più volte affermato costituisce per il vigile del fuoco non UNA variabile tra le tante, ma LA costante del suo particolare, speciale, impegno professionale. References