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| Design e Imprese Artigiane | Un modello per l’innovazione | a cura di Venanzio Arquilla con contributi di Venanzio Arquilla Antonella Castelli Luciano Consolati Giuliano Simonelli Lidia Tralli con progetti di Odoardo Fioravanti Fabio Guaricci Gian Luca Lampugnani Andrea Maccioni Sandro Meneghello Marco Paolelli Emanuele Andrea Patton Filippo Protasoni Roberto Rovetta Elena Sacco Daniela Seminara Brian Sironi Sandra Tagliabue Matteo Visentin con le aziende Bonzio Porte Conti Interior Design Euro Instruments Ferro Art di Tomasi Frascio Gabana Arredamenti Pasini Metals Produion Rainbow Makers Rivadossi Sandro e C. Tamil Ti.Erre Salotti Treccani Vibalm di Vittori B. e C. iniziativa promossa da Consorzio Poli.design, Politecnico di Milano Confartigianato Brescia con il contributo di Regione Lombardia Unioncamere nell'ambito di Convenzione Artigianato 2003-2005 Staff Dac Poli.design: Venanzio Arquilla Lidia Tralli Confartigianato Brescia: Amanda Paroli Linda Donini Tutor: Tony Lanzillo Carlo Martinengo

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| Design e Imprese Artigiane | Un modello per l’innovazione

| a cura di Venanzio Arquilla

con contributi di

Venanzio ArquillaAntonella Castelli Luciano Consolati Giuliano SimonelliLidia Tralli

con progetti di

Odoardo FioravantiFabio GuaricciGian Luca LampugnaniAndrea MaccioniSandro MeneghelloMarco PaolelliEmanuele Andrea PattonFilippo ProtasoniRoberto RovettaElena SaccoDaniela SeminaraBrian SironiSandra TagliabueMatteo Visentin

con le aziende

Bonzio PorteConti Interior DesignEuro InstrumentsFerro Art di Tomasi FrascioGabana ArredamentiPasini Metals ProductionRainbow MakersRivadossi Sandro e C. TamilTi.Erre SalottiTreccaniVibalm di Vittori B. e C.

iniziativa promossa da

Consorzio Poli.design, Politecnico di MilanoConfartigianato Brescia

con il contributo di

Regione LombardiaUnioncamere

nell'ambito di

Convenzione Artigianato 2003-2005

Staff Dac

Poli.design:Venanzio ArquillaLidia Tralli

Confartigianato Brescia:Amanda ParoliLinda Donini

Tutor:Tony LanzilloCarlo Martinengo

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Parte Prima Design e Imprese Artigiane

7 G. Simonelli Un confronto sul ter-reno dell'innovazione

7 L. Consolati Artigianato e Innovazione

12 V. Arquilla Design e Artigianato_Un rapporto in via di "ri"-definizione

12 A. Castelli L'artigianato in Lombardia

Parte Seconda Dac_DesignForArts&Crafts

12 V. Arquilla Il Progetto Dac_DesignForArts&Crafts

Parte Terza Progetti e risultati

21 V. Arquilla I Progetti

25 L. Tralli Descrizione progetti

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Parte Prima Design e Imprese Artigiane

7 G. Simonelli Un confronto sul ter-reno dell'innovazione

7 L. Consolati Artigianato e Innovazione

12 V. Arquilla Design e Artigianato_Un rapporto in via di "ri"-definizione

12 A. Castelli L'artigianato in Lombardia

Parte Seconda Dac_DesignForArts&Crafts

12 V. Arquilla Il Progetto Dac_DesignForArts&Crafts

Parte Terza Progetti e risultati

21 V. Arquilla I Progetti

25 L. Tralli Descrizione progetti

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| Parte Prima | Design e imprese artigiane |

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G. SimonelliDesign e impresa artigiana. Un confronto sul terreno dell’inno-vazione

C’è un grande patrimonio di piccole imprese in Lombardia che occorre sostenere nell’attuale mutato contesto competitivo. La piccola impresa artigiana è oggi realtà che va aiutata anche con proposte innovative, di carattere sperimentale, capaci di guardare non solo all’impresa così com’è, ma a come potrebbe essere in futuro. C’è parallelamente un grande serbatoio di risorse di design in Lombardia ancora non adeguatamente valorizzato. Al di là della parte più visibile e riconosciuta, le grandi firme del design, i professionisti e gli studi più celebrati, c’è soprattutto il mondo dei giovani desi-gner usciti dai luoghi della formazione lombarda, dall’università e dal sistema delle scuole post diploma, i quali costituiscono una risorsa preziosa da mettere al servizio delle piccole imprese e delle imprese artigiane per rinnovare il sistema delle conoscenze entrato da tempo in area critica. In particolare essi potrebbero attivamente partecipare ai processi di generazione di nuove idee, di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, servizi e mercati, all’individuazione di nuove forme di valorizzazione dei prodotti esistenti e delle competenze possedute dalle aziende.Tuttavia, per svolgere questo ruolo, essi devono essere aiutati dal sistema pubblico ad entrare adeguatamente nel mondo del lavoro secondo criteri di vantaggio per tutti.Infine i giovani designer hanno naturale attitudine a generare forme di nuova imprenditoria nell’area della conoscenza, in ambito manifattu-riero, nel campo dei servizi e segnatamente dei servizi alle imprese.Da una recente ricerca di Design Focus si evince che sono circa 10.000 di cui quasi 4.000 stranieri gli studenti che annualmente si formano in design a Milano. Si pensi solo a come questo ultimo dato potrebbe

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| � essere sfruttato a sostegno dei progetti di internazionalizzazione delle

piccole imprese e delle imprese artigiane.

Il progetto DAC

Il progetto DAC_Design for Arts&Crafts lavora su questo importante patrimonio del sistema socio produttivo lombardo. Definisce e costrui-sce un’azione di sistema mirante a connettere stabilmente la piccola impresa, l’impresa artigiana e il design e a fare incontrare queste realtà sul terreno dell’innovazione. Lavora non solo sulla generazione di fiducia reciproca tra design e impresa artigiana, ma anche sulla creazione di reti stabili di relazioni tra questi due universi normalmen-te distanti, prefigurando una condizione permanente di dialogo, fatta di uno scambio continuo di conoscenza, con reciproco vantaggio per entrambi. Mobilitando due tra le più importanti risorse presenti in regione e facendole incontrare, si vuole anche produrre una forma peculiare di innovazione territoriale. Il risultato finale dovrebbe essere quello di dotare il territorio lombardo di una rete di servizi legati all’innova-zione di design capace di operare sul territorio e di integrare il più consolidato sistema dei centri servizi e dei centri del trasferimento tecnologico alle imprese, partendo dalla generazione di nuove forme di imprenditoria in questo importante settore.La presente pubblicazione testimonia degli esiti della prima fase del progetto; la seconda è in svolgimento e mira a consolidare le acquisi-zioni della prima, producendo un modello di infrastruttura che facilita la costruzione della rete. Il progetto, nella sua forma attuale, nasce entro un preciso contesto geografico (prevalentemente l’area bresciana) ed ha carattere speri-mentale. Costituisce una sorta di prototipo da testare in ambito locale, che attende di essere proposto e avviato alla scala regionale.

Design e impresa artigiana

Perché puntare sull’incontro tra design, piccola impresa e artigianato? Perché rappresentano alcune delle forze migliori che la Lombardia possiede, risorse da tempo insediate nel territorio regionale, risorse non facilmente riproducibili altrove o imitabili e dunque risorse distin-tive. Il problema sta nella loro attuale distanza, soprattutto culturale. La scommessa - e la grande opportunità - sta nel connetterle.

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�Ci sono parecchi tratti comuni su cui lavorare; si pensi alle loro ori-gini storiche comuni, alla loro identica propensione al fare e a creare impresa, al contributo fondamentale che entrambe queste realtà danno allo sviluppo del modello dell’economia regionale.C’è tuttavia un dato di cui tenere conto. Semplificando magari in modo eccessivo, si può sostenere che la piccola impresa e l’impresa artigiana è oggi in una fase di maturità con poche prospettive di cre-scita. La questione è sotto gli occhi di tutti. Il design invece è una forma giovane, non solo per il dato anagrafico della miriade di operatori della nuova conoscenza orientata all’impresa e al fare impresa, questo sono di fatto i designer oggi, che escono dalle scuole lombarde e segnatamente dall’università, ma anche in conseguenza del fatto che le potenzialità dell’azione innovatrice del design non sono ancora state colte ed esplorate appieno. Se il rapporto tra design e media e grande impresa è in qualche modo definito e praticato in forme codificate, non altrettanto accade per quanto riguarda la relazione tra design e piccola impresa artigiana.La piccola impresa potrebbe dunque giovarsi concretamente degli apporti di nuova conoscenza qualificata che viene dal mondo del design e della ricerca di design. Se poi guardiamo al designer oggi e alla professionalità che esso esprime e organizza in forma di impresa, si può tranquillamente affer-mare che esso rappresenti una delle forme più evolute e contempora-nee dell’artigianato stesso.Dunque trarranno vantaggio dall’azione di sistema che viene qui pro-posta:- la struttura tradizionale della piccola impresa e dell’impresa artigia-na che deve oggi rinnovarsi e trovare nuove strade, di prodotto, di mercato, di filiera;- la parte più giovane del mondo del design a cui va data la possibilità di sviluppare essa stessa nuova imprenditoria sia in ambito manifat-turiero, sia nel campo dei servizi;- il sistema produttivo lombardo nel suo insieme che vive anche e soprattutto di queste risorse.

Il progetto non nasce nel vuoto, ma da una serie di azioni “preparato-rie” che sono state condotte in un recente passato; in particolare da alcune sperimentazioni compiute, mettendo insieme un significativo gruppo di piccole e medie imprese e imprese artigiane delle province lombarde, alcune associazioni d’impresa e artigiane, alcuni centri di servizio che operano sul territorio e un gruppo di giovani designer

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0 formatisi nel Politecnico di Milano. Il progetto DAC, mirante a diffondere l’idea del valore del design attraverso una partecipazione diretta e guidata dei giovani designer ai progetti dell’impresa, ha permesso una crescita parallela di entram-bi: da una parte l’impresa apprende concretamente le potenzialità del design, sino ad ora in gran parte sconosciute, dall’altra i giovani designer imparano a lavorare con le imprese, apprendendo i tempi e le logiche del progetto, confrontandosi con gli aspetti della produzione e delle tecnologie e sperimentando con gli artigiani nuovi modelli di business.

Progetti di questo tipo forniscono un primo aiuto alle imprese, aprono nuove prospettive, determinano una rinnovata propensione all’investi-mento di medio periodo, generano nuove idee di imprenditoria.Poi però le aziende hanno bisogno di altro, di un sostegno continua-tivo, di essere accompagnate dalle istituzioni nello sviluppo concreto dei nuovi progetti, nonché di strutture stabilmente operanti che pos-sano sostenere i processi innovativi avviati. E’ su questo versante che il Politecnico di Milano sta lavorando da tempo, in collaborazione con le associazioni di categoria e con le istituzioni per dare ulteriori pro-spettive a questi processi di apprendimento dell’innovazione.

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L. ConsolatiArtigianato e Innovazione

L’innovazione tecnologica è uno dei fattori più importanti nella strate-gia competitiva delle imprese. Le innovazioni di prodotto consentono di introdurre sui mercati beni che, per qualità e caratteristiche, sono superiori a quelli della concorrenza. Le innovazioni di processo per-mettono di ottenere incrementi di produttività, riduzioni dei costi e, di conseguenza, prezzi di produzione più bassi. Le imprese che riescono ad innovare con continuità e con successo sono dunque le candidate a imporre i propri prodotti tanto nel mercato interno che in quelli esteri. Questo è l’assunto da cui partire per affrontare il tema del rapporto tra artigianato e innovazione.

Il mondo dell’impresa artigiana, in relazione all’innovazione, si divide in due tipologie:

- la prima, rappresentata dalla maggioranza delle imprese denota tra-dizionalmente un atteggiamento non particolarmente attivo rispetto all’innovazione, in quanto la subisce adeguandosi alle innovazioni tec-nologiche quando il deterioramento della propria competitività mette a rischio la propria sopravvivenza. La scarsa percezione dei possibili sviluppi futuri, la mancanza di strategie organizzative tali da valoriz-zare le risorse umane, la scarsa dimestichezza con le tecnologie di comunicazione e le tecnologie informatiche, costringe queste imprese a posizioni difensive della loro quota di mercato (per lo più locale o regionale).Nella maggior parte di queste imprese il legame tecnologia e competi-tività appare piuttosto debole. L’innovazione tecnologica non solo non viene percepita come la causa della propria competitività, ma appare

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2 quasi come un fattore fisso di produzione che si cerca di ottimizzare in un’ottica prevalentemente statica, senza cioè una piena valutazio-ne dei probabili incrementi di produttività e di qualità che ad essa dovrebbero essere associati. Così la tecnologia non viene general-mente associata ai fattori percepiti come più rilevanti per il successo dell’impresa, come la stabilità dei rapporti con i clienti, ma si associa ad un generico riferimento alla qualità del prodotto e alla la capacità di mantenere bassi i costi di produzione e di ridurre i prezzi. L’innovazione tecnologica è quindi fondamentalmente regolata dai pro-duttori di materiali e macchinari nei confronti dei quali esse tendono ad adottare un atteggiamento sostanzialmente passivo. Le tecnologie sono completamente standardizzate e il livello di qualificazione della forza lavoro è inferiore alla media. La loro sopravvivenza fino ad oggi sembra essere stata permessa proprio dalla stabilità della traiettoria tecnologica su cui esse hanno operato e tuttora operano. Ma questo ha contribuito ad indebolire queste imprese, che con sempre maggior difficoltà riescono a gestire le improvvise accelerazioni delle tecnologie rilevanti per il loro pro-cesso produttivo;

- la seconda tipologia, che rappresenta una minoranza anche se non marginale, sono aziende che svolgono attività di ricerca, anche se non formalizzata, o che investono in strutture limitate di progettazione, partecipano a fiere e mostre, seguono la stampa specializzata, inve-stono in formazione del personale, e cercano di avviare e mantenere contatti con Università e Centri di Ricerca, partecipando a volte anche a programmi nazionali o comunitari di finanziamento all’innovazione. Queste imprese in genere sono molto attente alle esigenze dei propri clienti e seguono attentamente gli sviluppi della tecnologia. Le loro competenze tecnologiche sono piuttosto sviluppate rispetto al livello medio, soprattutto grazie alle conoscenze specifiche dell’imprendito-re.Tuttavia, nella maggior parte di queste imprese, i canali diretti di introduzione dell’innovazione tecnologica non appaiono sufficienti per garantire un adeguato e costante sviluppo tecnologico. Per questo, anche in queste imprese assumono particolare importanza i canali indiretti. Tra questi il principale è indubbiamente la domanda qualifi-cata da parte di clienti sofisticati, anzi, emerge con forte evidenza che è proprio l’acquisizione di un nuovo cliente e di un nuovo mercato, uno dei principali fattori di avanzamento nello sviluppo tecnologico di queste piccole aziende, che in molti casi dipendono da un numero

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13limitato di clienti.Per questo tipo di imprese la collaborazione con Università e Centri di Ricerca appare sempre più fondamentale ed è finalizzata a sviluppare nuovi progetti e nuove idee, magari custoditi nel cassetto o nella testa dell’imprenditore, nonché ad accrescere le competenze tecnologiche già presenti in azienda.

Nel loro percorso di avvicinamento ai “produttori” di conoscenza, tut-tavia le piccole imprese artigiane scontano non poche difficoltà, che mettono in evidenza le problematiche del mancato incontro tra offerta di innovazione e domanda.

E’ in questo scenario che si colloca il progetto Dac-Tool, progetto for-temente voluto da Confartigianato Imprese Unione di Brescia, perché convinta di due aspetti fondamentali dell’attuale quadro economico generale:- il primo rappresentato dall’importanza dell’innovazione, anche e soprattutto per l’impresa artigiana e quindi dalla necessità per il Sistema Italia, fatto per più del 95% di microimprese , di traghettare questo mondo verso le frontiere di nuove produzioni e nuovi merca-ti;- il secondo rappresentato dalla convinzione che tra le imprese artigia-ne vi sia una quota attualmente limitata, ma destinata a crescere, di imprese già “ predisposte” all’innovazione, che hanno idee e progetti potenziali che aspettano di essere sviluppati, e che quindi hanno biso-gno di supporti e “accompagnamenti” adeguati.

Partendo da queste considerazioni, si tratta di prendere atto di un dato di partenza, rappresentato dal fatto che le politiche di trasfe-rimento tecnologico e di innovazione per le piccole e micro imprese hanno, fino ad oggi, scontato più insuccessi che successi.

Le motivazioni non hanno una spiegazione univoca, ma sono da ricondurre, da un lato, alle caratteristiche della domanda, dall’altro, alle caratteristiche del sistema istituzionale d’offerta.Per quanto riguarda la domanda nella descrizione delle tipologie delle imprese artigiane, risulta chiaro come il fabbisogno di innovazione e trasferimento che può esprimere la maggioranza di esse risulta assai limitato.Queste aziende come abbiamo visto sul fronte dell’innovazione sono delle inseguitrici/imitatrici. Esse hanno bisogno più che di azioni di

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4 trasferimento tecnologico, di azioni di qualificazione dei propri pro-cessi/prodotti e ciò può essere fatto attraverso il ricorso a servizi di certificazione, prove e collaudi che non hanno bisogno di politiche specifiche, poiché trovano riscontro in un’offerta di mercato già dispo-nibile e comunque in fase di ampliamento.

Rispetto a questo quadro, allora, appare chiaro come questa tipologia di aziende non riesca a dialogare con il sistema istituzionale dell’inno-vazione (Università, Centri di Ricerca e Agenzie etc…) e tutte le volte che viene intervistata dichiara di non aver avuto alcun rapporto con esso, semplicemente perché non ne ha bisogno.

Non altrettanto si deve dire per quanto attiene la restante tipologia della aziende artigiane, le quali come si è già detto esprimono una già definita domanda innovativa e lamentano uno scarso rapporto con il sistema d’offerta istituzionale. In questo caso le accuse sembrano più giustificate e se è vero che nelle difficoltà di rapporto con gli Enti deputati all’innovazione/trasfe-rimento gioca un ruolo importante la scarsità, o inadeguatezza delle competenze tecnologiche interne, che si identificano nel nostro caso soprattutto con le competenze dell’imprenditore; è altrettanto vero che una delle ragioni principali risiede spesso nella natura stessa dei percorsi innovativi adottati: si tratta infatti sovente di imprese che innovano senza ricerca, nel senso che per realizzare le innovazioni si avvalgono dell’esperienza accumulata, unita a conoscenze create da altri. A questo proposito può essere utile ricordare le due principali vie di apprendimento che ha un’impresa artigiana: da un lato i processi di «apprendimento individuale» relativi alla dimensione della singola impresa e dall’altro i processi di «apprendimento relazionale» afferenti alle sue dinamiche relazionali. Alla classe dei processi di «appren-dimento individuale» appartengono tutti quei processi di creazione della conoscenza, basati sui risultati delle dinamiche esperienziali degli individui operanti nell’impresa e direttamente coinvolti nei pro-cessi produttivi . Tali processi si esplicano prevalentemente attraver-so dinamiche operative del tipo “prova e riprova” che assumono essenzialmente la forma di meccanismi di learning by doing Alla base dei meccanismi di apprendimento individuale risiede anche 1’elevato livello di specializzazione perseguito dalle imprese artigiane. Infatti la specializzazione consente, attraverso 1’esecuzione ripetuta nel tempo di pratiche tecnico-produttive, lo sviluppo di competenze focalizzate, che si identificano poi con le imprese stesse. Di grande importanza

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15nello sviluppo delle dinamiche di apprendimento individuale per le imprese artigianli è il ruolo rivestito dagli imprenditori, con i quali le imprese spesso si identificano. Questi oltre ad attivare il processo di apprendimento dell’impresa, influenzano con la loro capacita di giudi-zio, generalmente basata su uno specifico sapere tecnico, il processo evolutivo dell’impresa stessa, determinandone una crescita cognitiva di tipo condizionato. L’apprendimento relazionale si presenta invece strettamente legato alla natura delle relazioni instaurate dalle singole imprese artigiane. Tra queste le principali si riferiscono alle relazioni che riguardano tutti quei fenomeni di networking inter-impresa che si instaurano con clienti e fornitori in virtù della decomposizione del pro-cesso produttivo in fasi operative con una conseguente specializzazio-ne delle singole imprese nell’esecuzione delle differenti fasi operative. Nell’ambito dei processi di apprendimento dell’impresa artigiana pos-sono annoverarsi anche i processi di apprendimento per emulazione – imitazione. Tali processi di apprendimento, basati su un’imitazione a livello locale dei prodotti e dei comportamenti delle imprese di suc-cesso, hanno in particolare rappresentato una delle principali spinte interne alla crescita estensiva delle imprese artigiane.

E’ in questo insieme di “percorsi” di apprendimento e innovazione che si devono calare le iniziative di interazione diretta con Università e altri Centri di Ricerca, le quali devono partire da alcune considera-zioni molto semplici, come per esempio il fatto che in molti casi, le difficoltà di interazione domanda e offerta derivano dalla mancata conoscenza da parte delle imprese rispetto alle funzioni e alla stessa presenza sul territorio di tali istituzioni. Queste generalmente vedono le Università e gli altri Centri di ricerca come istituzioni pubbliche dotate di macchinari e di risorse umane a loro potenzialmente utili, ma a cui non riescono ad avere accesso. Da qui un senso di frustrazione. Molto raramente si percepisce l’idea dell’Università o dei Centri come potenziali partners per un percorso innovativo diverso.

In questo senso le azioni e le politiche da avviare sono molteplici e vanno da una maggior diffusione dell’informazione su chi fa che cosa, e in questa direzione si stanno movendo diversi progetti sperimentali, all’utilizzo da parte del sistema d’offerta istituzionale di metodologie d’approccio più market-oriented. Un ruolo determinate in questa direzione è quello che devono assume-re le Associazioni di categoria dell’artigianato, le quali si devono porre

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6 come “facilitatori” di un processo che, da un lato, deve aggregare la domanda”potenziale” di innovazione e, dall’altro, deve interfacciare tale domanda con l’offerta presente sul territorio.

E’ quanto si è avviato con il progetto Dac-Tool che, in via sperimen-tale, anche se deriva da esperienze già avviate precedentemente in contesti distrettuali, ha voluto testare sul mondo dell’artigianato un percorso di “innovazione”, in cui è centrale l’interazione tra Università, in questo caso il Politecnico, e impresa artigiana per il tramite di un “mediatore”, rappresentato dall’Associazione di Categoria, in questo caso Confartigianato di Brescia.

Il successo del progetto ci ha dato ragione, dimostrando come le imprese artigiane non sono estranee alle tematiche dell’innovazione, anzi possono diventarne anche protagoniste, e come l’Università non è così “lontana” come si dice dal mondo reale, si tratta di trovare modalità e linguaggi adeguati ad incrementare il dialogo. Il progetto può essere, quindi, assunto come una della best-pratices possibili nel rapporto Università-Impresa e facendo conto sui processi imitativi speriamo in una sua duplicazione allargata. D’altra parte non possia-mo non affrontare tale sfida, pena un impoverimento complessivo del nostro sistema economico

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A. CastelliL'Artigianato in Lombardia

In Lombardia l’artigianato e la micro-impresa, rappresentano una parte importante del tessuto economico regionale per la dimensione del fatturato, dell’export, del valore aggiunto, e dell’occupazione che sono in grado di produrre. L’artigianato e la piccola e piccolissima impresa rappresentano un importante fattore di ricchezza e di svilup-po per la regione Lombardia, regione di antica vocazione artigianale ed industriale, che ha saputo adeguarsi alle trasformazioni economi-che mantenendo una posizione di leadership in Italia ed in Europa. In Lombardia sono presenti 260 mila aziende artigiane e 600 mila addet-ti1, esse rappresentano quasi un terzo di tutte le imprese esistenti.

1Fonte Movimprese, Artigianato 2005_Lombardia

2Art. 3 legge 0�.0�.1��5, n. 443

3DPR del 25 maggio 2001 n. 2��

Come in Lombardia, anche a livello nazionale l’impresa artigiana svol-ge un ruolo molto importante in quanto rappresenta un serbatoio di nuova imprenditoria; contribuisce alla formazione delle risorse umane nei diversi settori di attività e interviene nell’adattamento strutturale dell’offerta.Possiamo dire che l’impresa artigiana tradizionale si caratterizza per le seguenti specificità: è di dimensioni ridotte; l’imprenditore è diretta-mente coinvolto nel processo produttivo; opera in tutti i settori pro-duttivi ad esclusione di quelli agricoli; è costituita in forma di società di persone e, più recentemente, anche a responsabilità limitata.La legislazione nazionale che definisce cosa si debba intendere con il termine “artigiano”, fa perno sull’elemento che ha tradizionalmente

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1�caratterizzato la figura dell’artigiano la cui attività si esplica nell’eser-cizio di un “mestiere”, inteso come insieme di conoscenze e compe-tenze non completamente codificabili, acquisite in larga parte tramite l’esperienza quotidiana.Quando si parla di artigianato, però, si deve anche distinguere tra artigianato tradizionale e artigianato artistico. Due concetti molto simili, ma che presentano, anche per legge, delle sfaccettature dif-ferenti. In Lombardia sono presenti entrambi i caratteri ed è difficile categorizzare le imprese secondo i due parametri, le differenze sono davvero sottili. Infatti, le produzioni dell’artigianato lombardo spesso posseggono elevati requisiti sia di carattere artistico che espressione di caratteristiche di eccellenza collegate alle tradizioni locali.

La legislazione sull’Artigianato2

Per artigianato artistico si intendono3: "[...] le lavorazioni artistiche le creazioni, le produzioni e le opere di elevato valore estetico o ispirate a forme, modelli, decori, stili e tecniche, che costituiscono gli elementi tipici del patrimonio storico e culturale, anche con riferimento a zone di affermata ed intensa produzione artistica, tenendo conto delle inno-vazioni che, nel compatibile rispetto della tradizione artistica, da que-sta prendano avvio e qualificazione, nonché le lavorazioni connesse alla loro realizzazione. Dette attività sono svolte prevalentemente con tecniche di lavorazione manuale, ad alto livello tecnico professionale, anche con l’ausilio di apparecchiature, ad esclusione di processi di lavorazione interamente in serie; sono ammesse singole fasi mecca-nizzate o automatizzate di lavorazione secondo tecniche innovative e con strumentazioni tecnologicamente avanzate. Rientrano nel settore anche le attività di restauro consistenti in interventi finalizzati alla conservazione, al consolidamento ed al ripristino di beni di interesse artistico, od appartenenti al patrimonio architettonico, archeologico, etnografico, bibliografico ed archivistico, anche tutelati ai sensi delle norme vigenti [...]".Estetica, rispetto delle tradizioni storico-culturali, sensibilità alle inno-vazioni, lavorazione prevalentemente manuale sono concetti base, per il legislatore, che definiscono l’artigianato artistico e che lo differen-ziano dall’artigianato cosiddetto tradizionale che fa riferimento a "[...] produzioni e attività di servizio realizzate secondo tecniche e modalità che si sono consolidate e tramandate nei costumi e nelle consuetudi-ni a livello locale, anche in relazione alle necessità ed alle esigenze della popolazione sia residente che fluttuante nel territorio, tenendo conto di tecniche innovative che ne compongono il naturale sviluppo

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0 ed aggiornamento. Tali lavorazioni vengono svolte con tecniche preva-lentemente manuali, anche con l’ausilio di strumentazioni e di appa-recchiature, ad esclusione di processi di lavorazione integralmente in serie e di fasi automatizzate di lavorazione [...]".Tale definizione permette di inquadrare a livello generale l’artigiana-to artistico in quanto comparto produttivo, ma non fornisce alcuna specifica per differenziare un’impresa artistica da una tradizionale. Possiamo dire però che in Lombardia circa il 20% delle imprese arti-giane sono a carattere artistico e che ora, nel terzo millennio, vivono sul filo del rasoio della sfida tra la fedeltà alla lavorazione manuale - sempre più rara e costosa - e la competizione con un mercato che impone il massimo della redditività d’impresa, con il diffondersi di pro-duzioni sempre più seriali ed automatizzate, antitesi della tradizione artigianale artistica.Proprio queste nuove esigenze hanno evidenziato come le imprese artigianali lombarde, pur mantenendo le tradizionali caratteristiche (piccole dimensioni, orientamento verso un mercato locale o nicchie ben specifiche), stiano confermando una generale tendenza al rin-novamento, specialmente per ciò che riguarda le imprese di nuova costituzione. L’identikit della nuova impresa artigiana mostra una struttura azien-dale più solida, un livello più elevato di scolarità e di preparazione tecnica, un maggior orientamento all’attività d’impresa piuttosto che alla ricerca generica di committenti.

L’artigianato tradizionale lombardo L’artigianato tradizionale lombardo può essere suddiviso in tre princi-pali comparti: - manifatturiero, - edilizia, - terziario.

Il comparto manifatturiero - con specializzazioni nei settori metalmec-canico, della gomma e della plastica, del legno e del mobile, tessile, della pelletteria, ecc. - concentra il 50% degli addetti e contribuisce alla metà del valore aggiunto dell’intero comparto, rappresentando un elemento chiave nella visione dell’artigianato lombardo. Le imprese artigiane sono concentrate maggiormente nel settore metalmeccanico. Le imprese lombarde operano prevalentemente in qualità di subforni-tori in quanto la maggior parte è specializzata in lavorazioni di fase - lavorazione e trattamento dei metalli - e produzione di attrezzature

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21o componenti - stampi per metalli e plastica, utensileria, carpenteria metallica leggera, valvolame, bulloneria e particolari in metallo. Le imprese del settore metalmeccanico si concentrano territorialmente nei distretti industriali del lecchese, della valle dell’Arno e delle Valli Bresciane. Altro settore importante dopo il metalmeccanico è quello del tessile-abbigliamento, anch’esso caratterizzato dal contoterzismo, con una filiera produttiva che comprende l’intero ciclo, dalle prime lavorazio-ni fino al tessuto, con specializzazioni sui tessili per la casa, sulla produzione di calze e maglie e sull’abbigliamento, con importanti produzioni. Queste imprese si concentrano maggiormente nei territori dei distretti Serico Comasco, Lecchese, Valseriana, Bassa Bresciana, Gallaratese e di Castelgoffredo, quest’ultimo in particolare nella pro-duzione di calzature.Come terzo settore si trova il settore del legno e dell’industria del mobile in cui, relativamente a quest’ultima, gli artigiani si collocano nei segmenti sia del mobile moderno sia del mobile di stile con pro-duzioni su misura o in alcuni casi anche con produzioni seriali oppure con lavorazione per conto terzi. I territori dove si concentrano le imprese del legno-arredo sono il distretto della Brianza e di Casalasco-viadanese, soprattutto per le lavorazioni del legno. Il comparto dell’edilizia rappresenta numericamente poco più di un terzo delle imprese artigiane lombarde (35,8%); le imprese edili arti-giane operano in ogni specializzazione del settore (opere del genio civile, edilizia residenziale e non residenziale, pubblica e privata, manutenzioni) sia in sub-appalto che assumendo direttamente gli ordini.Il comparto del terziario è composto dal commercio e dai servizi alla persona e alle imprese.All’interno di queste categorie emergono i servizi alla persona e le atti-vità collegate alla logistica con le imprese di trasporto su gomma.

Relazione tra comparto artigiano e distretti industiali del territorio lombardo4

Il comparto artigiano nell’ultimo decennio è cresciuto costantemente come numero di imprese, manifestando un estremo dinamismo, a dispetto delle condizioni contestuali, dal punto di vista dimensionale, mentre la dimensione media è ulteriormente diminuita.Le province che registrano il maggior numero di imprese sono Milano, Brescia e Bergamo, mentre quelle a maggiore incidenza artigiana rispetto alla totalità delle imprese risultano Sondrio, Cremona, Brescia,

4Quadro Curzio A., Fortis M., Complessità e distretti industriali. Dinamiche, modelli, casi reali, Il Mulino, Bologna, 2002.Fortis M., Il made in Italy nel nuovo mondo: protagoniste, sfide, azioni, Ministero delle Attività Produttive, 2005Arquilla V., Simonelli G., Vignati A. (a cura di), Design, Imprese, Distretti. Un approccio all’ innovazione, ed. Poli.design, 2005

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2 Mantova e ancora Bergamo. Altro tratto tipicamente lombardo è ricon-ducibile ad una presenza dell’artigianato rilevante, proprio per la sua vocazione manifatturiera, soprattutto all’interno dei 16 distretti indu-striali della regione: qui l’incidenza delle aziende artigiane raggiunge il 42% contro il 27% a livello regionale. Le imprese nei distretti indu-striali sono inoltre contraddistinte da una maggiore dimensione azien-dale, da elevata dinamicità e dal coinvolgimento in reti di imprese5.La presenza artigiana nei distretti risulta, quindi, decisamente signi-ficativa se si considera che in Lombardia il 36% del totale delle unità locali ed il 20% degli addetti sono artigiani.

5http://www.confar-tigianato-lombardia.it/inf_artigianato.html

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| Parte Seconda | Dac_DesignForArts&Crafts |

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V. ArquillaIl progetto Dac | Design for Arts&Crafts

Il progetto DAC_DesignForArts&Crafts è nato nell’ambito della Convenzione Artigianato 2003-2005, con l’intento di favorire lo svi-luppo della filiera artigianale del Sistema casa. Il progetto è stato promosso dal Consorzio Poli.design del Politecnico di Milano in col-laborazione con Confartigianato Brescia e Università di Brescia, con il contributo della Regione Lombardia e di Unioncamere.DAC, avviato nel luglio 2004, ha previsto lo sviluppo di una serie di progetti di sistemi-prodotto basati sulla collaborazione tra imprese artigiane e giovani designer, seguiti e supportati da esperti e ricerca-tori del Politecnico di Milano.Il progetto, nato come sperimentazione concreta di connessione tra mondo del design e mondo delle imprese artigiane, si pone come possibile modello di trasferimento tecnologico di conoscenza di design dall’università alle piccole e piccolissime imprese artigiane lombarde. Il progetto è frutto di precedenti esperienze compiute in passato da un gruppo dei ricercatori del Politecnico di Milano, quale ad esempio il progetto DXD | Design for Districts1.

Il modelloLa modalità di intervento prescelta è stata quella della ricerca-azio-ne2: partendo dall’analisi della filiera e dei settori coinvolti sono state individuate alcune linee di sviluppo possibili e sono stati realizzati, direttamente con le aziende sul territorio attraverso una serie di col-laborazioni tra imprese e designer, alcuni progetti specifici che hanno avuto la duplice valenza di progetti pilota e progetti di esempio e stimolo per tutte le imprese locali.L’intervento ha coinvolto un significativo numero di imprese rappre-

1Realizzato nel bien-nio 1���-2001 dal Politecnico di Milano in collaborazione con l’Agenzia distrettua-le Lumetel Scrl di Lumezzane e finan-ziato dalla Regione Lombardia nell’am-bito delle azioni di supporto ai Distretti Industriali, è stato il primo progetto pilota sistemico e pragmati-co di avvicinamento del mondo della formazione e della ricerca del design all’universo delle PMI distrettuali. DXD ha coinvolto, in quasi due anni di lavoro, oltre 100 persone (25 aziende ed enti del distretto industriale di Lumezzane, oltre 60 studenti, un team di 15 docenti, ricer-catori e professionisti del Politecnico di Milano), ha permesso lo sviluppo di 25 progetti innovativi di prodotto, comunica-zione e strategia ed ha permesso inoltre la realizzazione di più di 40 tesi di laurea sul tema design e imprese del distretto di Lumezzane come approfondimento teorico speculativo sul tema.

2Per un approfondi-mento sulla metodo-logia della ricerca-azione

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� sentative della filiera del “Sistema casa”, operanti in una articolata varietà di settori che vanno dalla produzione di prodotti in legno (arredo e complementi), al tessile per arredo (rivestimenti, tendaggi, oggettistica), alla plastica (oggettistica, prodotti per la tavola) fino ai prodotti di metallo (oggettistica, prodotti per la tavola).Il progetto DAC ha previsto in concreto lo sviluppo di una serie di atti-vità con imprese produttrici di beni finali, imprese terziste, produttrici di beni intermedi, e produttrici del “su misura”. Nel complesso esso rappresenta un intervento di sistema, teso alla valorizzazione dell’intera filiera. Durante il periodo di sviluppo di ciascuno dei progetti aziendali, si è verificato uno scambio continuo di competenze tra designer e impresa ed un confronto proficuo sui rispettivi modi di operare. I risultati ottenuti testimoniano che i designer hanno trasmesso alle imprese artigiane locali stimoli e suggestioni provenienti dal contesto globale, riguardanti in particolare le tendenze del mercato, le nuove abitudini e gli stili di vita degli utilizzatori, secondo la visione siste-mica che gli è propria, portando in azienda elementi di una rinnovata cultura del progetto. Gli imprenditori hanno senza dubbio contribuito a dare concretezza all’azione progettuale orientando le scelte in rapporto alle abilità e competenze tipiche della loro cultura del prodotto. Cultura del progetto e cultura del prodotto hanno dialogato non senza contraddizioni: si è assistito a scontri e diverbi, incomprensioni ma anche grandi innamoramenti, cosa che ha generato un circuito cognitivo positivo che ha permesso in tutti i casi la realizzazione dei progetti, con il superamento degli obiettivi prefissati sia dalle imprese che dai designer.Molte volte la pragmaticità e la durezza imprenditoriale hanno fatto fatica a confrontarsi con la freschezza e la spregiudicatezza di idee dei giovani designer; in questi casi, la presenza dell’Università e dell’Associazione di categoria, come mediatori e portatori di visioni strategiche ampie, anche grazie all’importante e documentata fase di analisi che ha accreditato gli interlocutori presso gli imprenditori, ha generato un positivo circuito di fiducia che ha permesso il supera-mento di questi scontri e l’approdo verso linee di sviluppo innovative, significative per le imprese artigiane.DAC nel suo complesso può essere visto come un’azione di potenzia-mento dell’offerta delle imprese, che ha avuto ricadute non solo sulla singola azienda, ma anche e soprattutto sul sistema a scala distret-tuale e settoriale.

si veda: Zurlo F., La ricerca Sdi: metodo, processo, risultati in Zurlo F., Cagliano R., Simonelli G., Verganti R., Innovare con il design, Il Sole 24 ore, Milano 2002e Villari B., L’approccio di ricerca ME.Design. Una ricerca-azione del design per valorizzare i sistemi di risorse locali in Sdi View n°2, www.sistemadesigni-talia.it/sdimagazine

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3Progetto DACTool | Integrated Knowledge Platform _ Una piattaforma tecno-logica e di servizio per il trasferimento di conoscenza tra università e imprese finanziato nell’ambito della Convenzione Artigianato 2003-2005 (primo Bando 2005) Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia.

pagina seguente: visualizzazione del modello Dac

Il progetto, grazie ai risultati tangibili ottenuti e alle azioni di sen-sibilizzazione e di diffusione attuata dagli organizzatori, ha favorito l’innescarsi dei tipici processi emulativi propri delle comunità distret-tuali. Numerose imprese hanno, in maniera spontanea, manifestato l’inte-resse a partecipare alla seconda fase del progetto denominata DAC | Tool3. Quello che si è voluto configurare con DAC, e che si è concretizzato con DAC | Tool, è un modello replicabile ed aperto alla partecipazione di altre aziende e settori, che mira in definitiva alla diffusione della cultura del design, vista come elemento distintivo per le PMI e le imprese artigiane italiane che devono operare in mercati sempre più sofisticati, strozzate dalle logiche della globalizzazione. I singoli progetti sviluppati vanno letti, quindi, in un’ottica più ampia di replicabilità e consolidamento del rapporto design-impresa, come specifici esempi di un sistema che nel suo complesso è in grado di chiedersi cos’è l’artigianato e come può competere nell’attuale conte-sto competitivo. A differenza di molte altre azioni di ricerca meramente speculative attuate dall’Università, propone un ventaglio reale di possibili appli-cazioni esemplificative di come il design possa intervenire per lo svi-luppo delle imprese a diversi livelli con una visione sistemica.

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Fasi e strumenti Il progetto, della durata complessiva di 12 mesi, dal punto di vista gestionale è stato realizzato secondo una serie di fasi successive:

1. FinanziamentoLo sviluppo di progetti di sensibilizzazione come quello presentato in questa pubblicazione, richiede la presenza di un finanziamento inizia-le, sia esso pubblico o privato, per costruire il modello di gestione del progetto e gli strumenti necessari, per incentivare le imprese alla partecipazione e per remunerare l’intervento nel progetto dei giovani designer.Alle imprese che partecipano al progetto viene richiesta una modesta quota di co-finanziamento, concreta testimonianza della loro motiva-zione e del loro interesse verso l’iniziativa. Nel caso di DAC è stato richiesto alle aziende un co-finanziamento a copertura parziale dei costi relativi alla presenza del giovane designer in azienda.

In Lombardia si stanno sperimentando alcune linee di finanziamento per l’innovazione di design; in genere i bandi per l’innovazione parla-no di innovazione tecnologica oppure di innovazione non tecnologica legata ad altri fattori tra i quali inizia ad essere presente l’innovazione di design4.

Per un’iniziativa sperimentale come questa, i proponenti, Confartigianato

4 A tal proposito va detto che la situazio-ne sta leggermente migliorando; dal 2004-2005 sono stati introdotti dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Milano alcuni bandi che prevedono un finanziamento per attività di design ma con accezioni diverse da quanto proposto con questa tipolo-gia di progetti. La Regione Lombardia con l’introduzione dei Metadistretti ed il lancio dei primi due bandi pubblici ha ufficialmente ricono-sciuto che il design (inteso con una visio-ne settoriale: tutti quei prodotti che pos-sono essere definiti prodotti di design) e la moda sono due dei sei settori più promet-tenti per la Regione insieme alle biotec-nologie alimentari e non, ai nuovi

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materiali e all’In-formation and Communication Technology. La Provincia di Milano ha attivato dappri-ma un bando per la Creazione di Nuove Imprese Creative (con il design inserito tra le professioni creative) ed i bandi Innova la tua Impresa che si proponevano di sostenere Progetti innovativi di prodotto o di processo. Per un approfondimento sul tema si veda Arquilla V., Mollenhauer K., Paralleli: Lombardy & Catalonia. Different methods actors and actions to support SME development by Industrial Design interventions between regions, 2006 - http://tm.uiah.fi/connec-ting/proceedings/arquilla_mollenhauer.pdf5POLI.design è un Consorzio del Politecnico di Milano, fondato nel 1��� da Alberto Seassaro per dare impulso alla profes-sione, alla ricerca e alla creatività, for-nendo nuove risposte a un contesto tecno-logico, produttivo e professionale in con-tinua evoluzione, che si pone come cerniera fra università e impre-sa, fra competenze politecniche e profes-sionali di persone che lavorano con passione sui temi del progetto e della promozione del design. www.polidesign.net

di Brescia ed il Consorzio POLI.design del Politecnico di Milano5, hanno concorso al bando Convenzione Artigianato 2003-2005, gesti-to da Regione Lombardia ed Unioncamere, all’interno dell’area di intervento definita, nel bando stesso, “tecnologia e innovazione”, specificando nel campo “altro” che si trattava di un intervento di innovazione di design.

2. Avvio progettoNella fase di avvio è stato analizzato, da parte del team di ricercatori del Politecnico di Milano, il comparto artigiano lombardo, con parti-colare attenzione alle province coinvolte, ed è stata definita la filiera del Sistema Casa, allo scopo di delineare l’attuale stato dei settori coinvolti e di individuare le possibili linee di sviluppo progettuale.

3. SelezioneDopo una fase di lancio e promozione del progetto, l’attore territoriale (Confartigianato Brescia) si è occupato del contatto e della selezio-ne delle imprese, con un risultato finale di 14 aziende partecipanti. Parallelamente il consorzio POLI.design ha definito una prima rosa di 80 potenziali partecipanti al progetto con differenti specializzazioni. Tanti sono stati i giovani designer laureati che hanno risposto alla chiamata-concorso organizzata appositamente per consentire loro la partecipazione al progetto.

4. Audit aziendale e definizione degli obiettivi di progetto Fase cruciale dell’intervento è stata quella della definizione degli obiettivi di progetto aziendali (brief ). Il modello utilizzato è stato quello dell’audit aziendale, con un duplice intento:- divulgativo, che ha permesso di illustrare alle aziende le competenze e le potenzialità tipiche del design;- esplorativo, che ha consentito allo staff di ricercatori, in accordo con gli imprenditori, di definire concretamente il campo di intervento.E’ stato scelto questo modello per garantire agli interventi progettuali, successivamente affidati a giovani designer, superiori gradi di innova-tività e significatività per l’azienda. In processi di questo tipo infatti occorre far emergere il potenziale innovativo dell’impresa sotto il profilo del design; si cerca di superare le visioni “ristrette” che le imprese artigiane solitamente hanno rela-tivamente ai vantaggi che il design può portare e allo stesso tempo

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l’approccio tipico dell’azienda, spesso fortemente orientato a risolvere problematiche legate al fare quotidiano.Sulla base della conoscenza diretta dell’impresa e del confronto sul suo potenziale innovativo, individuato in fase di audit, si è quindi arrivati alla definizione di brief di progetto, messi a punto congiunta-mente dallo staff di ricercatori e dalle aziende, che sono stati succes-sivamente affidati ai giovani designer.

5. AbbinamentoSulla base dei brief, così definiti, sono stati selezionati 15 tra i desi-gner candidati, tramite l’esame dei curricula e colloqui personali.Si è quindi definito l’abbinamento impresa-designer; al giovane desi-gner è stato affiancato un tutor, ovvero un designer senior, respon-sabile della supervisione del progetto e del buon andamento della relazione tra le parti.

6. Sviluppo progetti Lo sviluppo dei singoli progetti aziendali è stato svolto con modalità consulenziali, non prevedendo, quindi, una presenza fissa del proget-tista in azienda (salvo casi in cui fosse esplicitamente richiesto dalle aziende), ma con incontri di avanzamento periodici. Si è trattato di una modalità soft di avvicinamento tra le parti che ricalca il modello di relazione tipico del rapporto professionale (impresa-designer) e che consente il reciproco “adattamento”. Dopo una fase di analisi metaprogettuale e di conoscenza dell’azienda, si è proceduto ad una maggiore definizione dei brief proposti e allo sviluppo dei progetti che hanno riguardato principalmente le aree del prodotto e della comunicazione.Sono stati oltre 6 i mesi di sperimentazione diretta sui progetti ela-borati dai designer e dalle imprese con il supporto degli esperti di POLI.design.

7. Raccolta dei risultati, diffusione e modello d’interventoDurante il progetto sono state effettuate una serie di attività di sup-porto di natura divulgativa e promozionale (la creazione di un sito web, l’organizzazione di incontri, la partecipazione a convegni e semi-nari, la partecipazione a fiere).A conclusione, gli esiti progettuali sono stati raccolti nella presente pubblicazione, che documenta i singoli risultati ottenuti dalla collabo-razione tra designer e imprese e propone una rilettura ed una model-lizzazione dell’intero progetto.

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Piattaforma webPer la gestione dell’intero progetto è stata sviluppata una piattaforma web che ha permesso:- la raccolta on-line delle candidature dei giovani designer tramite la compilazione di un modulo sul sito web dell’iniziativa, che prevedeva la presentazione del proprio curriculum e del portfolio progetti;- la messa on-line dei dati relativi alla aziende partecipanti e l’organiz-zazione delle informazioni relative alle attività di audit;- la gestione, il monitoraggio e la condivisione degli stati di avanza-mento dei progetti e delle comunicazioni interne relative ai singoli team di lavoro; - la divulgazione ad un pubblico ampio delle finalità del progetto e dei suoi esiti.La piattaforma si configura come un prototipo di struttura on-line per favorire il dialogo continuativo tra imprese artigiane e giovani designer.

sopra: visualizza-zione delle fasi e degli strumenti del progetto Dac_Design ForArts&Crafts

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4 Gli attoriProponenti: Poli.design, consorzio del Politecnico, è la struttura che nello specifico ha messo a disposizione competenze e strumenti maturati in differenti esperienze precedenti sul tema della connes-sione design e imprese all’interno del dipartimento INDACO6 e della Facoltà del Design del Politecnico di Milano, secondo la metodologia della ricerca-azione. Confartigianato Brescia7, attraverso i propri mandamenti, ha operato sul fronte del contatto diretto con le piccole imprese del territorio.

Partecipanti: 14 imprese artigiane; 15 giovani designer; 2 tutor (designer senior).

Le impreseLe 14 imprese che hanno aderito al progetto sono attive principal-mente nel bresciano e nel lecchese ed appartengono ad una varietà articolata di settori del Sistema casa.

6Dipartimento di Industrial Design, Arte, Comunicazione e Moda del Politecnico di Milanowww.indaco.polimi.it

7www.confartigiana-to.bs.it

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Localizzazione

Aziende e Settori

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Le aziende restituiscono, nel complesso, una fotografia allargata del sistema artigiano; si tratta infatti di aziende di piccole e piccolissime dimensioni, con un numero medio di addetti compreso tra 10 e 20, con casi di imprese costituite da meno di tre persone.

Sono principalmente imprese produttrici di beni finali, con alcuni pro-duttori a marchio proprio che rappresentano un’eccezione rispetto alle classiche imprese artigiane; nella maggior parte dei casi esse lavorano su commessa per il cliente finale, nella pratica del “su misura”.I produttori di beni intermedi sono attori della filiera che operano nel campo delle lavorazioni specializzate e dei semilavorati e rappresen-tano la parte fondamentale dei terzisti.A dispetto delle dimensioni, sono aziende molto dinamiche; per lo sviluppo dei nuovi prodotti seguono le indicazioni, o sarebbe meglio dire le richieste-commesse, dei clienti o le indicazioni provenienti dalle fiere di settore, testimoniando un approccio all’innovazione di tipo market pull o imitativo.In azienda, chi prende le decisioni su questi temi, è l’imprenditore

Addetti

Tipologie di aziende

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6 affiancato, nei casi più strutturati, da profili di tecnici interni. Ciò fa sì che lo sviluppo dei nuovi prodotti sia una questione essenzialmente interna all’azienda, testimonianza di una scarsa attitudine delle impre-se artigiane a ricevere stimoli dal contesto esterno. Le imprese risultano molto sensibili alle questioni tecnologiche e produttive, ma sono poco attente all’evoluzione delle tendenze, dei nuovi modelli di consumo, a quelle variabili insomma, non rilevabili dalla pura analisi del mercato o dall’osservazione delle fiere che, cor-rettamente interpretate dai giovani designer, sono state alla base del carattere innovativo di molti dei progetti sviluppati.Un ruolo importante nello sviluppo dei prodotti è rappresentato dai prototipisti e dai modellisti, che in molti casi sono interni; per ridur-re i centri di costo e controllare i processi molte imprese, quelle più strutturate, hanno infatti reinserito all’interno anche queste fasi. Altre ricorrono a professionisti esterni operanti nell’ambito del distretto di competenza, testimoniando che la ricchezza del sistema di relazioni e competenze locali è ancora importante a dispetto delle logiche della globalizzazione. Prima della partecipazione a DAC erano rari e riservati esclusivamente alle imprese più strutturate i casi di collaborazione con designer.Rispetto agli aspetti comunicativi, testimoniando un approccio tipico italiano, le fiere di settore risultano essere il canale comunicativo pri-vilegiato; dal punto di vista tecnico le aziende sono in possesso degli elementi base di immagine coordinata ma non la utilizzano a fini pro-mozionali. Si sta diffondendo l’utilizzo del sito web come strumento di presentazione e visibilità dell’impresa, ma, nonostante la propensione di alcune delle imprese per il mercato estero, non esistono casi di utilizzo del web per servizi evoluti.I designer sono inoltre poco coinvolti nella progettazione della comu-nicazione aziendale; autori degli elementi comunicativi aziendali risul-tato essere i fornitori (stampatori, internet provider) su indicazione degli imprenditori.Le imprese artigiane integrano naturalmente nel prodotto una forte componente di servizio (consulenza, progetto, personalizzazione, installazione e posa in opera), tuttavia questa prerogativa non viene adeguatamente valorizzata e sostenuta nel sistema complessivo del-l’offerta aziendale. Spostare l’attenzione dal prodotto al servizio può essere invece una delle chiavi per dare nuove prospettive all’impresa artigiana.Il fatturato, rispetto agli standard, risulta comunque significativo, con valori che in molti casi superano il milione di euro.

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37I giovani designerCome descritto in precedenza, sulla base delle caratteristiche e delle richieste aziendali, sono stati abbinati ai progetti una serie di designer neo-laureati del Politecnico di Milano, con l’obiettivo di fornire loro un’esperienza professionalizzante che costituisse una sorta di “ponte” tra il mondo universitario e quello del lavoro. La difficoltà di relazione tra mondo del design e mondo dell’impresa non è, infatti, univoca: i neo-designer, con profili professionali nuovi, necessitano di un’esperienza “sul campo”, stentano a definire la propria professionalità ed hanno difficoltà ad inserirsi nel sistema industriale. La mediazione svolta dai promotori in questo senso assume anche un significato di “for-mazione” professionale e di supervisione rispetto al corretto ed efficace svolgimento del rapporto. I profili selezionati per la partecipazione al progetto possono essere ascritti a differenti specializzazioni, in particolare design di prodotto, design della comunicazione, design degli interni e design strategico o dei servizi. Tutti possono vantare una formazione di base comune, rispetto a tematiche umanistiche (storia dell’arte, antropologia culturale, cultura del progetto,…) e scientifiche (materiali, economia e marketing, …) a cui è segui-ta una specializzazione in diversi rami del design.

I risultatiInsieme ai designer selezionati e al team di ricercatori e desi-gner senior, le imprese hanno sviluppato 8 progetti di prodotto e 7 di comunicazione. È significativo rilevare che, dopo l’audit e l’avvio delle attività con il designer, le scelte delle imprese circa il tema progettuale si sono spesso ri-orientate, ad esempio dal prodotto alla stra-tegia comunicativa, segno della graduale comprensione delle effettive possibilità del design e della necessità evidente, prima ancora di intervenire sui singoli artefatti, siano essi di prodotto o di comunicazione, di reimpostare alcune strategie di base dell’azienda. Presso molte aziende è, in effetti, emersa una scarsa percezio-ne del valore delle attività comunicative e di servizio, a favore delle indubbie competenze sul prodotto.

Svincolandosi dalla semplice idea di lavorare sul prodotto, i progetti hanno affrontato tematiche relative alla strutturazio-

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� ne e comunicazione della capacità dell’impresa di offrire servizi, alla creazione di nuovi marchi, alla ridefinizione dell’immagine aziendale, all’individuazione di nuovi mercati e delle relative strategie.

Emerge il ritratto di un’impresa artigiana che vuole crescere. Grazie al progetto sono nati nuovi prodotti/servizi che hanno richie-sto significativi investimenti da parte dell’azienda in prototipi ed in infrastrutture tecniche, opportunità di partecipazione a fiere, un allar-gamento del mercato. Gli interventi hanno dimostrato sul campo quale può essere oggi il contributo del design per le imprese artigiane: un apporto lontano dal concetto tradizionale di styling, che si fa portatore in azienda di visioni allargate le quali, combinate con l’operatività ed il know-how produttivo dell’impresa artigiana, generano nuove strategie di approc-cio al mercato, con una modalità che porta finalmente le aziende ad essere propositive e a differenziarsi rispetto alla concorrenza.

Rapporti con le imprese che continuano anche dopo il progetto, nuovi imprese di progetto costruite dai giovani designer partecipanti sulla base dell’esperienza maturata, dimostrano che le intuizioni iniziali erano corrette: i giovani designer hanno bisogno di opportunità per mettere alla prova la propria creatività e le proprie capacità progettua-li. Allo stesso tempo le imprese artigiane hanno bisogno di portatori di visioni allargate per ripensare il proprio business ed il proprio posi-zionamento nel mutato contesto competitivo globale. DAC è un progetto sperimentale che indica una via da percorrere. Pur appartenendo alla sfera dei progetti di “sensibilizzazione”, i risul-tati ottenuti hanno dimostrato che il design può portare immediata-mente benefici concreti alle imprese artigiane e può fungere da volano per lo sviluppo di settori apparentemente statici.

Si può affermare che l’esperienza nel suo complesso ha suscitato inte-resse da parte delle imprese artigiane, molte delle quali hanno dimo-strato viva partecipazione al progetto e concreta volontà di andare oltre, passando dalle idee alla loro concreta realizzazione in termini di prodotti e servizi, con una forte propensione a liberare i “propri sogni” e ad affermare la propria volontà di “far crescere l’impresa”.

E qui veniamo ad un nodo critico: nei progetti creati si sono spesso generate forti aspettative sullo sviluppo dell’impresa che un progetto di sensibilizzazione come quello proposto, da solo, non può affron-

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3�tare.Occorre sostenere questi progetti con specifiche iniziative che diano la possibilità alla imprese artigiane di avere un accesso continuativo alla dimensione innovativa portata dal design in termini di servizi ad alto valore aggiunto, che favoriscano la realizzazione delle strategie di crescita impostate.

DAC rappresenta una strada per far avvicinare il design alle imprese artigiane, è una prima tipologia di intervento di sensibilizzazione e di generazione di fiducia verso il design. A questa devono seguirne altre miranti a strutturare e a rendere con-tinuativa la rinnovata capacità delle imprese artigiane di investire in innovazione. Nell’attuale economia basata sulla conoscenza, dove l’esperienza sostituisce il prodotto in una logica sempre più service oriented anche per prodotti a bassa complessità, come quelli del Made in Italy, par-lare di innovazione di design non può più riferirsi soltanto ad un’in-novazione formale (styling) o funzionale, ma deve lavorare su nuovi bisogni, nuovi valori, nuovi contesti d’uso, enfatizzando l’importanza della ricerca di design.Il progetto, attraverso un meccanismo pratico di learning by doing e di learning by interacting, ha permesso alle imprese di comprendere e applicare le potenzialità innovative del design ed ai giovani designer di fare un’esperienza professionale concreta e di approfondire la cono-scenza tecnica sui prodotti e sui processi produttivi.Questo caso specifico testimonia come oggi sia possibile una con-nessione diretta tra istituzioni, università, associazioni di categoria e impresa, tra governo, mondo della ricerca e mondo della produzione, tra politiche, progetto e mercato.I rapidi cambiamenti, infatti, impongono alle imprese, soprattutto quelle meno strutturate, una relazione diretta con quanto viene ricer-cato, studiato e appreso in università e allo stesso tempo impongono all’università, per poter assolvere a questo nuovo ruolo di mediatore della conoscenza, di stare più vicino al mondo imprenditoriale. Il Progetto DAC è un esempio di come questo collegamento possa essere strutturato e di come si possa fare trasferimento di conoscenza specifica attraverso lo scambio di esperienze e competenze tra impre-se e mondo universitario.

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| Parte Terza | Progetti e risultati |

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V. ArquillaI progetti

Raccontare in poche righe 15 progetti sviluppati in oltre sei mesi da altrettante imprese e designer non è certo cosa facile. Si potreb-be procedere con un elenco puntuale, raggrupparli per tipologie di progetto (prodotto/comunicazione), oppure per tipologia di impresa (microimpresa/piccola impresa), oppure ancora per settore. Ma è dalla lettura incrociata tra tipologia di progetto e tipologia di impresa che emergono i principali nodi critici dell’attuale impresa artigiana e con-temporaneamente alcune possibili risposte in termini di progetto ed è in questo ordine che presenteremo singolarmente i progetti in questo capitolo (v. schema pagina successiva).

Sono nati progetti che segnano il passaggio da prodotti su misura alla creazione di piccole serie, come nel caso di Bonzio, Conti e Treccani, oppure il passaggio dall’attività di fornitura ad una produzione con marchio proprio, come Tamil e Vibalm, fino ad arrivare a progetti strategici di comunicazione che hanno riguardato gli elementi di imma-gine coordinata e gli applicativi cartacei e on-line, come nel caso di Gabana, Ferroart, Euroinstruments e Rainbow Makers.Le imprese con un maggior grado di strutturazione (piccole imprese) hanno evidenziato un uso più consapevole e canonico del design, che viene inserito nella strategie aziendali con un processo governato dall’imprenditore: queste imprese, infatti, hanno richiesto ai designer interventi specifici di prodotto e di comunicazione. I designer, in que-sto caso, hanno portato il loro contributo orientando, ma non stra-volgendo, l’idea di brief iniziale proposto dall’azienda, raggiungendo importanti risultati dal punto di vista tecnico-qualitativo: è questo il caso dei progetto sviluppati per Frascio, Rivadossi, Pasini e Ti.Erre. Il

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7 L’ADI Design Index è la più importante selezione italiana del settore del design, prodotta dall’Osser-vatorio Permanente ADI che annualmente raccoglie i migliori progetti di design realizzati in Italia e che parteciperanno poi ogni triennio all’assegnazione del Compasso d’Oro ADI. L’Osservatorio Permanente del Design ADI e’ costi-tuito da una giuria di esperti (critici, storici, progettisti, giorna-listi specializzati), impegnati nel trovare, valutare e selezionare i migliori prodotti presentati nel corso di ogni anno solare dalle aziende italiane. www.adi-design.org

a destra: schema interpretativo dei risultati progettuali in base alla tipologia di impresa e alla tipolo-gia di progetto

pagina seguente: anteprime dei proget-ti realizzati

contributo portato dai designer si è fondato sulla definizione di con-cept innovativi derivanti dall’osservazione degli utenti e dei contesti d’uso piuttosto che dalle tematiche tecnologico-produttive, rimaste di pertinenza dell’impresa.

Prima di passare all’illustrazione puntuale dei progetti è importante sottolineare che il processo avviato con DAC, in 12 mesi di lavoro tota-li, di cui 6-8 mesi dedicati allo sviluppo dei singoli progetti in azien-da, ha avuto degli risultati che vanno al di là degli esiti progettuali ipotizzati nel brief, che testimoniano chiaramente le potenzialità delle relazione virtuosa tra impresa artigiana e designer.

Degli 8 nuovi progetti di prodotto: - 4 sono stati messi direttamente in produzione;- 3 di questi sono stati brevettati;- 2 hanno presentato la propria candidatura all’ADI Design Index8;- 1 prodotto è in fase di sviluppo per ottenere la brevettazione;- 2 sono in fase di sviluppo.

4 aziende hanno partecipato con i prodotti sviluppati a fiere interna-zionali in Italia e all’estero nei mesi immediatamente successivi alla conclusione del progetto.

Se si analizzano questi dati si vede come il progetto abbia generato una serie di investimenti successivi relativi allo sviluppo dei prodotti, a nuovi brevetti e alla partecipazione alle fiere, cosa che non è asso-lutamente scontata per imprese di questo tipo.

I 7 progetti di comunicazione hanno dato vita a:- 5 progetti di comunicazione relativi a marchi, immagine coordinata e cataloghi;- 4 siti internet attualmente attivi.

I giovani designer hanno partecipato attivamente ad un'esperienza professionalizzante ed in molti casi hanno proseguito la collaborazio-ne con l’azienda anche dopo il progetto.Due dei designer, beneficiando dell’esperienza maturata in DAC, hanno creato uno studio di design diventando essi stessi impresa di servizi di design.

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1 | Innovare il prodotto |

3 | Dal su misura alla serie |

5 | Da terzisti a produttori con marchio proprio |

p. 40

p. 11

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2 | nuovi utenti e mercati |

4 | Rafforzare l'identita' aziendale |

p. 22

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1 | Innovare il prodotto |

5 | Da terzisti a produttori con marchio proprio |

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Designer Brian Sironi

Azienda Frascio

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Easy

Azienda FrascioFrascio, importante azienda operante nel settore della maniglieria, nell’arco di cinquant’anni ha vissuto un’evoluzione che, da officina artigiana, l’ha portata ad essere un’azienda di rilevanza internazionale. L'azienda propone un’ampia gamma di prodotti a marchio Frascio come copri interruttori, placche, maniglie ed accessori per la casa. Ha acquisito recentemente i marchi Rds e Kleis, con linee di maniglie e accessori progettate da noti designer.

ProgettoFrascio rappresenta un caso anomalo nel panorama di aziende parte-cipanti al progetto Dac, date le sue dimensioni e il suo rapporto già consolidato con il design. La sfida iniziale era dunque quella di capire come un giovane designer potesse inserirsi all'interno di relazioni già strutturate tra azienda e designers di fama. L'idea è stata quella di rea-lizzare un "sogno nel cassetto", utilizzando una risorsa esterna per lo sviluppo di desiderata non inserite nelle attività aziendali per questioni di tempo. La domanda specifica si è focalizzata sul progetto di un kit per porte scorrevoli che risolvesse un preciso problema tecnico, a cui l'azienda pensava da tempo.Easy sfrutta un principio di aggancio innovativo, derivante da settori estranei a quelli della maniglieria (secondo il principio della "cross fer-tilization", ovvero la capicità di trasferire innovazione da altri ambiti), che, oltre a consentire velocità e facilità in fase di montaggio e miglior funzionalità in fase di utilizzo, ha permesso una sostanziale riduzione dei componenti e degli ingombri. Tale riduzione ha permesso inoltre al designer di superare la tradizionale e indifferenziata forma tonda, sviluppando linee più pulite e compatte, fino ad arrivare alla forma quadrata. La forza da esercitare sulla maniglia per bloccare la porta è inferiore e il movimento molto più fluido e privo dei tipici inceppamen-ti dei meccanismi meccanici.

in copertina: Easy

in alto: storyboard delle fasi di montag-gio del kit Easy

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in alto: componenti del kit Easy

a destra: packaging e brochure del prodotto

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Innovare il prodotto

Designer Elena Sacco

Azienda Rivadossi Sandro e C.

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Line

Azienda RivadossiL‘azienda è specializzata nella produzione di posateria con corpo in acciaio e manici in diversi materiali (dalla plastica, alla ceramica, al legno), contraddistinguendosi soprattutto per l'uso del colore e delle finiture superficiali. Il catalogo Rivadossi propone un ampio ventaglio di posate per uso domestico, con un recente ampliamento nella posa-teria e oggettistica per bambini con manico in plastica.

ProgettoAlla domanda iniziale di un progetto di una nuova linea di posate per uso domestico, la designer ha risposto con un approccio tipico del "contro-brief", proponendo all’azienda un’innovazione derivante dall'osservazione del contesto d’uso, che si differenzia rispetto alle consuete azioni di styling caratterizzanti il settore.A partire dall'osservazione diretta degli utilizzatori del prodotto (user observation), sono emerse due problematiche specifiche, in genere trascurate: l'apparecchiare e il riporre con ordine le posate nei cassetti.Alla luce di questo, l'idea di prodotto è stata quella di dotare le po-sate di funzioni aggiunte che ne facilitano l'utilizzo in questi specifici momenti, portando alla definizione di una linea di posate pensata in modo che gli elementi siano unibili tramite incastro sia per tipologia (cucchiaino-cucchiaino...) che per gruppo di utilizzo (forchetta-coltel-lo-cucchiaio-cucchiaino). Il meccanismo di incastro può aumentare il piacere e il divertimento nell’uso, richiamandosi ad un’idea di convi-vialità e ludicità, tipica dello “stare a tavola”. Tra le varie proposte pre-sentate dal designer, che esploravano diverse possibilità legate all'uso di nuovi materiali e tecnologie, l'azienda ha optato per la soluzione più facilmente perseguibile con le competenze e le tecnologie interne, legate alla lavorazione delle materie plastiche e al know-how derivante dalle posate per bambini ad incastro, arrivando ad un risultato inno-vativo sia rispetto alla produzione dell’azienda stessa che rispetto alla concorrenza.

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in copertina: posate Line unite per gruppo di utilizzo

in alto: esempi delle possibilità di unione delle posate per tipo-logia

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in alto: storyboard che illustra i vantaggi del prodotto rispetto alle azioni di apparec-chiare, riporre, lavare

a destra: esploso dei componenti

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Innovare il prodotto

Designer Daniela Seminara

Azienda Pasini Metals Production

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Plus

Azienda Pasini Metals ProductionPasini Metals Production è un’azienda artigiana a conduzione familiare, nata per le lavorazioni di pulitura del metallo ed affermatasi in seguito con la produzione di maniglieria per interni ed esterni. E’ specializzata nella produzione di maniglie, maniglioni, battenti, po-moli, accessori (portanomi, campanello, copri-interruttori, fermaporte, catenacci, chiavi, bocchette, cerniere, segnalini) e accessori per bagno (porta sapone, porta salvietta, porta scopino). In particolare l’azienda si contraddistingue per la competenza nella produzione di prodotti in ottone, pur proponendo prodotti in materiali differenti, per i quali si appoggia ad una rete di terzisti esterni.

ProgettoIl progetto sviluppato per la maniglieria Pasini Metals Production deve essere inquadrato all’interno della definizione di una strategia comples-siva di prodotto, comunicazione e distribuzione. Nel rispondere alla richiesta iniziale di una nuova linea di prodotti che si differenziasse stilisticamente dalla concorrenza e che fosse difficilmente imitabile dai produttori a basso costo, il progetto, partendo dall'osservazione del contesto d'uso e delle abitudini di utilizzo, arriva a proporre una duplice innovazione. Innovazione nell'uso della maniglia, vista non più solo come una leva per aprire una porta, ma come veicolo di una serie di azioni, spesso indirette e molto frequenti, che diventano protagoniste (appendere, comunicare, decorare). E un’innovazione tecnologica legata alla sperimentazione di nuovi materiali (il corian in particolare) con uno stile lineare, in grado di colmare i vuoti competitivi dell’azienda. Plus è una linea completa di maniglie e maniglioni contraddistinta da nuove prestazioni e significati "emozionali", che si differenzia all’interno di un mercato maturo come quello della maniglieria.

in copertina: ambien-tazione della maniglia Plus

in alto: componenti della maniglia Plus

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in alto: componenti della maniglia Plus

da destra: modelli della linea e ambien-tazioni del prodotto

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Nuovi utenti e mercati | Angle |

Designer Odoardo Fioravanti

Azienda Ti.Erre Salotti

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Progetto Angle

Azienda Ti.Erre SalottiL‘azienda è specializzata nella produzione di imbottiti, in particolare divani e poltrone, realizzati in pelle e cuoietti di altà qualità; propone prodotti di alta gamma, in uno stile definito “classico contemporaneo”, contraddistinti dalla massima cura delle finiture e delle cuciture realiz-zate manualmente dagli artigiani dell’azienda.

ProgettoAlla domanda iniziale di realizzazione di un prodotto “simbolo” delle capacità aziendali, il progetto risponde proponendo all’azienda una duplice innovazione: d’uso e formale. La seduta Angle è infatti una poltrona “angolare” che, sia formalmente che psicologicamente, si richiama al concetto di “nido” e che può assumere diverse configura-zioni (vis-à-vis, salotto, area d’attesa, divano), basandosi sul principio della modularità. Si tratta quindi di una seduta personale e collettiva allo stesso tempo, adatta sia alla casa che ai luoghi di attesa pubblici.Grazie alle diverse possibilità di configurazione può infatti adattarsi alle moltiplicate esigenze del salotto, il tradizionale contesto di utiliz-zo, e a quelle di contesti nuovi (per l'azienda), come hall di alberghi, aree lunge, sale di attesa, creando diversi significati e possibilità di utilizzo. Tramite un unico prodotto si ottengono vari "scenari" d'uso, permettendo all'azienda di perseguire economie di scala. Pur mantenendo la sua vocazione stilistica, Ti.Erre si innova grazie ad un modulo seduta, di fascia alta, che si fa interprete degli stili di vita contemporanei e offre la possibilità di rivolgersi a nuovi mercati.

in copertina: poltrona Angle

in alto: fasi di realiz-zazione del prodotto (dal modello di studio al prototipo realizzato dall'azienda)

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Nuovi utenti e mercati

Designer Gian Luca Lampugnani

Azienda Gabana Arredamenti

| Confezioni d'Arredi |

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Confezioni d'Arredi

Azienda Gabana ArredamentiL‘azienda, specializzata nella produzione di arredi in legno su misura per abitazioni private e settore alberghiero, è in grado di fornire un servizio completo “chiavi in mano”, a partire dalla progettazione fino alla posa in opera, assicurando un elevato grado di personalizzazione anche nel caso di grandi dimensioni, come quelle degli alberghi, che rappresentano una quota consistente del suo mercato. L’azienda, con i suoi 35 addetti, si contraddistingue per un’elevata flessibilità produtti-va, con una spiccata capacità di riorganizzarsi in funzione delle com-messe, grazie anche a una rete di artigiani esterni.

ProgettoPur non avendo manifestato esigenze di progetto dal punto di vista tecnico-produttivo, dall'analisi aziendale sono emerse alcune carenze del punto di vista comunicativo, che hanno orientato il brief di progetto ver-so la realizzazione del catalogo aziendale, fino a quel momento affidato a vari album fotografici. Il designer è partito dalla ridefinizione dell'identità aziendale, con il re-design di logo e immagine coordinata passando poi al progetto del catalogo, veicolando i principali plus aziendali (la cura nella realizzazione, la personalizzazione, la consulenza completa, la flessibilità) attraverso la metafora della "sartoria" come veicolo per l'intera comunicazione. La strategia proposta ha previsto anche la prefigurazione di mezzi di comu-nicazione più sofisticati come il sito, l’organizzazione di eventi e i gadget, da utilizzare in diversi modi a seconda dei destinatari finali. Il progetto della strategia comunicativa, completa e diversificata per gradi di profon-dità e utente, ha lo scopo di rendere più stabili e strutturate le relazioni con i clienti attuali (affiancandosi al classico modello informale) e fornisce all'azienda gli strumenti per raggiungere in maniera mirata nuovi settori potenzialmente interessanti (es. yacht, club privati, banche, teatri).

in copertina: custodia del catalogo Gabana

in alto: logo definiti-vo Gabana

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in alto: pagine interne del catalogo

a destra: applicazioni di immagine coordi-nata (carta da lettere e biglietto da visita)

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Dal su misura alla serie | Tecna |

Designer Matteo Visentin

Azienda Bonzio Porte

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Tecna

Azienda Bonzio PorteBonzio è un’azienda artigiana che da sette generazioni opera nel setto-re della lavorazione del legno per la produzione di porte per interni. Il team Bonzio si avvale di competenze specifiche, con una lunga espe-rienza nelle lavorazioni di falegnameria e nei serramenti, che permetto-no di operare nella produzione di porte su misura. Vengono proposte una serie di lavorazioni speciali come porte tagliafuoco in legno cieche o vetrate, porte convesse su disegno, porte pantografate, intarsiate, spazzolate, decorate a mano. L’azienda si fa promotrice di una politica a stretto contatto con il cliente e con collaboratori esterni (architetti, arredatori, …) per essere vicino alle esigenze e ai progetti del commit-tente, fornendo consulenza riguardo i materiali e le finiture.

ProgettoDa produttore su misura, l'azienda, attraverso la partecipazione al progetto Dac, ha voluto sperimentare la possibilità di realizzare un prodotto "industriale". Con un progetto tecnico, il designer ha saputo allontanarsi dal brief iniziale, che riguardava la richiesta di una porta fonoassorbente, proponendo la sperimentazione di un inedito sistema di porte con struttura in alluminio. Denominato Tecna, il sistema per-mette infiniti gradi di personalizzazione, grazie ad un telaio in allumi-nio estruso su cui si possono inserire una serie variabile di pannelli dalle diverse finiture e funzioni. Questo principio costruttivo offre un ampio range di soluzioni tecniche, che, con un unico telaio industrializ-zato, rendono possibile la produzione di porte leggere, fonoassorbenti, ad alte prestazioni...Il progetto si configura come un'innovazione tipologica, che permette all’azienda di proporre sempre nuovi aggiornamenti nelle finiture e nelle funzioni, rimanendo in linea con i trend dell’arredamento e apren-dosi a nuove fasce di mercato.

in copertina: spaccato del sistema di pannel-li costituenti Tecna

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in senso orario: illu-strazione delle perfor-mances, dei dettagli e dei materiali del sistema Tecna

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Dal su misura alla serie | Flexible Home |

Designer Roberto Rovetta

Azienda Conti Giovanni Interior Design

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Flexible Home

Azienda Conti Interior DesignConti Giovanni Interior Design è, da oltre cent’anni, un’azienda artigia-na a conduzione familiare, specializzata nella produzione di arredi su misura per privati, uffici ed enti statali. L’azienda è in grado di affiancare alla produzione di mobili anche vere e proprie ristrutturazioni, progettando soluzioni di illuminazione e pavimentazione. Alla produzione affianca uno showroom nel quale distribuisce, inoltre, importanti marchi (Kartell, Valli&Valli, Snaidero, …) allo scopo di offrire al proprio cliente soluzioni complete.

Progetto“Flexible Home” è un sistema di oggetti per la casa contemporanea pensati per avvicinarsi ai differenti modi di vivere le abitazioni, nato in seguito alla volontà dell’azienda di affiancare alla produzione su misu-ra linee di prodotti in piccola serie con marchio Conti. Il progetto parte da una riflessione sui modelli di consumo, gli stili di vita attuali e la loro influenza sugli ambienti domestici. Il cambiamento delle forme di lavoro e le nuove esigenze legate al tempo libero, porta-no a modificare gli spazi e il modo di viverli, soprattutto per quanto riguarda l'irrompere della tecnologia nell'ambiente domestico (home entertainement, internet, tele-lavoro,...).“Kabah”, il primo oggetto della serie, è un modulo libreria-parete attrezzata che segue qualsiasi tipologia di ambiente, superando i limiti delle pareti e dei cablaggi elettrici/audio/video. Con un unico incastro, che prevede canaline apposite per il passaggio dei cavi, è possibile configurare qualsiasi zona della casa, rispondendo alle esigenze dei nuovi modi di vivere la casa, in maniera “trasformabile” e tecnologica.

in copertina: vista laterale del modulo Kabah

in alto: foto del modello di studio durante la realizza-zione e nella versione finale

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in alto: esempio di composizione dei moduli Kabah

a destra: dettaglio del sistema di canaline

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Dal su misura alla serie | La Parisienne |

Designer Marco Paolelli

Azienda Treccani

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La Parisienne

Azienda TreccaniTreccani è un’azienda che, da oltre un ventennio, opera nel settore dell’arredamento e finiture d’interni per strutture alberghiere pubbliche e private. L’impresa, a conduzione familiare e di piccole dimensioni, si rivolge principalmente al mercato italiano, offrendo un servizio com-pleto che va dalla consulenza, alla progettazione, alla produzione e realizzazione di allestimenti completi e personalizzati. L’offerta riguarda gli arredi, gli imbottiti, i tessuti per confezioni, tendaggi e copriletti, le carte da parati, i parquet e le moquette, compresi gli interventi di decorazione.

ProgettoAlla richiesta dell’azienda, che produce arredi su misura per il contract alberghiero, di progettare una piccola serie di prodotti standardizzati "for de cò" (fuori di testa), il designer ha risposto con La Parisienne. Si tratta di una linea completa di arredi (comprende poltrona, puff, chaise longue, divano, sedute, letto, e complementi) che rivisita in chiave grafica lo stile liberty, facendosi interprete del cambiamento del gusto contemporaneo, orientato al recupero selettivo del passato. Il progetto, pensato per poter vivere in casa come in albergo, oltre a proporre interessanti soluzioni tecniche (il letto doppio che si unisce per l'albergo, la chaise longue e il divano con schienale sovradimen-sionato), valorizza le competenze dell’azienda nella lavorazione del legno e nella produzione di mobili in stile di alta qualità.Il sistema di prodotti creato è in grado di veicolare l'identità azien-dale, con potenzialità comunicative tali da permettere all'azienda di allontanarsi dal contract e di sondare, soprattutto all'estero, il mercato consumer, attraverso canali in via di definizione.

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in copertina: chiase longue La Parisienne

in alto: modelli di sedia, letto, divano basso della linea La Parisienne

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in alto: modelli di tavolo, mobile bar e chaise longue della linea La Parisienne

a destra: chassis e divano alto della linea La Parisienne

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Rafforzare l'identita' aziendale | Tomasi Ferroart |

Designer Filippo Protasoni

Azienda Ferro Art

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Tomasi Ferroart

Azienda Ferro ArtFerro Art di Tomasi Doriano è un’azienda di piccolissime dimensioni che opera nel settore del ferro battuto. Si tratta di un laboratorio arti-gianale che si rivolge principalmente ad un mercato locale con prodotti che si inseriscono nei settori dell’arredo e dell’illuminazione in ferro battuto, operando nell'ambito dei complementi d'arredo per interni (sedie, letti, tavoli, complementi e lampade) e nei prodotti per esterni (cancelli, inferriate e ringhiere).

ProgettoPer rispondere all’esigenza di ampliare il proprio mercato, l’azienda era orientata verso un progetto di prodotto che consentisse di rinnovare il catalogo. In fase di analisi il designer ha riscontrato però che il pro-dotto FerroArt era già un prodotto eccellente e che, lavorando princi-palmente per il "su misura", non era fondamentale per l'azienda un rinnovamento in tale direzione. L'obiettivo si è quindi spostato verso l'individuazione di strumenti che dessero maggiore visibilità all'azien-da, ancorata, dal punto di vista commerciale, al solo showroom locale. Più in concreto, l'attenzione del designer, non potendo pensare a strategie di retail dati i limiti dimensionali dell'azienda, si è concentra-ta sul sistema comunicativo. Partendo dal restyling del logo e dell’im-magine coordinata si è arrivati alla definizione del catalogo e del sito web. Il progetto ha permesso all’azienda di dotarsi tutti gli strumenti comunicativi necessari per ampliare la visibilità aziendale non solo nel contesto locale, ma anche rispetto ai mercati esteri, particolarmente interessati al prodotto artigianale Made in Italy. L'idea centrale su cui è stata costruita l’identità aziendale è stata quella di rendere, in chiave contemporanea, l’idea di unicità e artigianalità del prodotto in ferro battuto realizzato interamente a mano, a partire dalla stilizzazione del logo storico dell'azienda abbinato all'uso di colori forti.

in copertina: logo definitivo Tomasi ferroart

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in alto: home page del sito web

a destra: catalogo Tomasi ferroart e applicazioni di immagine coordinata (biglietto da visita)

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Rafforzare l'identita' aziendale

Designer Emanuele Andrea Patton

Azienda Euroinstruments

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Ten Group

Azienda EuroinstrumentsEuroinstruments s.r.l. è un’impresa artigiana che opera da oltre vent’anni nell’ambito dell’automazione industriale e civile e, di recente, nella domotica. Produce apparecchiature elettroniche, moduli guida din, impianti fotovoltaici, schede di burn-in, offrendo anche un servizio di produzione su richiesta e di progettazione ad hoc per il cliente. È in grado di offrire soluzioni complete grazie ad un’attività di progetta-zione su richiesta o con know-how proprio. Nell'ambito della domotica ha di recente sviluppato un nuovo prodotto per la gestione di sistemi per alberghi e altri luoghi collettivi come palestre e centri sportivi, in partnership con altre due aziende del settore, Ten Electronics e Um Elettronica.

ProgettoNato come progetto di comunicazione relativo all'interfaccia interattiva di un prodotto per la builiding automation, grazie all'approccio strate-gico del designer, si è trasformato in un piano complessivo di comuni-cazione aziendale.Il designer, durante la fase di analisi, ha messo in luce come necessità fondamentale quella di definire un’unica identità per la nuova organiz-zazione aziendale (Euroinstruments, Ten Eletronics e UM Elettronica), nata in seguito allo sviluppo congiunto del un prodotto di building automation. Il progetto di tutti gli strumenti comunicativi (logo, imma-gine coordinata, sito internet) nasce dall’esigenza di trasmettere una filosofia e un’identità unitarie, che permettano di dialogare secondo modelli diversi con le diverse tipologie di clienti individuate, sostenen-do l’azienda nel passaggio da un mercato B2B (tradizionale riferimento delle tre aziende) a un mercato B2C.Il lavoro del designer, come da richiesta iniziale, è poi proseguito con lo studio dell'interfaccia del prodotto per il miglioramento della comprensibilità del funzionamento e dell'interazione con l'utilizzatore finale.

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in copertina: pagina contatti del sito web

in alto: alcune pagine del sito web

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in alto: applicazioni di immagine coor-dinata (cartellina e biglietti da visita)

a destra: alcune versioni del logo TenGroup e versione definitiva

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Rafforzare l'identita' aziendale | Web Aerografia |

Designer Sandra Tagliabue

Azienda Rainbow Makers

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Web Aerografia

Azienda Rainbow MakersDi recente costituzione, la Rainbow Makers s.r.l. di Elisa Sacchi è un’azienda artigiana di piccolissime dimensioni operante nel settore della stampa aerografica digitale.L’azienda offre un servizio di personalizzazione di prodotti grazie ad un aerografo digitale di cui detiene l‘esclusiva per la provincia di Lecco. Si tratta di una macchina estremamente versatile, precisa e veloce se paragonata alle tecniche tradizionali; è in grado di lavorare su diversi tipi di superfici con un’ampia libertà di azione su due assi e, con alcuni limiti, su tre assi.

ProgettoIl principale problema emerso dall'analisi riguardava la necessità di comunicare in modo più efficace la presenza dell'impresa sul territo-rio, sia rispetto agli utenti privati che alle imprese, aumentando così il numero di clienti. Il progetto ha puntato sulla realizzazione del sito aziendale come primo elemento di servizio per il cliente. La propo-sta elaborata ha previsto, grazie all’utilizzo della tecnologia flash, un approccio e modelli di interazione differenziati in base alle tipologie di utenza individuate. Rainbow Makers lavora infatti su commessa con clienti privati, che richiedono in genere personalizzazioni estrose e uniche, e con aziende che necessitano invece di personalizzazioni "istituzionali" (furgoni, prodotti, gadget,...). L’azienda può rispondere alle diverse necessità di personalizzazione proponendo due livelli di servizio: il primo abilita l’utente alla progettazione del proprio pro-dotto, tramite la possibilità di inserire le proprie proposte e vederle visualizzate; il secondo serve il cliente, fornendo spunti progettuali e idee legate alle decorazioni in modo che l’utilizzatore possa interagire e personalizzare i propri oggetti.

in copertina: decora-zione personalizzata

in alto: schema di costruzione del sito web

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a destra: home page del sito web ed esempi dei servizi di persona-lizzazione offerti

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Da terzisti a produttori con marchio proprio | Milani Comunicazione |

Designer Andrea Maccioni

Azienda Tamil

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Azienda Tamil-MilaniL’azienda Tamil da tre generazioni opera nell’ambito della tornitura e microtornitura del legno, distinguendosi come leader del settore per la sua capacità di produrre in dimensioni piccolissime (0,5 mm), piccole o medie, in quantità e specifiche richieste. Produce beni intermedi (sfere, birilli, chiodini, rocchetti, pomoli, bottoni, chicchi, profili, tappi…), che tro-vano applicazione nei più svariati settori: moda, bijoux e occhiali, oggetti per il corpo e la bellezza, casalinghi, tavola, giochi, modellistica, …Per contrapporsi alla variabilità del mercato e poter pianificare la produ-zione in maniera più autonoma, Tamil ha deciso di fondare una nuova azienda commerciale, Milani, per la vendita diretta a privati e aziende sia dei prodotti intermedi già in catalogo, sia di nuove linee di prodotti finiti sviluppati ad hoc per i diversi settori, partendo dai giochi per bambini. L'azienda, insieme al suo studio di consulenza, ha deciso di cogliere l'occasione del progetto Dac per sviluppare gli strumenti necessari alla Milani, sia in termini di comunicazione (Milani Comunicazione), sia in

termini di prodotto (I Tondotti).

Progetto ComunicazioneIl progetto nasce dall’esigenza di creare una nuova identità azienda-le per Milani, che intende proporsi sul mercato con linee di prodotti a marchio proprio. Il progetto ha portato alla definizione del logo e dell’immagine coordinata e, successivamente, ha esaminato le possi-bili strategie comunicative e ha declinato in maniera coerente l’imma-gine coordinata all’interno del sito e-commerce, con l’intento di farlo diventare il principale strumento di vendita dell’azienda. Quest'ultimo infatti è risultato essere un elemento fondamentale sul quale lavorare per veicolare correttemente l’immagine aziendale, senza privilegiare nessuna categoria di utenti (dal momento che si rivolge sia a privati che aziende) e permettendo un’interattività evoluta, tipica di questi settori, che arriva quasi al “su misura”.Il lavoro valorizza le competenze distintive dell’impresa, ricollegandosi alla tecnologia della microtornitura del legno e all’idea di lavorazione artigianale.

in copertina: logo Milani

a sinistra: logo defini-tivo Milani

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a destra: esempi di pagine del sito web e logo Milani in versio-ne bianco e nero

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Da terzisti a produttori con marchio proprio | I Tondotti |

Designer Fabio Guaricci

Azienda Tamil

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I Tondotti

Il progetto si inserisce nell'attività, intrapresa da Tamil, di definizione di linee di prodotti finiti da presentare direttamente sul mercato con il mar-chio Milani. Il primo settore di riferimento individuato è stato quello del giocattolo, portando alla richiesta di progettazione di una linea di giochi didattici in legno per bambini da 0 a 6 anni, destinati all’uso domestico e ai luoghi pubblici (asili e scuole materne).Il sistema di giochi didattici proposto fa della tecnologia produttiva dell’azienda, leader nel settore della micro-tornitura in legno, un punto di forza per la caratterizzazione formale degli oggetti, fortemente rico-noscibili e lontani dagli stereotipi classici. La serie è studiata a partire da solidi torniti e tagliati secondo differenti inclinazioni per ottenere costruzioni, animali, personaggi e altri elementi, che segnano un progres-sivo allontanamento dal mondo del giocattolo tecnologico in plastica. Il progetto si basa sull’idea di gioco “evolutivo”, che cresce col bambino, poiché il grado di complessità e il significato delle combinazioni ottenibili dagli elementi base aumenta con l’aumentare dell’età e dei componenti aggiuntivi, mentre il grado di pre-assemblaggio diminuisce, lasciando maggiore libertà alla creatività. Il bambino, in base all'età, avrà quindi la possibilità di creare costruzioni e scenari, grazie a solidi froebeliani, animali e personaggi, in modo sempre più autonomo e vario.

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in copertina: i Tondotti

in alto: elementi che compongono il siste-ma costruzioni

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a destra: esempi di composizione di scenari

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Da terzisti a produttori con marchio proprio

Designer Sandro Meneghello

Azienda Vibalm

| Un taglio netto |

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Un taglio netto

Azienda VibalmVibalm è specializzata nella produzione conto terzi di forbici per diver-se categorie merceologiche. Il know-how proprio dell’azienda riguarda le lavorazioni di forgiatura e finitura superficiale. A questo, da alcuni anni, grazie a Gabriella Vittori, product designer e figlia di Battista Vittori, titolare dell’azienda, si è aggiunta l’attività di progettazione, ingegnerizzazione e costruzione di stampi.

ProgettoIn seguito a questa attività, l'azienda, in fase di analisi, ha espresso la volontà di affiancare alla produzione come terzista una produzione con marchio proprio. Il progetto di comunicazione nasce quindi dall’esi-genza di accompagnare l’azienda nella sua evoluzione verso il mer-cato consumer. L’intenzione è quella di affiancare al marchio Vibalm, fortemente legato alla produzione su commessa, un marchio legato al design e alla famiglia (Sistema Design Vittori), essendo questi i nuovi valori che contraddistinguono l’impresa in seguito all’ingresso in azien-da di Gabriella Vittori. La definizione della nuova identità aziendale si è concretizzata nella progettazione del marchio e di tutti gli strumenti comunicativi, puntando sul concetto di qualità del sistema-prodotto. L'analisi del designer ha portato anche all'individuazione di possibili mercati e contesti d'uso in cui inserirsi, da quelli più tradizionali, come la casa, a quelli professionali (centri benessere, centri estetici, parruc-chieri, …) che richiedono un prodotto di qualità studiato per specifiche funzioni. In quest'ottica, gli strumenti comunicativi sono stati pensati per potersi rivolgere sia ai mercati tradizionali che a quelli nuovi, inclu-dendo la produzione storica dell'azienda e la possibilità di implemen-tazione progressiva sulla base dei nuovi prodotti design-oriented.

in copertina: schede dl catalogo

a sinistra: logo defini-tivo Vibalm e Vittori

in alto: proposte di logo Vittori

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in alto: proposte di logo Vittori

a destra: applicazioni di immagine coordi-nata (carta da lettera e biglietti da visita) e home page del sito web

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| Progetti e risultati | I protagonisti |

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Odoardo Fioravanti

www.fioravanti.eu

Fabio Guaricci

www.sistemadesignitalia.it/dac

Gian Luca Lampugnani

www.sistemadesignitalia.it/dac

Andrea Maccioni

www.comalab.net

Sandro Meneghello

www.sistemadesignitalia.it/dac

Marco Paolelli

www.sistemadesignitalia.it/dac

Emanuele Andrea Patton

www.sistemadesignitalia.it/dac

Filippo Protasoni

www.sistemadesignitalia.it/dac

Roberto Rovetta

www.esanexus.com

Elena Sacco

www.sistemadesignitalia.it/dac

Daniela Seminara

www.sistemadesignitalia.it/dac

Brian Sironi

www.briansironi.it

Sandra Tagliabue

www.sistemadesignitalia.it/dac

Matteo Visentin

www.sistemadesignitalia.it/dac

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107Bonzio Porte

via Circonvallazione 42

25010 Rivoltella del Garda (Bs)

T. 030 9901284

www.bonzioporte.it

Conti Interior Designvia Parini 30

22042 Dolzago (Lc)

T. 0341 451561

www.contidesign.it

Euro Instrumentsvia dell’Industria 29/31

25032 Chiari (Bs)

T. 030 713441

www.euroinstruments.it

Ferro Artvia S. Maria 107

25010 Calcinatello (Bs)

T. 030 9980121

www.tomasi-ferroart.it

Frasciovia Nazionale 6

25070 Lavenone (Bs)

T. 0365 839001

www.frascio.it

Gabana Arredamentivia Piave 425080 Calvagese Riv. (Bs)

T. 030 601208

Pasini Metal Productionsvia dei Montini 1

25070 Sabbio Chiese (Bs)

T. 0365 85142

www.pasini.it

Rainbow Makersvia Carlo Porta 28/a

23861 Cesana Brianza (Lc)

T. 031 658253

www.rainbowsrl.it

Rivadossivia Gargna’ 41/a

25078 Vestone (Bs)

T. 0365 81481

www.rivadossi.it

Tamilvia Industriale 12

23804 Monte Marenzo (Lc)

T. 0341 634888

www.tamil.it

TiErre Salottivia Monte Baldo 45

22063 Cascina Amata di Cantù (Co)

T. 031 732725

www.tierresalotti.com

Treccanivia Zanardelli 95

25089 Villanuova sul Clisi (Bs)

T. 0365 31538

www.treccanicontract.com

Vibalmvia Giabbo

23834 Premana (Lc)

T. 0341 890375

www.vibalm.com

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Venanzio ArquillaIl testo delle biognafie è articolato su quattro colonne con spaziatura 4,5 mm.Il testo riempie la colonna a partire dal basso.Ogni biognafia inizia in una nuova colonna.La combinazione di questi elementi crea un gioco di movimento dinamico e interessante.

Antonella CastelliStorico dell'arte, fun-zionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è responsabile delle basi dati dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) e delle attività volte alla normalizzazione del lin-guaggio tramite standard di contenuto catalografici. E' coinvolto in numerosi progetti nazionali per la realizzazione di un siste-ma unitario di.

Luciano ConsolatiSpecializzatosi con un Master of Science e dotto-rato in Computer Vision, è Research Officer del grup-po di Visual Information Techonology del National Research Council cana-dese.

Giuliano SimonelliGraphic designer, è part-ner fondatore di Onami Design, un'agenzia di con-sulenza per l'innovazione specializzata nel design, in cui si occupa delle rela-zioni con i clienti e della comunicazione esterna.

Lidia TralliHa partecipato a corsi di formazione presso Domus Academy di Milano, Central St. Martin's School of Art and Design di Londra, Fashion Institute of Technology di New York. Ha inoltre collabora-to professionalmente con diverse aziende in Asia. Ha pubblicato articoli su Modo e Abitare e tenuto conferenze sul design di colori e materiali.