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DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE G05902 del 08/05/2017 OGGETTO: Decreto Legislativo del 19 agosto 2005, n. 214. Approvazione del documento ”Attività di monitoraggio di organismo nocivi di interesse forestale nel LazioIl Direttore Regionale Agricoltura Sviluppo Rurale Caccia e Pesca Su proposta del Dirigente dell’Area Servizio Fitosanitario Regionale. Innovazione in Agricoltura VISTO lo Statuto della Regione Lazio approvato con legge statutaria 11 novembre 2004 numero 1; VISTA la legge regionale 18/02/2002, n. 6, e ss.mm.ii. recante la disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio della Regione Lazio, nonché le disposizioni riguardanti la dirigenza e il personale regionale; VISTO il regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta regionale del 06/09/2002, n. 1, e ss.mm.ii; VISTA la legge n. 190/2012 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”; VISTO il Decreto Legislativo n. 33/2013 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”; VISTA la legge regionale n. 20 dell’11.06.1996 che disciplina il Servizio Fitosanitario Regionale della Direzione Regionale Agricoltura; VISTA la direttiva 2000/29/CE concernente le misure di protezione contro l'introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità; che all'articolo 2, paragrafo 1, lettera g); VISTO il Decreto Legislativo n. 214, del 19 agosto 2005 e successive modifiche e integrazioni: “Attuazione della Direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali e ai prodotti vegetali” che all’articolo 50, comma 1, lettera c), affida al SFR le competenze in materia di controllo e vigilanza ufficiale sullo stato fitosanitario dei vegetali coltivati e spontanei nonché dei loro prodotti nelle fasi di produzione, conservazione e commercializzazione al fine di verificare la presenza di organismi nocivi anche attraverso l’esecuzione di analisi fitosanitarie specialistiche; VISTO il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 giugno 2011 concernente “Dichiarazione dello stato di emergenza per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione di parassiti ed organismi nocivi sul territorio nazionale”, al fine di adottare tempestivamente misure adeguate per salvaguardare e tutelare l’ambiente ed il paesaggio; VISTE le disposizioni comunitarie e nazionali sotto elencate, definite per contrastare l’introduzione e la diffusione di determinati organismi nocivi: - Decisione della Commissione 2007/433/CE del 18 giugno 2007, che stabilisce misure di emergenza provvisorie per impedire l’introduzione e la diffusione nel territorio della Unione Europea di Gibberella circinata;

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DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE G05902 del 08/05/2017

OGGETTO: Decreto Legislativo del 19 agosto 2005, n. 214. Approvazione del documento ”Attività

di monitoraggio di organismo nocivi di interesse forestale nel Lazio”

Il Direttore Regionale Agricoltura Sviluppo Rurale Caccia e Pesca

Su proposta del Dirigente dell’Area Servizio Fitosanitario Regionale. Innovazione in Agricoltura

VISTO lo Statuto della Regione Lazio approvato con legge statutaria 11 novembre 2004

numero 1;

VISTA la legge regionale 18/02/2002, n. 6, e ss.mm.ii. recante la disciplina del sistema

organizzativo della Giunta e del Consiglio della Regione Lazio, nonché le disposizioni riguardanti

la dirigenza e il personale regionale;

VISTO il regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta regionale del

06/09/2002, n. 1, e ss.mm.ii;

VISTA la legge n. 190/2012 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della

corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”;

VISTO il Decreto Legislativo n. 33/2013 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi

di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”;

VISTA la legge regionale n. 20 dell’11.06.1996 che disciplina il Servizio Fitosanitario

Regionale della Direzione Regionale Agricoltura;

VISTA la direttiva 2000/29/CE concernente le misure di protezione contro l'introduzione

nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella

Comunità; che all'articolo 2, paragrafo 1, lettera g);

VISTO il Decreto Legislativo n. 214, del 19 agosto 2005 e successive modifiche e

integrazioni: “Attuazione della Direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro

l’introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali e ai prodotti vegetali”

che all’articolo 50, comma 1, lettera c), affida al SFR le competenze in materia di controllo e

vigilanza ufficiale sullo stato fitosanitario dei vegetali coltivati e spontanei nonché dei loro prodotti

nelle fasi di produzione, conservazione e commercializzazione al fine di verificare la presenza di

organismi nocivi anche attraverso l’esecuzione di analisi fitosanitarie specialistiche;

VISTO il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 giugno 2011

concernente “Dichiarazione dello stato di emergenza per fronteggiare il rischio fitosanitario

connesso alla diffusione di parassiti ed organismi nocivi sul territorio nazionale”, al fine di

adottare tempestivamente misure adeguate per salvaguardare e tutelare l’ambiente ed il paesaggio;

VISTE le disposizioni comunitarie e nazionali sotto elencate, definite per contrastare

l’introduzione e la diffusione di determinati organismi nocivi:

- Decisione della Commissione 2007/433/CE del 18 giugno 2007, che stabilisce misure di

emergenza provvisorie per impedire l’introduzione e la diffusione nel territorio della Unione

Europea di Gibberella circinata;

- DM 10 novembre 2016 “modifica del decreto 22 novembre 1996 in materia di Lotta

obbligatoria contro l'insetto fitomizo Matsucoccus feytaudi (Ducasse);

- Decisione di esecuzione 2012/138/UE della Commissione relativa alle misure d’emergenza

per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione di Anoplophora chinensis (Forster),

e il decreto ministeriale del 9 novembre 2007 “Disposizioni sulla lotta obbligatoria contro il

cerambicide asiatico Anoplophora chinensis (Thomson)”;

- Decisione di esecuzione (Ue) 2015/893 della Commissione del 9 giugno 2015 relativa alle

misure atte a impedire l'introduzione e la diffusione nell'Unione di Anoplophora

glabripennis ( Motschulsky);

- DM 19 giugno 2015, Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione

di Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel territorio della Repubblica italiana;

CONSIDERATO che la Direttiva 2000/29/CE, recepita con il d.lgs. n. 214/2005, e le

misure di emergenza comunitarie, prevedono l’effettuazione di indagini ufficiali sul territorio al fine

di contrastare la diffusione di determinati organismi nocivi alle piante, ritenuti particolarmente

dannosi sulla base di valutazioni del rischio fitosanitario,

CONSIDERATO che l’incremento degli scambi commerciali ha innalzato il rischio

fitosanitario per l’intero territorio nazionale, sempre più minacciato dall’arrivo di nuovi e pericolosi

organismi nocivi delle piante in grado di causare ingenti danni all’ambiente, al comparto agricolo e

al comparto forestale;

CONSIDERATO che gli organismi nocivi delle piante, una volta insediati in un

determinato territorio, devono essere contrastati con misure di difesa onerose e spesso fortemente

impattanti sull’ambiente;

CONSIDERATO che le azioni di controllo e monitoraggio sono fondamentali per la

prevenzione dalla diffusione di pericolose fitopatie e per la salvaguardia delle formazioni boschive

del Lazio;

RITENUTO necessario rafforzare i controlli ufficiali svolti dal Servizio Fitosanitario

Regionale negli ambienti boschivi della regione per la ricerca e la diagnosi di organismi nocivi alle

specie forestali;

RITENUTO necessario definire le attività di monitoraggio da svolgere negli ambienti

boschivi regionali al fine di una tempestiva individuazione della presenza degli organismi nocivi

dannosi all’ambiente forestale, al paesaggio ed al verde pubblico e privato;

VISTO il documento “Attività di monitoraggio di organismi nocivi di interesse forestale nel

Lazio” allegato alla presente Determinazione Dirigenziale e di essa facente parte integrante e

sostanziale;

RITENUTO necessario approvare il documento “Attività di monitoraggio di organismi

nocivi di interesse forestale nel Lazio” allegato alla presente Determinazione Dirigenziale e di essa

facente parte integrante e sostanziale;

DETERMINA

per quanto in premessa,

al fine di prevenire la diffusione di pericolose fitopatie e di salvaguardare le formazioni boschive

del Lazio, ai sensi del Decreto Legislativo del 19 agosto 2005, n. 214,

- di rafforzare i controlli ufficiali svolti sul territorio dal Servizio Fitosanitario Regionale

per la ricerca e la diagnosi di organismi nocivi ai vegetali e prodotti vegetali

- di definire le attività di monitoraggio da svolgere negli ambienti boschivi regionali al

fine di una tempestiva individuazione della presenza degli organismi nocivi dannosi

all’ambiente forestale, al paesaggio ed al verde pubblico e privato;

- di approvare il documento “Attività di monitoraggio di organismo nocivi di interesse

forestale nel Lazio” allegato alla presente determinazione e di essa facente parte

integrante e sostanziale;

Non ricorrono le condizioni di cui al D.lgs. 33/2013

Il Direttore Regionale

Roberto Ottaviani

ATTIVITA’ DI MONITORAGGIO DI ORGANISMI NOCIVI DI INTERESSE FORESTALE NEL LAZIO

Il Servizio Fitosanitario Regionale (SFR), secondo quanto previsto dall’articolo 50 del decreto legislativo n. 214/2005, attuativo della direttiva 2000/29/CE del Consiglio, ha il compito istituzionale di effettuare il controllo e la vigilanza ufficiale sullo stato fitosanitario dei vegetali coltivati e spontanei, nonché dei loro prodotti nelle fasi di produzione, conservazione e commercializzazione, al fine di verificare la presenza di organismi nocivi (ON), anche attraverso l'esecuzione di analisi fitosanitarie specialistiche. Competono inoltre al SFR le attività di controllo o vigilanza sull'applicazione delle misure comunitarie di emergenza fitosanitaria, dei provvedimenti di lotta obbligatoria e la raccolta di dati relativi alla presenza e diffusione di ON ai vegetali ed ai prodotti vegetali, anche attraverso l'effettuazione di indagini sistematiche. Gli elementi fondamentali dei sistemi di controllo e monitoraggio finalizzati all'individuazione degli ON e alla definizione di zone esenti dagli stessi, sono descritti nello standard internazionale FAO per le misure fitosanitarie ISPM n. 6 “Linee guida per la sorveglianza”, approvato dalla 29° sessione della Conferenza della FAO nel novembre 1997. Tali linee guida prevedono che i monitoraggi specifici siano effettuati sulla base di un piano ufficiale che includa:

la definizione dello scopo, quale ad esempio la diagnosi precoce di ON o fornire assicurazioni circa la presenza delle zone indenni;

la specifica dei requisiti fitosanitari da rispettare;

l'identificazione del parassita bersaglio;

l’identificazione della portata del monitoraggio, quale ad esempio l’area geografica, il sistema di produzione, la stagione interessata;

l’ identificazione dei tempi (date, frequenza, durata);

l’indicazione della base statistica, tra cui il numero di campioni, la selezione e il numero dei siti, la frequenza di campionamento;

la descrizione della metodologia di ricerca e di gestione della qualità, compresa una spiegazione delle procedure di campionamento come ad esempio l’impiego di trappole attrattive, il campionamento su pianta intera, ispezione visiva, raccolta dei campioni e analisi di laboratorio), sulla base della biologia del parassita e/o dello scopo del sondaggio;

le procedure diagnostiche;

le procedure di segnalazione. Oltre alla sorveglianza generale e al monitoraggio sulla presenza degli ON di vietata introduzione nell’Unione Europea, con particolare riguardo a quelli elencati nell’allegato I del D.Lgs. n. 214/2005, controlli specifici devono essere effettuati in linea con una serie di Decisioni della Commissione sulle misure di emergenza relative a particolari avversità. Nell’ultimo decennio si sono susseguite numerose Decisioni, relative a diversi organismi dannosi non solo alle colture agrarie ma anche alle piante ornamentali e forestali, in quanto il continuo aumento del volume degli scambi commerciali dovuto alla globalizzazione ha determinato un parallelo aumento nell’introduzione di nuovi parassiti delle piante provenienti dagli altri continenti. Oltre ai decreti ministeriali di recepimento delle misure comunitarie di emergenza, le indagini territoriali su particolari ON sono disciplinate da provvedimenti nazionali di lotta obbligatoria e da linee guida predisposte dal Comitato Fitosanitario Nazionale istituito ai sensi dell’articolo 52 del D.lgs. n. 214/2005. Ulteriori indagini sono richieste per organismi che, pur non essendo “normati”, costituiscono di fatto - al momento della loro introduzione o di un possibile e plausibile rischio di introduzione, determinato da mutati cambiamenti climatici che ne possono favorire l’adattamento negli areali laziali - motivo di attenzione compatibile, ad esempio, alle liste redatte dall’EPPO, in particolare quella di allerta o “Alert list”. Gli elementi fondamentali del monitoraggio relativo ai principali ON che interessano o potrebbero interessare le formazioni forestali del territorio laziale, individuati sulla base della normativa fitosanitaria vigente e sui necessari livelli di attenzione precedentemente accennati, sono di seguito descritti. NEMATODE DEL PINO (Bursaphelenchus xylophilus) Il nematode del Pino (Bursaphelenchus xylophilus) agente del deperimento rapido dei pini, è considerato un temibile organismo da quarantena nell’Unione Europea e può ritrovarsi su tutte le conifere (Picea, Abies, Larix, Cedrus, Chamaeciparis, Tsuga, Pseudotsuga, ecc.) ad eccezione di Thuja e Juniperus. Le specie in cui sono stati riscontrati danni sono le seguenti: pini giapponesi delle specie: P. bungeana, P. densiflora, P.luchuensis, P. thumbergii; pini europei delle specie: P. nigra, P. pinaster, P. sylvestris. P. pinea è il meno suscettibile. L’organismo nocivo è presente in modo diffuso in Portogallo e in una ridotta superfice del territorio spagnolo a confine con il Portogallo. Il D.M. 28 marzo 2014 concernente “Misure d’emergenza per impedire l’introduzione e la diffusione di Bursaphelenchus xylophilus( Steiner e Buhrer et altri) (nematode del pino) nel territorio della Repubblica Italiana” impone di effettuare annualmente indagini ufficiali dirette ad accertare la presenza del nematode su piante di conifere sensibili, su legname e cortecce, nonché ulteriori indagini volte ad accertare la presenza del suo vettore, Monochamus galloprovincialis galloprovincialis in zone del territorio considerate indenni dalla presenza del nematode, ma identificate come aree a rischio di infestazione. Gli ambiti territoriali regionali identificati come aree a maggiore rischio di infestazione sono riconducibili nel Lazio alle seguenti tipologie :

1. pinete situate in prossimità di punti di ingresso frontaliero, interessati dallo scambio di un elevato volume di vegetali e materiali lignei (casse di imballaggio, pallets ecc), quali l’aeroporto internazionale di Roma Fiumicino, il porto Civitavecchia e l’aeroporto di Ciampino

2. aree naturalistiche caratterizzate da elevata e diffusa presenza di Pinus spp. I monitoraggi devono essere effettuati in tutto il periodo primaverile - estivo fino al mese di ottobre. L’attività di monitoraggio sarà finalizzata a verificare l’eventuale presenza del nematode con osservazioni visive, quali la mancata emissione di resina, la presenza di aghi ingialliti od arrossati, alberi morti o caduti in bosco da non più di 6 mesi - 1 anno (solo se sono presenti aghi di color rosso), legno con presenza di fori ascrivibili a cerambicidi del genere Monochamus spp. Nel caso di presenza di sintomi sospetti si dovrà procedere con il prelievo di campioni di materiale legnoso da sottoporre ad analisi di laboratorio. Particolare attenzione deve essere posta nei controlli effettuati in pinete, o porzioni delle stesse, degradate da agenti abiotici (siccità, inquinamento, forti venti, incendi, neve) o biotici (attacchi da insetti del legno etc.), e comunque in di presenza di piante deperienti.

Il campionamento è obbligatorio in presenza di:

alberi morti o caduti in bosco da non più di 6 mesi - 1 anno (solo se sono presenti aghi di color rosso)

legname di conifere accatastato nei luoghi di taglio o nelle immediate vicinanze;

legname di conifere con presenza di fori ascrivibili a cerambicidi del genere Monochamus spp.

assortimenti in legno caratterizzati da presenza di colorazioni blu-grigie. In caso di rinvenimento dell’insetto vettore in forma larvale all’interno di rami o in cataste di legname presenti nella pineta, è necessario prelevare campioni di legno che dovranno essere conferiti ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica. Il monitoraggio visivo deve essere accompagnato dal posizionamento di trappole, innescate con lo specifico attrattivo per la cattura dell’insetto vettore. I controlli delle trappole devono essere effettuati contestualmente alle attività di monitoraggio visivo con cadenza di circa 10 giorni. Eventuali cerambicidi adulti catturati dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica. CANCRO RESINOSO DEL PINO (Gibberella circinata) La decisione della Commissione 2007/433/CE del 18 giugno 2007, che stabilisce misure di emergenza provvisorie per impedire l’introduzione e la diffusione nel territorio della Unione Europea di Gibberella circinata, prevede lo svolgimento di indagini annuali su vegetali del genere Pinus per rilevare la presenza dell’organismo nocivo o segni della sua infezione nel territorio. In base al parere scientifico del Panel on Plant Health dell’EFSA pubblicato su EFSA journal nel 2010, la probabilita’ d’insediamento del fungo, gia’ presente in altre zone della UE (Spagna e Portogallo), e’ particolarmente elevata nelle pinete costiere italiane, ma le indagini dovrebbero interessare anche altri areali caratterizzati dalla presenza del genere Pinus . Uno dei rischi di introduzione del patogeno è stato individuato nel materiale sementiero ad uso vivaistico, pertanto nelle aree di monitoraggio una particolare attenzione deve essere rivolta a giovani popolamenti o in pinete dove sono stati eseguiti interventi di infittimento. Le piante ospiti possono essere colpite a qualsiasi stadio di età, pertanto si andranno a ricercare determinati sintomi: Giovani piantine: presenza di piantine avvizzite e/o disseccate, ricercare la comparsa di necrosi radicali e del colletto e/o la presenza, sotto la corteccia a livello del suolo, di tessuti imbruniti ed impregnati di resina. Osservare anche la presenza di disseccamenti degli apici dei rami e di ripiegamenti dei germogli;

Piante adulte: ricercare sui “rami” la presenza di disseccamenti degli apici nella parte più alta della chioma; di ripiegamenti dei germogli con la presenza di aghi che diventano gialli, poi rossi ed infine cadono lasciando spoglia la parte colpita; ricercare la presenza di “coni femminili” che abortiscono e rimangono attaccati al ramo infetto; ricercare sul “tronco e/o sulle branche “la presenza di cancri leggermente depressi con abbondante emissione di re-sina, la presenza di tessuti sottostanti di colore ambra e impregnati di resina. Il controllo di questo ON può essere fatto in qualunque periodo dell’anno: Nel periodo tardo autunno-inverno si manifestano gli esiti delle infezioni avvenute durante l’estate;

Nel periodo primavera-estate: si manifestano gli esiti delle infezioni avvenute in autunno. In entrambi questi casi si dovranno: ricercare sintomi sulle piante giovani, nelle zone di rimboschimento; In qualunque momento dell’anno: si possono vedere i “vecchi cancri” localizzati sul tronco e sulle branche caratterizzati da fuoriuscita di resina. Altro elemento di diffusione della Gibberella circinata è il veicolamento da parte di insetti vettori quali il Pissodes nemorensis (coleottero curculionide). Sulla base dei monitoraggi effettuati dal SFR, al momento della redazione del presente documento, il cancro resinoso non risulta presente nel Lazio ed è pertanto fondamentale attuare controlli sul territorio al fine di individuare precocemente focolai di infezione. Le porzioni di territorio in cui svolgere tali indagini sono riconducibili alle medesime aree già indicate per il monitoraggio del Bursaphelenchus. Qualora nelle trappole installate per il controllo della presenza del Monocamus galloprovincialis si dovessero rinvenire esemplari riconducibili al Pissodes nemorensis valgono

le indicazioni precedenti circa l’invio degli insetti raccolti ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica. COCCINIGLIA CORTICICOLA DEL PINO MARITTIMO (Matsucoccus feytaudy) L’insetto è normato ai sensi del DM 10 novembre 2016 “ modifica del decreto 22 novembre 1996 in materia di Lotta obbligatoria contro l'insetto fitomizo Matsucoccus feytaudi (Ducasse) La specie è tipica delle pinete costiere o basso – collinari di pino marittimo (Pinus pinaster). Tipici sintomi della presenza della cocciniglia sono gli arrossamenti a chiazze delle chiome a partire dalla base verso la cima, fino al totale disseccamento, sono rilevabili, inoltre, fenomeni di intensa e diffusa resinazione lungo i tronchi. Un esame più approfondito, condotto sollevando squame corticali, permette di osservare la presenza di minuscole cisti nerastre tondeggianti, disposte in serie. I danni causati da Matsucoccus si rendono visibili tutto l’anno. Il M. feytaudi è originario delle regioni atlantiche dell’areale naturale del pino marittimo (Francia, Spagna, Portogallo, Marocco) nelle quali l’insetto non reca alcun danno, come di norma avviene per ogni fitofago coevoluto con la propria pianta nutrice. A partire dal 1950, l’introduzione della cocciniglia nella Francia di Sud-Est e poi, in seguito, in Liguria fino alla Toscana e alla Corsica, ha trovato invece in queste regioni condizioni climatico-ambientali ottimali per l’avvio di una fase epidemica del fitomizo rivelatasi assai distruttiva per il pinastro. Sulla base dei monitoraggi effettuati dal SFR, al momento della redazione del presente documento, la cocciniglia corticicola non risulta presente nel Lazio, è pertanto fondamentale attuare monitoraggi sul territorio al fine di individuare precocemente la eventuale presenza. Il fitomizo ha proprie capacità di movimento e spostamento che gli hanno consentito di insediarsi, seppur a rilento, lungo tutta la fascia costiera che va dalla Liguria alla Toscana, provenendo dalla Costa Azzurra francese. Le neanidi mobili sono lo stadio più pericoloso dell’insetto ai fini della sua diffusione perché vengono facilmente veicolate dal vento e da altri mezzi. A ciò si aggiunga che i maschi della specie sono alati e, quindi, capaci di migrare in volo. Il Monitoraggio delle popolazioni va effettuato con trappole a feromone sessuale. I controlli delle trappole devono essere effettuati contestualmente alle attività di monitoraggio visivo con cadenza di circa 15 giorni. Eventuali individui adulti catturati all’interno delle trappole dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica In considerazione delle ripetute segnalazioni della cocciniglia nelle pinete costiere della zona meridionale Toscana è opportuno che i controlli visivi siano prioritariamente condotti nelle pinete costiere o basso – collinari di Pinus pinaster del nord del Lazio, nei comuni di Montalto di Castro, Canino, Tuscania e Tarquinia. TARLO ASIATICO (Anoplophora chinensis) La decisione di esecuzione 2012/138/UE della Commissione relativa alle misure d’emergenza per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione di Anoplophora chinensis (Forster), e il decreto ministeriale del 9 novembre 2007 “Disposizioni sulla lotta obbligatoria contro il cerambicide asiatico Anoplophora chinensis Thomson” prevedono l’esecuzione di monitoraggi per individuare precocemente la presenza dell’insetto sia nelle zone indenni sia nelle zone delimitate al fine di attuare le necessarie misure di abbattimento e smaltimento delle piante infestate. La specie, polifaga, è in grado di attaccare numerose specie di latifoglie tra cui Acer, Ulmus, Crataegus, Cornus,Carpinus, Salix, Betula, Il Lazio è interessato da una zona infestata di limitate dimensioni, e relativa zona cuscinetto, nel comune di Roma, individuate con determinazione dirigenziale N. C0931/2009 in cui i monitoraggi vengono effettuati dal SFR con specifiche modalità. Nel resto del territorio regionale, attualmente indenne, devono essere effettuate due ispezioni all’anno nei periodi di maggio-giugno e settembre ottobre nei siti sensibili presenti nelle Riserve Naturali e nei Parchi e di altri siti individuati con le seguenti priorità:

nuovi impianti di verde urbano, alberature e rimboschimenti con specie sensibili;

vivai e rivenditori con particolare attenzione per coloro che trattano specie sensibili al parassita, anche nanizzate (bonsai);

segherie, depositi di legname importato, depositi di pallets in legno;

aree periferiche di confine di parchi e riserve in cui sono presenti superfici boscate prossime a siti sensibili, come riportati nei precedenti punti.

La modalità di ispezione consistono in un esame visivo delle piante sensibili ponendo attenzione ai seguenti sintomi: presenza di mucchietti di rosura alla base delle piante e in prossimità di radici affioranti, presenza di fori di sfarfallamento circolari di 1-1,5 cm. Presenza di gallerie di alimentazione sotto corteccia e più in profondità nel legno. Se sono presenti grosse ramificazioni verificare, fin dove è possibile, anche nei primi tratti dei rami. Eventuali individui adulti catturati e il materiale vegetale (porzioni di legno con fori e rosura) con sintomi imputabili ad attacchi di CLB dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica e molecolare. Negli impianti vivaistici devono essere ispezionate le piante in vaso e fuori vaso ponendo particolare attenzione a livello della base del fusto e delle radici affioranti. TARLO ASIATICO DEL FUSTO (Anoplophora glabripennis) La Decisione di esecuzione (Ue) 2015/893 della Commissione del 9 giugno 2015 relativa alle misure atte a impedire l'introduzione e la diffusione nell'Unione di Anoplophora glabripennis (Motschulsky) prevede l’effettuazione di monitoraggi per individuare precocemente la presenza dell’insetto sia nelle zone indenni sia nelle zone delimitate al fine di attuare le necessarie misure di abbattimento e smaltimento delle piante infestate. Questo insetto è particolarmente temibile perché attacca piante in pieno vigore vegetativo. Le gallerie trasversali, scavate dalle larve nel tronco e nei rami, mettono in serio pericolo la stabilità della pianta, che si presenta in uno stato di sofferenza con ingiallimenti delle foglie e crescita rallentata. La specie, polifaga, e’ in grado di attaccare numerose specie di latifoglie tra cui Acer, Alnus, Betula, Fraxinus, Malus, Prunus, Pyrus, Robinia, Salix, Sorbus e Ulmus. Il cerambicide e’ presente in Italia nelle Marche, Lombardia e Veneto. Nel territorio regionale, attualmente indenne, devono essere effettuate due ispezioni all’anno nei periodi di maggio-giugno e settembre ottobre nei siti sensibili presenti nelle Riserve Naturali, nei Parchi e in altri siti individuati con le seguenti priorità:

nuovi impianti di verde urbano, alberature e rimboschimenti con specie sensibili;

vivai e rivenditori con particolare attenzione per coloro che trattano specie sensibili al parassita, anche nanizzate (bonsai);

segherie, depositi di legname importato, depositi di pallets in legno;

aree periferiche di confine di parchi e riserve in cui sono presenti superfici boscate prossime a siti sensibili, come riportati nei precedenti punti.

Le modalità di ispezione consistono in un esame visivo delle piante sensibili ponendo attenzione ai seguenti sintomi: presenza di rosura e/o di fori circolari di 1 – 2 cm di diametro nella parte medio alta delle piante (fusto e branche principali). Su piante con tali sintomi ricercare le gallerie larvali sotto corteccia e nel legno. Eventuali individui adulti catturati e il materiale vegetale (porzioni di legno con fori e rosura) con sintomi imputabili ad attacchi di Anoplophora glabripennis dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica e molecolare. Negli impianti vivaistici devono essere ispezionate le piante in vaso e fuori vaso ponendo particolare attenzione a livello della parte medio alta del fusto e delle branche. Xylella fastidiosa DECRETO 19 giugno 2015 . Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel territorio della Repubblica italiana. Xylella fastidiosa è un batterio gram-negativo non sporigeno appartenente alla famiglia delle Xanthomonadaceae, agente di malattie a carico di una elevata varietà di piante ospiti in cui causa estesi fenomeni di disseccamento della parte aerea fino alla morte delle piante. I sintomi tipici e più frequenti riconducibili alle infezioni da XF sono la bruscatura fogliare ('leaf scorching') con disseccamenti nella parte apicale e/o marginale della lamina, disseccamenti più o meno estesi a carico

della chioma con interessamento dapprima di rami isolati e poi di intere branche e/o dell’intera pianta e imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto. Come noto In Italia il batterio e’ stato riscontrato in Puglia nell'ottobre del 2013 nel Salento da dove si e’ diffuso nelle province di Bari, Brindisi e Taranto. Le specie vegetali sensibili al batterio sono numerosissime tra cui piante coltivate di interesse agrario, specie ornamentali, essenze forestali e specie spontanee (erbe ed arbusti). Tra queste si annoverano talune specie di interesse forestale e numerose specie tipiche dell’ambiente mediterraneo spesso consociate a specie arboree in formazioni miste e di sottobosco o nelle prossimita’ degli ambienti boschivi e forestali quali: Acer, Quercus suber, Spartium junceum, Rosmarinus, Cistus, Nerium oleander, Cytisus scoparius, Artemisia arborescens, Helycrisum, Lavandula, Myrtus communis, Laurus nobilis, Olea europea, Phyllirea latifolia. Xylella fastidiosa si trasmette attraverso insetti vettori (Cicaline, famiglia Cicadellidae) che con l’apparato boccale di tipo “pungente - succhiante” acquisiscono il batterio nutrendosi dai vasi xilematici delle piante infette e lo trasmettono a quelle sane. Le Cicaline sono una famiglia cosmopolita ad elevata polifagia, e tale aspetto risulta fondamentale per lo studio delle malattie associate al batterio; tali vettori, nutrendosi con varie modalità (insetti a nutrizione floematica, xilematica e parenchimatica) della linfa presente nei vasi della pianta infetta, determinano la rapida diffusione del batterio verso altre piante sane, spontanee e coltivate. Al momento i potenziali vettori che diffondono la batteriosi in Puglia e’ stato individuato nel cicadellide Philaenus spumarius (sputacchina) In considerazione del basso rischio di introduzione di Xylella fastidiosa nel Lazio attraverso la movimentazione di vegetali infetti provenienti dalla Puglia, si ritiene che i controlli visivi siano prioritariamente condotti nelle aree meridionali della regione ove, il cicadellide vettore infetto, introdotto in maniera accidentale, possa trovare migliori condizioni di acclimatamento e diffusione. Si reputa, pertanto, che i territori regionali, da interessare prioritariamente con le attività di monitoraggio sulle specie vegetali sensibili sopra indicate, siano la provincia di Latina e quella di Frosinone. La modalità di ispezione consiste in un esame visivo delle parti verdi delle specie vegetali sensibili, finalizzato all’individuazione di eventuali disseccamenti diffusi sulla chioma e bruscatura dell’apice fogliare. Il monitoraggio, in linea generale, deve essere effettuato durante il periodo di intensa attività vegetativa. Xylosandrus spp Al genere Xylosandrus appartengono 52 specie, diffuse nelle aree tropicali di tutto il mondo. In Europa e in Italia sono segnalate 4 specie, tutte di recente introduzione. Nel Lazio, in modo particolare, sono attenzionate lo Xylosandrus compactus e lo Xylosandrus crassiusculus rinvenute rispettivamente nel 2012 e nel 2013 in aree urbane su piante piantumate a scopo ornamentale. Di recente le due specie di scolitidi sono state segnalate e rinvenute in aree boschive. Pur se non normate destano preoccupazione per un loro probabile infeudamento/acclimatamento favorito dalle ormai note mutazioni climatiche e, soprattutto, per la loro spiccata polifagia. La polifagia delle due specie non esclude la possibilità di attacchi su piante non ancora segnalate ed è opportuno considerare che, per le specie in oggetto, che il numero di generazioni annue e l’aggressività nei confronti delle piante ospiti potranno aumentare a seguito dei cambiamenti climatici in atto che, nel nostro territorio, si manifestano con inverni sempre più miti ed estati spesso siccitose che possono contribuire a debilitare le piante rendendole più suscettibili agli attacchi. Xylosandrus compactus Vive a spese di molte specie di piante legnose di interesse forestale, agrario e ornamentale (oltre 200 specie segnalate). Fra le piante segnalate come suscettibili di attacco da parte dello xilofago, sono citate specie appartenenti ai generi Acacia, Acer, Celtis, Cornus, Eucalyptus, Malus, Ostrya, Platanus, ecc. Nel nostro paese la specie è stata osservata anche su Laurus nobilis, Quercus ilex, Pistacia lentiscus, Arbutus unedo, Juniperus spp e Phyllirea spp. Gli attacchi dell’insetto interessano di norma i rametti di diametro compreso tra 3mm e 1 cm. Studi recenti hanno rilevato che a seguito dell’attacco dello scolitide si verificano disseccamenti di rametti apicali dai quali sono stati isolati funghi saprofiti e fitopatogeni, fra i quali si ricorda Fusarium solani. I danni alla pianta ospite sono causati oltre che dalla trasmissione degli organismi fitopatogeni citati, anche dai danni

meccanici derivanti dall’attività di scavo della femmina. L’attività di scavo è generalmente visibile all’esterno a causa dell’emissione di rosura dal foro di entrata. Le larve si nutrono a spese di funghi dell’ambrosia, trasportati dalle femmine in strutture particolari del loro corpo dette micangi, e che si sviluppano sulle pareti delle gallerie. La specie sverna generalmente come adulto, il ciclo di sviluppo è piuttosto rapido e in condizioni favorevoli può completarsi in circa 30 giorni. La sex-ratio è fortemente spostata a favore delle femmine (1:10). Nel corso dell’anno l’insetto può svolgere diverse generazioni (2 ,3 o più), in relazione alle condizioni ambientali. La modalità di ispezione consiste in un esame visivo dei getti apicali delle specie vegetali sensibili, finalizzato all’individuazione di fori di entrata prodotti dalle femmine nell’escavazione delle gallerie per le ovideposizioni. Questa fase è importante anche per l’individuazione delle specie vegetali soggette agli attacchi del suddetto scolitide. Il monitoraggio, basato sulla rilevazione dei sintomi d’attacco, deve essere effettuato nella seconda metà della stagione estiva, alla comparsa dei primi disseccamenti apicali visibili. Con l’uso di trappole - di tipo Theyson, Multi-funnel, innescate con etanolo o altre sostanze attrattive - nel periodo marzo/ottobre è possibile invece intercettare i voli degli adulti. Eventuali individui adulti catturati e il materiale vegetale (porzioni di rametti con fori e rosure) con sintomi imputabili ad attacchi di Xylosandrus compactus dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica e molecolare. Xylosandrus crassiusculus E’ diffuso in molte aree del mondo e segnalata per la prima volta in Europa nel 2003, in Toscana. Successivamente è stata intercettata in Liguria e Sicilia. Anche Xylosandrus crassiusculus è una specie largamente polifaga capace di colonizzare almeno un centinaio di specie diverse appartenenti a vari generi di interesse forestale, agrario e ornamentale: Alnus, Castanea, , Malus, Populus, Prunus, Quercus, Sorbus, Ceratonia e Pinus. Xylosandrus crassiusculus attacca di norma porzioni di pianta di diametro superiore ai 3 cm, ma anche grossi rami e tronchi fino a 30 cm di diametro. Nello scavo risultano evidenti all'esterno dei caratteristici pacchetti di rosura di forma cilindrica, estrusi dalla femmina attraverso i fori di penetrazione. Una colonizzazione diffusa di questa specie determina inevitabilmente la morte della pianta. Attacchi sporadici nella parte bassa del tronco, di norma provocano la successiva formazione di cancri in corrispondenza dei siti di attacco. Si deve anche considerare che per questa specie possono risultare substrati favorevoli allo sviluppo anche le cataste di legname recentemente abbattuto e non prontamente esboscato. Tale comportamento può consentire la messa a punto di strategie di controllo mirato attraverso l’utilizzo di piante esca. Anche Xylosandrus crassiusculus può svolgere 2-3 generazioni all’anno. La modalità di ispezione consiste in un esame visivo delle specie vegetali sensibili a livello di getti apicali ma soprattutto nelle porzioni legnose di maggiori dimensioni quali branche e fusti. Si possono evidenziare fenomeni di fuoriuscita di liquido vischioso di color bruno che compare come macchie scure “spot” sulle superfici dei tronchi e dei rami o i caratteristici pacchetti di rosura di forma cilindrica, estrusi dalla femmina attraverso i fori di penetrazione. Questa fase è importante anche per l’individuazione delle specie vegetali soggette agli attacchi del suddetto scolitide. Il monitoraggio basato sulla rilevazione dei sintomi d’attacco, deve essere effettuato nella seconda metà della stagione estiva, alla comparsa dei primi disseccamenti apicali visibili. Con l’uso di trappole - di tipo Theyson, Multi-funnel, innescate con etanolo o altre sostanze attrattive - nel periodo marzo/ottobre è possibile invece intercettare i voli degli adulti. Eventuali individui adulti catturati e il materiale vegetale (porzioni di rametti con fori e rosure) con sintomi imputabili ad attacchi di Xylosandrus crassiusculus dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica e molecolare. Sulla base dei criteri di massima descritti per ciascuna delle avversità summenzionate, le modalità di monitoraggio sono brevemente riassunte e schematizzate nel loro insieme nel quadro sinottico seguente

che fornisce indicazioni sulle attività di monitoraggio anche in funzione della individuazione di zone a basso, medio ed alto rischio fitosanitario di introduzione e/o diffusione degli organismi nocivi considerati.

Organismo nocivo

Tipologia di formazione

boschiva

Impiego di trappole attrattive

Parametri del popolamento

Zone ad elevato rischio

fitosanitario

Zone a rischio

fitosanitario medio-basso

Note

Bursaphelencus xylophilus Monocamus (vettore)

Popolamenti di Pinus spp. pinete costiere e non

Si (per Monocamus)

Superficie minima 5 Ha

Comuni: Tarquinia, Allumiere, Civitavecchia, Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Ciampino

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Formazioni miste con prevalenza di pinacee, ecc

Si (per Monocamus)

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Gibberella circinata Pissodes (vettore)

Popolamenti di Pinus spp. pinete costiere e non

Si (per Pissodes)

Superficie minima 5 Ha

Comuni: Tarquinia, Allumiere, Civitavecchia, Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Ciampino

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Formazioni miste con prevalenza di pinacee, ecc

Si (per Pissodes)

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Matsucoccus feytaudi

Pinete di Pinus pinaster

Si Superficie minima 3 Ha

Comuni: Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Xylella fastidiosa

Formazioni di Quercus suber

Superficie minima 1 Ha

Territori provinciali di Latina e Frosinone

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Formazioni miste con prevalenza di specie sensibili comprese piante arbustive

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Anoplophora chinensis

Formazioni miste con prevalenza di specie arboree sensibili

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Comuni: Roma, con esclusione dell’area infestata delimitata con Determinazione A07172 del 12/07/2012

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Anoplophora glabripennis

Formazioni miste con prevalenza di specie arboree sensibili

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Comuni: Roma, con esclusione dell’area infestata delimitata con Determinazione A07172 del 12/07/2012

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Xylosandrus compactus

Quercete, Leccete

Si Superficie minima 3 Ha Comuni: Latina,

Sezze, Pontinia, Sabaudia, S. Felice Circeo, Terracina, Monte S. Biagio, Fondi.

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Formazioni miste con prevalenza di specie sensibili comprese piante arbustive

Si

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Xylosandrus crassiusculus

Quercete, Leccete

Si Superficie minima 3 Ha Comuni: Latina,

Sezze, Pontinia, Sabaudia, S. Felice Circeo, Terracina, Monte S. Biagio, Fondi.

Il resto del territorio regionale

Controlli su organismi nocivi associati (2)

Formazioni miste con prevalenza di specie sensibili comprese piante arbustive

Si

Superficie minima equivalente (1) 5 Ha

Controlli su organismi nocivi associati (2)

(1) Superficie equivalente: nelle formazioni boschive di tipo misto, la superficie equivalente è l’estensione riferita alle sole specie sensibili e che deve essere attribuita attraverso un adeguato processo di stima, utilizzando il parametro sintetico “superficie unitaria” mq/pianta (es: preso il Leccio come unica pianta sensibile oggetto di controlli e attribuitagli una superficie unitaria di 20 mq/p.ta, in un bosco misto di ha 20,0 connotato da una presenza numerica di lecci di 600 esemplari, la superficie equivalente sarà data da 600 x 20 = 12.000, ha 12,0). (2) Organismi nocivi associati: nei controlli degli organismi nocivi in elenco si deve prevedere un’associazione agli altri in funzione delle specie sensibili presenti. Alcuni esempi:

in pinete in assenza di P. pinaster, gli organismi da associare sono Bursaphelencus xylophilus e Gibberella circinata, viceversa in pinete con solo P. pinaster, i controlli devono essere eseguiti su Matsucoccus feytaudi ma anche su Bursaphelencus xylophilus e Gibberella circinata;

in boschi misti di pino e leccio, devono essere controllati sia gli organismi nocivi delle pinacee che gli scolitidi del genere Xylosandrus spp.