dÉtournement // n.o9
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PACKAGING ETC. // JUNE TWOHOUSandTENTRANSCRIPT
DÉTourNEMENT INDEPENDENT & PERIODIC WEBZINE // PACKAGING ETC. // N.O9 JUNE TWOHOUSandTEN
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… in progress: DÉTOURNEMENT è un DIFFUSORE COLLATERALE, in formato WEBZINE, ORIENTATO AD ESSERE VETRINA DI RICERCA
NELLE NUOVE POLITICHE SOCIALI, IL CUI NETWORK, APERTO ALLA PROMOZIONE DI ogni EMERGERE CULTURALE, ATTRAVERSA UNA
PIATTAFORMA D’UTENZA INCLINE ALL’USO DEI New Media Work, in una LOGICA POST-ARTISTICA o MEGLIO ATTA alla DEVALORIZZAZIONE
DELL’Arte ALTA. CONTRO IL FASCIO dei SAPERI STABILITI, CONTRO L’INQUINAMENTO CULTURALE: X una RICCHEZZA CRITICA, RADICALE
e LIBERTARIA decentrata dal COATTISMO DI MASSA, L’OBIETTIVO è: RIAPPROPRIARSI DEL PROPRIO MEDIA-SYSTEM MENTALE, CON
L’AUSILIO di un USO ECQUOresponsabile DEL TERMINE ‘FREE’, PREPOSTO AD ESSERE PRATICA DEL FARE OPINIONE o meglio x
LIBERARE IL FARE CRITICO DA qualsivoglia GENERE OBBLIGAZIONALE. INDIPENDENTE E DEMOCRATICO, NEL FARE DELL’ATTIVISMO LA
PROPRIA FEDE COLLATERALE, IL WEBZINE È MEZZO COOPERATIVO X E DI TUTTI, IN CERCA DI 1 CONTINUA FREE COLLABORATION!
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SOMMARIo
PACKaging x Gianfranco Pulitano è.. 02 GREEN PLASTIC 03
IL DRAMMA DEL PACKAGING 05
PESCOMAGGIORE 07
REGRESSO ITALIANO AI TEMPI DI INTERNET 08
PARITÀ A SESSANTA5 ANNI 09
LA DEBOLEZZA D’EUROPA 10
TAMPONE, ACQUA E GOLA 11
DA POMPEI 12
In copertina: Gianfranco Pulitano, dustbin_2, plexiglas-neon-pvc-electric component, video animation, 90x120x20 cm, 2009 ►
courtesy of the artist
EDITOR in chief ⋆ Gabriele Perretta
MANAGING editor ⋆ gr.gr.
Art DIRECTOR ⋆ gr.gr.
EDITORs ⋆ gr.gr.
CONTACT ⋆ [email protected]
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PACKaging x
Gianfranco Pulitano è .. tutto! Provate a inserire un frullato di verdure dentro un bel contenitore accattivante a forma di Astronave, Robot o Animaletto e vedrete come
i vostri bambini mangeranno tutto senza problemi… Per un ragazzo come me, stregato dagli anni 80, il Packaging non è soltanto “la
veste del prodotto” che deve essere bella e funzionale, ma un vero e proprio capolavoro artistico. Come il cilindro del prestigiatore
rende il contenuto fatato e con le sue proprietà magiche attira il consumatore stregandolo. Concludo, definendo il Packaging come la
“Cappella Sistina” del messaggio pubblicitario, la sintesi estetica di tutti gli elementi della campagna di un prodotto.
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www.gfp-art.com
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GREEN
GLI OBBIETTIVI DELL‟AGIRE UMANO. BY gr.gr.
Quest‟oggi come ieri il quotidiano da noi vissuto pare un lungometraggio all‟americana il cui nome La tragedia dei commons, ben si
addice al Vizio Contemporaneo, che il 27 maggio 2010 Emissione piccola (nickname) ben appunta nel seguente post: “oggi si parla in
continuazione di sostenibilità, risparmio energetico e rispetto per l‟ambiente. E io ci credo, e sono disposta a fare la mia parte. Poi però
quando vado a prendere a scuola mio figlio è tutta una sfilata di enormi fuoristrada che sembra di essere alla Parigi-Dakar, tutti accesi a
bruciare carburante e ad aspettare di caricare bambini che starebbero comodi su un sellino di bicicletta. Come si fa a non
scoraggiarsi?”. In sostanza, quando si tratta di beni collettivi come l‟aria, l‟acqua o la terra, tutti hanno interesse a beneficiarne, ma
singolarmente è luogo comune pensare che la propria auto, la propria spazzatura, insomma i propri consumi energetici non facciano poi
una gran differenza se rapportati al volume complessivo della collettività. Ecco l‟errore padre del degrado odierno e futuro, la nostra
noncuranza nel considerare il nostro vicino, come un figlio, un fratello: Oggi chi compra un bene di lusso, sia esso un gioiello o un cibo
di alta gastronomia, un profumo o un paio di scarpe, sa bene che una buona parte della cifra che spende è destinata al packaging, ma
non ne può fare a meno e per niente al mondo rinuncerebbe al suo uovo di Pasqua.
Nulla di nuovo, se nonché vi è il diffondersi di un nuovo atteggiamento, una consapevolezza che il nostro futuro è indissolubilmente
legato a produzioni e consumi che devono essere sostenibili, anche per prodotti costosi e di nicchia, un ecolusso quest‟ultimo il cui
concetto apparentemente contradditorio e che purtroppo non di rado è utilizzato solo a fini commerciali e d‟immagine, possiede invece
grandi potenzialità e qualità. Anche il packaging se opportunamente sviluppato è uno strumento ottimale per esprimere un nuovo lusso
ed il Gruppo Ferragamo, a riguardo, ha deciso di usare packaging certificati Forest Stewardship Council, un marchio che identifica i
prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
Il mondo del lusso, sa che il packaging fa la differenza tra un prodotto e l‟altro, specie nei settori della cosmesi, della g ioielleria e della
moda, perché il packaging aiuta a vendere, tantoché, talvolta, il valore del packaging supera quello del contenuto!
Ma dato che dopo pochi giorni o al massimo dopo poche settimane la confezione di un prodotto diventa un rifiuto solido urbano, il
packaging costituisce un problema sociale di notevole entità come noi tutti sappiamo, come le nostre discariche sanno e come il nostro
caro Pacific Trash Vortex sa, è necessario spingere le imprese ad incamminarsi lungo la strada di un eco-packaging a valle del
processo di consumo, affiche gli 11 milioni le tonnellate di packaging (riciclabili e no), ossia un terzo del totale dei rifiuti, che ogni anno
finiscono in discarica, divenga il cuore di un rispetto dei criteri di sostenibilità finalizzati a ridurre gli aspetti negativi del confezionamento.
L'uso di materiale riciclabile per il confezionamento consente di recuperare e riutilizzare l'imballaggio per molti cicli di prodotto ed è il
caso del vetro, del cartone e dell'alluminio, che negli ultimi anni le tecniche di riciclaggio hanno raffinato a tal punto da rendendolo del
tutto simile alla materia prima di primo utilizzo. Una confezione ridotta al minimo indispensabile evita d'ingrossare inutilmente la
discarica vicino casa e l'uso dell'etichetta 'eco-packaging' consente ai consumatori di riconoscere e premiare le aziende che decidono
spontaneamente di ridurre l'uso dei materiali nel confezionamento. L'eco-packaging trasforma l'odierno handicap, in una leva di
marketing addizionale, soddisfacendo un bisogno di rispetto che colpisce l'intera cittadinanza, con o senza sensibilità ambientalista.
Il packaging, spesso identificato come prodotto fine a se stesso, riveste per contro un ruolo molto significativo: protegge, conserva,
identifica e consente di trasportare la merce. Senza packaging un prodotto può danneggiarsi o deteriorarsi, rendendo vano il ricorso alle
risorse naturali ed energetiche necessarie alla sua realizzazione e il trasporto fino al punto vendita. Il packaging svolge quindi un ruolo
fondamentale nella riduzione degli sprechi e, in linea con questo obiettivo, diventa fondamentale creare imballi sostenibili, grazie a
processi che consentano di rispettare e preservare l‟ambiente. Produrre packaging a ridotto impatto ambientale rappresenta oggi non
soltanto una necessità, ma anche una sfida, sostenuta dall‟attenzione che opinione pubblica, media, istituzioni, aziende manifatturiere e
distribuzione riservano a questa specifica problematica.
Nuove scoperte non troppo recenti, perché frutto di una ricerca pluriennale, conducono allo sviluppo di nuovi tipi di plastica
biodegradabile e biocompatibile, in grado di incrementare significativamente il riutilizzo del comune PET e, in futuro, della bioplastica. A
tal fine gli scienziati di IBM e della Stanford University stanno sperimentando l'applicazione dell'organocatalisi alla chimica ecologica dei
polimeri, mentre i ricercatori dell‟Università del Missouri hanno evidenziato come la plastica a base di petrolio potrebbe presto essere
sostituita da un materiale plastico non inquinante e rinnovabile, ottenuto da particolari piante. Lo scopo è quello di ridurre l‟impronta
ecologica dell‟uomo e la dipendenza dal petrolio estero, ma questa nuova alternativa verde fornirà un‟ulteriore fonte di guadagno per gli
agricoltori. Brian Mooney, uno degli autori della ricerca spiega: „Ricavare materie plastiche derivanti da piante non è un‟idea nuova.
Materie plastiche a base di amido vegetale e proteine di soia sono state già utilizzate per un po‟ di tempo come alternativa a quelle
materie plastiche a base di petrolio. La cosa nuova ed entusiasmante è che potremmo trovare il modo di usare le piante per crescere, a
tutti gli effetti, la plastica: le piante della plastica‟. Con l‟ausilio di una serie di moderne tecniche molecolari, gli scienziati sono in grado di
introdurre tre enzimi batterici nella pianta modello Arabidopsis thaliana, che combinandosi con due enzimi della pianta, producono un
polimero organico, noto come polyhdroxybutyrate-co-polyhydroxyvalerate, o PHBV: un polimero di tipo plastico, molto flessibile e
malleabile, ed utilizzabile per la produzione di una vasta gamma di prodotti, come i sacchetti dei generi alimentari, le bottiglie di soda, i
rasoi, le posate usa e getta etc. etc.. Quando inutilizzata, tale plastica si degrada naturalmente in acqua e anidride carbonica grazie ai
batteri presenti nel suolo, a parte ciò restano ancora molte ricerche da fare e numerose sperimentazioni, ma un futuribile utilizzo delle
piante come biofabbriche, ovvero come colture geneticamente modificate ha molti vantaggi, tra i quali la riduzione dell‟impiego di risorse
petrolchimiche.
Lo sviluppo della tecnologia per creare piante transgeniche ha costituito la base per una nuova Rivoluzione Verde, capace di
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rispondere, oltre al tema in questione, anche le attuali inefficienze di un‟agricoltura, inadatta al completo approvvigionamento di una
popolazione in continua crescita.
Dalla sintesi e proprietà dei biopolimeri all‟analisi LCA, dall'impatto ambientale delle plastiche verdi ai biocompositi, dal la gestione del
fine vita degli imballaggi alle problematiche nel contatto con alimenti: questi sono i temi di uno Sviluppo Intelligente, di un ripensare
l'economia, il business e il singolo prodotto, da un nuovo ed impellente punto di vista, parliamoci chiaro: nessun prodotto può essere di
per sé sostenibile, di fatto, a forza di perfezionamenti, può diventare meno insostenibile!
Tutte le grandi case stanno duellando a colpi di efficienza energetica, o di servizi post-vendita come il riciclaggio a fine vita incluso nel
prezzo. La Philips, ad esempio, dai prodotti „verdi‟ ricava già un terzo del fatturato: è l‟Era - come osserva Ezio Manzini, professore di
disegno industriale al Politecnico di Milano - del fattore greenwashing, ovvero di quella diffusa tendenza a „rinverdire‟ l'immagine
aziendale, per rendere più efficienti i processi industriali, nell'interesse dell'azienda e delle aziende sue clienti.
Un tema sempre più inquietante e sotto i riflettori dei media e divenuto - nel 2008 - mostra alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo;
la mostra dal titolo Greenwashing presentava artisti come la statunitense Amy Balkin ed il suo parco virtuale di aria pulita; il cinese Chu
Yun e la sua costellazione di piccole lucciole, in realtà spie luminose di oggetti tecnologici ed elettrodomestici; l‟inglese Simon Starling e
il suo sistema di riscaldamento con caloriferi a forma di cactus; fino a giungere ad Égalité (2003) un‟opera comprendente - anche - il
sabotaggio di Evian, un‟identità grafica aziendale di proprietà del gruppo Danone, che Cuevas ha mantenuto nella forma e nel design,
sottolineando però nel marchio Égalité il corrispettivo motto francese, liberté, égalité, fraternité, con il preciso scopo di sottolineare la
non uguaglianza nell‟accesso alle risorse idriche in questione, a causa del moltiplicarsi - negli ultimi dieci anni - del suo prezzo medio di
ben 1000 volte, addirittura più della benzina.
Necessitiamo di cambiamenti di sistema tali affinché la tecnologia possa aiutare la gente a trovare un passaggio in macchina (sistemi di
carpooling); moduli abitativi più razionali ed efficienti (sistemi di co-housing), affinché tutti noi si possa usufruire di sistemi di Slow Food,
attenti all‟ambiente, ma anche a Noi!
Fare prodotti un po' più sostenibili costa di più, ma le imprese stanno scoprendo che usare meno acqua, meno energia, meno
imballaggi porta benefici a tutti e somma vantaggi competitivi, come il pubblico plauso: è il caso della InterfaceFlor, un'azienda diventata
famosa producendo tappeti e moquette in modo nuovo, con l'obiettivo di rimuovere completamente i combustibili fossili sia dai prodotti
che dai processi produttivi. Ma se questo è solo l'inizio: ciò che c'è da fare è ridisegnare il sistema economico e riprogettare i modi della
vita quotidiana; e per fare ciò ci vogliono nuovi eco-artisti che ripensino i prodotti e trasformino l'oggi (e lo ieri) in un domani.
Devono essere come dice l‟imprenditore Sergio Orazio Paolin: „dei "visionari"! Prima di essere capaci di progettare nuovi oggetti,
devono essere capaci di "immaginare" nuovi modi di studiare, di lavorare, di viaggiare, di mangiare, ecc.,...in una parola: nuovi modi di
vivere! Il designer oggi non deve solo rispondere a una "domanda" ma stimolare una "domanda", anticipare un bisogno‟. Ma questo è il
ruolo di tutti noi, perché essere degli specialisti non basta più, urge essere degli intellettuali professionisti in quei valori culturali coerenti
con una visione del mondo alternativa.
Per cui No alla negazione dell'imballo! Ma sì ad un‟attenta riflessione sulla possibilità di valutare quale materiale, per quale utilizzo, per
quale consumo, per poter distinguere il carico economico ed il carico ambientale ideale, senza dimenticare che un piccolo bene
moltiplicato per tanti atti risulta per noi un grande bene, mentre una performance positiva, estremamente positiva per un numero
limitatissimo di azioni rimane irrilevante anche per il singolo. NB: La ghettizzazione di azioni importanti in nicchie di consumo non
genera beneficio comune e qui si distingue la Grande Azienda nel cercare e riuscire a distribuire anche piccoli gesti positivi e continui
che moltiplicati per enormi volumi di vendita conducono a generare fenomeni estremamente interessanti e determinanti per la qualità
della nostra vita.
L'uso di certi materiali e certe tecnologie nell'ambito di prodotti basso vendenti deve quindi fungere da rampa per un utilizzo degli stessi
nel vasto campo dei prodotti "normali", dove volumi ben più importanti generano fenomeni assolutamente rilevanti sotto l'aspetto
economico e sicuramente ambientale, ne è un esempio la filiera cartaria dell'imballaggio, tale per cui gli attori intermedi (i trasformatori, i
distributori, i cittadini, le aziende che raccolgono i rifiuti) hanno tutti un ruolo affinché il ciclo possa chiudersi e tra gli attori trovano posto
anche i designer che dalla produzione al riciclo possono innovare i prodotti o i sistemi gestionali, ottimizzando una politica
ambientalmente corretta.
Idem per CocaCola che presentando la sua nuova PlantBottle, realizzata con il 30% di plastica rinnovabile, ha l‟obiettivo di arrivare a
due miliardi di pezzi entro il 2012 e in tempi ragionevoli, di utilizzare solo contenitori verdi.
Vi ricordo in ultima istanza 100% Emballage, il salone internazionale dell‟imballaggio che si svolgerà il 22-25 novembre 2010 in Francia,
un salone in cui troveremo gli ultimi sviluppi tecnologici e i nuovi trend di stile: e forse anche termini come biomimicry, cui lasciamo a
Janine Benyus la sua appurazione: „La natura come modello, / La natura come misura / La natura come mentore / La natura va con la
luce del sole / La natura utilizza solo l‟energia di cui ha bisogno / La natura adatta la forma alla funzione / La natura ricicla tutto / La
natura ricompensa la cooperazione / La natura conta sulla diversità / La natura richiede perizia locale / La natura limita gli eccessi
dall‟interno / La natura utilizza il potere dei limiti‟ (in Biomimicry, Janine Benyus). Insomma la Biomimesi è un metodo e un processo di
progettazione con il quale si cercano soluzioni sostenibili, chiedendo ad altre 30 milioni di specie animali e vegetali intuizioni su alcune
strategie di sopravvivenza, tali per cui ciò che non funziona, lo vediamo in fallimenti come i fossili.
In breve non si tratta solo di usare materiali naturali al posto di quelli artificiali, ma di cambiare le modalità della nostra maniera di
guardare al pianeta, immaginandolo come un campo di applicazioni e di soluzioni per un'imprenditorialità fondata su di un'innovazione e
su di una ricerca, libere dall‟ossessione - tanto comune al design - della novità e della cronologia: l'ultimo ritrovato, il prodotto più
recente, etc. etc.. Come ci ricorda Paolo Tamborrini, ricercatore presso il Dipartimento di Disegno Industriale del politecnico di Torino,
nel suo recentissimo Design sostenibile. Oggetti, sistemi e comportamenti: „credere nell'innovazione non significa affidarsi a un
semplicistico ottimismo, ma piuttosto coltivare un atteggiamento molto critico verso l'esistente, assieme a una visione di come la
situazione possa essere migliorata. Più efficace quando sa incidere sui comportamenti quotidiani e sugli oggetti che ci circondano,
l'innovazione non va semplicemente associata al concetto di invenzione; significa invece attuare un processo di trasformazione che
prevede l'implementazione della qualità dei modi, degli strumenti, dei valori e degli obbiettivi dell'agire umano‟.
Gli obbiettivi dell‟agire umano, ecco ciò che cerca l‟intellettuale d‟oggi!
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IL DRAMMA
DEL PACKAGING
CONTENIMENTO, PROTEZIONE, MANIPOLAZIONE, PRESENTAZIONE … BY gr.gr.
In quest'epoca i nostri bidoni della spazzatura dedicati a plastica, carta e vetro si riempiono a velocità inaudita, rendendoci consapevoli
di quanti scarti comporti il nostro attuale modello di vita.
Il packaging rappresenta un potente strumento che invoglia il consumatore con forme, colori e design accattivanti, in oltre il concetto di
trasparenza ha creato la necessità che la confezione oltre che proteggere, deve informare: tutto ciò è il vestito del prodotto che deve
essere bello, confortante e affidabile, ma quante volte vi è capitato di comprare qualcosa il cui quantitativo di imballaggio superava i
contenuto?
Il nostro ambiente è invaso da materiali plastici per esempio il polistirolo usato per gli imballaggi, esso è un rifiuto non facilmente
riciclabile per la sua leggerezza, ed è il peggior nemico dei nostri fondali marini che ne sono cosparsi. Tutto ciò è allarmante, ma la
consapevolezza sta cominciando a essere globale, non solo perché l'imballaggio sovrabbondante e non necessario è anche costoso,
ma anche perché stiamo rendendo sempre più la nostra terra una discarica e il packaging contribuisce in modo cospicuo a tale realtà.
Il problema dello smaltimento degli imballaggi sta divenendo una problematica comune a molti Paesi europei, tant‟è che è nato il
movimento dell'Overpacking, il cui scopo è salvaguardare il rispetto dell'ambiente, assicurando il riciclo e riducendo il volume, il peso e il
costo del packaging. La confezione, l'imballaggio, il contenitore va pensato nel suo intero ciclo di vita, ossia dalla creazione allo
smaltimento e al costo, alche occorre diffondere una cultura del packaging eco-sostenibile, dove la prevenzione o la riduzione al minimo
sull'impatto ambientale dei materiali da imballaggio, è di definire i requisiti essenziali attinenti alla loro composizione e alla loro natura
riutilizzabile (incluso il riciclaggio).
L'armonizzazione delle norme in tutti gli imballaggi degli Stati membri dell'UE sarebbe un grande passo in avanti non solo nella
riduzione degli sprechi, ma anche nella riduzione dell‟inquinamento che nei paesi cosiddetti avanzati sta diventando insostenibile. La
direttiva 94/62/CE riguarda tutti gli imballaggi e i rifiuti di imballaggio immessi sul mercato nella Comunità e definisce precisamente cosa
si intende per packaging: „tutti i prodotti composti di materiali di qualsiasi natura da utilizzare per il contenimento, la protezione, la
manipolazione, la consegna e la presentazione delle merci, dalle materie prime ai prodotti trasformati, dal produttore al consumatore o
all'utilizzatore. 'A perdere' per oggetti usati allo stesso scopo devono essere considerati imballaggi„.
Alla presente direttiva CE la regione Piemonte aveva anticipatamente dato una risposta a partire dal dicembre, 2006 con una iniziativa
cui avevano aderito 9 catene commerciali, con le quali avevano installato sul territorio 45 macchine erogatrici. Grazie a un opera di
sensibilizzazione che la regione ha portato avanti sul territorio sono stati venduti alla spina più di 950 mila litri di detersivo.
I primi dati su base triennale dell‟erogazione dei detersivi alla spina che ha permesso la riutilizzazione del flacone acquistato la prima
volta permette di fornire i seguenti dati significativi. L‟uso di questo sistema significa che in atmosfera non sono state emesse 92,2
tonnellate di CO2 e si sono economizzati più di 1421 MW/h di energia elettrica e più di 33 tonnellate di plastica. I risultati esaltanti
dell‟iniziativa Piemontese confermano che il design concernente l‟imballaggio si deve adeguare alle nuove tecnologie e anche il tipo di
distribuzione si deve adeguare alle nuove esigenze dei consumatori, che prendono sempre più coscienza dell‟inutilità e della dannosità
che la sovrabbondanza degli imballaggi produce.
In un periodo di crisi in cui tutti devono fare i conti è evidente che tutto ciò che è inutile va eliminato a favore di una maggior sobrietà e
che il packaging fa parte delle sovrastrutture da eliminare: la regolamentazione del governo sembra però l'unica soluzione, poiché
senza leggi, le imprese e i consumatori di conseguenza continueranno a creare sprechi e quindi inquinamento.
Di seguito ecco le dieci regole - pubblicate da legambiente -per i consumatori al fine di ridurre lo spreco degli imballaggi: privilegiare la
merce sfusa alla merce confezionata; scegliere detergenti e detersivi ricaricabili (refil); usare borse di carta o meglio ancora carrelli e
borse di cotone; preferire il vuoto a rendere (es. per l'acqua meglio il vetro che il PET); orientarsi su prodotti imballati semplicemente
(non imballaggi dentro imballaggi dentro imballaggi, tipo dentifricio); evitare gli imballaggi fatti di tanti materiali diversi (più difficili da
riciclare); preferire le confezioni famiglia alle monodose; evitare gli usa e getta (es. posate e piatti di plastica, rasoi). Le ditte che
producono gli imballaggi si dovranno adeguare a fare nuove proposte eco compatibili e aventi i requisiti essenziali quali la
composizione, il riutilizzo, il recupero e la capacità di riciclarli.
L'utilizzo di materiali completamente biodegradabili oppure riciclati è in effetti uno dei principali strumenti di eco-packaging ed è una
strada che molti brands stanno percorrendo per soddisfare un consumatore che richiede una rassicurazioni etica. Ma se l‟etica acquista
una rilevanza tanto maggiore quanto più ci si sposta verso una concezione del prodotto di lusso come prodotto di una fabbrica
dell‟immateriale che produce simboli, quindi un prodotto che viene apprezzato per la sua capacità di generare emozioni ed evocazioni
positive. Ed è in quest‟ottica che molti che studiano soluzioni innovative ed ecofriendly come per esempio Salvatore Ferragamo, che
produce scatole, borse della spesa e bustine delle scarpe, sono realizzate con materiali ecofriendly, come attestano le apposite
certificazioni che accompagnano ogni imballaggio.
Se per i prodotti di lusso tra gli elementi che contribuiscono a determinare la performance etica del sistema di offerta sta acquisendo
un„importanza sempre maggiore l‟aspetto della sostenibilità ambientale lentamente questo criterio sta entrando anche nei prodotti di uso
comune, soprattutto quando esiste un‟effettiva competitività nei costi.
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La crisi sta portando una nuova sobrietà e l‟assunzione di una certa eticità nei consumi entra in un‟ottica di rispetto dell‟ambiente, che
necessita di una progressiva riduzione degli imballaggi etc..
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PESCOMAGGIORE
UN PROGETTO ECOSOSTENIBILE. BY gr.gr.
Se è vero che, per il sisma in Abruzzo, l‟intervento del governo (pilastro del sistema legale tradizionale) è stato
importante anche finanziariamente, è anche vero che una comunità autogestita, ha proposto un‟alternativa decisamente
attuale rispondente a esigenze effettive in un‟ottica di futuro che è venuta a mancare nei progetti governativi. I cittadini
con l‟entusiasmo dei giovani hanno dato risposte tecnicamente attuali alle esigenze di una comunità distrutta dal
terremoto .
Pescomaggiore è un piccolo borgo di origini altomedioevali alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso (Monti della
Laga, ad una decina di chilometri da L‟Aquila) quì il sisma ha distrutto buona parte delle abitazioni e del patrimonio
storico-culturale e i tempi lunghissimi dell‟emergenza e della relativa ricostruzione sono stati la causa principe di un
progetto attuale in un‟ottica di eco sostenibilità.
Un piccolo paese che già prima del 6 aprile 2009 aveva dato vita ad un Comitato per migliorare la qualità della vita e
recuperare l‟abitato storico, con la catastrofe e con l‟emergenza, per consentire a più famiglie possibili di restare a vivere
nel loro prese si è avviata la progettazione e realizzazione di un villaggio autocostruito e autofinanziato. Fare case
economiche, ecologiche e rapide da realizzare è possibile se si usano prevalentemente materiali naturali, economici e
reperibili sul posto, proprio come il progetto degli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini del BAG studio mobile, con
l‟assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esperto in bioarchitettura, un villaggio il loro di bilocali e trilocali low cost, a
minimo impatto ambientale e nel rispetto delle vigenti norme anti-sismiche ed edilizie con l‟utilizzo di una struttura in
legno portante e tamponatura in balle di paglia: un piccolo agglomerato energeticamente autosufficiente.
Il costo delle abitazioni (circa 500 euro al metro quadro, un quinto di quello degli appartamenti del progetto C.A.S.E.) e il
complesso di interventi integrati in campo ambientale, agricolo, artigianale e turistico, sono stati capaci di generare
un‟opportunità verde di impiego e di reddito per gli abitanti.
Tecniche costruttive decisamente poco costose e rispondenti alle esigenze ad impatto zero in Italia ci sono, è solo la
burocratica macchina dello Stato che continua a proporre l‟applicazione di tecniche costruttive diciamo care, perché
rispondenti ad esigenze decisamente oscurantiste.
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REGRESSO ITALIANO
AI TEMPI DI INTERNET
QUANTA TRISTEZZA! BY gr.gr.
Con la cosiddetta esplosione dell‟informazione (una metafora che ricorda spiacevolmente la polvere da sparo), che seguì all‟invenzione
della stampa, si presentarono diversi problemi, i più seri fra questi erano quelli legati al reperimento delle informazioni, quindi alla scelta
ed alla valutazione critica dei libri e degli autori. Nacque così l‟esigenza di avere nuovi metodi di gestione delle informaz ioni, proprio
come oggi nei primi tempi di Internet.
I nuovi metodi di gestione per il bel paese sono prima di tutto l‟utilizzo della censura indiretta, neppure l‟onestà di imporre una censura
dichiarata, ossia attraverso l‟uso di forti ammende a creare un rapporto di sudditanza dei redattori nei confronti degli editori, che a loro
volta si devono assoggettare alla volontà politica per evitare la chiusura per fallimento finanziario. Una profonda crisi politica impone,
per salvarne l‟immagine, una forma di controllo preventivo sull‟informazione e sulla magistratura, dando così atto del fallimento e della
confusione regnante di un paese che non riesce a far rispettare leggi, che già esistono.
I giornalisti hanno il dovere deontologico di informare, come il magistrato è il garante per la riservatezza e per il rispetto delle leggi, che
tra l‟altro a vario titolo tutelano il segreto istruttorio il quale, purtroppo, non viene rispettato. Se una legge non risolve i problemi legati a
un maggior senso di responsabilità, senz‟altro un provvedimento quale quello che adotterà l‟Italia lede uno dei diritti fondamentali del
cittadino, ossia quello dell‟informazione. La censura pone le basi per la caduta di un sistema democratico, che in alcuni paesi è già
mutilato da leggi elettorali antidemocratiche che favoriscono nepotismi e clientelismi di ogni genere. Quanta tristezza c‟è nel silenzio che
nasce da ogni tipo di censura.
Internet ha ovviamente reso più difficile per le autorità sopprimere la comunicazione e altre attività non gradite ai vari governi, ma
partendo dal principio che nei periodi di proibizionismo fiorisce il mercato nero, è facile desumere che ci saranno sempre più servi, con
sedi estere, che continueranno a divulgare ciò che è impubblicabile sulla carta stampata: quindi a cosa serve censurare? I maligni
possono dire che una classe politica che fonda il suo bacino di consensi su di un elettorato le cui opinioni si formano prevalentemente
attraverso la televisione, non andrà di certo a ricercare informazioni su internet. Quando la politica è costretta a fare leggi per difendere
se stessa e non in funzione del bene comune, quando gli uomini cosiddetti politici, non sono più i servitori dei cittadini, ma una casta di
privilegiati non c‟è più democrazia e il paese intero è destinato al regresso.
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PARITÀ A SESSANTA5
ANNI
X UN MANCATO RICAMBIO GENERAZIONALE
Se è vero che le ideologie sono crollate, è dalla politica economica che si vede quale sia il tipo di società futura, ma se il capitale su cui
si fondono le società è quello umano, un mancato ricambio generazionale è una perdita paralizzante per un paese, alche quale società
sta immaginando la nostra politica?
La diminuzione delle nascite è un fatto reale che coinvolge il nostro paese e la necessità di una maggiore crescita demografica, e quindi
di un aumento delle nascite, sono argomenti trattati con la solita retorica che occupano i grandi spazi, come i grandi argomenti
concernenti la donna, durante le campagne elettorali. Oggi è difficile formare una famiglia poiché non vi sono sicurezze lavorative e,
soprattutto in Italia, non vi sono servizi che permettono alle donne di essere inserite pienamente nel mondo lavorativo ed essere - nel
contempo - madri.
L‟Europa enuncia così il principio di pari diritti e pari doveri fra uomo e donna e a tale scopo negli anni novanta porta l‟età pensionabile a
sessantacinque anni sia per gli uomini che per le donne. In Italia la legge di recepimento della norma europea è stata fatta due anni fa e
in un tentativo di temporeggiare si è cercato di allungare i tempi sino al 2018, ma qui è prevalsa l‟incapacità della politica di prendere
decisioni impopolari; tutto ciò è normale in una società che si occupa generalmente del prossimo sondaggio e non si proietta nel futuro,
oltre che a non riuscire a dare risposte concrete in tempi accettabili.
Nel nostro paese le donne sono coscienti dei loro diritti, ma sono poco rappresentate in politica e quindi le loro esigenze sono
decisamente poco ascoltate da un mondo politico fatto da uomini ed anche piuttosto anziani.
Per di più si parla tanto dello sfascio del sistema famiglia e che sempre meno donne si sposano e hanno figli, ma se non si fa una vera
politica a favore delle donne, norme che favoriscano il loro ingresso nel mondo del lavoro e non si danno sufficienti servizi che
permettano loro di rimanere nel mondo produttivo pur avendo figli, di che si vuole parlare?
Oggi si pensa solo a risolvere i „grandi‟ problemi internazionali dell‟economia, senza pensare che alla base di ogni società vi è la
famiglia, come pure le donne e senza delle risposte reali alle loro esigenze l‟Occidente faticherà e non poco nella sua crescita non solo
demografica.
Le disparità che dividono i due sessi sono sia salariali che pensionistici e con l‟unificazione dell‟età pensionistica almeno la differenza
legata al TFR dovrebbe diminuire una delle tante illusioni. Oggi questo provvedimento concerne solo le donne che operano nel pubblico
impiego, ma a breve si estenderà a tutte le categorie di lavoratrici, come avviene in altri paesi che godono - però - di ben altri servizi.
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nement
LA DEBOLEZZA D’EUROPA
MALGESTIONE DEGLI AFFARI UMANI. BY gr.gr.
Nella storia non esiste potere che non sia associato all‟esercizio della forza ed a sanzioni contro chi non lo rispetta, nel caso del potere
economico la sanzione può essere la disoccupazione, la miseria o la perdita delle prospettive di carriera; nel caso del potere politico, la
marginalizzazione.
La debolezza nasce da una stanchezza della politica e dal persistere di interessi particolari di ogni stato, non si è verificata la
concezione secondo cui la globalizzazione diminuisce la rilevanza dei confini, del territorio e della località, minando quindi alla radice il
ruolo della nazione-stato territoriale come istituzione centrale per la gestione degli affari umani.
Il ruolo centrale del governo territoriale nazionale non ha favorito la nascita di una coscienza unitaria, dato ciò il cittadino d‟Europa deve
ancora nascere proprio come una vera politica comune che non tenga conto dei vari nazionalismi formatisi in secoli di storia. Ma se il
fine comune è creare una vita migliore per tutti in una casa comune, questa crisi che nasce da speculazioni incontrollabili non aiuta e si
sente il rumoreggiare contro i paesi economicamente più deboli, come la Grecia e a cui il fondo monetario europeo a posto
forzatamente aiuto.
A livello europeo quindi serve decostruire le identità nazionali e costruire un‟identità comune, affinché un nuovo senso di appartenenza
e una reciproca lealtà, porti a condividere politiche economiche e fiscali e non solo monetarie.
Viviamo in un‟epoca in cui la tecnologia ha reso più facile che mai spostare capitali, merci e servizi al di là delle frontiere nazionali, ma
viviamo anche in una grande crisi che nasce dal crollo delle ideologie e dall‟inesistenza di una visione del Futuro.
Un‟Europa politicamente debole non può essere economicamente forte, soprattutto quando i fantasmi del passato aleggiano, quando la
catastrofe economica della repubblica di Waimer e le sue conseguenze sono lo spauracchio con cui ci si batte per arginare una crisi
che nasce dalla mancanza di regole nei mercati etc. etc..
Insomma una visione solo monetaria, dell‟economia europea è destinata a fallire ed è impensabile che gli stati dell‟Euro continuino ad
adottare politiche economiche proprie, che porterebbero non solo alla fine della moneta unica europea, ma ad una crisi che
coinvolgerebbe l‟intero sistema economico mondiale.
Il sogno di una Grande Nazione chiamata Europa non è finito con la crisi, ma forse è partendo da questa emergenza che si consoliderà
un‟azioni unitaria!
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nement
TAMPONE, ACQUA E GOLA
LA CASTA DEL BEL PAESE. BY gr.gr.
Piccoli imprenditori e commercianti con l‟acqua alla gola, non c‟è più nulla da spremere!
C‟è una certa stanchezza nel vedere che l‟unica risposta al disavanzo sono una miriade di provvedimenti tampone come una maggior
pressione fiscale, con annessa „lotta agli evasori‟, divenuta ormai una moderna caccia alle streghe con la guardia di finanza nel ruolo
della santa inquisizione e gli italiani nella loro totalità nel ruolo di streghe o presunte tali!
Il contratto fiscale è percepito e accettato dal cittadino se sostenibile e utile per dare una risposta ai bisogni della comunità, e non in
funzione dello Stato che ha una politica che non d‟ha risposte ai cittadini, se non per mantenere caste precise. Non si può accettare
un‟imposizione fiscale pari al 51% come la Svezia, ma senza lo stato sociale svedese! La storia dovrebbe aver insegnato che l‟eccesso
di fiscalità conduce alla fuga di chi può e all‟esasperata insurrezione di chi non può. Un Italia sofferente non per eccesso di debito
procapite - l‟italiano è poco cicala - ma per un eccesso di debito pubblico: come un grande formicaio con una regina impazzita e che
mangia tutte le scorte senza criterio e limite.
Sarebbe troppo bello imputare la colpa di questa difficile situazione a „Roma ladrona‟, agli statali „fannulloni‟, agli evasori fiscali, ma
siamo certi che siano questi i mali e non le conseguenze!
Attualmente si registra una continua fuga di capitale umano e finanziario all‟estero, con conseguente impoverimento del paese poiché vi
sono sempre meno soldi, meno imprese, meno ricerca,meno, meno, meno. Quando c‟è un‟emorragia si tampona, si scopre la causa,
s‟interviene, quì si ha la vaga impressione che si stia lasciando morire il malato, forse per incompetenza, forse per poca lungimiranza,
magari per una mancata veduta d‟insieme, o più semplicemente per puro menefreghismo. A ben guardare è vero che le cause sono
molteplici e non esiste nessuna formula magica che possa risolvere ogni problema, ma è evidente che attualmente l‟eccessiva
pressione fiscale spinge le grosse imprese a trasferirsi all‟estero, mentre le medio-piccole agonizzano e chiudono stremate.
Essere competitivi non significa gareggiare verso un rialzo indiscriminato delle tassazioni, ma rendere appetibile i territori alle imprese
diminuendo sensibilmente le aliquote. Semplicistico? Forse. Qualunquista? Magari. Arrischiato? Non più rischioso che continuare a
soffocare il paese di tasse e contro tasse!
Dimezzare le aliquote riporterebbe l‟imprenditoria italiana in Italia e alletterebbe gli imprenditori esteri nel ridare fiato agli artigiani, i
commercianti, i piccoli imprenditori e così via.
Si vuole facilitare la nascita delle imprese, ma non si fa nulla per farle vivere; dopo tutto diviene difficile quando uno stato vive sui debiti
e ogni anno perde 70 miliardi di interessi passivi, insomma ogni manovra per arginare il debito pubblico non sarà risolutiva se
continuerà a ragionare secondo categorie d‟emergenza.
détour 12
nement
LA SOCIETÀ INSICURA
DEMAGOGIA DEI DIRITTI UMANI. BY gr.gr.
Le grandi spinte migratorie accompagnate dall‟insicurezza e dalla sfiducia, oltre che da un‟incapacità di progettare il futuro,
contribuiscono a creare la sensazione di essere minacciati da ciò che è l‟altro, come sono gli immigrati.
La spettacolarizzazione di tutto con picchi d‟attenzione spasmodica concernenti casi sensazionali, unita ad un linguaggio populistico
della politica, creano forme di razzismo spesso legati „al semplice‟ uso di espressioni infelici e volgari. L‟intolleranza esiste e non
coinvolge solo lo straniero, ma ogni forma di diversità, ogni espressione che si distacca da una uniformità qualunquista: viene percepita
come pericolosa causa di insicurezze e questa sensazione è frutto di una demagogia dilagante che mischia le politiche d‟integrazione
con quelle legate alla sicurezza.
Le potenzialità della diversità come forza propulsiva delle società multietniche, sta incontrando grosse difficoltà, soprattutto nel breve
periodo, per i problemi economici che inducono le persone a una chiusura continua.
Al fenomeno dell‟immigrazione si affianca così la crisi, rendendo più complicata l‟attuazione di una politica di accoglienza e favorendo
una propaganda che arresta il fenomeno dell‟immigrazione clandestina, attraverso i respingimenti dei barconi.
Nell‟immaginario collettivo le vergognose carrette del mare sono il mezzo principe attraverso cui giungono i clandestini in Italia e poco
importa se la grande parte del flusso immigratorio clandestino non avviene via mare e i respingimenti coinvolgono dal 3 al 5% degli
immigrati e quindi una minima parte. Il cittadino ha la sensazione che lo stato faccia qualcosa per la sua sicurezza, già perché oramai il
binomio immigrazione uguale insicurezza, rientra nella mente delle persone come strettamente collegato, e pazienza se con tali
respingimenti si violano i trattati internazionali che l‟Italia ha firmato.
I respingimenti in blocco hanno provocato la scomparsa di 834 persone che erano in fuga dalle dittature, sono stati messi a repentaglio i
diritti degli emigranti e dei richiedenti asilo, nonché le loro stesse vite. Si è continuato a espellere persone verso luoghi in cui erano a
rischio di violazioni dei diritti umani - ovvero la Libia - senza valutare i nostri doveri di cittadinanza.
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nement
DA POMPEI
RESTAURI INAPPROPRIATI HANNO INTACCATO GLI SCAVI DI POMPEI. BY gr.gr.
Non sembra vero.. cerchi di capire… una serata a teatro vale bene il sacrificio di alterare irrimediabilmente strutture antiche, infondo in
Italia di reperti archeologici ne abbiamo tanti, uno più o uno meno non cambia nulla, e infondo si è solo completato l‟opera distruttiva
che il Vesuvio nel 79 d.C. non ha portato a termine; ma che gli uomini sono sempre prontamente efficienti nel distruggere le
testimonianze del passato. Una delle testimonianze più importanti della nostra civiltà: 440 mila metri quadrati di antiche vestigia, 1.500
case tra le mura, i mosaici nel giardino della casa ritrovata di Apollo, la casa degli Amorini dorati, la casa della Caccia antica, che
prende il nome da un meraviglioso affresco di caccia, la casa dei Vettii (la figura che rappresenta è Priapo), la casa del Fauno, e poi il
Teatro Grande di Pompei, del II secolo a.C..
La necessità di intervenire su un notevole numero di edifici di Pompei antica che versano in condizioni di degrado statico, è una delle
problematiche impellenti che bisognerebbe affrontare. Ovviamente nel mondo della vistosa apparenza risolvere i problemi statici non
appaga l‟occhio come bei cartelli colorati «Friendly Pompei» e il percorso di visita agli scavi in cui adesso non si vedono più quelle
sconnesse lastre antiche lungo la strada archeologica: in favore di una colata di cemento. E poi perché la protezione civile a seguito di
un‟eruzione ha avuto la necessità di restaurare poco importa se in maniera grossolana e decisamente distruttiva, parte del Teatro, ciò
che conta è che l‟emergenza è emergenza.
Come tutti i normali edifici moderni a partire da quelli del 79 d. C. anche il Teatro Grande di Pompei, nell‟ottica di voler fare degli
spettacoli, è stato messo a norma con la costruzione ex novo dell'intera gradinata. A riguardo Antonio Irlando, responsabile
dell'Osservatorio, scrive al ministro: „La gravità è facilmente e banalmente dimostrabile, in particolare della cavea, che, rispetto ad una
qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna
fattura‟. Altri interventi sul teatro e sull‟area della „caserma dei Gladiatori‟ hanno riguardato opere murarie particolarmente invasive,
appartenenti probabilmente a quella nuova filosofia del restauro profondamente invasivo e che per fortuna solo a Pompei ha posto
mano.
Per realizzarvi servizi igienici per gli spettatori si sono sgomberati locali antichi, già adibiti a deposito di materiale archeologico, e in
mancanza di fognatura si dovranno fare vasch settiche, che bisognerà ricavare all‟interno delle case antiche.
I reperti archeologici vanno soggetti al restauro per preservarli, non per alterarli o, addirittura ricostruirli, ma a quanto pare certi concetti
nel bel paese sono lontani e così si continua a essere visti come barbari che fanno scempio del loro patrimonio, perché culturalmente e
tecnologicamente arretrati.