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Amici di Follereau per i diritti degli ultimi 5-6 Maggio-Giugno 2018 Anno LVII - n.5-6 / maggio - giugno 2018 - Poste Italiane SPA, Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in.L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, c.1, CN/BO - Filiale di Bologna – € 2 I CITTADINI E I BENI COMUNI DONAZIONE DEL MESE India-Assam: battersi per una vita diversa L’informazione: la prima forma di solidarietà

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Amici di Follereauper i diritti degli ultimi

5-6 Maggio-Giugno2018

Anno

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n. 46

) art.

1, c.1

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2

I CITTADINI E I BENI COMUNI

DONAZIONE DEL MESEIndia-Assam: battersi

per una vita diversa

L’informazione: la prima forma di

solidarietà

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EDITORIALE

La comunità come strumento

indispensabile nella cooperazione

internazionale per uno sviluppo

inclusivo

PIÙ COMUNITÀ, PIÙ FORZA

Nella cooperazione internazionale il concetto di “resilienza” è diventato un riferimento fondamentale per orientare l’innovazione nelle strategie di sviluppo sostenibile del

territorio. In una comunità in situazione di bisogno questo processo si realizza promuovendo opportunità e mettendo a disposizione delle persone vulnerabili strumenti per l’azione in risposta alle loro necessità. AIFO svolge in tutti i suoi progetti questa azione: adotta una strategia comunitaria partecipativa con l’obiettivo di rafforzare la comunità e renderla più inclusiva.

Nell’estate verrà avviato in Guinea Bissau un progetto che si propone di sviluppare un programma di inclusione sociale ed economica delle categorie più vulnerabili a rischio migrazione e favorire il reintegro dei migranti di ritorno nelle proprie comunità di origine. Il titolo “Mais Comunidade, Mais Força” indica l’obiettivo: il rafforzamento della comunità promuovendo ed organizzando piccole imprese sociali a gestione comunitaria che creino prodotti o servizi utili allo sviluppo della popolazione locale. La formazione delle persone ed il rafforzamento delle organizzazioni locali sono la condizione indispensabile per il reinserimento sociale di chi non è riuscito nel suo proposito di migrazione ed è stato costretto a tornare.

Il metodo applicato in questo progetto si applica in tutte le azioni dell’Associazione. Sostenere le comunità nell’individuare i propri bisogni e scegliere le strategie da adottare attraverso processi emancipativi e partecipativi significa trarre le risorse per il miglioramento della qualità della vita dalla comunità stessa, non imporle dall’esterno. È un processo di crescita che implica un’assunzione di consapevolezza e di responsabilità, sia personale che sociale, che viene esercitata con azioni mirate al bene comune, garanzia concreta di uno sviluppo sostenibile e che non escluda alcuno.

La comunità dunque, come strumento indispensabile nella cooperazione internazionale per raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo inclusivo e sostenibile, quali che siano la tipologia e le dimensioni delle azioni e le aree geografiche interessate. Individuare, rafforzare e stimolare la nascita di gruppi ed organizzazioni locali a cui trasmettere oltre all’aiuto economico indispensabile, conoscenze, esperienze e competenze è il percorso che la nostra Associazione sviluppa nelle sue azioni. In virtù di questo approccio e della qualità che ne consegue AIFO continua ad essere partner ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che incentra la propria azione sullo sviluppo inclusivo e sostenibile in una strategia comunitaria partecipativa.

In questi ultimi anni la costruzione di “comunità resilienti” si va diffondendo come approccio innovativo nella cooperazione internazionale, una strategia che contribuirà ad aumentare l’efficacia delle azioni nei paesi a più basso reddito e con le maggiori fragilità.

Antonio Lissoni

Presidente AiFo

Puoi trasformare la tua dichiarazione dei redditi in un atto di solidarietà concreta e contribuire alla realizzazione dei nostri progetti sociosanitari.

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since 1961 with the poorest

AIFO - Associazione I ta l ianaAmici di Raoul Fol lereau

via borsel l i n° 4/6 40135 bologna

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lucrative di utilità sociale”.

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Amici di FollereauMensile per i diritti degli ultimi, dell’Associazione Italiana

Amici di Raoul Follereau (Aifo)Via Borselli 4-6 – 40135 Bologna

Tel. 051 4393211 – Fax 051 [email protected]

Lettere alla Redazione: [email protected] www.aifo.it

Direttore Responsabilep. Giulio Albanese

DirettoreAntonio Lissoni

RedazioneLuciano Ardesi (Caporedattore), Nicola Rabbi

Progetto Grafico e Impaginazione Swan&Koi srl

Hanno collaborato a questo numeroAIFO India, Giulio Albanese, Gregorio Arena, Francesca Casassa Vigna,

Giulia Castagnoli, Anna Contessini, dr. ManimozhiFotografie

Archivio fotografico di Aifo, Aifo India, Aifo Liberia, Francesca Casassa Vigna, Shutterstock.com, unsplash.com, theculturetrip.com

Per la copertina: Marcello CarrozzoPer l'appello: Aifo India

Abbonamenti - Amici di FollereauLe attività dell’Associazione sono il frutto della solidarietà

e della condivisione di coloro che la sostengono.Puoi contribuire anche tu, sottoscrivendo

l’abbonamento ad Amici di FollereauOrdinario 13 € / Simpatizzante 18 € / Sostenitore 30 €

Tiratura xxxx copieChiuso in tipografia il 9/12/2017

Il numero di Febbraio è stato spedito il xx/xx/xxxxStampa: SAB – Trebbo di Budrio (BO)

POSTALIZZAZIONE DATA MEC srl, via Speranza, 31 – 40068 San Lazzaro (BO)

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI)

Autorizzazione del Tribunale di Bologna N. 2993, del 19 aprile 1962

L’ inFoRMAZionE? LA PRiMA FoRMA DELLA soLiDARiEtÀIn ter v is ta a p. Giul io Albanese a cura di Luciano Ardesi

5/

inDiA – AssAM: BAttERsi PER UnA VitA DiVERsAa cura del dr. manimozhi – AIFO India

7/

PER Un MonDo Di… toiLEttE PER tUtti!di nicola Rabbi

9/

i CittADini AttiVi E i BEni CoMUniin ter v is ta a Gregorio Arena

11/

GLi HiKiKoMoRi: iL MonDo in UnA stAnZAdi Anna Contess ini

15/

HEnRi DonA LUCE E VitA Ai BAMBini Di stRADAdi Francesca Casassa vigna

18/

intRECCiAMo i nostRi CoLoRidi Giul ia Castagnol i

20/

5Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018

L’informazione? La prima forma deLLa soLidarietàIl ruolo dell’informazione è strategico e quella alternativa deve fare sistema

Intervista a p. Giulio Albanese a cura di Luciano Ardesi

adre Giulio Albanese è da febbraio il nuovo direttore responsabile di Amici di Follereau. Missionario comboniano, affermato giornalista, fondatore della

MISNA, l’agenzia stampa missionaria internazionale, ha da sempre uno sguardo critico sul mondo dell’informazione e sul suo ruolo. Lo abbiamo intervistato sulla responsabilità dell’informazione da parte di chi fa solidarietà.

Tra sovrabbondanza di notizie e notizie manipolate o false, le

ormai famose fake news, rimane sempre una zona d’ombra:

le informazioni che riguardano gli ultimi. Qual è il tuo parere?

Sostengo da sempre che l’informazione è la prima forma della solidarietà ed è chiaro che gioca un ruolo non indifferente. Ma poiché il suo ruolo ha forti contaminazioni legate all’economia e alla finanza, le multinazionali dei media sorvegliano ogni tipo di informazione che potrebbe non corrispondere alle loro esigenze di mercato, e sono contrari all’informazione alternativa che danneggerebbe i loro interessi.

Il Terzo Settore e la società civile devono cooperare per creare eventi che diano visibilità, e dovrebbero cercare e diffondere notizie che vadano al di là della loro

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umi non si arrende contro l’ingiustizia

Sumi Das è una giovane di 20 anni di origine nepalese che lavora in India. I medici, gli infermieri e il personale di AIFO India se la ricordano bene durante il suo periodo di convalescenza nel reparto di chirurgia plastica dell’ospedale di Guwahati in Assam, uno stato nord orientale dell’India. Era sempre sorridente e pronta allo scherzo con gli altri pazienti, tanto che a volte veniva scambiata per un’infermiera. In realtà ha alle spalle una storia difficile.

Sumi viveva come domestica in una famiglia indiana. Quando appaiono le macchie sul volto e comincia a perdere la sensibilità alla mano sinistra, la famiglia non la prende sul serio. “La mano mi faceva molto male - ricorda Sumi

- ma non mi hanno portato in ospedale perché, se mancavo, era un grosso problema per loro”. Dopo un po’ si manifestano le ulcere ai piedi e anche l’altra mano comincia a essere insensibile e a deformarsi. Continua a lavorare fin quando la famiglia si convince a portarla in un ospedale. Le viene diagnosticata la lebbra. “Per due mesi mi hanno curata, poi la padrona mi ha riportato a casa perché aveva bisogno di me, ma io non riuscivo più a lavorare come prima e allora lei mi sgridava”. Le sue condizioni di salute peggiorano a tal punto che è necessario un secondo ricovero di due anni.

Quando AIFO India la incontra di nuovo Sumi è un’altra persona: “Ho conosciuto un ragazzo e ci siamo sposati, nonostante la sua famiglia non volesse”. Grazie al supporto finanziario di AIFO mettono su casa

S

INDIA – ASSAM: battersi per una vita diversa

AIFO sostiene la riabilitazione dei malati di lebbra e il loro reinserimento nella comunità

A curA Del Dr. MANIMozhI – AIFo INDIA

7Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 20186

Fonte: AIFO India

“Commercio non aiuti” si dice, ma il problema è: chi decide le regole del commercio?

preoccupazione immediata. Dobbiamo continuare a guardare oltre, guardare - come dice Papa Francesco – alle periferie del mondo. Purtroppo la società civile fa fatica a fare sistema, rischia di restare un topolino di fronte ai giganti. E invece l’informazione rimane strategica anche rispetto alla cooperazione. Prendiamo ad esempio il tema dell’immigrazione. In tv o sui giornali tutto si riduce agli sbarchi, nessuno spiega che cosa c’è dietro gli sbarchi, mentre il servizio pubblico dovrebbe invece svolgere proprio questo ruolo.

Anche noi cerchiamo di “guardare oltre”,

stimolati anche da papa Francesco. A

questo proposito, non ti sembra che le

sue denunce ricevano negli ultimi tempi

una minore attenzione?

Papa Francesco è un profeta e quindi è scomodo, però è sicuro che dice la verità. La dottrina sociale della Chiesa è strategica. Inutile parlare di amore di Dio se poi non c’è impegno. Si prendano di papa Francesco l’enciclica Laudato Si’ e soprattutto l’Evangelii Gaudium, il suo programma per la Chiesa.

L’editoria cristiana deve fare sistema. La parola comunicazione nelle lingue

neolatine si compone di due termini: cum insieme, partecipazione e munis, incarico, missione. La comunicazione è nel Dna della missione. Di fronte agli enormi flussi informativi, il vero problema è gerarchizzare le notizie.

Nella tua attività di giornalista ti occupi

moltissimo di Africa. Questo continente

è stato a lungo ignorato dai media. Se ne

parla solo in caso di guerre, di calamità,

talvolta per un colpo di Stato. Possiamo

dire che è ancora così?

Il problema di fondo è l’immagine che passa dell’Africa, immagine che è in gran parte condizionata dal diktat degli interessi. Ad esempio negli ultimi anni abbiamo esaltato l’aumento del Pil africano, ma qual è il valore di quella cifra? Alla fine il messaggio che passa è che l’Africa deve solo rimboccarsi le maniche. Si afferma che il debito estero dei paesi africani è stato cancellato, ma in realtà il debito è stato rifinanziato, e la finanziarizzazione del debito lo sta riproducendo e così l’Africa continuerà a dover pagare. Ci sono investimenti cinesi, americani, francesi, e le privatizzazioni, ma tutta questa ricchezza non genera benessere.

Si assiste alla svendita delle materie

prime dell’Africa subsahariana. Trade not aid, “Commercio non aiuti” si dice, ma il problema è: chi decide le regole del commercio? Non ci sono meccanismi di garanzia. Molte oligarchie africane rispettano piuttosto gli interessi stranieri. Prendiamo l’ultimo Summit tra l’Unione Europea e l’Unione Africana, alla fine della scorso anno ad Abidjan. L’UE è preoccupata per l’immigrazione, però non si parla degli EPA, Economic Partnership Agreement, i nuovi accordi economici di partenariato tra UE e paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico).

Per farmi capire racconto un aneddoto: vado al mercato di Nairobi e compro pomodori tipo San Marzano, mentre localmente si producono pomodori più verdi ma succosi. Ebbene anche i pomodori che compro sono coltivati da africani, ma quelli di Villa Literno. I sussidi decisi da Bruxelles fa sì che al dettaglio i pomodori importati costino meno di quelli che si producono localmente.

Anche l’Africa è entrata nell’era dei

social. Possono secondo te cambiare

il destino della democrazia in Africa

presa in ostaggio tra autoritarismo e

gerontocrazia?

È sempre una questione di circolazione del sapere. I social sì che possono servire e avere un ruolo positivo. Per l’Africa il problema è anche quello delle infrastrutture, oggi ci sono grandi investimenti da parte di cinesi, sudafricani, ecc. ma si tiene conto delle città e troppo poco delle zone rurali, dove è difficile perfino caricare un cellulare. ■

DOnAZIOnE DEL mEsE

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benessere e la cura di sé, mangiano nottetempo e di nascosto dal resto della famiglia. Spesso si tratta di adolescenti maschi, ma vi sono anche le ragazze, tutti presentano un carattere riservato, timido, fragile, sono intelligenti e volenterosi, ma difettano di entusiasmo e di autostima.

Questi giovani non vivono in situazioni disagiate, né soffrono di depressione, con la quale spesso si fa confusione, scambiando per un sintomo ciò che invece è una conseguenza. Sono studenti che manifestano grande fragilità interiore e profonda insicurezza, che

Nato in Giappone, il fenomeno degli adolescenti che si isolano si è diffuso nelle società occidentali

dolescenti cresciuti in contesti competitivi, investiti da grandi aspettative, incoraggiati a

trionfanti affermazioni in tutti i campi, non sopportano la pressione di un tale carico, provano sgomento nel disattendere le altrui aspettative, e si allontanano volontariamente da tutto ciò che in loro provoca stress e malessere.

Si rinchiudono allora nel loro mondo, fatto di rassegnazione e di solitudine, fra le quattro pareti della loro stanza. Alterano il ritmo biologico del sonno-veglia, dormono di giorno e passano la notte insonni. Trascurano del tutto il proprio

Gli Hikikomori : il mondo in una stanza di Anna Contessini

A preferiscono appartarsi piuttosto che relazionarsi, con rapporti interpersonali che risultano inadatti e irrazionali.

La correlazione di queste cause, sommata ad altri fattori, porta il giovane ad essere particolarmente sprovveduto di fronte a una società che lo vorrebbe adeguato a modelli di perfezione e di infallibilità. In un ambiente che lo sollecita a primeggiare, che gli impone di essere un vincitore nel confronto con gli altri, il giovane cerca di arginare il malessere psichico con l'autoisolamento, ritirandosi nel chiuso della camera.

Fonte: theculturetrip.com

Sumi e Prasad hanno trovato col Programma AIFO in Assam la possibilità di superare non solo la lebbra ma anche i pregiudizi e l’emarginazione.

Fai anche tu un gesto concreto. Vai alla fine della rivista per sapere come

ALCUNE ATTIVITÀ SOSTENUTE DA AIFO

IL PROGRAMMA AIFO DI CONTROLLO DELLA LEBBRA

Formazione del personale sanitario

Nello stato di Assam (Nord Est dell’India), AIFO India promuove un’iniziativa per favorire le attività di controllo della lebbra accompagnando il processo di integrazione del trattamento della malattia nei servizi del locale Sistema Sanitario. Le attività sono gestite da un team sanitario locale, sostenuto e formato da AIFO, in condizioni molto complesse.

L’Assam è politicamente instabile e, per questioni geografiche, l’accesso ai centri di salute - che comunque sono insufficienti e con personale sanitario non adeguatamente formato – è molto difficile. Il progetto mira inoltre a rispondere alle necessità di riabilitazione chirurgica delle persone con disabilità gravi causate dalla lebbra, e a favorire il loro reinserimento nel contesto socio-economico della regione.

Riabilitazione delle persone con disabilità

Sensibilizzazione della popolazione per combattere lo stigma

e lui trova un lavoro. Adesso Sumi e suo marito sono un esempio di come ci si possa battere contro i pregiudizi e le discriminazioni.

La nuova vita di PrasadRajes Prasad è un ragazzo

ventiduenne che vive nel villaggio di Thakurbari, nello stato di Assam. È il capofamiglia poiché la nonna, la madre, due sorelle e il padre sono morti da poco. A lui e alla sorella Jamuna, di 18 anni, era stata

diagnosticata la lebbra, una volta guariti presentavano gravi deformità, ma non potevano permettersi la chirurgia ricostruttiva.

Nel 2013 lo staff di AIFO India incontra Prasad e la sorella e insegna loro gli esercizi per curarsi. “Non riuscivo a convincermi - racconta Prasad - che le mie deformità potessero essere corrette”. Poi hanno la possibilità di operarsi nell’Ospedale Cattolico di Borgang, un piccolo villaggio più a nord.

Dopo l’operazione Prasad con l’aiuto di AIFO trova un lavoro per mantenere la famiglia, e ora progetta di aprire una piccola drogheria. L’aiuto umanitario non riguarda solo la salute, ma anche la sicurezza socio-economica delle persone. ■

L’aiuto umanitario non riguarda solo la salute, ma anche la sicurezza socio-economica

9Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 20188

Fonte: AIFO India

DOnAZIOnE DEL mEsE

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Ricerca di un approdo sicuroÈ qui che l'hikikomori, termine

venuto dal Giappone dove il fenomeno si è manifestato per primo, eviterà ogni contatto sociale per sfuggire alla disapprovazione, al ridicolo, a situazioni di imbarazzo e di vergogna. È qui che sarà al sicuro: la stanza diventa l'unico approdo per evitare l'insopportabile maremoto della sua stessa disistima e dell'altrui critica. In Italia si è cominciato da poco a parlare di questi adolescenti, si stima siano già alcune migliaia.

Il sentimento della vergogna e la paura del giudizio esterno, divengono un peso insostenibile per chi ha vissuto in famiglie più preoccupate dell'apparenza che dell'essere. Sono ragazzi cresciuti con padri assenti o troppo indaffarati, madri poco espansive e

inclini al discredito, oppure troppo apprensive, deboli, svilenti. Questi genitori offrono ai figli un modello comportamentale alterato: adulti ansiosi dell'approvazione sociale, preoccupati solo di fare bella figura, invidiosi o in soggezione di fronte a chi ha di più, incapaci di buone relazioni e quindi con rapporti interpersonali freddi e superficiali.

Questi adolescenti, umili e umiliati, non riescono a sopportare i loro fallimenti, o presunti tali. Come morti viventi si allontanano da tutte le possibilità di avere un contatto umano, e trasferiscono la loro esistenza in un non-luogo: l'inanimato mondo della cameretta, rassicurante tomba di ogni eventuale confronto e critica. Le amicizie non coltivate, sono rimpiazzate da internet, dai social, dai videogiochi.

Tra le differenti cause che

alimentano il fenomeno degli hikikomori, c'è senza dubbio la difficoltà a instaurare rapporti di amicizia con compagni di scuola o altri coetanei. Gli hikikomori sono uno sciame di giovani allo sbando che cercano riparo in un luogo sicuro, come api concitate che abbandonano l'arnia durante la sciamatura. ■

Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201810

Il Giappone, di antiche tradizioni e di moderna tecnologia, ha evidenziato per primo il drammatico fenomeno degli hikikomori.

Il termine vuol dire "rinchiudersi", "stare in disparte", e indica quella parte di gioventù che non riesce a reggere la pressione di ciò che si richiede loro, e si autoesclude da ogni tipo

Il GIappone, culla deGlI hIkIkOmOrI

di vita relazionale, isolandosi fra le mura domestiche per lungo tempo, limitando all'essenziale i contatti con la realtà che rimpiazzano con contatti virtuali.

Questa sindrome, diffusa nel paese asiatico dagli anni ’90, si presenta ormai anche nei paesi occidentali. Ma in Giappone si manifesta ora sotto un nuovo aspetto. Gli hikikomori di allora

sono cresciuti, e molti di loro, che pure hanno superato la quarantina, hanno deciso di non reintegrarsi più nel posto di lavoro o semplicemente nella società. Uno studio del 2016 ha recensito mezzo milione di hikikomori giapponesi fino ai 40 anni di età. L’orizzonte deve ormai allargarsi oltre questa età e al di là dei problemi dei singoli.

Quella che viene messa in gioco è anche la famiglia. Se molti hikikomori si staccano dalla famiglia, altri invece si isolano al suo interno e costituiscono un problema economico e soprattutto sociale importante.

I genitori devono farsi carico dei giovani, e in più vivono con vergogna la presenza al loro interno di un hikikomori. Il risultato sorprendente è che anche la famiglia, temendo il giudizio dei vicini e della società, ha tendenza a isolarsi, rendendo ormai il fenomeno molto più complesso.

a.c.

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Come morti viventi si allontanano da tutte le possibilità di avere un contatto umano

Intervista a Gregorio Arena

I CIttadInI attIvI e I benI ComunILe comunità protagoniste di un movimento per migliorare il quadro di vita nei centri urbani

centri urbani sono da tempo uno dei malati cronici della nostra epoca per via del

traffico, dell’inquinamento, del degrado non solo fisco delle periferie, senza contare lo stravolgimento dei centri storici. Al capezzale di tale malato si affanno da decenni urbanisti, architetti, sociologi, amministratori, ricercatori, ma un cocktail miracoloso di farmaci non si è ancora trovato.

Il fatto nuovo è che il corpo del malato sembra reagire senza

I scomodare le mirabolanti ricette dei troppi che si vi si affollano attorno. Protagonista della ripresa nelle città, e altrove, è la comunità. Gruppi di persone che vivono nella prossimità (un quartiere, un isolato, un borgo) si organizzano spontaneamente per rispondere alle esigenze comuni. È quella che si chiama “cittadinanza attiva”, persone che non attendono risposte dall’alto e da altri ma che si danno da fare, si organizzano per trovare le soluzioni più adatte. La città, o

almeno parti del tessuto urbano, si riscattano, riprendono vita, e soprattutto sono vissuti non come qualcosa di estraneo dalla comunità che vi abita, ma come un bene e un patrimonio comuni da condividere, da conservare, da migliorare.

E c’è chi pensa – vedi l’intervista in queste pagine – che i movimenti non agiscano solo laddove vi è degrado o mala amministrazione, ma per il semplice ribaltamento culturale e sociale che li contraddistingue. Ciò che è pubblico, come lo sono

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DOssIER DOssIER

13Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201812

gli spazi al di fuori delle case, non è più considerato come una terra di nessuno, su cui al limite si può infierire senza darsi pensiero, ma un bene che appartiene alla comunità che ha tutto l’interesse a curarlo.

In Italia il fenomeno è in corso da alcuni anni e ha accumulato esperienze. In particolare si è manifestato attraverso un movimento che rivendica un nuovo rapporto con le amministrazioni che di quei beni pubblici dovrebbero occuparsi. Questo diverso rapporto prende la forma dei regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni. Il presupposto giuridico di tali regolamenti si trova addirittura nella Costituzione che, con la riforma del 2001, ha inserito nell’art. 118 il principio di sussidiarietà (vedi il box accanto).

Regolare i beni comuniIntervista a Gregorio Arena

Su questo tema abbiamo intervistato Gregorio Arena, presidente di Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà (www.labsus.it), che si è fatto promotore, con il concorso di diverse associazioni, dei Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, il cui primo esperimento è stato

L’articolo 118 della Costituzione, dopo la riforma costituzionale del 2001, ha introdotto il principio di sussidiarietà, vale dire la possibilità per la pubblica amministrazione di favorire le attività dei cittadini, singolarmente o organizzati, qualora possano svolgere

Senza aspettare direttive “dall’alto” o suggerimenti da parte delle istituzioni, i cittadini bolognesi hanno deciso di condividere idee, sfruttare le proprie competenze e organizzarsi per rendere migliore la città dove vivono. E di fronte a questi cittadini attivi il comune ha cercato un dialogo che si è tradotto nei cosiddetti patti di collaborazione che legano l’istituzione ai propri cittadini organizzati in associazioni, enti, fondazioni, scuole o semplici gruppi di persone.

Il Comune di Bologna ha approvato, il 19 maggio 2014, il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” che prevede dei patti di collaborazione. Da quell’anno fino al 2016 sono stati 245 i patti di collaborazione sottoscritti con il Comune, a fronte di 261 proposte.

Ma che cosa hanno riguardato questi patti? Nel 19% dei casi i cittadini si sono dati da fare per la cura dei beni comuni, nel 17% per la rivitalizzazione di spazi e aree verdi, mentre nel 12%

CoStItuZIone e SuSSIdIaRIetÀ

“bologna è collaborare”

eventuali compiti a favore delle comunità in maniera efficace.

“Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.”

hanno riguardato la rimozione di graffiti sui muri. Passando al tema sociale, l’11% dei patti riguardava l’inclusione sociale, il 10% attività per bambini e ragazzi e il 9% attività di socializzazione. Solo il 4% delle iniziative, invece, ha interessato eventi culturali. Nella maggior parte dei casi (il 52%) i patti sono stati sottoscritti da associazioni legalmente riconosciute. I meno propositivi sono stati invece i comitati e le social street, con il 5% dei patti firmati.

Il comune di Bologna ha dato un nuovo impulso a queste forme di partecipazione con “Collaborare è Bologna”, un percorso che ha raccolto vari progetti all’interno dei sei quartieri in cui è suddivisa la città e ha fatto esprimere a cittadini singoli e gruppi richieste e proposte legate ai bisogni del territorio. Si è tenuta infine una consultazione on line a cui hanno preso parte circa 1.200 persone che hanno prodotto 473 schede individuali e 73 schede di gruppo. Si è poi passati alla valutazione delle proposte da parte del Comune che ha individuato le possibili sinergie tra le proposte e le opportunità di finanziamento.

inaugurato dal Comune di Bologna nel 2014. Da allora sono oltre 150 i comuni che hanno adottato tali Regolamenti, via via migliorati e adattati alle specifiche realtà e volontà politico-istituzionali.

L’insoddisfacente gestione delle città e dei territori ha sollecitato la mobilitazione dal basso dei cittadini. Il fenomeno, spontaneo e volontario, ha dimensioni mondiali. Quando ha iniziato a manifestarsi in Italia?

Cittadini attivi in Italia ce ne sono da diversi anni, ma tengo a dire che non è un rimedio all’inefficienza dell’amministrazione. Basti pensare che il movimento è presente sia nei comuni ben amministrati che nei territori male amministrati. È un fenomeno di partecipazione

e non di supplenza, che mobilita centinaia di migliaia di persone. E sono persone che fanno tutto ciò volentieri, anche con la voglia di stare insieme.

Il vero valore aggiunto non è tanto il miglioramento della qualità di vita nelle città e nei borghi, quanto la possibilità per le persone di ricostruire delle relazioni sociali. Vicini di casa, che magari si erano ignorati, si mettono insieme ad occuparsi di uno spazio verde, di un giardino e costruiscono legami tra loro.

Ci possono essere amministratori locali che vorrebbero usare questo movimento come supplenza alle proprie responsabilità, ma i cittadini attivi sono anche elettori, e l’elettorato può punire con il voto.

Quali sono le caratteristiche più significative di questo movimento?

Ci sono centinaia di patti tra cittadini e amministrazioni comunali che hanno queste caratteristiche: in primo luogo non ci sono discriminazioni tra Nord e Sud, sono diffusi in tutta Italia, riguardano borghi e città, quindi sia le grandi comunità che le piccole. Naturalmente nelle grandi città è il quartiere che prende la dimensione del borgo. E non ci sono distinzioni di orientamento politico, perché i beni comuni non hanno colore politico, benché abbiano una valenza politica, ma sia destra che sinistra hanno adottato

regolamenti e patti, anche se ci possono essere sensibilità diverse a secondo dell'orientamento politico-ideologico.

Così c’è chi sostiene che i cittadini si occupano di cose di competenza dello Stato, altri che interpretano la sussidiarietà come indicazione per esternalizzare i servizi pubblici, mentre il movimento nasce da un’alleanza tra pubblico e privato.

Per quali ragioni, a partire dall’esperienza di Bologna, si è diffuso lo strumento dei regolamenti comunali per l’amministrazione condivisa?

I regolamenti hanno incrociato un bisogno e hanno dato una risposta. Regole di questo tipo permettono di liberare le energie dei cittadini. Meglio i regolamenti locali anziché la legge, poi nella loro autonomia i comuni possono approvare i regolamenti e abbiamo visto come i comuni che li hanno via via adottati abbiano migliorato questi regolamenti.

Quali sono le principali caratteristiche di questi Regolamenti?

La più importante è la semplicità procedurale, un’associazione cittadina propone il regolamento all’amministrazione, oppure è il comune che prende l’iniziativa, promuove incontri con la cittadinanza e infine il Regolamento viene approvato.

Il motore dei regolamenti è un istituto giuridico, detto patto di collaborazione. Si chiama così perché è una sorta di rapporto contrattuale. Il patto mette insieme le diverse risorse di un territorio.

Ciò che è pubblico è considerato un bene della comunità che ha tutto l’interesse a curarlo

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Per un mondo di… toilette per tutti!Le persone hanno un accesso più facile ai cellulari che non ai servizi igienici

di Nicola Rabbi

uando vengono raccontati gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile ci accorgiamo che il diritto all’accesso ai

servizi igienici, è un tema di cui si parla poco. Essenzialmente per motivi culturali, dato che i nostri bisogni corporali (e questo vale per quasi tutte le culture del pianeta) sono qualcosa da nascondere; sono cose che si fanno ma di cui non si parla.

Anche nell’ambito della cooperazione allo sviluppo questo tema è stato a lungo sottovalutato, eppure le cattive condizioni igieniche dei gabinetti sono i diretti responsabili della qualità della salute infantile, di quella materna e anche del buon andamento scolastico, come vedremo più avanti: tutti temi che sono stati e sono al centro degli

Obiettivi di sviluppo del millennio e dei successivi Obiettivi di sviluppo sostenibile.Un problema serio

Nel 1990 se 2,7 miliardi di persone non disponevano di un accesso ai servizi igienici, nel 2012 questa situazione è migliorata solo di poco, dato che in quell’anno ancora 2,5 miliardi di persone ne erano sprovviste (un miglioramento di appena il 7% in 12 anni!). Di queste persone, circa 1,2 miliardi addirittura sono costrette a fare i bisogni all’aperto. In condizioni igieniche così precarie i primi ad ammalarsi sono i bambini e la diarrea è la diretta conseguenza di questa condizione. Nei paesi in via di sviluppo la dissenteria è la seconda causa di morte tra i bambini e si calcola che ne muoia uno ogni 20

Q

DOssIER

15Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201814

Il vero valore aggiunto è la possibilità per le persone di ricostruire delle relazioni sociali

Ci sono altri modelli in Italia, oltre ai Regolamenti comunali?

Ci sono altre forme basate su strumenti tradizionali come la concessione, l’affidamento, ecc. La differenza è che nel rapporto tradizionale chi decide è l’amministrazione e il cittadino è solo il destinatario della decisione, si fonda quindi su un modello verticale. I regolamenti, nello spirito di sussidiarietà dell’art. 118 della Costituzione, instaurano un rapporto tra pari.

La partecipazione dei cittadini per la cura dei beni comuni è una forma di volontariato relativamente nuova, in che cosa si differenzia dalle forme di volontariato più tradizionali nel nostro paese?

I cittadini attivi sono dei volontari e anche un po’ degli “egoisti” perché hanno un vantaggio diretto,

quello che riceve la comunità cui appartengono. Per i volontari tradizionali c’è gratuità ma non c’è un ritorno, se non di ordine morale. Inoltre questa è una forma di volontariato liquido, il cittadino è attivo nella propria comunità per un obiettivo senza prendere impegni di lungo periodo, quindi ha la caratteristica della volatilità.

Quali sono gli aspetti critici di queste esperienze in Italia?

I cittadini attivi non sono durevoli nel tempo perché il patto di collaborazione ha durata determinata, anche se poi possono cambiare e l’impegno prolungarsi. Altro aspetto negativo è la resistenza delle burocrazie comunali. I cittadini lo farebbero comunque, i politici eletti ne riconoscono il valore, il vero problema sono funzionari e dirigenti che fanno

resistenza. Anche perché chi lavora nella pubblica amministrazione è sottoposto a tanti controlli, e poi è una modalità nuova, per questo sono preoccupati.

Tuttavia ci sono dirigenti che all’inizio sono restii, ma quando vedono che funziona allora aderiscono e sono entusiasti. ■

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secondi per questo motivo. Mentre per altri obiettivi si sono avuti miglioramenti significativi, per le condizioni igieniche dei bagni e delle fognature i cambiamenti non sono stati proporzionali.

Il disagio colpisce sia le zone

rurali, dove il progresso è sempre più lento, che i grossi agglomerati urbani. Le metropoli vengono invase da persone che lasciano le campagne e si affollano negli slum dove abitano in luoghi di fortuna e senza servizi. Il tema è così serio che è stato creato anche il WTO (World Toilet Organization), un’associazione voluta nel 2001 dall’uomo d’affari Jack Sim, nativo di Singapore. È stata anche istituita la Giornata Mondiale delle Toilette che viene festeggiata ogni 19 novembre nei 58 stati che nel mondo hanno aderito a questa associazione.

Questa presa di coscienza del problema ha avuto anche un riscontro nella formulazione degli

Obiettivi di sviluppo sostenibile dove nell’obiettivo numero 6 si legge che “entro il 2030, (occorre) garantire l'accesso ai servizi igienico-sanitari e di igiene adeguato ed equo per tutti e porre fine ai bisogni all'aperto, con particolare attenzione ai bisogni delle donne e delle ragazze e quelli in situazioni vulnerabili”.

Una questione anche di genereQuest’ultima frase va spiegata

meglio. La mancanza di servizi igienici può essere trattata anche da un diverso punto di vista, non più solo sanitario, ma sociale e di sicurezza. Infatti per la mancanza di bagni le donne, che spesso riescono a fare i loro bisogni solo all’aperto di

coscienze anche quella della star indiana che ha affermato: “Molte persone in India ancora credono che avere il gabinetto nella casa in cui si mangia e si dorme sia sconveniente, ma questa mentalità deve cambiare”.

Anche la Cina sta affrontando questo problema, nel suo tipico modo; il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, parla espressamente della “rivoluzione della toilette” che in un certo senso si tratta di una nuova rivoluzione culturale in un paese che ha pochi bagni pubblici e nelle campagne sono scarsi anche i gabinetti nelle abitazioni. Per il presidente si tratta di migliorare la vita dei cinesi ma anche di migliorare la qualità dell’offerta turistica del suo paese.

E le cose si sono mosse: la Cina ha installato e modernizzato 68 mila toilette nelle località turistiche, il 19,3% in più rispetto a quel che era stato previsto e la “rivoluzione delle toilette” si estende progressivamente dai siti turistici all’intero Paese, dalle città alle zone rurali. E per il futuro l’amministrazione nazionale del turismo della Cina si è data l’obiettivo di installare o modernizzare tra il 2018 e il 2020 ben 64 mila bagni nelle località più frequentate. ■

Garantire l'accesso ai servizi igienico-sanitari e di igiene adeguato ed equo per tutti

La mancanza di fognature uccide i bambini indiani più di ogni altra causa

notte per evitare sguardi indiscreti, corrono il rischio di subire violenza.

È quanto successo a due adolescenti indiane di 12 e 14 anni del villaggio di Katra Shahadatganj nell’Uttar Pradesh che data la mancanza di un gabinetto nella loro casa sono andate in un campo durante la notte e là sono state stuprate e uccise. In India si calcola che siano circa 300 milioni le donne che fanno i loro bisogni all’aperto, a loro rischio e pericolo dunque.

Nella Repubblica Popolare del Congo la mancanza di bagni separati tra maschi e femmine costringe i genitori a non mandare le proprie figlie a scuola, perché sono avvenuti ripetuti attacchi alle ragazze proprio in quegli spazi comuni. Ecco come la mancanza di toilette può comportare problemi di sicurezza per le persone più deboli (compresi anche i minori e i disabili).

La rivoluzione in India e CinaLa mancanza di fognature uccide

i bambini indiani più di ogni altra causa e si calcola che nel 2017 siano morte in India più di 600 mila persone in conseguenza dell’acqua impura per la mancanza di fognature. Metà della popolazione indiana (oltre mezzo miliardo di persone) fa i suoi bisogni all’aperto. Il tema è così sentito che Narendra Modi, durante la sua vittoriosa campagna per diventare primo ministro, aveva detto che “Prima bisognava pensare alle toilette e poi ai templi”.

Pochi mesi fa ha fatto scalpore un film prodotto e interpretato da Akshay Kumar, una notissima star di Bollywood. Il film si intitola “Toilet” ed è la storia di una donna che dopo pochissimo tempo lascia il suo sposo perché nella casa in cui abita non esiste un gabinetto. Questa tema ha sollevato un coro di consensi e ha risvegliato molte

Fonte: Shutterstock.com

17Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201816

La tecnologia sta progettando gabinetti del futuro che potrebbero essere ideati senza l’uso dell’acqua corrente e questo, in luoghi aridi della terra, potrebbe essere una soluzione vincente.

L’idea alla base di questi bagni è che l’”humanure”, ovvero il letame umano, può essere riciclato tramite il compostaggio. Se questi rifiuti vengono messi assieme a segatura, o foglie o erba secca nel giro di 12 mesi perdono le loro caratteristiche dannose e diventano fertilizzanti. Il problema è che bisogna essere capaci a farlo, essere addestrati nel compostaggio.

Esperienze di questo genere sono già state fatte ad Haiti dopo il terremoto del 2010 e anche in Madagascar dove il progetto prevedeva un procedimento

GabInettI senza acqua?

diverso. Gli scarti organici venivano incapsulati e poi fatti “fermentare” in queste cartucce finché non si trasformavano in biogas, in una fonte di energia, addirittura commerciabile.

Questa idea è stata finanziata dallo stesso Bill Gates che ha preso a cuore il problema.

La sua Fondazione finanzia la “Reinvent the toilette challenge”, una strategia di sviluppo per permettere a tutte le persone sulla terra di avere accesso ai servizi igienici.

Questa tipologia di toilette è molto diversa dai servizi igienici tradizionali in quanto escludono spesso l’uso dell’acqua, sono completamente autosufficienti, utilizzano l’energia solare e a loro volta producono energia.

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Henri dona luce e vita ai bambini di stradaReportage dal Kenya sull’esperienza di servizio civile di una volontaria ed attivista AIFOdi Francesca Casassa Vigna

anyuki è una città che sorge ai piedi del monte Kenya, caratterizzata

da una lunga strada principale, affiancata da hotel e resort di lusso; è una città che ospita l’esercito inglese concedendogli un vastissimo territorio per le esercitazioni e che ha al suo interno uno dei più bei parchi nazionali del Kenya. La vita vera, però, resta nascosta ai bordi: Likii e Majengo sono le due grandi baraccopoli dove vive la maggior parte della popolazione. Non sono grandi come Kibera, la più vasta dell’Africa, che si trova solo a 4 ore di distanza, ma la vita in uno slum non è mai facile. Non vi sono elettricità e acqua corrente ma solo pareti di lamiera e piastrelle di fango.

Mi trovo qui perché sto volgendo il mio anno di servizio civile in una children’s home che accoglie una cinquantina di bambini orfani e HIV positivi. Grazie alla casa possono

studiare, istruirsi, prendere le medicine tutti i giorni con regolarità e costruirsi così un futuro migliore.

Un giorno, passeggiando, incontro Henri: due metri di bontà e allegria e un sorriso a 360° con cui mi invita a visitare il suo negozietto di arte africana. Iniziamo così a scambiare due chiacchiere. Dopo le classiche presentazioni mi parla del progetto che sta portando avanti: “Dona luce e vita ai bambini di strada”. In pochi minuti mi spiega quanto sia drammatica la situazione. Negli ultimi anni il numero si è abbassato ma ogni sabato mattina almeno una sessantina di ragazzi arriva sul retro del suo negozio sapendo di poter trovare un buon pasto e tanto amore.

Compro 20 kg di riso e mi presento da lui il sabato successivo. Mi accoglie, come sempre, a braccia aperte ed essendo presto per iniziare a preparare il pranzo ci sediamo su due sgabelli di fronte al negozietto e mi racconta come ha iniziato

N

tutto: “I bambini arrivavano e mi chiedevano da mangiare, non sapevo come poterli aiutare tutti ma ero certo di dover fare qualche cosa.”

Una festa per un grande sogno “Lasciami provare!”, questo si è

detto il sabato in cui andò al mercato a comprare molto cibo e corse per la strada a chiamarli dicendogli che ci sarebbe stata una grande festa per loro. Così ha iniziato a realizzare il suo sogno di non vedere più un solo bambino per strada. “Lasciami provare questa soluzione, perché alla fine del giorno la vita è tutto”, mi dice con le lacrime agli occhi mentre mi racconta di come quel momento fu fantastico. Successe circa tre anni fa e da quel giorno ogni sabato i bambini hanno un posto dove stare,

dove mangiare, sentirsi a casa e sentirsi amati.

Quando gli chiedo dove trova i soldi per portare avanti tutto questo mi risponde che non è facile e che lui vorrebbe dar loro molto di più. “Non sono ricco da poter dar loro molto ma stanno soffrendo ed io no. Io vivo, ho il mio negozietto con i miei clienti, loro non hanno niente. Si svegliano per la strada, senza un posto dove andare e nulla da mangiare.”

Qualunque uomo incontra è per lui un fratello e qualunque donna una sorella. “Non so quando chiuderò gli occhi l’ultima volta, ma so che questi bambini sono in pericolo e devo assolutamente fare tutto quello che posso per aiutarli” . Molta gente chiude gli occhi per far finta che non ci siano, lui invece li spalanca e cerca

di riaprire anche quelli degli altri, insieme al loro cuore.

Henri è un piccolo esempio di come, pur non avendo molto, si possa davvero fare tanto! Aiutare senza volere nulla in cambio. Questo è il suo modo di vivere: al primo posto l’amore, un amore incondizionato verso tutti. “Quando ami ti senti bene e il mondo ha bisogno di persone che amano!”. ■

“Chokora” (“rifiuto” in kiswahili) è il termine con cui vengono chiamati i bambini di strada, oltre 300.000 in Kenya. La maggior parte delle famiglie di provenienza vive in condizioni di estrema povertà e non è in grado di prendersi cura dei figli, che vengono lasciati a mendicare in

una StRategIa PeR l’eduCaZIone alla CIttadInanZa globale

cerca di denaro. Non possono studiare e ciò che

la strada offre loro sono rapine, furti, prostituzione, violenze sessuali, abuso di alcol e droghe povere tra cui colla e carburante per aerei che, fin da giovanissimi, inalano per non sentire la fame, il freddo e la delusione di una vita

degradante. Negli ultimi anni il numero

è diminuito, dopo che nel 2016 la polizia ha iniziato a prelevarli dalle strade e incarcerarli. Nello stesso periodo aumentavano le presenze nelle children’s home, in quanto molti vi si rifugiavano per scappare ai sequestri. Oggi però il numero sta di nuovo aumentando drasticamente.

La condizione di vita a cui sono costretti è di forte discriminazione e le droghe che respirano hanno effetti drammatici sulla loro salute. Sono privati di tutti i diritti dell’infanzia ed esposti ai più ignobili abusi e alle peggiori situazioni di sfruttamento. Bambini che non hanno affatto una vita da bambini. Sto trattando un argomento per cui AIFO in passato ha fatto tanto. Proprio a Nairobi ha sostenuto per anni i progetti di accoglienza dei bambini di strada.

f. c. v.

Qualunque uomo incontra è per lui un fratello e qualunque donna una sorella

Fonte: Francesca Casassa Vigna

Fonte: Francesca Casassa Vigna

19Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201818

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Intrecciamo i nostri coloriSuccesso di pubblico alla sfilata di moda interculturale e alla mostra di arte tessile a Bentivogliodi Giulia Castagnoli

ella suggestiva location di Villa Smeraldi a San Marino di Bentivoglio

(BO), si è svolta lo scorso aprile la sfilata di moda “Intrecciamo i Nostri Colori” organizzata da AIFO in collaborazione con l’Unione Reno-Galliera. L’organizzazione è stata lunga e faticosa ma ne è valsa la pena perché abbiamo ottenuto molto più dei risultati attesi. Hanno partecipato molte associazioni del territorio che hanno laboratori sartoriali per migranti e vendono prodotti di vestiario equo solidali (quali La Venenta, Camelot, Lai-

Momo, L’Arcoiris, Arca di Noè, MondoDonna) che hanno proposto abiti e accessori di loro produzione indossati da ragazzi migranti e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

È stato un pomeriggio denso di attività all’insegna dell’interculturalità; la moda e le culture di diversi paesi che si intrecciano e danno vita a qualcosa di nuovo, unico e meraviglioso. Non sono mancati laboratori per bambini, e il nostro banchetto AIFO gestito da Patrizio Pasqualini.

La mostra “Fili e filati”Siamo stati molto soddisfatti della

buona riuscita della manifestazione, data l’inaspettata grande affluenza di persone, che è stata l’evento inaugurale per la mostra “Fili e Filati”, incentrata sull’arte tessile come simbolo di unione e collaborazione. La mostra è un

N

Oggi 70 milioni di donne e uomini, bambini e anziani sono in cammino alla ricerca di un posto dove vivere in pace. Ma il problema della pace è anche nostro. Crisi economica, disoccupazione, cambiamenti clima-tici, violenza, razzismo, xenofobia, nazionalismi, aumento delle spese militari e corsa al riarmo nucleare ci stanno mettendo in serio pericolo. Per questo invitiamo tutti a mettersi in cammino alla ricerca della pace e ad organizzare assieme una grande marcia della pace e della fraternità.

La Marcia si svolgerà domenica 7 ottobre 2018, da Perugia ad Assisi, a cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, a settant’anni dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei diritti umani, a cinquant’anni dalla scomparsa di Aldo Capitini.

Questi tre anniversari ci aiutano a riflettere sui problemi della guerra

è tempo di fare pace

e della pace, sui diritti umani e la nonviolenza affrontando le sfide dei nostri giorni e del futuro con maggiore consapevolezza e determinazione a “fare pace”, qui e ora.

Con questa Marcia vogliamo convocare tutti gli operatori di pace, valorizzare i percorsi, i programmi e i progetti di ciascuno, ri-unire le energie positive che ci sono dappertutto, radunare le forze sparse, le persone che in Italia, in Europa e nel mondo hanno deciso di non rassegnarsi, di assumere le proprie responsabilità.

Fare pace è difficile ma non impossibile. Facciamo dunque in modo che le nostre azioni individuali e collettive siano sempre più forti e contagiose. Organizziamo insieme la Marcia. E, il 7 ottobre, ritroviamoci in tanti, da Perugia ad Assisi, in cammino sulla via della pace!

Invia subito la tua adesione! Tavola della pace - Rete della pace

Per adesioni e informazioni:Tavola della Pace via della viola 1 (06122) Perugia Tel. 335.6590356 - 075/5736890 fax 075/[email protected] www.perlapace.it

Rete della PaceTel. 06.41609274 – Fax [email protected]

Una vasta serie di simboli caratterizza ogni Basilan, Gala o Bogolan e ogni simbolo trasmette un principio comportamentale derivato dalla cultura etnica. Per quanto riguarda la tradizione africana, i simboli da disegnare sul tessuto sono stabiliti dalle donne anziane, generalmente con più di sessant’anni, in quanto ritenute il centro della saggezza della comunità.

Questo è solo un assaggio di ciò che la mostra propone, a chiunque fosse interessato ad affittare la mostra per incontri didattici o culturali e poter godere a pieno della sua ricchezza di contenuti, può rivolgersi al COE di Milano (Associazione Centro Orientamento Educativo, www.coeweb.org/).

Sia la sfilata che la mostra rientrano all’interno del Progetto Pace di quest’anno che ha, appunto, come filo conduttore la tessitura. L’intera iniziativa si concluderà a maggio con la festa a San Giorgio di Piano (BO), punto di arrivo della Marcia della Pace con musica dal vivo, balli africani, la mostra fotografica incentrata sul volontariato, l’esibizione dei lavori fatti durante i laboratori con i bambini delle scuole d’infanzia e primarie, e festeggiamenti in generale per celebrare l’inclusione, la collaborazione e la costruzione di città pacifiche e sempre più solidali.■

variopinto viaggio intorno al mondo diviso in tre macro aree tematiche (cotone, seta e lana), attraverso gli abiti delle diverse culture e i loro significati; sono esposti anche i vari telai tipici dei diversi popoli e gli strumenti di produzione del pizzo europeo come l’uncinetto.

Dal kimono giapponese al pagne africano, gli abiti non sono solo uno strumento per coprire la nudità ma hanno significati ben precisi che cambiano a seconda del colore, le tecniche di lavorazione e le fantasie raffigurate su di essi.

Oltre alle vesti sono presentati anche tappeti e teli; essi sono assimilabili a delle illustrazioni raffiguranti sensazioni, attimi di vita e quant’altro. Le mani sapienti degli artigiani, ci permettono di cogliere, grazie alla lettura dei disegni elaborati sulle trame, il riflesso interiore, l’anima propria di un popolo.

Fonte: Archivio fotografico di AIFO

Fonte: Archivio fotografico di AIFO

21Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 2018Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201820

Dal kimono giapponese al pagne africano, gli abiti non sono solo uno strumento per coprire

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Dal 1° gennaio 2018, il Codice del Terzo Settore ha modificato in meglio le norme sulle agevolazioni fiscali per le donazioni alle organizzazioni del Terzo Settore. Ogni contributo liberale, da parte di privati, di enti e di aziende, a favore di AIFO, in quanto Ong e Onlus, e dei sui progetti di cooperazione, gode di agevolazioni fiscali. Le donazioni devono essere effettuate esclusivamente mediante operazioni bancarie o postali.

Per maggiori informazioni puoi chiamare la sede nazionale AIFO (051.4393211) o il N. Verde 800.550.303, consultare il sito ww.aifo.it oppure rivolgerti al tuo consulente fiscale o al patronato.

Il presidente della Liberia George Weah, insediatosi a gennaio, ha tra i primi atti del suo governo riconfermato la direzione della Commissione nazionale sulla disabilità (Cnd). Racardia Dennis è stata così confermata Direttrice della Cnd. AIFO è uno dei partner della Cnd e fin dal 2009 collabora con la sua attuale direzione.

Subito dopo la sua elezione alla testa della Liberia, il presidente Weah era stato sollecitato da diverse associazioni, riunite nell’Unione Nazionale delle organizzazioni dei disabili (Nuod), a dare impulso al

Il Campo estivo nazionale AIFO 2018 si tiene dal 15 al 22 luglio al Park Hotel Latina, via dei Monti Lepini 25. Il programma prevede come di consueto momenti di relax e di incontri e di conoscenza delle realtà culturali e sociali del territorio. Il Programma definitivo sarà pubblicato sul sito www.aifo.it

Costi per i soci AIFO: Camera doppia pensione completa (bevande incluse) 55€/persona; Supplemento camera singola 10€/persona; Riduzione terzo letto 5€/persona.

Per informazioni rivolgersi ad AIFO Latina: [email protected]; 338.9601803.

Per prenotazioni: Park Hotel Latina: 0773.240295; fax 0773.610682; [email protected]

nuove agevolaZIonI FISCalI

lIbeRIa – daRe RIConoSCImento alla dISabIlItÀ

CamPo eStIvo aIFo 2018

riconoscimento e al rispetto dei diritti delle persone con disabilità, come già si era iniziato con Ellen J. Sirleaf, la prima donna presidente di un paese africano.

In vista delle elezioni presidenziali dello scorso autunno, sono state sperimentate nuove forme di inclusione delle persone con disabilità al fine di rendere possibile la loro partecipazione alle elezioni. AIFO, presente da tempo in Liberia, è stata coinvolta nella preparazione di questo innovativo piano di partecipazione democratica.

CAMPO ESTIVO NAZIONALE AIFO ESPERIENZE DI CONDIVISIONE CON GLI ULTIMIDal 15 - 22 LUGLIO 2018

Anzio - NettunoVentoteneParco del CirceoPriverno - FossanovaSermonetaNinfaMontecassinoGaeta

Tutte le informazioni su www.aifo.itFonte: Aifo Liberia

Amici di Follereau N.5-6 / maggio-giugno 201822

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COME FARE LA TUA DONAZIONE• Bollettino postale n. 7484 intestato a:AIFO - Onlus, Bologna• Conto Banca Popolare Etica, IBAN: IT38 P050 18024 000000 1441 1441• Carta di credito: telefona al n. verde AIFO, oppure su www.aifo.it, clicca: Dona online

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Le donazioni con queste modalità (non in contanti) sono fiscalmente deducibili

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Sumi faceva la domestica presso una famiglia. Ai primi sintomi, non la prendono sul serio. “Non mi hanno

portato in ospedale per farmi curare perché, se mancavo da casa, era un grosso problema per loro”. Finalmente ricoverata, le diagnosticano la lebbra. Quando lo staff AIFO India la incontra è determinata a cambiare vita. Si è sposata contro i pregiudizi e con il marito vive in una propria casa grazie al Programma AIFO.

SUMI HA CAMBIATO VITA

INDIA – AssAm

RIABILITARE E REINSERIRE NELLA COMUNITÀNell’Assam, il progetto di AIFO India mira a rispondere alle necessità di riabilitazione chirurgica delle persone con disabilità gravi causate dalla lebbra, e a favorire il loro reinserimento nel contesto socio-economico della regione.

Formazione del personale sanitario

70€sensibilizzazione della comunità locale

50€

Riabilitazione chirurgica della disabilità

90€