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Page 1: di Rosanna Cassano* ÒY - « Tune Into English Lingua della Musica Pop.pdf26 ÒY ou say yes / I say no. Y ou say stop / and I say go, go, go. Y ou say goodbye / and I say helloÓ

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“You say yes / I say no. You say stop / and Isay go, go, go.

You say goodbye / and I say hello”.Chi era giovane negli anni 60 avrà riconosciuto leparole di una famosissima canzone dei Beatles,“Hello Goodbye”. Un intraprendente insegnante diinglese, Fergal Kavanagh, vi ha trovato qualcosa diinteressante: una serie di semplicissimi opposti,yes/no, stop/go, good-bye/hello. E con questa seriedi opposti, proiettati su un telone nella palestradella scuola, dà inizio alla sua lezione di in-glese**. Nel corso della lezione seguono altre can-zoni, man mano più complesse, tutte contenentiqualche punto di interesse linguistico. Inutile direche gli studenti si divertono, e cantando le canzonitutti insieme in una sorta di karaoke di gruppo im-magazzinano senzafatica parole, formeverbali, elementi digrammatica e quan-t’altro richiedebbeimpegno se studiatosui libri. Le canzoniinfatti hanno un po-tere unico di instal-larsi nella memoria“da sole”, senza al-cuna fatica. Graziealla musica, e sicu-ramente anche alfascino e alla noto-rietà di chi le canta.Ricordo una miacompagna di scuolache in piena ‘Beat-lesmania’ un giornoalzò la mano echiese timidamentealla prof di inglese:“ P r o f e s s o r e s s a ,cosa vuol dire “let it be”? La prof, piacevolmentestupita da tanto improvviso interesse per la suamateria, spiegò, e mai spiegazione fu seguita tantoattentamente dall’intera classe. I Beatles avevanofatto di più per l’inglese di quanto erano riusciti afare i libri di scuola. Tutti volevamo sapere cosa

dicevano le loro can-zoni, ed apprezza-vamo soprattuttoquelle chiare che sipotevano seguire can-tando, come “PennyLane” o “EleanorRigby”. Questo tipodi interesse per lalingua inglese non sipiù spento. Perché lecanzoni hanno il po-tere di coinvolgerci atutte le età, e si imparano senza fatica. Sono intanti quelli che alla fine degli anni 70 impararonoa memoria le parole dell’intero musical “Jesus

Christ Superstar”senza neanche ac-corgersene, a furiadi ascoltare il discoe di cantare i testileggendoli sulla co-pertina. Un inglesecomplesso, tantoslang, ma tutto di-gerito senza pro-blemi grazie all’o-recchiabilità dellamusica e alla bra-vura degli inter-preti.Come è possibiledunque sfruttare lecanzoni dal puntodi vista didattico, senon siamo ragaz-zini e non abbiamoa disposizione inse-gnanti “illuminati”come Kavanagh?

Oggi, grazie a internet è stato superato l’assurdomonopolio della rivista TV Sorrisi e Canzoni (anessun altro periodico è infatti concesso pubbli-care i testi delle canzoni). Basta un click per tro-vare tutti i testi che vogliamo, eventualmenteanche tradotti. Scarichiamoli, leviamoci la curio-

LA LINGUA DELLA MUSICA POP

di Rosanna Cassano*

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sità di sapere “cosa dicono” le nostre canzoni pre-ferite e ci si aprirà un mondo: quello dell’inglesevero e delle sue infinite sfaccettature. Ancora me-glio, se possediamo una discreta padronanza dellalingua, proviamo ad usare le canzoni non tanto perimparare la grammatica, ma per disfarcene. Spessoinfatti, mentre siamo disposti a tollerare innumere-voli storpiature e adattamenti alla nostra madre-lingua, non mostriamo altrettanta flessibilità sullelingue degli altri. Quando si impara una lingua, ola si vuole perfezionare, si è sempre alla ricercadelle “regole”. Nelle canzoni le troviamo distorte,ignorate, insultate. “I can’t get no satisfaction”,cantava Mick Jagger con buona pace dei puristi,che tirerebbero un segno rosso già sul titolo.Doppio negativo? Certo che si può, perché in unacanzone suona meglio e con l’inglese si può fare(quasi) quello che si vuole. Dunque si può dire“I’m all shook up”, “Ain’t she sweet”, “Love don’tlive here anymore”.Ma attenzione: studiando i testi delle canzoni po-tremmo rimanere anche delusi. Al contrario dell’i-taliano, nelle canzoni inglesi non ha infatti troppaimportanza che il testo abbia un senso compiuto, oalmeno non sempre. Un esempio classico? Nes-suno sa esattamente come si scriva “A wop-bop-a-loo-mop alop-bam-boom” (approssimazione uffi-ciale dell’attacco di “Tutti frutti”, di Little Ri-chard) e nemmeno cosa voglia dire, ma ciò non to-glie che il motivetto “senza senso” abbia avuto unsuccesso mondiale. Perché è orecchiabile, diver-tente, suona bene.In italiano, il nonsense è scarsamente tollerato,anche se qualcuno ogni tanto ci prova. QuandoFranco Battiato proclamava “a Beethoven e Si-natra / preferisco l’insalata. A Vivaldi l’uva passa /che mi da più calorie” (“Bandiera Bianca”, 1981)l’effetto fu più di perplessità che altro. È co-munque un tipo di nonsense usato in modo sa-piente, con una certa connotazione intellettuale. Quello che nel panorama musicale italiano è unarara eccezione, in inglese è la norma. Ricordiamoil successo del Procol Harum, “A Whiter Shade ofPale” (1967): questa canzone è passata alla storiacome un esempio eclatante dell’uso del nonsense,che diventa gradevolissimo grazie alla melodiadolce e accattivante. “We skipped the light fan-dango / ?turned cartwheels ‘cross the floor / ?I wasfeeling kinda seasick? / but the crowd called outfor more”. Che significa? Nulla, ma suona benis-simo. La canzone rimase in testa alle classificheper tantissime settimane e si ascolta con piacere

ancora oggi. Ovviamente nella cover italiana le pa-role vennero cambiate per instaurare un minimo disignificato: “han spento già la luce / son rimastosolo io / e mi sento il mal di mare...”.Due elementi emergono dunque nell’inglese dellecanzoni: una sana noncuranza per le regole gram-maticali e un uso delle parole “creativo”: un ulte-riore esempio dell’infinita flessibilità della linguainglese. Una lingua estremamente malleabile, unagile strumento di creatività individuale che haconquistato il mondo: sarà anche per questo che ilpop e (il mondo dell’entertainment in generale)parla inglese? Azzardiamo quest’ipotesi: senza an-dare a scomodare spiegazioni di carattere politicosulla potenza economica delle major discograficheinglesi e americane, forse la risposta è ancora unavolta nella potenza della lingua.

** Fergal Kavanagh, formatore per docenti di lingua inglese, allestisceun “roadshow” interattivo nelle scuole di tutta Italia riscuotendo ungrande successo tra studenti e insegnanti. Per maggiori informazioni,www.tuneintoenglish.com

* Rosanna Cassano, dottore in lingue,è caporedattore della rivista Speak Up

Andy Warhol, In the Bottom of my Garden; in copertina, Vesuvins.