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© RCS LIBRI EDUCATION SPA Dialogo con la storia 2

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Dialogo con la storia2

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Coordinamento editoriale: Paolo M. MazzoniCoordinamento redazionale: Amelia SbandatiRicerca iconografica: Paolo Verona

Aggiornamento e integrazione dei testi: Martina Melis, Daniele Di UbaldoLe Lezioni cornice sono state curate da Patrizia BecheriniIl Dialogo con gli storici è stato curato da Adalberto Magnelli

Progetto grafico e copertina: Marco Capaccioli, CD&V, FirenzeRedazione e impaginazione: Edit di Monica BarbieriDisegni: Matteo Chesi, Caba & Chesi, Prato

Stampa: Cartoedit, Città di Castello (Pg)

Il materiale illustrativo proviene dall’archivio iconografico della casa editrice.L’editore è a disposizione degli eventuali aventi causa.

La realizzazione di un libro presenta aspetti complessi e richiede particolare attenzione in tutte le fasi dellalavorazione. Revisioni e riletture vengono effettuate più volte; ciò nonostante, sappiamo per esperienza che èmolto difficile evitare completamente errori o imprecisioni. Ringraziamo sin da ora chi vorrà segnalarli allaredazione.Per segnalazioni relative al seguente volume scrivere a:La Nuova Italia/RCS Libri S.p.A. - Redazione Scuole Secondarie di 2° gradoVia E. Codignola, 20 - 50018 Scandicci (FI)e-mail: [email protected]

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietropagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art.68, comma 4, della Legge 22 aprile 1941 n.633 ovverodall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS, e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOM-MERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000.Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non supe-riore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Por-ta Romana 108, 20122 Milano, e-mail [email protected]

www.lanuovaitalia.it

In copertina: Teodora, particolare dai mosaici dell’abside della chiesa di San Vitale, Ravenna, 547 ca.

ISBN 978-88-22153-21-0

Proprietà letteraria riservata© 2004 RCS Libri S.p.A., Milano1ª edizione: febbraio 2004

Ristampe

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D2ialogo con la storiaDall’età dei Severi

alla metà del Trecento

Antonio BrancatiTrebi Pagliarani CORSO DI STORIA PER IL BIENNIO

La Nuova Italia

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1 La crisi del III secolo 21.1 La decadenza di una civiltà 21.2 La crisi nella testimonianza degli intellettuali 51.3 Aspetti politici e sociali della crisi dell’impero 61.4 Aspetti economici della crisi dell’impero 8Le parole della storia 8

2 L’impero sotto i Severi 102.1 Da Commodo (180-192 d.C.) a Settimio Severo (193-211 d.C.) 102.2 Caracalla al potere 13

Visto da ... I. Montanelli Con i Severi comincia l’anarchia 17Guida allo studio 18

3 Il cristianesimo fra II e III secolo 203.1 Carattere rivoluzionario del cristianesimo 203.2 La nuova ondata di persecuzioni 23

Laboratorio Il mondo è prossimo alla fine 243.3 Il trionfo del cristianesimo 24Guida allo studio 26

4 All’assalto dell’impero 284.1 I popoli germanici 28

Laboratorio I costumi dei Germani al tempo di Cesare 304.2 I barbari varcano i confini dell’impero 314.3 La politica aggressiva dei Sassanidi 34

Visto da ... C. Dawson I barbari e la formazione dell’Europa 37Guida allo studio 38

5 Il lungo regno di Diocleziano (284-305) 405.1 Diocleziano divide l’impero in quattro parti (tetrarchia) 405.2 La politica riformatrice di Diocleziano 42

Ieri e oggi L’inflazione e il sistema monetario 44Laboratorio Diocleziano e il controllo sui prezzi 45

5.3 Diocleziano instaura una monarchia assoluta 45Laboratorio Diocleziano: il desiderio di una teocrazia 46

Guida allo studio 48

6 L’età di Costantino tra paganesimo e cristianesimo 506.1 L’ascesa di Costantino e la riunificazione dei due imperi 506.2 Costantino proclama la libertà di culto 53

Laboratorio L’editto di Milano del 313 536.3 Il concilio di Nicea 54

Visto da ... W. Durant Fu sincera la conversione di Costantino? 57Guida allo studio 58

Modulo 1 La crisi dell’impero romano

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7 Il crollo dell’impero romano d’Occidente 607.1 Giuliano l’Apostata e Teodosio il Grande 60

Laboratorio L’editto di Tessalonica 61Ieri e oggi I rapporti tra Stato e Chiesa 62

7.2 I “barbari” attaccano l’impero 63Laboratorio I Visigoti entrano a Roma 65Laboratorio Rude tenore di vita degli Unni 67

7.3 La fine dell’impero romano d’Occidente 69Visto da ... M. Grant Perché fu l’impero d’Oriente a sopravvivere? 71

Guida allo studio 72

Dialogo con gli storici La crisi del III secolo 74

8 L’Alto Medioevo 828.1 L’immaginario e la storia 828.2 I popoli dopo la caduta dell’impero romano 858.3 Quando inizia il Medioevo? 87Le parole della storia 88

9 L’Europa dei regni romano-barbarici 909.1 La formazione dei regni romano-barbarici 919.2 L’Italia: dal regno di Odoacre a Teodorico 92

Laboratorio Teodorico e i barbari 94Laboratorio L’Italia e il governo di Teodorico 97Visto da ... S. Gasparri Il terrore degli Unni 99

Guida allo studio 100

10 L’impero bizantino e le conquiste di Giustiniano 10210.1 Struttura e carattere dell’impero d’Oriente 10210.2 Giustiniano e la sua politica interna 103

Laboratorio La seta in Europa 106Ieri e oggi Il valore del Corpus iuris civilis 108

10.3 La sconfitta dei Vandali e dei Visigoti. La guerra gotica 10810.4 L’Italia sotto il dominio bizantino 110

Ieri e oggi I mosaici di Ravenna, patrimonio dell’umanità 111Laboratorio L’Italia e Roma durante la guerra gotica 112Visto da ... A. Cilento Giustiniano, amato e odiato 113

Guida allo studio 114

11 Il dominio dei Longobardi in Italia 11611.1 L’Italia divisa in due 11611.2 Il consolidamento della monarchia longobarda 118

Ieri e oggi Le tracce longobarde nei luoghi e nelle parole 122Visto da ... G. Luzzatto La civiltà longobarda in Italia 123

Guida allo studio 124

12 Il ruolo della Chiesa e la nascita degli ordini monastici 12612.1 La Chiesa rafforza il suo prestigio 126

Laboratorio Rispetto e tolleranza in Gregorio Magno 12812.2 La nascita dello Stato pontificio 13012.3 La nascita e lo sviluppo degli ordini monastici 133

Laboratorio Norme di vita monastica 134Visto da ... L. Salvatorelli Un faro nei secoli bui: Montecassino 137

Guida allo studio 138

Modulo 2 Oriente e Occidente tra V e IX secolo

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13 L’origine dell’islamismo e le conquiste arabe 14013.1 Maometto e le origini dell’islamismo 140

Laboratorio Il Corano e le tradizioni ebraica e cristiana 14313.2 I successori del profeta e le prime conquiste 143

Ieri e oggi La condizione delle donne nei paesi islamici 144 Laboratorio L’Islam trasforma la vita delle popolazioni arabe 146

13.3 Ripresa della politica espansionistica araba 147Ieri e oggi La Palermo araba 149

Guida allo studio 150

14 La civiltà islamica 15214.1 Ruolo di cerniera tra cultura orientale e cultura occidentale 152

Laboratorio Fervore di studi 15214.2 L’apporto della civiltà araba in tutti i campi del sapere 153

Ieri e oggi La grande moschea di Roma 155Ieri e oggi Le tracce arabe nell’attuale italiano 159 Laboratorio Aspetti della civiltà islamica 160Visto da ... G. Volpe Il ruolo svolto dagli Arabi nella storia 161

Guida allo studio 162

15 Il regno dei Franchi e l’ascesa dei Carolingi 16415.1 La riunificazione del regno dei Franchi e l’alleanza con il papato 16415.2 La nuova offensiva dei Longobardi e l’intervento dei Franchi 166

Laboratorio Il pontefice Stefano II a Pipino re dei Franchi 168Visto da ... J. Jarnut L’importanza storica dei Longobardi 169

Guida allo studio 170

16 Carlo Magno e il Sacro romano impero 17216.1 Carlo Magno unifica l’Europa occidentale 172

Laboratorio Due aspetti della politica di Carlo Magno 174Ieri e oggi L’Europa di Carlo è quella comunitaria 175

16.2 Particolari aspetti dell’impero carolingio 176Laboratorio Istruzioni speciali per i missi 178

16.3 La fine dell’impero carolingio e la nascita dei regni feudali 179Visto da ... H. Pirenne Maometto e Carlo Magno 181

Guida allo studio 182

17 La società feudale 18417.1 Il latifondo, il feudo e la gerarchia feudale 18417.2 Società ed economia feudale 186

Laboratorio Le tre classi della società feudale 187Guida allo studio 190

Dialogo con gli storici L’Alto Medioevo 192

18 Le radici dell’Europa: la cristianità medioevale 19818.1 Nazione, patria e fede nei miti e nelle leggende del Medioevo 19818.2 La cristianità occidentale alla ricerca di nuovi spazi 20118.3 Il vecchio e il nuovo in conflitto tra XII e XIII secolo 204Le parole della storia 204

Modulo 3 La rinascita dell’Europa nel Medioevo

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19 I primi regni nazionali. L’impero restaurato sotto i Sassoni 20619.1 La formazione dei primi Stati europei 206

Ieri e oggi Cavalieri della fede ovvero cresimati 208Laboratorio L’investitura del futuro cavaliere 210

19.2 Ottone I e il Sacro romano impero germanico 210Laboratorio Consenso imperiale per eleggere un papa 213Laboratorio Investitura di un vescovo-conte 214

Guida allo studio 216

20 La rinascita dopo il Mille 21820.1 Dalla campagna alla città: la crescita economica 218

Ieri e oggi Il borghese: dall’abitante dei borghi al manager 219Laboratorio Fondazione di un villaggio nel XII secolo 220

20.2 Il risveglio civile e culturale 225Ieri e oggi La modernizzazione delle libere professioni 225

Guida allo studio 228

21 Le lotte tra papato e impero e la riforma religiosa 23021.1 La città di Milano contro il potere feudale 23021.2 La decadenza della Chiesa e la riforma religiosa 231

Laboratorio La corruzione della Chiesa 233Ieri e oggi L’elezione del papa, oggi come ieri 237

Guida allo studio 238

22 I Normanni. La lotta per le investiture 24022.1 L’espansione normanna 24022.2 I Normanni nell’Italia meridionale 241

Laboratorio Le migrazioni normanne 242Laboratorio I primi Normanni in Italia 244

22.3 La lotta per le investiture 246Laboratorio Il Dictatus Papae 246Visto da ... P. Brezzi Il “primato di Pietro” 251

Guida allo studio 252

23 Le repubbliche marinare 25423.1 Ascesa e declino delle repubbliche marinare 255

Laboratorio Norme di diritto marittimo 255Laboratorio Pisa metropoli d’Italia 256

23.2 La potenza marinara e commerciale di Venezia 257Laboratorio Origine di Venezia 259Visto da ... C. Cipolla La forza dei pannilana 263

Guida allo studio 264

24 La decadenza del mondo arabo, l’avanzata turca e le crociate 26624.1 La crisi del mondo arabo e la minaccia turca 26624.2 Le quattro crociate 267

Laboratorio L’occupazione di Gerusalemme 272Visto da ... J. Le Goff Un giudizio antitradizionale 273

Guida allo studio 274

25 Un nuovo organismo politico: il comune 27625.1 Origine e sviluppo dei comuni 276

Ieri e oggi All’origine della questione meridionale 27725.2 I comuni cittadini e rurali. I comuni d’oltralpe 27825.3 Una espansione economica basata sui commerci 279

Visto da ... H. Pirenne Origine e sviluppo delle fiere tra XI e XII secolo 282Guida allo studio 283

VIIIndice

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26 Il comune e la sua organizzazione 28426.1 Organizzazione politica e sociale del comune 284

Laboratorio Gli ordinamenti comunali 286Ieri e oggi L’organizzazione del comune moderno 289

26.2 La produzione industriale e il commercio 290Laboratorio Autorizzazione a costituire una società

di mutuo soccorso 292Ieri e oggi Le tecniche bancarie 293Visto da ... F. Conti La piazza medioevale nel tessuto urbano 295

Guida allo studio 296

27 Il risveglio culturale del XII secolo 29827.1 Un nuovo modo di vivere e di pensare 29827.2 L’Umanesimo del XII secolo 299Guida allo studio 304

28 Lo scontro tra i comuni e l’impero 30628.1 Federico di Svevia e i comuni italiani 30628.2 Il Barbarossa in Italia 309

Laboratorio La Chiesa per Arnaldo da Brescia: una spelonca di ladri 310

Laboratorio Milano rasa al suolo 31228.3 Papa e comuni alleati contro l’imperatore 313

Laboratorio Il giuramento di Pontida 314Ieri e oggi Il senso delle leghe per la storia 315

28.4 Enrico VI di Svevia 317Visto da ... E. Dupré Federico Barbarossa e l’idea imperiale 319

Guida allo studio 320

Dialogo con gli storici Le radici dell’Europa: la cristianità medioevale 322

29 Crisi dell’universalismo medioevale e nuove forme del potere 33029.1 La crisi dei poteri universali 33029.2 Verso una nuova età 33229.3 L’Europa orientale: terra di frontiera 335Le parole della storia 336

30 Il XIII secolo e la nuova civiltà borghese 33830.1 Realismo e razionalismo. La “scienza teologica” 338

Laboratorio Sull’importanza dell’esperienza 34230.2 Cambiamenti sociali e politici e crisi del sistema feudale 34330.3 Alla scoperta del mondo 345

Laboratorio La concezione del lavoro in Tommaso d’Aquino 345Visto da ... J. Le Goff Pregiudizi vecchi e nuovi sulle

attività lavorative 349Guida allo studio 350

31 L’età di Innocenzo III 35231.1 Il disegno teocratico di Innocenzo III 353

Laboratorio I doveri dei prìncipi e i diritti dei pontefici 354Ieri e oggi Perché la Magna Charta è la madre

di tutte le costituzioni? 356Guida allo studio 358

Modulo 4 Dall’apogeo al crollo dei poteri universali

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IX

32 La riforma della Chiesa e la lotta contro le eresie 36032.1 L’opera di riforma di Innocenzo III e gli ordini mendicanti 36032.2 Le correnti ereticali 364

Laboratorio Disposizioni conciliari contro gli eretici 368Ieri e oggi La tortura nel mondo contemporaneo 370Visto da ... A. Fliche, V. Martin Decadenza morale del clero

all’epoca di Innocenzo III 371Guida allo studio 372

33 Federico II e la crisi del feudalesimo 37433.1 La politica imperiale di Federico II 37433.2 Le Costituzioni melfitane e lo scontro di Federico II

con i comuni e la Chiesa 378Laboratorio Pene per le università che eleggono

podestà o altri ufficiali 37933.3 Declino delle due massime autorità feudali 384

Visto da ... G. Duby Federico II “stupor mundi” 385Guida allo studio 386

34 L’Italia tra il XIII e il XIV secolo 38834.1 L’Italia meridionale dopo la morte di Federico II 388

Laboratorio Un cronista guelfo sui Vespri siciliani 39134.2 L’Italia centro-settentrionale dal comune alla signoria 392

Laboratorio Come Padova decise di reggersi a signoria 395Visto da ... A. Sapori I prodotti del commercio internazionale 397

Guida allo studio 398

35 Il tramonto del papato e del Sacro romano impero 40035.1 Il progetto politico di Bonifacio VIII 400

Ieri e oggi La Bolla di Perdonanza 400Laboratorio Il giubileo di Bonifacio VIII 401

35.2 Lo scontro tra il papato e la monarchia di Francia 402Laboratorio L’affermazione medioevale della teocrazia 404

35.3 Declino del Sacro romano impero 405Guida allo studio 410

36 La crisi europea del XIV secolo e la nascita dello Stato moderno 412

36.1 La crisi del Trecento 412Laboratorio Firenze fra peste e carestia 415

36.2 Nasce lo Stato moderno: Francia e Inghilterra 416Ieri e oggi I diversi modi di attuare il bicameralismo 418

36.3 Francia e Inghilterra nella guerra dei Cent’anni 419Visto da ... G. Pinto Salari e carestie in età medioevale 423

Guida allo studio 424

Dialogo con gli storici Crisi dell’universalismo medioevale e nuove forme di potere 426

Indice dei nomi 432Indice delle voci di lessico 436Indice delle carte 437

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Modulo 1La crisi dell’imperoromano

Impero romanod’Oriente

193Settimio Severodiviene imperatore

211Caracalla e Geta imperatori. Uccisione di Geta

212Costituzione antoniniana

249-251Sotto Deciocominciano le persecuzioni deicristiani su largascala.Lottecontro i Goti

253Il limes germanicoè travolto da Franchi e Alamanni

286-293Dioclezianodà origine allatetrarchia

Impero romanod’Occidente

224Nel regno dei Parti siafferma la dinastiaSassanide. Ai Parti sioppongono AlessandroSevero e Valeriano perparecchi anni

300200100

Shapur I fa prigionieroValeriano

Gruppo scultoreodei tetrarchi

Porta San Sebastiano(mura aureliane)

270-275Aureliano vinceGoti, Vandali eAlamanni e edifica le nuovemura di Roma

III secoloGli Ostrogoti a oriente delDniepr, i Visigoti a ovest

193-235Inizio e fine della dinastia dei Severi

I secolo d.C.-576Impero romano d’Occidente

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• OBIETTIVIConoscenze– Saper dare una definizione dei seguenti concetti: crisi, decadenza,

barbaro.– Identificare gli elementi costitutivi della tarda antichità.– Conoscere i vari aspetti della crisi del III secolo.

Competenze– Illustrare gli eventi che hanno portato alla caduta dell’impero

romano d’Occidente.– Saper individuare persistenze e mutamenti.

Capacità– Utilizzare in modo consapevole i termini monoteismo, cristianesi-

mo.– Saper fare operazioni di intreccio mediante problematizzazione,

in relazione al ruolo del cristianesimo nella tarda antichità.

301Editto dei prezzi

312Battaglia di Ponte Milvio

313Editto di Milano

379Teodosio imperatore

370Gli Unnicompaionosul Volga

401Ravenna capitale

410Alarico saccheggia Roma

452Attila scende in Italia

455I Vandali di Gensericosaccheggiano Roma

476Deposizione di RomoloAugustolo

451Concilio di Calcedonia(presso Costantinopoli): èproclamato il primato delvescovo di Roma, cheassume il titolo di papa

330Bisanzio capitale

400 500

Un re barbaro dalcodice del re visigoto Alarico

395Divisione dell’impero traArcadio e Onorio

380Editto diTessalonica

361-363Giuliano l’Apostata

324Costantino riunifica i due imperi

303Ultima persecuzione dei cristiani

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U N O S G U A R D O D ’ I N S I E M E

Modulo 1 La crisi dell’impero romano

1.1 La decadenza di una civiltà

A partire dal III secolo d.C., inizia per la civiltà romana un processo di decaden-za, che sfocerà prima nella divisione dell’impero in due settori (Occidente e Orien-te) e, infine, nella caduta dello stesso impero romano d’Occidente nel 476 d.C.,con la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo e la consegna delleinsegne del potere all’imperatore d’Oriente, Zenone, da parte del goto Odoacre.

Il III secolo: un’epoca di angoscia La pax romana sfocia, infatti, in un’età carat-terizzata dalle invasioni dei barbari, da numerose guerre civili, da epidemie e care-stie ricorrenti, da un’inflazione economica sfrenata e, di conseguenza, da un’e-strema insicurezza personale. Il III secolo è un mondo carico di paura e di odio, di miseria, di incertezze mate-riali e morali, ma anche, nello stesso tempo, di sentimenti religiosi nuovi ed inten-

2

1LEZIONE CORN

ICE

La crisi del III secolo

Le crisi della tarda antichità

LA CRISI ECONOMICA

• crisi dell’agricoltura• scomparsa della piccola proprietà• diffusione del latifondo• spopolamento delle campagne• crisi dell’artigianato• crisi monetaria• rialzo dei prezzi e inflazione• crisi dei traffici commerciali• eccesso di importazioni• decadenza di ogni attività produttiva

italica• crisi demografica• carestie, epidemie• inasprimento fiscale

LA CRISI DEI VALORI

Senso di precarietà della vita umana

• diffusione di nuove religioni di origineorientale (ad esempio, culto di Mitra, diIside e Osiride, di Cibele)• diffusione di filosofie che propongonomodelli di vita alternativi (ad esempio, lostoicismo)• diffusione e consolidamento del cri-stianesimo (nel 313 Costantino accordala libertà di culto cristiano e nel 380Teodosio riconosce il cristianesimo reli-gione di Stato)

LA CRISI POLITICA DEL BASSO IMPERO (III-V secolo d.C.)

• 96-192: imperatori “adottivi”• 193-235: dinastia dei Severi (ritorno alla

successione familiare)• 235-305: imperatori “militari”• 306-337: Costantino I il Grande• 338-474: successori di Costantino• 475-476: Romolo Augustolo ultimo impera-

tore d’Occidente

LE INVASIONI BARBARICHE

• Germani ad Occidente• Sassanidi ad Oriente

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si e di originali forme artistiche, che sottolineano la vitalità spirituale in un’epo-ca che fu il tramite tra il mondo antico e il mondo medioevale.La crisi non fu solo politica, ma anche economica, demografica, sociale e, datonon meno importante, spirituale; tanto che, per indicare questo periodo, spesso glistorici parlano di epoca di angoscia. La recente storiografia tende, anzi, a daregrande peso alla sfera spirituale e alla mentalità collettiva, approfondendo quelloche gli uomini pensano di se stessi, del mondo che li circonda e del sentimentoreligioso che permea questo periodo (un esempio illustre di questa linea interpre-tativa è il lavoro di P. Brown, Il mondo tardoantico da Marco Aurelio a Maomet-to,1971).

Il bisogno di risposte alle proprie insicurezze La cultura nel suo insieme, siaquella pagana che quella cristiana, “stava entrando in una fase nella quale la reli-gione ricopriva tutta l’area della vita e la ricerca di Dio doveva gettare la sua ombrasu tutte le altre attività umane” (E.R. Dodds, Pagani e cristiani in un’epoca di ango-scia, 1970). È significativa, a questo riguardo, la crescente richiesta di oracoli, cheriflette l’estrema insicurezza dei tempi. Ad esempio, in un papiro della fine delsecolo, troviamo la lista di ventuno quesiti rivolti ad un oracolo: essi comprendo-no domande di questo genere: “Sarò costretto a mendicare?”;“Sarò venduto?”;“Dovròandare in esilio?”;“Riceverò il mio salario?”.

Precarietà e decadenza Il senso della precarietà dell’esistenza umana e dellavita, unito alla sensazione di superiorità distaccata e annoiata allo stesso tempo,sono gli stati d’animo che ritroviamo in illustri intellettuali rappresentanti del tar-do ellenismo, nell’area sia greca che latina. La propaganda degli imperatori per secoli aveva cercato di mitigare il cupo pre-sentimento della fine, alimentato dalle opinioni antiromane di Mitridate prima,quindi di Cleopatra e degli Egizi successivamente, per finire con le apocalittichevisioni di giudei e cristiani. “Le incursioni barbariche, le carestie, le epidemie, glieccessi fiscali, il banditismo, le svalutazioni monetarie, le rivolte sociali, lo sta-talismo oppressivo, le atrocità del circo, l’oscenità dei teatri, l’avidità della classedirigente, la crudeltà dei tribunali sembravano convalidare quelle predizioni. Inva-no il governo disseminava nel mondo archi e colonne rivestiti di immagini trion-

Lezione cornice 1 La crisi del III secolo

! Djemila, arco diCaracalla, III secolo d.C.

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Modulo 1 La crisi dell’impero romano

fali e, sulle monete, motti rassicuranti: vittoria eterna, sicurezza eterna, Roma eter-na” (L. Storoni, Per una valutazione positiva del Basso impero).

Il cristianesimo e le intepretazioni della crisi Il senso generale di insicurezzafavorì la diffusione del cristianesimo, destinato a soppiantare gradualmente le cre-denze pagane e a divenire, nel 380 d.C., la religione ufficiale dello Stato. Il cri-stianesimo dava agli individui il senso di appartenenza a una comunità, senti-mento quanto mai necessario agli animi in un periodo di crisi dei valori.La comunità cristiana ravvisò nelle catastrofi che flagellarono l’impero i segni diun’imminente fine.Su questa stessa linea è la testimonianza di san Girolamo: “L’animo mio inorridi-sce nell’elencare le catastrofi dei nostri giorni; il mondo romano cade in frantumi;e dipende dai nostri peccati se i barbari sono forti, dai nostri vizi se l’esercito roma-no è sconfitto” (396 d.C.). Erano giunti ai loro esiti finali i due fattori di disgregazione della tradizione roma-na: la spinta barbarica ai confini e il sovvertimento ideologico all’interno.Chi visse negli ultimi decenni dell’impero divenne perciò testimone di una cata-strofe: gli antichi valori, sia culturali che morali, decaddero inesorabilmente, sgre-tolati sotto l’incedere di nuovi ideali. Il messaggio cristiano svalutava le realizzazioni umane; nulla può essere antepostoa Dio, né la patria, né l’onore, né gli affetti familiari. La fede soppiantava le cer-tezze razionali.

La grandezza di Roma Tuttavia, in mezzo ad un clima di sentimenti contrastan-ti, che vanno dal disorientamento alla disperazione, dalla miopia al conservatori-smo, prevalsero il senso di grandezza del passato di Roma e la volontà di conser-varne l’imponente retaggio politico-culturale della tradizione, se pur filtrato dalleesigenze della nuova fede. La fine dell’impero non cancellò, dunque, il suo prestigio e sant’Agostino (V seco-lo d.C.) ideò La città di Dio, la città interiore, destinata a fornire una patria sosti-

tutiva dello spirito a tutti i Romani cheavevano perduto quella terrena. Nell’eri-gere questo suo progetto, Agostino adot-tò la terminologia che era stata della Cit-tà imperiale; non furono completamen-te rinnegati gli elementi positivi delmondo che andava scomparendo. Quando il vescovo di Roma fu conside-rato superiore a tutti gli altri e guida del-la cristianità, gli imperatori non volleroche nella medesima città coesistessero lasuprema potestà terrena (l’imperatore) ela suprema potestà spirituale (il papa).Così Roma non fu più il centro del mon-do mediterraneo e nuove capitali guada-gnavano importanza. Tuttavia Roma, “nello stesso tempo incui si vedeva spossessata dell’autoritàimperiale, cominciava ad acquistare quel-la più universale e sovrumana potestàche l’avrebbe resa gloriosa nei secoli. MaRoma classica e pagana non era più”: lagrande era della cultura classica medi-terranea era terminata; iniziava un nuo-vo periodo.

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“Noi –dice sant’Ambrogionel 386 – ci troviamo

ad assistere alla fine delmondo. Quante guerre!

Ovunque fame, peste nelbestiame e negli uomini

... siamo al tramontodei tempi”

" Frontespizio dellaCittà di Dio, che raffigurasant’Agostino mentreistruisce due gruppi didiscepoli.

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1.2 La crisi nella testimonianza degli intellettuali

“A che scopo siamo qui?”, questa è la domanda cru-ciale, emblematica degli atteggiamenti caratteristicidel tempo nei riguardi del mondo e del ruolo chel’uomo vi occupa.

Marco Aurelio: il bisogno della ricerca interio-re Già l’imperatore-filosofo Marco Aurelio (121-180), consapevole del progressivo declinare dei valorispirituali e politici di Roma, nei suoi Ricordi riconoscela vanità del mondo sensibile ed esprime un desolatosenso di non appartenenza:

“Tutta la vita del corpo è un fiume che scorre, tutta la vita dellasua mente sogno e delirio; la sua esistenza è una guerra e un sog-giorno in terra straniera; la fama che egli lascia, dimenticanza. È du-ro per un uomo sopportare se stesso. Scava dentro di te, dentro dite c’è la fontana del bene che è sempre pronta a sgorgare, solo chetu continui a scavare. Oggi sono sfuggito a tutte le circostanze, opiuttosto, ho scacciato tutte le circostanze; perché non erano fuo-ri di me, ma dentro di me, nei miei pensieri.

Così, proprio mentre l’uomo esteriore combatte unaguerra vittoriosa contro i Sarmati (iranici, alleati con iGermani), la sua anima è impegnata in un viaggio interiore.

Plotino: il viaggio dell’anima Questo ripiegamento nell’intimità, il bisogno di tro-vare la verità e il senso della vita dentro la propria anima, è condiviso dal filosofoPlotino (205-270), consigliere spirituale dell’imperatore Gallieno. Nelle sueEnneadi egli scrive: “Tutto è dentro di te”. Per lui il viaggio dell’anima è un viag-gio alla scoperta di sé: “Essa arriverà non ad un altro, ma a se stessa”, “La sommadelle cose è dentro di noi”. Il suo atteggiamento mistico e contemplativo influì sualcuni pensatori cristiani, tra cui sant’Agostino.

Ammiano Marcellino: lo sfacelo dell’impero Ammiano Marcellino (330-400),uno degli ultimi grandi storici della tradizione tardo-romana (rappresentata daCesare, Sallustio, Livio e Tacito), è l’autore di trentuno Rerum gestarum libri, neiquali narra le vicende dell’imperatore Giuliano l’Apostata, presso il quale avevaprestato servizio. Egli descrive un mondo tenebroso, pieno di “superstizione, setedi sangue, stanchezza e paura della morte, dove gli uomini sono chiamati ad uncompito sempre più grave e disperato: la difesa dell’impero in sfacelo” (E. Auer-bach, Mimesis, 1956).

San Gerolamo: il crollo del mondo romano Il tardo impero romano vive la sua fa-se di profonda e inarrestabile decadenza: è la fine di un mondo quella descritta conparole indelebili da san Gerolamo nel 376 d.C., quando i Goti passano il Danubiopenetrando nel cuore dell’impero con il permesso dell’imperatore Valente.

“Proviamo un brivido dentro di noi a passare in rassegna le rovine dei nostri tempi. Sono venti epiù anni dacché fra Costantinopoli e le Alpi Giulie si versa sangue romano. [...] Molte terre sono de-vastate e saccheggiate da Goti, Sarmati, Alani, Unni, Vandali, Marcomanni. [...] Vescovi catturati, pre-ti catturati, catturati ecclesiastici di ogni grado. Chiese distrutte, altari di Cristo ridotti a stalla per ca-valli, profanati i resti dei martiri: dappertutto pianti e lamenti, dappertutto terrore e moltissime spe-cie di morte. Il mondo romano crolla. Eppure il nostro collo non si piega. I Corinzi, gli Ateniesi, gliSpartani, gli Arcadi e tutta la Grecia sotto il tallone dei barbari sono al colmo dell’abbattimento.

Lezione cornice 1 La crisi del III secolo

# Rilievo in marmo conl’imperatore MarcoAurelio in abito dacerimonia mentresacrifica a Giove.

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Modulo 1 La crisi dell’impero romano

Rutilio Namaziano: anche le città possono morire Rutilio Namaziano, nell’o-pera Il suo ritorno, parla del viaggio da Roma verso la Gallia, dopo che l’Urbe èstata messa a sacco dai Goti di Alarico (agosto del 410 d.C.) e anche la sua stessapatria, la Gallia, ha subito saccheggi e distruzioni per opera degli stessi barbari.Egli è costretto a compiere un viaggio in parte via mare (dal momento che i bar-bari avevano distrutto i vari ponti che si trovavano lungo la via Aurelia), imbar-candosi ad Ostia per arrivare alla foce del Magra:

“Non si possono più riconoscere i monumenti dell’età passata: le grandi mura sono state distrutte,[...] restano solo le tracce dei bastioni, [...] le case giacciono sepolte sotto i ruderi che si spargonodappertutto. Non sdegniamoci che i corpi mortali giungano a morte: noi vediamo che anche le cittàpossono morire.

Pallada Meteoro: la caducità della vita Una ulteriore, incisiva testimonianza ciè offerta da Pallada Meteoro, poeta greco vissuto ad Alessandria fra la fine del IV el’inizio del V secolo d.C. I suoi versi, magistralmente tradotti in italiano da Salva-tore Quasimodo (1901-1968), che ne avvertì il fascino fatale, riguardano i temidella caducità della vita e dell’inconsistenza della persona, trascinata dagli eventiesterni:

“Non è che commedia la vita e gioco./ O lasci la saggezza e impari il gioco,/ o sopporti i dolori. Forseche morti non viviamo solo/ in apparenza noi greci caduti/ nella sventura, immaginando il sogno/vita? O viviamo ora che vita è morte? Al finir della notte noi nasciamo/ un giorno dopo l’altro, senzaavere/ più nulla dalla vita che già fu,/ estranei all’esistenza del passato,/ cominciando oggi il resto del-la vita./ Non dire, vecchio, che sei di molti anni:/ degli anni passati oggi non fai parte.

“Alla fine della grecità, caduti gli antichi ideali, respinto o negletto l’annuncio cristiano, i cupi rin-tocchi di Pallada evocano solo ombre spettrali, annunciano la morte non come promessa di vita, macome fine liberatrice [...]. La morte o la trasformazione profonda di una civiltà è sempre un drammastorico di immani proporzioni, che più fa avvertire la caducità delle opere umane: il pessimismo tra-gico di Pallada non è solo personale, ma espressione di un’epoca, guardata dall’angolo ottico di chi nonvi partecipa, di chi la sente a sé estranea, di chi vive di sogni e di ombre.

1.3 Aspetti politici e sociali della crisi dell’impero

Il declino di Roma e dell’Italia: una tendenza di lungo periodo L’originaria posi-zione di privilegio di Roma, capitale di un impero in cui i popoli soggetti nonpotevano partecipare alla formulazione delle leggi e dei provvedimenti che liriguardavano, era andata a poco a poco scomparendo. La parità di diritti si era estesa dai patrizi ai plebei, dai latini agli italici e diffusadall’Italia alle province: l’editto di Caracalla (212 d.C.) rese “romani” tutti i popo-li legati ad una medesima comunità civile, prescindendo da differenze etniche eculturali; questo provvedimento legislativo non rappresentò un’innovazione rivo-luzionaria, anzi, regolamentò una situazione spiritualmente già in atto e rese visi-bile la progressiva importanza delle province. A questo aspetto positivo del problema faceva, però, riscontro il graduale indebo-limento di Roma e dell’Italia, che, a causa del dispendio di forze, delle numeroseguerre, dell’emigrazione verso le colonie e della necessità di fornire magistrati e fun-zionari per amministrare l’impero, si avviavano verso un inevitabile declino.

Decadenza del senato e dei comizi Il processo di lenta, ma continua decadenzadelle libere istituzioni era divenuto inarrestabile. Il potere dell’imperatore tende-va infatti a divenire “assoluto” (sciolto da qualsiasi tipo di vincolo), svuotando disignificato il ruolo politico del senato e del popolo. La graduale affermazione del-

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la mentalità greco-orientale si esprimeva anche nell’accentuazione della naturadivina degli imperatori e nel costituirsi di una consistente e sempre più onerosaburocrazia.Il popolo e il senato si trovarono ad un certo momento ad essere non più arteficidi politica attiva, ma massa anonima e indifferente, posta ai margini della vita del-lo Stato; ecco perché gli storici antichi dell’età imperiale sembrano ignorare, nel-le loro opere, la presenza del popolo, occupati come sono a parlare in bene o inmale solo dell’imperatore; ed ecco anche perché la storia dell’impero appare a noicome storia dell’operato personale di un ristretto numero di persone, mentre lastoria dell’antica repubblica è storia armonica e corale di tutto un popolo.

Militarismo imperante e monarchia assoluta Con la morte di Marco Aurelio(nel 180 d.C.), l’impero si trovò coinvolto in tumultuose vicende, sanguinose lot-te e profondi rivolgimenti sociali, nel corso dei quali la violenza e la prepotenza deimilitari non tardarono a prevalere sul diritto e sulla tradizione, completando ilprocesso di formazione di una monarchia assoluta, ormai già in atto da tempo. Furono addirittura eletti contemporaneamente più imperatori, i quali, pur diimporsi sugli avversari, erano pronti a fare uso delle armi. La corruzione e il di-sordine giunsero a tal punto da rendere possibile persino la vendita del poteresupremo al migliore offerente.

Un impero troppo vasto L’impero, inoltre, era divenuto troppo vasto perché ilgoverno potesse agire con la necessaria rapidità dal centro alla periferia e, quindi,difendere efficacemente l’interminabile frontiera. Ma c’era un male ancora piùprofondo: una sempre più diffusa sfiducia verso uno Stato che avrebbe dovutoproteggere e invece opprimeva, che si credeva potente, ma non riusciva neppure adare sicurezza e benessere; uno Stato che gli uomini migliori non volevano piùservire e che doveva perciò reclutare i suoi funzionari fra elementi di secondo pia-no e non sempre all’altezza del compito loro affidato. Anche le pressioni dei popo-li germanici (Goti, Unni, Vandali, Franchi, Alamanni) sulle estreme regioni del-l’impero accentuarono il fenomeno di disgregazione già in atto da tempo.

“La grande crisi dell’impero, quella che alla fine del V secolo portò alla scomparsa del regime roma-no in Occidente, consistette proprio nel frazionamento della grande unità politica, la quale perdettecoesione e perciò forza di reagire e di vivere (A. Fanfani, Vita economica italiana dall’antichità al XVIII

secolo, 1954).

Lezione cornice 1 La crisi del III secolo

! Particolare delsarcofago Ludovisiraffigurante una scena dilotta tra Romani e Daci,260 d.C.

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Modulo 1 La crisi dell’impero romano

1.4 Aspetti economici della crisi dell’impero

Il continuo stato di guerra e il diffuso calo demografico avevano prodotto nel IIIsecolo d.C. un inevitabile rallentamento delle attività commerciali e industriali,che, invece, nel periodo precedente avevano avuto un grande sviluppo. La diminuzione della popolazione fu dovuta a una serie di cause, fra cui le inces-santi guerre interne ed esterne, le condizioni insalubri di certe città, le continuepestilenze, che per anni e anni afflissero intere regioni, le ricorrenti carestie, lapovertà dilagante tra le masse urbane e rurali. Causa non ultima dello spopolamento furono le pesantissime tasse pretese dalloStato (fiscalismo), che costringevano molti contribuenti alla fuga dalle città, daivillaggi e dai campi, facendo loro preferire una vita di avventura e di rischi a unalenta, ma graduale morte per mancanza di mezzi di sussistenza nelle terre d’origi-ne. Di qui un preoccupante incremento del banditismo e della pirateria.

La crisi dell’agricoltura Naturalmente anche l’agricoltura, indebolita dalla caren-za di manodopera e dominata dal latifondo per il dileguarsi della proprietà colti-vatrice, era in piena decadenza: basti pensare allo spopolamento delle campagne ealla lenta scomparsa di colture specializzate, come quelle della vite e dell’olivo, untempo orgoglio e ricchezza dell’esportazione romana, per comprendere le realicondizioni dell’economia agraria.

Inasprimento fiscale e crisi monetaria Inoltre il progressivo aumento dell’ap-parato burocratico, le continue guerre, le spaventose distruzioni da esse determi-nate e il conseguente inasprimento fiscale avevano portato a un diffusissimomalessere e a una paurosa crisi monetaria, aggravata dalle insufficienti entrate del-lo Stato e dalla politica finanziaria assolutamente negativa di alcuni imperatori,portati fra l’altro a pagare i debiti contratti con moneta sofisticata, di valore mol-to inferiore a quello reale. In conseguenza di ciò, si giunse in alcune zone a unprogressivo ritorno ai pagamenti in natura e allo scambio dei prodotti.

Le conseguenze della peste Tra il 180 e il 192 d.C. si abbatté sulle terre medi-terranee la peste bubbonica, che ridusse di oltre la metà la popolazione dell’im-pero, con l’inevitabile conseguenza di un’ulteriore e pesante diminuzione dellamanodopera disponibile e quindi della produzione, cui seguì un drastico aumen-to dei prezzi, soprattutto per certi prodotti di prima necessità (ad esempio, quellialimentari), divenuti sempre più rari e quantitativamente inferiori alle pressantirichieste del mercato.

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L E P A R O L E D E L L A S T O R I ACrisiIl termine deriva dal greco krísis, “separazione, deci-sione, giudizio”; indica un periodo più o meno lun-go caratterizzato da difficoltà e instabilità, seguite daprofondi mutamenti. Si tratta di una categoria sto-riografica che aiuta a capire i momenti di spaccatu-ra con il passato e la transizione verso nuove formepolitiche, economiche, religiose. Nelle comunitàumane, così come nella vita individuale, i momentinegativi di crisi sono spesso il preludio di una rina-scita.

DecadenzaÈ un’altra categoria usata tradizionalmente dagli sto-rici per indicare il processo di decadimento della civil-tà e della cultura di un popolo. Secondo questa pro-spettiva, così come invecchiano gli individui, anchele civiltà invecchierebbero in modo irreversibile; unesempio tipico sarebbe la decadenza dell’imperoromano, causata, secondo lo storico Gibbon (1737-1794), portavoce di questa interpretazione, dalla dif-fusione del cristianesimo e dalle invasioni barbariche.La storiografia più recente tende, invece, a conside-rare i periodi di cosiddetta decadenza come periodidi transizione e di cambiamento.

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La decadenza dei centri urbani Il lento, ma progressivo impoverimento dell’im-pero è comunque e prima di tutto impoverimento delle città, troppo esclusiva-mente consumatrici. Infatti gli organi governativi non riescono ad organizzare lecittà come centri di produzione e questo portò parte della popolazione ad abban-donare i centri urbani, per trovare altrove il modo di sopravvivere. Ha inizio cosìquel rapido processo di decadenza dei centri urbani che doveva contribuire inmodo determinante alla crisi del mondo romano: un mondo che aveva le proprieradici in un tipo di civiltà essenzialmente rurale e che, dopo l’ampia parentesi del-l’impero e la conseguente valorizzazione della civiltà urbana, si avviava a ritorna-re alle origini.

Lezione cornice 1 La crisi del III secolo

BarbaroCon la voce “barbaro” si intende, generalmente, chiè straniero, chi non sa parlare la lingua greca o roma-na e quindi è rozzo, primitivo. I Romani accomuna-rono nella definizione di “barbari” le varie popola-zioni esterne, che, tra il II e il V secolo, invasero l’im-pero romano; in prevalenza erano di stirpe germani-ca, ma anche mongola (Franchi, Burgundi, Sasso-ni, Angli, Vandali, Longobardi, Ostrogoti, Goti,Unni, Eruli ecc.).

Monoteismo Dal greco mónos = “unico, solo” + theós = “dio”, è ladottrina religiosa che sostiene l’esistenza di un soloDio (in quanto tale si contrappone al politeismo,molteplicità di dèi). Le grandi religioni monoteistesono l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo; laloro città sacra è Gerusalemme. Per quanto riguardal’islamismo, Maometto (570 circa-632), il suo fon-datore, rivendicava la missione di restituire la suafunzione di primo ed unico Dio ad Allah, come ave-vano fatto Abramo con Elohim e Mosè con Yahvè.

Vita quotidianaLa decadenza economica della penisola italica

Grave si presentava la situazione economica della penisola italiana, dove fin dal I se-colo d.C. l’agricoltura era in piena crisi anzitutto perché le distribuzioni di terre aiveterani non avevano creato una nuova classe di piccoli proprietari; poi perché igrandi proprietari avevano cessato di mostrare interesse ai problemi della terra,abbandonandola nelle mani di persone disposte più a sfruttarla che a coltivarla;infine perché l’urbanesimo aveva portato allo spopolamento delle campagne. Lo Stato quindi costrinse i coloni a restare per sempre obbligati, di padre in figlio,a lavorare la terra (servitù della gleba) e indusse l’autorità fiscale ad intentare pro-cessi a carico dei proprietari per obbligarli a rientrare in possesso dei loro beni. Non molto diversa si presentava la situazione dell’industria e del commercio. ARoma erano affluite fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. le tecniche dei paesi elleni-stici, assai progrediti in ogni campo; tuttavia l’attività industriale non raggiunsemai la produzione in serie, rimanendo legata all’iniziativa artigiana e lontana dall’u-so delle macchine.Già con Traiano (53-117 d.C.) l’Italia cominciava a perdere il privilegio della ricchezzae il monopolio economico del mondo e, con essi, la sua posizione di incontrastataegemonia. Tale mutamento si manifestò verso la fine del I secolo d.C., con un co-stante aumento delle importazioni rispetto alle esportazioni e una conseguentemassiccia emigrazione di capitali.D’altra parte, la classe dirigente, costituita quasi esclusivamente di proprietariterrieri, era indifferente alla decadenza dell’industria.Perciò, come unica attività industriale rimase la produzione riguardante l’equipag-giamento dell’esercito; nel III secolo la produzione artigianale si trasformò addirit-tura in una produzione più propriamente domestica a carattere chiuso, con lafabbricazione in loco di utensili, oggetti e prodotti di prima necessità: si importa-vano solo quelle merci che non potevano essere prodotte sul posto.

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10 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

2.1 Da Commodo (180-192d.C.) a Settimio Severo(193-211 d.C.)

Crisi delle libere istituzioni Con lamorte di Marco Aurelio, nel 180 d.C.,l’impero si trovò coinvolto in lotte san-guinose e profondi rivolgimenti sociali,nel corso dei quali la violenza e la pre-potenza dei militari finirono per preva-lere sul diritto e sulla tradizione, com-

pletando così il processo di formazionedi una monarchia assoluta. Da tempo,infatti, il potere dell’imperatore tende-va a sottrarsi sempre più al controllo delsenato e dei comizi, i cui compiti silimitavano ormai all’approvazione delleproposte imperiali, giuste o ingiuste chefossero. Alla crisi del senato come isti-tuzione va poi aggiunta l’incapacità delpopolo di vedere al di là dei problemiquotidiani del lavoro, della sussistenza,

2 L’impero sotto i Severi

U N O S G U A R D O I N D I E T R O

La situazione dell’impero tra II e III secolo d.C.: gli imperatori adottivi

Il periodo che va dal 96 al 180 d.C. fu il “secolo d’oro” dell’impero. Gli imperatori che si susseguirono scelsero come successo-re la persona che ritenevano più capace di proseguire la loro politica, senza tenere conto dei legami di parentela. Un sistemabenefico, che, oltre a consentire una responsabile e oculata selezione, assicurava la continuità dell’impero, evitando le lunghe esanguinose lotte politiche provocate dalla mancanza di discendenti diretti. Il nuovo sistema incominciò con Cocceio Nerva (96-98 d.C.), che adottò Traiano.

M A R N E R O

MAR CASPIO

MA

R ROSSO

Roma

M A R M E D I T E R R A N E O

Territorio romano Conquiste di Traiano

Guerre di Marco Aurelio

Vistola

Elba

Danubio

Loira

Ebro

Nilo

Eufrate

Tigri

Nuove conquiste

DACIA(1

05 d

.C.)

REGN

O

DEI PA

RTI

ASSIRIA

ARA

BIA

(106

d.C

.)

Vallo di AntoninoVallo di Adriano

ARMENIA(117 d.C.)

Quadi e Marcomanni

Reno

MESOPOTAMIA

(115 d.C.)

OCEANOATLANTICO

LEZI

ON

E

!Il suo successore, AntoninoPio (138-161 d.C.), per ven-t’anni garantì all’impero pa-ce e prosperità.Come Adria-no, si preoccupò di rinforza-re i confini, costruendo inBritannia un sistema di forti-ficazioni ancora più avan-zato (Vallo di Antonino).

"Marco Aurelio (161-180 d.C.) dovette impegnarsi incontinue guerre: contro i Parti in Asia Minore e con-tro i Marcomanni al confine danubiano.

#Traiano (98-117 d.C.), diorigine spagnola e quindiprimo provinciale a rico-prire la più alta carica del-lo Stato, portò l’impero al-la sua massima estensio-ne e prosperità.

$Gli succedette Adriano (117-138d.C.), che attuò una politica volta arendere più sicuri i confini, affidan-do la loro difesa alle forze locali (se-gno dell’avvenuta romanizzazionedei territori dell’impero). In Britanniarealizzò una grandiosa muraglia di-fensiva, nota come il Vallo diAdriano.

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11Lezione 2 L’impero sotto i Severi

del divertimento, e quindi la sua indif-ferenza alla difesa dei propri diritti edelle proprie libertà.

La dinastia dei Severi Nel giugno del193 d.C., dopo dodici anni di pessimoe tristissimo regno da parte di LucioAurelio Commodo, figlio di MarcoAurelio, con il quale si era interrotto il“principio dell’adozione del più degno”e si era ritornati al pericoloso sistemadella “successione familiare”, riuscì afarsi elevare al soglio imperiale il gover-natore della Pannonia Superiore, LucioSettimio Severo, nativo di Leptis Ma-gna (Africa). Con lui ha inizio la dina-stia dei Severi, che doveva regnare finoal 235 e cioè fino all’inizio di un nuovoperiodo di anarchia.

La riforma dell’esercito di SettimioSevero Severo si preoccupò innanzitut-to di riorganizzare gli eserciti: istituì unamilizia stabile ai confini dell’impero,dove poterono stanziarsi anche le fami-glie dei soldati; liquidò i pretoriani co-me corpo privilegiato, in quanto fontedi improvvisi e violenti sovvertimenti, eaumentò il numero dei legionari, cheper lo più appartenevano al mondo pro-vinciale, favorendo l’ingresso nelle le-gioni di numerosi elementi germanici;aprì infine a tutti i soldati l’accesso aigradi superiori, fino ad allora riservatisolo agli Italici, e concesse la cittadinan-za a tutti i soldati all’atto dell’arruola-mento. In tal modo anche i “barbari”

poterono accedere a posti chiave nell’e-sercito, nell’amministrazione, nella poli-tica. Non aveva in realtà molte alternati-ve Settimio Severo, data l’urgente neces-sità di rafforzare i quadri e di mantenerealle armi un certo numero di effettivi edata anche la disaffezione e l’indifferen-za – nei riguardi dell’esercito, dello Sta-to e delle sue istituzioni – ormai ampia-mente diffuse tra la popolazione italica,a cui si è accennato prima.

L’istituzione dell’annona militare Unadiretta conseguenza della politica mili-taristica di Severo fu l’istituzione del-l’annona militare, che obbligava cia-scun proprietario agricolo a consegnareallo Stato una parte del raccolto per il

! Tondo ligneoproveniente dall’Egittocon le immagini dipintedi Settimio Severo eGiulia Donna, insieme aifigli Caracalla e Geta.

TI RICORDI?I pretoriani erano laguardia imperiale,cioè la milizia adibi-ta alla difesa perso-nale dell’imperato-re. Comandata dalprefetto del preto-rio, era stata istitui-ta da Augusto.

Vita quotidianaL’annona

Originariamente l’annona (dal latino, dea delle biade prodotte nell’anno e quindi del-l’approvvigionamento), che dipendeva dalla prefettura dell’Urbe, consisteva in re-quisizioni di tipo fiscale che lo Stato imponeva alle province (si ricordi che gli abi-tanti delle province erano allora considerati sudditi di Roma). Le province, infatti,erano tenute a fornire al consumo dei Romani e dei municipi della penisola unacerta quantità annuale di grano, olio, carne, vino ecc. Parte di tali derrate era de-stinata alla distribuzione a basso prezzo, il resto era venduto a prezzi di mercato.Nel tardo impero, oltre alla raccolta di vettovaglie per l’esercito (annona militare), iltermine annona venne a significare la distribuzione gratuita da parte dello Stato digeneri alimentari ai cittadini privi di mezzi di sussistenza. Nel corso del IV secolo gli aventi diritto – chiamati “incisi” – alle distribuzioni anno-narie nella città di Roma formavano un numerus clausus di 200.000 cittadini, suun totale di popolazione che alcuni storici valutano intorno agli 800.000.Un numero considerevole, che denota la difficile situazione economica in cui versa-va la capitale dell’impero e più in generale la penisola italica.

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12 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

vettovagliamento delle truppe. Poiché laquota da versare era fissa e non era pre-vista alcuna diminuzione in caso di cat-tivo andamento stagionale o di pubbli-che calamità, ne derivava per i coloni ilpericolo continuo di perdere ogni ave-re, per soddisfare le pressanti richiestedei funzionari imperiali. Di qui un pro-

gressivo aumento dei casi di abbando-no della terra, con conseguente impo-verimento delle campagne e un’inten-sificazione del negativo fenomeno del-l’urbanesimo.

Le campagne contro i Parti e i Cale-doni Sul piano della politica esteraSevero dovette affrontare tutta una seriedi problemi riguardanti i sempre piùdifficili rapporti tra Romani e barbari enello stesso tempo impegnarsi inOriente contro i Parti e nella Britanniacontro i Caledoni, che riuscì a respin-gere oltre il Vallo di Adriano, costruen-do a sua volta un’altra muraglia più asettentrione, tra i golfi del Forth e delClyde.

La politica interna Sul piano dellapolitica interna, egli prese una decisionedi particolare significato politico: quel-la cioè di scegliere come successore ilproprio figlio tredicenne Marco Aure-lio Antonino, soprannominato Cara-

un esercito più forteuna campagna più povera

una fuga della popolazione agricola verso la città

PROBLEMA PUNTI FONDAMENTALIDELLA RIFORMA

CONSEGUENZE DELLA MANOVRA

SOLUZIONE

un esercito scarsamente motivato e soggetto alle insubordinazioni

come dare da mangiare a un esercitocresciuto di numero

riforma dell’esercito

istituzione dell’annona militare

• istituzione di una milizia stabile aiconfini dell’impero

• liquidazione dei pretoriani come corpoprivilegiato

• aumento del numero dei legionari• concessione a tutti i soldati, e non

solo agli Italici, dell’accesso ai gradisuperiori

• concessione della cittadinanza a tutti isoldati all’atto dell’arruolamento

• ogni proprietario agricolo versava unaquota fissa, svincolata dall’andamentodel raccolto, allo Stato, che quindi ladestinava al vettovagliamento delletruppe

LA RIFORMA DELL’ESERCITO E LE SUE CONSEGUENZE

" Ritratto di Caracalla ingiovane età, con i capelliin lunghe ciocche.

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13Lezione 2 L’impero sotto i Severi

calla (dal nome di una tunica gallica cheegli prediligeva), fra il malumore e ilrisentimento di tutta l’aristocrazia sena-toria che temeva, dopo l’esperienza diCommodo, di vedere di nuovo sostitui-to il principio dell’adozione con quellomeno sicuro della successione familiare.D’altra parte, a rendere ancora più pro-fondo il malcontento, contribuì la ten-denza di Settimio a indebolire con ognimezzo la superstite potenza del senato,favorendo il ceto equestre, valorizzandole province al punto di equipararle all’I-talia e instaurando una vera e propriamonarchia militare. Il più celebre giurista del tempo, Papi-niano, ebbe l’incarico di legittimare conil diritto la nuova politica assolutisticadell’imperatore. I tempi, infatti, precipi-tavano e la collaborazione imperatore-senato appariva destinata a restare unricordo ormai lontano: malgrado le resi-stenze opposte, malgrado qualche spo-radico tentativo di arginare la situazionecontro il pericolo del militarismo dila-gante, fu inevitabile per il senato rico-noscere a un certo momento la propriasconfitta dinanzi al prevalere dell’ele-mento militare e delle province in lottaper il primato.

Nell’impero si diffondono nuove reli-gioni I Severi, come del resto gli impe-ratori che li avevano preceduti, davanomolta importanza alla religione tradi-zionale, ritenuta un fattore di coesionesociale. Consentivano però che si prati-cassero anche altri culti, a patto che sionorassero pubblicamente gli dèi tradi-zionali. In questo periodo si verificò unanotevole adesione ai culti di origine

ellenica e orientale. Alcuni di essi era-no comunque noti da tempo ai Roma-ni: essi infatti si limitarono ad aumen-tare il numero degli adepti. Altri cultiinvece fiorirono proprio intorno al IIsecolo. È il caso del culto di Mitra,divinità indoiranica della luce, che fumolto ben accetto a Roma, ma si diffu-se in special modo in ambiente militare,tra i legionari stanziati lungo tutte lefrontiere orientali. I Severi favorirono la popolarità del dio,e il mitraismo divenne una delle religio-ni dell’impero, in larga misura religionedell’esercito (per alcune sue accentuatecaratteristiche di mascolinità) e seriaconcorrente del cristianesimo.

2.2 Caracalla al potere

L’assassinio di Geta Dopo diciassetteanni di governo, nel corso dei quali ave-va accumulato un’immensa ricchezza(aveva per la prima volta creato un pro-prio patrimonium privatum o “cassa per-sonale”), Settimio Severo morì a Ebora-cum (l’odierna York) nel 211 d.C. du-rante un’azione di guerra contro i Bri-tanni ribelli, lasciando il trono ai suoidue figli, Caracalla e Geta (negli ultimitempi aveva ritenuto opportuno asso-ciare il secondo al primo).Caracalla però, per poter regnare dasolo, uccise il fratello insieme a moltisuoi sostenitori, tra i quali lo stesso Pa-piniano, che – secondo la tradizione –si era rifiutato di giustificare in senato ilcompiuto fratricidio. Subito dopoCaracalla si abbandonò a ogni crudeltàe piacere.

La costituzione antoniniana o editto diCaracalla Il breve regno di Caracalla,oltre che per le sue crudeltà (si mostròliberale soltanto verso i soldati e i cetimeno abbienti, gli unici disposti adappoggiare le sue tendenze assolutisti-che in cambio di donativi e di feste), èsoprattutto ricordato per la promulga-zione della costituzione antoniniana,meglio conosciuta come editto di Cara-calla (212 d.C.), che estendeva la citta-dinanza romana alla quasi totalità degliabitanti liberi dell’impero e venivaquindi a segnare ufficialmente la con-

TI RICORDI?Già nella Roma re-pubblicana il cetoequestre costituivaun ben distinto cetosociale, che si eraarricchito con gli af-fari, in seguito allegrandi conquiste.Nella classe dei ca-valieri figuravanoappaltatori, ban-chieri, usurai, esat-tori di tasse: un no-tevole guadagno de-rivava infatti ai ca-valieri dalla riscos-sione delle imposteper conto delloStato. Ma c’eranoanche coloro cheaspiravano a rico-prire cariche pub-bliche e a inserirsinelle file dell’aristo-crazia senatoriale.Aspirazione che sirealizzò nel periododella Roma imperia-le, quando dallaclasse dei cavalieriemersero i cosid-detti homines novi,gli uomini nuovi, co-loro che per priminella loro famiglia ri-uscirono a ricoprirele cariche di funzio-nari dello Stato, diprefetti del pretorio,di governatori delleprovince e infine an-che di senatori,quando per l’acces-so al senato nonesistettero più bar-riere e distinzioni.

LA POLITICA DI SEVERO: LE DECISIONI CHE CREANO MALCONTENTO

• nomina come successore non un adottivo, mail proprio figlio

• limita i poteri e le competenze del senato• favorisce il ceto equestre• equipara le popolazioni delle province a quelle

italiche• istituisce una monarchia militare

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14 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

ReligioneLe religioni “misteriche” di origine orientale e lo stoicismo

Ciò che i cristiani hanno tardiva-mente chiamato paganesimoera costituito in realtà da unmosaico di culti, da un insieme

di diverse religioni.C’era anzitutto la re-ligione romana pro-

priamente detta, elle-nizzata già in età mol-to antica, indissolubil-mente legata allo Sta-to, oltre che agli dèi diRoma. C’erano poi lereligioni mistericheorientali, che, vei-colate dai soldati,

dagli amministratori e dai commercian-ti, si erano insediate a Roma già a par-tire dalla fine del III secolo a.C. Si defini-scono misteriche in virtù del loro ele-mento iniziatico: gli adepti cioè sono “ini-ziati” al culto e vincolati al segreto, nelsenso di “indicibile”, rispetto ai non ini-ziati. Esse ebbero grande seguito nellaRoma dell’Alto impero, quando il cri-stianesimo era ancora minoritario. Grande diffusione dal II al IV secolo eb-be il culto di Mitra. Nella religione maz-dea Mitra, dio della luce, era un ausi-liario del dio supremo, Ahura Mazda,nella lotta contro il Male (le tenebre);era perciò un dio di giustizia e verità.Secondo il mito, alle origini del mondoMitra sgozzò il Toro primordiale, dalcui sangue nacque la Vita, quindi asce-se al cielo per unirsi in un banchetto sa-cro con il Sole. I suoi seguaci dovevano identificarsi contutta la sua vita, tentando di copiarla, permezzo del culto. Negli edifici del culto, talora sotterranei,talora in grotte, venivano effettuate del-le prove di coraggio, dei riti di iniziazionee, come culmine, un banchetto sacro.

Oltre a precetti etici, il mito di Mitra of-friva probabilmente all’iniziato anche l’a-spettativa di un futuro migliore e della sal-vezza per mezzo della comunione con ildio della luce. Nel mito di Mitra mancal’elemento femminile e il suo culto nonera permesso alle donne. Era una reli-gione tipica di gente guerriera. Ciò spie-ga anche la sua diffusione tra i legionariromani.Come quello di Mitra, anche il culto frigiodi Cibele, la Grande Madre, aveva un ca-rattere “salvifico”: dopo una iniziazione,che proseguiva per vari livelli, esso pro-metteva una rinascita. E, in generale,proprio questo avevano in comune tuttiquesti culti: a differenza della religionetradizionale, cercavano di dare una ri-sposta agli interrogativi e alle inquietudi-ni che percorrevano la società romana,indicavano cioè un senso dell’esistenza,offrivano valori in cui credere e speran-ze di sopravvivenza ultraterrena.Si spiega così anche la fioritura, nei pri-mi secoli dell’impero, con Seneca e poicon l’imperatore-filosofo Marco Aurelio,di uno stoicismo romano.Lo stoicismo era una scuola filosoficadel periodo ellenistico, fondata ad Ateneverso il 300 a.C. da Zenone di Cizio.Esso offriva un’interpretazione “ciclica”della vita dell’universo e degli uomini,insieme ad un’etica del dovere, che siopponeva all’edonismo e indicava ungiusto modello di vita e di comporta-mento nei confronti degli altri uomini. Lafondamentale massima stoica è “vivi se-condo natura”, cioè secondo la ragio-ne divina che è in tutte le cose. Ciò chelo stoico ha il dovere di evitare sono lepassioni (vere e proprie malattie dell’a-nima). Ad esse va opposta l’apatia, in-tesa come astensione da qualsiasi azio-ne ingiusta. Le nozioni stoiche di destino e di provvi-denza divina che governa le cose ali-mentavano inoltre la disposizione, giàmolto presente nella società romana, al-la mantica e alla predizione. Mai ebbe-ro tanta fortuna a Roma, come nell’etàimperiale, l’astrologia, la magia, la ne-gromanzia.

LESSICOMantica: dal grecomantiké, “arte divi-natoria”, che ricavala conoscenza delfuturo e della volon-tà del mondo divinodall’osservazione deisegni ricavabili daanimali e fenomeninaturali.

Negromanzia: dalgreco nekrós, “mor-to”, e mantiké, “artedivinatoria”, l’arte dievocare i morti, perricevere da loro in-formazioni su coseocculte o avveni-menti futuri.

# Particolare di un’ara dedicata a Cibele,proveniente da Roma. Cibele è rappresentata su uncarro tirato da leoni.

$ Statua che raffiguraMitra nell’atto diuccidere il toro.

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15Lezione 2 L’impero sotto i Severi

clusione del secolare processo di parifi-cazione e di romanizzazione del mondomediterraneo, auspicato da Giulio Ce-sare e perseguito, sia pure parzialmente,da Nerone, Traiano e Adriano.

Conseguenze dell’editto di Caracalla Aproposito di questo editto va osservatoche il giovane imperatore non fu indot-to a promulgarlo da ragioni politiche oda sentimenti di generosità, bensì daldesiderio di estendere a tutti i nuovi cit-tadini il pagamento dell’imposta di suc-cessione e delle tasse sugli affrancamen-ti degli schiavi stabilite da Augusto per isoli Romani.D’altra parte, l’iniziativa di Caracallacontribuì alla diffusione in tutto l’im-pero non solo della legge di Roma, maanche della sua lingua e della sua cultu-ra giuridica, ormai non più prerogativadi una ristretta comunità, ma patrimo-nio comune di tutte le genti. Ecco per-ché è stato opportunamente osservatoche l’editto di Caracalla ha un’impor-tanza storica grandissima: segna la finedello Stato romano fondato sull’istitu-zione del senato come rappresentantedel volere del popolo e l’inizio di un pe-riodo estremamente incerto.

Morte di Caracalla e nuova fase dianarchia Caracalla morì alcuni annidopo l’emanazione dell’editto, nell’a-prile del 217 d.C., ucciso dai suoi stessisoldati durante una campagna in O-riente contro i Parti.Alla sua scomparsa seguirono nuove lot-te civili, nel corso delle quali venneroeletti dai soldati imperatori di limitatecapacità e scarse doti morali quali Elio-gabalo (218-222), nipote di Caracalla,

e Alessandro Severo (222-235), con ilquale termina la dinastia dei Severi. Siritornò così ai tempi del dispotismomilitare, e quindi a una nuova e più gra-ve anarchia, che durò trentatré anni, dal235 al 268 d.C.

CAUSE ED EFFETTI DELL’EDITTO DI CARACALLA

FINALITÀ

desiderio di estendere a tutti i nuovi cittadini il pagamento

dell’imposta di successione e delle tasse sugli affrancamentidegli schiavi fissate da Augusto

per i soli Romani

CONSEGUENZE

diffusione in tutto l’impero non solo della legge di Roma,

ma anche della sua linguae della sua cultura giuridica

IMPORTANZA STORICA

segna la fine dello Stato romanofondato sull’istituzione del senatocome rappresentante del volere

del popolo e l’inizio di un periodoestremamente incerto

$ Tazza in vetro e ororisalente al 235 circa,sulla quale AlessandroSevero è riprodottodurante una battuta dicaccia.

# Aureo di Eliogabalo.La moneta raffigura laquadriga, sulla qualel’imperatore trasportavala pietra sacra del dioomonimo di Emesa, acui aveva dedicato untempio sul Palatino.

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16 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

" Particolare di unmosaico delle Terme diCaracalla conservato nelMuseo GregorianoVaticano. Il mosaicoraffigura un giudiceaddetto ai giochi ginnici.

$ Le Terme di Caracallaerano considerate tra lepiù sontuose di Roma. Siestendevano su 130.000metri quadri e potevanoospitare fino a 1600persone.

SocietàLe terme come fatto sociale

Le Terme di Caracalla, iniziate nel 212dall’imperatore Marco Aurelio Antonino,detto Caracalla, vennero inaugurate nel217. Rimasero in uso fino al VI secolo.Erano le più splendide di Roma e rive-stono notevole importanza per lo svi-luppo delle volte, che si possono anco-ra ammirare. Se davvero grande era lafolla sempre pronta a frequentare circhi,teatri, anfiteatri, non minore era quellapresente nelle pubbliche terme, le qua-li durante l’impero costituirono un veroe proprio centro di vita mondana, pun-to di ritrovo per una gran folla di cittadi-ni di tutti i ceti sociali. Aperte da mez-zogiorno alla sera, erano attrezzate inmodo da offrire la possibilità di fare unbagno freddo o caldo a chiunque lo de-siderasse. Infatti, dopo essersi spoglia-to, ciascuno poteva recarsi o nel frigi-dario per il bagno freddo o nel calida-rio per il bagno caldo, oppure potevapassare dall’uno all’altro dopo essersisoffermato in una stanzetta di passag-gio (tepidario) atta a preparare il corpoallo sbalzo di temperatura. Dopo il ba-gno, e talvolta anche prima di esso, eraconsuetudine farsi ungere il corpo conolio e quindi farselo togliere da un ser-vo per mezzo di uno strumento specia-le detto strìgile: di qui l’origine delle pa-role “striglia” e “strigliatura”.Le terme comprendevano anche porti-ci e giardini per passeggiare, sale di con-versazione, di lettura e biblioteche, unteatro per la commedia e un’arena perla lotta. È inutile precisare che tutto que-

sto insieme di pubblici locali, assai spes-so ornati di statue di grande valore, co-stava somme enormi allo Stato, che lirendeva funzionanti sfruttando soprat-tutto gli schiavi.

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17Lezione 2 L’impero sotto i Severi

Da Commodo a Caracalla, il periodo‘anarchico’ dei Severi è raccontato con

ironia e arguzia da Indro Montanelli

V I S T O D A . . .

Indro MontanelliCon i Severi comincia l’anarchia

I. Montanelli, Storia d’Italia, Milano, Rizzoli,1979

Nel presentarlo ai soldati come successore Mar-co Aurelio aveva chiamato Commodo “il solenascente”. E forse i suoi occhi di babbo (se lo era)lo vedevano così. Ma anche ai legionari quel ragaz-zo manesco, di pochi scrupoli, di appetito gagliar-do e di turpiloquio pronto, piacque. [...] Commodonon era un codardo, ma la sola guerra che amavaera quella contro i gladiatori e le belve del Circo.Alzandosi, rifiutava la colazione prima di averscannato la sua tigre quotidiana. E siccome di tigriin Germania non ce n’era aveva furia di tornare aRoma, dove dall’Oriente i governatori erano inca-ricati di mandarne a branchi. [...] Come per Nero-ne e Caligola, anche a voler fare un po’ di ribassosu quello che i contemporanei hanno scritto di lui,ce n’è d’avanzo per catalogare Commodo tra lepubbliche iatture. Giocatore e bevitore, con un ser-raglio, dicono, di centinaia di ragazze e giovanot-ti per i suoi piaceri, pare che abbia avuto un affet-to solo: quello per una certa Marzia, che, essendocristiana, non si capisce come conciliasse la suafede austera con quell’amante debosciato, ma chetuttavia fu utile ai suoi correligionari salvandoli dauna probabile persecuzione.Il peggio cominciò quando alcuni delatori denun-ziarono a Commodo una congiura capeggiata dasua zia Lucilla, la sorella di suo padre. Senzacurarsi di prove, la uccise, e fu l’inizio di un nuo-vo terrore che venne dato in appalto a Cleandro,il capo dei pretoriani. Per la prima volta dopoDomiziano, Roma cominciò a tremare sotto isoprusi di queste guardie. Un giorno la popola-zione, più per paura che per coraggio, le assediònel Palazzo e chiese la testa di Cleandro.Commodo gliela diede senza esitare, sostituen-do la vittima con Leto, un uomo accorto, il qualesi rese subito conto che, una volta salito a quelposto, o si faceva uccidere dal popolo per com-piacere all’imperatore, o si faceva uccidere dal-l’imperatore per compiacere al popolo. Per sfug-gire a questo dilemma, c’era un’altra via sola:

uccidere lui, l’imperatore. E la scelse con la com-plicità di Marzia, di cui anche in questa occasionediscerniamo male la cristianità, e che propinò aCommodo una bevanda avvelenata. Lo finironostrangolandolo nel bagno perché il giovanotto,appena trentenne, era duro a morire. Era il 31 dicembre del 192 d.C. Cominciava lagrande anarchia. I senatori, felici per la morte diCommodo, agirono come se ne fossero stati gliautori, eleggendo a suo successore un loro colle-ga, Pertinace, che non voleva saperne e avevaragione. Per rimettere in sesto le finanze, dovettefare economia; e per fare economia, dovette licen-ziare molti profittatori, fra cui i pretoriani. Dopodue mesi di governo in questo senso, lo trovaro-no morto, ucciso dalle sue guardie, le qualiannunziarono che il trono era all’asta: vi sarebbesalito chi offriva loro la mancia più alta.Un banchiere miliardario di nome Didio Giulianostava tranquillamente mangiando nel suo palaz-zo, quando la moglie e la figlia, ch’erano piene diambizioni, gli buttarono addosso la toga, ordi-nandogli di precipitarsi a concorrere. Riluttante,ma temendo più le sue donne che le incognite delpotere, Didio offrì ai pretoriani tre milioni a testa(doveva averne, oh!) e vinse.Il senato era caduto in basso, ma non sino alpunto d’inghiottire un simile mercato. Spedìsegretamente disperate richieste di aiuto ai gene-rali dislocati in provincia, e uno di costoro, Setti-mio Severo, venne, vide, promise il doppio diquel che aveva dato Giuliano, e vinse. [...] Per laprima volta con Settimio, saliva al trono un afri-cano di origine ebrea. [...] Settimio governò dicias-sette anni, rivolgendosi al senato solo per impar-tigli ordini, e quasi sempre guerreggiando. Egliintrodusse [...] il servizio militare obbligatorio pertutti, ad eccezione degli italiani, ai quali invece eraproibito. [...] La morte sorprese Settimio Severoin Britannia nel 211 d.C. Colui che aveva criticatoMarco Aurelio per aver designato a successoreCommodo, designò Caracalla e Geta [...]. Dei due,il primo fu il Commodo di turno, e non tardò adimostrarlo. Seccato di dover dividere il poterecon il fratello, lo fece assassinare. [...] Estese lacittadinanza a tutti i maschi dell’impero, ma soloper aumentare il gettito delle tasse di successio-ne, cui solo i cittadini erano costretti.

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18 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

G U I D A A L L O S T U D I O

I concetti chiave%Dopo la morte di Marco Aurelio (180 d.C.) l’impe-

ro fu sconvolto da lotte sanguinose e profondi rivol-gimenti sociali nel corso dei quali la potenza dei mi-litari finì per prevalere sul diritto e sulla tradizionecompletando il processo di formazione di una mo-narchia assoluta, con la perdita di potere del senatoe insieme della centralità di Roma e dell’Italia.

% In tale direzione si colloca l’opera di Lucio SettimioSevero (193-211 d.C.), il quale, oltre a favorire l’e-lemento militare, riorganizzando l’esercito, con-sentendo l’ingresso nelle legioni di numerosi ele-menti germanici e istituendo l’annona a carico de-gli agricoltori, provocò l’indebolimento del senatoappoggiandosi al ceto equestre ed equiparando leprovince all’Italia. Con lui l’impero imbocca la stra-da della monarchia militare.

Verifica

1. Completa la mappa concettuale inserendo nei riquadri i termini indicati: crisi del senato; costituzione antoniniana; monarchiamilitare; riforma dell’esercito; Caracalla.

Visualizzare l’insieme

Settimio Severo

.......................................

....................................... .......................................principio della successione

familiare

..............................................

..............................................

2. Completa la linea del tempo relativa ai principali avvenimenti politici dell’età dei Severi (completare con le date la linea cro-nologica proposta e riempire in modo adeguato con le indicazioni degli avvenimenti i trattini sottostanti).

Collocare nel tempo e nello spazio

..................................................................................................................................................................................................

193 235

3. Osserva la carta dell’impero romano nel II secolo d.C., nel periodo della sua massima espansione, a p. 10. Indica quali era-no i punti critici lungo i suoi confini e che richiesero sistemi di fortificazione e continui interventi di tipo militare.

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19Lezione 2 L’impero sotto i Severi

%La sua azione viene portata avanti da suo figlioCaracalla (211-217 d.C.), la cui elezione confermail tramonto del “principio dell’adozione del più de-gno” e il ritorno al sistema della “successione fami-liare”.

%L’estensione della cittadinanza romana alla quasi to-talità dei cittadini liberi dell’impero (costituzione an-toniniana o editto di Caracalla) porta a compimen-

to la parificazione e la romanizzazione delle province(con la diffusione in tutto l’impero non solo della leg-ge di Roma, ma anche della sua lingua e della suacultura giuridica), e più in particolare incrementa leentrate fiscali necessarie a mantenere l’esercito, san-cendone l’importanza sul piano politico.

4. Completa il testo, relativo agli aspetti politici e sociali dellacrisi dell’impero, inserendo in modo opportuno i terminimancanti.

Dal 235 al 268 un altro periodo di .......................................travagliò l’impero. Il governo centrale si mostrò incapacedi amministrare un territorio sempre più ....................... e diporre un freno al ......................... sempre più accentuatodi Roma e dell’Italia, nonché alla decadenza delle libereistituzioni cittadine: popolo e ............................... si limita-vano ormai ad approvare coralmente e senza discutere ledecisioni dell’imperatore, che governava ormai come unmonarca assoluto. La ........................... e il .........................dilaganti contribuirono, inoltre, al diffondersi di un senti-mento di sfiducia verso uno Stato che opprimeva la popo-lazione con pesantissime .......................... La predicazionedei ........................ costituì un altro fattore di indebolimen-to: essi, infatti, oltre a predicare il comandamento dell’a-more verso il prossimo, propugnavano la distinzione nettatra Stato e Chiesa rifiutando il ............................... Per que-sto, dalla metà del III secolo, furono perseguiti coloro cheerano sospettati di ................................; il sacrificio dei..............................., però, non fece altro che favorire unasempre più ampia diffusione della nuova religione. Le con-tinue guerre interne ed esterne contribuirono a renderesempre più misere le condizioni delle .................................,afflitte da ........................ e ........................, e a favorire unpreoccupante incremento dei fenomeni di banditismo epirateria, con conseguenze negative anche per le comuni-cazioni e gli spostamenti. L’esercito cominciò a trasformarsida esercito nazionale in ............................., visto che anchei generali venivano spesso reclutati tra i popoli germanici.

martiri / pestilenze / guerre civili / popolazioni / esercitobarbarico / carestie / declino / senato / cristiani / disordine/ culto dell’imperatore / cristianesimo / corruzione / vasto /tasse

Per elaborare le conoscenze 5. Distribuisci in modo corretto nello schema seguente leprincipali azioni di governo di Settimio Severo:

6. Redigi una scheda informativa sulle religioni “misteriche”,e spiega cosa le distingueva dalla religione romana tradi-zionale e perché si diffusero tra i Romani del tardo impero.

7. Perché l’editto di Caracalla è considerato molto importan-te da un punto di vista storico?

8. Per ciascuna delle frasi segna la lettera corrispondente alcompletamento corretto.

1. Tra le dirette conseguenze della politica militaristica diSettimio Severo ci furono

A) il rafforzamento del potere del senatoB) l’istituzione dell’annona militareC) un aumento della disaffezione della popolazione nei

confronti dello Stato e delle istituzioniD) una netta prevalenza nell’esercito di elementi romani

2. Sul piano della politica interna Caracalla è ricordato

A) per la campagna da lui condotta contro i Parti, durantela quale fu ucciso dai suoi stessi soldati

B) per l’uccisione del fratello GetaC) per la promulgazione della costituzione antoniniana,

che estendeva la cittadinanza romana a tutti gli abitantiliberi dell’impero

D) per essersi abbandonato a ogni crudeltà e vizio

9. Più volte nella lezione si accenna alla crisi del senato. Faiuna ricerca su questo istituto sia per quanto riguarda ilperiodo della Roma repubblicana sia del primo impero escrivi un breve testo argomentativo in cui spieghi quali era-no i suoi poteri e le sue competenze e il significato cheassume la sua crisi alla svolta del II secolo d.C.

Sviluppare le competenze comunicative

................... ................... ...................

................... ................... ...................

In campo militare

In campo economico

In campo politico

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20 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

3.1 Carattere rivoluzionariodel cristianesimo

La minaccia dei cristiani La semprepiù ampia diffusione del cristianesimoandò provocando forti tensioni nelmondo romano, già profondamentesegnato da un’irreversibile crisi politicaed economica. Il cristianesimo era in-fatti una religione di salvezza, che pre-dicava la rinuncia al mondo, la bontà,la fratellanza e la solidarietà fra gli

uomini, tutte cose che risultavano inaperto contrasto con certi caratteri del-la società romana del tempo, che esal-tavano viceversa la forza, la potenza, ilpiacere e la ricchezza. In particolare, ilcristianesimo esaltava gli umili, cheindicava come i prediletti da Dio. Unaconcezione, questa, rivoluzionaria daun punto di vista sociale, perché ten-deva a eliminare le differenze di classe,la distinzione fra liberi e servi, su cui dasempre poggiava la società.

3 Il cristianesimo fra II e III secolo

U N O S G U A R D O D ’ I N S I E M E

La diffusione del cristianesimo

M A R N E R O

RomaCostantinopoli

Calcedonia

MAR MEDITERRANEO

Diffusione del cristianesimo alla fine del II secolo

Confini dell’Impero romano alla fine del III secolo

Nicea

TRACIA

Milano

VistolaElba

DanubioLoira

Ebro

Nilo

Eufrate

Tigri

Tessalonica

MESIA

CAPPADOCIA

SIR

I A

GerusalemmeAlessandria

Corinto

NORICOREZIA

GA

LLIA

SPAGNA

MAURITANIAAFRICA Cartagine

Ippona

BRITANNIA

AS

IA Tarso

ARMENIA

Antiochia

Diffusione del cristianesimo alla fine del III secolo

PANNONIADALMA

ZIA

Reno

Aquileia

Damasco

CIRENAICAEGITTO

O C E A N OAT L A N T I C O

Fino a che i cristiani vennero confusi con i giudei beneficiarono dello stesso trattamento, che era di tolleranza e che spiega inparte la rapidità della diffusione iniziale.Ad essa contribuirono anche i viaggi dell’apostolo Paolo in Siria (Damasco e Antiochia),in Grecia (Corinto), in Asia Minore, in Egitto (Alessandria), a Roma. Tutto cambiò agli inizi del III secolo, quando la minaccia deibarbari si fece più pericolosa. Il cristianesimo, che inizialmente aveva trovato adesione tra i ceti più umili, aveva infatti inco-minciato a diffondersi largamente tra le classi elevate e aveva anche oltrepassato le frontiere, giungendo fino ai Sassanidi, ne-mici di Roma.Da allora esso apparve sospetto di tradimento agli occhi degli imperatori, che iniziarono a combatterlo.Nondimeno,dopo ripetute ondate di persecuzioni, il cristianesimo continuò a diffondersi in gran parte dell’impero d’Oriente e di Occidente,fino a diventare con Teodosio (editto di Tessalonica, 380 d.C.) religione di Stato.

LEZI

ON

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21Lezione 3 Il cristianesimo fra II e III secolo

Ecco perché la nuova religione era av-vertita come una pericolosa minacciaper la stabilità dello Stato. C’era poiquel particolare ardore profuso dai cri-stiani nel fare proseliti, nel denunciare ifalsi idoli e le superstizioni, nel negarequanto i padri avevano creduto vero oriverito come sacro, ad accrescere lepreoccupazioni. E c’erano infine le loromisteriose riunioni: si temeva che taliadunanze, illegali nel principio, potes-sero divenire pericolose anche nei fatti;quanti vi partecipavano, del resto, nonfacevano mistero di essere scontentidell’attuale ordine di cose e di volerfondare una nuova società, un nuovoregnum Dei.

La funzione sociale del cristianesimo Icristiani non si limitavano, infatti, apredicare l’amore per il prossimo, ma lomettevano in pratica con le elemosine econ altre iniziative caritatevoli di soste-gno e di assistenza ai poveri e agli am-malati; assolvevano, in sintesi, a un co-mpito sociale al quale le strutture poli-tiche dell’impero non erano più in gra-

do di far fronte. E così, mentre aumen-tava il senso di sfiducia verso le struttu-re di potere vacanti e responsabili deimali delle popolazioni, il movimentocristiano conquistava sempre nuoviadepti.

La separazione tra politica e praticareligiosa Il fatto poi che i cristiani siservissero esclusivamente di tribunali,scuole e templi propri sembrava con-fermare l’accusa loro mossa di volercostituire uno Stato nello Stato: a so-stegno di tale tesi si ricordava che il cri-stianesimo, sulla base delle parole diCristo (“date a Cesare quel che è diCesare e a Dio quel che è di Dio”),propugnava una completa distinzionefra attività civile e vita spirituale, frapotere politico e pratica religiosa. Pro-prio questo aspetto urtava in manieraevidente contro uno dei capisaldi dellasocietà romana: quello cioè di una reli-gione instrumentum regni, strumentoper legare il cittadino alla vita delloStato, il cui capo, nella sua qualità dipontefice massimo, era chiamato a

ReligioneGli Ebrei a Roma

In Italia i primi Ebrei abitarono a Roma.La loro presenza nell’Urbe è segnalatafin dal II secolo a.C. Piccolo gruppo all’i-nizio, aumentò in seguito alle guerre giu-daiche e soprattutto dopo la distruzio-ne del Tempio di Gerusalemme ad ope-ra di Tito (70 d.C.): in quella occasionegli Ebrei furono deportati a migliaia aRoma e utilizzati come manodopera perla costruzione del Colosseo.Dopo di allora la comunità ebraica ro-mana crebbe fino a contare intorno al-le 40-50.000 persone. Abitava fraTrastevere, la Suburra e Porta Capena.Aveva tredici sinagoghe (luogo di riunio-ne della comunità), ognuna con una pro-pria costituzione interna, propri capi emaestri, cimiteri a catacombe a PortaPortese, sulla via Appia e sulla Nomen-tana.Confusi all’inizio con i primi cristiani, gliEbrei fecero presto sentire la loro in-fluenza spirituale: attratti dal loro rigidomonoteismo, dai loro costumi, dal ripo-so sabbatico, alcuni Romani si conver-tirono all’ebraismo.

La tolleranza verso gli Ebrei diminuì gra-datamente con l’affermazione del cri-stianesimo e in particolare dopo l’edittodi Tessalonica di Teodosio (380), che loelevò a religione dell’impero. Da quel mo-mento, al principio della tolleranza sisostituì quello dell’intransigenza versotutti i culti non cristiani. L’ebraismo, pe-rò, rispetto alle altre religioni, ave-va una caratteristica particola-re: il cristianesimo era natodall’ebraismo e l’origine sto-rica e religiosa andava ri-spettata; gli Ebrei, tutta-via, non avevano ricono-sciuto Cristo come loroMessia e per questo an-davano discriminati. Nei secoli che seguiranno,a mano a mano che il pa-pato diventerà sempre piùpotente sulla scena italiana, lastoria della comunità ebraica diRoma e dei territori della Chiesa co-noscerà vicende alterne, a seconda del-l’atteggiamento dei singoli pontefici.

! Medaglione in orocon iscrizione in grecoche recita: “secondo ilvoto di Giacobbe capodella sinagoga,mercante di perle”.Sono visibili alcunisimboli ebraici: lamenoràh, ossia ilcandelabro a settebraccia; lo shofàr, cornoche veniva usato perlanciare le truppeall’assalto; il lulàv,fronda di palma insiemea un cedro e a rami disalice e mortella, che ifedeli agitavano durantela festa del sukkot,ovvero delle capanne.Essa veniva celebrata aricordo della dimoradegli Ebrei in tendedurante la migrazionenel deserto.

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22 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

Perché esaltava gli umili inquanto prediletti da Dio, an-dando così ad eliminare le dif-ferenze di classe e la distinzio-ne fra liberi e servi su cui pog-giava la società romana.

Perché con le elemosine e conil sostegno ai poveri si accolla-va una funzione sociale checreava tanti più proseliti, vi-sto che l’impero non era più ingrado di garantirla.

PERCHÉ IL CRISTIANESIMOERA PERCEPITOCOME UNA MINACCIA

Il personaggioPaolo di Tarso

Nato a Tarso, in Cilicia, intorno al 5 d.C. da un giudeo della tribù di Beniamino, ave-va ereditato dai suoi antenati il titolo di cittadino romano. Come molti dei suoi cor-religionari, portava due nomi: uno ebraico, Saul, e uno latino, Paolo. Adottò que-st’ultimo quando si convertì al cristianesimo. Compì gli studi a Gerusalemme, pres-so un famoso rabbino, da cui apprese la conoscenza delle Scritture, ma anchel’arte della dialettica, che caratterizzava l’insegnamento dei rabbini. Quando lasciòla Palestina Gesù non aveva ancora incominciato a predicare. Ritornò in Cilicia, do-ve, come usava tra i rabbini che volevano impartire gratuitamente il loro insegna-mento, si trovò un lavoro come fabbricante di tende. Lo ritroviamo a Gerusalemmeun anno dopo la morte di Gesù. Qui si unì a quanti avversavano il cristianesimo.Mentre si recava in Siria con il compito affidatogli dal Sinedrio di ricercare altri cri-stiani, sulla via di Damasco ebbe un’esperienza straordinaria, che egli intese comeapparizione del Cristo; sentì una voce che gli diceva: “Saul, Saul, perché mi perse-guiti?”. Si convertì al cristianesimo e dopo il battesimo se ne andò nel deserto, do-ve trascorse due anni in meditazione e in preghiera. Intorno al 44 diede inizio alsuo apostolato itinerante, che lo portò in Asia Minore, in Grecia, di nuovo a

Gerusalemme, dove rischiò la flagellazione per ma-no dei giudei; riuscì a salvarsi, facendo appello alsuo titolo di cittadino romano. I suoi viaggi furonocostellati da conversioni inaspettate, da fondazio-ni di chiese, da persecuzioni, da arresti e liberazioni,ma anche da riflessioni, che annotava in forma di“lettere”. È in esse che è contenuto il suo pensie-ro religioso-teologico. Gliene vengono attribuitequattordici: tra esse, lettera ai Romani, ai Corinti,ai Galati, ai Tessalonicesi, agli abitanti di Efeso, aiColossesi, ai Filippesi… Nel 60 giunse a Roma,dopo aver fatto naufragio presso le coste di Malta.Vi rimase alcuni anni; poi ripartì, andò in Spagnae di nuovo in Oriente. Arrestato un’altra volta fu con-dotto a Roma, dove fu decapitato nel 67 in un luo-go chiamato “Aquas salvas” e sepolto sulla stradadi Ostia, là dove più tardi fu costruita la basilica diSan Paolo fuori le mura.

" Bassorilievo del sarcofago di Giunio Basso (Roma, GrotteVaticane), datato al VI secolo. Il particolare mostra san Paolo cheviene condotto al martirio.

Perché era una religione disalvezza, che predicava valori(rinuncia al mondo, fratellanzae solidarietà) contrastanti conquelli romani (forza, potenza,piacere e ricchezza).

Perché organizzava misterioseriunioni ritenute pericolose, inquanto chi vi partecipava asse-riva di voler sostituire la so-cietà attuale con una nuova,con un regnum Dei.

Perché suscitava preoccupa-zioni in quanto negava tuttoquanto fino ad allora era sta-to ritenuto sacro.

Perché dotandosi di istituzioniproprie sembrava voler creareuno Stato nello Stato, negan-do quel principio fondamenta-le a Roma per cui la religioneera uno strumento del potere.

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bruciare incenso agli dèi romani, dopoavere pronunciato una formula blasfe-ma contro Cristo; chi abiurava ricevevaun apposito attestato o libello; chi sirifiutava veniva processato, torturato,ucciso.Molti furono i martiri che morironoper la fede; ma molti furono anche ilapsi (“caduti”), che ottennero con lacorruzione un libello o che addirittura,per timore, accettarono di compiere iriti richiesti.

Le persecuzioni di Decio e ValerianoLa prima persecuzione su larga scala siebbe con Decio (249-251), che imposea tutti i cittadini una pubblica profes-sione di fede nei culti ufficiali. La mor-te in battaglia dell’imperatore e l’epide-mia di peste che seguì subito dopofurono immediatamente interpretatedai cristiani come una punizione divinaper l’empio persecutore, ma questo nondissuase l’imperatore Valeriano (253-260) dal proseguire sulla stessa strada;fu anzi introdotta la confisca dei beni,un provvedimento che dimostra comeormai il cristianesimo fosse profonda-mente penetrato nella struttura socialee comprendesse anche molte personericche.

Gallieno sospende il provvedimentoPoiché il cristianesimo continuava a dif-fondersi anche in molte parti dell’impe-ro, l’imperatore successivo, Gallieno(260-268), ritenne più opportuno so-

23Lezione 3 Il cristianesimo fra II e III secolo

svolgere un’attività politica e religiosainsieme. Appariva inoltre incomprensibile e ri-voluzionaria non solo la predicazionedegli ideali di umiltà, di rinuncia, dibontà e di amore, che risultavano in a-perto contrasto con la comune e diffu-sa aspirazione alla forza, alla potenza,al piacere e alla ricchezza, ma anche lanuova dottrina sociale, che in nomedella fratellanza tendeva ad eliminarela distinzione fra liberi e servi e le dif-ferenze di classe su cui ormai da secolipoggiava l’antica società. I cristianiinoltre non accettavano il culto impe-riale, considerato dai Romani comeuna garanzia di unità e di legalismo, esi rifiutavano di venerare l’immaginedell’imperatore e di offrirgli incenso,per cui furono ben presto accusati diempietà e ritenuti responsabili delladisgregazione dell’impero.

3.2 La nuova ondata di persecuzioni

Le leggi contro i cristiani Benchéaccuse e cavilli giuridici per dare corso aun’opera di repressione non mancasse-ro, tuttavia ancora nel II secolo non esi-steva una legge specifica per punire ilcristianesimo come reato in sé: si ave-vano soltanto dei precedenti che per-mettevano di presentarlo come una set-ta pericolosa e quindi perseguibile cometale.Nel III secolo, invece, la sempre mag-giore diffusione della nuova religionecominciò a destare forti preoccupazio-ni, tanto più che coincideva con unacrisi politica ed economica dell’imperomai registrata in precedenza. Fu facile,per i motivi sopra elencati, attribuirnela responsabilità ai cristiani, piuttostoche a una classe politica inetta e arro-gante. Di qui la decisione di interveniredirettamente contro di loro anche conuna legislazione specifica. Alla metà del III secolo venne messa inatto una complessa procedura per per-seguire i cristiani: furono create dellecommissioni di controllo, di fronte allequali tutti i sospetti di cristianesimo era-no invitati a fare professione di fede neiculti ufficiali, a sacrificare vittime e a

II secoloi cristiani sono temuti ma non perseguitati

III secolole istituzioni imperiali mostrano segni di crisi e di cedimento:

c’è bisogno di un capro espiatorio

III secolosi punta l’indice contro il cristianesimo istituendo commissioni dicontrollo con cui si invitano gli adepti della nuova religione a fare

professione di fede nei culti ufficiali

QUANDO E PERCHÉ ROMA DECIDE DI PERSEGUITARE I CRISTIANI

LESSICOMartire: dal grecomártyr, “testimo-ne”, è colui che pertestimoniare la pro-pria fede religiosa(ma anche politica)accetta di patiretormenti e supplizie di perdere la vita.Molti cristiani af-frontarono il marti-rio durante le per-secuzioni da partedegli imperatori ro-mani. Anziché sco-raggiare nuove a-desioni, il martiriofu un potente stru-mento di propagan-da per il cristiane-simo.

Legalismo: com-portamento ispira-to al rispetto dellalegalità.

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24 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

spendere il provvedimento e restituire ibeni confiscati: l’impero attraversava unmomento politico e militare molto dif-ficile e il cristianesimo poteva essere uti-lizzato come una risorsa e un validosostegno, più che un nemico.L’ultima persecuzione dei cristiani (ladecima) fu quella del 303 ad opera diDiocleziano; fu anche la più terribile,perché provocò molte morti e distru-zioni (vedi lezione 5).

3.3 Il trionfo del cristianesimo

I martiri “seme” della Chiesa Il corag-gio e la serenità, con i quali migliaia dicristiani sopportavano i tormenti e lamorte, contribuirono ad accrescere ilnumero dei credenti, per cui a ragioneil sangue dei martiri fu definito dal teo-logo contemporaneo Tertulliano il“seme della Chiesa”. Malgrado tante

L A B O R A T O R I O

Nel III secolo d.C. si aprì per l’impero romano un perio-do di profonda crisi dovuta a fattori interni ed esterni.Cipriano (210-258), vescovo di Cartagine, scrisse unalettera a Demetriano, un retore pagano che accusava i cri-stiani di essere la causa di tutti i mali che affliggevanol’impero. Il testo, di cui riportiamo alcuni passi, vuolerispondere a tali accuse.

“Tu dici che moltissimi si lamentano e attribuisco-no a noi la colpa del fatto che più spesso scoppianoguerre, e pesti e carestie infuriano, e lunghi periodi ditempo sereno tengono lontane le piogge: perciò nonposso più tacere, affinché [...] non diamo l’impressio-ne, trascurando di confutare calunnie senza fonda-mento, d’ammettere come vera l’accusa. Rispondo,dunque, nello stesso tempo a te, Demetriano, e agli al-tri che forse tu stesso hai istigato ed hai associato a tein gran numero [...].Hai detto che tutte queste sventure dalle quali ora ilmondo è colpito e tormentato accadrebbero per cau-sa nostra e a noi dovrebbero essere imputate, perchénon onoriamo i vostri dèi. A questo proposito, tu,anche se non conosci Dio e sei all’oscuro della verità,dovresti sapere anzitutto che il mondo ormai è invec-chiato, che non si regge più con quelle forze su cuiprima poggiava e che non ha più il vigore e la gagliar-dia che aveva un tempo. Il mondo stesso lo dice [...] eattesta il suo tramonto con l’evidente decadenza diogni cosa: non ci son più d’inverno le piogge d’un tem-po, necessarie per nutrire le sementi, non c’è più il ca-lore abituale per far maturare bene d’estate le messi, népiù le primavere sono serenamente rigogliose per il cli-ma mite che loro era proprio, né così come prima gliautunni son fertili di frutti. Dai monti scavati e tor-mentati si estraggono sempre meno lastre di marmo:le miniere ormai sfruttate offrono minor ricchezza d’ar-gento e d’oro, i filoni impoveriti si esauriscono di gior-

no in giorno; e diminuiscono e mancano nei campi icontadini, nel mare i marinai, i soldati negli accam-pamenti, la rettitudine nella vita pubblica, la giustiziain tribunale, nelle amicizie la concordia, nelle attivitàpratiche la perizia, nei costumi i buoni principi [...].È volontà di Dio, ed è sua legge per il mondo, chetutte le cose dopo esser sorte tramontino, e giunte amaturità invecchino, e s’indeboliscano le forti, e legrandi s’impiccioliscano; e, quando sian divenute de-boli e piccole, si estinguano [...].Nessuno dovrebbe meravigliarsi che ogni cosa nelmondo stia per venir meno, poiché ormai il mondostesso tutto quanto è spossato e prossimo alla fine. Chepoi le guerre si susseguano con ripetuta frequenza, chela carestia e la fame divengano sempre più angosciose,che la salute sia scossa dall’infuriare di malattie, che lastirpe umana sia desolata dalla strage della peste: sappiche anche ciò è stato predetto, che cioè nei tempi ulti-mi si moltiplicano i mali e le sventure sono di vario ge-nere e, avvicinandosi ormai il giorno del giudizio, il ri-gore e lo sdegno di Dio sempre più crescono a colpireil genere umano. Questi mali accadono, infatti, non per-ché i vostri dèi non sono onorati da noi, come procla-mi schiamazzando con lamenti senza fondamento di ve-rità alcuna, ma perché da voi non è onorato Dio.

! Per la comprensione1. Quali sono i mali che affliggevano l’impero romano in questa

fase della sua storia?

2. Perché i cristiani erano ritenuti responsabili di questi mali?

3. Quale spiegazione fornisce Cipriano riguardo questi mali?

4. Elenca tutti i valori, qui espressi in negativo, su cui dovrebbefondarsi la vita sociale.

5. A chi, in ultima analisi, Cipriano attribuisce la decadenza del-l’impero romano, da lui percepita come la fine del mondo?

"" Autore: Cipriano di Cartagine"" Opera: A Demetriano"" Data: III secolo d.C."" Tipologia fonte: testo epistolare

Il mondo è prossimo alla fine

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25Lezione 3 Il cristianesimo fra II e III secolo

persecuzioni, il cristianesimo si propa-gò rapidamente al punto che già nel Vsecolo i cristiani poterono cominciare adefinirsi “cattolici” in quanto membridi una società “universale” (in grecokatholiké), destinata cioè a raccogliere inuna sola fede tutta l’umanità.

Il primato del vescovo di Roma Nellostesso tempo venne affermandosi l’ideache il vescovo di Roma, in quanto diret-to successore di san Pietro, dovesse con-siderarsi il primo fra i vescovi. Nel 451il concilio di Calcedonia (città nei pres-si di Costantinopoli) proclamò tale pri-mato, che venne poi sottolineato conl’attribuzione del titolo di papa (dal lati-no tardo papa a sua volta dal grecopápas, “padre”) o di Sommo ponteficeal vescovo di Roma; così quest’ultimoveniva riconosciuto quale guida di tuttala società cristiana e simbolo viventedell’unità della Chiesa.

# Carcerazione e lapidazione di santo Stefano, in un codice miniato francese cherisale al XIII secolo.

DIZIONARIO DELL’ORDINAMENTOECCLESIASTICO

chiese

consiglio dei presbiteri

diaconi

vescovo

dal greco ecclesía, “adunan-za”

dal greco presbyteros, “an-ziano”, da cui la parola “preti”

dal greco “coadiutori”, “mini-stri”

dal greco epíscopos, “ispetto-re”, da cui “episcopio”, ovve-ro “residenza del vescovo”,ed “episcopale”

nome dato alle prime comunità cristiane

organo che guidava ogni comunità, che predicava lanuova dottrina e impartiva i Sacramenti. Era anchedetto consiglio degli “anziani”

aiutanti dei presbiteri addetti all’amministrazione deibeni della comunità, alla distribuzione delle elemosi-ne e quindi alla cura dei poveri e degli ammalati.Spesso prendevano parte anche alla predicazione ealle cerimonie di culto

figura chiamata a prendere il posto degli apostoli inun determinato territorio (diocesi). Di solito era il piùdegno dei presbiteri. Di fatto divenne il vero capo ela vera guida di ogni singola Chiesa

! Particolare dell’iscrizione sepolcrale di Asellus, dal cimitero di sant’Ippolitosulla via Tiburtina (IV secolo), con i santi Pietro e Paolo.

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26 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

G U I D A A L L O S T U D I O

Prima persecuzione su vasta scala aopera di .................................................

Persecuzioni a opera di Valeriano e..............................................................

Gallieno .................................................

..............................................................

Avvenimento

249-251

..........................

..........................

303

I concetti chiave#La sempre più ampia diffusione del cristianesimo

andò provocando forti tensioni nel mondo romano.L’uso costante ed esclusivo di tribunali, scuole e tem-pli propri, la distinzione netta che il cristianesimopropugnava tra Stato e Chiesa e il conseguente ri-

fiuto del culto imperiale, erano tutti elementi chefacevano percepire i cristiani come una minaccia perl’ordine sociale esistente.

# Ancor più rivoluzionaria appariva – in un contestodominato da forti aspirazioni alla forza, alla potenza,al piacere e alla ricchezza – la nuova dottrina socia-

Verifica

1. Completa la mappa concettuale inserendo nei riquadri i termini indicati: religione; favorì il trionfo del cristianesimo; empie-tà; le differenze di classe; rifiutare il culto dell’imperatore; Decio, Valeriano, Diocleziano.

Visualizzare l’insieme

il cristianesimo era avvertito come una minaccia perché tendeva a

eliminare ..........................................

separare la politica dalla ....................

...........................................................

accusa di ..................

persecuzioni di ...................................

2. Completa con i dati mancanti la tabella cronologica relativa agli imperatori che si sono succeduti dal 249 al 303.

Collocare nel tempo e nello spazio

il sangue dei martiri...................................

3. Osserva la carta di p. 20 relativa alla diffusione del cristia-nesimo. Come puoi notare, alla fine del II secolo il cristia-nesimo era diffuso prevalentemente nella parte orientaledell’impero romano. Dove era nato e chi contribuì a diffon-derlo in Grecia, nell’Illiria e poi a Roma?

Data

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27Lezione 3 Il cristianesimo fra II e III secolo

le, che in nome della fratellanza tendeva ad elimina-re la distinzione fra liberi e servi e le differenze diclasse su cui poggiava la società.

# Di qui le persecuzioni di cui si macchiarono diversiimperatori (Decio, Valeriano, Diocleziano), cui icristiani risposero spesso con il martirio.

# Malgrado le persecuzioni, tuttavia, il cristianesimo sipropagò rapidamente, e già nel V secolo i cristiani po-terono cominciare a definirsi cattolici in quantomembri di una società “universale” (in greco katho-liké), destinata cioè a raccogliere in una sola fede tut-ta l’umanità.

4. Completa il testo inserendo in maniera adeguata i terminimancanti.

Si afferma abitualmente che l’istituzione della domenicacome ........... .... ............ – così vuole dire il termine stes-so, derivato dal latino dies dominicus – fu voluta nel 321dall’imperatore ..................: ma è un’affermazione inesat-ta. Già dal II secolo i cristiani festeggiavano la domenica;essa corrispondeva al Dies solis, il giorno del Sole. Indub-biamente i successi del manicheismo e del ................. el’instaurazione del culto del sol invictus – il sole invitto –da parte di Aureliano fra il 270 e il 275 avevano contribui-to a privilegiare, all’interno della settimana, il giorno delSole. I cristiani l’avevano scelto per raccogliersi perché eraal tempo stesso il giorno della .................................. della................................. e della Pentecoste.La domenica dei cristiani era rispettata con minor rigoredel ....................... ebraico. La legge di Costantino chiede-va alla popolazione tutta di non lavorare durante quel gior-no; in particolare chiedeva venissero sospese le attivitàritenute inadeguate alla dignità del giorno, come i proces-si o i ............................., e quelle particolarmente faticosein modo da permettere ai ........................... e agli ..............di frequentare la chiesa la mattina e riposare il pomerig-gio. Ma i ...................., per esempio, erano esentati dalriposo, per motivi legati alla loro attività. La domenicacostantiniana non era dunque un giorno di totale inattività.

creazione del mondo / resurrezione di Cristo / lavoratorimanuali / schiavi / giorno del Signore / culto di Mitra /sabato / Costantino / giochi del circo / contadini

5. Rispondi alla domanda.In seguito a quali vicende storiche la comunità ebraica diRoma aumentò in maniera considerevole?

6. Per ciascuna delle tre frasi segna la lettera corrispondenteal completamento corretto.

Per elaborare le conoscenze 1. I cristiani assolvevano a un compito sociale in quanto

A) predicavano il comandamento dell’amore per il prossimoB) contribuivano a mitigare la corruzione e il disordine

dilagantiC) contribuivano a frenare la decadenza delle istituzioniD) praticavano le elemosine e altre iniziative caritatevoli

di sostegno e assistenza ai poveri e agli ammalati

2. I cristiani furono accusati di empietà, perché

A) si battevano per l’eliminazione delle differenze di clas-se

B) non accettavano il culto dell’imperatoreC) predicavano la rinuncia al mondoD) propugnavano la separazione tra Stato e Chiesa

3. Nel III secolo i cristiani subirono le maggiori persecu-zioni

A) a causa della maggiore diffusione della nuova religionenelle campagne

B) perché erano ritenuti responsabili dell’anarchia politi-ca e militare

C) perché la sempre più vasta diffusione della nuova reli-gione coincideva con la crisi politica ed economica, etornava perciò comodo agli imperatori indicare i cri-stiani come i principali responsabili

D) perché fino ad allora non avevano dato motivi per esse-re perseguitati

7. Scrivi un breve testo di tipo descrittivo in cui ricostruisci,con parole tue, le vicende degli Ebrei di Roma. Spiegaanche perché e quando gli Ebrei incominciarono ad esse-re discriminati.

8. Redigi una scheda informativa, aiutandoti eventualmentecon una ricerca su una enciclopedia o su Internet, sulle dif-ferenze tra religione cristiana ed ebraica (se disponi diInternet, puoi lanciare la richiesta con il motore di ricercawww.google.it, e cercare: differenze tra cristianesimo edebraismo).

Sviluppare le competenze comunicative

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28 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

4.1 I popoli germanici

Le origini dei Germani Di origine in-doeuropea come i Greci e i Romani, i“Germani” (come verranno chiamati inseguito), occupavano la Scandinaviameridionale, la Danimarca e la costa set-tentrionale della Germania. Durante ilIII secolo a.C. si sparsero attraverso laGermania, allora abitata dai Celti,mescolandosi ad essi e respingendoli ver-so il Reno e il Danubio. Nei secoli suc-cessivi le numerose tribù che li costitui-vano si attestarono nella vasta zona del-l’Europa centrale racchiusa tra i fiumiReno, Vistola, Danubio e Dniepr; zonaimpervia e inospitale, ricca com’era dilande incolte, immense paludi e intrica-

te foreste. Le loro prime incursioni interritorio romano sono datate intorno alI secolo a.C., quando Mario dovetterespingere i Cimbri e i Teutoni. Controi Germani combatté Cesare ai tempidella conquista della Gallia (58- 51 a.C.)e, dopo di lui, diversi imperatori, a par-tire da Ottaviano Augusto, cercarono disottometterli, ma inutilmente. La Ger-mania non divenne mai una provinciaromana e il confine si attestò lungo ilReno e il Danubio. Questo confineperò, benché fortificato, non era invali-cabile. Già a partire dal I secolo a.C. èstata individuata una forte influenza del-l’evoluta società romana sul mondo ger-manico, canalizzata dagli scambi com-merciali, che erano reciproci. Esisteva

4 All’assalto dell’impero

U N O S G U A R D O D ’ I N S I E M E

Le pressioni ai confini dell’impero romano alla fine del III secolo d.C.

LEZI

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V i s i go ti

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Svevi Burgundi Goti

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GotiEru li

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Burgundi

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OstrogotiE ruli

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M A R N E R O

Danub io

Dniestr

Dniepr

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Vistola

Angli

Oder

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Limes

Tra i principali popoli germanici stanziati ai confini dell’impero figuravano:• gli Angli e i Sassoni (lungo l’Oder, tra il Baltico e il basso Elba);• i Franchi, divisi in Franchi Salii e Franchi Ripuari (sulle rive del basso Reno);• gli Alamanni (tra il Meno, il Reno e il Danubio);• i Burgundi (sul Meno) e i Turingi (lungo il Saale, affluente dell’Elba);• i Vandali (sulle rive dell’Oder) e i Longobardi (tra l’Elba e il Weser);• gli Ostrogoti (Goti orientali, a est del Dniestr) e i Visigoti (Goti occidentali, al di qua del Dniestr).Nell’Europa orientale si accalcavano molte altre popolazioni barbare provenienti dall’Asia, fra le quali gli Unni, di razza mongolica.

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29Lezione 4 All’assalto dell’impero

un’antica “via dell’ambra”, per esempio,che da Aquileia arrivava fino al Baltico,dov’erano i giacimenti di questa resinafossile, che veniva scambiata, insiemealle pellicce, al miele, agli schiavi conoggetti di lusso, derrate alimentari eanche monete. Scambi che raggiunseroil massimo livello nel II e III secolo,quando si diffuse anche la pratica del-l’arruolamento di guerrieri germanicinell’esercito romano.

A proposito del termine “Germani” Ilprimo a introdurre l’uso del termine“Germani” per indicare le popolazionistanziate oltre il Reno e il Danubio fuGiulio Cesare. Prima i Romani distin-guevano tra la massa di quelli che chia-mavano barbari due gruppi, quello deiCelti (indicati come Galli a ovest eGalati a est), i quali popolavano la Gal-lia, la Britannia e le regioni dell’Euro-pa centrale; e quello degli Sciti, stan-ziati nelle steppe dell’Europa orientale.Durante la campagna militare in Gallia,Cesare apprese che i Celti individuava-no a loro volta altri popoli, più primiti-vi di loro, stanziati oltre il Reno. Daallora il nome dei “Germani” divennecomune presso i Romani per indicaregli abitatori della “Germania”, anche senon dava conto delle diverse stirpi dacui erano composti, e anche se essi nonsi definivano in tal modo.

Usi e costumi dei barbari Ai tempi diCesare i “Germani” erano divisi in nu-merose tribù per lo più nomadi e dedi-te alla caccia, alla pastorizia e alla pesca.Ignoravano la proprietà privata e, anchequando coltivavano un terreno, lo ab-bandonavano dopo averne raccolto ifrutti, per cercare altri territori fertili.Per questo presso di loro non esistevanole città. Non conoscevano la scritturaed effettuavano gli scambi sulla base delbaratto; soltanto coloro che avevanoavuto contatto con le popolazioni ro-mane o romanizzate stanziate al di là dellimes erano in grado di apprezzare l’uti-lità dei metalli. Intemperanti nel bere,violenti e incolti, erano però energici e

I GERMANI:UN IDENTIKIT IN 10 PUNTI

Germani (almeno così li chiamano i Romani)

tribù gentilizie unite da un vincolo di parentela e capeggiate da un re

una sorta di piramide al cui vertice, sotto il re, ci sono i guerrieri (gli ari-manni) e alla base gli schiavi (aldii)

nomade

occasionale: coltivano solo per raccogliere i frutti e quindi partire. Pro-prio per questo non edificano città

sconosciuta

baratto

politeista. Tra le divinità “maggiori” c’è Odino, dio della guerra

privata, nel senso che ognuno è investito del diritto di vendetta (faida) esi fa giustizia da sé. Solo più tardi verrà istituita la pena pecuniaria (gui-drigildo)

forza fisica, abilità in battaglia, fervore bellico

! Cavaliere germanicoscolpito su una pietratombale del VI-VII secoloconservata al museo diHalle (Sassonia-Anhalt).Sembra che questocavaliere rappresentiOdino, dio della guerra.Nonostante i cavalierigermanici fossero prividi sella e staffe, sepperosempre mostrarsiefficienti, riuscendo ainfliggere alla fanteriaromana gravissimeperdite.

nome

organizzazione sociale

gerarchia sociale

stile di vita

rapporto con il territorio

scrittura

forme di commercio

religione

amministrazione della giustizia

punti di forza

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30 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

forti guerrieri; e proprio per queste qua-lità dovevano trionfare sui Romani, aiquali lusso e corruzione venivano to-gliendo l’antico valore.

La religione I Germani erano politei-sti. Credevano in una “famiglia” di divi-nità maschili e femminili presieduta daWodan o Odino. Il nome Odino signi-fica furor (furore). Egli è infatti il diodella guerra, che si manifesta nel furoredelle battaglie. Al riguardo, mentre lamitologia scandinava pone l’accentosulla sua attività in quanto dio guerrie-ro, quella irlandese insiste sulla sua na-tura sciamanica, pone cioè l’accento sul-le azioni magiche del dio e sulle sueconoscenze sovrannaturali. È probabile che il carattere guerriero sisia sviluppato nel corso dei secoli, specieall’epoca dei Vichinghi. È interessantenotare anche che Odino è a capo di unaschiera di guerrieri, la qual cosa ripro-

duce la struttura di potere della societàgermanica (vedi oltre). Il dio protegge igrandi eroi e presta loro soccorso con-cedendo l’invulnerabilità e la vittoria.Ma a volte li “tradisce” e lascia chemuoiano, per averli accanto a sé nellapropria dimora celeste (Walhalla) e pre-pararli così alla lotta finale tra gli dèi e idemoni. Fra gli altri dèi onorati figurano Thor,dio della tempesta ma anche dell’ordi-ne cosmico, e Balder, dio della fertilità,che muore in autunno per resuscitare inprimavera. Per quanto riguarda le forme del culto,lo storico romano Cornelio Tacito (54-120 d.C.) afferma che i Germani nonavevano templi, ma riconoscevano sacricerti boschi, le cime di montagne e lefonti. Qui, su altari, si offrivano sacrifi-ci agli dèi, si immolavano animali, spe-cie cavalli, e intorno ai banchetti sacri-ficali ci si raccoglieva per consumarne i

L A B O R A T O R I O

Una ricostruzione esatta delle condizioni di vita delle po-polazioni barbariche fin dai tempi dei loro primi contatticon il mondo romano è difficile, dato che le testimo-nianze archeologiche sono davvero poche e le fonti scrittesolo indirette, cioè sono fonti latine, come La guerra gal-lica di Cesare o come L’origine, il sito, i costumi e i po-poli della Germania dello storico Cornelio Tacito (54-120 d.C.); oppure sono decisamente tarde, in quanto ri-salenti al VII e al XII secolo, quando ormai i barbari si era-no assimilati alle popolazioni romane.

“I Germani non si occupano di agricoltura e vivonoper la maggior parte di latte, formaggio e carne.Nessuno possiede una estensione di terreno esatta-mente delimitata: ogni anno infatti i magistrati e i ca-pi assegnano a gruppi di famiglie una data estensionedi terreno coltivabile, nel luogo e nella misura che a lo-ro pare opportuno, e l’anno dopo li costringono a emi-grare altrove. Le ragioni di tale sistema sono molte: an-zitutto per evitare che si abituino all’agricoltura e per-dano le loro qualità guerriere; in secondo luogo perchénon sorga in loro desiderio di grandi proprietà e i piùforti non spoglino i più deboli dei loro terreni; poi per-

ché non costruiscano abitazioni troppo comode perproteggersi dal freddo e dal caldo; inoltre perché nonsi lascino vincere dall’avidità di denaro a causa dellaquale nascono spesso contrasti; da ultimo, perché lagiusta distribuzione delle ricchezze fra inferiori e su-periori tenga la massa soddisfatta e tranquilla. Prova divalore è inoltre per i Germani scacciare i popoli confi-nanti dal loro territorio e non permettere che alcunorisieda nelle vicinanze: così scompare ogni timore diincursioni improvvise e si ritengono più sicuri. Nonconsiderano infamante il furto oltre i propri confini;affermano anzi che esso tiene esercitata la gioventù edè un mezzo per combattere l’ozio.

! Per la comprensione1. Perché ai Germani era fatto divieto di possedere appezzamenti

di terreno e abitazioni?2. Chi prendeva le decisioni di interesse collettivo presso i Ger-

mani?3. Qual era il loro sistema di vita?4. Qual era il nucleo della società germanica?5. Il testo consente una riflessione sulle differenze tra vita se-

dentaria e vita nomade. Differenze inconciliabili. Sottolinea neltesto i risvolti negativi che la vita sedentaria può generare.

"" Autore: Cesare"" Opera: La guerra gallica"" Data: I secolo a.C."" Tipologia fonte: testo storiografico

I costumi dei Germanial tempo di Cesare

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31Lezione 4 All’assalto dell’impero

resti. Una parte del corpo della vittimaera riservata agli dèi.

Organizzazione sociale delle tribù Benlontana dal possedere un’organizzazio-ne statale, la società germanica aveva ilsuo nucleo essenziale nella tribù genti-lizia, formata da più famiglie unite daun vincolo di parentela. Ogni tribù ave-va il suo re, appartenente alla famigliapiù nobile e per lo più dotato di un po-tere non assoluto. Il re era infatti cir-condato da un comitatus di guerrieri, gliarimanni (dal longobardo hariman,“uomo dell’esercito”), a lui legati da unadevozione quasi sacrale, tanto da rap-presentare un’ignominia sopravviverglinel corso di una battaglia; insieme aiguerrieri, i soli giuridicamente ricono-sciuti liberi nelle tribù, il re prendeva ledecisioni più importanti e discuteva gliaffari della comunità. All’ultimo gradi-no della scala sociale germanica stavanoinvece gli aldii (dal longobardo ald,“servo”), cioè semiliberi, o schiavi e,come tali, privi del diritto di portarearmi e di intervenire alle assemblee eaddetti a quelle attività pratiche – agri-coltura, allevamento, artigianato – chei guerrieri disdegnavano.

La giustizia intesa come un affare pri-vato Se primitiva era l’organizzazionepolitica dei Germani, non meno rudi-mentale si presentava l’amministrazio-ne della giustizia, inizialmente conside-rata come un affare privato da regolarsifra le persone direttamente interessate eautorizzate a esercitare la faida o dirittodi vendetta. Solo più tardi venne ad essasostituito il criterio dell’indennità pecu-niaria o guidrigildo: l’entità della som-ma era stabilita da alcuni giudici dopoun’attenta istruttoria. A sostegno delleloro asserzioni i contendenti potevanoportare delle prove, fra le quali meritanoun particolare cenno i cosiddetti giudi-zi di Dio, consistenti in esperimenti dinatura del tutto particolare, come il su-peramento di una barriera di fuoco el’immersione di un arto nell’acqua bol-lente: l’incolumità costituiva l’unica in-confutabile testimonianza a favore dellatesi di chi l’aveva raggiunta e ciò in vir-tù del principio che Dio non potevaaiutare chi aveva torto.

4.2 I barbari varcano i confini dell’impero

I Germani nel III secolo Intorno al IIIsecolo d.C. la situazione della regione sipresentava molto mutata. Le tribù, inseguito a un processo di aggregazione, sierano costituite in più vaste leghe, alcunedelle quali avrebbero dato origine allegrandi stirpi che si sarebbero formate inoccasione delle migrazioni del secolosuccessivo, come per esempio quelle de-gli Alamanni e dei Franchi (vedi lezione16). Avevano incominciato a coltivare icampi con una certa continuità e quindierano passate dalla vita nomade a quellasedentaria; era nata la proprietà privata,solo i boschi e i pascoli rimanevano diuso comune. Si era diffusa anche unaforma di scrittura germanica, l’alfabetorunico, creato in Danimarca.

I Goti I più potenti e i più numerosi deiGermani erano i Goti, stanziati nellaparte orientale della regione danubiana elungo il Mar Nero fino alle rive del Don.In verità i Romani non li identificavanocome Germani ma come Sciti, popolodelle steppe di matrice orientale. In effet-ti, i Goti erano i più esposti al contatto aoriente con i cavalieri nomadi di origineiranica o mongolica che vivevano nellegrandi steppe euroasiatiche.

" Una coppia diprigionieri barbariraffigurata su unsarcofago che risale al IIsecolo d.C.

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32 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

Dopo che ebbero conquistato la Tauri-de (Crimea), antico regno del Bosforo,vassallo di Roma, i Goti erano diventa-ti temibili anche per le forze di mare,giacché ora possedevano una flotta, concui potevano assalire le coste dell’AsiaMinore e della Grecia. Dopo di allora i Goti, che occupavanoil territorio a oriente del Dniestr, prese-ro il nome di Ostrogoti (Goti orienta-li); gli altri, stanziati al di qua delDniestr, si chiamarono Visigoti (Gotioccidentali).

La politica romana nei confronti deibarbari Per quanto riguarda i rapportidei Germani con i Romani, questi, dopoaver capito che non sarebbero riusciti a

conquistarli, avevano adottato una poli-tica altalenante: da un lato, non poteva-no vedere malvolentieri che queste rudipopolazioni, di eccellenti ma rozze dotimilitari, si insediassero nell’interno delterritorio, ripopolando zone di scarsadensità demografica e dando nuovo vi-gore all’esercito (nel III secolo il fenome-no dell’arruolamento di barbari nell’e-sercito romano aveva raggiunto ormai ilculmine). Nello stesso tempo li combat-tevano. La politica romana verso i Germani fusempre esitante fra queste due tendenze:quella cioè di lottare contro di essi oppu-re quella di servirsene, lasciandoli inse-diare nell’impero: non fu quindi unapolitica energica e sistematica.

III SECOLO: ECCOCOME CAMBIANO I GERMANI

III secolo

leghe e quindi stirpi (Franchi, Goti,Longobardi ecc.)

coltivazione continuativa

sedentarismo

scoperta della proprietà privata

diffusione di una scrittura autoctona:il runico

Roma in età repubblicana e in età imperiale

PALATINOCA

MPI

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E SQU I L I N

OC I SP I O

OP P IO

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AVENTINO

Via Aurelia

Via Flaminia

Via Salaria

Via N

omen

tana

Via Tiburtina Vetus

Via Tiburtina

Via Collatina

Via Labicana Via Prenestina

Via Tuscolana

Via Latina

Via Appia

Via ArdeatinaVia

Ost

iens

e

Via

Port

uens

e

Campo

Marz

io

CastroPretorio

TevereTevere

N

Monumenti dell’epoca repubblicana

Grandi strade

Area della cinta repubblicana

Area della cinta imperiale

Mura aureliane (III secolo d.C.)

Monumenti dell’epoca imperiale

Mura serviane (IV secolo a.C.)

Acquedotti

Originariamente

tribù

coltivazione occasionale

nomadismo

occasionalità degli stanziamenti

non utilizzo della scrittura

La Roma repubblicana risulta racchiusa entro l’an-tica cerchia di mura cosiddette serviane, perchéattribuite falsamente dalla tradizione a Servio Tullio.La Roma imperiale è invece compresa entro la cin-ta di mura fatta costruire da Aureliano.

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33Lezione 4 All’assalto dell’impero

L’assalto dei Goti, dei Franchi e degliAlamanni Nella seconda metà del IIIsecolo, mentre l’impero attraversava unlungo periodo di instabilità politica e dianarchia, si accentuò l’instabilità nellafrontiera danubiana, a causa del cre-scente dinamismo dei Goti, che in piùoccasioni violarono il limes costringen-do gli imperatori che si susseguivano adaffrontarli. L’imperatore Decio li com-batté per tre anni (tra il 249 e il 251)prima di sconfiggerli (fu ucciso in com-battimento). Nel 253, sotto Valeriano,fu invece il limes germanico a rimaneretravolto dalla spinta dei Franchi e degliAlamanni. Fermati dal suo successoreGallieno, furono poi tenuti a bada daPostumo, un generale che, dopo essersiribellato a Roma, governava la Galliacome un territorio autonomo.

Aureliano Particolarmente energica ri-sultò l’azione di Lucio Domizio Aure-liano (270-275), che vinse Goti e Van-dali e fermò un’invasione di Alamanni,spintisi fino nell’Umbria con grandespavento della stessa Roma.Fu proprio in tale occasione che Aurelia-no, per proteggere la capitale da improv-visi assalti, la fortificò con nuove mura ene allargò la cinta su un tracciato di qua-si 19 chilometri. Il suo esempio vennepoi seguito da numerose altre città.

LE CONSEGUENZEDELLA POLITICAINCERTA DI ROMAVERSO I GERMANI

• i Germani del III secolo d.C. conquistano un più alto livello di vita civile e più solide strutture politiche all’in-terno di sedi ormai quasi permanenti

• i Germani esercitano un ruolo disgregatore nell’ambito della compagine statale romana, sia quando attac-cano frontalmente i territori di confine, sia quando li difendono militando sotto le insegne imperiali

• nel III secolo d.C. i barbari conducono assalti contro il limes e quindi non realizzano ancora quelle invasioni,che, un secolo più tardi, avrebbero avuto luogo sull’intera linea di confine, dando origine a una massiccia tra-smigrazione e a una profonda trasformazione della storia d’Europa

# La cinta muraria di Aureliano fu costruita tra il 270 e il 275. Alta circa 6 metri,larga 3 metri e mezzo e lunga 19 chilometri, era interrotta ogni 30 metri daimponenti torri quadrate, dotate nella parte superiore di un locale destinato aospitare le baliste, ovvero le macchine da guerra utilizzate per il lancio di grossepietre. Successivamente l’imperatore Onorio, sotto la minaccia dei Goti di Alarico,potenziò le mura raddoppiandone l’altezza e realizzando la copertura delcammino di ronda (401-402 d.C.).Nell’immagine vediamo Porta San Sebastiano nel rifacimento effettuato nel Vsecolo.

U N O S G U A R D O A V A N T I

Dalle mura difensive alla concessione dello statuto di “federati”

Nel IV secolo d.C. la politica di Roma di contenimento dei barbari assunse nuove forme. La più importante fu quella di conside-rarli “federati”, cioè teoricamente alleati dell’impero che vivevano non fuori bensì dentro i suoi confini e che erano insediatinelle province con i metodi con cui si acquartieravano i soldati. Tutti erano obbligati al servizio militare, sicché presto le miliziegermaniche, le quali del resto erano state usate in un ristretto numero già dai primi imperatori, costituirono una parte impor-tante dell’esercito, in cui introdussero le loro abitudini, a evidente danno della tradizionale disciplina romana.

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Page 44: Dialogo con la storia 2 © RCS LIBRI EDUCATION SPA · 2017. 12. 5. · L E Z I O N E C O R N I C E VI Indice L E Z I O N E L E Z I O N E L E Z I O N E L E Z I O N E L E Z I O N E

34 Modulo 1 La crisi dell’impero romano

4.3 La politica aggressivadei Sassanidi

L’impero sassanide Altrettanto diffici-le era la situazione sulle frontiere orien-tali. Nel 224, nel regno dei Parti, ladinastia ellenistica degli Arsàcidi era sta-ta sostituita dalla dinastia sassanide, ori-ginaria della Perside, la regione culladella civiltà iranica. Per cancellare ogni ricordo del periodoellenistico, i nuovi sovrani trasferironola capitale da Babilonia a Ctesifonte,sostituirono il partico e il greco con lalingua persiana e appoggiarono la ripre-sa dell’antica religione mazdea perse-guitando gli altri culti (cristiani, ebrei,induisti), fino ad allora rispettati.Imposero quindi una monarchia asso-luta e centralizzata, che trovò il suo fon-damento proprio nel mazdeismo: sullabase di esso il sovrano sassanide – comequello persiano – era definito “re deire”, cioè adorato come un dio, in quan-to ritenuto prescelto all’alta carica dallostesso Ahura Mazda. Il più ambiziosodisegno della dinastia sassanide fu co-

munque quello di assicurarsi il totaledominio delle vie commerciali, che col-legavano India e Cina con il mare Me-diterraneo: di qui la forte pressioneesercitata sulle province romane dell’A-sia Minore. Scoppiato nel 231, sottoAlessandro Severo, il conflitto si trasci-nò con alterne vicende per diversi de-cenni. Tra il 253 e il 260, sotto l’imperatoreValeriano, i Romani subirono una seriedi rovesci: i Persiani arrivarono fino adAntiochia in Siria e lo stesso Valerianocadde prigioniero con tutto il suo statomaggiore: la sua sconfitta era ormai ilsimbolo più evidente di una crisi gra-vissima.

Il mazdeismo Il mazdeismo era la reli-gione dominante in Persia (oggi Iran)prima dell’avvento dell’Islam (vedilezione 13). Il termine deriva da AhuraMazda (il “saggio signore”), che ne è ildio supremo. Il mazdeismo era chiamato anche zo-roastrismo, una particolare dottrinaesoterica contenuta nell’Avesta (il “testo

L’impero sassanide al suo apogeo

Impero sassanide

Vie commerciali

Impero romano

Direttrici dei conflitticon i popoli confinanti

Cipro

Alessandria

Gerusalemme

M A R N E R O

Damasco

Bassora

Ctesifonte (Baghdad)

Costantinopoli

MA

R C

AS

PI O

Antiochia

Rayy (Teheran)

Nishapur

Bukhara

Kabul

Hamadan

INDIA - CINA

Volga

Nilo

Eufrate

Tigri

Indo

L. d’Aral

Samarcanda

IMPERO ROMANOD'ORIENTE

IMPERO SASSANIDE

MA

R R

OSSO O C E A N O

I N D I A N O

CINA

LESSICOEsoterismo-esote-rico: dal greco eso-terikós, “interiore,intimo”; dottrina ri-servata ad un nu-mero ristretto di di-scepoli, perciò det-ti iniziati, cioè intro-dotti ai segreti diquella determinatadottrina. Esotericoè l’aggettivo con cuisi indica tale carat-tere di segretezza.

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