diario missionario n.37
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Diario Missionario n.37 - Ottobre 2011 - Foglio di corrispondenza con i missionariTRANSCRIPT
M i s s i o n a r i o
n°37 Ottobre 2011
F o g l i o d i c o r r i s p o n d e n z a c o n i m i s s i o n a r i
“Ogni giorno consumiamo 80 milioni di euro in spese militari” (Nigrizia editoriale del numero di Ottobre 2011 pg.5)
e siamo complici in un sistema economico fallito che si mangia il futuro e la vita dei nostri stessi figli G.T.
Eritrea Congregazione Figlie di S.Anna
Nigrizia analisi e proposte
Sr. Cristina Pesavento Lettere dall‟Egitto
Irene e Giulia Guatemala
Indirizzo: Diario Missionario C/O Parrocchia San Lorenzo
piazza Prandina – 35010 San Pietro in Gu – (PD) - ITALIA
email: [email protected]
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Daughters of St.Anne Institute
Congregazione figlie di S.Anna
Provincia Eritrea
da Nigrizia L'editoriale del numero di ottobre 2011
O la Borsa o la vita La crisi economica attuale come conseguenza dell'obbedienza a dogmi di
speculazione e crescita infinita.
Si attribuisce a Paul Valéry, saggista e
poeta francese, il detto: «Un autore scrive sempre lo stesso libro». In fondo, anche gli editoriali di Nigrizia degli ultimi decenni
incarnano spesso la stessa denuncia:
l‟intollerabilità delle disuguaglianze sociali; lo sfruttamento sociale diventato sistema; un impianto capitalistico che impoverisce
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sempre di più i già poveri e che arricchisce i già ricchi (persone o paesi); l‟ossessione patologica della crescita e del profitto; una
cultura che ha assunto il denaro come unico valore di relazione e di organizzazione sociale; l‟egoismo che
prevale sulla solidarietà e l‟io sul noi.
Anche in questo scritto troverete le stesse critiche. Perché ci ripetiamo? Perché
siamo arrivati al dunque. Perché la crisi finanziaria, economica, ecologica e morale, che ha travolto il mondo
occidentale, sta portando al crepuscolo i dogmi dominanti in questi anni e ai quali abbiamo obbedito ciecamente.
Abbiamo sostenuto un sistema che premia
il vizio, il gioco d‟azzardo degli speculatori, degli acrobati della finanza, arricchitisi in modo osceno. Ci hanno detto:
«Arricchitevi e siate avidi, perché solo così riuscirete a conquistare la felicità in terra». Ci hanno convinto che l‟unico
modo per lavorare nell‟era della globalizzazione era accettare lo sfruttamento, la cancellazione dei diritti.
Così, abbiamo sostituito il cittadino con il consumatore, per poi accorgerci che solo a poche sanguisughe è concesso il
privilegio di consumare e sperperare in abbondanza. Abbiamo costruito un modello di sviluppo iniquo e socialmente
ed ecologicamente insostenibile, quasi fossimo in grado di produrre e consumare all‟infinito. E chi per anni ha puntato il dito
contro questa verità adulterata, è stato battezzato una “Cassandra” da una classe dirigente (politica, economica, intellettuale) senza valori, che non siano
quelli quotati in Borsa.
Ma il bubbone doveva scoppiare. Per quanto tempo ancora, infatti, si poteva
sopportare una struttura sociale in cui un manager guadagna in un mese lo stipendio che un suo dipendente
guadagna in 27 anni? Come si può
accettare che l‟1% della popolazione italiana (per restare a casa nostra) detenga la stessa percentuale di ricchezza
che è ripartita fra il 60% della popolazione che è chiamato ogni giorno a tirare la cinghia? A questo 60%, anche oggi, i
tecnocrati di Roma stringono forte il cappio al collo per strizzargli le ultime risorse utili a risanare un bilancio pubblico
anoressico.
L‟ascensore sociale, sul quale ci avevano promesso che tutti saremmo saliti, è in
discesa da tempo. Per questo, cresce la sfiducia della popolazione. Aumenta l‟insoddisfazione sorda. La ripartizione iniqua dei costi della crisi e dei
provvedimenti di austerity rischia di generare forti tensioni sociali. Gli indignados, la cui giornata internazionale
di mobilitazione contro il neoliberismo è stata fissata per il 15 ottobre, aumentano di rabbia e di numero. Capiscono che il
default – termine dotto per dire fallimento – del paese ricadrebbe principalmente e ancora una volta sulle loro spalle.
La soluzione sarebbe un‟uscita “dolce” dal capitalismo. Ma, come ha scritto Serge Latouche, il teorico della decrescita,
implicherebbe «un cambiamento di civiltà, né più né meno ». Non è possibile in tempi stretti? Si adottino, allora, misure
che vadano ad accorciare, non ad allungare, le distanze tra gli ultimi e i primi della società. Gli stessi superricchi si
sono accorti che, per continuare a fare affari, serve loro una società intatta e con una buona e stabile coesione. Quindi, meglio tasse più alte per loro, secondo la
ricetta del miliardario Buffet, che disordini e moti sociali.
Sul tavolo politico italiano ci sono da
tempo alcune proposte ragionevoli, come, ad esempio, una tassa sui grandi patrimoni al di sopra del milione di euro;
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oppure il dimezzamento delle spese militari. Pochi sanno che con il costo di un cacciabombardiere F-35 si potrebbero
realizzare 183 asili nido per settanta bimbi ciascuno, stipendi per insegnanti compresi. Ogni giorno consumiamo 80
milioni di euro in spese militari, pari a 500 dollari pro capite l‟anno, in base ai dati forniti in un dossier dalla Federazione dei
Verdi. E non vale la critica di chi dice che smantellare l‟industria militare implicherebbe una perdita dei posti di
lavoro. Secondo Gianni Alioti, responsabile Ufficio internazionale Fim-Cisl, «con gli stessi soldi con cui si crea un posto di lavoro nell‟industria militare, se ne creano
10-20 nella green economy o nei settori della microelettronica, dell‟automazione industriale, dei mezzi di trasporto. La più
importante realtà eolica in Italia con oltre 700 occupati controllata dalla danese Vestas, è nata da un progetto di
riconversione nel civile di Aeritalia (l‟attuale Alenia Aeronautica)».
Si può ragionare su questo? Si può
ipotizzare che mantenere un livello di welfare decente, prelevando dalle casseforti ancora gonfie, possa essere uno
strumento per calmierare un sistema di ineguaglianze, “strutturalmente ingiusto”, pronto, altrimenti, a esplodere?
Nigrizia Ottobre 2011 pg. 5
Da I FRATELLI DIMENTICATI N°122 AGO-SETT. 2011
DAL GUATEMALA
di Irene Bressan e Giulia Donà, volontarie
A tre mesi dal nostro arrivo in
Guatemala, abbiamo sufficiente
materiale informativo ed espe-
rienziale per condividere il nostro
viaggio con voi.
Dopo i primi giorni di assestamento
in capitale siamo giunte a Zacualpa,
piccolo paese di montagna a
quattro ore dalla capitale
raggiungibile attraverso un‟ora di
strada sterrata e con tornanti. Qui
stiamo alloggiando e dando il nostro
contributo.
Siamo ospitate nella comunità delle
Suore Francescane di Sant‟Antonio,
a fianco della quale sorge il “Centro
Pastoral de la Mujer‟~ costruito
esattamente in questo luogo, grazie
alla tenacia di Fray Attilio Prandina
e del suo compagno Fray Luis Rama
(con i fondi della Fondazione Fratelli
Dimenticati), che hanno lottato per
acquistare questo terreno ricco di
significati.
Qui nel 1994 è stato avviato un
programma di riesumazione dei
corpi delle vittime della guerra civile
degli anni „80, con il contributo di
professionisti. L‟analisi dei resti ha
permesso di comprovare le torture
e le barbarie che il popolo aveva
subito; questo ha dato modo di far
loro giustizia e di garantirgli una
degna sepoltura. Due luoghi in
particolare testimoniano l‟accaduto:
la stanza delle torture e il pozzo
dove venivano gettati i corpi
agonizzanti di gente torturata. Ora
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questi sono luoghi di pace e di
preghiera. Qui abbiamo potuto
condividere rituali in memoria difatti
accaduti, pregando attorno ad un
fuoco formato dalle nostre candele
fuse assieme su un letto di fiori
colorati. ~ stata la prima volta dal
nostro arrivo in cui sono state
toccate le corde più fragili della
nostra sensibilità... un sentire con il
corpo e con il cuore... profondo.
A poco a poco abbiamo scoperto il
valore del passato di questi luoghi,
siamo state letteralmente condotte
e accompagnate “per mano” dalla
gente del posto in terre dove si può
ancora respirare la storia, la
sofferenza e il sacrificio chemolta
gente indigena è stata costretta a
subire. Abbiamo riscontrato sul
campo quello che abbiamo letto sui
libri prima di partire: la gente in-
digena è ancora molto ancorata al
passato e alle tradizioni, ne va fiera.
Conserva con dignità e riservatezza
un bagaglio prezioso che sa
tramandare e rivivere con cura
minuziosa e passione che noi non
conosciamo. ~ decisamente questa
la cosa che più emoziona e che fa
sentire il cuore della comunità.
Il “Centro Pastoral de la Mujer” è
sorto con la finalità di offrire
occasioni di espressione, eman-
cipazione e crescita della donna
indigena, ancora in condizioni di
sfruttamento e sottomissione. La
maggior parte di queste non lavora
e non gode di un‟indipendenza
economica; vengono considerate
più che donne, madri e mogli.
Il centro è oggi adibito anche a
progetti organizzati dalla pastorale
sociale e coordinati da Sor Ana
Maria, persona dinamica e attiva
responsabile di molte iniziative per i
cittadini. Qui si conducono riunioni
con l‟équipe della comunità
composta da figure molto presenti
nel villaggio che collaborano con
passione e con disponibilità piena a
risvegliare e a far crescere queste
terre. Si è creata una collaborazione
anche con le scuole del villaggio e
delle aldee che consiste nell‟offrire
aule e banchi laddove siano carenti.
Inoltre si svolgono degli incontri
mensili con un gruppo di giovani
scolarizzati (becados). A questo
proposito ci è stato affidato il
compito di affrontare alcuni temi
con loro. Abbiamo stilato un
programma che verte sul tema
dell‟interazione e della condivisione
sviluppando in particolare la
capacità di conoscersi, ascoltarsi,
esprimersi.
Questa decisione è stata concordata
con Sor Ana Maria dopo aver anche
personalmente sperimentato e
osservato la difficoltà dei giovani a
esibirsi, esporsi o semplicemente
identificarsi.
Questi ragazzi sono fondamentalmente tutti “becados’~ ossia destinatari di borse di studio provenienti da benefattori italiani. Il lavoro che occupa la maggior parte delle risorse umane e di tempo in questo centro ha infatti a che vederecon questo processo. La
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quota annuale che ogni “becado”
riceve è destinata in primìs a coprire
le spese per l‟istruzione. Quando
queste siano state soddisfatte la
borsa di studio si converte nell‟ac-
quisto di animali come capre e
galline, se non per la costruzione di
latrine, beni di cui possono godere
tutti i familiari del ragazzo, che
continua a gestirli personalmente
con responsabilità in quanto
destinatario della borsa di studio.
A questo proposito abbiamo avuto
modo di seguire sul campo
l‟andamento di questi progetti
visitando anche alcune abitazioni
nelle aldee.
In generale il nostro contributo qui
ha a che fare con il programma
delle borse di studio in senso ampio
dove c‟è necessità.
Inoltre stiamo impartendo delle
lezioni di italiano alla comunità delle
Suore Francescane e ad alcune
persone che si occupano dei
rapporti con i padrini dei “becados”
in Italia.
(Giulia e Irene con i becados) Oltre a questi impegni siamo
totalmente immerse nella
quotidiana vita di comunità, e con-
tribuiamo alla gestione del centro.
Abbiamo avuto la possibilità di
visitare alcuni luoghi rappresentativi
del Guatemala con la gente del
posto, la cosa migliore per
comprendere appieno le dinamiche
del Paese. Siamo state una
settimana in Capitale ospitate da
una Signora conosciuta durante il
nostro soggiorno e qui abbiamo
potuto vivere e comprendere
appieno le contraddizioni di questo
Paese povero e moderno, legato
alle tradizioni e industrializzato.
L‟influenza della globalizzazione
nella città si respira tanto quanto il
fumo nero delle sue grosse
automobili, cartelli pubblicitari di
dimensioni mastodontiche
invitano i agente a mangiare
cibi statunitensi, a votare
questo piuttosto che l‟altro
candidato politico, a scegliere
il piano telefonico “Tipo”
piuttosto di “Claro‟
Ogni 5 km c‟è un centro
commerciale con dentro la
rappresentazione di un mondo
che si vorrebbe far passar per
reale e fruibile da tutti.
A Zacualpa i ragazzini
percorrono ogni giorno strade
di terra in salita, fanno anche
due ore di cammino per
raggiungere la loro scuola dalle
pareti di legno. Fratellini di 10 e 7
7
anni si caricano a legna sulle spalle
per venderla in cambio di fagioli,
passano l‟intera giornata al paese
finché non l‟hanno venduta tutta e
se sono fortunati faranno la strada
di ritorno salendo nel pick-up di
qualcuno. Qui il telefono mobile è
giunto solo nel 2004, la propaganda
politica arriva fino alle aldee più
isolate colorando rocce e alberi in
base al partito, i voti si comprano in
cambio della tinteggiatura delle
case più povere che si dipingono
con i colori del partito. I su-
permercati sono rari e molta gente
trasforma la sua casa un piccola
bottega o “comedor‟~
Bambine e bambini sono costretti a
crescere velocemente
abbandonando studi e giochi in età
ancora precoce per accudire i
fratelli più piccoli, lavorare le terre e
badare alla casa.
E‟ sconcertante questo abisso tra
due luoghi così vicini
geograficamente, ma con una realtà
così differente.
Nonostante la città sia così
sviluppata e industrializzata
scarseggiano i posti di lavoro e la
gente è costretta ad emigrare sulla
costa o negli Stati Uniti per
raggiungere il fatidico “sogno
americano”
Ci rimangono ancora alcuni mesi
per poter comprendere ed
assaporare la ricchezza di questo
popolo, cerchiamo di sfruttare al
meglio questo tempo e di tornare
cariche di una nuova energia.
Un caro saluto a tutti.
nell‟evoluzione degli eventi durante la rivoluzione…vista dall‟interno
cristiani e musulmani, uniti per il cambiamento in Egitto
Card. Naguib:
Commenta in un comunicato la nuova situazione politica del Paese
lunedì, 14 febbraio 2011
La protesta di queste settimane in Egitto ha visto unita la cittadinanza indipendentemente dalle differenze,
anche religiose. Lo sottolinea il Cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), in un
comunicato in cui commenta la nuova
situazione politica nel Paese a seguito delle dimissioni del Presidente Hosni Mubarak. Nel testo, il Patriarca
afferma che “la Chiesa cattolica egiziana si unisce a tutti i leali cittadini dell'Egitto nel ringraziare Dio
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Onnipotente per il meraviglioso successo che ha concesso ai coraggiosi giovani del movimento 25
gennaio, al quale hanno partecipato tutti i cittadini leali, con la presenza
personale, la partecipazione emotiva o la preghiera all'Onnipotente per il bene dell'amato Egitto, o seguendo le
notizie con ansia, trepidazione e speranza”. Il presule sottolinea che ci si
aspettava “un cambiamento graduale in base alle disposizioni costituzionali”, “ma la volontà dei
giovani e della gente ha determinato il corso degli eventi”.“Siamo sicuri che tutte le aspettative saranno
soddisfatte, a Dio piacendo”, aggiunge. “L'Egitto scrive la sua storia da 7000 anni con lettere di luce e di
fuoco, e ora sta brillando con nuovo splendore”. L'esperienza di questi ultimi giorni, spiega, “ha prodotto una
realtà che è stata a lungo assente, ovvero l'unità dei cittadini, giovani e
anziani, cristiani e musulmani, senza alcuna distinzione o discriminazione”, nell'azione “per il bene dell'Egitto e la
sicurezza del Paese”. “Siamo certi che questi sentimenti che hanno regnato nei cuori dureranno per il futuro
prossimo e lontano”, confessa. Riconoscenza Il Patriarca Naguib afferma che
bisogna ringraziare “le folle di giovani patriottici che hanno fornito la scintilla da cui questo movimento è partito ed
è diventato un vulcano in eruzione che non può essere fermato e che ha riunito tutte le forze che rifiutano la
situazione negativa che ha controllato il Paese per tanto tempo, anelando a
un futuro migliore e più roseo per gli egiziani e unendosi intorno a un'unica causa, che è l'amore per l'Egitto e la
dignità dei suoi cittadini”. Rende poi omaggio alle “anime dei martiri che
hanno offerto la propria vita per l'alba di questo giorno storico”, auspicando che Dio “abbia pietà di loro, li unisca
ai giusti e dia consolazione e pace alle loro famiglie e le difenda”. “Preghiamo anche perché i feriti
possano riprendersi, e perché le vittime della violenza e del vandalismo possano ricostruire ciò
che è andato perso o distrutto”, aggiunge. Allo stesso modo, ringrazia “chiunque abbia contribuito alla difesa
delle persone e delle proprietà private e pubbliche in questo momento critico: i comitati popolari, le forze
armate e le forze di sicurezza”. Prospettive future Per il Patriarca, “è giunto il momento
per un'opera seria, impegnata e decisiva perché l'Egitto sia
all'avanguardia a livello sociale, economico e politico e brilli ancora con la sua civiltà profondamente
radicata che ha illuminato il mondo per secoli”. “Con tutti gli egiziani, aneliamo a
passi rapidi che mettano in atto ciò che è stato dichiarato dal Consiglio supremo delle forze armate, ossia la
ricostruzione della Nazione su basi costituzionali giuste”. “Vogiiamo che l'Egitto trovi il suo
posto tra i Paesi moderni”, sottolinea, chiedendo “un Paese democratico basato su leggi, giustizia e
uguaglianza, che rispetti la libertà e la dignità basata solo sulla cittadinanza
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e permetta la partecipazione a tutte le categorie”. Il Patriarca auspica anche che il Paese “raggiunga quello che gli
analisti, i politici e gli intellettuali hanno chiesto per evitare divisioni”.
“Gli egiziani leali sono pronti a compiere ogni sforzo per il bene dell'amata Nazione. La Chiesa
cattolica, con tutte le sue istituzioni,
lavorerà con loro nella ricostruzione e per procedere lungo questa via per un futuro migliore”. “Dio difenda l'Egitto
e i suoi governanti, e possa ispirarli per il bene del Paese per il presente e
il futuro”, conclude.
“Dialogo e Tolleranza per ridurre le violenze in Egitto ....in vista di una cultura della Pace”
CAIRO, Egitto Oltre 60 Egiziani e non, Musulmani e cristiani, leaders religiosi e rappresentanti di diversi settori, si sono riuniti in Luglio in Alessandria e Cairo per discutere sulle tensioni sociali in atto nel post Rivoluzione. Il Workshop é stato organizzato nel
Goethe Institute, del Centro "Arab-West Report", ONG Egiziana, che promuove il dialogo e la
comprensione tra popoli e gruppi diversi. I relatori della conferenza
sono stati l‟Imam Nigeriano Mohammed Ashafa e il Pastore James Wuye Inglese.
Pastori e imam Egiziani, pacifisti e rappresentanti di diverse Organizzazioni non Governative,
hanno lavorato assieme per elaborare un programma che eviti l‟aumentare delle divisioni e della violenza in
Egitto. L‟Egitto ha una lunga storia di collaborazione tra musulmani e
cristiani, anche durante la prima settimana della rivoluzione, i due gruppi hanno dimostrato una
significativa capacitá di intesa e
collaborazione. Sfortunatamente
molto di questa esperienza si é ridotta dopo le violenze in Atfih, Manshiyet Nasr, Embaba, e altrove, nonostante
la maggioranza degli egiziani vivano pacificamente e in armonia. A questi si é voluti rivolgere attraverso la
conferenza, poiché tali pacifisti potessero sviluppare le abilità necessarie per ridurre la violenza
sociale in atto. Gli obiettivi che il workshop intendeva perseguire, sono stati:
- Sviluppare capacità di conoscenza e analisi dei conflitti per avere una
mappa di azione. - Approfondire i valori di prevenzione
ai conflitti e di risposta ad essi.
- Considerare dinamiche / meccanismi strutturati per la riduzione dei conflitti.
Chiaramente attraverso lo sviluppo di abilità nei singoli, ci si aspetta un inevitabile impatto positivo, di
riduzione del conflitto, all'interno della comunità. Il programma delle giornate, sia in
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Alessandria che in Cairo (Luglio 2011) hanno avuto inizio e fine con una preghiera interreligiosa, attraverso la
quale, lo studio-ricerca, e la prospettiva d'impegno sono state
affidate alla benedizione dell'Unico Dio che ci accomuna come credenti.
Precise tappe sono state individuate per la Prevenzione del Conflitto; e' stata evidenziata la necessità di usare
i media per diffondere messaggi di pace e riconciliazione nella comunità, per esempio messaggi che
contengano scritti del Corano e della Bibbia che richiamino al senso di armonia della creazione e del dovere
delle creature di restaurare l'armonia delle "origini".
La Risoluzione dei conflitti non solo deve prevedere l'analisi di essi, ma anche il compito di ricostruire
relazioni giuste tra persone, tra oppressi ed oppressori. Finché la
giustizia non é ricostruita a diversi livelli, le differenze continueranno a
generare malessere. Promuovere la Pace significa dunque
preparare persone e ambiente alla risoluzione dei conflitti, ciò richiede
anche costruire fiducia tra le parti, così da ridurre la possibilità del generarsi di tensioni e
incomprensioni. A tal riguardo, il dialogo é vitale,
senza di esso gruppi diversi non possono giungere all'uso costruttivo di risorse, si riduce la possibilità di
collaborazione e di impegno per il bene comune. Senza un atmosfera dialogante, i malintesi aumentano il
divario della sfiducia. Secondo l'Imam Ashafa e il Pastore
Wuye al termine di ogni "confronto" una dichiarazione di pace deve essere redatta, perché le parti sappiamo i
comuni impegni che si assumono nel costruire la pace, una cultura pacifica
e riconciliante che porti armonia nella società.
A p p e l l o d e l l a C h i e s a C a t t o l i c a d ' E g i t t o
14 ottobre 2011
Appello lanciato dal Cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti
Cattolici e Presidente dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici d’Egitto,
a seguito degli ultimi episodi di violenza verificatisi nel Paese
* * *
KOBRI-EL-KUBBAH, venerdì, 13 ottobre 2011. (ZENIT.org) - “Siate
lieti nella speranza, forti nella
tribolazione, perseveranti nella
preghiera…Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere
il bene davanti a tutti gli uomini. Se
possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti…Non
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lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rom 12: 12 –
21-CEI). Con queste
raccomandazioni di San Paolo
Apostolo, cerchiamo la nostra strada, in questo tempo in cui è
difficile avere una visione chiara del
presente e del futuro.
Con i cuori feriti, ci uniamo a tutte le
forze nazionali sincere, responsabili
del presente e del futuro del nostro amato paese, per manifestare il
nostro profondo dolore, davanti agli
eventi sanguinanti subiti da figli e figlie sinceri, che hanno voluto
contribuire al cammino democratico
del Paese, con manifestazioni pacifiche, come centinaia altri gruppi
di cittadini. Purtroppo, questo si è
terminato con la morte violenta di 22
copti e 3 soldati, e con 329 feriti, secondo le dichiarazioni ufficiali. Noi
preghiamo per il riposo delle anime
dei defunti, per la veloce guarigione dei feriti, e per la consolazione delle
loro famiglie. Chiediamo che tutte le
Sante Messe e tutte le preghiere di Domenica 16 ottobre siano
consacrate per queste intenzioni. Ci
siamo anche uniti, con la preghiera e con il digiuno, a tutti i cristiani,
seguendo l’appello di Sua Santità
Papa Shenouda III, perché il Signore
doni pace al nostro amato Egitto. Condannando nuovamente ogni atto
di violenza e tutti i suoi attori,
rivolgiamo un appello ai responsabili di prendere le misure necessarie e
ferme, per garantire la sicurezza,
stabilire le soluzioni chiare e stabili per i problemi che causano tensioni e
conflitti, rispettare la supremazia della legge nel trattare i scontri e i
crimini, e garantire l’obiettività dei
media. Abbiamo piena fiducia che il
Consiglio Superiore delle Forze Armate, il Governo e la Magistratura,
sono in grado di guidare il Paese alla
stabilità e la sicurezza, nella garanzia del bene e dell’onore di tutti
i cittadini.
Rivolgiamo il nostro appello a tutti i membri delle nostre Chiese, a
dedicarsi con tutte le loro forze a
vivere con spirito di cittadinanza sincera, e di fratellanza benevola,
con tutti i fratelli e le sorelle della
Patria, e di lavorare con assiduità in tutti i campi e tutte le posizioni. Li
chiamiamo anche a partecipare, in
Egitto e all’estero, all’azione politica
e elettorale in corso questo è un dovere sacro, a cui non è permesso
di rinunciare - per costruire uno
Stato democratico moderno, fondato sulla legge e la cittadinanza
completa, e basato sull’uguaglianza,
la giustizia e la garanzia della libertà. Questo, per garantire per l’Egitto un
futuro migliore, splendente di
speranza e di lavoro, a cui continuiamo a contribuire
generosamente, attraverso le nostre
istituzioni educative, caritative e di
sviluppo, al servizio e per il bene di tutti i cittadini del nostro caro Egitto,
fiduciosi nella Provvidenza divina che
ci sostiene, che il Dio onnipotente e premuroso ci aiuta, per la Sua gloria
e per il bene di tutto il Paese, con la
benedizione della Santa Vergine Maria, Regina della Pace.
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Gruppo missionario Calendario 2011-12
l‟invito a partecipare è rivolto a tutti
23 Ottobre Giornata Missionaria mostra del libro
…..Novembre in oratorio incontro con i giovani rientrati dalla missione
12 Dicembre in oratorio Incontro ½ SKYPE con ns Missionari
Gennaio in oratorio S. Infanzia
27 Febbraio in oratorio D. Giuseppe racconta del Nicaragua e Guatemala
19 Marzo in oratorio Auguri ½ SKYPE ai ns Missionari
Maggio mese missionario Rosari nei capitelli
Il nuovo indirizzo internet:
http://diariomissionario.site40.net/