diario missionario n.37

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M i s s i o n a r i o 37 Ottobre 2011 Foglio di corrispondenza con i missionari Ogni giorno consumiamo 80 milioni di euro in spese militari(Nigrizia editoriale del numero di Ottobre 2011 pg.5) e siamo complici in un sistema economico fallito che si mangia il futuro e la vita dei nostri stessi figli G.T. Eritrea Congregazione Figlie di S.Anna Nigrizia analisi e proposte Sr. Cristina Pesavento Lettere dall‟Egitto Irene e Giulia Guatemala Indirizzo: Diario Missionario C/O Parrocchia San Lorenzo piazza Prandina 35010 San Pietro in Gu (PD) - ITALIA email: [email protected]

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Diario Missionario n.37 - Ottobre 2011 - Foglio di corrispondenza con i missionari

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Page 1: Diario Missionario n.37

M i s s i o n a r i o

n°37 Ottobre 2011

F o g l i o d i c o r r i s p o n d e n z a c o n i m i s s i o n a r i

“Ogni giorno consumiamo 80 milioni di euro in spese militari” (Nigrizia editoriale del numero di Ottobre 2011 pg.5)

e siamo complici in un sistema economico fallito che si mangia il futuro e la vita dei nostri stessi figli G.T.

Eritrea Congregazione Figlie di S.Anna

Nigrizia analisi e proposte

Sr. Cristina Pesavento Lettere dall‟Egitto

Irene e Giulia Guatemala

Indirizzo: Diario Missionario C/O Parrocchia San Lorenzo

piazza Prandina – 35010 San Pietro in Gu – (PD) - ITALIA

email: [email protected]

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Daughters of St.Anne Institute

Congregazione figlie di S.Anna

Provincia Eritrea

da Nigrizia L'editoriale del numero di ottobre 2011

O la Borsa o la vita La crisi economica attuale come conseguenza dell'obbedienza a dogmi di

speculazione e crescita infinita.

Si attribuisce a Paul Valéry, saggista e

poeta francese, il detto: «Un autore scrive sempre lo stesso libro». In fondo, anche gli editoriali di Nigrizia degli ultimi decenni

incarnano spesso la stessa denuncia:

l‟intollerabilità delle disuguaglianze sociali; lo sfruttamento sociale diventato sistema; un impianto capitalistico che impoverisce

Page 3: Diario Missionario n.37

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sempre di più i già poveri e che arricchisce i già ricchi (persone o paesi); l‟ossessione patologica della crescita e del profitto; una

cultura che ha assunto il denaro come unico valore di relazione e di organizzazione sociale; l‟egoismo che

prevale sulla solidarietà e l‟io sul noi.

Anche in questo scritto troverete le stesse critiche. Perché ci ripetiamo? Perché

siamo arrivati al dunque. Perché la crisi finanziaria, economica, ecologica e morale, che ha travolto il mondo

occidentale, sta portando al crepuscolo i dogmi dominanti in questi anni e ai quali abbiamo obbedito ciecamente.

Abbiamo sostenuto un sistema che premia

il vizio, il gioco d‟azzardo degli speculatori, degli acrobati della finanza, arricchitisi in modo osceno. Ci hanno detto:

«Arricchitevi e siate avidi, perché solo così riuscirete a conquistare la felicità in terra». Ci hanno convinto che l‟unico

modo per lavorare nell‟era della globalizzazione era accettare lo sfruttamento, la cancellazione dei diritti.

Così, abbiamo sostituito il cittadino con il consumatore, per poi accorgerci che solo a poche sanguisughe è concesso il

privilegio di consumare e sperperare in abbondanza. Abbiamo costruito un modello di sviluppo iniquo e socialmente

ed ecologicamente insostenibile, quasi fossimo in grado di produrre e consumare all‟infinito. E chi per anni ha puntato il dito

contro questa verità adulterata, è stato battezzato una “Cassandra” da una classe dirigente (politica, economica, intellettuale) senza valori, che non siano

quelli quotati in Borsa.

Ma il bubbone doveva scoppiare. Per quanto tempo ancora, infatti, si poteva

sopportare una struttura sociale in cui un manager guadagna in un mese lo stipendio che un suo dipendente

guadagna in 27 anni? Come si può

accettare che l‟1% della popolazione italiana (per restare a casa nostra) detenga la stessa percentuale di ricchezza

che è ripartita fra il 60% della popolazione che è chiamato ogni giorno a tirare la cinghia? A questo 60%, anche oggi, i

tecnocrati di Roma stringono forte il cappio al collo per strizzargli le ultime risorse utili a risanare un bilancio pubblico

anoressico.

L‟ascensore sociale, sul quale ci avevano promesso che tutti saremmo saliti, è in

discesa da tempo. Per questo, cresce la sfiducia della popolazione. Aumenta l‟insoddisfazione sorda. La ripartizione iniqua dei costi della crisi e dei

provvedimenti di austerity rischia di generare forti tensioni sociali. Gli indignados, la cui giornata internazionale

di mobilitazione contro il neoliberismo è stata fissata per il 15 ottobre, aumentano di rabbia e di numero. Capiscono che il

default – termine dotto per dire fallimento – del paese ricadrebbe principalmente e ancora una volta sulle loro spalle.

La soluzione sarebbe un‟uscita “dolce” dal capitalismo. Ma, come ha scritto Serge Latouche, il teorico della decrescita,

implicherebbe «un cambiamento di civiltà, né più né meno ». Non è possibile in tempi stretti? Si adottino, allora, misure

che vadano ad accorciare, non ad allungare, le distanze tra gli ultimi e i primi della società. Gli stessi superricchi si

sono accorti che, per continuare a fare affari, serve loro una società intatta e con una buona e stabile coesione. Quindi, meglio tasse più alte per loro, secondo la

ricetta del miliardario Buffet, che disordini e moti sociali.

Sul tavolo politico italiano ci sono da

tempo alcune proposte ragionevoli, come, ad esempio, una tassa sui grandi patrimoni al di sopra del milione di euro;

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oppure il dimezzamento delle spese militari. Pochi sanno che con il costo di un cacciabombardiere F-35 si potrebbero

realizzare 183 asili nido per settanta bimbi ciascuno, stipendi per insegnanti compresi. Ogni giorno consumiamo 80

milioni di euro in spese militari, pari a 500 dollari pro capite l‟anno, in base ai dati forniti in un dossier dalla Federazione dei

Verdi. E non vale la critica di chi dice che smantellare l‟industria militare implicherebbe una perdita dei posti di

lavoro. Secondo Gianni Alioti, responsabile Ufficio internazionale Fim-Cisl, «con gli stessi soldi con cui si crea un posto di lavoro nell‟industria militare, se ne creano

10-20 nella green economy o nei settori della microelettronica, dell‟automazione industriale, dei mezzi di trasporto. La più

importante realtà eolica in Italia con oltre 700 occupati controllata dalla danese Vestas, è nata da un progetto di

riconversione nel civile di Aeritalia (l‟attuale Alenia Aeronautica)».

Si può ragionare su questo? Si può

ipotizzare che mantenere un livello di welfare decente, prelevando dalle casseforti ancora gonfie, possa essere uno

strumento per calmierare un sistema di ineguaglianze, “strutturalmente ingiusto”, pronto, altrimenti, a esplodere?

Nigrizia Ottobre 2011 pg. 5

Da I FRATELLI DIMENTICATI N°122 AGO-SETT. 2011

DAL GUATEMALA

di Irene Bressan e Giulia Donà, volontarie

A tre mesi dal nostro arrivo in

Guatemala, abbiamo sufficiente

materiale informativo ed espe-

rienziale per condividere il nostro

viaggio con voi.

Dopo i primi giorni di assestamento

in capitale siamo giunte a Zacualpa,

piccolo paese di montagna a

quattro ore dalla capitale

raggiungibile attraverso un‟ora di

strada sterrata e con tornanti. Qui

stiamo alloggiando e dando il nostro

contributo.

Siamo ospitate nella comunità delle

Suore Francescane di Sant‟Antonio,

a fianco della quale sorge il “Centro

Pastoral de la Mujer‟~ costruito

esattamente in questo luogo, grazie

alla tenacia di Fray Attilio Prandina

e del suo compagno Fray Luis Rama

(con i fondi della Fondazione Fratelli

Dimenticati), che hanno lottato per

acquistare questo terreno ricco di

significati.

Qui nel 1994 è stato avviato un

programma di riesumazione dei

corpi delle vittime della guerra civile

degli anni „80, con il contributo di

professionisti. L‟analisi dei resti ha

permesso di comprovare le torture

e le barbarie che il popolo aveva

subito; questo ha dato modo di far

loro giustizia e di garantirgli una

degna sepoltura. Due luoghi in

particolare testimoniano l‟accaduto:

la stanza delle torture e il pozzo

dove venivano gettati i corpi

agonizzanti di gente torturata. Ora

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questi sono luoghi di pace e di

preghiera. Qui abbiamo potuto

condividere rituali in memoria difatti

accaduti, pregando attorno ad un

fuoco formato dalle nostre candele

fuse assieme su un letto di fiori

colorati. ~ stata la prima volta dal

nostro arrivo in cui sono state

toccate le corde più fragili della

nostra sensibilità... un sentire con il

corpo e con il cuore... profondo.

A poco a poco abbiamo scoperto il

valore del passato di questi luoghi,

siamo state letteralmente condotte

e accompagnate “per mano” dalla

gente del posto in terre dove si può

ancora respirare la storia, la

sofferenza e il sacrificio chemolta

gente indigena è stata costretta a

subire. Abbiamo riscontrato sul

campo quello che abbiamo letto sui

libri prima di partire: la gente in-

digena è ancora molto ancorata al

passato e alle tradizioni, ne va fiera.

Conserva con dignità e riservatezza

un bagaglio prezioso che sa

tramandare e rivivere con cura

minuziosa e passione che noi non

conosciamo. ~ decisamente questa

la cosa che più emoziona e che fa

sentire il cuore della comunità.

Il “Centro Pastoral de la Mujer” è

sorto con la finalità di offrire

occasioni di espressione, eman-

cipazione e crescita della donna

indigena, ancora in condizioni di

sfruttamento e sottomissione. La

maggior parte di queste non lavora

e non gode di un‟indipendenza

economica; vengono considerate

più che donne, madri e mogli.

Il centro è oggi adibito anche a

progetti organizzati dalla pastorale

sociale e coordinati da Sor Ana

Maria, persona dinamica e attiva

responsabile di molte iniziative per i

cittadini. Qui si conducono riunioni

con l‟équipe della comunità

composta da figure molto presenti

nel villaggio che collaborano con

passione e con disponibilità piena a

risvegliare e a far crescere queste

terre. Si è creata una collaborazione

anche con le scuole del villaggio e

delle aldee che consiste nell‟offrire

aule e banchi laddove siano carenti.

Inoltre si svolgono degli incontri

mensili con un gruppo di giovani

scolarizzati (becados). A questo

proposito ci è stato affidato il

compito di affrontare alcuni temi

con loro. Abbiamo stilato un

programma che verte sul tema

dell‟interazione e della condivisione

sviluppando in particolare la

capacità di conoscersi, ascoltarsi,

esprimersi.

Questa decisione è stata concordata

con Sor Ana Maria dopo aver anche

personalmente sperimentato e

osservato la difficoltà dei giovani a

esibirsi, esporsi o semplicemente

identificarsi.

Questi ragazzi sono fondamentalmente tutti “becados’~ ossia destinatari di borse di studio provenienti da benefattori italiani. Il lavoro che occupa la maggior parte delle risorse umane e di tempo in questo centro ha infatti a che vederecon questo processo. La

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quota annuale che ogni “becado”

riceve è destinata in primìs a coprire

le spese per l‟istruzione. Quando

queste siano state soddisfatte la

borsa di studio si converte nell‟ac-

quisto di animali come capre e

galline, se non per la costruzione di

latrine, beni di cui possono godere

tutti i familiari del ragazzo, che

continua a gestirli personalmente

con responsabilità in quanto

destinatario della borsa di studio.

A questo proposito abbiamo avuto

modo di seguire sul campo

l‟andamento di questi progetti

visitando anche alcune abitazioni

nelle aldee.

In generale il nostro contributo qui

ha a che fare con il programma

delle borse di studio in senso ampio

dove c‟è necessità.

Inoltre stiamo impartendo delle

lezioni di italiano alla comunità delle

Suore Francescane e ad alcune

persone che si occupano dei

rapporti con i padrini dei “becados”

in Italia.

(Giulia e Irene con i becados) Oltre a questi impegni siamo

totalmente immerse nella

quotidiana vita di comunità, e con-

tribuiamo alla gestione del centro.

Abbiamo avuto la possibilità di

visitare alcuni luoghi rappresentativi

del Guatemala con la gente del

posto, la cosa migliore per

comprendere appieno le dinamiche

del Paese. Siamo state una

settimana in Capitale ospitate da

una Signora conosciuta durante il

nostro soggiorno e qui abbiamo

potuto vivere e comprendere

appieno le contraddizioni di questo

Paese povero e moderno, legato

alle tradizioni e industrializzato.

L‟influenza della globalizzazione

nella città si respira tanto quanto il

fumo nero delle sue grosse

automobili, cartelli pubblicitari di

dimensioni mastodontiche

invitano i agente a mangiare

cibi statunitensi, a votare

questo piuttosto che l‟altro

candidato politico, a scegliere

il piano telefonico “Tipo”

piuttosto di “Claro‟

Ogni 5 km c‟è un centro

commerciale con dentro la

rappresentazione di un mondo

che si vorrebbe far passar per

reale e fruibile da tutti.

A Zacualpa i ragazzini

percorrono ogni giorno strade

di terra in salita, fanno anche

due ore di cammino per

raggiungere la loro scuola dalle

pareti di legno. Fratellini di 10 e 7

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anni si caricano a legna sulle spalle

per venderla in cambio di fagioli,

passano l‟intera giornata al paese

finché non l‟hanno venduta tutta e

se sono fortunati faranno la strada

di ritorno salendo nel pick-up di

qualcuno. Qui il telefono mobile è

giunto solo nel 2004, la propaganda

politica arriva fino alle aldee più

isolate colorando rocce e alberi in

base al partito, i voti si comprano in

cambio della tinteggiatura delle

case più povere che si dipingono

con i colori del partito. I su-

permercati sono rari e molta gente

trasforma la sua casa un piccola

bottega o “comedor‟~

Bambine e bambini sono costretti a

crescere velocemente

abbandonando studi e giochi in età

ancora precoce per accudire i

fratelli più piccoli, lavorare le terre e

badare alla casa.

E‟ sconcertante questo abisso tra

due luoghi così vicini

geograficamente, ma con una realtà

così differente.

Nonostante la città sia così

sviluppata e industrializzata

scarseggiano i posti di lavoro e la

gente è costretta ad emigrare sulla

costa o negli Stati Uniti per

raggiungere il fatidico “sogno

americano”

Ci rimangono ancora alcuni mesi

per poter comprendere ed

assaporare la ricchezza di questo

popolo, cerchiamo di sfruttare al

meglio questo tempo e di tornare

cariche di una nuova energia.

Un caro saluto a tutti.

nell‟evoluzione degli eventi durante la rivoluzione…vista dall‟interno

cristiani e musulmani, uniti per il cambiamento in Egitto

Card. Naguib:

Commenta in un comunicato la nuova situazione politica del Paese

lunedì, 14 febbraio 2011

La protesta di queste settimane in Egitto ha visto unita la cittadinanza indipendentemente dalle differenze,

anche religiose. Lo sottolinea il Cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), in un

comunicato in cui commenta la nuova

situazione politica nel Paese a seguito delle dimissioni del Presidente Hosni Mubarak. Nel testo, il Patriarca

afferma che “la Chiesa cattolica egiziana si unisce a tutti i leali cittadini dell'Egitto nel ringraziare Dio

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Onnipotente per il meraviglioso successo che ha concesso ai coraggiosi giovani del movimento 25

gennaio, al quale hanno partecipato tutti i cittadini leali, con la presenza

personale, la partecipazione emotiva o la preghiera all'Onnipotente per il bene dell'amato Egitto, o seguendo le

notizie con ansia, trepidazione e speranza”. Il presule sottolinea che ci si

aspettava “un cambiamento graduale in base alle disposizioni costituzionali”, “ma la volontà dei

giovani e della gente ha determinato il corso degli eventi”.“Siamo sicuri che tutte le aspettative saranno

soddisfatte, a Dio piacendo”, aggiunge. “L'Egitto scrive la sua storia da 7000 anni con lettere di luce e di

fuoco, e ora sta brillando con nuovo splendore”. L'esperienza di questi ultimi giorni, spiega, “ha prodotto una

realtà che è stata a lungo assente, ovvero l'unità dei cittadini, giovani e

anziani, cristiani e musulmani, senza alcuna distinzione o discriminazione”, nell'azione “per il bene dell'Egitto e la

sicurezza del Paese”. “Siamo certi che questi sentimenti che hanno regnato nei cuori dureranno per il futuro

prossimo e lontano”, confessa. Riconoscenza Il Patriarca Naguib afferma che

bisogna ringraziare “le folle di giovani patriottici che hanno fornito la scintilla da cui questo movimento è partito ed

è diventato un vulcano in eruzione che non può essere fermato e che ha riunito tutte le forze che rifiutano la

situazione negativa che ha controllato il Paese per tanto tempo, anelando a

un futuro migliore e più roseo per gli egiziani e unendosi intorno a un'unica causa, che è l'amore per l'Egitto e la

dignità dei suoi cittadini”. Rende poi omaggio alle “anime dei martiri che

hanno offerto la propria vita per l'alba di questo giorno storico”, auspicando che Dio “abbia pietà di loro, li unisca

ai giusti e dia consolazione e pace alle loro famiglie e le difenda”. “Preghiamo anche perché i feriti

possano riprendersi, e perché le vittime della violenza e del vandalismo possano ricostruire ciò

che è andato perso o distrutto”, aggiunge. Allo stesso modo, ringrazia “chiunque abbia contribuito alla difesa

delle persone e delle proprietà private e pubbliche in questo momento critico: i comitati popolari, le forze

armate e le forze di sicurezza”. Prospettive future Per il Patriarca, “è giunto il momento

per un'opera seria, impegnata e decisiva perché l'Egitto sia

all'avanguardia a livello sociale, economico e politico e brilli ancora con la sua civiltà profondamente

radicata che ha illuminato il mondo per secoli”. “Con tutti gli egiziani, aneliamo a

passi rapidi che mettano in atto ciò che è stato dichiarato dal Consiglio supremo delle forze armate, ossia la

ricostruzione della Nazione su basi costituzionali giuste”. “Vogiiamo che l'Egitto trovi il suo

posto tra i Paesi moderni”, sottolinea, chiedendo “un Paese democratico basato su leggi, giustizia e

uguaglianza, che rispetti la libertà e la dignità basata solo sulla cittadinanza

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e permetta la partecipazione a tutte le categorie”. Il Patriarca auspica anche che il Paese “raggiunga quello che gli

analisti, i politici e gli intellettuali hanno chiesto per evitare divisioni”.

“Gli egiziani leali sono pronti a compiere ogni sforzo per il bene dell'amata Nazione. La Chiesa

cattolica, con tutte le sue istituzioni,

lavorerà con loro nella ricostruzione e per procedere lungo questa via per un futuro migliore”. “Dio difenda l'Egitto

e i suoi governanti, e possa ispirarli per il bene del Paese per il presente e

il futuro”, conclude.

“Dialogo e Tolleranza per ridurre le violenze in Egitto ....in vista di una cultura della Pace”

CAIRO, Egitto Oltre 60 Egiziani e non, Musulmani e cristiani, leaders religiosi e rappresentanti di diversi settori, si sono riuniti in Luglio in Alessandria e Cairo per discutere sulle tensioni sociali in atto nel post Rivoluzione. Il Workshop é stato organizzato nel

Goethe Institute, del Centro "Arab-West Report", ONG Egiziana, che promuove il dialogo e la

comprensione tra popoli e gruppi diversi. I relatori della conferenza

sono stati l‟Imam Nigeriano Mohammed Ashafa e il Pastore James Wuye Inglese.

Pastori e imam Egiziani, pacifisti e rappresentanti di diverse Organizzazioni non Governative,

hanno lavorato assieme per elaborare un programma che eviti l‟aumentare delle divisioni e della violenza in

Egitto. L‟Egitto ha una lunga storia di collaborazione tra musulmani e

cristiani, anche durante la prima settimana della rivoluzione, i due gruppi hanno dimostrato una

significativa capacitá di intesa e

collaborazione. Sfortunatamente

molto di questa esperienza si é ridotta dopo le violenze in Atfih, Manshiyet Nasr, Embaba, e altrove, nonostante

la maggioranza degli egiziani vivano pacificamente e in armonia. A questi si é voluti rivolgere attraverso la

conferenza, poiché tali pacifisti potessero sviluppare le abilità necessarie per ridurre la violenza

sociale in atto. Gli obiettivi che il workshop intendeva perseguire, sono stati:

- Sviluppare capacità di conoscenza e analisi dei conflitti per avere una

mappa di azione. - Approfondire i valori di prevenzione

ai conflitti e di risposta ad essi.

- Considerare dinamiche / meccanismi strutturati per la riduzione dei conflitti.

Chiaramente attraverso lo sviluppo di abilità nei singoli, ci si aspetta un inevitabile impatto positivo, di

riduzione del conflitto, all'interno della comunità. Il programma delle giornate, sia in

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Alessandria che in Cairo (Luglio 2011) hanno avuto inizio e fine con una preghiera interreligiosa, attraverso la

quale, lo studio-ricerca, e la prospettiva d'impegno sono state

affidate alla benedizione dell'Unico Dio che ci accomuna come credenti.

Precise tappe sono state individuate per la Prevenzione del Conflitto; e' stata evidenziata la necessità di usare

i media per diffondere messaggi di pace e riconciliazione nella comunità, per esempio messaggi che

contengano scritti del Corano e della Bibbia che richiamino al senso di armonia della creazione e del dovere

delle creature di restaurare l'armonia delle "origini".

La Risoluzione dei conflitti non solo deve prevedere l'analisi di essi, ma anche il compito di ricostruire

relazioni giuste tra persone, tra oppressi ed oppressori. Finché la

giustizia non é ricostruita a diversi livelli, le differenze continueranno a

generare malessere. Promuovere la Pace significa dunque

preparare persone e ambiente alla risoluzione dei conflitti, ciò richiede

anche costruire fiducia tra le parti, così da ridurre la possibilità del generarsi di tensioni e

incomprensioni. A tal riguardo, il dialogo é vitale,

senza di esso gruppi diversi non possono giungere all'uso costruttivo di risorse, si riduce la possibilità di

collaborazione e di impegno per il bene comune. Senza un atmosfera dialogante, i malintesi aumentano il

divario della sfiducia. Secondo l'Imam Ashafa e il Pastore

Wuye al termine di ogni "confronto" una dichiarazione di pace deve essere redatta, perché le parti sappiamo i

comuni impegni che si assumono nel costruire la pace, una cultura pacifica

e riconciliante che porti armonia nella società.

A p p e l l o d e l l a C h i e s a C a t t o l i c a d ' E g i t t o

14 ottobre 2011

Appello lanciato dal Cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti

Cattolici e Presidente dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici d’Egitto,

a seguito degli ultimi episodi di violenza verificatisi nel Paese

* * *

KOBRI-EL-KUBBAH, venerdì, 13 ottobre 2011. (ZENIT.org) - “Siate

lieti nella speranza, forti nella

tribolazione, perseveranti nella

preghiera…Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere

il bene davanti a tutti gli uomini. Se

possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti…Non

Page 11: Diario Missionario n.37

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lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rom 12: 12 –

21-CEI). Con queste

raccomandazioni di San Paolo

Apostolo, cerchiamo la nostra strada, in questo tempo in cui è

difficile avere una visione chiara del

presente e del futuro.

Con i cuori feriti, ci uniamo a tutte le

forze nazionali sincere, responsabili

del presente e del futuro del nostro amato paese, per manifestare il

nostro profondo dolore, davanti agli

eventi sanguinanti subiti da figli e figlie sinceri, che hanno voluto

contribuire al cammino democratico

del Paese, con manifestazioni pacifiche, come centinaia altri gruppi

di cittadini. Purtroppo, questo si è

terminato con la morte violenta di 22

copti e 3 soldati, e con 329 feriti, secondo le dichiarazioni ufficiali. Noi

preghiamo per il riposo delle anime

dei defunti, per la veloce guarigione dei feriti, e per la consolazione delle

loro famiglie. Chiediamo che tutte le

Sante Messe e tutte le preghiere di Domenica 16 ottobre siano

consacrate per queste intenzioni. Ci

siamo anche uniti, con la preghiera e con il digiuno, a tutti i cristiani,

seguendo l’appello di Sua Santità

Papa Shenouda III, perché il Signore

doni pace al nostro amato Egitto. Condannando nuovamente ogni atto

di violenza e tutti i suoi attori,

rivolgiamo un appello ai responsabili di prendere le misure necessarie e

ferme, per garantire la sicurezza,

stabilire le soluzioni chiare e stabili per i problemi che causano tensioni e

conflitti, rispettare la supremazia della legge nel trattare i scontri e i

crimini, e garantire l’obiettività dei

media. Abbiamo piena fiducia che il

Consiglio Superiore delle Forze Armate, il Governo e la Magistratura,

sono in grado di guidare il Paese alla

stabilità e la sicurezza, nella garanzia del bene e dell’onore di tutti

i cittadini.

Rivolgiamo il nostro appello a tutti i membri delle nostre Chiese, a

dedicarsi con tutte le loro forze a

vivere con spirito di cittadinanza sincera, e di fratellanza benevola,

con tutti i fratelli e le sorelle della

Patria, e di lavorare con assiduità in tutti i campi e tutte le posizioni. Li

chiamiamo anche a partecipare, in

Egitto e all’estero, all’azione politica

e elettorale in corso questo è un dovere sacro, a cui non è permesso

di rinunciare - per costruire uno

Stato democratico moderno, fondato sulla legge e la cittadinanza

completa, e basato sull’uguaglianza,

la giustizia e la garanzia della libertà. Questo, per garantire per l’Egitto un

futuro migliore, splendente di

speranza e di lavoro, a cui continuiamo a contribuire

generosamente, attraverso le nostre

istituzioni educative, caritative e di

sviluppo, al servizio e per il bene di tutti i cittadini del nostro caro Egitto,

fiduciosi nella Provvidenza divina che

ci sostiene, che il Dio onnipotente e premuroso ci aiuta, per la Sua gloria

e per il bene di tutto il Paese, con la

benedizione della Santa Vergine Maria, Regina della Pace.

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Gruppo missionario Calendario 2011-12

l‟invito a partecipare è rivolto a tutti

23 Ottobre Giornata Missionaria mostra del libro

…..Novembre in oratorio incontro con i giovani rientrati dalla missione

12 Dicembre in oratorio Incontro ½ SKYPE con ns Missionari

Gennaio in oratorio S. Infanzia

27 Febbraio in oratorio D. Giuseppe racconta del Nicaragua e Guatemala

19 Marzo in oratorio Auguri ½ SKYPE ai ns Missionari

Maggio mese missionario Rosari nei capitelli

Il nuovo indirizzo internet:

http://diariomissionario.site40.net/