dino virgili - la fossa di palmanova - fascisti e nazisti in friuli - pdf ebook

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  • DINO VIAGILI

    NAZISTI E FASCISTI IN FRIULI

    LA FOSSA DI PALMANOVA

    Opera premiata nel concorso bandito dalla Re-gione Friuli- Venezia Giulia per celebrare il

    Ventennale della Resistenza.

    DEL BIANCO EDITORE

  • Tutti i diritti riservati Tip. Del Bianco - Udine

  • PREFAZIONE

    Questo studio di Dino Virgili contribuisce a colmare una lacuna della storiografia della Resistenza, nella parte rela-tiva ai sistemi di repressione antipartigiana usati dai nazi-fascisti: infatti, mentre si molto indagato e scritto sui crimini commessi dalle bande Koch e Carit rispettivamen-te a Roma e Milano, a Firenze e Padova, poco o nulla si sa circa analoghi mezzi repressivi che venivano comunemente usati in molti comandi militari od uffici di polizia tedeschi o delle varie formazioni repubblichine.

    L'autore ha il merito di aver ricostruito un quadro fe-dele e completo (per quanto lo permettano l'evidente inte-resse degli implicati a far sparire il pi possibile cadaveri e tracce degli orrendi misfatti) dei metodi usati dal gruppo antiguerriglia di Palmanova che, se la materia non fosse cos drammatica, si potrebbe definire pittoresco, composto com'era da un ufficiale tedesco, Pakibusch, da un reparto del-la milizia fascista ( G.N.R.) comandata dal cap. Ruggiero, da un plotone a cavallo di SS. italiane dipendente da una inesistente Divisione Cacciatori del Carso e comandata dal ten. Borsatti, da un sergente deJ.la X Mas (Rebez), di-staccato con ampia autonomia, da altri rottami e disperati.

    La testimonianza vieppi agghiacciante in quanto l'au-tore, rifiutando la comoda ricostruzione romanzesca o la agiografia celebrativa, con metodo pi serio e moderno fa parlare soprattutto i documenti. Con un montaggio ser rato di brani di sentenze, di verbali d 'interrogatorio d'im-putati e tes ti (dal caratteristico stile cancelleresco), di rap-

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  • porti e comunicazioni dei fascisti stessi, egli compone un quadro in cui il martirio dei torturati e la bestiaie follia omi-cida dei torturatori si contrappongono come il giorno e la notte, come la vita e la morte.

    In appendice vengono poi pubblicati nel testo completo i principali documenti, fra cui un notevole carteggio del Comando fascista di Palmanova.

    Questa quieta cittadina della bassa friulana assurta cos ancora una volta agli onori della cronaca-storia, e forse molti si chiederanno perch proprio qui siano stati inviati questi uomini, evidentemente in preda a psicopatia e sadi-smo, a compiere cos mostruose atrocit.

    La spiegazione risiede forse nel fatto che Palmanova si trova in un punto nevralgico di quella Zona di Operazioni del Litorale Adriatico , destinata a far parte del III Reich e perci pullulante di uffici e centri repressivi particolarmen-te spietati, fra cui Pordenone, sede di un'altra feroce banda antipartigiana capeggiata dai brigatisti n..!ri Vettorini e Leschiutta; Udine dove agiva la SIPO (polizia di sicurezza nazista), Trieste dove operava il sinistro Ispettorato Spe-ciale di P.S. della Venezia Giulia di Gueli e Collotti e dove funzionava l'unico forno crematorio esistente in Italia, la Risiera di S. Sabba; Gorizia nel cui castello avvennero mas-sacri di patrioti, ecc. Tutta una organizzazione terroristica che era controllata dal Gruppenfiihrer delle SS Odilo Glo bocnick, reduce dalla Polonia dove aveva di retto il massacro degli ebrei, pupillo di Himmler e pervaso da un inestingui-bile odio e disprezzo verso gli italiani. Palmanova, inoltre, era prossima alle valli friulane e carniche in cui i partigiani avevano creato (con 'l'Ossola, l'Alto Monferrato, Montefiorino, ecc.) una delle maggiori repubbliche libere dell'Italia occu pata, purgata da tutti i presidi fascisti e tenuta per lunghi mesi nonostante i massicci rastrellamenti eseguiti da truppe specializzate ed armatissime.

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  • La zona di Palmanova aveva fornito molti uomini alle formazioni di montagna, altri ne coprivano il fianco con sa-botaggi in pianura e ne aiutavano il sostentamento organiz-zando sussistenze e rifornimenti.

    Ed ecco che i soliti coraggiosissimi fascisti, incapaci di snidare dalle valli quei quattro straccioni di banditi (che anzi gliele suonarono sode) si riducono a sfogare la loro rabbia Sllli Resistenti catturati isolatamente o addirittura su innocui cittadini.

    Un episodio fra quelli riferiti dall'autore resta partico-larmente impresso nella mente: quello del povero generoso vecchio, il quaie vedendo che il partigiano Feresin, a lui sco-nosciuto, fugge e che i fascisti gli sparano addosso da tutte le parti, senza pensarci un attimo con gesto sublime gli d la sua bicicletta e, mentre Feresin riesce a fuggire, viene subito crivellato sul posto dai fascisti inferociti. Questo oscu-ro vecchietto (per la storia: Rosin Antonio) meriterebbe di essere ricordato nelle scuole accanto ai Martiri dell'indipen-denza.

    Scorrendo i documenti riprodotti in appendice, mi sono particolarmente soffermato su uno di essi in quanto mi ri cordava con improvviso struggimento Tribuno (Mario Ma-dotti) comandante della brigata garibaldina del Piancavallo e, dopo l'unificazione con la va Brigata Osoppo, Comandante della Brigata mista lppolito Nievo operante nella Val Cel-lina e valli laterali.

    Ritrovare il nome di Tribuna nella lettera gongolante con cui il Comando fascista di Palmanova, il 9 febbraio 1945, ne annunciava la cattura in seguito a delazione, mi ha fatto r ivivere l'indimenticabile esperienza che al Piancavallo, Claut, Cimolais, Barcis, ho avuto nel Comando unificato Osoppo-Garibaldi (Brigata l. Nievo A) accanto a tre uomini straor-dinari ognuno nel suo particolare modo: i garibaldini Tri-buna e Riccardo, il primo irruento e fracassone, temerario e trascinatore, il secondo chiuso, fortemente politicizzato, ca-

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  • rico di tensione e passione politica, anche se un po' dida-scalico; e l'osavano Ma so (la medaglia d'oro Pietro Maset) militare d'alto stampo, abile organizzatore, coraggioso e lea-le, pieno di fascino e di ascendente, che cercava onestamente di informarsi di politica anche se visibilmente vi era poco portato.

    Purtroppo nessuno di essi sopravvissuto, tutti e tre scomparsi in modo diverso proprio negli ultimi mesi di lotta.

    Ebbene, rileggendo quella lettera in cui i fascisti di Pal-manova, tutti eccitati comunicano al comando superiore di aver catturato un generale comunista ripensai come, in-dipendentemente dai rapporti di forze, i fascisti non potesse-ro vincere: non capivano niente dei rapporti umani, la loro psicologia era ad un livello elementare; nella loro preziosa preda essi vedevano il generale ,, (chiss le risate che Tri-buna, con il suo anarchico impeto, avrebbe fatto se avesse potuto leggere la lettera) e non capivano niente invece dei valori umani, della forza trascinante ed impetuosa che Tri-buna aveva dentro di se - pur fra umani errori e manche-volezze - del lievito e della sferza che egli rappresentava per i suoi partigiani; e come questo, non il fantasioso gallo-ne generalizio, lo rendesse ai fascisti pericoloso nemico.

    T'rasferito aMe carceri di Udine, ove forse poteva sal-vare la pelle, non si rassegner ad una tnanquilla prigionia, ma cercher di organizzare un gruppo di compagni per una evasione mancata che pagher con la fucilazione, una ven-tina di giorni prima della Liberazione .

    . Pressappoco negli stessi giomri, un colpo in fronte di un cecchino stroncava Maso mentre nei pressi di Malga Ciamp (ai limiti del Pian Cavallo) inseguiva i tedeschi che avevano tentato un rastrellamento di sorpresa.

    Renzo Biondo

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  • AI LETTORI

    Il Comune eli Palmanova ha voluto onorare le vittime della violenza nazifascista deliberando, su proposta dell'Isti-tuto regionale per la storia del movimento eli liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, l'apposizione di due targhe all'interno ed all'esterno della caserma Piave.

    Nella seduta del 4 marzo 1968 presieduta dal Sindaco comm. Dino Bruseschi il Consiglio Comunale approvava le due epigrafi che qui si riportano:

  • sangue la terra friulana per la rinascita della Patria avvilita e per l'affermazione dei valori umani della libert e della giustizia, Gloria ed Onore"

    L'Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Libe-razione nel Friuli-Venezia Giulia vuole qui ringraziare il Sin-daco e il Consiglio comunale di Palmanova, e le autorit mi-litari del presidio che cortesemente agevolarono le sue ricer-che all'interno della caserma Piave " ed appoggiarono la richiesta del Comune presso il Ministero della Difesa per la apposizione delle due targhe. Ringrazia inoltre i funzionari comunali e cittadini gentilmente prestatisi a collaborare all'iniziativa. L'Istituto esprime la sua gratitudine agli ex partigiani, superstiti della caserma Piave , che offriro-no spontaneamente la loro collaborazione agli studi e ri-cerche intraprese sul periodo dell'occupazione nazista a Palmanova, fornendo testimonianze preziose ed indicazioni utili alla ricostruzione dei fatti ed alla identificazione dei luoghi di sofferenza e di martirio. Ringrazia anche don Brino D'Agostini, superstite di Dachau, che si occupato attiva-mente per diffondere l'iniziativa, con spirito di solidariet fraterna verso i perseguitati e con amore di giustizia e il si-gnor Daniele Muratori di Palmanova di cui riportiamo alcuni documenti da lui conservati e che ha prestato la sua opera nella ricerca delle salme delle vittime dei nazifascisti con alto senso di umanit e di civismo.

    Inoltre l'Istituto vuole brevemente ricordare l'opera in-faticabile e generosa del Suo presidente Ercole Miani, scom-parso il 2 novembre 1968, che promosse e diresse anche il lavoro di documentazione sul Centro di Repressione di Pal-manova al fine di onorare il sacrificio dei patrioti e delle popolazioni e acquisire al patrimonio storico della Regione fonti e testimonianze di alto interesse. 10

  • Per oltre 16 anni Ercole Miani, fondatore dell'Istituto, ha lavorato con esemplare impegno civile, purezza di senti-menti e modestia, per la diffusione degli studi di storia con-temporanea regionale e per l'affermazione degli ideali di libert e giustizia espressi dal Risorgimento e dalla Resi-stenza.

    Eroe umile ed autentico della prima guerra mondiale-a cui partecip con fede mazziniana, dando prova di straor-dinario coraggio e di fraterna solidariet con i suoi fanti -Miani rifiut di abbandonare il fronte quando, dopo le ese-cuzioni di Battisti e di Filzi, i comandi impartirono disposi-zioni cautelative per i volontari del Trentina e della Venezia Giulia. Pi volte decorato per audaci imprese in cui si of-friva volontario non per dimostrazione di eroismo ma per risparmiare vite umane e per intima coerenza morale, veniva promosso capitano a soli 24 anni. Con pochi volontari con-quistava, sotto il fuoco della nostra artiglieria da lui richie-sto, il munito caposaldo che sbarrava l'avanzata delle nostre provatissime fal'lterie sulla Bainsizza, evitando ulteriori eca tombi e guidava la colonna affidata al suo comando, in luogo di ufficiali pi anziani ed elevati di grado, fino a raggiunge-re il punto di estrema penetrazione dell'offensiva dell'ago-sto 1917. Egli sospendeva l'avanzata solo dopo ripetuti e tas-sativi ordini dei Comandi.

    Nella lotta antifascista e nella Resistenza, Ercole Miani dimostr lo stesso coraggio antiretorico, la stessa insoffe-renza agli autoritarismi ed alle sopraffazioni gerarchiche che avevano informato il suo combattentismo.

    Risoluto avversario dell'occupatore tedesco in cui ritro-vava il nemico risorgimentale, oppositore intransigente del collaborazionismo opportunistico dei gruppi dirigenti del

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  • nazionalfascismo giuliano, convinto assertore di un'Italia rinnovata con l'apporto determinante dei ceti popolari, fu uno dei protagonisti maggiori del movimento di liberazione a Trieste. Catturato e crudelmente seviziato dalla polizia fa-scista, sbalordiva gli aguzzini con il suo stoicismo, come te-stimoniano i suoi compagni di carcere e di sofferenza.

    Anche di questo, come delle sue azioni di guerra, non voleva che si parlasse mai, rifiutando seccamente ogni pro posta di ricompensa ed adoperandosi invece con affettuosa sollecitudine per il riconoscimento dei partigiani.

    Da questi brevi cenni emergono le ragioni della Sua pre-ziosa opera di promotore ed organizzatore degli studi sto-rici nel dopoguerra. Dall'esperienza di una vita di lotte, sa-crifici e povert, sorretta da un entusiasmo morale profondo e da un senso di dignit umana che sposa la causa degli op-pressi e rze testimonia le sofferenze e i diritti, scaturisce il forte impegno culturale e civile di Ercole Miani che indica ai giovani la strada difficile della verit e della giustizia.

    Idealmente Egli riposa su quel bastione di Palmanova. Queste pagine erano gi stampate quando giunta noti-

    zia che anche CandiJdo Gmssi ci ha lasciati: Verdi , uno dei fondatori delle Brigate Osoppo che poi comand nelle giornate insurrezionali, al termine di un lungo tirocinio par-tigiano sui monti del Friuli dove aveva vissuto per quasi 20 mesi alla testa dei suoi uomini da cui seppe farsi amare non solo per il coraggio ma per il suo tratto schietto e cordiale. Amico e fratello partigiano dal cuore generoso, fu questo forse il connotato pi saliente dell'uomo, vissuto senza iat-tanze, senza far pesare la cultura di cui era dotato e che pose anzi al servizio della sua terra ricca di storia 'e di documenti d'arte. Ufficiale di complemento, insegnante, saggista e pit-tore, comandante partigiano, era per tutti solo Verdi e non il professore o il superiore . 12

  • Con Ercole Miani si occup di valorizzare la caserma di l'almanova, luogo di sofferenza e di martirio. Li vediamo as-,ieme in quel cortile assolato, discutere e poi fermarsi ogni tanto in silenzio a guardare la terra, i posti dove si uccideva, le celle ormai mute e imbiancate. Era solo ieri.

    L'Istituto Regionale per la Storia del Movimen-to di Liberazione nel Friuli - Venezia Giulia

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  • AVVERTENZA

    Questa breve monografia sul Centro di repressione del-le forze partigiane di Palmanova praticamente una rac-colta di testimonianze dirette rese davanti alla Corte straor-dinaria d'Assise di Udine, ora in fotocopia nell'Archivio del-l'Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazio-ne nel Friuli-Venezia Giulia di Trieste, nonch di notizie rac-colte dai partigiani superstiti con la collaborazione del vice-comandante della Garibaldi-Osoppo di pianura, Ilario Tonelli, Volveno Marcuzzi e di altri compagni di lotta.

    La trascrizione testuale delle deposizioni conserva tutta la suggestione e il colore di un'originate narrazione popolare.

    Palmanova, citt-fortezza veneziana, propugnacolo d'Jta. Zia , terra di massacri e di violenze nei secoli, ora diviene anche uno dei luoghi in cui, dal dolore e dal martirio, na-sceva l'Italia nuova democratica e repubblicana: assurge perci a simbolo del sacrificio partigiano del Friuli.

    Anche se incompleto nei nomi e nelle circostanze que-sto saggio vuol essere un primo contributo allo studio di un particolare aspetto della Resistenza friulana e soprattutto un risarcimento di riconoscenza e di onore ai Morti e a co-loro che sentono ancora nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture come afferma la motivazione della Medaglia d'Oro al valore partigiano concessa al Friuli.

    l'A.

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  • CAPITOLO I

    " RICORSI DEL DESTINO

    Non una sillaba oltre il vero . La primavera friulana del 1848 brilla di episodi eroici

    nel clima della resistenza antiaustriaoa del Risorgimento. Dopo le giornate dell'insurrezione popolare, bande armate di civili si erano formate in vari luoghi del Friuli: i bravi abitanti dell'alta valle del Natisone sbarrarono il passo del Pulfero e si batterono sui monti, ottenendo sul colle di San Martino di Savogna un buon successo, almeno momentaneo, nell'azione diretta ad impedire che un corpo austriaco scen-desse a congiungersi agli altri che stavano per cingere d'as-sedio Udine [ ... ]; i volontari della val Canale uniti a Gemo-nesi, Venzonesi e Resiani tennero testa per a'lcuni .giorni co-raggiosamente a .Pontebba ad un co11po austriaco, e queHi Carnici, uniti coi Cadorini guidati da P .. F. Calvi, ne divisero la gloria per la di.fesa del Passo della Morte presso Forni di Sotto 'nell'alta valle del Tagliamento (l).

    In pianura, Udine, sede del Governo provvisorio friu-Iano , era stata duramente bombardata, mentre Ie ultime difese si raccoglievano nella piazzaforte di Palmanova, dove si era rinserrato l'ex generale napoleonico Zucchi, e nel forte

    (l) P. S. LEICHT, Primavera della Patria in >, num. un. a cura del Comitato Friulano per la celebrazione del 1848, Del Bian-co, Udine, 1948.

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  • di Osoppo, i cui 500 volontari, comandati prima dall'udinese Girolamo Nodari e poi dal patriota modenese Licurgo Zanni-ni, resistettero a 6.000 assedianti fino al 12 ottobre.

    Contro Palmanova le trurppe austriache del Nugent in-fierirono con bombardamenti e con crudeli rappresaglie e saccheggi verso la popolazione civile, anticipando violenze ed occupazioni che avrebbero insanguinato la terra friula:na nei drammatici eventi del 1917-'18 e del 1943-'45.

    La scrittrice friulana Caterina Percoto (S. Lorenzo di Soleschiano, 1812-1887) cos descriveva, nell'aprile del 1848, i fatti accaduti nell'Udinese e nella Bassa:

    Dalla finestra della mia camera io ho veduto le fiam-me che consumavano questo villaggio fdi Jalmiccol e le so-stanze dei suoi abitanti: qui e col in diversi punti ho ve-duto contemporaneamente gli incendi di altri vinaggi ridotti per la stessa colpa [di sentirsi e di dichiararsi italiani], alla stessa deplorabile condiz-ione. Udiva le grida efferate e il briaco urlare dei soldati lanciati a saccheggio.

    Udiva pi dappresso, sotto Ie mie finestre, i gemiti dei tapini, scampati alla strage, colla sola vita e coi bambini in collo, e venuti a ricovero nella mia villetta, udiva dalla lor bocca gli orrori di quella notte spaventosa, gli animali rapiti, le povere masserizie e le sostanze saccheggiate, il denaro c gli effetti di qualche valore predati, e dalle mani sanguinose del soldato assassino deposti in salvo per intanto a Gorizia sul Monte di Piet! ... che in questa occasione si dimostr veramente pietoso! .. .

    Udiva, e in seguito pi di cento testimoni me lo han ripetuto, i Sacerdoti insultati, i sepolcri aperti, contaminate le ossa dei morti, e le sante reliquie; gli altari e le immagini mutilati, poste le mani sacrileghe sui sacri vasi - dimanda-te a questi poveri contadini testimoni di quella notte, e dei d susseguenti, ad una voce vi diranno, che la profanazione e il dileggio furono spinti fino ad ungersi gli stivali coll'Olio

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  • .11110, perfino a far mangiare ai cavalli le consacrate parti-' o le! ...

    lo non ho veduti quest'ultimi eccessi, ma vedo co' miei occhi le pietre sepolcrali spezzate, sull'altare e sulle sacre i11 tmagini, le vestigia potenti della mano dei barbari, i rima-st tgli dei quadri abbruciati ancora appesi alle pareti del llmpio, gli stendardi e i pennoni che conservano ancora in-torno al loro fusto qualche brandello di seta arsiccio uscito da lle vampe.

    Vedo scoperohiata al sole la stanza dove fu lasciato in-~~:polto Antonio Busetto, un vecchio di 70 anni, che fu truci-dato, perch essendo sordo non rispose ai brutali che gli do-mandavano denaro ! E l'albero ai cui piedi molti giorni dopo consum il suo martirio un villico ! .. . Una mano di soldati voleano forzarlo a bestemmiave il Pontefice. Egli credette invece dovere di religione di benedirlo. Fu spogliato nudo, legato a quel tronco e battuto tante volte sulla bocca, quan-te egli gridava:

  • tezze, che non hanno protestato contro, ne In nessuna ma-niera punite, e forse le avranno ,essi stessi comandate? Poi-ch fu un ufficiale quello che a Sevegliano regalava ad un villico che gli aveva medicato il cavallo, il letto di Cirillo Ga-spardis calzolaio, a cui fu tutto saccheggiato perfino gli stra-menti del mestiere; a Pradamano fu un ufficiale quello che si appropriava l'uniforme dello studente Andreoli. Due ufficiali, che nella notte del bombardamento di Udine, a Cussignacco dov'erano accampati, e dove tutto il giorno sac-cheggiarono, nell'osteria di Coto, vedendo in lagrime la pa drona di casa, e saputo che la ragione dell'immenso dolor suo, era l'avere una figlia maritata in citt, la trascinarono cos piangente e desolata fuori dalla casa, e l'obbligarono ad onta dei replicati deliqui a cui soggiacque, ad assistere a quella scena d'orrore, confortandola col dire che fra po che ore Udine dovea esser ridotta ad un mucchio di rovine, e tutti gli abitanti passati a fil di spada! ... e finalmente era di mano di un generale un rescritto, col quale si instituiva possessore di una casa e di alcuni fondi in Jalmicco, il villi-co Domenico Bergamasco, che li tenea in affitto dal baron Codelli di Gorizia. E si loda un esercito che non rispett n le sacrosante leggi dell'umanit, n i diritti di propriet, n tampoco i proprii capitolati, e ve lo dicano Udine e Palma, n le istituzioni civili del suo governo; poich arbitrariamen-te ordinava ai nostri comuni, carri e genti per proprio servi gio, arbitrariamente citava al suo tribunale quelli che SO spettava avversi, e senza forma di processo emanava le sue sentenze ... (2).

  • illllichi invasi, sui coUi i castelli e le torri dominicali, alla Bassa gli approdi delle isole e della laguna ... OSOPPO, sui primi monti; nel centro della pianura, PA:LMANOVA.

    La citt fu fondata da Venezia per difendersi contro i Turchi e gli imperiali (7 ottobre 1593, anniversario della vit-toria di Lepanto). Secondo il referto d'un suo Provveditore, si pu dire che abbia dato l'anima a tutta questa parte del Friuli, sia pure ingoiando oltre venti milioni di ducati: riusc

  • si cammina sull'erba dei bastioni... Insieme con coman-danti, ci accompagnano alcuni reduci che hanno ancora nei polsi i segni dell'impiccagione al chiodo: sul loro volto passano ricordi e impressioni violente nell'emozione di ri-trovavsi, vivi, dopo venticinque anni, in questi luoghi di do-lore e di martirio.

    Poco o nulla mutato, alla

  • CAPITOLO II

    IL LITORALE ADRIATICO

    La sera stessa dell'S settembre 1943, poco dopo l'annun-l io dell'armistizio, un reparto di alpini di stanza a Tarvisio ten t di opporsi all'invasione tedesca: i 24 Caduti in quello -;contro sono i primi martiri della Libert italiana.

    Manifestazioni popolari antifasciste e antitedesche a Udine, a Cormons, a Monfalcone, nei giorni successivi turo-IlO represse con arresti e denunce (1), mentre falliva la for-mazione del progettato nuovo raggruppamento militare che sui confini orientali, aUa dichiarazione dell'armistizio, dove-va combattere d'accordo con i partigiani slavi contro i tede . sch i (2).

    !112 settembre 1943 i tedeschi entravano a Udine mentre i resti dell'esercito italiano venivano deportati o si na-scondevano nelle case dei paesi. Fu un plebiscito di solida .. riet della popolazione con i soldati rinchiusi nei convogli in transito alla stazione di Udine, sotto gli occhi dei tede-schi {3).

    Nei giorni stessi sui colli, sulle Prealpi, sui monti del Friuli centrale e orientale si andarono formando per inizia-

    ( l) MARio PACOR, Confine orientale, Feltrinelli, Milano, 1964. (2) RUGGERO ZANGRANDI, 1943: 25 luglio - 8 settembre, Feltrinelli, Mi

    lano, 1964. ( 3) FRANCESCO CARGNELUITI, Preti Patrioti, AGRAF, Udine, 1965, al ca-

    pitolo I treni della deportazione, pp. 67-78.

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  • tiva di militanti po'l.itici del Partito d'Azione e del .p,cJ., di ufficiali e sottufficiali del disciolto esercito, di civili e di qualche animoso sacerdote, i primi reparti partigiami {Udine, Attimis, Treppo Grande, Gemona, Verzegnis, zona del Collio lungo l'Isonzo). Il gruppo di GL, promosso dal 'Partito d'A zione, si fonder successivamente con i gruppi autonomi " dando vita alle Brigate ' Osoppo che si affiancheranno al le affiront i tedeschi con entusiasmo, ma scarsa preparazione militare e poche armi.

    Nella , la fu sopraf-fatta, il Modesti rest gravemente ferito, gli improvvisati re-parti si sciolsero. Compiutosi questo primo tentativo insur-rezionale, il moVI.imento antina:zJista si ililsedi sulle alture prealpine dove Mario Liz2lero (poi commisswio di tutte le Divisioni Gariballdi-Friuli), Giaointo Calligar.is fondatore del Battaglione .friuli e caduto nella lotta, 'Ma11io Fantini, Gio-vanni Padoan (poi comandante e commissario della Divisio-ne Garibaldi-Natisone), Mario Modotti, Mario 'Foschiani (en-

    (4) FERMO SoLARI, Le orig:'ni della Resistenza friulana e le prime CL in Il movimento di Liberazione in Italia , n. 34-35 del 1955; TEODOLFO TESSARI, Le origini della Resistenza militare nel Veneto, Venezia, 1959; FERDINANDO MAUTINO, Storia militare dei garibaldini friulani, monogra-fia inedita conservata nell'Archivio dell'Istituto Regionale per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli e Venezia Giulia (in seguito sub. Arch. Reg.); GIOVANNI PADOAN, Abbiamo lo/Ialo insieme - Partigiani italiani e sloveni al confine orientale, Udine, 1966; GALLIANO FOGAR, Dal-1'/rredentismo alla Resistenza nelle provincie adriatiche: G. Foschiatti, Udine, 1966; G.A. CoLONNEllO, Guerra di Liberazione, Udine, 1965.

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  • 11 il m bi caduti, Gino Lizzero, Lino Argenton, Vincenzo Marini ,.li allr i militant~ comunisti, operai, giovani antifascisti, ex 111ili tari, si in-lll'sla dunque nel processo di formazione del movimento par-'' 11iano italiano nel FDiuli orientale e nella Bassa Friulana le t 11i origini politiche risalgono alla cospirazione operaia mon-1 .d onese, goriziana, triestina degli anni trenta, menvre un precedente militare si Ditrova in quel piccolo t'no ai reparti del 'IX Corpus sloveno, nella selva di Tarnova.

    Dal fallimento del tentativo insurreZJionale con la tempo-ranea disgregazione degli improvvisati battaglioni operai, 111vano appellatisi alle autorit militari

  • italiani e bande irregolari delle legioni croate hanno tentato d'impadronirsi del potere sfruttando il tradimento di Bado-glio. Truppe germaniche, appoggiate da unit nazionali fa-sciste e da volontari, hanno occupato le principali localit e i centri di comunicazione ed attaccano i ribelli datisi al furto ed al saccheggio (5).

    In data 15 ottobre (il giorno stesso della dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Badoglio) da Trieste veniva diffuso un comunicato, pubblicato su1la stampa il giorno successivo: Nella zona d'operazioni Litorale Adria-tico comprendente le provincie di Trieste, Lubiana, Gorizia, Friuli, !stria e Quarnaro unitamente ai territori incorporati di ISussak, Buccari, Concanera, Castua e Veglia, il Gauleiter e Governatore del Reich dott. Rainer ha assunto tutti i po-teri pubblici civili quale Supremo Commissario nella zona d'operazioni Litorale Adriatico .

    Tutte le autorit e gli uffici pubblici di questa zona sot-tostanno al Supremo Commissario .

    Le funzioni civHi finora esercitate dalle forze armate tedesche sono passate agli uffici del Supremo Commissaria-to ( 6) .

    'Da notarsi che il comunicato portava la data del Jo ot-tobre 1943 e il luogo di emissione Klagenfurt.

    Il comando della SS Polizia del Litorale venne affidato al Grueppen-Fuehrer SS Odilo Lotario Globocnik, nato a Trieste nel 1904 da padre sloveno (modesto funzionario delle ferrovie I.R.) e da madre ungherese. Trasferitosi in Austria nel 1923 aveva aderito, come il Rainer con il quale trascorse anche un periodo in carcere, al movimento nazista facendo

    (5) Cfr. in particolare > del 4 ottobre 1943 e del 12 otto-bre 1943 con i resoconti di fonte tedesca sugli scontri di settembre-ot-tobre 1943 nelle province orientali.

    (6) > e

  • rapida carriera, fino a diventare il braccio destro di Eichmann e il favorito di Himmler. Comandante della SS e Polizia del Governatorato di Lublino, Globocnik aveva personalmen-te diretto le operazioni di massacro degli ebrei polacchi, or-ganizzando anche gigantesche speculazioni a proprio favo-re con i beni deUe vittime ed esponendosi ad accuse specifi-che che nemmeno Himmler riusc ad evitargli. Da ci pro-babilmente il suo trasferimento nel Litorale (1).

    La separazione deile province giuliane, friulane e tDen-1 i ne dallo Stato italiano, non fu un provvedimento di emer-~r cnza destinato a una breve durata, ma l'attuazione di un progetto gi preparato e deciso nel corso dell'estate 1943 fra i Gauleiter austriaci Hofer e Rainer in accordo con Goebbels (che ne fu un influente sostenitoDe ) e con l'approvazione di Himmler e Hitler e suscit solo qualche rassegnata la vnanza da rparte del neogovermo .fascista repubblichino di Sal e penose giustificazioni dello stesso Mussolini (8).

    Nel Litorale i tedeschi applicarono . nello spazio di due o tre mesi, provvedimenti di inequivocabile significato

  • ti e Podest, cacciando quelli inviati da Sal; la radicale mo-difica della legislazione italiana; la proibizione di richiami alle armi da parte delle autorit fasciste; il divieto di stabile soggiorno per gli italiani provenienti da altre regioni; l'allonta-namento di reparti di Sal (come la X MAS) dopo un tem-poraneo impiego contro i partigiani; il controllo delle Prefet-ture e dei Comuni da parte di propri Consiglieri affianca-ti ai Prefetti e Podest; l'istituzione di propri Tribunali e di una procedura penale analoga a quella tedesca; la chiamata dei giovani al servizio di guerra nella Wehrmacht e nella Todt; la sottomissione ai comandi germanici di tutte le forze mi-litari italiane; il controllo di tutte le attivit economiche e del traffico commerciale col -resto d'Italia ( Duce-Italien ), nonch la spogliazione dei beni ebraici, delle societ di na-vigazione statali e degli istituti culturali per mezzo della Societ Adria creata dai tedeschi . Da parte del Rainer e della stampa ufficiale nazista (Adria-Zeitung), si dichiar ripetutamente che la Venezia Giulia era stata maltrattata dallo Stato italiano e ohe non era terra italiana ma un mi-scuglio di popoli ; si organizzarono manifestazioni folklori-stiche filo-germaniche e si pubbl.ic, in luogo della Gazzetta Ufficiale, il Bollettino del Supremo Commissariato in ben quattro lingue (italiano, sloveno, croato, tedesco), nonch periodici in lingua italiana, slava, tedesca ed anche friula-na (9).

    (9) Per i provvedimenti di carattere legale, amministrativo, econo mico e militare cfr. le

  • !Subito dopo l'insediamento poJitico i nazisti si preoc-l' Uparono di dare al Litorale,, una organizzazione militare autonoma , costituendo, sotto l'egida delle SS, formazioni di difesa locale e sottomettendo al proprio comando le racco-gliticce forze fasciste sorte dopo 1'8 settembre per iniziativa di elementi fanatici o di ufficiali del disciolto Esercito, po-stisi al servizio dell'invasore. Gi il 25 novembre 1943 si ebbe la prima notizia della costituzione della Milizia per la Difesa Territoriale (M,D.T.) che pubblic reiterati inviti all'arruo-lamento volontario e minacce contro i ... renitenti.

    In data 7 dicembre 1943, con l'ordinanza n. 8 pubblica-ta sul ' Verordnungs venne prevista, con l'art. 3, la costi-tuzione di formazioni autonome per la Difesa Territoriale (che inquadrer, oltre alla milizia italiana e slava, anohe i

    orpi delle Guardie Civiche posti sotto il Comando delle SS). L'art. 4 della successiva ordinanza n. 10 del 7 dicembre 1943,

    zione del 6-10-1943, firmato dal capitano Weidlich. Le disposizioni ri-guardanti la circolazione della valuta germanica emanate dal coman-dante della Piazza di Trieste - dice il proclama - non riguardano Palmanova e i Comuni del mandamento omonimo. E' fatto quindi ob-bligo a tutti i cittadini (commercianti, agricoltori, esercenti pubblici, banche, privati ecc.), di accettare la valuta con scritta Reichskreditkas-se (Cassa di Credito del Reich) al cambio l : 10 (l marco = 10 lire). La valuta portante la dicitura Reichsbanknote ,, non ammessa invece in circolazione ''

    Per le dichiarazioni ufficiali naziste contrarie all'Italia, vedi in parti-colare Bandenkampf in der Operationszone Adriatisches Kuestenland dell'SS Schneider Bosgard con prefazione del Globocnik, Trieste, 1945; il numero del 27 gennaio 1944 dell'Adria Zeitung; il discorso del sosti-tuto del Rainer barone Wollsegger nella cerimonia di insediamento delle autorit civili a Pola il l dicembre 1943, riportato nel suo libro dal gen. Esposito. Per le pubblicazioni friulane, vedi in particolare DINO VIRGILI, Pai nestris fogolirs - Poesia friulana della Resistenza, estr. da Sot la nape , S .F.F., Udine, 1965. Sui vari aspetti della politica nazista nel Litorale e sui rapporti con i gruppi collaborazionisti, vedi in partico-lare TEODORO SALA, La crisi finale nel Litorale Adriatico, Udine 1962.

    31

  • assegnava tali unit, comprendenti la Milizia fascista delle vecchie
  • il 1" a Trieste con alcune compagnie distaccate nella Bassa 11 iulana, .delle quali una a Palmanova, dove vennero istituite lt speciali camere di tortura contro gli arrestati; il 2 a Gemo-''" al comando del magg. 'Del Giudice Emilio con uno specia-li' servizio politico investigativo al comando del cap. Caroi l:varisto; il 3 in Valcellina al comando del magg. Aita Ga-spare che veniva fucilato dai partigiani a Cordenons dopo la liberazione; il 4 a Udine, prima al comando del cap. Gino ('ovre e poi dal cap. Pozzi Walter Bruno; il 5 pure con -.cde a Udine, al comando del Ten. Col. Ramolfo; oltre una t'Ompagnia autonoma di bande nere a Pordenone comandata dal cap. Vettorini ohe stato pure fucilato dai patrioti dopo la liberazione e infine un battaglione di complementi, costi-tuito dai giovani rastrellati e obbligati a far parte della mi-l i zia (11 ).

    Nei paesi occupati, rifer .in una sua deposizione il te-ste Kitzmi.iller, gi interprete e rivestito .di delicate funzioni presso il comando di polizia germanica e che verso .il finire della guerra rese dei servigi al movimento della Resistenza in Friuli, le due organizzazioni GESTA:PO (polizia segre-ta di stato) e

  • tedeschi che dipendevano dal comando che aveva sede aUdi-ne nel palazzo centro (12).

    Elementi del 5.o reggimento della Milizia entreranno cos a far parte del Centro di repressione partigiana di Palmano-va, macchiandosi di crimini nefandi ed eccedendo in zelo di fronte ai comandi tedeschi da cwi dipendevano. E proprio lo stesso comandante del Reggimento rriferir IIlella citata rela-zione sui ripetuti, particolari elogi, ricevuti dai suoi uomi-ni da parte > in pi occasioni nella lotta con-tro i banditi >>, chiedendo la concessione al Reggimento della denominazione di Reparto M,, (13).

    Un quadro generale delle forze di occupazione nel Lito-rale Adriatico dato dallo studioso sloveno Stanko Petelin in un suo libro sulla liberazione del Litorale Sloveno. Egli si servito di documenti tedeschi e jugoslavi dell'Archivio Militare di Belgrado, oltre che di rapporti del IX Korpus sloveno e delle deposizioni al processo di Lubiana (contro Rainer e soci nel 1947) del generale Ludwig Klibler Coman-dante del 97.o C.d'A. dislocato fra il Tagliamento e Fiume.

    Il Petelin calcola a 74.000 le truppe nazifasciste nella re gione giuliana nella quale egli include anche il settore Udine-Tarvisio, zona d'operazione dei reparti partigiani italiani.

    Secondo i suoi calcoli, nel febbraio 1945 erano presenti nel > (probabil-mente le squadre delle federazioni e i reparti speciali, ma non chiaro se egli comprende tra gli italiani anohe i batta-glioni della X MAS, che elenca in precedenza e provenienti da altre regioni d'Italia, battaglioni poi trasferiti in gran parte

    (Il) Arch. Reg. Busta CXIII/4645. (13)

  • oltre il Tagliamento per ordine nazista); oltre 17.000 fra cet-llici, serbi ed altri.

    Nel febbraio del 1945, secondo dati di fonte tedesca che il l'llclin riporta a confronto, le truppe collaborazioniste di \aria nazionalit dipendenti dal comando SS di Globocnik rrll Litorale Adriatico, assommavano a oltre 25.000 complessi-\amente. A ci bisogna aggiungere i cosacchi e caucasici, che il Pctelin calcola a 10.000, cifra questa che per inferiore ,tlla realt e che - secondo dati di fonte italiana, sia parti-pinna che fascista- oscillava, compresi i civili al seguito, fra r O.OOO e i 40.000 ( 14 ).

    Ques ti brevi cenni possono servire a dare un'idea dell'ap-parato repressivo germanico nei nuovi>> territori ormai in-quadrati nel III Reich e del suo carattere composito sia

    ~otto il profilo etnico, per la presenza di reparti e formazioni politico-militari di varia nazionalit, che organizzativo, poli-ti sco ed operativo, per la sua particolare articolazione mobi-lt, territoriale >> e fissa, con compiti diversi ma tutti ri-volti a fronteggiare il delinearSI. di una resisten2'!a tenace, ag-rcssiva e diffusa, cui partecipa, in varia misura, tutta la po-polazione delle province friulane e giuliane.

    (14) STANKO PETELIN, Osvoboditev slovenskega Primorja, Nova Gorica, 1965 (trad. italiana di Ruppel) . Vedi anche per i Cosacchi , PIER ARRIGO CARNIER, L'armata cosacca in Italia, Milano, 1%5, nonch FRANCESCO VUGA, l .a zona libera di Carnia e l'occupazione cosacca, Udine, 1961. Di parti-tolare interesse un recente studio di ENZO CoLLOTTI,

  • CAPITOLO III

    PARTIGIANI DELLA BAISSA

    Non solo sui monti e sui colli dell'Alto ~Friuli, ma anche nella Bassa, nella pianura e verso il mare, dopo 1'8 set-tembre 1943 si and organizzando la lotta partigiana. na Monfalcone, per ~l contributo operaio dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico, i G.A.P. si diffusero in tutta la pianura friu-lana, arrivando poi alla costituzione della Intendenza Mon tes >>, la pi imponente intendenza d'Italia che prese no-me dal suo rpi attivo organizzatore, Montes (Silvio Mar-cuzzi), interessante tutti li territori dalla Venezia Giulia al-l'Emilia.

    '' Nell'agosto 1944 nella iBassa 'Friulana, per meglio pro-teggere l'intendenza Montes e sostenere la lotta contro un nemico che si rivelava sempre pi crudele, venne istituito il Comando Unico della 2.a zona Garibaldi-Osoppo che, al pari di 'quella della Brigata lppolito Nievo e di qualche altra formazione, funzion senza incrinature fino alla fine delle ostilit. Disponeva anche di un tribunale. Lo comanda-va il col. Dessy da Palmanova, commissario era Romano Fu-mis da Ronchi dei Legionari e vice comandante e nel contem-po capo della polizia, Martello [Ilario Tonelli] (in segulito comand tutta la polizia dell'intendenza Montes ... ) (1). Vice-commissario fu l'osavano Giovanni Dalla Pozza ( Dick ).

    (l) G. A. COLONNELLO, Guerra di Liberazione, cit.

    36

  • l .il Garibaldi-Osoppo inquadrava la Brigata GAP Bruno Montina >> (dal nome di un parmgiano caduto) comandata da Vinioio Fontanot, tre brigate garibaldine SAP (.Squadre di

    1.ione Patriottiche) costituite per organizzare l'afflusso dei l'lllpre pi numerosi volontari, e i battaglioni della ILa Di-

    1isione Osoppo>>. Una storia dei G.A.P. della Bassa non mai stata fatta.

  • le brigate della montagna che nell'estate del 1944 si esten-der fino alla provincia di Venezia (Portogruaro-S. Don) ed oltre, diventando la pi grande intendenza partigiana d'Italia. L'intendenza si .impegn a fondo nei rifornimenti sia ai reparti italiani della Carnia e delle Prealpi Giulie che del IX Korpus sloveno. Con la sua attivit mil~tare e logisti-ca, Montes riusc anche ad evitare le complicazrioni orga-nizzative e politiche, che potevano nascere dalla calata in pia-nura per l'incetta di viveri di reparti sloveni, la cui zona ope-rativa era povera di risorse alimentari, e riusc anche a pro-muovere la costituzione di un comando unificato Osoppo-Garibaldi nella Bassa Friulana (III.a zona opera1Jiva).

    'Impossibile qui riassumere l'attivit militare del movi-mento gappista>>, dagli scontri con le truppe tedesche a Merna nel settembre 1943 alle centinaia di attacchi e sabo-taggi a caserme, autocolonne, fiino alla battaglia insurrezio-nale dell'aprile 1945. Le perdite in caduti, feriti, imprigionati, deportati furono fra le pi alte avute in Italia. Caddero co-mandanti come Montes >>, ucciso sotto le torture, come Li-cio Fontanot, suicidatosi in carcere piuttosto che parlare, come De Ponte, atrocemente straziato. Centinaia di fucila-zrioni ,e impiccagioni e feroci rastrell'amenti costellarono que-sto itinerario partigiano cos iintenso e sanguinoso, che incon tr la solidariet e l'appoggio politico-morale delle popola-zioni 'SU cui l'ira nemica si scaten ind!iscriminata, culminan-do negli eccidi di Terzo d'Aquileia e Cervignano nei giorni della lriberazione.

    Al centro della feroce opera di repressione fu appunto Palmanova nel cui terdtorio fin dall'autunno 1943 reparti fascisti e nazisti si ,erano distinti per azioni crudeli, fra cui la fucilazione dii un gruppo di militari russi ex prigionieri, rei di un tentativo di diserzione, e l'incendio a Strassoldo della casa della famiglia Bolzicoo e la deportazione del capo-famiglia.

    38

  • A Palmanova, in nn primo tempo, si insedi un reparto di S tedesche ed italiane, quest'ultime al comando del te-Jll'llte Odorico Borsatti. Pi tardi, verso la met del 1944, si i11s d i un altro reparto al comando dell Hauptsturmfi.ihrer l'ilkibusch, che aveva alle sue dipendenze anche vari elemen-li italiani (giuliani e friulani): in tutto una cinquantina di 11omini, pi un reparto della X Mas.

    In quell'ambiente si 'Svolse tutta la triste vicenda delle bande ant~partigiane che 'hanno d.l nome di Borsatti e di

    lluggiero e che, attraverso il cap. SIS Pakibusch, si collegano .11 Comando dello spietato Gruppenfi.ihrer Odilo Globocnik: 11l'l suo nome, gi legato al massacro degli ebrei polacchi, si mmpie anche il martirio dei patrioti friulani.

    L'estate del 1944 segn la massima espansione del parti-pianesimo della Bassa friulana, con un'd!ntensit operativa e logis tica .forse mai pi raggiunta. L'insci.dia continua dei parti-iani lasci nei comandi tedeschi ed in quelli vassalli fasci-

    si i un'impressione profonda. La stasi autunnale sul fronte-sud, le sfavorevoli condizioni ambientali della stagione che privava i partigiani del pur precario riparo della vegetazio-11

  • grandi e piccoli erano ormai noti da tempo. Adesso era pos-sibile colpirli date le condizioni createsi ed il clima di intimi-dazione feroce diffuso fra la popolazione con centinaia di irruzioni, arresti, devastazioni e saccheggi nei paesi e nelle frazioni pi piccole. Fu una caccia all'uomo condotta con spedizioni improvvise, con squadre fasciste travestite da par-tigiani, con rastrellamenti minuzios>i. Gi nell'estate erano stati presi Licio Fontanot, suicidatosi, ucciso Bruno Mon-tina, catturato lvo Spanghero, mentre era fallito dopo uno scontro a fuoco l'arresto di Montes .

    Montes fu preso in autunno assieme a Ermanno Cle-mente ( Bosch ), Li va fu catturato assieme a Ilario Tonelli. Fu catturato anche il rcommi:ssario Enrioo Da Ponte (Poi-do) . F.u arrestato il colonnello Dessy e la stessa sorte sub il col. Eugenio Morra (O ttavio) comanda n te della I l. a -Divi-sione Osoppo .Con il loro arresto e quello di Ilar>io Tonelli, il comando della

  • d1), Pietro Sardino 1 Marino>>), Valerio Bergamasco () nel comune d1 La tisana, un gruppo guidato tda Francesco Brovedani ( (,,iorgio >> ) e da Dante Papais () nella zona di Ri-' ignano.

    In quel periodo turbinoso di paura e di violenza, con i I.Jscis ti imperversant>i dappertutto e i partigiani braccati ca-" per casa, scovati dai precari rifugi, un pugno di uomini

    I'IIda to da Gelindo Citossi, chiamato >, l i d il nemico con avventurosa audacia, restituendogli col-

    l"> su colpo, sfuggendo alle imboscate, spostandosi continua-lllt'n te e seminando il terrore. Con Citossi erano i piu audaci ed anche ex militari che avevano disertato dalle l i le tedesche. Col nome di > che evocava remi-III SCenze salgariane, circondati da una fama accresciuta a di smisura dai fascisti impauriti ed esasperati, gli uomini del < tossi condussero una guerriglia accanita servendosi spesso di carri agricoli mascherati e carichi di armi ed attaccando il nemico anche in pieno giorno. Fu ancom Citossi a realiz-

    :o~re una delle azioni pi spettacolari: l'assalto alle carceri di Udine del febbraio 1945 conclusosi con la Hberazione di 11 11merosi partigiani in parte destinati alla fucilazione e in parte alla deportazione.

    A-nche nella fase 'insurrezionale la zona di Palmanova fu .11 centro di vicissitudini drammatiche, determinate dagli in-ltnsi movimenti militari delle truppe naziste in ritimta sot-lo la pressione angloamericana ed attaccate in campo aperto dai partigiani, e dall'intreooiarsi di eventi politici e nazia 11 a li carichi di tensioni.

    Sar proprio il Btg. , insieme con il Btg. cure>> del Fronte della Giovent e con gruppi locali, a libe-

    ' i \l'e Palmanova il 28 aprile 1945.

    41

  • CAPITOLO IV

    UNA MISSIONE DI GUERRA

    Nella zona d:i Palmanova dove i GAP della Garibaldi ebbero una notevole preminenza operativa pagando dura-mente ril loro attivismo con centinaia di arrestati, torturati e fucilati, ag per un certo periodo anche una

  • il CLN triesti:no, privato dei collegamenti con la Brigata Ga-l i baldi-Trieste, inquadrata nel IX Korpus e da esso control-lo la anche politJicamente, e decimato dagli arresti della poli-l.a nazista che soppresse alcuni dei suoi migliori esponenti (dai comunisti Luigi Frausin e Zeffirmo Pi:soni, agli a2lionri-

    lt Gabriele Foschiatti, Mario Maovaz, Umberto Felluga, al dvmocristiano Paolo Reti), rendeva estremamente diffioHe l'azione organizzativa e militare del Comitato, specie in una 1 i l l come Trieste dove la sorvegldanza nazifasdsta era ocu-l:tli ssima e feroce.

    Inoltre l'uscita del PCI dal CLN nell'autunno 1944 a se-ttilo delle ~nsisten:z;e slovene e dell'assorbimento della locale ll'clcrazione nell'apparato dell'O.F. e del PC sloveno, aveva t' rl'ato una grave frattura nel movimento italiano, stacca-ndo .tllche una parte della classe operaia .dalla Resistenza di ispi-1 .11.ione nazionale unita1:1ia. Fino a quel momento infatti era Ialo proprio il PCI, con .n Frausin e Y.incenzo Gigante a rap-

    wesentare la saldatura attiva fra la parte militante del pro-ftlariato locale e le altre forze democratiche d!el CLN, come lltlle a ltre regioni italiane, fiancheggiato in questa sua posi-lione specie dal P.d'A. che, dopo la mortie del Foschia1ttJi e Jll'iluga, aveva d.n Ercole Miani, l'uomo di punta sia nella lo l la cospirativa unitaria che or.ganizzatd.vo-militare. I ['ap-porti di reciproca stima e di coopera2lione fra il Frausin e il Miani - in cui l'eroico volontarismo mazzindano della ttcrra del '15 si fondeva con un antifascismo intemerato

    1 hc ravvisava nell'unit antinaZJista con la classe operaia uno 11 umento indispensabile di lotta anche per la salvezza e il

    t tnnovamento dell'italoianit - avevano contvibuto a raffor-t.trc la piattaforma democratica del CLN.

    Dopo l'ottobre 1944 e ~a scomparsa del Frausin e del Gi-l!.tnte eliminati dai naZJisti, la situazione era mutata. Ad un

    43

  • cevto punto dl CLN di Trieste, perduti alcuni dei suoi pm coraggiosi corrieDi col CLNAI di Milano, fra cui il Maovaz, atrocemente torturato ed elillllinato e il Reti, fucilato e cre-mato alla Risiera (un altro patriota, Costant~no Picot, che da solo era riuscito ad oltrepassare il konte per raggiunge-re Roma era stato fermato e internato dagli a,lleati), pot contare tuttavia sul tenente Vil1licio Lago che dal vicino Friuli si oollega~a col CLN (l).

    I nazisti .diedero al Lago una cacoia spietata avendo !in-dividuato l'esi.stenza di una radio-trasmittente nella Bassa. Pi volte furono sul punto di catturarlo e nel dicembre 1944, arrestarono una de1le pi coraggiose collaboratrici della missione, l'insegnante uddnese Ceciloia Deganutti della

  • fu decretata la medaglia d',argento per la sua volontaria miss~one di guerra in 'Cui assolse > (2). Sotto la loggetta del Municipio di Palma-nova lo ricorda una lapide, il cui testo fu dettato dal poeta Biagio Marin. Lago concludeva cos, come migliaia di altri pa-trioti, il suo breve ma intenso itinerario umano, esempio dii nobile impegno civile e morale prima ancora che militare.

    (2) Dalla motivazione della M. d'Argento.

    45

  • CAPITOLO V

    IL CENTRO DI REPRESSIONE DELLE ,fORZE PARTIGIANE

    Grazie alla documentazione dell'Archivio dell'Istituto Re-gionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, dove sono conservate anche le copie dei ver-bali dei processi per collaborazionismo e sevizie, celebrati daUa Corte straordilflaria d'Assise di Udine negli anni imme-diatamente successivi alla guerra, .possibile ricostruire nei particolari il quadro degli avvenimenti succedutisi a 'Palma-nova, che fu al centro delle violenze poliziesche di tutta la Bassa Friulana tra Udine, Latisana, Monfalcone e Gradisca, dai mesi di ottobre-novembre 1944 aUa met di aprile del1945.

    Per fin dal d~cembre 1943, secondo alcuni documenti del nostro Istituto (1), le autorit provinciali di Udine (Pre-fetto >De Beden), per il comandante militare germanico, ave-vano preso contatti diretti con il Commissario prefettizio di Palmanova, Riva, e con gli

  • Ma le pi massicce azioni repressive cominceranno pi tardi con la costituzione del Centro di repressione delle forze partigiane >>. I documenti a nostra disposizione ci im-mettono nel vivo dell'azione repressiva che tocc i vertici di un'inaudita ferocia. La > dei martiri di Palmanova si inquadra cos in un particolare aspetto della Resistenza friu-lana appena abbozzato nella storiografia della guerra di libe-razione (2).

    I protagonisti di queste efferatezze sono Odorico Borsat-ti di Pola (n. 1921), Ernesto Ruggiero di Napoli (n. 1905), Re-migio Rebez di Trieste (n. 1913). Giacomo Rotigni di Ber-gamo (n. 1926), Alessandro Munaretto di Sacile (n. 1919), Giovanni Bianco di Cuneo (n. 1920) e Quinto Cragno, Gio-vanni Turrin, Alessandro Bilia, Giovanni Stacco, Angelo Ro gazzo, Giuseppe Coccolo ed altri ancora, talora assieme a militari germanici della Polizia della 'SS, del capitano Paki-busch, del ten. Pagliazzotti e del ten. Romolo Cella.

    Dalle risultanze dei procedimenti penali emerge un qua-dro raccapricciante e disumano di violenze e di atrocit.

    IL PROCESSO BORSATTI.

    Il primo dei processi celebrati contro i responsabili, si svolse davanti al Tribunale del Popolo di Udine presieduto dal magistrato cav. dott. Mario Boschian, il 5 maggio 1945, per citazione direttissima contro Odorico Borsatti.

    Fu 'l'unico dei procedimenti a carico di appartenenti al

  • processi si celebrarono successivamente- come vedremo -davanti a Corti straordinarie d'Assise, sulla base della legi-slazione italiana allora vigente.

    L'importanza del processo del maggio '45, conclusosi con sentenza di condanna a morte, eseguita, risiede soprattutto nella prima ricostruzione dei .fatti emersi nel dibattimento, che rese di pubblico dominio le efferatezze del

  • comuniCATo ___ ...._ _ _........., ____ .,_ ........ ....._... . ...,.,......,.....,

    L~ b-.. Oi 0..00... - - = C-lllo ~ Do4 \lottNo l'nnuoco Oi a.- lliM

  • Rer;:. -:t orr l ; L'ultima lettera di Mario Modotti al figlio prima dell 'esecuzione.

  • di tremenda oppressione compiuta dagli invasori in combutta
  • gatti, che dopo essere stato ferocemente torturato, fu finito dal Borsatti e dai suoi sgherri a colpi di pistola (teste Pla-senzotti). Pi.1 tremenda fu la fine del commissario politico Poldo : egli fu legato con gli arti estremi a due cavalli posti in direzione opposta e poi squartato dagli stessi, inci-tati con la frusta ad allontanarsi l'uno dall'altro (testi Feresin Galliano e Tonelli Ilario). In un solo giorno dieci patrioti sconosciuti furono fucilati da un plotone comandato dal Borsatti in rappresaglia dell'uccisione di ufficiali della Mas (teste Tonelli Bario).

    Nel verbale delle deposizioni, il Borsatti parla di con-tatti coi partigiani e perfino di certe sue : e che era riuscito ad evadere, seppi che il > era morto urlando sotto le sevizie inflittegli durante la prigionia >>.

    FERESIN Galliano della >: > .

    50

  • LIV A Detalmino della
  • Montes .e ' Poldo non uscirono mai dal carcere di Pal-manova. Dal maresciallo Forgetti venne narrato che Poldo , legato con le man:i e le gambe fu squartato da due cavalli.

    PLA:SENZOTTI Ugo da Gonars: >.

    (2) G.A. CoLONNELLO, Guerra di Liberazione, cit.

    52

  • CAPITOLO VI

    LA 'BANDA RUGGIERO

    Accanto a Borsatti si pongono altre figure: quelle di RUGGIERO, di REBEZ, di ROTIGNI, di MUNA~ETTO, di CELLA e altri che formarono appunto la '" banda Ruggiero.

    La figura e l'opera di ognuno fermata in brevi incisivi giudi~ che pur nella scheletrica prosa canoeHeresca danno il brivido dell'oDrore: Ruggiero capo di una banda di tor-turatori e di assassini pi che il comandante di un reparto militare>>; Rebez il pi feroce aguzzino della banda, la belva della caserma Piave >>; Rotigni tra i pi feroci sevi-ziatori >>; Munaretto il fine poliziotto della banda ... >>. An-che donne: una certa Maria >> e la iBricca di Ter >> ...

    Testi di sentenze giudiziarie, verbali di interrogatori, de-posizioni e testimonianze dirette di vittime, sono di una tra-gicit impressionante: un coro di dolore e di martirio, con cui contrasta sinistramente la fredda e cinica '" spiegazione>> degli aguzzini.

    Dice la sentenza del Tribunale Speciale di Corte d'Assi-se di Udine sotto la presidenza del Dott. Cav. conte Giuseppe Rota in data 5 ottobre 1946 ( 1):

    Il primo novembre 1944 fu mandato a Palmanova un reparto della milizia fascista, composto da una cinquantina

    {l) Corte d'Assise Straordinaria di Udine: Sentenza Ruggiero, Roti-gni ecc., del 5.10.1946. Ved. qui Appendice>> - Documenti giudiziari, pagg. 103 e segg.

    53

  • di uomini, comandato dal capitano Ruggiero Ernesto per coadiuvare il capitano .Pakibusch nella lotta antipartigiama. Il reparto stette a Palmallova, nella caserma Piave, fino al 19 aprile 1945 e ad esso si aggreg il sergente Rebez Remigio della X Mas il quale era stato lasciato dai suoi superiori nella stessa caserma per combattere i partigiani. Durante tale periodo, innumerevoli e feroci delitti furono commessi nel territorio dei mandamenti di Palmanova, Udine, Codroipo, Latisana, Cervignano, Monfalcone e Gradisoa dal reparto che meglio potrebbe denominarsi, come in seguito l'ha denomina-to la popolazione della zona, banda Ruggiero . Furono arre-state e imprigionate circa 500 persone, e molte centinaia di esse furono percosse e seviziate perch dessero le informazio-ni che gli aguzzini volevano sull'entit e dislocazione delle forze partigi'ane e sulle loro armi.

    I prigionieri erano alloggiati in celle distinte secondo il trattamento che dovevano subire. Vi era la cella detta del Paradiso che era quella destinata a coloro che dovevano es-sere giustiziati, vi era la cella della tortura e cos via di se-guito fino ai cameroni dove il trattamento era pi umano. Le sevizie erano di vario tipo ... .

    In altra parte del documento (2) si parla di

  • mento, secchi di acqua gelida e di acqua molto calda; col fare trangugiare alle stesse notevoli quantitativi di acqua o dense soluzioni di sale e mescolanze di acqua salata, orina e olio; con lo stringere loro con pinze i genitali; col calpe-stare con scarpe chiodate Le varie parti del corpo e persino coll'asportare loro con morsi brani di carne (padiglioni degli orecchi, naso, guancie, ecc.); cagionando mediante fucila-zione, impiccagione o in altro modo la morte a pi di cin-quanta persone ... ,_

    La pi comune [del

  • stati uccisi, e rinvenuti alcuni mesi dopo la liberazione. In-fine, quando eseguivano le loro cosidette azioni di polizia, i militi del Ruggiero rapinavano tutto ci che trovavano nelle case dei presunti partigiani, come attestano numerosi testimo-ni.

    Tali e tanti furono i delitti commessi dalla banda che il 19 aprile 1945 gli stessi tedeschi, come ha dichiarato il Rug-giero nel suo interrogatorio del 23 giugno 1945 all'ignaro fun-zionario della Questura di Napoli, arrestarono il Ruggiero e la sua banda denunciandoli a un tribunale tedesco .. .

    Il teste Feresin Giuseppe (Eolo) che fu comandante del GAP di Cervignano, nl!rra in un suo memoriale (3) che dai registri da lui sequestrati nella caserma Piave dopo la libera-zione e depositati presso la Polizia di Cervignano risultava che il Ruggiero aveva fatto arrestare 543 partigiani o presun-ti tali e di questi soltanto 312 erano ritornati alle loro case. Accanto al nome di oiascurn arrestato rvi era un timbro in corsivo col nome di Ruggiero a cui seguiva la firma dello stesso. Accanto a diversi nomi si notava una croce e in fondo era scritto morto in seguito a tentata fuga. Si trattava di giustiziati ai quali, secondo quanto raccont al Feresin H mi-lite Cragno dopo il suo arresto, si sparava addosso dopo aver-li incoraggiati a fuggire quando venivano fatti scendere dal-l'automezzo che li trasportava in campagna per l'esecuzione .

    Alle oltre cinquanta persone uccise (tra le quali Milocco, Fogagnolo, Malabarba e Fumis e il maestro Moraitti Alessan-dro, impiccato da Rebez a Strassoldo 1'11 novembre 1944), si aggiungono il partigiano Stalin non meglio identificato ucciso da Munaretto in quel di Porpetto il 28 novembre 1944, De Stefano Ezio ucciso a Torviscosa il 23 dicembre 1944,

    {3) Memoriale di Feresin Giuseppe>> in Arch . Reg., Busta CXIII/4609. Vedi qui Appendice >>, pagg. 161 e segg.

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  • Julita Luigi ucciso in Trivignano il 4 gennaio 1945, Bertossi Secondo ucciso a Privano 1'11 febbraio 1945, Franzot Dioni-sio e Dozzo Arrigo uccisi a Joannis il 12 febbraio 1945, Tonini William ucciso a Castions di Strada il 12 febbraio 1945, Me-rct Otello ed Alvise Italo uccisi a Palmanova il 15 febbraio 1945, Fovato Aldo e Medeossi Umberto uccisi in Aquileia il 15 febbraio 1945, Cudin Giuseppe e un altro non identificato uccisi in Aquileia in un giorno non precisato del febbraio 1945, Valeri Gentile e Malner Mario uccisi a Saciletto il 24 febbraio 1945, Cidin Ferruccio e Zor~enon Ugo uccisi in Aiel-lo il 25 febbraio 1945, Rosin Antonio ucciso a Campolongo il 7 marzo 1945, Castellarin Igino ucciso a IS. Stefano di ,Palma-nova il 18 marzo 1945, Cappelletto Idilio, Federigo Antonio, Paravan Derno, De Santi Giorgio uccisi a .Pradatti di Cervigna-no il 22 marzo 1945; Cernig Angelo ucciso a Palmanova il 7 aprile 1945, Bean Corrado, Innocenti Fulvio, Cipriotti Renato, Bonetti Ottone, Taverna Archildo, Amato Giuseppe, Maran Ego, Bonito Giovanni uccisi a Ronchi di Terzo di Aquileia il 9 aprile 1945, Grattoni Guerrino, Nonino Rino, Marano Ro-meo uccisi in Trivignano il 27 dicembre 1944, Clochiatti Ugo ucciso da Stocco in Palazzolo del Friuli il 7 gennaio 1945.

    Un quadro particolareggiato delle attivit,, esterne del-la banda Ruggiero-Rebez nel memoriale di Giuseppe Feresin gi ricordato. In esso il comandante gapista scrive che il Rebez ai primi di ottobre del 1944 si busc un colpo di pi-stola da Argo (Tomasin Armando), un corriere garibaldi-no che era stato fermato da lui mentre da Cervignano anda-va verso Visco. Rebez fu portato all'ospedale e non lo si vi-de fino al novembre oqua:ndo a Strassoldo furono fucilati nove supposti partigiani {8 novembre) e impiccato il maestro Alessandro Moraitti (.U novembre) come rappresaglia per la uccisione del co. Giorgio di Strassoldo. Il giorno 6 novembre fu arrestato Trigatti, fuoilato a Palmanova il 28 novembre. Per tentata fuga fu ferito anche un certo IFogagnolo ricove-

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  • rato poi in ospedale da dove lui e il Milocco furono prelevati, sevizia ti nelle carceri e poi uccisi.

    Ai primi di dicembre comparve in scena un altro

  • giero insieme con altre persone della casa dove furono tro-vati.
  • della G.A.P.- Ma visto che la mano del tedesco era sempre tesa, misi la mia nella sua, questi la strinse dicendo: - Pa-kibusch.

    Guardai in .faccia quell'uomo cercando di leggervi quai-cosa di anorma,le sapendo ohe questi d mandava ridendo alla fossa. Confesso che quel viso mi fece veramente paura. Quello che mi colp pure era il constatare il modo con cui Pakibusch trattava R!uggiero. Il lucidascarpe di Vene-zia era tenuto maggiormente in considerazione. Non aVrei mai creduto che sri potesse andare tanto in basso sino a leccargli i piedi ad un tedesco e ringraziarlo nello stesso tempo .pel favore che ti faceva. Ruggiero si era abbassato sino a tal punto. Senza carattere, senza un po' d'amor pro-prio, era uno straccio nelle mani del tedesco.

    Feresin poi riuscir a fuggire sulla strada di Tapoglia-no con la bici di un vecchio che fu freddato sul colpo; si nascose nel Fossalon, mentre veniva cercato a Grado e si procedeva a torture e a rappresaglie: in localit di Ronchis di Aquileia si fucil sei partigiani. Il giorno 9 aprile accadde questo, il giorno 11 aprile tutta ,la 'Squadra di Palmanova fu arrestata [dai tedeschi stessi] .

    Questa una delle testimonianze di primo piano in que-sta storia di dolore: ba tutta la semplicit (e la potenza) di un racconto epico popolare.

    Il quadro si completa con le deposizioni dei protagoni-sti e con le testimonianze delle vittime.

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  • CAPITOLO VII

    GLI INTERROGATORI

    Le spiegazioni e le giustificazioni dei criminali sono ag-ghiaccianti.

    Dice, tfra l'altro, Ruggiero nella deposizione resa alla Questura di Napoli il 25 giugno 1945 ( 1): U primo novem bre dal comando del reggimento venne ordinato di mettermi con 40 uomini a disposizione di un capitano delle SS, Paki-busch, a Palmanova. In detto paese coadiuvai il predetto ufficiale nelle azioni di rastrellamento e cattura dei parti-giani che si eseguivano nella zona di giurisdizione molto ampia. Il mio compito specifico consisteva nel circondare le zone da rastrellare che bloccavo con pattuglie di militi, mentre le operazioni di cattura venivano materialmente ese-guite dal nucleo SS. In dette operazioni si ebbero diversi scontri con i partigiani con perdite da ambo le parti. Io con i miei uomini avevo inoltre la consegna della Caserma che fungeva anche da carcere ed alla ~Sorveglianza ed am-ministrazione degli arrestati, provvedevo io con i militi. Dei relativi interrogatori e procedure se ne interessava l'ufficia-le tedesco con i suoi collaboratori, fra i quali ricordo un ta-le Rebez, sergente della X Mas. Ho assistito a diversi interro-gatori, n si sono avuti in mia presenza sevizie o torture,

    (l) Arch. Reg., Busta CXIII/4595. Ved . qui Appendice >>, pag. 118 e segg.

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  • / semplicemente delle legnate alle quali rimanevo del tutto estraneo, non rientrando nei miei compiti. Devo specificare che non vero che subii un processo da parte dei tedeschi per sevizie inflitte ai partigiani, ma fui soltanto oggetto di inchiesta nella quale potei dimostrare di essere del tutto estraneo alle procedure condotte contro i partigiani cattu-rati. Rimasi a Palmanova al servizio delle ISS fino al 19 aprile '45 e di l mi recai, per l'inchiesta su riferita, a Udine, dove il 27 del mese riscossi lo stipendio dal comando e, vista la situazione, in abiti civili mi allontanai per rientraTe in que-sta citt [Napoli].

    Nego di aver preso parte o inflitto torture ai partigiani catturati che erano di nazionalit slava e italiana, anzi affer-mo che, in mia presenza, non si sono verificate azioni del genere. Come gi detto, Ja mia attiwt di collaborazionista si es'J"licava nell'effettuare con Ie SIS le operazioni che porta-vano alla cattura dei partigiani che erano tutti comunisti.

    Non mi sono macchiato di alcuna nefandezza e le de-nuncie a mio carico sono da attribuirsi al fatto che la mi-lizia era odiata, giacch le popolazioni del posto erano quasi tutte delle formazioni partigiane .

    In una sua deposizione scritta rilasciata a Cervignano il 21 maggio 1945, il Rebez Tacconta di essere stato chiamato dal cap. Pakibusoh per K< interrogare i partigiani . Interrog il Tonelli [Guido, padre di Ilario], il Medeossi, una signora di cui non ricorda il nome, il Tigre, il Raspi... Nel frat-tempo- scrive- ne avr impiccati dico al massimo cinque, ammettiamo sei... .

    Asserisco che parecchie volte ripresi il ten. Rotigni per troppa malvagit verso i partigiani, questi mi impo-neva il silenzio rispondendomi che fino a prova contra-ria in ufficio comanda'Va lui perch tenente. Riguardo al-le fucilazioni erano tutte o:Pdinate tassativamente dal capi-

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  • tano... Dimenticavo - prosegue - ancora tre fucilazioni che 'io per non ho preso parte ... Tutti questi ohe venivano ammazzati per le strade erano per atti di rappresaglia >> per uccisione di tedeschi. Ricorda il fatto di quello di Fauglis preso e percosso nel corridoio dell'ospedale di Palmanova alle due di notte. Io visto il suo mutismo feci minaccie senza per farci del male. Rotigni perduta la pazienza fe-ce portar fuori dalla camera l'ammalato e nel corridoio Ro-tigni da una parte e Cella dall'altra cominciarono prima a pugni e poi con i calci della pistola >>. Ricorda l'affare di Strassoldo >> {l'impiccagione del maestro Moraitti).

    Ed ora, cari signori, vi racconto il mio pi grande de-litto, quando preso Mirco aveva in tasca uno scritto con il quale si doveva presentare a Udine da un medico Quidam per una visita. !Domandato chi era questo medico disse che non lo conosceva per dopo qualche giorno il Mirco stesso disse che nella frazione di Zellina aveva appuntamento con un commissario che poteva sapere che era il dottor Quidam >>. Saputo che Quidam era il prof. Pieri dell'ospedale di Udine, si present da lui. Io spiegai che mi dovevo far visitare e che io ero quello in cui comprovava il nome sul foglietto, il professore mi voleva immediatamente visitare allora presi una scusa che un ferito l'avevamo fuori dell'ospedale in una macchina, dissi che nottetempo stato ferito dai fede-rali. Questo si apprestava ad uscire con la sua macchina co-s disse che nel passare guarder il ferito. Da quel momento io abbandonai il professore perch ad arrestarlo ci pens il maresciallo tedesco ...

    Riguardo la cattura di >, io presi parte (a Bi-cinicco ore 23.30). Coloro che entrarono in casa erano il ten. Cella, il ten. Pagliazzotti, il serg. maggiore Z!anchetta e il serg. Vetere. Il mio incarico era di appartarmi dietro la casa con 4 uomini in -caso di una tentata fuga. Quando fu preso il >, entrai pure io nella casa. Assieme ad un altro

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  • giovane della SD e la cognata e la soreHa ci dirigemmo a Palmanova. Venne immediatamente interrogato dal Pagliaz-zotti, Cella, io, Vetere ed altri due. U pi simpatico gH ero io, forse perch quasi paesano o forse perch gli offrii delle sigarette. Ci parl molto, ma solamente della montagna, co-sa che a noi non ci interessava, quando finito .mi ringrazi dandomi la mano. Non so precisare chi l'avesse fatto impic-care o chi gli avesse fatto del male. So solamente che poi inviato a Udine per essere trasferito in Germania. Seppi pi tardi che il "Tribuna" assieme ad altri 29 furono fucilati a Udine per opero di Forgetti e di Bma, uno che una volta faceva parte della milizia di Palmanova e poi alle bande nere. Il caso successo cos: il Tribuna assieme ad altri complot-tava per una fuga era tutto a posto quando il Forgetti ven-ne a sapere il fatto. Questo tempestivamente si mette in comunicazione con la SD e fanno appena in tempo per far evitare la fuga. E' da notarsi che la fiucilazione avvenne una ventina di giorni prima 1del collasso.

    Una r elazione (2) del serg. Munaretto racconta il fatto dai pacchi-dono per i partigiani della montagna, preparati dalla popolazione di Mellarolo di Trivignano. Ne furono tro-vati alcuni sotto la tettoia contenenti vestiti usati. In quel-la occasione il cap. Pakibusch uccise due partigiani (Nonino e un altro), mentre il milite Brait Guido a Merlana aveva ucciso un certo Grattoni Guerrino. Furono anche fucilati tre partigiani prelevati dalle carceri di Palmanova per or-dine del col. De Lorenzi come rappresaglia per l'uccisione del fa scista Rossi Luciano di IS. Stefano di S. Maria la Lon-ga.

  • Palmanova - Carceri della Caserma Piave. Cella di tortura come fu rinvenuta nel 1945.

  • Palmanova - Caserma Piave . I bastioni delle esecuzioni.

    Palmanova - Caserma Pi ave. Il cortile col porticato dove erano situate le celle .

  • 'I l nelle carceri della caserma e di notte venivano trasportati 111 macchina nelle localit indicate dove venivano uccisi ed 01bbandonati senza documenti di identit. Io facevo servi-zio, quasi sempre ln borghese, nei seguenti paesi: Gonars, Castions di Strada, Morsano, Porpetto, Castello. Quasi sem-pl'c assieme al brig. Stocco in borghese, disarmati, alle volte, con una dichiarazione di appartenenza alle forma-zioni gar ibaldine - avevamo anche addosso la tessera della Milizia - su istruzione e indicazione del cap. Ruggiero anda-vamo nelle vl!rie localit per assumere informazioni circa il movimento dei partigiani lasciando capire - senza dil'lo -che eravamo anche noi dei partigiani .

    Alessandro Bilia in un verbale di interrogatorio avve-nuto il 5 luglio 1945 a Cervignano dice: Non ho fatto mal-trattamenti a prigionieri. Al comando del 1ten. Rotigni e di Rebez, ho portato una gavetta di acqua e sale per un prigio-niero che non so chi sia. Io ho messo un pugnetto di sale in oil'ca mezza gavetta di aoqua. Mi sono fatto consegnare a prestito dei denari da prigionieri. Tutti quei denari furono restHuiti dal Comando, trattenuti sul mio stipendio.

    Giuseppe Coccolo in un interrogatorio fatto il 3 marzo 1945 dichiara (3) . Durante le azioni cui partecipai sono sta-te fermate ed arrestate circa 300 persone. Assieme ad altri tre compagni abbiamo ucciso per rappresaglia in pi ripre-se , una quindicina di patrioti nella zona di Cervignano. Io per quando i compagni sparavano mi sono astenuto. Du-rante i rastrellamenti molti militari portavano via roba da mangil!re e vestiario dalle -case perquisite ed anch'io ho pre-so della roba. Durante un'azione in cui venne ferito Feresin Giuseppe Eolo comandante una squadra G .A.'P., io feci

    (3) Arch. Reg., Busta CXIII/4611.

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    5

  • fuoco contro di lui con la pistola. Ci siamo accorti poi che mentre Feresin fuggiva tm vecchio gli aveva dato una bici-cletta. Io e il milite Bianco abbiamo sparato contro il vec-chio alcun colpi di Sten e pistola uccidendolo. Il ten. Pa-gliazzotti prese 1il portafoglio del vecchio e lo conserv.

    Bruno Tubaro in tma dichiarazione scritta (4), :racconta dell' arresto della banda Ruggiero da parte dei tedeschi per le sevizie usate contro i prigionieri: Circa i maltratta-menti usati contro i tre o quattro giovani arrestati a Tal-massons, credo che tali giovani abbiano riportato serie le-sioni perch dopo circa un mese dalla .Joro traduzione aUdi-ne si present un maresciallo il quale scortato da un reparto di marina circond la nostra caserma e provvide al disarmo dell'intera compagnia. Mentre il cap. Ruggiero, il milite Pic-cini, il milite Del Prete ed altri due militi furono arrestati e portati a Udine il rimanente personale ebbe subito in resti-tuzione le armi e le munizioni.

    Accanto a questi, la figura di una donna: Albina Comis-so detta la Bricca di Teor, ausiliaria presso le F.A. tede-sche (5), la quale interveniva agli interrogatori dei detenuti politici, usando loro violenza con calci e schiaffi. Qualche volta usciva di pattuglia in servizio di .controllo (deposiz. Munaretto ). La Bricca indossava una divisa con pantaloni color blu e portava anche con ostentazione una pistola e nu-merose bombe a mano. Cos equipaggiata partecipava a ra-strellamenti... Tanti compagni sono stati da lei bastonati ... ( deposiz. Gran do Giovanna, Aurora ).

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    (4) Arch. Reg., Busta CXIII/4613. (5) Arch. Reg., Busta CXIII/4610.

  • CAPITOLO VIII

    LE TESTIMONIANZE

    Le testimonianze di istruttoria e di dibattimento (l) com-pongono un quadro preciso di fatti e di responsabilit per-sonali: balzano in primo piano le figure truculente degli aguzZ'ini ( faoevano cos - riferisce un torturato - perch non comprendevano il danno che arrecavano all'umanit ) c, intorno, iutto il martirio di uomini di fede e di passione.

    RASPI Lelio di Volterra dice di aver visto a Palmanova " cose orrende , compagni che venivano torturati fino a renderli irriconoscibili .

    NOVACHIG Dante di Monfalcone ricorda i soliti deli-cati sistemi: bastone e cazzotti. Dopo dri ci - attesta -venni accompagnato alla famosa cella n. l e l si present il serg. Del Prete (carceriere) il quale, invitandomi a denu-darmi, mi impicc con le mani legate sulla schiena per tre ore e mezzo circa. Durante la bastonatura mi sono state frat turate due coste e per cinque giorni ho sputato sangue.

    GRA:NDO Gianna di Latisana riferisce che una ausiliaria Maria,, ... mi caric di pugni e, dopo avermi gettata per terra, sal sul mio corpo calpestandomi .

    (1) Arch. Reg., Busta CXIII/4595.

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  • ZUCCO Mario (D'Artagnan) di Monfalcone: Catturato il 28 gennaio a Tapogliano assieme ai compagni Cipriotti Renato, Franzot Vitalino e 1Dozzo Arrigo, ora tutti e tre mor-ti, fui torturato assieme ai summenzionati compagni perso-nalmente dal Rebez il quale si accan in particolar modo con-tro il Dozzo ed il Franzot, appendendosi ai t:esticoli e tante altre sevizie .

    BATTISTELLA Sante da Pampaluna di ,Porpetto: Una squadra di tedeschi e italiani agli ordini del cap. Ruggiero ( 400 uomini) gli chiese dov'era il Mancino

  • diante corda stretta ai polsi, braccia passate dietro il dorso l' completamente nudi, da eseguirsi nella cella numero l. Rimasi impiccato cinque ore. Continua:
  • rante la notte gli uomini di guardia (fra cui anche due ra-gazzini di quattordici-quindici anni) mi dissero un mucchio di improperi. Verso le diciotto dell'll gennaio venni con-dotto in una stanzetta della Palazzina della caserma. Udii la voce del ten. Cella che raccomandava di "non toccarmi il viso". !Dopo pochi minuti entr il sottotenente Rotigni che mi affibbi una terribile nerbata nel ginocchio delia gamba destra. Sotto il dolore mi curvai ma ricevetti altri colpi sul-la schiena e sulla testa. Mi concessero 30 secondi, ogni 5 minuti di bastonate, per parlare. Dopo mezz'ora, visto che nulla concludevano, aumentarono le sevizie con l'intervento del Rebez ohe adoper i pugni e le scarpe Chiodate. Il Ro-tigni, deposto il nerbo, si serv di randelli di legno di circa 1,30 cm. di diametro che servivano per tenere acceso il fuoco e me li spezzava quanti erano sulla testa. Mi fecero mettere le mani sulla tavola e mi colpirono le dita, mi gettarono per terra ed il Rebez, salitomi sul petto e il Rottigni sul ventre, mi tempestarono di scarpate. P.reso dalla stufa un tizzone il Rotigni mi pass la lfiamma sul viso, sul collo e sul brac-cio sinistro, producendomi diverse scottature.

    Contro il Bilia particolarmente, in una dichiarazione del com p. Barba ( ?) detto che ... nel settembre 44, il nazi-fascista Billa fece prendere due compagni nel paese di Seve-gliano: il comp. "Rino" e il comp. "Moro". Borsatti giustizi il "Moro" mentre "Rino" riusc a scappare dalle prigioni. Prese parte a pi rastrellamenti. Nell'ottobre dello stesso an-no, denunci due compagni che erano nelle Landschutz, asse-rendo che facevano parte della "Garibaldi". I compagni Bee-eia Giovanni e Indri Elio, denunciati dal Billa, sono stati uc-cisi dal Borsatti .

    Anche il dott. Zamparo ricorda che il Billa ... si affac-ci alla porta della cella n. l dove ero appeso nudo ... Non pot aprire la porta ma aveva la sua sete di sangue da appa-

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  • ~are. Spinse il moschetto attraverso lo spioncino e mi as-,~st dei tremendi colpi che mi lacerarono la carne, !ascian-domi dei segni che ancor oggi si possono vedere. Ma al bruto parve poco tutto ci, prese il manico di una ramazza con il braccio tutto dentro il pertugio della porta, colp alla cieca. Dci colpi tremendi mi caddero un po' dovunque sul capo. Specialmente alcuni sulla testa mi lasciarono traccia in for-llla di capogiri che mi durarono alcune settimane.

    Altri testimoni portarono circostanze a carico dell'uno o dell'altro componente del gruppo di Ruggiero.

    BELLUZZO Itala ( >, insieme con Paron !Cesare ( Nanos ), Bevilacqua lcrruccio ( Mirko ) e altri.

    CONTIN Odilo di Trivignano:

  • con 10 uomini comandava il plotone d'esecuzione. Era l'unico graduato del -camion che portava i patrioti al posto della loro morte. Quando fui arrest'clto a :Saciletto, fu lui ad int'er-rogarmi e mi port a Palmanova, a Tapogliano scappai {il 7 marzo '45 con la bicicletta del Rosin). Fui ferito da quat-tro pallottole, ma riuscii a scappare perch un vecchio mi diede una bicicletta (Rosin Antonio). Il milite Bianco, visto ci, spar col mitra contro il vecchio c'be, ferito, fu ucciso dal Coccolo ... .

    F NCCA Pasquale di Sagrado (

  • 1 i tr-ovavamo in quel periodo nelle celle di Palmanova, solo H 11 sono usciti vivi: io e i miei compagni che, per interessa-llll'l1to di un certo Pizzul, proprietario dell'albergo "Al pelle-FIi no" di Gradisca, fummo trasferiti nelle carceri di Gorizia 1lovc rimanemmo fino al 28 aprile >>.

    VENCO Anna Maria di S. Giorgio di Nogaro racconta di una sparatoria avvenuta il 28 novembre fra un gruppo di partigiani e altre persone in borghese che avevano dichia-1 .t lo di essere partigiani sfuggiti alle 'SS.

  • ANTONMZZI Virginia in Dozzo di Monfalcone: Rin-tracciai il cadavere di mio figlio insieme a quello del Fran-zotto a Joannis di Ajello nel cimitero dov.e era stato sepolto. Il cadavere recava segni di varie ferite di mitra alla testa ed era privo del bulbo oculare .

    IUGOVAZ Vinicio di Monfalcone:

  • 111iliti, Coccolo e Turrin gettarono della polvere p1nca alla quale appiccavano il fuoco. 1Sparavano poi contro di loro a bruciapelo con cartucce senza pallottola.

    OLIVO Ottaviano custode del cimitero di Terzo: Da 1111 libro di annotazioni relativo ai nostri sepolti in questo r..:imi tero nel '45 risulta che in data 14-4-'45 vennero sepolti: l nnocenti Fulvio da Ronchi dei Legionari di anni 20, Bonito Gastone ( ), Beccia Giovanni (da Cervignano) e Indri Elio. Vennero identificati anche altri 3 di cui [J.On ricordo i nomi. Furono notate anche altre 5 salme che non vennero rimosse perch non identificate. Ho sentito parlare di 70 patrioti se-polti fra le mura di Palmanova. Tale 'Ilumero sarebbe stato rivelato da un ufficiale tedesco ad una donna sua amante. Il Marcuzzi, l'Indri ,e il Beccia furono uccisi all'Arsenale, la caserma del Borsatti >>.

    PAISUT Antonio da Cervignano racconla che il 3 aprile '45 alla caserma Piave di Palmanova vide Cerniz Angelo ac-compagnato da Labinaz e Rebez entrare in caserma. Sent grida di dolore dalla cella n. l. Poi vide che il Cerniz veniva accompagnato all'interrogatorio in tali condizioni da dover essere sorretto >>. Fu portato nella sua cella. Era pi morto

    75

  • che vivo. Gli tolsi la tuta che era a brandelli e vidi che alle regioni lombari aveva profonde ferite da morso che lascia-vano vedere le ossa e in tutto il corpo macchie ecchimoti-che. Parlando a stento mi raccont che, mentre era impic-cato, il Rebez cercava di fargli confessare il luogo dove era-no depositate le merci dell'Intendenza della "Garibaldi'' e che nel frattempo urn milite della X Mas gli aveva morso per otto volte la schiena. Alle 22 il Cerniz fu nuovamente portato alla cella n. l e impiccato. Il Feresin Dante che era nella st~ssa raccont poi che, poco dopo, 'quando il Cerniz fu slegato, stramazz al suolo senza dar pi segno di vita. Di lui non si seppe pi nulla .

    FERESIN -Dante da 'Fiumicello:

  • parola:
  • chie immettendovi poi corrente elettrica. L'organizzatore di tutte queste infamie era il capitano Ruggiero che nei con-fronti del pubblico e specialmente dei parenti delle vittime sapeva diabolicamene fingere umanit e considerazione.

    VOLPONI Marcello Tito (da una ~< Relazione riguardo il comportamento ed il trattamento speciale che ebbi dal 26 gennaio scorso [ 1945] in poi nelle luride indimenticabili prigioni di Palmanova ) (2):

  • venivano genitori o parenti a portarci la biancheria i repub-hlichini gli promettevano e li convincevano: siccome loro domandavano la roba sporca di ritorno si scusavano dicen-do cos: "Quella ci occorre perch li facciamo lavorare e poi l:1 roba la laviamo noi". E allora ritornavano a casa senza parlare ma non convinti.

    Nel cuore dell'inverno ci facevano dormire l nel sporco, -.enza paglia, senza coperte, passato dal giorno che mi cat-llll-arono fino al 6 marzo il giorno in cui mi portarono a Udine in via Spalato dove m' toccato d'assistere al processo dei trenta compagni che in seguito furono giustiziati, poi il 22 marzo mi spedirono per la Germania.

    SALA Vittorio, maresciallo dei Carabinieri di Palmanova (dal 1942 all'agosto 1945): Nessuno poteva conoscere quan-to avveniva nelle celle della caserma "Piave": tutto era avval-lo nel segreto e nel mistero. Si immaginava quanto avveniva 11cll 'udire, di giorno e di notte, le grida e gli urli strazianti dci torturati. Di tanto in tanto verso le 22 usciva dalla caser-ma un camion che trasportava patrioti gi torturati in luoghi designati ove venivano finiti a colpi di mitra e abbandonati senza documenti di identificazione ma con segni evidenti del-le sevizie riportate (3). Le torture ed i massacri erano arri-vati a tal punto che il comando tedesco SD di Udine invia-va sul posto un maresciallo ed un soldato per un'inchiesta che ebbe per risultato il fermo di tutti gli appartenenti al-la brigata, fermo che fu eseguito da un reparto di marina di stanza sul posto. Intervenne poi un tenente tedesco SS, in sostituzione del cap. ,paJkibusch, che provocava la libera-zione dei fermati facendoli passare alle sue dipendenze. Cessarono quasi del tutto le torture e le uccisioni anche

    (3) Arch . Reg., Busta CXIII/4610.

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  • perch tutti i fermati per ragioni politiche, su disposizione della SD, dovevano essere posti in carcere mandamentale e non presso il Comando Brigata Nera ... (4 ).

    A proposito delle macabre messe in scena per attribUI-re ai partigiani la responsabilit delle vittime abbandonate per -le strade o nei cigli dei fossi e riprese dai la-conici e ci-nici comunicati della stampa fascista, si legge nel Diario storico della compagnia autonoma Holck della Il.1a Divi-sione Osoppo-Friuli: Rinvenimento il 6-3-1945 di 2 cada-veri in condizioni non identificabili, che risultano vittime della Caserma "Piave", trucidati e abbandonati per nascon-dere il crimine ... 4-4-1945, altri 3 cadaveri rinvenuti, vittime dei fascist'i di Palmanova ... (5).

    Negli ultimi giorni di guerra, il gruppo degli aguzzini di Palmanova tent la carta estrema della salvezza. Probabil-mente speculando sui dissensi ideologici fra le formazioni Osoppo, non comuniste, e le

  • CAPITOLO IX

    LA SENTENZA

    I nomi di Borsatti, Ruggiero, Rebez, Rotigni, Cella, si collocano a buon diritto accanto a quelli dei loro coman-danti nazisti, che nel Friuli e nella Venezia Giulia si mac-chiarono di nefandi delHti.

    Cos un Pakibusch, un Globocnik e quel Dietrich Allers che, dopo aver svolto funzioni direttive nell'ufficio incarica-lo della Aktion T, che in Germania stermin decine di migliaia di malati di mente e di prigionieri >, diresse a Trieste l'unico campo di sterminio esistente in Ita-li a, la Risiera di San Sabba, dove furono incenerite circa 3.000 persone fra partigiani italiani e slavi, sospetti politici , ostaggi ed in cui perse la vita, dopo crudeli sevizie, an-che l'udinese Cecilia iDeganutti, medaglia d'oro al V.M. del-la Osoppo .

    Cos un Christian Wirth, gi comandante dei lager di 1Sobibor e Treblinka, pupillo del Globocnik e che nel Li-torale prosegu il suo orrendo servizio, sperimentato nei pi disumani campi polacchi.

    Sono nomi che rimangono nella storia pi recente del Friuli e della Venezia Giulia, come il tragico simbolo di una delle 'Pi crudeli repressioni mai attuate contro un movimen-to patriottico di libert popolare e di giustizia sociale.

    Qui vennero a mancare anche le motivazioni patriot-tiche, accampate dai fasdsti in altre regioni, per spiegare

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  • la scelta compiuta. Dato e non concesso che il fascismo re-pubblicano fosse sorto o >, in Tirolo ladini >>, in Friuli friulani>> e di cui moltissimi auspioherebbero l'amministrazione te-desca (1). 111 che spiega l'a'VVersione dimostrata, subito e

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  • l'llZa infingimenti, dai m1~sti verso gli dtaliani di queste province e il loro interesse verso la cultura ladina del Friuli (2).

    La partecipazione diretta di i tali ani, fra cui friulani e l'iulianri, a questo mostruoso apparato poli2liesco, repressivo 1' politico, suscita ancor oggi sdegno e dolore.

    Dopo la costituzione tedesca del

  • litare assume aspetti particolarmente spregevolL Organiz-zazioni armate - come quella di ,Palmanova - che pre-tendevano di considerarsi forze dell'ordine in lotta contro la illegalit e il banditismo>>, annoveravano anche una folta presenza di autentici mercenari, privi di un sia pur rozzo idea-le, di relritti social
  • 1 i aria - quale poteva essere lo scopo dei continui rastrel-l.llncnti di partigiani e di altre pe11sone politicamente sospette, dl'lle sevizie e torture inflitte ai catturati con inaudita fero-l ia, e delle sommarie fucilazioni, se non quello di indebolire l' soffocare, se possibile, il movimento di resistenza opposta .d tedesco invasore e ai ,suoi alleati fascisti?.

  • nando un grave pericolo per l'esercito tedesco e la milizia re-pubblicana.

    Cos si spiega la ragione dell'accanimento col quale da parte del Ruggiero e consoci veniva condotta la lotta contro il movimento di resistenza, e si pu anche comprendere la ragione per cui il Rebez, sergente della X Mas, fu inviato a Palmanova mentre la X iMas era di stanza a Como.

    Dunque trattaS

  • lltiziativa seviziando .le vittime con brutale malvagit allo ll'SSO .fine delittuoso, in cui si ravvisa appunto la volontarie-

    l 1 dell'azione criminosa. Ai rastrellamenti ed aliresti, seguirono normalmente le

    l'Vizie, torture ed uccisioni.

  • CAPITOLO X

    IL MARTIROLOGIO DI ,PALMANOVA

    I

    PATRIOTI TRUCIDATI DALLA BANDA BORSATTI ,

    Sar pressoch impossibile, pur attraverso testimonian-ze e documentazioni, ricostruire completamente il martiro-logio di Palmanova: di molti catturati, prigionieri, torturati non si seppe null'altro; molti furono eliminati di nascosto e sepolti senza nome n altre indicazioni nei luoghi pi im-pensati della caserma e dei dintorni, nei cortili, sui bastioni, in aperta campagna ...

    !Dagli atti del processo contro Odorko 'Borsatti, attraver-so le varie testimonianze, si ricostruisce un elenco provvisorio di uccisi da quella banda:

    'MAR:CUZZI Silvio Montes , di anni 37, organizzatore dell'intendenza che da lui prese il nome, catturato nel mulino di Muzzana il 29 ottobre 1944, torturato dal Borsatti, morto il 2 novembre 1944, 'quattro ore prima della decretata impic-cagione. - ST.A!CUL Severino Lupo (Cfr. pi avanti). -TEMPO Vittorio, negoziante e oste di Gonars, ucciso il 16 ottobre 1944. - TRIGATTI Elio (Cfr. pi avanti). - DA PON-TE Emilio Poldo , di anni 45, commissario GAP. Brgt. Montina , catturato a Pocenia, torturato, squartato da due cavalli il 29 ottobre '44. -!Due compagni di Stacul non identi-ficati. - !Diversi patrioti (testi BuUa, Li va, Tonelli, Plasenzotti, Cicuto). - Diverse decine di uccisi sepolti nascostamente nel-

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  • l.t caserma e nelle adiacenze. - Dieci patrioti sconosciuti fu. l ilnti nel cimitero di Strassoldo. - Un ucciso a l'orviscosa nel luglio 1944. - Il
  • Castions di Strada 12 febbraio 1945. - CIANI Luigi, studente, ferito il 27 dicembre 1944 sfuggendo al rastrellamento di Merlana, ucciso a Grado, 3 gennaio 1945. - GRATTONI Guer-rino. anni 17, bracciante, ucciso a Medana di Trivignano, 27 dicembre 1