dispensa di economia aziendale - istituto · pdf filela normativa sul bilancio a. la clausola...

41
Dispensa di Economia Aziendale V anno

Upload: lekhuong

Post on 06-Feb-2018

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Dispensa

di

Economia Aziendale

V anno

Page 2: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

1. IL BILANCIO D' ESERCIZIO

LE FUNZIONI DEL BILANCIO D’ESERCIZIO

Il bilancio d’esercizio è un documento di derivazione contabile redatto dagli organi amministrativi al termine del periodo amministrativo,con cui si rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda al termine del periodo amministrativo e del risultato economico d’esercizio.

Il bilancio d’esercizio svolge le seguenti funzioni:

· è un documento amministrativo che collega la gestione passata a quella futura;

· è uno strumento di conoscenza della gestione e dei suoi risultati per gli amministratori della società;

· è uno strumento di comunicazione di informazioni di carattere economico, finanziario e patrimoniale nei confronti di una molteplicità di soggetti che in vario modo sono interessati agli andamenti aziendali.

Possiamo distinguere gli utilizzatori del bilancio (stakeholders) in due grandi categorie: - I soggetti interni all’impresa, portatori di interessi diretti, quali il proprietario o i soci di

maggioranza e i lavoratori dipendenti. - I soggetti esterni all’impresa, portatori di interessi indiretti, quali gli investitori in

capitali di rischio (soci di minoranza), i finanziatori, i clienti e i fornitori, gli uffici fiscali e, in generale, tutti i soggetti con i quali l’azienda entra in contatto.

IL SISTEMA INFORMATIVO DI BILANCIO

L’insieme dei prospetti che compongono il bilancio e i suoi allegati prende il nome di sistema informativo di bilancio ed è composto

1) Dal bilancio d’esercizio, formato dallo Stato patrimoniale, dal Conto economico e dalla Nota integrativa.

2) Dalla relazione sulla gestione che ha lo scopo di fornire un resoconto sull’andamento dell’azienda e sulle politiche da essa perseguite.

3) Dalla relazione del collegio sindacale che deve riferire sui risultati dell’esercizio sociale e sulle attività svolte nell’adempimento dei propri doveri.

4) Dalla relazione del soggetto incaricato della revisione legale che ha lo scopo di fornire valutazioni in merito alla tenuta regolare della contabilità.

5) Altri documenti idonei a fornire informazioni supplementari. Redigono il bilancio gli organi amministrativi che, almeno 30 giorni prima del termine fissato per la discussione in assemblea debbono trasmetterlo al collegio sindacale. Il bilancio deve essere depositato presso la sede sociale 15 giorni prima dell’assemblea entro 30 giorni dall’approvazione una copia deve essere depositata presso l’Ufficio del Registro delle imprese. Il bilancio d’esercizio è pubblico.

Page 3: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

LA NORMATIVA SUL BILANCIO

A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio e lo individua nella chiarezza con cui esso deve essere redatto e nella verità e correttezza della rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria della società nonché del risultato economico dell’esercizio.

1- La chiarezza del bilancio va intesa come intelligibilità da parte di persone dotate di media cultura contabile. 2- La rappresentanza veritiera e corretta del patrimonio e del reddito d’esercizio non può consistere nella ricerca di una impossibile verità oggettiva, ma va intesa come il comportamento in buona fede da parte degli amministratori, che devono operare correttamente le stime e le iscrizioni delle varie voci di bilancio.

B. Principi di redazione del bilancio: 1- La valutazione delle voci di bilancio deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell’attività. Ad esso è associato il principio della continuità aziendale (going concern), secondo il quale le valutazioni devono essere eseguite con criteri di “funzionamento”. 2- Si possono indicare solo gli utili realizzati alla data di chiusura dell’esercizio. Questa disposizione rafforza il principio della prudenza. 3- Si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento. Qui viene affermato il principio della competenza economica. 4- Si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo. 5- Gli elementi diversi compresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente.

C. I criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all’altro. La costanza dei criteri di valutazione imposta da questo principio mira a limitare le possibilità di “manovra” dei redattori del bilancio, che non possono mutare a loro discrezione le regole di valutazione.

D. Il contenuto dello Stato patrimoniale, del conto economico e della Nota integrativa.

1- Stato patrimoniale: mette in evidenza la composizione del patrimonio aziendale al termine del periodo amministrativo è il prospetto chiamato a fornire la corretta rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria della società;

2- Conto economico: che dà la dimostrazione del risultato economico dell’esercizio;

3- Nota integrativa: che è destinata a chiarire alcuni dati contenuti nei due documenti contabili di sopra.

Lo stato patrimoniale e il conto economico sono due schemi a struttura obbligatoria, nel senso che le varie voci devono essere iscritte separatamente e nell’ordine indicato dalle norme che ne stabiliscono il contenuto. Derivano direttamente dal sistema informativo contabile.

Page 4: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

LO STATO PATRIMONIALE

(schema a sezioni contrapposte Attivo e Passivo)

1- Le attività risultano classificate in base al criterio della destinazione economica, cioè avendo riguardo alla funzione che i vari investimenti svolgono nell’impresa. A tale criterio si associano anche alcune utili informazioni di carattere finanziario che consentono di cogliere il vario grado di liquidità degli impieghi.

2- Circa le voci del passivo il criterio è l’origine delle fonti di finanziamento: mezzi propri e mezzi di terzi.

LA STRUTTURA

Lo stato patrimoniale è caratterizzato da una distinzione delle sue poste in raggruppamenti di vario livello, che sono contrassegnati da caratteri alfabetici e numerici:

· lettere maiuscole: raggruppamenti di struttura (Immobilizzazioni, Attivo circolante…);

· numeri romani: indicano le varie classi in cui si suddividono i raggruppamenti di struttura;

· numeri arabi: indicano le singole voci nell’ambito delle classi o dei raggruppamenti.

Solo i numeri arabi e le lettere minuscole possono essere raggruppate, suddivise, aggiunte o adattate.

ESAME DI ALCUNE VOCI PATRIMONIALI

1- IMMOBILIZZAZIONI: gli elementi patrimoniali destinati ad essere usati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni. Nello schema dello stato patrimoniale vi sono alcune voci che compaiono sia tra le immobilizzazioni sia nell’attivo circolante: gli acconti a fornitori, le partecipazioni e i titoli.

2- FONDI PER RISCHI E ONERI: gli accantonamenti per rischi e oneri sono destinati solo a coprire perdite o debiti di natura determinata, di esistenza certa o probabile. In questo gruppo rientrano: i fondi per trattamento di quiescenza e obblighi simili, il fondo per imposte e gli altri fondi.

3- TFR DI LAVORO SUBORDINATO: questa voce è destinata ad accogliere gli accantonamenti netti per le somme da corrispondere al personale dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro.

4- RATEI E RISCONTI: I ratei e i risconti possono riferirsi anche a costi e proventi comuni a più esercizi, purché siano da ripartire per competenza economica in proporzione al tempo.

· la voce ratei e risconti attivi comprende i proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi (ratei attivi) e i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi (risconti attivi);

Page 5: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

esercizi successivi (ratei passivi) e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi (risconti passivi).

Tra i risconti attivi vanno inseriti i disaggi su prestiti.

Il CONTO ECONOMICO

E’ redatto in forma scalare ed è strutturato per aree della gestione ( area della produzione, area finanziaria, area straordinaria). Nel Conto economico sono, pertanto, evidenziati oltre al risultato finale ( utile o perdita) anche due risultati intermedi:

- La differenza tra valore e costi della produzione, che corrisponde al risultato della gestione caratteristica e della gestione accessoria;

- Il risultato prima delle imposte, che è al lordo delle imposte dirette. -

I CRITERI DI VALUTAZIONE

Allo scopo di evitare comportamenti scorretti da parte degli amministratori, che possono essere tentati di sopravvalutare il patrimonio aziendale o all'opposto di costruire riserve occulte, sono stati imposti dei vincoli giuridici e dei vincoli tecnici. Vincoli giuridici consistono nelle disposizioni del codice civile riguardanti la redazione del bilancio, la struttura e i contenuti dei documenti che lo compongono e i criteri di valutazione che devono essere osservati. Vincoli tecnici consistono nei principi contabili di generale accettazione, ossia nelle regole di comportamento che è necessario osservare per pervenire a una corretta rappresentazione della realtà aziendale. I suddetti vincoli sono finalizzati a rendere i bilanci d'esercizio documenti affidabili, redatti sulla base di criteri uniformi nel tempo e nello spazio. Il criterio base per le valutazioni è il COSTO, inteso come insieme degli oneri che l'impresa a sostenuto per l'acquisizione o la produzione di un determinato bene. Il costo, nel principio della prudenza, viene considerato il limite massimo alle valutazioni, con alcune eccezioni: 1. la valutazione dei lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti in base ai corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza ; 2. la valutazione delle partecipazioni in imprese controllate e collegate che possono essere iscritte in base al criterio della frazione del patrimonio netto. È prevista l'applicazione del FAIR VALUE (valore equo o di mercato) per valutare le attività finanziarie detenute a scopo di negoziazione e quelle disponibili per la vendita (es. titoli quotati iscritti in C II Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni).

Page 6: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

I PRINCIPI CONTABILI

I principi contabili nazionali si dividono in: • generali: che riguardano il bilancio nel suo complesso • applicati: che riguardano singole voci o poste del bilancio

La commissione europea ha approvato una serie di regolamenti che prevedono l'utilizzo dei principi contabili internazionali ( IAS - IFRS). Si presentano delle differenze tra normativa italiana e in quella internazionale: Nei principi contabili nazionali si privilegia l’informativa destinata ai soci e ai creditori. sociali I principi contabili internazionali fanno prevalere le esigenze informative dei potenziali investitori nell’impresa i quali hanno la necessità di valutare la convenienza economica (profittabilità) dell’investimento che intendono attuare. Il bilancio IAS/IFRS è composto da:

- Il prospetto della situazione patrimoniale-finanziaria (Stato patrimoniale) - Il prospetto di Conto economico complessivo ( Conto economico) - Il prospetto delle variazioni di patrimonio netto - Il rendiconto finanziario - Le Note che hanno la funzione di integrare e di specificare le informazioni desumibili

dai prospetti del bilancio. La normativa stabilisce tre diversi ambiti di applicazione:

- Società obbligate ad utilizzare i principi contabili nazionali ( es. le società minori) - Società obbligate a utilizzare i principi contabili internazionali ( es. società quotate e

emittenti strumenti finanziari ) - Società che hanno facoltà di scegliere tra principi contabili nazionali e internazionali.

Le principali differenze sono: - Le attività e le passività sono distinte in correnti e non correnti evidenziando gli importi

scadenti o esigibili entro 12 mesi. - Non sono distintamente indicati i ratei e i risconti in quanto essi devono essere

classificati tra le voci di credito ( se attivi) o di debito (se passivi) in relazione alla loro natura.

I principi contabili internazionali prestano particolare attenzione all’informativa supplementare (disclosure), posta a corredo del bilancio.

Page 7: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

2. ANALISI PER INDICI

L’INTERPRETAZIONE DEL BILANCIO L’interpretazione del bilancio si attua in più fasi:

- Interpretazione letterale: individuazione del significato delle voci di bilancio, in modo da comprenderne il contenuto.

- L’interpretazione revisionale: verifica dell’attendibilità e della veridicità del bilancio. - L’interpretazione prospettica: mira ad estrapolare dai dati storici contenuti nel bilancio

d’esercizio elementi di conoscenza per interpretare gli andamenti futuri in relazione alla possibile evoluzione della situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’azienda.

LE ANALISI DI BILANCIO L’interpretazione prospettica del bilancio può essere effettuata solo dopo averlo attentamente analizzato. Obiettivi:

- Se l’analista è un soggetto interno all’azienda, si verificano i punti di forza e di debolezza dell’impresa.

- Se l’analista è un soggetto esterno es. un finanziatore si interpretano i dati in relazione alla possibilità dell’impresa di restituire o meno il credito concesso…

L’ analisi prospettica può essere effettuata attraverso : 1. L’analisi per indici effettuata sulla base di rapporti tra valori, opportunamente raggruppati. 2. L’analisi per flussi basata sullo studio dei movimenti finanziari che avvengono durante la

gestione. LO STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO Il presupposto indispensabile per trarre dal bilancio le informazioni prospettiche desiderate, è costituito dalla rielaborazione del bilancio stesso dopo essere stato revisionato. La rielaborazione consiste in una riclassificazione e riaggregazione delle voci dello Stato patrimoniale e del Conto economico effettuate al fine di disporre di dati più significativi gli effetti della successiva analisi di bilancio. RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE Obiettivo: evidenziare la struttura degli impieghi e la composizione delle fonti di finanziamento. Tale rielaborazione è finalizzata alla predisposizione di uno stato patrimoniale redatto secondo criteri finanziari in base al quale il patrimonio dell’azienda è considerato come un complesso di investimenti in attesa di realizzo. Impieghi: devono essere esposti in ordine rispetto alla loro liquidità ( tempo per trasformarsi in moneta) Ciò comporta l’individuazione dei seguenti raggruppamenti:

- Immobilizzazioni (composto dagli elementi patrimoniali che costituiscono la struttura fissa dell’ azienda)

- Attivo corrente ( composto dagli elementi patrimoniali che possono essere convertiti in moneta entro breve termine senza pregiudicare l’economicità della gestione.)

Fonti: devono essere esposti in ordine alla loro esigibilità.

Page 8: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Ciò comporta l’individuazione dei seguenti raggruppamenti: - Patrimonio netto ( fonte di finanziamento permanente in quanto non è prevista una scadenza

per il suo rimborso. - Debiti a media/lunga scadenza - Debiti a breve scadenza.

I MARGINI DELLA STRUTTURA PATRIMONIALE La rielaborazione dello Stato patrimoniale secondo criteri finanziari consente di effettuare un primo confronto tra gli impieghi e le fonti di finanziamento in modo da verificare un primo confronto tra gli impieghi e le fonti di finanziamento in modo da verificare se la struttura patrimoniale è armonica ed equilibrata. Le relazioni che devono essere rispettate sono le seguenti:

1. attivo corrente> debiti a breve scadenza 2. attivo immobilizzato< capitale permanente ( patrimonio netto+ debiti a m/l scadenza)

La verifica delle condizioni sopra esposte avviene attraverso il calcolo di tre importanti risultati:

1) Il patrimonio circolante netto = Attivo corrente – debiti a breve scadenza Tale risultato esprime il grado di utilizzo degli impieghi di breve periodo nel processo di copertura dei debiti scadenti nel breve periodo. Se è positivo l’impresa è in grado di far fronte agli impegni finanziari di prossima scadenza utilizzando gli impieghi liquidi o prontamente liquidabili. Se è negativo l’impresa si trova in una situazione di illiquidità 2) Il margine di tesoreria = (disponibilità liquide + disponibilità finanziarie) – debiti a breve

scadenza Tale risultato esprime la capacità dell’azienda di far fronte mediante le risorse liquide o prontamente liquidabili alle uscite determinate dai debiti a breve termine. Se è positivo l’impresa si trova in una situazione di equilibrio finanziario e sarebbe in grado di far fronte agli impegni assunti. Se è negativo l’azienda si trova in una situazione di illiquidità. 3) Il margine di struttura primario = Capitale proprio – Attivo immobilizzato

Il margine di struttura secondario = Capitale permanente – Attivo immobilizzato. Il margine di struttura assume carattere di complementarietà rispetto al patrimonio circolante netto. Esso esprime la capacità dell’azienda di far fronte al fabbisogno finanziario derivante dagli investimenti in immobilizzazioni, mediante il ricorso ai mezi propri, oppure al totale del capitale permanente. Se è positivo il capitale permanente finanzia anche parte dell’attivo circolante, con una struttura fonti-impieghi che risulta equilibrata. Se è negativo tale situazione è fonte di uno squilibrio finanziario.

IL CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO L’obiettivo della riclassificazione del Conto economico è di ottenere una struttura tale da evidenziare le aggregazioni, i margini e i risultati intermedi utili a comprendere la progressiva formazione del risultato d’esercizio.

Page 9: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

A tale fine sono possibili due diverse strutture: 1) La configurazione a valore aggiunto che pone in evidenza la ricchezza creata con l’attività

aziendale. In senso economico il valore aggiunto è l’incremento di valore che una azienda aggrega al valore dei beni e di servizi che acquista da altre aziende.

Detto valore viene ripartito tra i fattori della produzione che lo hanno determinato sotto forma di retribuzioni, interessi imposte e l’impresa sotto forma di autofinanziamento proprio (accantonamento a riserva) e improprio ( ammortamenti). Tale configurazione può essere direttamente ricavata dalla configurazione a valore e costi della produzione, propria dell’impostazione civilistica. 2) La configurazione a costo del venduto presuppone la preventiva riaggregazione dei

componenti di reddito per destinazione produttiva. Pone in evidenza il margine lordo industriale (utile o perdita) ottenuto come differenza tra ricavi netti di vendita e costo del venduto.

GLI INDICI DI BILANCIO L’analisi per indici del bilancio d’esercizioè un’analisi statica e consiste nel calcolare, partendo dai dati dello Stato patrimoniale e del Conto economico opportunamente revisionati e riclassificati indici ( quozienti, espressi a volte in %) che mettono a confronto gruppi di valori, anche di diversa natura. I risultati ottenuti vengono poi letti e indirizzati secondo l’ottica che si vuole esaminare:

1) L’ANALISI DELLA REDDITIVITA’ L’analisi della redditività si propone di individuare l’entità e l’origine del reddito prodotto dall’impresa. Mira ad ottenere delle informazioni circa la situazione economica dell’impresa, intesa come capacità di remunerare, dopo la copertura dei costi, il capitale proprio e il capitale di debito. ROE = utile d’esercizio x100 Capitale proprio Il ROE ( Return On Equity) è un indicatore della redditività effettivamente ottenuta dall’impresa e quindi del grado di remunerazione del rischio affrontato dall’imprenditore o dai soci. Per giudicare l’adeguatezza del ROE è necessario metterlo a confronto con il rendimento offerto da investimenti alternativi ( in altri settori di imprese o in impieghi finanziari a basso rischio) L’imprenditore avrà convenienza a investire i propri capitali nell’impresa solo se la redditività netta è superiore a quella di altri investimenti caratterizzati da un minor grado di rischio. (non è significativo se durante l’anno l’impresa ha effettuato aumenti di capitale sociale.) ROI = reddito operativo x 100 Totale impieghi Il ROI ( Return On Investiment) indica le potenzialità di reddito dell’azienda, indipendentemente dagli eventi extracaratteristici, finanziari e pressione fiscale. ROD = oneri finanziari totali x 100 Capitale di debito Il ROD ( return on debt) misura la capacità dell’impresa di remunerare il capitale di debito e fornisce la misura dell’incidenza del peso degli oneri finanziari sulla redditività complessiva.

Page 10: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Se ROI > ROD l’impresa ha convenienza a finanziare gli investimenti incrementando i finanziamenti a titolo di capitale di debito perché ciò significa che le risorse investite producono un reddito sufficiente a garantire il pagamento degli interessi passivi. Per esempio, se l’impresa prende del denaro a prestito pagandolo al 6% ( ROD = 6%) e lo investe ottenendo una redditività del 9% ( ROI = 9%) è evidente che essa ha convenienza a indebitarsi, perché riesce mediamente a guadagnare 3 euro ogni 100 euro presi a prestito e investiti nell’attività aziendale caratteristica. Viceversa l’investimento in attività caratteristiche non produce un reddito sufficiente a garantire il pagamento degli interessi passivi che costituiscono la remunerazione del capitale di debito. ROS = reddito operativo x100 Ricavi di vendita Il ROS misura la redditività media unitaria dell’impresa ROTAZIONE DEGLI IMPIEGHI = ricavi di vendita Totale impieghi I risultati ottenuti nel corso dell’esercizio sono influenzati anche dal numero di operazioni effettuate nel periodo, il numero di volte che si è ripetuta la redditività unitaria espressa dal ROS piu tale indice è elevato tanto maggiore è il grado di efficienza dell’impresa. L’INDICE DI INDEBITAMENTO ( LEVERAGE ) = totale impieghi Capitale proprio Se =1 l’impresa finanzia interamente tutti i suoi impieghi con il capitale proprio Se 1<leverage<2 ricorre all’indebitamento Se >2 ricorso notevole all’indebitamento ( azienda sottocapitalizzata) EFFETTO LEVA L’andamento dell’indebitamento incide sulla misura del ROE, attraverso il ROI, in relazione al costo medio del denaro preso a prestito dall’azienda ( ROD). Se ROD < ROI l’azienda a convenienza ad indebitarsi e tale convenienza può essere amplificata tanto più elevato è l’indice di indebitamento che esercita un effetto moltiplicativo (effetto leva) sul ROI, che a sua volta spinge verso l’alto il ROE. Pertanto se

- ROI = ROD , la struttura finanziaria dell’azienda è neutrale rispetto al ROE - ROI > ROD, il ROE aumenta al crescere dell’indice di indebitamento - ROI < ROD, il ROE diminuisce al crescere dell’indice di indebitamento.

EVA ( Economic Value Added) è un indicatore che stima il valore economico creato da un’impresa in un dato esercizio ed è misurato dalla differenza tra la redditività del capitale investito e il costo del capitale complessivamente impiegato nell’attività aziendale, espresso in termini %, moltiplicato per l’entità dello stesso. EVA = ( ROI – costo del capitale investito) x totale impieghi.

Page 11: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

L’ANALISI DELLA PRODUTTIVITA’ La capacità reddituale dell’impresa sono direttamente correlate alla produttività del capitale investito e alla produttività del lavoro. Maggiore è la produttività dei fattori impiegati, tanto più elevate sono la capacità reddituali del’azienda. INDICE DI PRODUTTIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO = valore aggiunto x 100 Totale impieghi Piu tale indice assume valori prossimi allo 100% maggiore è la produttività del capitale impiegato, quindi migliore risulta il grado di efficienza dell’mpresa. L’ANALISI PATRIMONIALE L’analisi patrimoniale esamina la struttura del patrimonio, al fine di accertare le condizioni di equilibrio nella composizione degli impieghi e delle fonti di finanziamento. COMPOSIZIONE DEGLI IMPIEGHI : l’obiettivo di misurare il grado di rigidità o di elasticità del patrimonio e si collega strettamente alla lettura e alla interpretazione dei margini di struttura e di tesoreria. La composizione degli impieghi è tanto più elastica quanto più velocemente le varie classi di investimento riescono a trasformarsi in forma liquida, quindi quanto maggiore è il peso % delle attività correnti. RIGIDITA’ DEGLI IMPIEGHI = immobilizzazioni x 100 Tot impieghi ELASTICITA’ DEGLI IMPEGHI = attivo corrente x 100 Tot impieghi Una struttura degli impieghi elastica consente all’azienda maggiori flessibilità produttive e quindi una più elevata capacità di adattamento alle mutevoli condizioni di mercato. INDICE DI ELASTICITA’ = attivo corrente x 100 Immobilizzazioni L’ANALISI FINANZIARIA L’analisi finanziaria esamina l’attitudine dell’azienda a fronteggiare i fabbisogni finanziari senza compromettere l’equilibrio economico della gestione.

Page 12: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

3. IL REDDITO FISCALE

Il reddito fiscale è una particolare figura di reddito che viene determinato in occasione della compilazione della dichiarazione dei redditi, allo scopo di calcolare le imposte da pagare all'erario. Non coincide con il reddito risultante dal bilancio d'esercizio ,perché lo scopo della dichiarazione dei redditi è completamente diverso da quello del bilancio d'esercizio.

La prima, infatti, ha lo scopo di determinare la base imponibile per il calcolo delle imposte, mentre il secondo si propone di quantificare il reddito d'esercizio e il patrimonio di funzionamento, in modo tale da assicurare all'impresa condizioni di continuità e quindi evitare annacquamenti di capitale. La diversità degli scopi di reddito fiscale e reddito contabile comporta l'applicazione di principi generali e criteri di valutazione diversi.

Dichiarazione dei redditi e Bilancio d'esercizio sono strumenti per il calcolo del reddito fiscale. Scopo: quantificare le imposte - strumento per il calcolo del reddito d'esercizio. Scopo: quantificare il patrimonio di funzionamento evitando annacquamenti di capitale scopi differenti causano Principi generali e Criteri di valutazione diversi.

L'analisi dettagliata dei principi generali e dei criteri di valutazione fiscali verrà effettuata facendo continui paragoni con gli analoghi principi e criteri civilistici, allo scopo di evidenziarne la differenza. In ogni caso principi e criteri fiscali hanno una valenza limitata esclusivamente alla compilazione della dichiarazione dei redditi e non devono interferire in alcun modo con quelli civilistici, per evitare che il bilancio risulti inquinato da norme fiscali. Le norme fiscali vengono studiate separatamente da quelle civilistiche : - le prime applicate nella dichiarazione dei redditi, ma ignorate nella redazione del bilancio; le seconde applicate nella redazione del bilancio ma influenti per il calcolo delle imposte.

Principi generali fiscali

Tali principi sono per la maggior parte diversi da quelli civilistici sanciti dall'art. 2423 bis del cc., poiché l'obiettivo delle norme fiscali è quello di evitare la sottrazione di materia imponibile a tassazione, al contrario delle norme civilistiche, che sono ispirate a principi prudenziali e all'esigenza di rendere l'informazione di bilancio la più chiara e attendibile possibile per le varie classi di interessi coinvolte dall'attività d'impresa. Il legislatore fiscale vuole impedire la sopravvalutazione dei costi, che abbatterebbe il reddito e quindi le imposte. Il legislatore civilistico vuole impedire il contenimento dei costi, che accrescerebbe il reddito e potrebbe causare annacquamenti di capitale, in caso di distribuzione di utile rilevato ma non prodotto.

Principi generali fiscali civilistici

Competenza costi e ricavi Competenza costi e ricavi Certezza e determinabilità oggettiva degli oneri Prudenza, Iscrizione obbligatoria dei costi in Conto Economico, Continuità aziendale, Inerenza dei costi a ricavi tassabili, Costanza dei criteri di valutazione, Valutazione separata elementi eterogenei iscritti nella stessa voce. Le maggiori divergenze fra il reddito d'esercizio e reddito fiscale sono causate essenzialmente da 2 principi fiscali: a) Quello della certezza e determinabilità oggettiva degli oneri b) Quello dell'iscrizione obbligatoria dei costi in Conto Economico. Entrambi suddetti principi individuano i requisiti che devono possedere i costi per

Page 13: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

essere riconosciuti fiscalmente e quindi deducibili. In assenza di tali requisiti i costi sono indeducibili.

A) Certezza e determinabilità degli oneri

I costi sono deducibili fiscalmente se hanno il requisito della certezza e determinabilità oggettiva. Un costo è certo e determinabile in modo oggettivo quando ha originato una manifestazione finanziaria (è documentato da una fattura emessa dal fornitore), che ne consente la quantificazione in modo oggettivo e certo: tale principio sancisce l'indeducibilità dei costi che non sono documentati da fattura o ricevuta, in quanto mancanti del requisito della certezza e determinabilità oggettiva. Ciò significa che i costi contabilizzati alla fine dell'anno, in occasione delle scritture di assestamento, non sono riconosciuti fiscalmente perché quantificati sulla base di stime e congetture soggettive e non sulla base di manifestazioni finanziarie quantificabili in modo oggettivo. Appartengono alla categoria dei costi stimati e congetturati: ammortamenti, indennità, tfrl e in generale tutti i costi contabilizzati a fine anno nel rispetto del principio di prudenza (acc f.di rischi e oneri). Il requisito di certezza e determinabilità oggettiva degli oneri è un principio fiscale contrapposto e antitetico rispetto al principio civilistico di prudenza: il c.c. impone di iscrivere in ce tutti i costi temuti , purché siano maturati economicamente nell'esercizio, mentre la normativa fiscale esclude la deducibilità di tali costi, per evitare l'eccessivo abbattimento dell'utile . Il principio di certezza e determinabilità oggettiva si applica solo ed esclusivamente ai costi, perché i ricavi sono fiscalmente riconosciuti e, quindi, tassabili anche se presunti o sperati. I ricavi presunti , vietati dalla normativa civilistica allo scopo di evitare annacquamenti di capitale,sono riconosciuti da quella fiscale ,perché fanno aumentare il reddito e quindi le imposte. Il mancato riconoscimento da parte della normativa fiscale del principio civilistico di prudenza, ha lo scopo di impedire all'amministratore di sfruttare tale principio per abbattere il reddito e quindi le imposte, gonfiando i costi presunti. Tuttavia, facendo eccezione al principio generale di certezza e determinabilità oggettiva degli oneri, il legislatore fiscale ammette la deducibilità di alcuni costi di natura stimata e congetturata, purché rientrino nelle categorie tassative espressamente previste e non superino i limiti massimi determinati applicando alcuni parametri rigidi .

In conclusione i costi possono essere suddivisi , fiscalmente, in due categorie: 1. costi documentati: deducibili in modo illimitato, perché dotati del requisito di certezza (fatturati). 2. costi stimati e congetturati: deducibili solo se rientranti in una delle eccezioni previste dalla norma fiscale per importi massimi

Costi presunti Ricavi presunti stabiliti applicando = parametri indeducibili tassabili fiscali (amm.ti,sval.cred,tfrl) perché non riconosciuti perché riconosciuti fiscalmente. Vi sono ,poi, alcune spese, che, pur essendo documentate,sono indeducibili nell'esercizio del loro sostenimento, ma lo diventeranno negli esercizi successivi , come le spese di manutenzione e riparazione.

B) Iscrizione obbligatoria dei costi nel conto economico

I costi sono deducibili solo se sono stati iscritti nel conto economico di bilancio. Analogo principio non si applica ,invece, ai ricavi che sono tassabili anche se non iscritti in ce. Al suddetto requisito di deducibilità sono poste , tuttavia, due eccezioni:

Page 14: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

1. sono deducibili fiscalmente, anche se non iscritti in ce, i seguenti costi: ammortamenti ordinari,anticipati e integrali e 0,5% crediti commerciali ,come svalutazione crediti

2. Sono deducibili fiscalmente ,anche se non iscritti in ce,costi iscritti in conti economici di esercizi precedenti , in cui erano stati considerati indeducibili.

Diventano deducibili negli esercizi successivi, al verificarsi di determinate condizioni, perché già iscritti in ce di esercizi precedenti. Ne sono esempi gli accantonamenti ai fondi rischi e oneri non ammessi fiscalmente (accantonamento al fondo imposte) e la svalutazione di beni pluriennali , che sono indeducibili nel momento in cui vengono iscritti in ce, ma diventano deducibili in occasione del sostenimento Nel caso di svalutazione di un bene pluriennale , analizziamo un esempio:

31/12/n acquistato n-1 automezzo 10000 - f.do amm. Auto 4000 - amm.to 20% - f.do sval. 1000 amm.to costo fiscalm indeduc= sval. ce anno n 2000 1000 Vendita n+1 prezzo 3500 10000 (4000 + 1000) = 5000 val. contabile 3500 pr. vendita ------1500 minusvalenza contabile 10000 4000 = 6000 val. Residuo fiscale 3500 pr. Vendita ------2500 minusvalenza fiscale nell'esempio sopra illustrato il costo presunto per svalutazione dell'automezzo di 1000 non è riconosciuto fiscalmente nell'anno n in cui viene iscritto nel C.E ed è indeducibile. E' ,tuttavia, riconosciuta la deducibilità di tale costo nell'anno di vendita dell'automezzo ( n+1), anche se non risulta iscritto nel C.E di tale anno. Per effetto dello storno contabile del fondo svalutazione automezzo, il residuo valore contabile del bene pluriennale è minore del suo residuo valore fiscale , calcolato senza tener conto del fondo svalutazione : conseguentemente,la minusvalenza fiscale è più alta di quella contabile di un importo pari a quello della svalutazione. Nell'anno di vendita dell'automezzo è riconosciuto un costo per minusvalenza (fiscale) maggiore di quello iscritto in C.E. di un ammontare pari alla svalutazione. Per calcolare il reddito fiscale dell'anno n bisogna aggiungere al reddito contabile di bilancio il costo fiscalmente indeducibile di 1000 (svalutazione). Tale aggiunta si chiama variazione fiscale in aumento.

Per calcolare il reddito fiscale dell'anno n+1 bisogna togliere dal reddito contabile di bilancio il costo fiscalmente deducibile, nonostante la mancata iscrizione in C.E. Tale detrazione si chiama variazione fiscale in diminuzione. Costo indeducibile = variazione fiscale in aumento Costo non iscritto in C.E. ma deducibile = variazione fiscale in diminuzione Anche gli ammortamenti , che sono riconosciuti fiscalmente e quindi deducibili, anche se non iscritti in C.E. , originano una variazione fiscale in diminuzione nel passaggio del reddito contabile a quello fiscale, qualora non siano stati contabilizzati nel conto economico. Con le sole eccezioni viste ai n. 1 e 2 tutti i costi sono deducibili solo se iscritti in C.E. C) Principio di inerenza dei costi a ricavi tassabili Tale principio si applica ai costi generali e agli interessi passivi, che riguardano l'impresa nel suo complesso. Tali costi sono deducibili per intero solo se i ricavi iscritti in C.E. sono tutti tassabili , perché non vi sono ricavi esenti o ricavi già tassati in modo definitivo. Quando invece una parte dei ricavi iscritti nel C.E. non è tassabile perché esente o già tassata alla fonte a titolo d'imposta, i costi generali e gli interessi passivi , sostenuti dall'impresa per conseguire sia i ricavi tassabili che quelli non, sono deducibili solo in proporzione al quoziente del rapporto fra i ricavi tassabili ed il totale dei ricavi di bilancio

Page 15: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

C) PROCEDIMENTO PER IL CALCOLO DEL REDDITO FISCALE

Tale procedimento si applica solo in occasione della compilazione della dichiarazione dei redditi, alla quale è obbligatorio allegare una copia del bilancio civilistico. Il reddito risultante di tale bilancio , il reddito contabile, rappresenta il punto di partenza per il calcolo del reddito fiscale. Il procedimento di calcolo consiste nell'apportare al reddito contabile, che scaturisce dall'applicazione dei criteri di valutazione civilistici, variazioni in aumento e/o in diminuzione , in modo da trasformare i valori derivanti dall'applicazione dei criteri civilistici in valori conformi a quelli riconosciuti fiscalmente. Reddito contabile + variazioni in aumento - variazioni in diminuzione = reddito fiscale le variazioni in aumento hanno l'effetto di rendere il reddito fiscale più alto di quello contabile e derivano da: A) costi indeducibili: costi cioè iscritti nel C.E. per un importo maggiore di quello massimo riconosciuto fiscalmente. La differenza rappresenta una variazione in aumento . C.E. Amm.ti 118000 Ammortamenti riconosciuti fiscalmente =100000 118000-110000=18000 costo indeducibile (variazione in aumento) se si verificasse il caso opposto di costi iscritti in C.E. per un ammontare inferiore a quello massimo riconosciuto fiscalmente, non avremmo il diritto di effettuare una variazione in diminuzione per la differenza, perché i costi non iscritti in C.E. non sono deducibili (con le uniche eccezioni viste in precedenza). B) ricavi tassabili non iscritti in C.E.: trattasi di ricavi che devono essere assoggettati a tassazione, ma che non sono stati contabilizzati. Il reddito fiscale deve aumentare per un importo pari a tali ricavi. Il principio di iscrizione in C.E., infatti, si applica solo ai costi e non hai ricavi. Ricavi tassabili ma non iscritti =25000 (variazione in aumento 25000). Se , poi, il valore contabilizzato di un ricavo fosse inferiore a quello imposto dalla norma fiscale, sarebbe necessario tassare il maggior ricavo non iscritto nel conto economico, mediante una variazione in aumento per la differenza fra il valore fiscale ed il valore contabile di tale componente positivo di reddito. Valore fiscale minimo delle rimanenze finali = 245000 . C.E. Rimanenze finali 230000 Variazione fiscale in aumento di 15.000 Le variazioni in diminuzione hanno l'effetto di rendere il reddito fiscale più basso di quello contabile e derivano da: A) costi non iscritti in C.E. ma ammessi ugualmente in deduzione, facendo eccezione alla regola generale che impone l'iscrizione in C.E: ammortamenti , 0,5% dei crediti commerciali o costi già iscritti in C.E. degli esercizi precedenti ( accantonamenti ai fondi rischi e oneri e svalutazione beni strumentali) B) ricavi iscritti in C.E. ma non tassabili perché esenti da imposta o già assoggettati a ritenuta fiscale a titolo d'imposta C.E. 3000 dividendi az. Risparmio (già tassati con ritenuta alla fonte a titolo d'imposta)

Definizione di IRPEF, IRES e IRAP.

Prima di analizzare le imposte dirette cerchiamo di chiarire alcuni concetti di base.

I tributi si suddividono in imposte, tasse e contributi.

Per imposta si intende qualsiasi prelievo coattivo, per tassa il corrispettivo per ricevere un servizio e per contributo un corrispettivo coattivo per un servizio, quest'ultimo ha le caratteristiche sia dell'imposta (obbligatorietà) sia della tassa (si riceve un servizio in cambio, nella fattispecie la pensione). Le imposte si suddividono poi in imposte dirette e imposte indirette; le imposte dirette colpiscono la ricchezza nel momento in cui viene prodotta (reddito), mentre le imposte indirette colpiscono la ricchezza nel momento i cui viene spesa (trasferimenti, acquisti).

Page 16: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Le più importanti imposte dirette si suddividono in Irpef , Ires (ex Irpeg) e Irap . Si rammenta che le società di persone non hanno personalità giuridica, né sono persone fisiche, per cui non scontano né IRPEF né IRES, ma soltanto l'IRAP.

IRPEF

L'Irpef è l'imposta sul reddito delle persone fisiche, è di tipo personale e progressiva che colpisce il reddito complessivo ovunque prodotto dalle persone fisiche residenti in Italia e il reddito prodotto in Italia da parte delle persone fisiche non residenti. L’Irpef si determina in base ad aliquote progressive, si tratta di una progressività per scaglioni: il reddito imponibile viene frazionato e assoggettato alle aliquote corrispondenti agli scaglioni in cui li reddito stesso rientra.

IRES

L'Ires è l'imposta sul reddito delle società, è entrata in vigore il 1° gennaio 2004 e ha sostituito l'Irpeg. L'Ires si applica solo ai soggetti con personalità giuridica e quindi a Spa, Sapa, Srl, società cooperative e di mutua assicurazione. Sono escluse le società di persone (Snc, Sas, società semplici). E’ un tipo di imposta proporzionale ed è dovuta sul reddito imponibile societario nella misura del 27,50%.

IRAP

L'Irap è l'imposta regionale sulle attività produttive. E’ un’imposta sul valore aggiunto prodotto che colpisce la ricchezza (intesa come presupposto impositivo) allo stadio della sua produzione e non a quello della sua percezione (come l’Irpef o l’Ires ), né a quello del suo consumo (come l’Iva), è pertanto un’imposta a carattere reale. E’ un tipo di imposta regionale di tipo proporzionale ed è dovuta, in Sicilia, nella misura del 4,82% .

Page 17: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

4. LA CONTABILITA’ DI GESTIONE

1 - Il Sistema Informativo Direzionale

Il sistema informativo direzionale è l’insieme dei processi, delle tecniche e degli strumenti con cui si raccolgono, rappresentano, analizzano i dati e si interpretano le informazioni derivanti dalla loro elaborazione, al fine di supportare le decisioni degli organi direzionali.

Il Sistema informativo direzionale dà luogo alla contabilità direzionale; esso si avvale:

• Del budget, come strumento di programmazione dell’attività

• Della contabilità gestionale come strumento di controllo concomitante dall’esecuzione delle operazioni

• Della contabilità generale come strumento di controllo consuntivo dei risultati globali di gestione

Page 18: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

• Della valutazioni delle performance come strumento di verifica e incentivazione per chi opera nell’impresa

• Del reporting come strumento di comunicazione internet.

2 - La Contabilità Gestionale

La contabilità gestionale è quella parte del sistema informativo che consente di attuare il controllo della gestione nell’aspetto economico, attraverso la misurazione, la rilevazione, la destinazione, l’analisi dei costi e dei ricavi

La contabilità gestionale, detta anche contabilità industriale ha per oggetto i fatti interni di gestione.

Misura i costi del prodotto, individua la struttura dei costi di prodotto, calcola i risultati economici parziali.

Queste informazioni consentono di perseguire numerose finalità: supportare la definizione dei prezzi di vendita, effettuare le valutazioni di fine esercizio, orientare le decisioni correnti, controllare l’efficienza dei fattori produttivi, realizzare la programmazione, supportare le valutazioni di rami d’azienda nelle operazioni di ristrutturazioni.

Per gestire i costi bisogna conoscere quali fattori li originano e quali relazioni li legano agli output dell’impresa; pertanto è anzitutto necessario procedere a:

• Classificare i costi aziendali

• Definire gli oggetti di cui si vogliono misurare costi, ricavi e risultati

• Scegliere le modalità di calcolo

• Individuare il momento di effettuazione del calcolo

3 - La Classificazione dei Costi

Page 19: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

I costi aziendali possono essere variamente classificati. Ai fini della gestione dei costi sono rilevanti le seguenti classificazioni:

A seconda dei dati di base ai quali si calcolano, i costi si distinguono in:

• Costi effettivi: si determinano con riferimento a una specifica produzione già effettuata (costi consuntivi) o da effettuare in futuro (costi previsti)

• Costi standard: si determinano in base a un’ipotetica produzione, in funzione di condizioni poste alla base dei calcoli.

A seconda dell’oggetto per il quale sono stati impiegati i fattori produttivi consumati i costi si distinguono in:

• Costi specifici: sono i costi dei fattori produttivi e delle attività impiegati specificamente ed esclusivamente per ottenere un oggetto

• Costi comuni: riguardano i fattori e le attività impiegati per svolgere più produzioni nello spazio e nel tempo. La distinzione fra costi specifici e comuni dipende dall’ampiezza dell’oggetto di cui si calcola il costo

• Costi generali: sono sostenuti per l’impresa nel suo complesso; possono riguardare l’attività produttiva, commerciale o amministrativa. (ES: costi degli organi sociali e le imposte di reddito)

A seconda del modo con cui i costi dei fattori impiegati sono riferiti all’oggetto del calcolo, i costi si distinguono in:

• Costi diretti : sono quei costi specifici che vengono riferiti a un dato oggetto in modo immediato, in base ai consumi dei fattori produttivi e delle attività specificamente assorbiti dall’oggetto

• Costi indiretti : vengono suddivisi tra vari oggetti di calcolo in base a criteri soggettivi di ripartizione; corrispondono ai costi comuni e generali e a quei costi specifici che non si è in grado o non si ritiene conveniente misurare oggettivamente per riferirli direttamente all’oggetto.

A seconda degli effetti delle decisioni aziendali, i costi si distinguono in:

• Costi cessanti: sono costi che non vengono più sostenuti in seguito alla decisione presa • Costi emergenti: sono i nuovi costi che l’impresa deve sostenere in seguito alla decisione

presa • Costi differenziali: costituiscono l’incremento (costo suppletivo) o il decremento di costo

che l’impresa subisce o ottiene in seguito alla decisione presa

A seconda della possibilità di eliminarli cessando di fabbricare determinati beni, i costi si distinguono in:

Page 20: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

• Costi evitabili: sono costi che risultano eliminati quando si cessa di produrre determinati beni (sono costi variabili e alcuni costi fissi specifici di quella lavorazione)

• Costi inevitabili: sono quei costi che non possono essere soppressi anche se vengono eliminati determinati prodotti (sono i costi fissi sostenuti per dotare l’impresa di una data capacità produttiva e distributiva).

Nelle decisioni riguardanti la sostituzione di un prodotto A con un prodotto B, i costi di A che non possono essere eliminati vengono chiamati costi sommersi

A seconda della funzione aziendale a cui si riferiscono i costi si classificano per destinazione in :

• Costi di produzione: detti anche di fabbricazione o industriali • Costi di vendita: detti anche di distribuzione o commerciali • Costi amministrativi • Costi finanziari • Costi tributari: si riferiscono alle imposte dirette (sulla produzione e sul reddito); le

imposte di fabbricazione (Accise) sono invece elementi dei costi di produzione.

A seconda dei fattori produttivi ai quali si riferiscono i costi si distinguono in:

• Costi reali: riguardano fattori produttivi ottenuti dall’impresa pagando un corrispettivo • Costi figurativi: sono relativi a fattori a disposizione dell’impresa, senza obbligo di

remunerazione (interessi di computo sul cap.proprio). non sono costi realmente sostenuti, ma solo stimabili sulla base delle remunerazioni che il titolare o i soci avrebbero percepito impiegando i capitali in investimenti alternativi.

A seconda del momento in cui si effettua il calcolo, i costi si distinguono in:

• Costi preventivi: si calcolano con riferimento ad una produzione futura, prima della sua attuazione, per rendere possibile il successivo controllo o per orientare le decisioni aziendali. Possono essere costi previsti o costi standard

• Costi consuntivi: si calcolano con riferimento a una produzione già effettuata; il confronto con i costi preventivi consente di misurare gli scostamenti e analizzarne le cause;

Anche le complessità dell’ambiente esterno e la qualità sono fonti di costi per l’impresa

La complessità è una situazione caratterizzata dalla presenza di un numero elevato di variabili interdipendenti. Ha un elevato livello di complessità un’impresa che opera contemporaneamente con più linee di prodotti in mercati dinamici e caratterizzati da forte competitività.

I costi della complessità sono i maggiori costi che l’impresa deve sostenere in seguito alla differenziazione dei prodotti e/o dei mercati di sbocco. Sono in genere costi indiretti che variano

Page 21: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

non in funzione dei volumi delle produzioni o delle vendite, ma in rapporto al grado di complessità dei processi produttivi e distributivi

La qualità è l’idoneità di un prodotto o di un servizio a soddisfare le aspettative dei clienti. Tale idoneità si manifesta positivamente nella soddisfazione dei clienti e negativamente con il riscontro di difetti o nella non conformità delle esigenze.

La qualità ha rilevanza strategica e viene considerata un fattore critico di successo

I costi connessi alla variabile qualità si classificano in:

• Costi di prevenzione: sono sostenuti per evitare la fabbricazione di prodotti difettosi o non rispettosi degli standard prefissati

• Costi di ispezione: sono sostenuti per verificare la qualità dei materiali da impiegare e dei prodotti ottenuti e accertare il rispetto delle procedure stabilite dall’impresa

• Costi di non conformità: sono costi che si subiscono in caso di fabbricazione di prodotti difettosi (interruzione delle lavorazioni, eliminazione degli scarti, sostituzione dei prodotti già consegnati ai clienti…)

• Costi per perdite di opportunità: riguardano i danni all’immagine dell’impresa e le vendite che si perdono per la “non qualità”; sono costi che non possono essere rilevati, in quanto quasi invisibili.

4 - La Variabilità dei Costi

Poiché al crescere della produzione i costi fissi vengono spalmati su una maggiore quantità di prodotti, incrementando i volumi di produzione si realizzano le cosiddette economie di scala

Se hai responsabili dei reparti di produzione viene posto l’obbiettivo di ridurre i costi, essi cercano di sfruttare al massimo la capacità produttiva dei singoli reparti. Ciò può causare l’accumulo di scorte che possono risultare di difficile smercio.

Tale inconveniente può essere eliminato adottando la logica del just in time in base alla quale è la domanda a guidare la produzione. (I beni vengono prodotti quando sono richiesti dai clienti)

Il fattore lavoro è vincolato nella sua mobilità dalle leggi, dai contratti collettivi e dall’azione sindacale. Spesso si incontrano difficoltà a spostare la manodopera da uno stabilimento a un altro ecc… e maggiori problemi si incontrano durante particolari periodi di crisi aziendale dove è necessario un taglio della manodopera.

Page 22: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Rispetto all’impresa nel suo complesso i costi del personale possono essere considerati prevalentemente dei costi fissi

Rispetto a singole parti dell’impresa o a singoli oggetti di misurazione invece è possibile distinguere tra componenti variabili e componenti fisse.

A tal fine i costi del personale devono essere divisi in:

• Costi inerenti ai dipendenti direttamente impiegati nell’attività produttiva (manodopera diretta ) per essi è possibile accertare il numero delle ore di lavoro dedicate a ciascuna produzione. Detti costi si considerano:

o costi variabili a imputazione diretta se l’impresa ha la possibilità di attuare la mobilità interna

o Costi fissi specifici se l’impresa non può ricorrere alla mobilità interna, per cui se il volume della produzione si contrae questi costi diventano in parte inutilizzati e non entrano nei costi generali di produzione

• Costi inerenti ai dipendenti impegnati nelle attività di supporto, di controllo, di supervisione, di direzione (Manodopera indiretta); sono costi fissi perché non vi è alcun legame quantitativo con i volumi di produzione o di vendita. Possono essere costi generali di produzione, costi generali amministrativi o commerciali.

5 - Diagramma di Redditività e Break Even Analysis

Il diagramma di redditività mette in evidenza le relazioni tra costi variabili, costi fissi, ricavi e volumi di produzione e consente di determinare a quale grado di sfruttamento della capacità produttiva si realizza l’equilibrio economico

Il punto d’equilibrio o break even point corrisponde al punto di intersezione della retta che rappresenta i costi totali con la retta che rappresenta i ricavi .

• A sinistra del punto di equilibrio i costi totali superano i ricavi e di conseguenza l’impresa è in perdita.

• A destra del punto di equilibrio i ricavi superano i costi e l’impresa consegue utili . • Nel punto d’equilibrio costi e ricavi sono uguali quindi il risultato economico è uguale a

zero (a pareggio)

L’ analisi costi-volumi-risultati (Break Even Analysis) consente di stabilire come si modifica il risultato aziendale se varia l’importo dei costi variabili unitari, la quantità prodotta e venduta, il livello dei prezzi di vendita, la struttura organizzativa e produttiva.

Page 23: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Con essa si può determinare l’ammontare dei ricavi che deve essere raggiunto per ottenere un determinato risultato economico.

6 - L’Oggetto di Misurazione

L’ oggetto di misurazione (o oggetto di calcolo) è l’entità di cui si vuole conoscere il costo e, ove possibile, il ricavo e il risultato economico.

Al costo di misurazione vengono riferiti i costi dei fattori produttivi impiegati e delle attività svolte per ottenerlo, nonché i ricavi che esso genera.

La scelta dell’oggetto di misurazione deve rispondere alle esigenze conoscitive dell’impresa e dipende dall’individuazione dei suoi fattori critici di successo

La scelta dell’oggetto di misurazione può privilegiare una prospettiva di tipo produttivo: in tal caso l’oggetto di misurazione può essere il singolo prodotto, la linea di prodotti, il processo produttivo o le singole fasi di esso.

Altre prospettive di osservazione portano il management a scegliere oggetti di calcolo quali i canali distributivi, il sistema clienti, le unità organizzative, le aree strategiche d’affari, le zone o le aree geografiche ecc…

Spesso opzioni diverse vengono combinate per consentire una corretta e più completa visione del business e una sua migliore gestione. Ecco allora che il costo del prodotto viene sempre e comune calcolato ma tale informazione è integrata con dati relativi ad altri oggetti di misurazione che presentano criticità dal punto di vista strategico

7 - La Contabilità a Costi Diretti

A seconda della modalità a cui si calcola il costo di un oggetto, la contabilità gestionale può essere tenuta:

• A costi diretti (direct costing) • A costi pieni (full costing)

La contabilità gestionale a costi diretti attribuisce all’oggetto di costo dia i costi variabili sia i costi fissi specifici (costi diretti)

I costi variabili variano al variare del volume della produzione.

I costi fissi specifici sono i costi sostenuti per una data linea di prodotti.

Sia costi variabili che costi fissi specifici possono essere riferiti direttamente ai prodotti ottenuti. Si considerano perciò costi di prodotto.

Page 24: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

I costi fissi legati alla struttura produttiva o organizzativa dell’impresa si considerano invece costi di periodo e si escludono dai costi di prodotto e dal valore da attribuire alle rimanenze finali.

La differenza tra ricavi netti di vendita dei prodotti e costi diretti riferiti ai prodotti determina il margine di contribuzione.

Nella contabilità a direct costing vengono calcolati due margini di contribuzione:

1. il margine di contribuzione di primo livello evidenzia in quale misura le vendite sono in grado di coprire tutti i costi fissi.

Margine di contribuzione di 1°livello = ricavi netti di vendita – costo variabile industriale del venduto

2. il margine di contribuzione di secondo livello misura il contributo delle diverse produzioni alla copertura dei costi fissi comuni e generali.

Margine di contribuzione di 2°livello = margine di 1°livello – costi fissi specifici

8 - La Contabilità a Costi Pieni

La contabilità gestionale a costi pieni attribuisce all’oggetto di oggetto di calcolo sia i costi variabili sia i costi fissi.

Una configurazione di costo è un graduale addensamento di oneri diretti e indiretti riferibili a un determinato oggetto di calcolo. Questo addensamento può comprendere tutti i costi riguardanti l’oggetto (full costing) o può fermarsi a livelli intermedi

Nelle imprese industriali si hanno le seguenti configurazioni di costo:

• Costi primo: è dato dalla somma dei costi specifici imputati direttamente; è costituito generalmente dai valori attribuiti ai consumi di materie prime e agli utilizzi di manodopera diretta.

• Costo industriale o costo di produzione: si ottiene aggiungendo al costo primo una quota di costi generali di produzione imputati indirettamente secondo vari possibili criteri

Page 25: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

• Costo complessivo: si ottiene aggiungendo al costo industriale una quota di costi generali di amministrazione e di vendita, una quota di oneri finanziari e una quota di oneri tributari.

• Costo economico-tecnico: si ottiene aggiungendo al costo complessivo quote riferibili agli oneri figurativi.

La contabilità a full costing si basa sulla distinzione tra costi diretti e indiretti. I costi sostenuti possono essere riferiti all’oggetto di calcolo:

• Con imputazione diretta: si tratta di costi sostenuti specificamente per l’oggetto di cui si vuole determinare il costo. Sono riferiti all’oggetto di calcolo con misurazioni oggettive

• Con imputazione indiretta: si tratta di costi comuni generali e comuni, o anche di costi specifici che non si ritiene opportuno imputare direttamente. Sono ripartiti tra più oggetti di calcolo con criteri soggettivi che possono basarsi sui volumi o sulle attività necessarie alla produzione

9 - Il Calcolo dei Costi Basato Sui Volumi

Quando il processo produttivo è semplice ed è possibile individuare una proporzionalità tra livello dei costi e quantità prodotte, l’imputazione dei costi indiretti avviene proporzionalmente ai volumi di produzione

In questo caso il calcolo de costi pieni si esegue attraverso le seguenti fasi:

1. la contabilità generale rileva i costi classificati per natura 2. si riclassificano i costi per funzione aziendale 3. si riferiscono i costi diretti immediatamente all’oggetto di calcolo 4. si procede all’imputazione indiretta per destinazione dei costi comuni e generali

supponendo l’esistenza di una relazione di proporzionalità tra un dato tecnico e i costi da ripartire.

10 - L’Imputazione su Base Aziendale

Con l’imputazione su base unica aziendale si sommano i costi indiretti da ripartire in modo da ottenere un unico importo che viene successivamente suddiviso tra i vari oggetti di calcolo scegliendo una sola base di riparto

Tradizionalmente si utilizza come base di riparto la materia prima o la manodopera diretta optando per quello che incide maggiormente sul costo primo.

Poiché è difficile trovare una fondata relazione di proporzionalità tra un complesso non omogeneo di costi indiretti e un’unica base, si considerano più razionali i procedimenti a base multipla.

Page 26: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Con l’imputazione su base multipla aziendale si classificano i costi da ripartire in gruppi omogenei e per ciascun gruppo si sceglie la base di riparto ritenuta più razionale e opportuna

I risultati variano a seconda dei procedimenti di imputazione e delle basi usate

Ne consegue che le configurazioni di costo industriale, di costo complessivo, di costo economico-tecnico sono grandezze soggettive, dipendenti dalle modalità di calcolo.

I criteri di imputazione su base multipla aderiscono meglio di quelli su base unica alla variabilità dei costi aziendali, tengono maggiormente conto dei legami esistenti tra andamenti dei costi diretti e andamenti dei costi indiretti e sono quindi da preferirsi per effettuare un calcolo dei costi meno arbitrario.

11 – La Localizzazione dei Costi

Il calcolo dei costi pieni diventa più accurato se i costi comuni e generali non sono immediatamente imputati ai prodotti, ma sono dapprima riferiti ai centri di costo e successivamente, i costi di detti centri sono imputati ai loro prodotti.

La localizzazione dei costi consiste nell’attribuzione dei costi ai centri nei quali o per i quali sono stati sostenuti.

Un centro di costo può essere:

• reale: se corrisponde a unità organizzative fisicamente individuabili • di comodo: se pensato fittiziamente in relazione a costi che non si possono, o non si ritiene

opportuno, riferire a reali centri

I costi diretti si riferiscono immediatamente agli oggetti di calcolo

I costi indiretti si riferiscono ai centri di costo correlati al loro sostenimento

A seconda dell’attività svolta i centri di costo si distinguono:

a) centri produttivi : corrispondono ai reparti in cui si effettuano le trasformazioni delle materie prime o l’assemblaggio delle parti componenti dei prodotti.

b) Centri ausiliari : sono quelli che forniscono servizi ad altri centri e le cui prestazioni possono essere misurate in unità fisiche

c) Centri comuni di servizi alla produzione: sono quelli che forniscono prestazioni agli altri centri e la cui attività non può essere misurata in unità fisiche

d) Centri funzionali : sono aggregazioni a cui si riferiscono i costi sostenuti per le funzioni comuni

L’imputazione si effettua come segue:

Page 27: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

• I costi dei centri ausiliari sono ripartiti tra i centri che ne hanno utilizzato i servizi • I costi dei centri comuni di servizi alla produzione sono ripartiti tra i centri produttivi • I costi dei centri produttivi sono ripartiti tra le commesse, i processi o i lotti di produzione

che in essi vengono svolti e ottenuti

Accanto ai centri di costo, la struttura organizzativa dell’impresa prevede centri di ricavo e centri di profitto che, ai fini del controllo di gestione, sono centri di responsabilità.

Un centro di responsabilità è un’unità organizzativa dove si svolge una certa attività sotto la direzione e il controllo di un capo che ne è il responsabile

Un centro di responsabilità può coincidere con un centro di costo o coprire più centri di costo. Il responsabile è in grado di influenzare in modo immediato e diretto i costi che rientrano nella sua sfera decisionale e di contenerli entro i limiti prefissati dalla programmazione (budget)

12 – L’Activity Based Costing

Nelle imprese che presentano processi gestionali complessi è opportuno adottare la metodologia full costing con imputazione dei costi indiretti basata sul costo delle attività svolte per ottenere il prodotto (activity based costing)

Con l’activity based costing il costo pieno dell’oggetto di calcolo è dato dalla somma dei costi diretti e dei costi indiretti delle attività svolte per realizzarlo e collocarlo sul mercato.

L’adozione dell’A.B.C. richiede che l’impresa proceda a:

1. individuare le attività svolte per realizzare l’oggetto di misurazione: a tal fine è necessario disaggregare i processi aziendali in attività elementari quali, per esempio, il controllo della completezza degli ordini, ecc…

2. individuare gli elementi che generano il costo di tali attività (cost driver)

I cost driver, da un lato, sono gli elementi nei quali si manifesta l’attività produttiva e, dall’altro, spiegano il consumo delle attività da parte dell’oggetto

3. determinare il costo di ogni attività elementare sommando i costi delle risorse utilizzate per realizzarla

4. calcolare il costo unitario dei cost driver di ogni attività dividendo il costo dell’attività per il numero di volte in cui il cost driver è stato attivato.

13 – I Costi Congiunti

Page 28: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Quando da un unico processo produttivo si ottengono contemporaneamente più prodotti, si ha la lavorazione congiunta e i costi dei singoli prodotti sono tra loro congiunti.

I costi congiunti sono costi comuni ai prodotti ottenuti e la comunanza deriva da esigenze tecniche (non è possibile produrre certi prodotti senza ottenerne anche altri)

Per determinare il costo di ogni prodotto si calcola quindi il costo industriale del processo produttivo e lo si suddivide soggettivamente fra i vari prodotti congiuntamente ottenuti.

La configurazione iniziale di costo è perciò il costo industriale.

A seconda delle caratteristiche dei prodotti il riparto del costo industriale del processo può avvenire con diversi procedimenti:

CRITERI DI RIPARTO DEI COSTI CONGIUNTI

Indice quantitativo

Quando tutti gli articoli possono essere espressi in un’unica unità di misura fisica, si sceglie

come base di riparto tale unità di misura fisica (metri, litri…)

Ricavi

Quando tutti gli articoli ottenuti hanno la medesima importanza commerciale, si possono utilizzare come base di riparto i ricavi di vendita

effettivi o presunti

14 – I Costi Standard

I costi standard sono costi predeterminati con riferimento a dati oggetti, a date quantità prodotte e a determinate ipotesi prese a base della loro costruzione.

I costi standard rappresentano i costi che l’impresa sosterrebbe qualora operasse nelle condizioni ipotizzate per il loro calcolo.

Il calcolo dei costi standard ha per scopo il controllo dei costi di produzione e la loro riduzione attraverso la costruzione di modelli di efficienza, in quanto i costi standard indicano quello che dovrebbe essere il costo di produzione riferito a determinati livelli di efficienza presi a base per la costruzione degli standard stessi

Il processo di controllo attuato attraverso i costi standard si articola in più fasi:

1. determinazione dei costi standard

Page 29: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

• per la determinazione dei costi standard è necessario stabilire le condizione operative standard, cioè come produrre, con quali attrezzature ecc… Di ogni fattore produttivo viene stabilita la quantità standard da impiegare per unità di prodotto che dipende dai rendimenti

• Moltiplicando il costo standard unitario di ciascun fattore produttivo per il volume standard della produzione, si ottiene il costo standard complessivo di ciascun fattore produttivo.

• La somma del costo standard complessivo di tutti i fattori produttivi determina il costo standard della produzione

2. confronto fra costi consuntivi e costi standard e individuazione di eventuali differenze (scostamenti)

• Se dal confronto fra costi effettivi e costi standard emergono delle differenze, queste devono essere analizzate per scoprirne le cause, per individuare l’eventuale responsabile e per intraprendere le azioni correttive, che possono consistere:

o In una revisione degli standard o In un aggiornamento degli stessi o In un richiamo ai responsabili che non hanno operato, o fatto operare, le

persone loro sottoposte gerarchicamente

• Spesso l’analisi degli scostamenti è utilizzata come strumento di controllo della realizzazione dei programmi aziendali. In tal caso i dati effettivi di costo, vengono raffrontati agli standard attesi contenuti nei budget del periodo.

3. indagini sulle cause che hanno provocato gli scostamenti

4. azioni correttive per evitare che in futuro le differenze riscontrate abbiano a ripetersi

15 – La Contabilità Gestionale e le Decisioni Aziendali

Scopo principale della contabilità gestionale è fornire informazioni di supporto alle decisioni aziendali, che si distinguono in:

• decisioni di investimento (o di lungo periodo): riguardano la costituzione e la modificazione della struttura produttiva. Queste decisioni vengono prese confrontando il valore attuale dei flussi monetari di uscite ed entrate generati dalle diverse alternative di scelta.

• Decisioni correnti (o di breve periodo): riguardano l’utilizzo ottimale della struttura

produttiva di cui l’impresa è dotata e si avvalgono solitamente dei dati di costo, ricavo e risultato forniti dalla contabilità gestionale. Presupposto delle decisioni correnti è che la

Page 30: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

struttura produttiva rimanga immutata, quindi le informazioni fornite dal direct costing sono un valido strumento per orientare tali decisioni. Alcuni esempi di decisioni correnti:

• Valutazioni della remuneratività dei diversi prodotti • Definizione o modificazione dei prezzi di vendita • Decisione fra svolgere internamente alcune attività o esternalizzarle • Decisione di accettare o rifiutare un nuovo ordine di produzione

Nel caso di scelta fra più alternative si adotta l’approccio differenziale, basato sulla distinzione tra i valori economici che si modificano per effetto della decisione e quelli che restano immutati. In particolare il costo suppletivo (o costo differenziale) è il costo che l’impresa sostiene per aumentare la produzione attuale di una data quantità. 16 – La Contabilità Gestionale e le Valutazioni di Magazzino

Gli output d’impresa (prodotti finiti e semilavorati di produzione) vengono caricati nel magazzino prodotti al costo di produzione.

A seconda che l’impresa adotti un sistema a direct costing o a full costing , i valori di carico sono diversi a causa dell’esclusione o meno dei costi indiretti nel costo di produzione.

Il codice civile stabilisce che le rimanenze devono essere iscritte al costo d’acquisto o di produzione, così calcolato: “il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la quota ragionevolmente imputabile al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione”.

17 – L’Efficacia e l’Efficienza L’art 2426 del c.c. Il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la quota ragionevolmente imputabili al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione. L’ efficacia è la capacità di conseguire gli obiettivi prefissati. SI misura confrontando gli obiettivi realizzati con quelli prestabiliti, obiettivi che possono essere espressi in termini di qualità, quantità tempo. L’ efficienza è il rapporto tra risorse consumate e i risultati ottenuti. Indica la capacità dell’impresa di utilizzare in modo ottimale le sue risorse. Si distingue fra: • efficienza strutturale – rapporto tra risorse impiegate o risultati ottenuti; • efficienza in breve – data dal rapporto tra risorse consumate e risultati ottenuti dallo

svolgimento dei processi produttivi. Per rendimento di un fattore produttivo si intende il rapporto tra la produzione conseguita in un certo periodo di tempo e la quantità del fattore produttivo impiegato per ottenerla. Rendimento = quantità di prodotti ottenuta

Page 31: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Quantità del fattore x impiegata La produttività di un fattore produttivo è dato dal rapporto tra il valore dei prodotti venduti e la quantità del fattore produttivo impiegato per ottenerli. Produttività = valore dei prodotti venduti Quantità del fattore x impiegata 18 – Il Cost Management Il cost management è un insieme di azioni messe in atto dal management, avvalendosi dei dati di costo, al fine di controllare migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’impresa, sia nel breve sia nel m/l periodo. Target costing – richiede l’identificazione delle caratteristiche del prodotto in relazione ai clienti che deve soddisfare e l’individuazione del prezzo che il mercato è disposto a pagare. Target cost = prezzo di mercato – margine di guadagno 19 – Le Scritture della Contabilità Gestionale Le modalità di tenuta della contabilità gestionale sono: • la forma libera: i dati di costo, ricavo o risultato relativi agli oggetti di calcolo vengono

rappresentati in forma gabellare su schede e prospetti; • il metodo della partita doppia: è necessario predisporsi un apposito piano dei conti e avvalersi

del giornale dei conti di mastro.

4.STRATEGIE AZIENDALI

La strategia è un sistema di scelte relative alle risorse da impiegare e alle azioni da intraprendere a livello produttivo, commerciale, amministrativo, finanziario e organizzativo affinché l'azienda possa raggiungere i propri obiettivi. In altri termini la strategia: indica la strada da seguire per raggiungere gli obiettivi, presuppone determinate azioni e l'impiego di determinate risorse, è interpretabile come collegamento tra l'impresa e l'ambiente esterno. Gli obiettivi possono essere distinti in tre categorie: la mission, gli obiettivi di lungo termine e gli obiettivi di breve termine. Prima di vedere gli obiettivi bisogna pianificare la strategia per realizzarla, pianificare in modo sistematico, esplicito e globale tutta la propria attività. La pianificazione strategica è il processo con il quale si definiscono gli obiettivi di lungo termine dell'impresa e si elaborano in termini di risorse, operazioni e comportamenti le strategie che consentono di conseguire gli obiettivi stessi. La mission esprime in modo ampio gli scopi che l'impresa persegue, la sua cultura, la sua filosofia, i suoi valori chiave e quindi in definitiva il suo orientamento strategico di fondo. Gli obiettivi di lungo termine esprimono i risultati che, all'interno di una determinata missione d'impresa, il management aziendale si prefigge di raggiungere nel lungo periodo, utilizzando le risorse disponibili o che intende procurarsi sul mercato. Gli obiettivi a lungo termini possono ricondurre ai seguenti filoni fondamentali: obiettivi di "redditività".

Page 32: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

L'obiettivo generale dell'impresa è quello di produrre ricchezza nel tempo: obiettivi di "sviluppo". L'espansione dell'attività porta molti vantaggi, quali la realizzazione di economie di scala. obiettivi di "leadership". All'azienda si chiede di raggiungere o di rafforzare una posizione guida nell'innovazione tecnologica, nelle condizioni interne di lavoro, nel livello dei costi. obiettivi sociali. L'azienda associa ai propri obiettivi alcuni obiettivi che sono tipici della collettività. obiettivi di "equilibrata struttura finanziaria". Gli obiettivi elencati sopra devono essere raggiunti mantenendo le condizioni di equilibrio nella composizione delle fonti di finanziamento. Gli obiettivi di lungo termine devono essere misurabili e collegarsi agli obiettivi di breve termine; essi, poi, servono come punto di riferimento per valutare a "posteriori" i risultati ottenuti e a definire la struttura organizzativa necessaria a sviluppare le strategie. Gli obiettivi di breve termine sono le mete intermedie da raggiungere per conseguire gli obiettivi di lungo periodo. Essi sono assegnati a specifiche aree organizzative, devono potersi esprimere "quantitativamente" ed essere entro un termine definito. L'analisi dell'ambiente esterno: Analizzare l'ambiente nei suoi aspetti generali significa considerare l'ambiente politico, economico, sociale, culturale, tecnologico e naturale. Per quanto riguarda l'ambiente politico l'imprenditore dovrà prevedere se in futuro saranno emanate leggi che potranno cambiare gli scenari e porre nuovi vincoli alle strategie stesse. Anche le previsioni relative all'evoluzione dell'ambiente sociale che circonda l'impresa e alla tendenza futura nei rapporti con i lavoratori, con i consumatori e con la società sono utili all'impresa per la formulazione delle strategie. L'analisi del mercato : Lo scopo principale dell'analisi del mercato e del settore è quello di individuare sia le opportunità che si presentano, sia le minacce esistenti, nonché i fattori di successo per l'impresa stessa. Questa analisi si sviluppa attraverso le seguenti fasi. La definizione del settore. Il settore è l'ambiente specifico in cui l'azienda opera o intende operare. L'analisi della domanda. Mira a dare risposte a domande del tipo: Perché i consumatori comprano il prodotto? E' un prodotto acquistato per la prima volta? L'analisi dei fattori produttivi. In base a come opera l'impresa bisogna tener conto della stabilità dei prezzi delle materie prime, verificare la disponibilità di mano d'opera L'analisi della concorrenza. E' un indagine con cui si vogliono conoscere le imprese concorrenti e le loro strategie, così come si vuole sapere se esistono barriere all'entrata di nuovi concorrenti. Per formulare una strategia vincente è necessario individuare i fattori sui quali in genere punta la concorrenza. Un'altra fase del processo di pianificazione strategica è la verifica delle risorse umane e materiali a disposizione dell'impresa, l'analisi dei risultati operativi ottenuti, l'individuazione dei punti di forza e di debolezza. Tutto ciò avviene attraverso delle analisi: Analisi della redditività del capitale: si sviluppa attraverso il calcolo e l'interpretazione degli indici di redditività e ha lo scopo di valutare se l'utile conseguito è adeguato alle risorse finanziarie impiegate nell'impresa. Analisi della struttura dei costi: considera il rapporto tra costi fissi e costi variabili e la capacità delle singole produzioni di assorbire i costi fissi. Analisi della struttura finanziaria: ha lo scopo di conoscere il grado di liquidità e di indebitamento dell'impresa.

Page 33: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Analisi del portafoglio prodotti: individua la posizione di ciascun prodotto nel proprio ciclo di vita. Le vendite hanno un andamento diverso nelle varie fasi del ciclo di vita del prodotto. Analisi della struttura organizzativa: ha lo scopo di verificare se la struttura attuale è adeguata a sostenere le strategie che l'impresa intende sviluppare. Analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza: è volta a individuare i settori e gli aspetti nei quali l'impresa eccelle e quelli nei quali non ottiene buoni risultati.(analisi swot) Per stabilire se i risultati delle analisi evidenziano punti di forza oppure punti di debolezza, occorre scegliere un criterio, ossia un termine di paragone. I fattori critici di successo sono le variabili su cui il management può agire con le sue decisioni e che possono incidere in modo consistente sulla posizione competitiva dell'impresa all'interno del settore in cui essa opera. Un criterio per stabilire se l'impresa ha punti di forza e punti di debolezza consiste nel verificare se in essa sono presenti i fattori di successo. I fattori critici di successo si modificano nel tempo per condizioni oggettive e per scelte deliberate quale può essere la dinamicità. Le STRATEGIE DI CORPORATE sono tipiche delle imprese di grandi dimensioni, che trattano una pluralità di prodotti, operando in molti settori. Le scelte strategiche definiscono: · la priorità degli obiettivi da raggiungere; · l'allocazione ottimale delle risorse interne tra i vari business; · il coordinamento delle varie attività per il conseguimento degli obiettivi. Coloro che devono formulare una strategia di gruppo possono scegliere fra le seguenti alternative: strategie di consolidamento e strategie di sviluppo. Strategie di consolidamento sono quelle con le quali l'impresa rafforza la posizione competitiva nei settori in cui essa è già presente. Strategie di sviluppo l'impresa mira a espandere la propria attività entrando in altri mercati con i prodotti esistenti o con prodotti nuovi ma che non richiedono cambiamenti di rilievo nei processi produttivi e nelle tecniche distributive. L'espansione può anche avvenire mediante l'acquisizione di altre imprese operanti nello stesso settore, e allora si parla di integrazione, oppure operanti in altri settori e si realizza un processo di diversificazione. L'integrazione può essere verticale e si attua l'espansione dell'attività nell'ambito delle fasi del ciclo operativo che precedono o che seguono quelle svolte dall'impresa; orizzontale e avviene tra imprese che si trovano al medesimo stadio del ciclo operativo e che trattano prodotti con caratteristiche simili. La diversificazione può essere attuata entrando in mercati completamente differenti da quello di partenza, oppure può essere costruita su un punto di forza dell'impresa. Gli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso l'integrazione e la diversificazione sono principalmente i seguenti: · sviluppo dell'impresa; · riduzione delle forti fluttuazioni nei volumi di vendita e di produzione, con conseguente stabilità dei profitti; · realizzazione di economie di scala, proprie della grande dimensione; · acquisizione di tecnologie avanzate e di elevate capacità organizzative; · controllo di imprese concorrenti; · utilizzazione di risorse finanziarie eccedenti il fabbisogno. LESTRATEGIE DI BUSINESS

Page 34: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

All’interno di ciascuna impresa che opera in più mercati e in più settori di attività (impresa multi business) coesistono più aree strategiche di affari (ASA) Un’area strategica di affari (ASA) è la parte di un’organizzazione che ha una propria strategia, un proprio mercato, propri concorrenti, propri obiettivi di produzione, vendita e redditività distinti da quelli delle altre ASA presenti nell’impresa. Poiché non sempre è possibile concentrare le risorse su tutte le attività generatrici di valore in uguale misura, compete alla strategia di corporate definire quali aree strategiche di affari potenziare e quali sopprimere. A seconda del tasso di sviluppo delle vendite rapportate alla quota di mercato detenuta, vi possono essere:

- ASA ad alto tasso di sviluppo, con quote di mercato basse; operano in settori emergenti, con mercato in evoluzione e occupandosi della produzione di beni in fase di lancio e con prospettive incerte sono spesso in perdita, sostenendo costi maggiori dei ricavi.

- ASA ad alto tasso di sviluppo, con quote di mercato elevate operano in settori in fase di sviluppo, che dominano il mercato e presentano prospettive reddituali soddisfacenti.

- ASA a basso tasso di sviluppo, con quote di mercato elevate; sviluppano produzioni affermate, ma in settori maturi. Esse devono difendere le posizioni acquisite sul mercato.

- ASA a basso tasso di sviluppo,con quote di mercato basse; operano in declino, con un insoddisfacente equilibrio reddituale e finanziario, quindi con scarse prospettive di sopravvivenza durevole.

Le strategie di business riguardano: -quale vantaggio competitivo ricercare nel mercato, ossia come affermarsi nell’ambiente competitivo. -come affrontare la concorrenza -quali prodotti/servizi sviluppare e quali mercati servire affinchè i consumatori possano ritenersi completamente soddisfatti. Nel mercato l’obiettivo di qualsiasi impresa consiste nel conquistare e conservare le preferenze dei consumatori al fine di ottenere un vantaggio competitivo sulle imprese concorrenti. Il vantaggio competitivo di un’impresa è la sua capacità di creare valore per gli acquirenti dei propri prodotti;tale valore è misurato dal prezzo che i clienti sono disposti a pagare in funzione dei benefici che si attendono di ottenere. Può essere raggiunto utilizzando due leve:

- Leadership di costo: l’impresa deve essere in grado di fornire prodotti equivalenti a quelli della concorrenza ma a prezzi più bassi.

- Differenziazione: l’impresa deve essere in grado di fornire prodotti con caratteristiche qualitative tali da distinguerla dalle imprese concorrenti e da determinare le preferenze e la fedeltà dei clienti; in tal caso questi ultimi possono essere insensibili agli aumenti di prezzo.

Le STRATEGIE FUNZIONALI A livello operativo le strategie coinvolgono le singole funzioni aziendali, per le quali occorre formulare obiettivi da raggiungere e strategie adeguate a perseguirli.

- La strategia finanziaria: è l’insieme delle decisioni di lungo periodo e delle azioni che l’impresa attua nella scelta delle forme di finanziamento, tenendo conto delle risorse finanziarie disponibili all’interno dell’impresa stessa e delle opportunità offerte dal mercato finanziario, in conformità alla missione aziendale.

Page 35: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Oggetto della strategia sono le scelte inerenti alla forma di finanziamento esterno in modo che si abbia equilibrio tra fonti e impieghi e sull’ottimizzazione della gestione della liquidità di cui l’impresa dispone.

- Strategie di marketing: risponde a due domande 1. Quali clienti da soddisfare (target) 2. Con quale offerta affrontare la concorrenza (posizionamento sul mercato).

- Strategie di produzione; è compito della funzione produzione progettare, pianificare e gestire i processi di fabbricazione. Le imprese che ritengono la chiave del successo nella competizione sia la ricerca nella capacità di produrre a costi più bassi rispetto a quelli delle imprese concorrenti tendono all’ottimizzazione nello sfruttamento della propria capacità produttiva. Le strategie sono: 1. Il just in time, basato sul principio “produrre solo quando effettivamente richiesto” è un

insieme di tecniche con le quali si punta a razionalizzare la produzione attraverso la limitazione delle scorte di magazzino, la riduzione degli sprechi e dei tempi necessari per i trasporti e i controlli.

2. Il lay-out di produzione, sviluppatosi negli anni più recenti in relazione all’esigenza di accorpare in uno stesso reparto le attrezzature necessarie per svolgere il processo di fabbricazione e i relativi servizi , creando delle unità tecnologiche elementari. Obiettivo: riduzione costi di trasporto e miglioramento dell’efficienza;

3. La flessibilità produttiva, es le cartiere che, utilizzando gli stessi macchinari, sono in grado di produrre più varietà di carta (carta per pacchi regalo, per quaderni…)

Le imprese che perseguono un obiettivo di differenziazione fanno leva sulle caratteristiche distintive dei propri prodotti.

- Le strategie nel mercato globale: le innovazioni tecnologiche, gestionali e organizzative recentemente introdotte rendono possibile combinare l’esigenza di produrre a bassi costi con quella di ottenere produzioni differenziate. Le imprese orientate alla soddisfazione del cliente cercano di sviluppare la capacità di rispondere con prontezza e precisione alle mutevoli richieste dei consumatori. Esse abbinano alle tecniche di ottimizzazione della capacità produttiva soluzioni organizzative che portano a una produzione più snella e flessibile, che si ispira al principio usa meno di tutto per ottenere di più e si basa sulla frammentazione del sistema aziendale nei quali si lavora in team e adottano i sistemi gestionale del time to market che si concretizza nella riduzione dell’intervallo di tempo intercorrente tra la decisione di fabbricare un nuovo prodotto e il suo lancio sul mercato.

Page 36: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

5.IL BUDGET

Lo strumento principale dell'attività di controllo direzionale è il budget d'esercizio, che si può definire come un documento, caratterizzato da un orizzonte temporale solitamente annuo, espresso in quantità fisiche e monetarie, che definisce l'impiego delle risorse necessarie per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Il budget è uno strumento che consente di esercitare un primo riscontro di fattibilità e di coerenza delle strategie, ma rappresenta al contempo un valido strumento di indirizzo dei comportamenti e una solida base per strutturare l'attività di controllo consuntivo: il budget, in sintesi, costringe a programmare la gestione aziendale, agevola il coordinamento, aiuta a valutare le performance.

La definizione del budget aziendale è, in primo luogo, un'operazione sistemica: il documento di budget è infatti la risultante di una serie di sotto- budget fra loro strettamente interrelati. È possibile definire quattro livelli attraverso cui si articola un documento di budget aziendale.

Distinguiamo:

• Il budget economico • Il budget degli investimenti • Il budget finanziario • Il budget patrimoniale

Il budget economico definisce l'insieme dei costi e dei ricavi inerenti l'attività aziendale ed è solitamente articolato in una serie più o meno fitta di budget settoriali, che mettono in evidenza il contributo alla formazione del risultato economico come contrapposizione di costi e ricavi generati dalle diverse unità aziendali: le vendite, la produzione, il magazzino, le strutture commerciali, e così via, con l'obbiettivo finale di programmare la gestione caratteristica dell'impresa.

La stesura del budget economico presuppone il coinvolgimento di molte persone e diversi livelli organizzativi dell'impresa, che devono fornire le necessarie informazioni a chi redige i vari budget; il numero di persone e la varietà di livelli cambia in base alle dimensioni dell'azienda. Il punto di partenza per la strutturazione del budget economico è dato dal budget delle vendite, ove sono riassunte le previsioni sull'andamento della domanda di mercato, le attese sulla quota di mercato ottenibile dall'impresa, le scelte in merito alle politiche di prezzo da effettuare e le politiche riguardanti le condizioni di vendita: l'output di questo budget sarà quindi una stima del fatturato atteso per il periodo amministrativo successivo. Sulla base delle rimanenze finali desiderate, delle rimanenze iniziali già esistenti di magazzino e dei dati di vendita presunta contenuti nel budget delle vendite, il budget della produzione definisce le quantità di prodotto da generare per raggiungere gli obiettivi di fatturato e di magazzino prima descritti e, attraverso la definizione di un rapporto di produttività fra output (i prodotti finiti) e input (le materie prime), stabilisce la quantità di materie prime necessaria per la produzione. Sarà poi possibile stabilire la quantità di materie prime da acquistare per supportare i livelli produttivi, definendo così il budget degli acquisti, ove sono evidenziate anche le politiche di prezzo e le condizioni di scambio ottenibili dai fornitori.

Page 37: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Si può quindi definire il budget della manodopera, che riguarda l'impiego del fattore umano nei processi di produzione, quantificandone il relativo costo. Aggregando i dati di tutti questi budget settoriali si ottiene una prima importante determinazione di sintesi nel budget del costo del venduto, ove si definisce il risultato atteso della gestione industriale dell'impresa. Infine, considerando i dati di altri budget settoriali, quali il budget della ricerca e sviluppo, il budget dei costi amministrativi e il budget dei costi commerciali, si arriva a definire l'obiettivo tipico del livello economico della programmazione: il budget del risultato della gestione caratteristica. Un secondo livello di articolazione del budget, si riferisce al budget degli investimenti. In questo caso, l'attività di programmazione si riferisce alla previsione del fabbisogno relativo ai fattori produttivi a lungo ciclo di utilizzo. In questa fase sono concretizzate le scelte di impiego che evidenziano ampie ricadute sulle diverse aree aziendali, quali, ad esempio: gli investimenti informatici che riguardano l'amministrazione o l'organizzazione.

Il terzo livello di articolazione si riferisce invece al budget finanziario. Una corretta ed efficace attività di programmazione economica non può infatti prescindere dall'analisi delle ricadute monetarie e finanziarie relative alle decisioni intraprese, anche perché, nel breve periodo, la verifica dell'equilibrio finanziario e della fattibilità economica dei percorsi strategici risulta fondamentale. Sarà innanzitutto predisposto un budget fonti e impieghi, con l'obiettivo di verificare la compatibilità finanziaria delle scelte aziendali sulla base delle risorse disponibili e, in seconda battuta, il profilo finanziario della programmazione sarà completato con la redazione di un budget di cassa, nel quale sono rappresentate le entrate e le uscite monetarie attese in base ai programmi delle varie funzioni aziendali, verificando le condizioni di liquidità e solvibilità della gestione.

L'ultimo livello di articolazione del budget aziendale riguarda il budget patrimoniale, processo che prevede la stesura di uno stato patrimoniale preventivo e relativo al periodo amministrativo successivo.

IL BUSINESS PLAN

Quando si avvia un’azienda è di fondamentale importanza redigere il business plan per non incorrere in brutte sorprese! Il business plan è un documento di programmazione, che determina gli obiettivi che l’imprenditore vuole raggiungere con la sua nuova impresa, la strategia che intende adoperare per raggiungerli e, inoltre, serve a mettere in luce tutti i problemi e i pericoli che potrebbero presentarsi durante questo percorso. Spesso viene fornito agli intermediari finanziari (banche, finanziarie e assicurazioni), per aiutarli a valutare il rischio intrinseco delle attività della nascente impresa che, non avendo uno storico, è di difficile calcolo. In questo modo si agevola la pratica per la concessione di un finanziamento e il calcolo del premio, nel caso l’imprenditore volesse garantire alla sua azienda un’adeguata copertura assicurativa. Tuttavia, l’importanza del business plan trascende l’utilizzo appena menzionato in quanto si è visto, negli anni successivi la sua “invenzione”, che esso è fondamentale anche nella creazione dell’azienda e, successivamente, nel controllo di gestione dopo che l’impresa è stata avviata. L’aiuto che dà questo documento dipende dal modo in cui esso viene redatto, che prevede un elenco di domande a cui si deve rispondere in modo sintetico, ma non troppo. Man mano che l’imprenditore si pone le domande, si accorgerà in automatico dei punti deboli della sua idea. Ecco ad esempio un elenco di domande da porsi nel caso se ne voglia svilupparne uno.

Page 38: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Tuttavia si tenga presente che, nel caso si desideri sfruttare il business plan per le start-up, ci sono alcuni accorgimenti di cui si dovrà tenere conto e che non sono presenti in quello standard, questo a motivo di alcune leggi speciali di agevolazione per alcuni tipi di imprese nascenti. In ogni caso, i 10 punti da compilare sono: ► Descrizione del progetto: consiste nella descrizione dell’idea imprenditoriale, cioè dell’idea di business che c’è alla base. La descrizione deve essere sintetica e deve trattare tutti i prodotti o servizi che si vogliono commercializzare. Di ogni prodotto bisogna illustrare le caratteristiche, i processi produttivi che si vuole usare per produrlo, i materiali utilizzati, cosa ha di innovativo (se vi è un’innovazione rispetto a ciò che il mercato ha offerto fino a quel momento), quali sono i punti di forza – che secondo l’ideatore dovrebbero rendere il prodotto appetibile – e i punti deboli (e come si è pensato di superarli). E’ molto gradita anche un’idea approssimativa dei costi di produzione e del prezzo di vendita (più questi dati sono precisi, meglio è), dei ricavi che ci si aspetta e soprattutto il confronto con i costi della concorrenza. Inoltre si può cercare di anticipare, per quanto possibile, quali sono i volumi di vendite previsti (e perché), quali sono i volumi minimi richiesti per andare in break-even (punto di pareggio) e qual è il massimo di capacità produttiva che si potrebbe raggiungere, dato l’apparato organizzativo che si sta cercando di mettere in piedi. Insomma, per fare un esempio, si vogliono produrre bottiglie di vetro che l’azienda potrà produrre di vario formato (1 litro, 1,5 litri, 0,66 cl, 0,33 cl, eccetera). Inoltre si illustrerà se esse hanno un’innovazione particolare rispetto a quelle già in commercio (ad esempio: sono infrangibili, oppure hanno una miscela più economica a parità di qualità, oppure sono anti-ribaltamento, eccetera). Poi si passa a un’analisi dei costi di produzione per ciascuna bottiglia e al prezzo al quale si intende vederla. Ad esempio: la produzione della bottiglia da un litro costa 60 centesimi e si può vendere tranquillamente ai grossisti ad un euro al pezzo con un margine di 40 centesimi. Se esiste un prodotto simile, si può fare il confronto con i prezzi della concorrenza, altrimenti si può fare un confronto con un prodotto vagamente somigliante e giustificare il prezzo maggiore con l’innovazione. Poi, dato il ricavo per bottiglia (specificare per tutti i modelli), si può stabilire, in base ai costi di ammortamento dei macchinari (che si fa in un altro punto del business plan), quante bottiglie si devono produrre per andare almeno a pareggio (nelle produzioni industriali se si produce meno di una certa quantità si va in perdita). Oltre a questo si indicherà, al massimo regime con i macchinari e il personale previsto, quante se ne possono produrre giornalmente. Tutto ciò serve a valutare se l’ idea imprenditoriale può far guadagnare oppure, già dai calcoli, sembra essere solo una perdita di tempo. ► Forma giuridica della società: questa sezione del business plan è fondamentale, anche se molti non le danno peso, in quanto ne va della vita dell’imprenditore. Spesso, quando si apre un’attività imprenditoriale, si ha il problema della sotto-capitalizzazione. In pratica si apre un’azienda con i soldi appena sufficienti a comprare le prime cose . A questo punto si cerca di tagliare in ciò che a prima vista sembra un capriccio o, comunque, una cosa non strettamente necessaria in un primo momento. Ovviamente la prima cosa che salta all’occhio è la forma giuridica che si sceglie per fondare la società. .► Organico e compagine sociale: in questa sezione si fa un punto sulle esperienze e le competenze di tutti gli interessati nell’organizzazione o, per lo meno, di chi deve effettivamente lavorarci dentro (escluso i dipendenti). Si deve poi chiarire come funzionerà la struttura, come saranno gestite le risorse umane, quali competenze si cercheranno nel mercato, eccetera. L’amministratore delegato (chi in pratica sarà destinato a dirigere l’azienda) è qualificato per farlo? Ha già diretto un’azienda? Soprattutto, ha già avuto a che fare con il settore (nel nostro esempio,

Page 39: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

della produzione di recipienti in vetro). Qual è il suo know-how che dà garanzie di una corretta gestione? Il resto dei soci o delle figure chiave aziendali ha esperienze al riguardo? E infine si trovano facilmente queste qualifiche, oppure potrebbero esserci problemi nel caso ci si voglia approvvigionare all’esterno? Per esempio: se servono qualifiche particolari, ma l’azienda è in un punto un po’ decentrato, potrebbero esserci problemi a trovare il personale che accetti di fare il pendolare su lunghe distanze… motivo per il quale le grosse aziende tendono a essere ubicate vicino grandi città e assi viari importanti. ► Analisi di mercato: è piuttosto ovvio che il punto cardine di ogni attività di impresa è l’analisi del mercato. Si deve quindi illustrare quali sono le richieste del mercato (insomma la gente cerca attivamente quello che vuoi proporre?) e spiegare perché si pensa di agire proprio in quel settore. In pratica, bisogna chiedersi se ciò che si vuole offrire esiste già o meno. Se non esiste, come mai nessuno l’ha proposto prima? Non ci hanno pensato oppure non c’è richiesta? Oppure, perché i potenziali clienti dovrebbero venire da me invece che rimanere con la concorrenza? Nel caso delle bottiglie di vetro che ho portato precedentemente come esempio, bisogna chiedersi se la nostra bottiglia anti-ribaltamento ha una richiesta nel mercato oppure no. Insomma, qualcuno le sta già cercando? Se no, non le cerca perché non ci pensa o perché non lo ritiene una cosa utile? Se sì, è disposto a spendere di più per averla oppure la sceglierebbe solo se costasse uguale? E’ motivato ad averla, oppure la trova una cosa curiosa ma sotto sotto non la trova interessante? Se dall’analisi risulta che l’idea sembra piacere e che l’acquirente medio sembra disposto a spendere per avere il nuovo bene, allora si può procedere alle altre parti del business plan. Altrimenti, forse è il caso di interrogarsi se, dopo tutto, il nostro prodotto non è poi questa gran trovata… Fare quindi un’attenta analisi di mercato può evitare gli errori più macroscopici ed evitare quindi di perdere intere fortune, nonché una marea di tempo, in un’attività che si poteva capire essere perdente prima ancora di partire. Se non si è in grado di fare un analisi di mercato valida ci si può sempre rivolgere a un professionista. ► Strategia di marketing: in base a quanto emerso dalle analisi di mercato, in un buon business plan occorre anche pianificare una strategia di marketing. In particolar modo si deve far emergere il bisogno del mercato, e quindi trovare il modo di colmarlo in base al prodotto disponibile. In realtà, per essere più corretti, occorre che il prodotto si crei di proposito in base al bisogno del mercato. Poi si deve illustrare come si intende distribuire il prodotto (in pratica mettere in evidenza il sistema della filiera formata da venditori, distributori, assistenza pre e post-vendita, eccetera. Oltre a ciò, in questa parte si deve delineare il consumatore tipo del prodotto/servizio attorno al quale si pianificherà il marketing e il modo per raggiungerlo. Per ritornare all’esempio delle bottiglie: ci sono clienti disponibili a cui serve la bottiglia anti-ribaltamento? Se si è fatta la giusta analisi di mercato, a questa domanda abbiamo già risposto. La vendita di tali bottiglie avverrà tramite dettaglianti per raggiungere il cliente finale, oppure è meglio vendere direttamente ad aziende che imbottigliano e lasciar perdere il cliente privato? Inoltre, ci affideremo a rappresentanti oppure vendiamo con un vettore esterno già collaudato? C’è modo di personalizzare la bottiglia (assistenza pre-vendita) oppure non si può cambiare? Nel caso di prodotti in garanzia, l’assistenza è assegnata a imprese esterne oppure abbiamo una nostra filiera? ► Come si intende raggiungere l’obiettivo: questa è la parte più tecnica in quanto deve illustrare come si produrrà e come si ha intenzione di raggiungere l’obiettivo. Quanto è grande il capannone industriale (oppure il negozio, il garage, eccetera), quali macchinari occorrono, quali licenze si devono ottenere, dove accantoniamo le materie prime e i semilavorati e dove stocchiamo i beni finiti. Inoltre, qual è il flusso della lavorazione per ottenere il prodotto? E per finire: si ha già in mente come potrebbe evolvere l’organizzazione qualora tutto vada, oppure tutto va male o, caso più comune, se solo alcune cose vano bene e altre meno?

Page 40: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

Per ritornare al solito esempio, lo stabilimento per produrre le bottiglie quanti metri quadri deve essere grande? Si può fare ovunque oppure la lavorazione è particolarmente rumorosa (o puzzolente), per cui si è costretti ad impiantarla lontano dai centri? Abbiamo già la lista dei fattori produttivi che servono a produrre il bene? Abbiamo già in mano il flusso produttivo che sforna il prodotto? Abbiamo già tutte le licenze in materia per la produzione (sicurezza, antinquinamento, eccetera)? Se tutto va per il verso giusto, come si ha intenzione di far evolvere l’impresa? Si punta a mercati esteri? Si amplia il catalogo? Si raggiungono altre categorie di clienti modificando alcuni prodotti? Si diversifica in altre attività parallele? Oppure si verticalizza la produzione (ad esempio oltre che alla produzione si pensa anche alla vendita diretta)? In pratica, ci buttiamo nella produzione di bottiglie di diverso tipo oppure vendiamo a fasce di clienti diversi? Vogliamo produrre anche bicchieri oppure preferiamo organizzare una nostra filiera di venditori e non passare più da intermediari? Se invece, come spesso capita, solo una parte dell’idea è buona ma un’altra parte non funziona, si ha già in mano un piano alternativo che permetta di rimediare (il cosiddetto piano B) con altro, oppure l’impresa non può andare avanti? Nel caso delle bottiglie, se si scopre che quelle da 33 e 66 cl non vendono perché ritenute troppo care per la taglia, comporta un problema non produrle più? Oppure si può modificare il processo produttivo per farle rientrare in parametri migliori? O ancora, se l’idea dell’anti-ribaltamento non dovesse funzionare (magari in laboratorio la cosa funzionava ma si scopre che producendo in serie le bottiglie hanno poi un comportamento differente), si può passare alla produzione di bottiglie normali o con altre caratteristiche in modo da salvare il salvabile? Se va tutto male, si ha in mente un modo per riottenere dei soldi indietro, anche se magari non tutti? Ovvero, è possibile vendere facilmente i macchinari, i capannoni, eccetera, oppure sono tutte cose che ad altri non interessano? Si può produrre qualcosa di totalmente diverso con gli stessi macchinari o con un investimento relativamente piccolo, oppure è tutto perso? Cioè, possiamo metterci a produrre bicchieri se con le bottiglie non va bene? ► Aspetti organizzativi della società: rispetto ai dipendenti dell’organizzazione, ci sono percorsi formativi da erogare? È previsto un piano di crescita formativa del personale oppure sono lavori generici? Sono previsti piani di carriera? Come si muoverà l’ufficio delle risorse del personale? ► Piano finanziario: e veniamo alle note dolenti! Quanto costa avviare la nostra start-up? Abbiamo già i soldi oppure ci servono finanziamenti? In quanto tempo possiamo rimborsare il finanziamento? Quali sono i piani di ammortamento dei macchinari e a quanto ammontano? La copertura finanziaria dove la troviamo? Le materie prime si possono pagare in modo dilazionato oppure si devono pagare in contanti? Il nostro cliente tipo pagherà in contanti alla consegna o per vendere si necessita di poter fare dei pagamenti dilazionati al cliente? Questo è tutto molto importante in quanto, se non abbiamo copertura finanziaria per svolgere il lavoro, rischiamo di avviare un’impresa ma non poterci permettere di comprare dai fornitori, oppure di vendere incassando a 90 giorni rischiando il fallimento per via di un errato calcolo del bilancio d’esercizio. ► Promozione e pubblicità: bene, ora dobbiamo mettere nero su bianco il modo con cui abbiamo intenzione di far conoscere il prodotto. Ci affidiamo alle TV, alla carta stampata, alle riviste di settore? Oppure andiamo su una promozione via internet con pubblicità mirata? Oppure ancora abbiamo intenzione di far conoscere il prodotto con il passaparola? In base al tipo di promozione si andrà ad avere più o meno credibilità negli intermediari finanziari. Una cosa è dire che abbiamo un budget di tot milioni di euro per pubblicizzarci in RAI, un’altra è dire che confidi nei venditori porta a porta e nel classico passaparola (del tipo il prodotto si vende da solo…). ► Motivazione: dulcis in fundo, cosa ti spinge ad avviare quest’impresa? Può sembrare scontato (voglio fare soldi) ma non lo è!

Page 41: Dispensa di Economia Aziendale - ISTITUTO · PDF fileLA NORMATIVA SUL BILANCIO A. La clausola generale fissa il principio che sta alla base della nuova regolamentazione del bilancio

La motivazione dell’imprenditore indica la forza di volontà dello stesso ad ottenere i risultati anche in presenza di condizioni avverse o quando tutto sembra perduto. Se non sei fortemente motivato a raggiungere il tuo obiettivo, è facile che non riuscirai mai a raggiungerlo. Sai quante volte capita che qualcuno apra una pizzeria, un ristorante, un franchising solo per ottenere un lavoro e perde tutti i risparmi suoi e dei suoi genitori? Solo chi è veramente motivato ottiene risultati e sarà sufficientemente reattivo in quanto smuoverà mari e monti per far quadrare tutto. Ciò detto, redigere un business plan richiede a volte anche diversi mesi di lavoro preliminare (non tanto la redazione scritta del documento quanto tutto il lavoro di ricerca, analisi del mercato, reperimento dei costi dei fattori produttivi, eccetera) che culminano nel documento finale. Una “vulgata” di imprenditori lo ritengono un lavoro inutile e preferiscono navigare a vista, altri non si alzerebbero nemmeno dal letto senza avere un piano su come farlo. I Quelli che possono permettersi di non redigerne uno sono quegli imprenditori che hanno un’attività così semplice da non necessitare né di finanziamenti né tanto meno di spese ingenti da sostenere. Ad esempio, se vuoi fare il venditore porta a porta per piazzare aspirapolveri, ovviamente non ti serviranno spese per cominciare (se non andare qualche volta a seguire le lezioni aziendali) e neanche se vuoi aprire la bancarella al mercato rionale per vendere calzini visto che comunque è un’attività abbastanza semplice da organizzare. Tuttavia, se la tua idea di business prevede già l’affitto di immobili, l’acquisto seppur minimo di macchinari, di fare spese pubblicitarie, di ottenere una qualche licenza, eccetera, per non avere sgradite sorprese non potrai fare a meno di redigere un buon business plan.