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Iniziativa a cura del SETTORE IDRAULICA FORESTALE E TUTELA DEL TERRITORIO della Regione Piemonte DISSESTO IDROGEOLOGICO E INCENDI BOSCHIVI STORIA E ATTUALITÀ DELLA PREVENZIONE DISSESTO IDROGEOLOGICO E INCENDI BOSCHIVI - Storia e attualità della prevenzione

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Iniziativa a cura del SETTORE IDRAULICA FORESTALE E TUTELA DEL TERRITORIO della Regione Piemonte

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INCENDI BOSCHIVISTORIA E ATTUALITÀ DELLA PREVENZIONE

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La storia del Piemonte ed in particolare di quello montano è sempre stata caratterizzata da una permanente contesa tra un territorio aspro e le necessità di vita della sua gente che, dalle aree di fondovalle, nel corso dei secoli, ha colonizzato anche i versanti più acclivi.

Di tale contesa ne ritroviamo un’evidente traccia nello sviluppo delle borgate, a volte nella toponomastica e nei racconti, ma soprattutto nella miriade di piccole e grandi opere disseminate qua e là realizzate dalle nostre comunità e dall’Amministrazione Forestale per difendere quei territori conquistati con molta fatica.

Questa storia è la storia della nostra gente, che continua fino ad oggi, segnata anche da episodi dolorosi, più o meno noti, alcuni anche recenti, durante i quali la natura si è presa la sua rivincita e l’uomo, uscendone sconfitto, ha purtroppo dovuto registrare anche gravi perdite. Ma ogni qualvolta ciò è accaduto caparbiamente si è ripartiti ricostruendo e facendo del proprio meglio per evitare gli stessi errori.In questa permanente disputa che ha per oggetto il territorio e le sue risorse, è fondamentale, oggi come allora, un’azione di prevenzione incentrata sul concetto di minimizzare gli effetti dei pericoli naturali in termini di tutela della popolazione e dei beni esposti ed in tal senso è costantemente rivolta l’attività della Regione Piemonte.

Proprio per ricordare a tutti ed in particolare alle giovani generazioni la nostra storia, ma anche per testimoniare l’impegno costante di allora e di oggi di operai e tecnici al fine di dare maggiore sicurezza al nostro territorio, è nato il presente progetto che illustra i pericoli naturali e narra delle opere per prevenirli; un progetto che si sviluppa attraverso una mostra itinerante i cui contenuti sono riassunti in questa pubblicazione che mi auguro possa essere uno spunto di riflessione su quanto si è fatto e quanto occorre ancora fare per garantire, insieme alle comunità locali, come è nostro dovere e missione, più sicurezza e serenità ai Piemontesi.

Roberto RavelloAssessore all’Ambiente, Difesa del suolo, Attività estrattive e Protezione civile

PRESENTAZIONE

Questo progetto è dedicato a tutti coloro, operai e tecnici, che con passione e impegno sul campo hanno operato per garantire maggiore sicurezza alla nostra gente, a volte anche a rischio della propria vita.

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Negli ultimi anni in Piemonte, come del resto in tutte le regioni dell’arco alpino, la dimensione dei danni, provocati da eventi naturali, è in continua e costante crescita. L’analisi dei dati raccolti susseguenti al verificarsi di questi fenomeni aiuta a spiegarne le principali motivazioni:

le alte concentrazioni degli insediamenti, dei beni e dei valori in gioco;la vulnerabilità delle opere e delle infrastrutture che tende ad aumentare con un uso intensivo del territorio;i cambiamenti nello stile di vita con la necessità di garantire una maggiore mobilità alla popolazione;le modificazioni del clima.

A ciò si contrappone la richiesta di sicurezza che giunge dalla società, che costituisce una esigenza essenziale per la crescita e lo sviluppo delle comunità.

La protezione contro i pericoli naturali rappresenta un compito comune e si realizza con il concorso di tutti: compito della Regione e delle altre Amministrazioni è quello di analizzare i pericoli e ridurne gli effetti; compito delle Comunità Locali e dei singoli individui è, responsabilmente e nei propri limiti, quello di evitare o contenere i danni. Quindi ridurre il rischio ad un livello accettabile può e deve essere fatto con il concorso di tutti, cercando di evitarne, per quanto possibile, di nuovi e promuovendo una cultura vera e propria del rischio di fronte ai pericoli naturali.

Tutto questo passa necessariamente attraverso uno stretto coordinamento tra le diverse misure che sono messe in atto: la prevenzione, l’intervento durante l’evento e la ricostruzione successiva, tenendo conto che è impossibile garantire una sicurezza assoluta e che nonostante la migliore prevenzione attuata, gli eventi naturali si verificheranno sempre.E’ dunque fondamentale avere a disposizione strumenti e azioni efficienti prima, durante e dopo una situazione di crisi.

Si è accennato alla prevenzione; la prevenzione ha lo scopo di ridurre i danni attraverso un uso adeguato del territorio in modo da evitare i pericoli. A volte, però, la pressione antropica ha spinto nel corso dei secoli ad utilizzare anche aree potenzialmente a rischio; in questi casi si interviene con opere e misure tecniche o biologiche, al fine di neutralizzare il processo naturale, fonte del pericolo, o ridurne l’intensità.

Per prevenire i fenomeni naturali e assumere le opportune misure per contrastarli, questi vanno analizzati e studiati a fondo in modo che sia poi possibile, attraverso una specifica azione di informazione rivolta al pubblico, comunicarne gli effetti e di conseguenza farne prendere coscienza.

La presente pubblicazione, che si inserisce nell’ambito delle iniziative del progetto: “Dissesto idrogeologico e incendi boschivi, storia e attualità della prevenzione”, ha giusto questo fine: illustrare al lettore i pericoli naturali e raccontare lo sforzo e l’impegno che gli uomini nel corso del tempo hanno dedicato per mitigare e ridurre gli effetti che questi eventi hanno sul nostro territorio e sulle nostre comunità.Insieme ad un augurio di buona lettura, concludo con un doveroso ringraziamento rivolto a tutti coloro che ogni giorno lavorano per assicurarci una vita più sicura.

Vicenzo CoccoloDirettore della Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste

PREMESSA

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1 - IL PROGETTO

1.1 - Introduzione 1.2 - La mostra 1.3 - La pubblicazione 1.4 - Il DVD

2 - I PERICOLI NATURALI

2.1 - I pericoli naturali in Piemonte 2.2 - I rischi di natura idrogeologica

3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

3.1 - Le sistemazioni idraulico-forestali 3.2 - La difesa dalle valanghe 3.3 - La difesa dagli incendi

4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

4.1 - Il bosco di montagna 4.2 - Gli incendi boschivi in Piemonte 4.3 - L’incendio boschivo: le cause 4.4 - Dopo l’incendio

5- LE TRACCE DELLA MEMORIA

12-14 Giugno1957 nelle Valli Cuneesi 7-8 Agosto 1978 in Val d’Ossola 5-6 Novembre 1994 in Piemonte

INDICE

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Perché un progetto di comunicazione istituzionale sulla prevenzione del rischi naturali.

In Piemonte per una serie di motivi di natura morfologica, geologica, meteorologica e antropica i fenomeni di dissesto idrogeologico sono numerosi e frequenti. Ultimamente si riscontra una più accentuata ricorrenza di questi fatti che si traducono in episodi di notevole gravità con danni alle opere pubbliche e a manufatti e talvolta, purtroppo, con perdite di vite umane.La nostra regione è inoltre caratterizzata dalla presenza di estesi ambienti montani a forte pendenza, mentre dal punto di vista climatico si ha l’alternanza di periodi siccitosi a periodi con piogge talvolta molto intense con fenomeni di accentuata erosione del suolo.Il rischio di dissesto idrogeologico è ulteriormente accentuato quando si verifica un incendio boschivo.In seguito all’incendio boschivo, infatti, il rischio idrogeologico diventa maggiormente preoccupante, a causa del suolo denudato, in particolare in concomitanza con le intense precipitazioni che di norma caratterizzano i giorni di fine estate-inizio autunno.Per limitare il dissesto idrogeologico, l’erosione del suolo e i danni da incendio, oggi come in passato, si interviene attraverso adeguate misure di prevenzione.Obiettivo generale della prevenzione è la riduzione della vulnerabilità di uomini e cose, nel confronto dei pericoli naturali, attraverso una adeguata utilizzazione del territorio o l’adozione di misure di protezione.

Per porre l’attenzione sull’importanza delle attività di prevenzione dai rischi naturali è nato questo progetto intitolato “Dissesto idrogeologico e incendi boschivi, storia e attualità della prevenzione” che trae lo spunto dal grande patrimonio documentale degli archivi storici dell’Amministrazione forestale statale e regionale e dall’archivio dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica di Torino (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, per dare atto del grande sforzo che Istituzioni e collettività locali hanno intrapreso contro i pericoli naturali.Il progetto si sviluppa attraverso due punti interdipendenti:1) la realizzazione di una mostra itinerante che illustra, con documentazione storica e attuale, alcune opere e lavori di prevenzione dei rischi naturali realizzati nelle vallate piemontesi nel XX secolo;2) la stampa di una pubblicazione divulgativa, con associato un DVD multimediale, che attraverso le immagini storiche e attuali, illustra i diversi pericoli naturali e le specifiche opere e attività di prevenzione adottate.

1 - IL PROGETTO1.1 – Introduzione

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La difesa migliore dai rischi naturali rimane ancora la conoscenza di questi fenomeni finalizzata all’acquisizione di idonei comportamenti che ci aiutino nelle diverse situazioni.Per questo motivo si è voluto valorizzare e far conoscere a tecnici, amministratori e privati cittadini, parte del patrimonio di immagini e conoscenze accumulati negli anni, segno di un impegno costante per accrescere sempre più la sicurezza del territorio in cui viviamo.I documenti raccolti sono stati organizzati in tre sezioni:1. I pericoli naturali dedicata alla descrizione dei principali tipi di criticità del territorio attraverso foto e illustrazione di eventi accaduti in Piemonte negli ultimi secoli.

2. Le opere di prevenzione dedicata all’illustrazione delle opere di difesa e mitigazione dei rischi naturali, con particolare riferimento alle sistemazioni idraulico-forestali e ai rimboschimenti.3. Incendi boschivi e protezione del suolo che sottolinea la funzione protettiva delle foreste nei confronti dei pericoli naturali e le conseguenze che gli incendi boschivi hanno sul dissesto idrogeologico.Infine le “Tracce della memoria” riportano brevi racconti e immagini di eventi narrati da chi ne è stato protagonista.

1.2 - La mostra

A chi si rivolge:alle giovani generazioni per accrescere la sensibilità nei confronti della tutela del nostro patrimonio territoriale, soprattutto forestale, facendo comprendere la funzione peculiare della copertura boschiva anche nei confronti dell’evoluzione dei processi naturali (frane e alluvioni) e sensibilizzare la popolazione nel prevenire gli incendi boschivi.

Obiettivo della mostra:illustrare con documentazione storica e attuale i pericoli naturali, le opere e i lavori di prevenzione, protezione e ricostruzione realizzati nelle vallate piemontesi nel XX secolo, talora a confronto con la situazione attuale. Saranno illustrati, attraverso immagini d’epoca, alcuni eventi parossistici avvenuti in Piemonte per sottolineare l’importanza delle attività di prevenzione e l’impegno dell’opera dell’uomo nei decenni.

La mostra nasce dalla duplice volontà della Regione Piemonte - Settore Idraulica Forestale e Tutela del Territorio - e dell’IRPI UOS Torino di:

valorizzare il patrimonio documentaristico e storico dell’IRPI che, per lungimiranza dei fondatori, per 40 anni ha archiviato materiale conoscitivo e iconografico relativo a eventi di piena e frana, interventi di sistemazione e loro realizzazione e funzionalità nel tempo, di tutto l’arco alpino afferente al bacino padano e in particolar modo al territorio piemontese;divulgare e illustrare, attraverso eloquenti immagini, il patrimonio naturale in cui viviamo e descrivere le criticità a cui va periodicamente soggetto, parallelamente all’impegno profuso nel trovare soluzioni per la mitigazione degli effetti e dei danni.

1 - IL PROGETTO 1 - IL PROGETTO

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Forno Canavese (TO), 1994

Effetti di un incendio colposo in faggeta - Valdieri(CN)

Bagni di Vinadio (CN) - Valle Stura, 1957

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Nell’ambito del progetto divulgativo intitolato “Dissesto idrogeologico e incendi boschivi, storia e attualità della prevenzione”, a fianco alla realizzazione della mostra itinerante, è stata predisposta una pubblicazione che riproducesse la documentazione raccolta.Sfogliare queste pagine sarà, allora, come passeggiare tra i pannelli della mostra, alla scoperta dei principali dissesti che caratterizzano il variegato e complesso territorio piemontese e dell’impegno che da sempre contraddistingue l’opera dell’uomo per contrastare la forza spesso violenta della natura e ridurre i rischi a cui siamo soggetti.Ricordare è segno di rispetto per quanto è stato fatto in passato e che va preservato per garantirne nel tempo l’efficacia, ma anche punto di partenza per le nuove realizzazioni, per opere che siano correttamente inserite nel territorio, tecnicamente sempre più efficaci pur contenendone l’impatto.

1.3 - La pubblicazione

Per sottolineare maggiormente lo scopo divulgativo del progetto e per rendere più facilmente fruibile la documentazione raccolta, essendo la stessa prevalentemente fotografica, si è scelto di realizzare anche un DVD che permettesse di ripercorrere la mostra anche sul computer di casa o nelle aule di scuola.Guidati dalla voce narrante sarà così possibile viaggiare alla scoperta delle principali criticità del nostro territorio e di come contrastare i pericoli a cui siamo soggetti, perchè una maggior sicurezza nasce dal rispetto del territorio e il rispetto passa prima di tutto dalla conoscenza e dall’attenzione a quanto è stato già realizzato, attraverso la realizzazione di nuove opere più efficaci e meno impattanti, ma anche da un utilizzo più responsabile dell’ambiente che ci circonda da parte di ogni privato cittadino.

1.4 - Il DVD

1 - IL PROGETTO

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1 - IL PROGETTO

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Ondata di piena del Rio Nero in Val di Susa (TO)21 luglio 1964

Tratto di strada Mezzenile-Pessinetto (TO) distrutto dalle acque7-10 novembre 1962

Rimboschimento “Monte Arpone” (TO) eseguito negli anni 1933-40.Taglio di sfollamento fotografato nell’ottobre 1962

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Per pericoli naturali s’intendono tutti gli eventi e gli influssi della natura, che possono causare danni all’uomo e a beni materiali. I pericoli naturali sono quelli che nascono da processi come frane, valanghe, alluvioni, piene torrentizie, terremoti, incendi; si tratta di normali fenomeni della natura e fanno parte delle trasformazioni e della vita stessa del nostro pianeta.

Per valutare il rischio connesso al pericolo naturale si considerano due parametri:

la pericolosità: fa riferimento alla probabilità

2 - I PERICOLI NATURALI

che si produca un determinato fenomeno naturale con conseguenze negative di una certa estensione, intensità e durata.la vulnerabilità: fa riferimento all’impatto del fenomeno sulla società ed è precisamente l’incremento di vulnerabilità a provocare un aumento dei rischi naturali. La vulnerabilità è collegata all’uso del territorio (presenza di centri abitati, strade ecc) ma dipende anche fortemente dalla risposta della popolazione di fronte al rischio.

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Bacino del F. Tanaro, 1994

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Protezione dai pericoli e gestione dei rischi

Oggi la strategia della protezione dai pericoli naturali si basa sui concetti della gestione integrata dei rischi. Ciò significa in primo luogo sapere riconoscere e valutare i principali rischi dovuti ai pericoli naturali e di conseguenza mettere in campo tutte le misure possibili per minimizzarne gli impatti, tenendo sempre presente che per determinati eventi non esiste e non può esistere una protezione assoluta.La gestione dei rischi si attua attraverso più misure anche combinate che si collocano secondo una precisa sequenza temporale:1. Le misure preventive: la prevenzione più efficace viene effettuata innanzitutto utilizzando in modo adeguato il territorio evitando le zone di pericolo e, in secondo luogo, dove ciò non è possibile, realizzando opere per prevenire il pericolo o ridurre i danni. In montagna la protezione è efficace se si garantisce una

costante manutenzione dei corsi d’acqua e dei boschi di protezione.2. La gestione dell’emergenza durante l’evento: è compito della protezione civile ai diversi livelli, comprende anche tutte le operazioni immediate necessarie a mitigare e ridurre il danno.3. La ricostruzione successiva all’evento: tanto maggiori saranno le risorse impegnate nella prevenzione, tanto minori saranno i danni e quindi i costi che la collettività dovrà sostenere a seguito dell’evento.

I principali pericoli naturali sono connessi all’idrologia e alla geologia; per le aree montane e pedemontane si aggiungono gli incendi boschivi.

2.1 - I pericoli naturali in Piemonte

L’idrogeologia è una branca delle scienze della terra che si occupa dello studio del moto delle acque nel sottosuolo, mentre con il termine “dissesto idrogeologico” si intendono, impropriamente, tutti quei fenomeni il cui innesco, caratteristiche e dinamica sono condizionati dall’elemento “acqua” in genere, dalle caratteristiche di rocce e terreni e dalla morfologia del paesaggio.

2.2 - I rischi di natura idrogeologica

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

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Opere di protezione dell’abitato di Ciarmis in Val Pellice (TO)

Uomini e mezzi della Protezione Civile all’opera durante l’emergenzaFoto Protezione Civile del Piemonte Piena torrentizia del T. Josina - Valle Pesio (CN), 2002

Abitato di Argentera (CN) - Valle Stura di Demonte, 1957

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Il Rischio da frana

Tale rischio è connesso alla dinamica di versante che comprende tutti quei processi che si verificano lungo i versanti e, di norma, sono connessi alla gravità.

Con il termine frana si indica “un movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante” (Cruden, 1991)

Le frane si distinguono per tipologie di movimento e di materiali coinvolti in:

Scivolamenti:sono movimenti di massa lungo un versante, su una superficie di scorrimento, coinvolgenti materiale roccioso e/o terreno sciolto.Sono molto differenti fra di loro per volume, profondità e forma della superficie di scorrimento; il loro movimento dipende dalla struttura del sottosuolo, dalla composizione del materiale coinvolto e dal contenuto di acqua; possono essere di tipo traslativo o rotazionale.

Colamenti:il corpo di frana si muove con sensibili deformazioni interne che condizionano la morfologia della frana facendola apparire come una massa viscosa in movimento.

Crolli e ribaltamenti:caratterizzati dallo spostamento dei materiali in caduta libera e dal successivo movimento, per salti e/o rimbalzi, dei frammenti di roccia. Generalmente si verificano in versanti interessati da preesistenti discontinuità strutturali (faglie e piani di stratificazione) e sono, di norma, improvvisi - con innesco per ribaltamento frontale del materiale che ruota intorno ad un punto al di sotto del baricentro della massa - e con velocità di caduta dei materiali elevata.

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

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Scivolamento planare in blocco a Trezzo Tinella (CN) - Val Tanaro, 1994

Frana per saturazione della coltre detritica a componente rotazionale - Valle Pesio (CN), 2002

Abitato di Argentera (CN) - Valle Stura di Demonte, 1957

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Espandimenti laterali:si innescano prevalentemente quando una massa rocciosa lapidea e fratturata è sovrapposta ad una roccia dal comportamento molto plastico che, con il susseguirsi delle piogge, ne provoca ed influenza il movimento.

Frane complesse:combinazione di due o più dei principali tipi di movimenti.

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

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Frana rotazionale - Beaulard (TO), 2001

Frana complessa lungo la cresta del M. Rocciamelone - Val Cenischia (TO), gennaio 2007Il movimento ha avuto inizio con dinamiche di crollo

Valmosca (BI) - Valle Cervo, 2002

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2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

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Val Cenischia (TO), 2008

Frana Varsaia nei primi anni ’50Comune di Druogno (VB)

Bacino del T. Melezzo occidentale

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Le colate detritiche (debris flow)

Le colate detritiche sono costituite da miscele solido-liquide ad elevata densità, in grado di percorrere molto rapidamente anche lunghe distanze, che si possono produrre sia lungo i versanti che lungo incisioni torrentizie.

Rispetto agli scivolamenti, le colate detritiche di versante presentano una maggiore quantità d’acqua, sono quindi più liquide e scendono velocemente a valle. Proprio per questa ragione, le colate detritiche di versante possono avere effetti disastrosi.Quando il flusso di detriti si forma nell’alveo di un torrente e si riversa a valle si parla di colate detritiche torrentizie.

Nell’ambiente alpino, al loro passaggio spesso trasportano materiale eterometrico, talora anche blocchi di notevoli dimensioni. Le colate detritiche possono prodursi ovunque laddove condizioni opportune di raccolta e smaltimento delle acque, pendenza dei versanti e disponibilità di materiali erodibili siano in grado di interagire.

La massa nel suo percorso si carica anche dei materiali franati ed il fluido subisce vicende dinamiche complesse che vedono da un lato incrementi dei volumi solido-liquidi, dall’altro incremento della capacità erosiva con l’eventuale rimobilizzazione del materasso detritico presente nell’alveo torrentizio.

2 - I PERICOLI NATURALI

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Valle Cervo (BI), 2002

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Artesina (CN) - Val Corsaglia, 2002

2 - I PERICOLI NATURALI

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Il rischio da alluvione

Il termine alluvione identifica una inondazione a seguito della tracimazione di corsi d’acqua ingrossati a causa di precipitazioni intense e/o prolungate. A tali fenomeni possono essere connesse attività erosive e modificazioni morfologiche. A seconda del regime idraulico e delle caratteristiche del corso d’acqua si

distingue una dinamica di tipo torrentizio o fluviale.Con l’esondazione l’acqua abbandona l’alveo abituale per cedimento degli argini o per tracimazione di sponda.Con l’inondazione l’acqua, a seguito della rottura o del sormonto di un argine naturale o artificiale connesso ad un evento di piena, si espande ed invade vaste aree circostanti.

In zone in pendenza, lungo torrenti di montagna, l’acqua che scorre ad alta velocità esce dal suo letto. A causa della pressione causata dalla corrente, l’acqua

trascina con sé molto materiale e molte pietre, che vengono depositati fuori dal letto del fiume (deposito detritico).

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Fondovalle del T. Belbo (CN), 1994

Pietraporzio (CN) - Valle Stura, 1957

Alluvione del T. Cenischia (TO), maggio 2008

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Spesso si producono fenomeni di erosione.A seconda della forza dell’acqua di una piena e della resistenza prodotta dalle scarpate, può prodursi un’asportazione di materiale detritico dal letto o dalle sponde del corso d’acqua, come conseguenza di erosione del fondo e/o di erosione laterale.La resistenza di una scarpata laterale dipende dalla granulometria dei materiali, dallo spessore della protezione e dalla vegetazione sulla sponda.

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Valle Pesio (CN), 2002

F. Po a Crissolo (CN)Processi di erosione spondale durante gli eventi di giugno 2000

F. Po a Crissolo (CN)Processi di erosione spondale durante gli eventi di maggio 1977

T. Ripa, Cesana Torinese (TO), giugno 2000

Cedimento per erosione al piede di un ponte sul T. Scrivia, 2002. Foto F. Castellana

T. Ripa, Cesana Torinese (TO), giugno 1957

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A valle, nei fiumi, la piena può provocare inondazioni, ma anche erosioni di materiale dalle sponde e dal fondo che viene succesivamente depositato in zone a minore pendenza.Nelle zone di pianura in caso di inondazioni i danni vengono causati dalla profondità dell’acqua nella zona allagata. Le inondazioni possono danneggiare edifici, ponti, strade oltre a terreni coltivati a causa dell’acqua e del materiale fluviale trasportato e depositato.

Alluvioni in Abitato - Esempi Storici

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Effetti della piena del giugno 1957 sul ponte di Festiona (CN) lungo la Stura di Demonte

Biellese, 1968

Effetti della piena del giugno 1957 nell’abitato di Prazzo (CN)

Effetti del trasporto solido in settore abitatoT. Mollasco ad Acceglio (CN), 1948

Detriti lapidei anche a grossi blocchi che hanno invaso le Terme di Bognanco (VB), 1958

Accumulo detritico del Rio Pisone nell’abitato di Quassolo (TO)giugno 1942

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Allagamenti in Abitato

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Allagamento della stazione di Bussoleno (TO) per la piena della Dora Riparia, ottobre 2000

Effetti dell’evento del 2 settembre 2002in territorio di None (TO)

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2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Alluvione del Torrente Mellea, Savigliano (CN) – 30 maggio 2008

Allagamenti provocati dall’esondazione del F. Tanaro nell’alessandrino – aprile 2009 Foto F. Castellana Alluvione del Torrente Mellea, Savigliano (CN) – 30 maggio 2008

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Il rischio valanghivo

La valanga è definita come “il movimento rapido di una massa nevosa, con volume superiore a 100 m3 e una lunghezza maggiore di 50 metri” che avviene quando sulla massa di neve si verifica un aumento delle forze traenti e/o una diminuzione di quelle resistenti.

L’aumento delle forze traenti è dovuto all’accumulo della neve per precipitazioni e/o azione del vento, o per un sovraccarico improvviso quale ad esempio il passaggio di uno sciatore; la riduzione delle forze resistenti è dovuta al tipo di trasformazione che i cristalli costituenti il manto nevoso subiscono nel tempo e al variare della temperatura.

La classificazione delle valanghe si basa su:tipo di distacco: puntuale o da un’area estesaposizione delle linea di distacco: superficiale o profondaumidità della neve: asciutta o bagnatamorfologia del terreno: incanalata o di versantetipo di movimento: radente o polverosa

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Materiale vegetazionale divelto e trasportato da valanga �����$�L��� �����> ��� �����#=���" �������?@@HFoto Consorzio Forestale Alta Val Susa

!����������L$�& ������X�!���>�����������?@@YFoto ARPA Piemonte – Dipartimento Servizi previsionali

Valanga in loc. Ramats - Chiomonte (TO), dicembre 2008Foto Consorzio Forestale Alta Val Susa

Valanga incanalata – Rio Chanteloube, Salbertrand (TO), dicembre 2008 Foto Consorzio Forestale Alta Val Susa

Valanga sul Pic d’Asti - Val Varaita (CN), luglio 2010Foto ARPA Piemonte – Dipartimento Servizi previsionali

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Per la valutazione del pericolo da valanga si fa riferimento alla scala europea, che individua cinque gradi di pericolo (non di rischio): 1 debole; 2 moderato; 3 marcato; 4 forte; 5 molto forte.

La progressione di tale scala non è lineare: il grado 3, pur trovandosi al centro della scala, non rappresenta un grado di pericolo medio, ma una situazione già critica.

Il rischio da incendio

L’incendio boschivo è una combustione che si propaga senza controllo a danno della vegetazione forestale (arborea, arbustiva, erbacea) e del suolo (humus e lettiera) solitamente provocata dall’uomo e raramente di origine naturale.

Si distinguono tre tipologie di incendio:1. Incendio superficiale o radente: brucia erbe, cespugli e resti vegetali sul suolo o nel sottobosco. È il più frequente. Di solito non fa grandi danni agli alberi, ma può provocare gravi danni alla biodiversità e al suolo.2. Incendio di chiome: brucia le chiome degli alberi. È necessario che lo strato arboreo sia sufficientemente denso e che si presenti un forte vento o che siano presenti pendenze molto pronunciate. Compromette la vitalità delle chiome e provoca, quindi, gravi danni alla vegetazione arborea.3. Incendio sotterraneo: brucia lo strato di materia organica accumulato sul terreno e le radici che incontra. È poco frequente ma molto distruttivo.

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Ceresole Reale (TO) effetti di una valanga del dicembre 2008 fotografati a marzo 2009

Val Chisone (TO), effetti di incendio su copertura boschiva, 2008

Incendio in zona prealpina

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Le alterazioni delle condizioni naturali del suolo prodotte dal passaggio del fuoco favoriscono fenomeni di instabilità dei versanti provocando, in caso di piogge intense, scivolamento e asportazione dello strato di terreno superficiale.

I mesi a più elevato rischio generalmente sono quelli caratterizzati da scarsità di precipitazione, alta temperatura e forte vento, condizioni naturali favorevoli all’innesco e allo sviluppo di incendi.

Gli incendi si estendono con velocità determinata dalla morfologia, dal tipo di combustibile, secondo

intensità e direzione impressa dal vento, con la limitazione imposta da eventuali ostacoli naturali o artificiali che, nell’insieme, possono favorire la delimitazione e lo spegnimento degli incendi. L’ampiezza raggiunta da un incendio è strettamente correlata, a parità di altre condizioni, con la sua durata.

Un nodo cruciale per la riduzione delle superfici percorse dal fuoco è rappresentato dalla previsione del pericolo incendi, ovvero dall’individuazione di quelle condizioni meteorologiche che predispongono il verificarsi degli incendi.

2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

Salbertrand (TO) - Valle di Susa, agosto 2009

Incendio radenteFoto Corpo A.I.B. Piemonte

Ornavasso (VB), incendio visto dall’Alpe Ompio, 2007Foto Corpo A.I.B. Piemonte

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2 - I PERICOLI NATURALI

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2 - I PERICOLI NATURALI

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La prevenzione nell’ambito dei pericoli naturali si realizza in primo luogo attraverso un uso adeguato del territorio con l’obiettivo di evitare i pericoli. Identificare ed evitare i pericoli, affrontare in modo consapevole i rischi e verificare la sicurezza sono elementi essenziali della gestione dei pericoli naturali. La pianificazione del territorio è una parte importante della gestione integrata dei rischi. Garantisce un’utilizzazione appropriata che tiene conto della situazione di pericolo e contribuisce così a ridurre i rischi esistenti e a evitarne di nuovi.Con la valutazione del rischio ci si prefigge lo scopo di determinare le zone in cui si manifestano gli effetti prodotti da processi naturali, cause di pericoli, e di stabilire il grado di probabilità che essi accadano.

3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Il risultato di tali valutazioni sono le carte del rischio che sono utilizzate a livello di pianificazione territoriale. La pianificazione suddivide il territorio sulla base del grado di pericolosità indicato dalle carte del rischio. Nei luoghi ad elevato rischio idrogeologico o da valanghe ad esempio l’edificazione è proibita.

Dove non è possibile evitare il rischio, si agisce con interventi di protezione di carattere tecnico o biologico che devono neutralizzare il processo naturale, fonte del pericolo, o ridurne l’intensità. Le opere di protezione s’impongono soprattutto dove vi siano insediamenti permanenti, vie di comunicazione e beni di alto valore.

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Opera di contenimento, chiusa da opera trasversale selettiva a pettine, in cui sono evidenti gli apporti litoidi e vegetali connessi all’evento dell’ottobre 2000

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Nelle aree montane e collinari fra le opere di protezione sono comprese le sistemazioni idraulico-forestali (SIF), cioè interventi volti ad eliminare le cause o contrastare gli effetti dei fenomeni alluvionali, dei processi erosivi e franosi, delle colate detritiche e fangose, del distacco di massi e delle cadute di valanghe.

3.1 - Le sistemazioni idraulico-forestali

Attraverso la realizzazione di queste opere si cerca di ricreare le condizioni che consentano alla vegetazione naturale di favorire il ritorno ad una situazione di maggiore stabilità.

Opere di regimazione finalizzate alla correzione dei corsi d’acqua attraverso la riduzione del trasporto solido, la difesa spondale e la regolazione del profilo

Si tratta di tipologie molto diffuse in montagna soprattutto in passato, oggi si cerca per quanto possibile di non interrompere la continuità del corso

d’acqua con opere artificiali, lasciandogli lo spazio per divagare. Fra queste si annoverano sia opere trasversali, cioè realizzate perpendicolarmente alla direzione dell’acqua, sia opere longitudinali realizzate invece parallelamente alla direzione di scorrimento dell’acqua.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Difese spondali in massi a protezione di abitati in comune di Novalesa (TO)

Reti paravalanghe – Comune di Mollia - Valsesia (VC)

Difese spondali in massi a protezione di abitati in comune di Venaus (TO)

Consolidamento di versante con opere di ingegneria naturalistica

T. Imeut - Bobbio Pellice (TO), 2000

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Opere trasversali:fra le opere trasversali più diffuse nei bacini montani piemontesi si annoverano le briglie che svolgono solitamente più funzioni: in primo luogo quello di trattenere il materiale solido trasportato dalla corrente, poi consentono di stabilizzare il fondo dell’alveo impedendo che con l’erosione esercitata dall’acqua questo si approfondisca ed infine favorendo il deposito del materiale riducono anche la pendenza del corso d’acqua e quindi la sua capacità erosiva.

Alcune briglie sono dette filtranti o selettive in quanto hanno la capacità di rilasciare il materiale più fine e trattenere il materiale più grande.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Briglia lungo il Rio Perilleux - Bardonecchia (TO), 1973

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Difesa spondale e briglia selettiva per il contenimento di blocchi di pezzatura elevata

Briglia in legname

Briglia selettiva in muratura

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A monte delle briglie si possono realizzare piazze di deposito che servono per accumulare grandi quantità di materiale solido e vanno periodicamente svuotate.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

=����" ������� ������"��� ����� ���� " ������ ��K ��������"�����>��� ����Z��"������ ���#=���?@@HPiazza di deposito lungo il T. Piccola Dora - Cesana Torinese (TO) per il contenimento degli apporti solidi, chiusa da opera trasversale selettiva, 2003

Imponente intervento per il contenimento degli apporti solidi ����� ��K ��������"�����>��� ��X�Z��"������ ���#=���?@@�

Piazza di deposito per il contenimento degli apporti solidi, lungo il tratto terminale del Rio Fosse

Bardonecchia (TO), settembre 2004

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Le briglie sono realizzate con diverse tipologie costruttive e diversi materiali. L’Amministrazione forestale tradizionalmente realizza briglie in muratura utilizzando pietre e massi di grandi dimensioni, oppure in legname e pietrame, in taluni casi si utilizza il calcestruzzo e il ferro.

La tradizione si rinnova: briglie in legname e pietrame realizzate nel 1960 e nel 2004 con analoghe funzioni, stessi materiali, ma secondo differenti tecniche costruttive.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

T. Prebech, Chianocco (TO) - Vista dall’alto di briglia e controbriglia in pietrame con malta cementizia, 1960

T. Thuras, Cesana Torinese (TO) – Briglia in legname e pietrame, 1960

Rio di Fenils, Cesana Torinese (TO)Briglia in legname e pietrame, luglio 2004

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Opere trasversali in serie – T. Chabaud, Cesana Torinese (TO), 1959-1960

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Simili alle briglie sono le soglie che hanno la funzione di impedire l’erosione del fondo, spesso si trovano a valle di altre opere, ad esempio i ponti, per le quali occorre evitare che un approfondimento dell’alveo del corso d’acqua provochi danni all’opera

situata a monte.Altre opere trasversali sono i pennelli o repellenti che hanno la funzione di deviare la corrente in modo da proteggere dall’erosione la sponda dove sono realizzati.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Opera trasversale (repellente) realizzata in massi a secco, risalente alla prima metà del secolo scorso, ���� �������� ��#$�&�� � ����K ������&�� � ���:��

Opere repellenti per contrastare l’erosione di sponda lungo l’asta del T. Chisone – Pragelato (TO), 1955

Serie di soglie trasversali e opera di difesa spondale ������ ����������� ������� ������� ��K ��>���"�!�������Cesana Torinese (TO), 2008

Alcuni stralci del piano di sistemazione del CFS, del marzo 1954

Interventi di sistemazione nel bacino del T. Valletta, Aisone (CN), 1957

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Opere longitudinali:sono realizzate parallelamente alla direzione di scorrimento dell’acqua e possono avere una o più finalità; i più diffusi in montagna nelle aree di fondovalle sono gli argini e le difese spondali, altre opere sono le canalizzazioni.Con le difese spondali si impedisce l’erosione delle sponde del corso d’acqua in prossimità di abitati o aree urbanizzate. Oggi spesso sono realizzate tramite scogliere, costituite da massi di grandi dimensioni derivanti da cave o reperiti in alveo; gli spazi tra un masso e l’altro possono essere intasati con calcestruzzo realizzando una struttura rigida, oppure con terra inserendo piantine radicate o talee di salice, migliorandone l’inserimento nel paesaggio (scogliere rinverdite).

Molto utilizzati in passato erano i muri di sponda realizzati in cemento armato o in muratura di pietrame e le gabbionate costituite da gabbie in metallo a forma di parallelepipedo riempite di pietrame.

Con gli argini si contiene la portata di piena prefissata all’interno dell’alveo o dell’area inondabile

(cioè destinata ad essere sommersa durante l’onda di piena; in pianura detta area è chiamata golena). Per tale motivo l’argine è più alto del piano di campagna che deve proteggere. Solitamente è realizzato in terra e spesso è inerbito; a volte viene rivestito dal lato del fiume con materiale antierosivo quale cemento o massi. In determinati casi l’argine può essere realizzato tramite muri in calcestruzzo, gabbioni o massi.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

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Opera di difesa spondale realizzata dopo l’evento del giugno 1957 in territorio di Pontechianale (CN) lungo il T. Varaita

Opere di regimazione idraulica sul T. Anzasca (VB)Difesa spondale in massi ciclopici cementati e soglie di fondo

Opera realizzata in gabbioni,successivaall’evento alluvionale del giugno 1957,

in alta Valle Stura di Demonte (CN)

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In montagna, in corrispondenza dei centri abitati o lungo i rii con elevata pendenza, si realizzano le canalizzazioni che consistono nel rivestimento delle sponde e del fondo dell’alveo con materiale antierosivo tipo muratura di pietrame.

Opere di sistemazione di versante allo scopo di eliminare o ridurre i fenomeni di instabilità e opere di difesa complementari

Le opere di sistemazione di versante comprendono gli interventi volti a ridurre, eliminare o prevenire fenomeni di instabilità quali frane, erosioni diffuse o valanghe. L’azione di difesa si può esplicare con opere puntuali o estensive che contribuiscono a migliorare le caratteristiche di resistenza dei terreni su cui agiscono; esempi di queste opere sono i drenaggi o i ponti fermaneve (opere puntali) o i rimboschimenti (opera estensiva).

Queste sono opere di difesa attiva, cioè realizzate per evitare che il fenomeno si manifesti; esistono poi le opere di difesa passiva, realizzate per resistere all’evento, quali le reti o i valli paramassi.Storicamente gli interventi erano individuati dall’Amministrazione Forestale in ambiti territoriali denominati comprensori di bonifica montana comprendenti i bacini idrografici individuati ai sensi del R.D. 12 dicembre 1923 n. 3267 sul vincolo idrogeologico. Per singolo bacino montano venivano redatti i progetti di sistemazione comprendenti sia opere estensive sui versanti sia opere intensive negli alvei.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Cunettone in pietrame cementato realizzato nella Valle di Angrogna – Val Pellice (TO)

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Canale selciato (particolare)T. Perilleux, Bacino della Dora Riparia (TO), anni ‘50

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Opere di sistemazione di natura superficiale:sono opere che interessano gli strati superficiali del terreno tra cui:

opere di sostegno finalizzate a contrastare movimenti franosi superficiali, realizzate secondo diverse modalità costruttive di tipo classico quali muri di sostegno (in pietrame a secco o in muratura in cemento) o con tecniche di ingegneria naturalistica quali palificate vive di sostegno, terre rinforzate, …disgaggi cioè operazioni di distacco artificiale di massi instabili e riprofilature ottenute tramite movimentazione di materiale presente in loco, volte a ridisegnare la morfologia del pendio;opere di protezione passiva quali le opere paramassi e paravalanghe (valli, gallerie, ...)

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

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Bacino del T. Melezzo occidentale; opere dei primi anni ’50 sulla frana Varsaia - Comune di Druogno (VB)Z�� ���"���#$������]� �������� �" �� �����8 ������������" ������ ��:���������+��������?@�@

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Opere di sistemazione di natura profonda:sono opere che coinvolgono strati profondi del terreno tra cui:

le trincee drenanti e i dreni finalizzati a raccogliere le acque di scorrimento e infiltrazione profonde al fine di evitare che queste inneschino fenomeni franosi;opere di sostegno di versante o di strutture tramite armature realizzate nel terreno (per infissione o per perforazione) quali diaframmi, pali o micropali.

I cantieri forestali - tradizione e innovazione per la prevenzione dei rischi naturali:le sistemazioni idraulico-forestali costituiscono ancora oggi come in passato una efficace risposta per limitare e prevenire il dissesto idrogeologico e l’erosione del suolo.

Le squadre di operai regionali della Direzione Foreste eseguono gli interventi per la difesa del territorio, con nuove tecniche e moderni mezzi, secondo una tradizione che da oltre un secolo si rinnova, di generazione in generazione.

Tradizionalmente l’Amministrazione Forestale, prima statale e poi regionale, nella sistemazione dei versanti ha fatto ampio uso del rimboschimento limitando la costruzione delle opere di ingegneria a quelle strettamente indispensabili al consolidamento degli alvei ed al contenimento delle piene.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Bacino montano del Rio Neraissa, testata del Rio Nebius (CN) con briglia di correzione secondo quanto indicato nel piano di sistemazione del CFS, marzo 1954

Bacino montano del Rio Neraissa, testata del Rio Nebius (CN),la situazione attuale

Operai forestali al lavoro sulle pendici del M.te Momello - Traves (TO), 1950

Operai forestali regionali impegnati in lavori di sistemazione, 2004

Operai forestali regionali impegnati nella cura del bosco, 2004

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Operai forestali impegnati nella costruzione di una briglia in pietrame a secco sull’asta

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Operai forestali regionali - Costruzione di opere in legname e pietrame, 2008

Operai forestali impegnati nella realizzazione di opere di sistemazione con tecniche di ingegneria naturalistica

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Le misure biologiche: i rimboschimenti e la cura del bosco protettivo

Il bosco è da sempre la misura di protezione più completa e naturale presente in montagna. La sua importanza in tal ambito si riflette anche nella Legge Forestale del Piemonte che attribuisce una grande importanza al bosco per prevenire i pericoli naturali.

I rimboschimenti, a partire dagli inizi del 1900, hanno interessato vaste zone montane del Piemonte.Gli interventi di carattere biologico, quali rimboschimenti e miglioramenti, presentano, nei confronti delle opere costruttive, il vantaggio della perennità in quanto strettamente legati ai processi evolutivi e al dinamismo della vegetazione, ma l’efficacia idrogeologica di una foresta è legata alle condizioni ecologiche locali e varia in funzione della sua densità, composizione e struttura e della sua forma di governo e trattamento; per questo motivo oggi risulta fondamentale, per l’amministrazione forestale, dedicarsi alla cura dei

boschi esistenti secondo un indirizzo naturalistico della selvicoltura, puntando a dare ai soprassuoli un maggior grado di stabilità e assecondando i processi evolutivi naturali.Oggi le squadre forestali regionali operano attivamente nella prevenzione dei rischi naturali attraverso la manutenzione del bosco di protezione e dei rimboschimenti facendo uso di materiale vegetale prodotto nei propri vivai forestali.

Con i rimboschimenti si vanno a consolidare i terreni soggetti a erosione prima già boscati, mentre con la cura del bosco, attraverso i tagli che favoriscono la rinnovazione naturale, questo svolge al meglio la sua funzione protettiva.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Rimboschimento nel bacino del T. Messa - Comune di Almese (TO) nel 1959 e nel 2009 Rimboschimento sulla “panoramica Zegna” - Comune di Trivero (BI), la situazione attuale

Rimboschimento sulla “panoramica Zegna” Comune di Trivero (BI), 1950

Rimboschimento di larice in Comune di Cumiana (TO), 1935

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Caldirola negli anni ’60 e oggi. A causa della crescita del bosco non è più possibile effettuare la foto dal medesimo punto di osservazione

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Bosco dell’Impero in Comune di Sabbia (VC), 1950

Rimboschimento in comune di Perrero (TO), 1935

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Vivaio Forestale regionale “Carlo Alberto” di Fenestrelle (TO)

Operai nel vivaio governativodi Piossasco (TO), 1950

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

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Le misure biologiche: l’ingegneria naturalistica

“L’Ingegneria Naturalistica è una disciplina tecnico-scientifica che prevede l’utilizzo di materiali costruttivi vivi, da soli o in combinazione con materiali inerti” (Schiechtl, 1987).Ciò significa operare producendo un basso impatto ambientale, sfruttando le capacità biotecniche delle piante ed inserendo l’opera nel contesto ambientale in modo da aumentare o non danneggiare la naturalità del sito nel quale l’opera stessa viene realizzata.

Le tecniche di ingegneria naturalistica sono da sempre utilizzate nelle sistemazioni idraulico-forestali.

I campi di applicazione delle tecniche di ingegneria naturalistica nelle sistemazioni sono i seguenti:

Sistemazione di frane superficiali;Sistemazioni idrauliche (consolidamento sponde dei corsi d’acqua);

Oggi la Regione dispone di propri istruttori e squadre forestali specializzate in tali tecniche.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

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Istruttori forestali di ingegneria naturalistica

Opere di sistemazione in comune di Costigliole Saluzzo (CN)

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3.2 - La difesa dalle valanghe

Le tipologie d’intervento a protezione e/o mitigazione del pericolo derivante da valanghe si possono distinguere in:1. Difesa temporanea: in caso di elevato pericolo, si basa su interventi straordinari quali:

interdizione di aree, strutture e vie di comunicazione;distacchi artificiali.

2. Difesa permanente: si distingue ulteriormente in base agli obiettivi che si prefigge:

difesa attiva: intervenendo sulla stabilizzazione del manto nevoso intende ridurre le condizioni di innesco di una valanga;difesa passiva: basata su strutture che interferiscono con il percorso della valanga proteggendo le infrastrutture minacciate.

Si hanno, poi, gli interventi non strutturali ovvero l’insieme delle norme, degli studi e degli strumenti atti a mitigare, monitorare e prevedere il rischio connesso alle valanghe e a definire competenze e modalità d’intervento.

La prevenzione del rischio valanghivo è possibile

attraverso una corretta pianificazione e gestione dell’uso del territorio montano, che si fonda su tre requisiti essenziali:

la disponibilità di conoscenze dei fenomeni valanghivi del passato e dei loro effetti;l’applicazione di criteri scientifici nella perimetrazione delle zone pericolose;la presenza sul territorio di Commissioni composte da esperti per la previsione del pericolo valanghe a scala locale.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Vallo deviatore per apporti valanghivi (e miscele detritiche) lungo il versante destro del Vallone di Rochemolles (TO),

soprastante l’abitato omonimo, 2005

Cuneo paravalanghe in muratura, risalente al 1700, a protezione della località Pequerel - Val Chisone (TO), foto anni ‘30

��� �������������" ������������ ���������*�8 ����" �����8 ����contro il distacco di valanga

Settore di distacco di valanghe su cui sono stati realizzati interventi di ����������"�������������������������� ���8�����!����� ������#=���?@@H

Ponti da neve in legno, foto anni ‘30

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3.3 - La difesa dagli incendi

La difesa dagli incendi boschivi si realizza sia mediante attività preventive per evitare che il fenomeno si manifesti, sia mediante attività di contrasto e di lotta quando l’incendio boschivo è in corso. In attuazione della Legge Quadro Nazionale, la Regione Piemonte ha predisposto e approvato il Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi.

La prevenzione diretta

La prevenzione selvicolturale è rappresentata da tutte le operazioni che tendono a far diminuire l’impatto dell’eventuale passaggio del fuoco su di un soprassuolo boschivo o ridurre le probabilità di innesco. L’obiettivo previsto dalla prevenzione selvicolturale è quello di limitare l’intensità dell’incendio mediante una diminuzione della biomassa bruciabile.Le piste antincendio e la viabilità forestale facilitano l’attività di avvistamento e consentono un più rapido intervento durante le operazioni di spegnimento, mentre un sistema di viali tagliafuoco è un efficace intervento preventivo soprattutto quando viene collocato in boschi frequentemente percorsi dal fuoco o, dove a causa dell’elevata complessità della topografia, l’intervento di estinzione può risultare molto difficoltoso.

La rete di punti di rifornimento idrico è costituita da bacini di grandi dimensioni e da punti di prelievo, sia naturali (corsi d’acqua, laghi, ecc.) che artificiali (idranti e condotte) collegati a invasi fissi o vasche mobili. I punti di rifornimento idrico, in base alle loro caratteristiche, consentono il rifornimento dei mezzi aerei e dei mezzi a terra.

Il fuoco prescritto è una tecnica di prevenzione ecologicamente compatibile. Consiste nel ridurre la biomassa bruciabile facendo transitare in condizioni di sicurezza un fronte di fiamma. Il fuoco prescritto può essere condotto correttamente solo da parte di personale preparato.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Vasca antincendio, Frabosa Soprana (CN)

Interventi selvicolturali in rimboschimento, Almese (TO)

Pista forestale antincendio, Novalesa (TO)

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Esercitazione di fuoco prescritto

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La prevenzione indiretta

La prevenzione indiretta rende meno frequenti le cause di accensione e consiste prevalentemente in misure di sensibilizzazione rivolte alla popolazione, con le quali la si invita ad assumere una coscienza antincendio e ad adottare delle opportune precauzioni. In questo senso il ruolo dei media e della scuola sono strategici.

I sistemi di previsione e avvistamento

Una specifico settore della prevenzione è quello dedicato alla previsione del pericolo d’incendio che esprime, nel breve periodo (24h), la probabilità che si verifichino e si diffondano incendi, in un dato territorio, a causa dei fattori predisponenti variabili. Le funzioni principali della previsione del pericolo di

incendio possono essere schematizzate come segue:1. definizione del livello di pericolo giornaliero;2. individuazione della soglia per richiedere l’entrata in funzione del servizio di avvistamento e della soglia per mettere in allarme i servizi di estinzione;3. emanazione di bollettini di informazione al pubblico affinché si presti attenzione nei periodi in cui il pericolo di incendi è più elevato.

Il sistema automatico di avvistamento e monitoraggio degli incendi boschivi è stato installato in Piemonte circa dieci anni fa con lo scopo di individuare prontamente i focolai nelle aree di più alta incidenza di incendi, di permettere il controllo e il monitoraggio a distanza del fronte di fiamma e delle operazioni di estinzione.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Un elicottero S 64 F del Corpo Forestale "�����&����� �������� �����$�Z� ����>�������������� ��Z� ����:����G��������?@�@

Un canadair in dotazione alla Protezione Civile impegnato in ���$�Z� ����>���������������� ��Z� ����:����G��������?@�@

Volontari del Corpo Antincendi Boschivi (A.I.B.) del Piemonte Foto Centro Documentazione dei VVF di Torino

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La lotta attiva

La lotta attiva contro gli incendi boschivi ha inizio con l’avvistamento e si attua con mezzi e uomini che agiscono per spegnerlo. Per spegnere un incendio è necessario intervenire su uno dei componenti del triangolo del fuoco (temperatura, comburente e combustibile).Il fine della lotta attiva è lo spegnimento che può attuarsi tramite attacco diretto o indiretto.L’attacco diretto consiste nell’estinguere direttamente il fronte di fiamma e ridurre al minimo l’area bruciata.

Può essere fatto da terra, in tal caso gli operatori utilizzano attrezzature quali flabelli oppure, tramite irrorazione d’acqua, con manichette collegate ad autobotti. Nell’attacco diretto da terra gli operatori sono però esposti al calore e al fumo e per tale motivo sono necessarie particolari condizioni, quali ridotto fronte di combustione, limitata pendenza e velocità di avanzamento.

Spesso, quando non si hanno tali condizioni, l’attacco diretto avviene anche con mezzi aerei. I tipi di mezzi aerei impiegati per l’estinzione con attacco diretto dipendono dalle condizioni logistiche e morfologiche e dall’estensione del fronte di fiamma, si va dagli elicotteri del Servizio Antincendi Regionale, a quelli del Corpo Forestale, agli aerei della Protezione Civile Nazionale quali i Canadair CL 415. Questo aeromobile ha nella fusoliera due serbatoi di 2673 litri ciascuno, con un portellone nella parte inferiore. Il riempimento può avvenire sia a terra che su una superficie d’acqua con una operazione detta in termine tecnico “flottaggio” o “scooping”.

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3 - LE OPERE DI PREVENZIONE 3 - LE OPERE DI PREVENZIONE

Volontari del Corpo Antincendi Boschivi (A.I.B.) del Piemonte Foto Corpo A.I.B. del Piemonte

Mezzo del Corpo Antincendi Boschivi (A.I.B.) del Piemonte Foto Corpo A.I.B. del Piemonte

Mezzo del Corpo Antincendi Boschivi (A.I.B.) del Piemonte - Foto F. Castellana

Mezzo della Protezione Civile - Foto Corpo A.I.B. del Piemonte

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La superficie forestale regionale ammonta a 874.000 ettari (dati PFT anno 2000), di questi 627.000 ettari, pari al 72%, sono localizzati in montagna.Il bosco di montagna è un bene sociale multifunzionale che esplica i suoi benefici sull’intero ambiente a vantaggio della collettività.

Le foreste in montagna proteggono l’uomo, i beni materiali, le vie di comunicazione e altre infrastrutture impedendo i processi pericolosi (ad es.

4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

distacco di valanghe) o riducendone l’impatto (ad es. contenendo le energie liberate dalla caduta di massi).

In Piemonte il 54% del territorio montano è coperto da foreste.Le foreste che hanno funzione protettiva ammontano a oltre 127.000 ettari, pari al 15% del complesso dei boschi presenti in montagna. La funzione protettiva del bosco è svolta con diverse modalità.

4.1 - Il bosco di montagna

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Foresta di protezione dell’Alevè (CN)

Bosco protettivo a monte dell’abitato di Novalesa (TO)

Bosco protettivo a monte di abitazioni in comune di Vinadio (CN)

Bosco di abete rosso a protezione contro la caduta di massi

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La funzione protettiva del bosco si esplica secondo diverse modalità:

Protezione generica o indiretta:è quella che la foresta svolge nei confronti della conservazione del suolo dall’erosione diffusa o incanalata, questa funzione protettiva è più o meno efficace in relazione alla pendenza, alla morfologia e al tipo di roccia e di suolo presenti.

Protezione diretta:è quella che la foresta svolge nei confronti dei pericoli naturali: valanghe, caduta di massi, lave torrentizie, frane superficiali. In questo caso la foresta agisce sia impedendo il verificarsi dell’evento, sia mitigandone l’effetto.

Subito dopo un incendio la funzione protettiva del bosco diminuisce drasticamente.

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

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Faggeta bandita di Palanfrè (CN)

Foresta di protezione diretta a monte di abitato

Bosco con funzione di protezione dalle valangheBosco con funzione di protezione dalle valanghe

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Con quasi 900.000 ettari di foresta, circa un terzo della superficie territoriale, il Piemonte è tra le regioni con più boschi in Italia, ma questa risorsa naturale, distribuita dal piano collinare a quello alpino e che annovera un elevato numero di specie patrimonio di biodiversità, è costantemente soggetta al rischio di incendio.

Ogni anno diverse centinaia di ettari vengono devastati dalle fiamme, nonostante si riscontri una incoraggiante stabilizzazione del numero annuo di focolai d’incendio. Il rischio di incendio non è lo stesso per tutte le aree forestali piemontesi, i boschi di conifere della fascia pedemontana (spesso rimboschimenti) e di latifoglie situati all’ingresso delle valli alpine e appenniniche sono particolarmente vulnerabili al fuoco e soggetti a maggior rischio.

4.2 - Gli incendi boschivi in Piemonte

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

Incendio in castagneto nell’ossolano (VB)

Il Piemonte è tra le regioni con più boschi - Valle Sessera (BI)

Incendio in pineta

Bosco dopo il passaggio del fuoco – Bussoleno (TO)

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Gli incendi boschivi, pur determinando meno danni all’uomo in termini di perdita di vite umane rispetto ad altri eventi naturali, comportano elevatissimi costi, sia in termini di personale che di materiali e mezzi utilizzati, per non parlare poi dei danni provocati all’ambiente e all’economia locale.

Negli ultimi 10 anni mediamente in Piemonte si sono registrati 366 incendi/anno che hanno interessato una superficie media boscata di 1.800 ettari. In questo contesto, la Regione insieme allo Stato, ha una politica di prevenzione attiva la cui priorità è quella di informare il pubblico e gli utenti della foresta per sensibilizzarli sulle conseguenze ed i costi che la collettività deve sostenere ogni volta che avviene un incendio.

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

Incendio invernale in pineta

Conseguenze del passaggio del fuoco in una Faggeta – Valdieri (CN)

Ceppaie subito dopo il passaggio del fuoco

Incendio in corso in giovane rimboschimento

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Generalmente la causa determinante l’incendio dei boschi è di origine antropica, eccezion fatta per i casi dovuti ai fulmini. L’autocombustione non si verifica che in casi del tutto eccezionali.

La maggior parte degli incendi è di origine colposa legata all’imprudenza, alla negligenza, alla disattenzione o all’ignoranza degli uomini che, involontariamente, provocano incendi.Risulta anche nota e confermata la correlazione diretta tra viabilità e localizzazione degli incendi. Ci sono poi gli incendi dolosi che sono concepiti e determinati dalla volontà di uomini che ottengono benefici personali per i quali la società pagherà prezzi altissimi legati alla distruzione di un bene prezioso per la collettività.

4.3 - L’incendio boschivo: le cause

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

Incendio radente

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Il rogo delle sterpaglie spesso è causa di incendi colposi

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L’incendio è un fenomeno complesso e provoca danni più o meno gravi in funzione delle condizioni ambientali in cui si sviluppa.La vegetazione presente può essere più o meno danneggiata o addirittura non riportare danni a seconda delle sue caratteristiche.Vi sono vegetali che sopportano meglio il passaggio del fuoco; queste specie sono dette “pirofite”. In genere sono piante erbacee dotate di bulbi e rizomi, per altre è lo spessore della corteccia a conferire loro la resistenza al fuoco, come si verifica, ad esempio, per il larice che nelle piante adulte presenta una corteccia molto spessa.Gli alberi subiscono danni immediati provocati dalle ustioni sia al tronco sia alla chioma che comportano la morte delle piante o un decremento nella crescita.

4.4 - Dopo l’incendio

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

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Pineta dopo il passaggio del fuoco

Rimboschimento colpito da incendio

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Danni al suolo e alla vegetazione ����� �"�� ����" ���L��������:��

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Dopo l’incendio, i danni alla fauna

La fauna subisce un duplice danno, il primo diretto riguarda la mortalità subita dalla popolazione animale durante l’incendio, un secondo consiste nelle difficoltà susseguenti che coinvolgono gli individui sopravvissuti.

Una elevata mortalità si riscontra nella fauna presente nello strato superficiale di suolo (1-5 cm).A livello di vertebrati si nota una contrazione degli anfibi mentre si verifica una espansione di alcuni ofidi (serpenti) che nell’ambiente maggiormente soleggiato, in seguito al disseccamento di parte dei vegetali, trovano un migliore habitat rispetto a prima.

Effetti del fuoco: stabilità del bacino

Suolo:il fuoco provoca alterazioni anche sul suolo. L’effetto delle fiamme si concentra soprattutto sullo strato di lettiera e sulle componenti umiche indecomposte presenti alla superficie del suolo. Questi elementi vengono parzialmente o totalmente distrutti, mettendo a nudo la terra minerale. Le principali conseguenze del passaggio del fuoco sono, quindi, la tendenza all’impoverimento del suolo, l’erosione degli strati superficiali del terreno e l’aumento del deflusso superficiale delle acque meteoriche.

Corsi d’acqua:i corsi d’acqua che scorrono in aree interessate dall’incendio tendono ad avere, in caso di forti

Per quanto riguarda i piccoli mammiferi si ritiene che la maggior parte possa salvarsi dal fuoco spostandosi per poi ricolonizzare in un secondo tempo le aree originarie.

precipitazioni, piene maggiori dovute ad una diminuzione dei tempi di corrivazione dell’acqua di pioggia che cade sul bacino idrografico coinvolto.

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

���" ���8 �����������"����� ���������� ���" � ����" ����������anche lo stravolgimento dell’habitat della fauna che vive nel bosco

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Danni al suolo dopo il fuoco

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L’erosione superficiale:dopo il fuoco aumenta l’erosione superficiale, a causa della minore capacità di intercettazione delle gocce di pioggia da parte della vegetazione colpita dalle fiamme e della minore permeabilità del suolo. Con l’erosione si ha il dilavamento delle ceneri e del materiale incombusto. L’erosione è maggiore nel caso di incendi che coinvolgono anche le chiome ed in particolare, dopo incendi estivi, in corrispondenza delle forti piogge autunnali.

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO 4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

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Danni da incendio al suolo e alla vegetazione

Rischio di erosione a seguito dell’incendio

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

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4 - INCENDI BOSCHIVI E PROTEZIONE DEL SUOLO

Danni al suolo e alla vegetazione

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12-14 GIUGNO 1957 NELLE VALLI CUNEESI

“Quando… si diffusero gli allarmi provenienti dalle vallate del cuneese... S.E. Mons. Arcivescovo raggiungeva immediatamente la Valle Stura... L’imperversare del nubifragio inzuppava l’abito dell’Arcivescovo che, incurante, voleva avvicinare le famiglie colpite...Verso l’alta valle, i danni alla strada ed ai ponti sono rilevanti... Da Pietraporzio... due case purtroppo sono crollate, almeno tre sono in procinto di fare altrettanto, due terzi dell’abitato del concentrico ha le cantine invase dall’acqua... l’acqua ha invaso la Parrocchiale di Pietraporzio...

Ad Argentera acqua al primo piano [degli edifici]… Siamo saliti verso l’alta Valle Stura. Ci accompagnava il sordo mormorio delle acque torbide e fragorose. Trascinavano ancora terra, macigni, piante divelte, botti, mobili, carcasse di pecore.”

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5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA

Immagine di Argentera - Valle Stura di Demonte (CN) durante l’evento del 1957

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“Tra le frequenti frane, alcune delle quali imponenti, riposano autoveicoli prigionieri... In alto gli elicotteri continuano la spola dei loro viaggi di soccorso. Si attendono anche i muli per trasportare maggiori quantitativi di viveri e giungere anche negli angoli più isolati... “.

La Guida, anno XII, N. 25, 21 giugno 1957, Cuneo

“Dovunque uomini, donne, ragazzi al lavoro: sia per arginare le irrompenti acque che per preparare passaggi di fortuna...

Viandanti e militari incontrati ci comunicano che la Stura si è ritirata, lasciando cumuli di sabbia e ghiaia, dalle case di Prinardo, Bersezio, Argentera... “

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5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA 5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA

Immagini degli effetti e dei processi in territorio di ArgenteraValle Stura di Demonte - (CN)

Immagini degli effetti e dei processi in territorio di ArgenteraValle Stura di Demonte - (CN)

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“Nella valle principale del Toce, furono colpiti gli abitati di Beura e Pallanzeno; in Valsesia, la Fraz. Fervento di Boccioleto (principalmente per erosione). Nelle aree maggiormente colpite, i collegamenti stradali nella quasi generalità furono impediti, soprattutto per scomparsa delle opere di attraversamento o per gravi danni subiti dalle stesse.

7-8 AGOSTO 1978 IN VAL D’OSSOLA

“I centri abitati colpiti da esondazioni e alluvionamenti ammontarono complessivamente a una ventina. I casi più gravi, per il trasporto torrentizio di materiali grossolani, si localizzarono in Val Vigezzo (Druogno, Gagnone, Toceno, Zornasco, Malesco, Orcesco), dove furono non meno di una cinquantina le abitazioni distrutte o gravemente lesionate, e subordinatamente in Valle Anzasca (S. Carlo, Pontegrande), con una ventina di abitazioni colpite.”

L’ammontare approssimativo dei danni in Val d’Ossola fu stimato in 92 miliardi di lire, di cui 59 a opere pubbliche, soprattutto viarie, e 33 a privati.”

Tropeano D., Govi M., Mortara G., Turitto O., Sorzana P., Negrini G. e Arattano M. (1999) - Eventi alluvionali e frane nell’Italia Settentrionale, Periodo 1975-1981.GNDCI-IRPI Pubbl. N. 1927, 279 pp., L’Artistica Savigliano.

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5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA 5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA

����������������"������ ����"��*����� ��������� ��������88����� ���� �� �� �Valle Anzasca, Comune di Calasca Castiglione (VB)

Valle Anzasca, loc. Pontegrande - Comune di Bannio Anzino (VB)Santa Maria Maggiore - Ecco cos’ha lasciato la valanga d’acqua che ha investito lunedì e martedì mattina la Val Vigezzo�����>�88�����"���[����

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5-6 NOVEMBRE 1994 IN PIEMONTE

“Sabato mattina. Piove forte da un paio di giorni. Sono al lavoro in Istituto… Un giovane collaboratore di Saliceto (Val Bormida), incaricato del monitoraggio delle acque

con massi e tronchi d’albero ha appena sepolto una ruspa... Un’altra frana si abbatte, è quasi istantanea, un fragore, uno schianto, una massa marrone che cade, un urlo e tutti indietreggiano. Un paio di foto e dietro-front in direzione Ceva. Giunto però in abitato, comprendo che vi resteremo bloccati se non riparto subito via autostrada. Sulla rampa che porta al casello una colata di fango ha già invaso la carreggiata, cerco un varco... Testardamente procedo e quasi subito davanti a noi una vasta corrente giallastra che dilaga sull’autostrada, in direzione traversa rispetto al senso di marcia, mi crea una fastidiosa sensazione di disorientamento, l’auto fatica ad avanzare con l’acqua che copre i mozzi...“

alla stazione sperimentale da poco attrezzata lungo la Bormida, mi telefona con voce concitata: “impossibile raggiungere la località, la Bormida sta straripando…”

“Decido di partire seduta stante...Rovesci d’acqua continui, dal cielo, dalle scarpate stradali. La Valle di Millesimo è intransitabile, ci arrestiamo prima di Saliceto zigzagando tra masse di fango che ingombrano la strada. Una colata di terriccio

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5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA 5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA

Vedute della Valle Talloria - bacino del F. Tanaro ad Alba (CN)

Effetti di una frana - Varallo (VC)

Nucetto (TO)

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“Pomeriggio tardo, finalmente in sede, riesco a scambiare le prime notizie con la Protezione Civile a Roma. Il peggio dell’alluvione si sta preparando, con il suo carico di 70 vittime. L’indomani sarò testimone dell’inondazione di Santena, degli straripamenti lungo l’autostrada per Ivrea, del temuto collasso della diga in terra presso Pralormo. Nei giorni seguenti, durante i fitti sopralluoghi nelle zone colpite da disastro, entrerà per sempre nella mia memoria olfattiva, come già accaduto in Valtellina, l’acre odore del fango...”

Dott. Domenico Tropeano, CNR-IRPI Torino

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5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA 5 - LE TRACCE DELLA MEMORIA

Forno Canavese (TO)

San Benigno Canavese (TO)

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