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DOCUMENTI SULL’ATTIVITÀ’ DELL’ORGANIZZAZIONE COMUNISTA BOLOGNESE NELL’INVERNO 1944-1945 (II) La presentazione e la 1 parte dei documenti comprendente il « Rap- porto della Segreteria federale bolognese sulla “ Situazione politica pre- cedente allo sfondamento della Linea Gotica", Bologna, 1° dicembre 1944 » (doc. 1) e « Il Comitato federale ai Comitati di settore, di zona, sottozona, cellule e ai compagni, Bologna, 16 gennaio 1945 » ( doc. 2), sono apparse sul fascicolo n. 89, ottobre-dicembre 1967. 3. Il Comitato federale a tutti i Comitati di zona, sottozona, cellula e a tutti i compagni [Febbraio 1945] Documento dattiloscritto su 5 fogli di carta vergatina, cm. 21 X 29,6. Senza indicazione di data ma sicuramente successivo al 7 febbraio 1945; infatti, le manifestazioni di cui si parla all’inizio del terzo capoverso si svolgono tra il 20 gennaio ed il 7 febbraio 1945. Cari compagni a complemento del nostro documento del 15/1/45 vi facciamo pervenire questo che dovrà stabilire una linea e un piano concreto di lavoro da parte nostra per metterci in grado di superare nel tempo stabilito le deficienze an- cora esistenti e migliorare tutto il nostro lavoro sulla base dei successi ottenuti in queste ultime settimane particolarmente in provincia e in parte in città per portare la nostra Federazione all’altezza della situazione. Dopo l’esame critico e autocritico della nostra situazione sulla base dello Schema di rapporto della Conferenza dei Triumvirati, rapporto sul quale ancora una volta richiamiamo i compagni perchè ne facciano oggetto di attento stu- dio, il Comitato federale, con il valido aiuto del Triumvirato 41, è intervenuto immediatamente con riunioni e contatti più frequenti in direzione degli or- ganismi dirigenti provinciali, di settore, di zona, di rione e cellule prima ancora che il documento, contenente la situazione della nostra Federazione nei due aspetti positivi e negativi, fosse a vostra conoscenza. Verbalmente nel no- stro intervento sono stati messi in evidenza i lati positivi e negativi del nostro lavoro; si sono chiarite e spiegate le nostre deficienze e le loro cause di carat- 41 II Triumvirato Insurrezionale di Partito di Bologna, nel gennaio 1945, è composto da: Giuseppe Alberganti, Ilio Barontini (Comandante del CUMER) e Giuseppe Dozza. (In precedenza, dalla sua costituzione — nel giugno 1944 •— fino al settembre 1944, vi aveva fatto parte Renato Giacchetti, poi sostituito da Dozza).

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DOCUMENTI SULL’ATTIVITÀ’ DELL’ORGANIZZAZIONE COMUNISTA BOLOGNESE

NELL’INVERNO 1944-1945 (II)

La presentazione e la 1 parte dei documenti comprendente il « Rap­porto della Segreteria federale bolognese sulla “ Situazione politica pre­cedente allo sfondamento della Linea Gotica", Bologna, 1° dicembre 1944 » (doc. 1) e « I l Comitato federale ai Comitati di settore, di zona, sottozona, cellule e ai compagni, Bologna, 16 gennaio 1945 » (doc. 2), sono apparse sul fascicolo n. 89, ottobre-dicembre 1967.

3. Il Comitato federale a tutti i Comitati di zona, sottozona, cellula e a tutti i compagni [Febbraio 1945]

Documento dattiloscritto su 5 fogli di carta vergatina, cm. 21 X 29,6. Senza indicazione di data ma sicuramente successivo al 7 febbraio 1945; infatti, le manifestazioni di cui si parla all’inizio del terzo capoverso si svolgono tra il 20 gennaio ed il 7 febbraio 1945.

Cari compagni

a complemento del nostro documento del 15 /1 /45 vi facciamo pervenire questo che dovrà stabilire una linea e un piano concreto di lavoro da parte nostra per metterci in grado di superare nel tempo stabilito le deficienze an­cora esistenti e migliorare tu tto il nostro lavoro sulla base dei successi ottenuti in queste ultime settimane particolarmente in provincia e in parte in città per portare la nostra Federazione all’altezza della situazione.

Dopo l’esame critico e autocritico della nostra situazione sulla base dello Schema di rapporto della Conferenza dei Triumvirati, rapporto sul quale ancora una volta richiamiamo i compagni perchè ne facciano oggetto di attento stu­dio, il Comitato federale, con il valido aiuto del Triumvirato 41, è intervenuto immediatamente con riunioni e contatti più frequenti in direzione degli or­ganismi dirigenti provinciali, di settore, di zona, di rione e cellule prima ancora che il documento, contenente la situazione della nostra Federazione nei due aspetti positivi e negativi, fosse a vostra conoscenza. Verbalmente nel no­stro intervento sono stati messi in evidenza i lati positivi e negativi del nostro lavoro; si sono chiarite e spiegate le nostre deficienze e le loro cause di carat­

41 II Triumvirato Insurrezionale di Partito di Bologna, nel gennaio 1945, è composto da: Giuseppe Alberganti, Ilio Barontini (Comandante del CUMER) e Giuseppe Dozza. (In precedenza, dalla sua costituzione — nel giugno 1944 •— fino al settembre 1944, vi aveva fatto parte Renato Giacchetti, poi sostituito da Dozza).

tere organizzativo; dei legami con le masse e dell’orientamento politico dei com­pagni, sottolineando fortemente la necessità di fare una svolta decisiva per sor­montare le deficienze esistenti, senza di che non saremmo stati in grado di af­frontare la campagna invernale contro la fame, il freddo e il terrore nazi-fascista e sviluppare la guerriglia partigiana come esigenza vitale per le masse popolari.

Se a distanza di poche settimane nei comuni di Castel S. Pietro, Bazzano, Zola Predosa, Crespellano, Baricella, Sala Bolognese, Pieve di Cento, Malal- bergo, S. Giorgio di Piano, Monteveglio, Minerbio ed altri, si sono realizzate delle manifestazioni ed agitazioni di diecine e centinaia di manifestanti (donne, giovani e contadini) 42 per ottenere la distribuzione e un miglioramento dei generi alimentari, per la loro conquista e per protestare contro le deportazioni e gli arresti, ciò dimostra la necessità del nostro intervento, non solo, ma dimo­stra altresì come i nostri compagni, ove si sono ottenuti questi successi, abbiano compreso la necessità di fare la svolta che la situazione richiedeva; con quale spirito e impegno l ’hanno affrontata, confermando così la bontà della via da se­guire per sormontare le deficienze che noi lamentavamo.

Questa è pure una conferma che vi sono le possibilità e le condizioni ogget­tive per riportare la nostra Federazione all’altezza della situazione presente che si va man mano sviluppando in senso favorevole per noi, con la grande offensiva e marcia vittoriosa dell’Esercito Rosso su Berlino, quella degli alleati, l ’inten­sificarsi della lotta partigiana e con le grandi decisioni della recente Conferenza di Yalta. I Comitati dirigenti e i compagni, dove si sono realizzati questi mo­vimenti, ne hanno dato l ’esempio. Ma perchè la nostra Federazione sia all’al­tezza del suo compito in questa nuova situazione bisogna che i movimenti delle masse si estendano e allarghino a tu tti i Comuni e alla stessa città di Bologna con la partecipazione di tu tti gli strati popolari e che assumano una forma di lo tta sempre più avanzata; bisogna che i nostri legami con le masse lavoratrici •siano allargati e rafforzati per farle scendere in lotta sui posti di lavoro, bisogna che le deficienze organizzative siano superate; bisogna soprattutto che tu tti i compagni, sulla base dei risultati positivi ottenuti in questi ultim i tempi, si convincano delle possibilità reali di un lavoro più largo, intenso, che si rincon- fermino nella fiducia verso le masse, che soprattutto siano animati da quella febbre di lavoro che, accompagnata da un giusto orientamento politico, è la ga­ranzia di ogni successo. T utto questo per rafforzare e potenziare la lotta armata, preparare e mobilitare le masse popolari all’ultima e decisiva battaglia insurre­zionale per la liberazione di Bologna e provincia.

Per questo pensiamo sia necessario elaborare un piano concreto di lavoro da realizzare entro la fine del mese corrente. I successi devono servire di sti­molo e convincerci della possibilità di realizzarlo.

Lavoro militare

1. T utti i Comitati dirigenti debbono impegnarsi di sostenere, a mezzo dei nostri compagni inquadrati nelle organizzazioni militari, la necessità di appog­

42 Si veda la Relazione sulle agitazioni della Provincia, Bologna 16-2-45, pubblicata di seguito al presente documento.

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giare e proteggere tu tti i movimenti di massa nella lotta contro la fame, il fredda e il terrore nazi-fascista.

I l rafforzamento e potenziamento delle organizzazioni Gappiste e Sappiste deve essere più che mai il problema centrale dell’ora. Dobbiamo proporci di raddoppiare, triplicare il numero e la qualità dei combattenti di questi organi­smi militari, in particolar modo le SAP quale organismo di massa per la lotta armata. A questo fine nuovi compagni e quadri di partito dovranno dedicarsi particolarmente al lavoro militare. Il partito stesso deve militarizzarsi, deve Sappizzarsi. T u tti i nostri compagni debbono essere pervasi di nuovo dalla feb­bre della lotta insurrezionale armata popolare.

G li elementi, fra operai, contadini, donne e giovani, che si distinguono ed emergono nelle manifestazioni, agitazioni e scioperi, per coraggio e spirito combattivo, debbono costituire la linfa che alimenta costantemente e gradata- mente le organizzazioni per la lotta armata popolare che dovrà portare alla libe­razione della nostra provincia e di Bologna. Vari casi di recenti diserzioni di sol­dati tedeschi del W olchesturm [Volkssturm] e delle forze fasciste per i colpi micidiali assestati dagli alleati all’esercito nazi-fascista su tu tti i fronti, per l ’in­tensificarsi delle azioni dei nostri partigiani della pianura e la disperata situa­zione della Germania hitleriana, ci dimostrano la necessità e la possibilità di ap­profondire il processo di disgregazione fra le file dei nostri nemici. È necessario operare in modo che quei tedeschi o aggregati all’esercito tedesco-fascista, che sarebbero disposti a gettare le armi pur d ’aver salva la vita possano sentirsi sicuri di raggiungere questo obbiettivo se si consegnano ai patrioti. Bisogna fare il possibile anzi per diffondere in mezzo ai tedeschi ed ai fascisti la convinzione che il consegnarsi immediatamente con armi e bagagli nelle mani dei patrioti è il solo mezzo per salvarsi. Bisogna popolarizzare fra tedeschi e repubblichini quegli episodi nei quali i loro commilitoni hanno avuto salva la vita per non aver opposto nessuna resistenza e consegnate immediatamente le armi ai pa­trioti. Bisogna cioè agire in modo da isolare completamente coloro che sono disposti a resistere fino all’ultimo per poterli così meglio colpire e distruggere senza pietà.

2. Compito organizzativo. T utto il partito deve essere organizzato su basi di cellula, tu tti i compagni, adulti, giovani, donne, debbono essere inquadrati e far vita di Partito nelle cellule su basi di produzione e territoriali. Le cellule debbono essere suddivise in gruppi non più numerosi di cinque compagni cia­scuno. Una cellula può essere composta di due o più gruppi con un Comitato di cellula che li coordina e dirige. Ogni gruppo deve conoscere l’ambiente del pro­prio lavoro, del proprio rione o casamento, delle maestranze e della popolazione, dei rappresentanti esistenti di altre correnti politiche, delle possibilità del nostro lavoro; in una parola: uomini e cose; e a ogni compagno deve essere affidato un compito specifico. In ogni rione, il minimo una volta alla settimana, ciascuno deve fare il proprio rapporto sull’attività svolta, discutere con spirito critico e autocritico e tracciare le direttive per il raggiungimento di nuovi obbiettivi. Il capogruppo deve riassumere l’attività in una piccola relazione e inviarla all’or­gano dirigente superiore, perchè questi sia continuamente aggiornato della si­tuazione, possa impartire direttive e controllare l’attività; ciò deve operarsi dalla cellula agli organismi dirigenti intermedi e da questi al Comitato federale, per­

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chè solo così verrà applicato quel rigido e reciproco controllo dal basso all’alto e viceversa indispensabile affinchè le direttive vengano tracciate, conseguente­mente alle esigenze della situazione, comprese ed applicate.

3. Lavoro di massa. Ê necessario che ogni Comitato dirigente di settore, di zona, sottozona, comunali, di rione e cellula, faccia un censimento per essere in grado di conoscere esattamente e concretamente, e far conoscere a tu tti i compagni e compagne, affidando ad ognuno di essi il compito specifico, dove e in qual numero lavorano gli operai e i lavoratori di tu tte le categorie, in parti- colar modo gli edili, il loro trattam ento e condizioni di lavoro; l ’ubicazione dove sono accasermati i profughi; in quali mense gli viene somministrata la sporca sbrodaglia; dove le masse popolari formano le lunghe code per approv­vigionarsi; dove esistono i magazzini e ammassi tedeschi e fascisti contenenti generi alimentari, combustibili e indumenti, per indicarli alle masse e portarci assieme ad esse alla loro conquista. Perchè questi movimenti di massa siano promossi e realizzati con successo bisogna che tu tti i CL locali e periferici, che tu tti gli organismi di massa: Comitati di agitazione, di fabbrica e di strada, Co­mitati dei contadini, Comitati popolari, GDD, FdG, siano mobilitati, attiviz­zati e potenziati maggiormente. Là dove non esistono bisogna costituirli imme­diatamente e farli funzionare. La loro costituzione deve essere fatta su una base democratica unitaria più larga possibile, anche ove esistono rappresentanti delle correnti sindacali politiche e militari con l’inclusione di rappresentanti degli organismi di massa e dei senza partito. Di tu tti questi organismi i nostri com­pagni debbono essere gli animatori e coordinatori della loro attività in qual­siasi campo essa si presenti. In ogni manifestazione e agitazione è necessario che tu tti i compagni si impegnino di mobilitare e fare partecipare le loro madri, sorelle, mogli o fidanzate e che queste siano d ’esempio ovunque.

Seguendo l’esempio delle manifestazioni ed agitazioni avvenute, noi dob­biamo legarci maggiormente, perchè questo rappresenta uno dei nostri lati più deboli, ai lavoratori della Todt, agli edili, postelegrafonici, impiegati, intellet­tuali, piccoli borghesi, alle grandi masse dei profughi concentrati nelle caserme e nelle scuole della città e a quelle malcontente che ogni giorno sostano in lun­ghe code davanti ai magazzini, per promuovere e realizzare in ogni posto di la­voro; in tu tti i Comuni, villaggi e frazioni della campagna; settori, rioni e quar­tieri della città; agitazioni, manifestazioni, scioperi, assalti ai depositi e agli ammassi tedeschi e fascisti, mettendo in movimento tu tti gli organismi di massa comprese le organizzazioni militari, Gap e Sap, per la loro difesa.

4. Unità di azione. Nelle manifestazioni, agitazioni, scioperi e nella lotta ar­mata che ci proponiamo di realizzare, dobbiamo raggiungere la unità più larga e profonda possibile con la partecipazione attiva di tu tte le masse lavoratrici e popolari di qualunque ceto e strato sociale. Condizione e garanzia di ciò è la unità della classe operaia. Bisogna dunque che nella preparazione ed agitazione di ogni movimento si realizzi un preventivo comune di intenti e di azione coi compagni socialisti. A questo fine, prima ancora che la cosa sia portata ai CL locali e periferici e negli organismi di massa, le G iunte di coordinazione, in tu tti i gradi dell’organizzazione, debbono essere riunite ed attivizzate dove esi­stono, create ove non lo sono e indire riunioni miste tra compagni socialisti e nostri affinchè i nostri compagni possano chiedere ai compagni socialisti la loro

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partecipazione; stabilire un piano di azione e lotta sulla base di una collabora­zione stretta delle forze che in comune disponiamo.

Coi demo-cristiani e cattolici bisogna pure stabilire accordi comuni, al fine di poter contare sulla partecipazione, alle manifestazioni, alle agitazioni e scio­peri da promuoversi, delle larghe masse cattoliche.

Nei luoghi e posti di lavoro dove esistono elementi di altre correnti poli­tiche, uno sforzo deve essere fatto per ottenere la loro adesione e quella delle masse che essi rappresentano, a tutte le battaglie da affrontarsi.

5. Inquadramento e reclutamentoa) Noi abbiamo migliaia di elementi che ancora consideriamo simpatizzanti,

ma che di fatto sono dei veri e propri compagni. Per questi, se ragioni morali o politiche o perchè invisi alle masse non l ’impediscono, bisogna passare al­l ’immediato inquadramento. In questo modo noi daremo ad essi la possibilità di svolgere il lavoro con maggiore responsabilità e contribuiremo più efficace­mente ad orientarli e formularli come elementi di partito.

b) Con questo inquadramento ed allargamento delle basi del partito, avremo una maggiore possibilità di svolgere quella larga azione e mobilitazione di massa che la situazione richiede e attingere, in tu tti gli strati sociali, i migliori elementi espressi dalla lotta di liberazione nazionale e che dimostrano la qualità e la volontà di militare nel nostro partito. Si intende che tra inquadramento e re­clutamento c’è una profonda differenza. Mentre i primi, per le buone prove ri­petutam ente fornite, sono ammessi direttamente nel partito, i secondi dovranno passare attraverso un periodo di 6 mesi di candidatura che permetta ai com­pagni di seguirne attentamente l’operato e, nel contempo, di salvaguardare il nostro partito non facendo conoscere ai candidati che quei compagni e quelle cose che sono strettam ente indispensabili alla loro piena attivizzazione. Nel pe­riodo che ancora ci separa dalla liberazione dobbiamo aumentare del 50 % il nu­mero degli iscritti al partito nella nostra Federazione.

6. Formazione dei quadri. Ogni Comitato dirigente di partito deve porsi il compito di raddoppiare i propri quadri. T utti i compagni che si distinguono per attaccamento al partito e per iniziativa, assiduità e capacità di lavoro deb­bono essere elevati ed investiti di responsabilità specifiche nelle più svariate bran­che del nostro lavoro. Questi compagni debbono essere fatti oggetto di parti­colare cura ed essere assistiti nel loro lavoro dai compagni dirigenti; ad essi deve essere fatta quella scuola di partito che, oltre al lavoro pratico, dia a loro la pos­sibilità di rapido sviluppo e giusto orientamento politico necessario alla realiz­zazione della linea politica del partito che ogni quadro deve avere. La promo­zione di combattimento deve essere applicata nella misura più larga possibile, con particolare riguardo dei giovani e delle compagne.

7. « Fronte della Gioventù » e « Gruppi di Difesa della Donna ». Nella pro­mozione e nella realizzazione di questi movimenti di massa, che debbono al­largarsi ed assumere una forma di lotta sempre più avanzata, i GDD ed il FdG debbono sempre più rafforzare il loro valido e grandioso contributo. I nostri giovani compagni e le nostre compagne debbono continuare ad essere gli ani­matori di questi organismi di massa, al fine di poter mobilitare la totalità delle masse giovanili e femminili e farle partecipare a questi movimenti che fanno

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parte e preparano le masse alla fase decisiva della lotta insurrezionale per la liberazione della nostra Provincia. A tal fine questi organismi debbono elaborare un loro piano concreto di lavoro e stabilire un termine per realizzarlo.

T utti gli sforzi debbono essere fatti per dare a questi organismi un carattere di massa più largo possibile con la partecipazione dei giovani e delle donne di qualunque fede politica e credenza religiosa e di tu tti coloro che fermamente e sinceramente in questo campo vogliono fare qualcosa per la lotta di libera­zione e la distruzione del nazi-fascismo.

È compito del partito, di ogni compagno realizzare questo problema cu­rando e assistendo i nostri giovani e le nostre compagne.

4. Relazione del Comitato provinciale del partito sulle agitazioni della Provincia. Bologna, 16 febbraio 1945

Documento dattiloscritto su 5 fogli di carta vergatina, cm. 22 X 27,7.

L’esame critico ed autocritico sulla situazione politica e organizzativa della nostra federazione, che fu oggetto di una prolungata riunione del Comitato fe­derale, in seguito all’arrivo del documento elaborato dalla Conferenza dei Trium­virati Insurrezionali, si ripetè anche al nostro Com. provinciale in diverse riu­nioni, alla prima delle quali tenne rapporto il Resp. region.

Precedentemente avevamo studiato e discusso le direttive n. 12.Facilitati nel nostro lavoro di riesame critico ed autocritico dei risultati

della riunione suaccennata del Com. Fed., noi constatammo una serie di gravi deficienze nel nostro lavoro. P iù grave e fondamentale fra queste l ’insufficiente legame nostro con le masse popolari della campagna e la incapacità nostra a mobilitare queste masse contro la fame, il freddo e il terrore nazi-fascista. Le­gami nostri con le masse ne esistevano, ma non nelle estensioni e profondità ne­cessarie: non eravamo riusciti ad agitare e a tenere in movimento queste masse.

Accanto a questo, esisteva la mancanza per i compagni di una vita intensa e proficua di P .; molti compagni disseminati un po’ ovunque, ma pochissime cellule e, dove queste esistevano non avevamo funzionalità. Molti giovani, adulti e donne, erano venuti al nostro P. dai rispettivi organismi di massa, giovanili, femminili, sindacali e militari, ma, pur dichiarando la loro fede di P., non avevano vissuto finora la loro vita politica nel P., nel suo organismo fondamen­tale: la cellula.

Le direttive n. 12 e lo Schema di rapporto della Conferenza dei Triumvirati Insurrezionali ci orientarono; è stato nostro proposito da allora m ettere in mo­vimento, con obbiettivi a mano a mano più avanzati, il Partito e le masse e, con­temporaneamente, riorganizzare il P. nel suo inquadramento e nella sua fun­zionalità.

Estendemmo a tu tta la provincia le rivendicazioni dei contadini e dei com­partecipanti di Medicina e Castel Guelfo: ne seguì, ed è tuttora in corso, un complesso movimento dei contadini verso i proprietari e un potenziamento dei nostri legami con le masse contadine. Si iniziò l’organizzazione delle prime squa­dre operaie per l’abbattimento della legna e si è agitato il successo delle prime

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squadre estendendo l ’iniziativa a numerosi comuni della provincia. G li operai dei vari paesi, diretti dalle loro rispettive commissioni, si succedono in squadre a turno pel lavoro di abbattimento della legna da parchi e soprattutto dalle te­nute agricole, previo accordo coi proprietari, e la distribuiscono a tu tta la popo­lazione a prezzi che vanno da un minimo di L. 30 a un massimo di L. 100 il q.le. II prezzo medio quasi generale è di L. 80 il q.le. Il quantitativo distri­buito è in ragione da 5 a 10 q.li per famiglia. In alcuni comuni alle famiglie più bisognose la legna è stata data gratis. Nel comune di Budrio le autorità fa­sciste hanno tentato di mettere il naso nella cosa, prima con le minacce, poi con le lusinghe; naturalmente non c’è stato nulla da fare.

Contemporaneamente si riusciva ad organizzare spacci di viveri gestiti da commissioni popolari per abolire il dilagante mercato nero. A Medicina e Castel Guelfo si aprivano macellerie popolari, mentre nella maggior parte dei comuni i CLN regolavano i prezzi della carne alle macellerie private (i prezzi si sono aggirati da L. 25 a L. 60 il kg.).

Ma questo era ben poco: le commissioni popolari non potevano distribuire quello che mancava. E mancava sale, zucchero, grassi, sapone, generi di vestia­rio, ecc. Sapevamo che questi generi di prima necessità bisognava esigerli dai tedeschi e dai fascisti. Contro questi bisognava orientare le masse.

Le numerose donne venute nel P. (abbiamo organizzato tu tte le cellule su base mista perchè compagni adulti, compagni giovani e compagne siano a di­retto contatto e si trasmettano i rispettivi problemi e le rispettive energie) vi portano anche i loro impellenti problemi e il loro staordinario spirito combat­tivo. La poderosa offensiva dell’Esercito Rosso, colle sue strepitose vittorie ha sollevato enormemente l’entusiasmo e la combattività popolari.

Le gravi esigenze economiche e specialmente alimentari delle masse erano l ’argomento primo sul quale fare leva.

I compagni hanno compreso il problema e si sono messi all’opera. G li esiti sono soddisfacenti, se pur rivelano ancora una serie di lacune. Ci siamo preoc­cupati, secondo lo spirito delle direttive n. 12 di attaccare, all’inizio, dove si era pronti per poi valorizzare e agitare queste azioni di massa anche altrove per avere successivi e maggiori successi.

La prima agitazione la si è ottenuta a Pieve di Cento (zona 3) il 21/1 con una quarantina di donne che si presentarono in Municipio e, con duro lin­guaggio, insisterono presso il Com. prefettizio43 per avere i generi alimentari mancanti (qui poggiano su una massa femminile molto combattiva e lo dimostra anche la recente costituzione di un distaccamento locale di Volontarie della Li­bertà composto di 25 donne). Buono l’orientamento dimostrato da queste donne; quando il C. prefettizio, per dimostrare che si interessava ai loro bisogni, indicò loro due contadini presentatisi per conferire i grassi, esse si rivolsero ai con­tadini presenti e li invitarono a tornare alle loro case dicendo: « Da voi abbia­mo avuto ed avremo ancora molto; non vogliamo i vostri grassi, ma quelli dei magazzini tedeschi e fascisti rubati al popolo ».

L ’esempio di Pieve di Cento non doveva risultare vano: dovevamo estendere l ’azione di massa a tu tta la Provincia.

43 Si legga: Commissario prefettizio; così deve leggersi l’abbreviazione: C. prefetti­zio, che appare più avanti.

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Il 27/1 in ben quattro comuni della zona 3 le donne si recano nei Muni­cipi. È stato necessario insistere fortemente: v ’era ancora nelle donne — e non solo su esse — il timore per le precedenti rappresaglie dell’autunno scorso. Tuttavia si è riusciti: a Castel Maggiore con 35 donne, a Bentivoglio con 15, a Sala Bolognese con 80, a S. Agata con 30. Le rivendicazioni erano quelle dei generi alimentari; contemporaneamente però si cercò di orientare le donne a porre un basta agli arresti, alle rappresaglie, ai rastrellamenti. Solo a Sala Bo- gnese però fu posta con energia anche questa ultima rivendicazione. In quest’ul­timo paese le donne si tennero in municipio per ben 3 ore e mezzo (erano nu­merose anche le contadine presenti). Fu impegnato con energia, dopo una serie di insulti, il C. prefettizio perchè entro una settimana distribuisse grassi, zuc­chero e sale; poi si passò al problema dei rastrellamenti, arresti, ecc., e qui la decisione delle donne fu meravigliosa: « Se uno solo dei nostri uomini verrà arrestato, noi verremo qui a buttarvi fuori dalla finestra ».

Intanto nella zona 1, a Castel S. Pietro i compagni lavoravano alacremente per preparare quella che doveva riuscire la migliore manifestazione realizzata in questa stagione. 7 giorni sono occorsi per arroventare l’atmosfera: i primi 4 per trasm ettere e discutere la parola d ’ordine della manifestazione a tu tte le cellule di P. e a tu tti i gruppi del FdG e dei GdDdD (già il primo giorno i nostri compagni avevano ottenuto l’appoggio del CLN comunale, il quale lanciò anche un manifestino e l’appoggio dei Combattenti), gli altri tre per fare una serie di riunioni di massa. I l 30/1 circa 300 persone, in maggioranza donne, en­trano nell’ampio salone del Municipio (mentre gli ingressi e la piazza erano sal­vaguardati dai GAP e dalle SAP).

O ttim i sono stati i risultati o ttenuti al riguardo delle rivendicazioni eco­nomiche:

1) La riserva di automezzi per il trasporto viveri alla popolazione.2) La distribuzione dello zucchero e del sale.3) Il riconoscimento e l’immediata entrata in funzione di una commis­

sione popolare di controllo per detta distribuzione: commissione eletta all’una­nimità dei dimostranti sul posto.

La dimostrazione si è prolungata poi su un terreno esclusivamente politico. Alcune donne si sono succedute su un tavolino, improvvisato a podio, a trattare le necessità della lotta popolare contro i banditi tedeschi e soprattutto la neces­sità di una compatta unità femminile anti-rastrellamento (quivi rastrellamenti avvenivano quasi tu tti i giorni e le donne hanno energicamente approvato).

Numerosi gli « Evviva i G ruppi di D. della Donna », « Evviva il Fronte del­la Gioventù)», « Evviva il CLN ». Calorosi applausi poi, sul finale, quando un compagno ha inneggiato al glorioso Esercito Rosso e al P. Comunista Italiano.

Anche ad Imola (Zona 1) si è riusciti ad improvvisare — infatti l’azione è stata più spontanea che organizzata — un ’agitazione di un centinaio di donne dinanzi ad un magazzino di sapone; il prodotto è stato immediatamente distri­buito. È ovvio però che qui si può fare — e bisogna fare — molto di più.

Il 3 /2 l ’agitazione si estende: nella zona 2, a Granarolo 25 donne, a Miner- bio 30 donne, a Baricella 120, a Malalbergo 80, a Budrio 35, a Medicina 15 e nella zona 3, a S. Giorgio di Piano 100 donne, si recano nei rispettivi Muni­cipi a protestare contro i C. prefettizi per la mancanza dei generi alimentari. A

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Malalbergo essendo stati arrestati alcuni giovani sapisti pochi giorni prima, le donne hanno insistito per averli liberi; il C. prefettizio ha voluto farci dello spirito sopra, ma se ne è pentito poiché ha dovuto subire non solo gli improperi e le minacce delle donne, ma anche due sonore sberle e un ben assestato calcio nello stomaco.

A Baricella, mentre le donne erano in Municipio, 450 operai, addetti al la­voro per i tedeschi, hanno scioperato per ottenere di non lavorare nei giorni festivi. La cosa è stata ottenuta.

A S. Giorgio di Piano le donne hanno rivelato con la manifestazione del 3 /2 una grande capacità di iniziativa. Essendosi recate 4 o 5 di esse in comune a protestare per la vendita dei grassi a mercato nero, il C. prefettizio le accolse malamente, queste allora raccolsero in breve tempo un centinaio di donne e si riportarono in Municipio; forti del numero, imposero silenzio, non solo, ma vollero delle promesse concrete e a breve scadenza, per la distribuzione dei viveri.

A Bazzano nella zona 4, in seguito ad una agitazione di circa 60 donne avu­tasi il 27 /1 , si sono viste le possibilità di un ’azione più estesa di massa e si son date direttive in merito ai compagni. I l 5 /2 ben 240 donne, su iniziativa dei « G ruppi » e del FdG, assistite dal partito e dal CLN locale hanno manifestato in Municipio per la mancanza di sale, zucchero, grassi, ecc. Il C. prefettizio ha fatto promesse, ma le manifestanti non si son persuase e, saputo che in un ma­gazzino fascista erano depositati q.li 2 di zucchero e q.li 2 di marmellata, sono accorse ad impossessarsene distribuendoli poi immediatamente sulla pubblica piazza. Un ricco del paese si è affrettato a denunciare al CLN locale 5 q.li di zuc­chero di sua proprietà cedendoli alla popolazione, ed anche questi sono stati distribuiti. Il giorno dopo, mantenendo viva l’agitazione, le dimostranti si sono recate in un magazzino dove giacevano ben 44 q.li di formaggio da grattugiare. Il proprietario li ha ceduti a L. 40 al kg. ed il CLN ha deciso per la distribu­zione, in razioni eguali a tu tti i cittadini. La razione sarà di gr. 400 per persona.

L ’entusiasmo e la fiducia acquisiti per queste azioni dalla massa è molto elevato.

Sempre nella zona 4 l’agitazione si è estesa nei giorni 6 e 7 /2 a Crespel- lano (80 donne), a Zola Predosa (200 donne) e a Monte S. Pietro (30 donne). A Crespellano le donne hanno protestato energicamente per l’arresto avutosi pochi giorni prima, di sei giovani sapisti che avevano preso da un magazzeno di un ricco fascista, olio, indumenti e altri generi, distribuendoli ai bisognosi e ai profughi. È stato posto un termine di scadenza per le concessioni richieste (« A scadenza vi getteremo dalla finestra »).

A Zola Predosa fra le 200 manifestanti erano presenti anche molte donne contadine e si sono distinte per le energiche proteste contro le spogliazioni per­petrate dai tedeschi. Un maresciallo tedesco presente che voleva fare dello spi­rito è stato ingiuriato e costretto a tagliar la corda.

A Pieve di Cento il 3 /2 venivano arrestati dai briganti neri 12 sapisti. Ap­pena avutane notizia, le donne, raccoltesi nel maggior numero possibile, si sono portate davanti alle sedi della Brigata Nera e del Comando tedesco protestando energicamente contro tale misfatto. Per tu tta la giornata del 3 /2 e per quella del 4 /2 le donne hanno manifestato riuscendo alla fine a strappare dalle mani degli aguzzini fascisti dieci dei dodici arrestati, mentre per gli altri due otte­

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nevano la promessa che sarebbero stati solo interrogati, ma che non sarebbero stati torturati o peggio assassinati. I traditori fascisti non hanno mantenuto la promessa: per costringere i due patrioti a tradire — e non ci sono riusciti — li hanno ustionati ai piedi, al torace e nella faccia. Avutane notizia, le donne sono riaccorse in massa in piazza, proprio mentre partiva il furgone che portava i due arrestati a Bologna; ogni sforzo hanno fatto per strapparli dai cani fascisti che hanno ingiuriato a sangue, ma per l ’intervento dei tedeschi è stato impossi­bile. Le donne hanno minacciato di sterminarli tu tti se per caso fossero stati uccisi i loro due uomini. Il comando tedesco si è fatto garante della vita dei due arrestati. Ma c’è poco da fidarsi e le donne lo sanno. Per questo si sta prepa­rando un’agitazione molto più estesa44 45.

Conclusione

Le direttive n. 12, come dimostra la relazione, sono state abbastanza com­prese dai nostri compagni. L ’agitazione si è estesa veramente a tu tta la pro­vincia, anche nei settori vicinissimi al fronte (Castel S. Pietro, Bazzano, Zola Predosa). Tuttavia diverse deficienze si sono rivelate:

In primo luogo: non dappertutto abbiamo attaccato con quel numero di forze necessario per avere successi elevati e per spingerci su quel terreno più avanzato che le prospettive, apertesi con l’offensiva sovietica, esigono. Non in tu tti i compagni vi è stata la volontà decisa di riuscire. Ciò è spiegabile anche per il fatto che in molti comuni vi era il timore di rappresaglie tedesche. È si­gnificativo il fatto che le 35 donne che si sono recate in Municipio a Budrio, avevano preso con loro lo sportino con dentro il mangiare e le ciabatte perchè convintissime di essere arrestate. Ora però si è rotto il ghiaccio e dobbiamo fare di più; le donne stesse sono di questa opinione. L ’esempio di C. S. Pietro, Baz­zano, Zola Predosa può estendersi, per le egualmente gravi condizioni economi­che, alle altre zone della provincia. Nelle riunioni avute con i comitati delle zone 2 e 3 si sono appunto esaminate queste possibilità ed i compagni sono ala­cremente all’opera per attuare più vaste agitazioni; se ne prospettano alcune per i primi della prossima settimana. Ciò anche per commemorare degnamente il 18/2 «.

44 Altre agitazioni di massa si sviluppano nei giorni successivi: il 9 febbraio a Cre- spellano, il 12 a Bazzano, il 12, 13 e 14 a Monreveglio, il 13 a Crespellano, il 20 a Granatolo e Molinella, il 21 a Budrio e a Malalbergo, il 24 ancora a Bazzano (« giun­gendo oltre il migliaio » il numero dei manifestanti), il 27 a Minerbio, il 28 a Bari- cella, il 2 marzo ancora a Budrio. Quest’ultime agitazioni (e le precedenti) sono docu­mentate nel saggio di Luigi Arbizzani, Contributo per una storia del movimento femminile nella Resistenza bolognese, in: Donne emiliane nella Resistenza, I II Qua­derno de « la Lotta », Bologna, 1964, pp. 35-37. Delle agitazioni svoltesi fra il 21 gennaio e il 24 febbraio, dà notizia l’Unità, cit., edizione straordinaria, a. XXII, n. 3, 22 febbraio 1945; questo il titolo che apre il foglio: « Moti popolari in 20 comuni della nostra provincia. Municipi invasi, ruoli delle tasse bruciati, commissari prefettizi malme­nati, magazzini fascisti vuotati, giovani e patrioti strappati alle grinfie delle iene nere e delle SS tedesche dall’azione compatta e decisa delle masse popolari della nostra provincia; GAP e SAP attaccano ovunque il nemico. Così si lotta contro la fame, il freddo ed il terrore! ».45 Cioè la « Giornata del Soldato e del Partigiano » promossa in tutta Italia dal

74 Luigi Arbizzani

Altro lato negativo è che non sempre, come a Bazzano, C. S. Pietro, si è arrivati ad ottenere subito delle concessioni o ad avere subito qualche cosa da distribuire. Le donne in generale hanno colpito bene, ma non hanno saputo sfruttare il loro successo per avere, oltre che delle promesse, che non contano nulla, anche delle immediate concessioni. I l compagno delegato federale nella zona 1 ci faceva osservare, e crediamo giustamente, la necessità della presenza nelle manifestazioni anche degli uomini, e specialmente dei compagni, per indi­rizzare meglio i colpi, per avere subito e per dare maggiore risalto politico, e non solo economico, alle manifestazioni.

Anche di questo nei Comitati di Zona se ne è parlato e i compagni sono d ’accordo: le prossime manifestazioni dovranno contare anche sulla presenza degli uomini.

Inoltre, solo a Castel S. Pietro, la manifestazione è stata appoggiata dai Com­battenti; negli altri comuni non abbiamo avuto nessun appoggio: è andata bene, ma potevamo trovare anche del piombo in risposta e allora avremmo fatto fiasco. Non solo, se le manifestanti si fossero sentite sicure alle spalle avrebbero potuto spingersi anche a dare assalto ai magazzini dei tedeschi. Noi chiediamo che per le prossime manifestazioni le SAP e i GAP ci diano il loro appoggio per garan­tirci da eventuali contromisure del nemico e per rompergli i denti in tale caso.

Non vogliamo avanzare con questo critiche aspre ai compagni Sapisti e Ga- pisti, perchè nella maggioranza dei casi siamo stati noi a non avvisarli e a non richiederne l’aiuto.

S. Il Triumvirato Insurrezionale regionale Emilia-Romagna al Cen­tro Alta Italia del partito. 25 marzo 1945

Documento dattiloscritto su 11 fogli di carta vergatina, cm. 22,2 X 27,8. Il testo che qui si pubblica risulta già corretto rispetto al testo originale al quale seguono alcune errata-corrige, trasmesse a mezzo lettera.

25 marzo 1945

Cari compagniAbbiamo ieri ricevuta la vostra dell’l l corrente con del materiale vario. Siamo lieti di apprendere che il compagno C.ri è arrivato tra v o i46 e che

ha fatto il suo rapporto, siamo parimenti lieti del buon giudizio dato da voi sul nostro lavoro in generale, ciò ci indurrà a fare meglio.

governo di Roma, che coincide anche con l’inizio della « Settimana del Partigiano », indetta dal 18 al 25 febbraio, per manifestare l’aiuto, la solidarietà, la riconoscenza, la simpatia delle popolazioni verso i patrioti.46 Cri è Cristallo, ossia Giuseppe Alberganti (segretario della Federazione bolognese del PCI dal 19 settembre 1943 al giugno 1944, poi membro del Triumvirato Insurre­zionale) trasferitosi da Bologna e giunto a Milano sul finire del febbraio 1945 (si veda la sua testimonianza in: Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna, cit., pp. 106-109). Nel Triumvirato lo sostituisce Fernando Zarri, che già l’aveva sostituito alla direzione della Federazione dal giugno 1944 (si veda la sua testimonianza in: Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna, cit., pp. 109-110).

I l pei a Bologna nel 1944-45 75

Le vostre critiche in merito alla « dichiarazione » sono g iuste47, è ovvio ■che manifestazioni del genere dovrebbero essere prima inviate al Centro il quale ha, egli soltanto, tu tti i dati di fatto per decidere se atti del genere debbono ssere diffusi o meno.

Ci conforta del resto, che detta « dichiarazione » giunta a Roma, non ha creato guai, anzi dalla lettera ricevuta dal compagno Ercoli, copia della quale vi rim ettiam o48, dai colloqui avuti con lui e con Scoccimarro, la nostra linea po­litica, che è quella del Centro di Milano, è stata trovata giusta, ed è stata elogiata.

Vi rimettiamo a parte il rapporto del compagno X che quale Aiutante del Comandante regionale è stato a Firenze ed a Rom a49 50.

Il compagno in questione ha assolto il suo compito militare nella maniera più encomiabile.

Egli è stato bene accolto dai Comandi alleati i quali hanno molta stima e considerazione per il CUMER; è chiaro che sono stati presi tu tti quegli ac­cordi necessari per la prossima grande offensiva.

Dalla lettera del compagno Ercoli si traggono tu tti i problemi urgenti del­l’ora, noi tu tti siamo compresi della grave responsabilità che incombe su noi.

Stiamo procedendo alla discussione di quella lettera, in tu tti gli organi di partito, acciocché tu tti i compagni dall’alto al basso siano consapevolmente mo­bilitati acciocché tu tti i problemi connessi allo svolgimento degli avvenimenti prossimi trovino tu tto il partito in potenza alla testa del movimento militare e dell’insurrezione60.

In questi ultim i giorni è stato proceduto a rendere più omogenei i reparti militari, tu tte le forze armate della Provincia sono state raggruppate in una formazione unica con Comando unico, e cioè costituendo la Divisione Bologna del Corpo Volontari della Libertà.

La Divisione si compone di 8 Brigate le quali sono composte di 3 Battaglioni ognuna; ogni Brigata, ogni Battaglione, porta il nome di un combattente caduto eroicamente nella lotta attuale 51.

47 Esse si riferiscono alla « Dichiarazione » delle Federazioni provinciali emiliano- romagnole del partito comunista italiano, datata da Bologna, 10 dicembre 1944 (datti­loscritta su 6 fogli di carta vergatina, cm. 22,1 X 27,8).48 Trattasi della lettera di Paimiro Togliatti (dattiloscritta su foglio di carta inte­stata « Partito Comunista Italiano. Il segretario generale »), indirizzata « Al Trium­virato di Partito di Bologna », da Roma, il 2 marzo 1945, con autografo: « Un ab­braccio fraterno Togliatti ».49 II testo del rapporto del compagno X (Mario, ossia Sante Vincenzi, ufficiale di collegamento del CUMER), non l’abbiamo reperito.50 II testo dello scritto di Togliatti è pubblicato per intero (eccetto il primo capo­verso) su l’Unità, cit., a. XXII, n. 7, 1” aprile 1945, ed è seguito da un commento dal titolo Responsabilità e unità nel quale si dichiara l’impegno dei comunisti bolo­gnesi a seguire gli orientamenti contenuti nella lettera.51 Le Brigate riunite in una Divisione — la « Divisione Bologna del Corpo Volon­tari della Libertà » — sono le seguenti: la I Brigata « Irma Bandiera », del comune di Bologna; la II Brigata « Paolo », della zona di Galliera; la LXIII Brigata « Bolero », della zona di Bazzano; la IV Brigata « Venturoli », della zona di Altedo; la V Brigata « Bonvicini », della zona Medicina-Molinella; la VI Brigata « Giacomo », del comune Ai Bologna; la VII Brigata «G ianni» (GAP), con distaccamenti in Bologna, Anzola,

76 Luigi Arbizzani

I compagni preposti ai Comandi militari stanno alacremente lavorando per rendere omogenei ed operanti questi reparti.

Nei diversi Comandi sono state utilizzate tu tte le migliori capacità tecniche che si sono messe a disposizione del CdLN.

Molti ufficiali saranno utilizzati, non sarà tenuto alcun conto di idee poli­tiche, unica qualità richiesta è la capacità militare, la volontà di combattimento.

Nel CUM v’è la massima unità e comprensione dei compiti del momento.

A Modena la situazione politica e quindi militare è poco buona52.Come rileverete da alcuni documenti inviativi, la Federazione non ha com­

piuto verso le formazioni partigiane quell’opera politica tendente a consolidare i rapporti con i demo-cristiani e dell’unità in generale.

Vi è ora la rottura in montagna tra comunisti e demo-cristiani; i compagni della montagna isolati e con scarsi contatti col Federale sono caduti in posi­zioni settarie che hanno determinato tu tta una serie di contrasti e di soluzioni" errate.

Stiamo rendendoci conto che a Modena nel Federale vi sono molte defi­cienze e storture che occorrerà correggere rapidamente, in settimana ci rechere­mo sul posto e prenderemo tu tti quei provvedimenti necessari anffinchè il Fe­derale sia in condizioni di fronteggiare la situazione delle settimane prossime, tenuto conto che a Modena vi sono le più ingenti forze armate della Regione.

Vi abbiamo inviato un rapporto della Federazione di Ferrara e del mate­riale stampa di quella provincia.

Coi contatti settimanali che abbiamo con quel Federale possiamo renderci conto del buon lavoro che colà si svolge e dell’ascesa continua della compagine e dell’influenza del nostro partito in quelle località.

Anche le forze militari sono in continuo incremento e procede rapido il pro­cesso di consolidamento dei reparti del Corpo Volontari della Libertà; man­cando in loco elementi capaci per il Comando è stato provveduto inviandone da Modena.

Dal rapporto ricevuto dalla Bassa Romagna che vi abbiamo inviato, vi ren­derete conto che colà abbiamo una buona organizzazione di partito, e vi sono importanti forze militari, anche in questa località abbiamo inviato un compagno più qualificato di qui onde dirigere gli organi di partito esistenti.

Anche con questa zona abbiamo collegamento settimanale e procediamo al­l’invio di stampa e materiale perchè nella zona mancano mezzi di stampa, di ri- produzione, ecc.

I collegamenti con Bulov di Ravenna sono regolari, vi è un piano operativa combinato delle forze che sono al di qua delle linee con quelle che sono al di là.

Comprenderete che non c’è possibile entrare in dettaglio su tali argomenti.

Castelmaggiore, Medicina, Castenaso, Castel S. Pietro ed Imola; l’V III Brigata « Ma- sia » del comune di Bologna.52 Delle situazioni esterne alla provincia di Bologna non diamo alcuna notizia espli­cativa, anche quando il testo lo richiederebbe; ciò, sia per ragioni di spazio, sia per mancanza della documentazione necessaria.

Abbiamo ricevuto ora le disposizioni per la formazione di Comitati regio­nali ecc. ecc. per i giovani comunisti.

Non ci sarà possibile realizzare in pieno queste direttive, data la prospettiva della prossima azione di Liberazione dobbiamo procedere alla mobilitazione del­le nostre forze, quindi, si può dire mentre si combatte, non ci è possibile creare e far funzionare nuovi organismi.

Creeremo il Comitato provinciale dei giovani comunisti ed appena le condi­zioni ce lo renderanno possibile quell’assetto organizzativo dei giovani come è stabilito dalle direttive in questione.

Semine e patti agrari. La questione delle semine è stata posta con vigore nel Bolognese e nel Ferrarese. Non abbiamo notizie in proposito dalla parte della Romagna non ancora liberata. Nel Modenese le semine sono incominciate, ma il lavoro di massa nelle campagne, per quanto riguarda i patti ed i problemi della conduzione agricola, è più arretrato.

Nel Ferrarese i compartecipanti non volevano seminare se le loro condi­zioni non venivano migliorate. I nostri compagni hanno sostenuto le rivendi­cazioni dei compartecipanti, veri schiavi della terra, ma sono energicamente in­tervenuti affinchè si seminasse dappertutto. Questa posizione nazionale ha, e non mancherà di avere ulteriormente, le sue ripercussioni a favore dei lavoratori. Lo stato dell’organizzazione nel Ferrarese non ha permesso di condurre una lotta generale organizzata per i patti; si sono ottenuti alcuni miglioramenti con­cordiali localmente, ma la lotta deve continuare.

Secondo cifre ufficiali, in questa provincia si è seminato per il 90 % , salvo beninteso nelle zone allagate. Se la cifra è esatta, essa rappresenta probabilmente il massimo raggiunto nella regione.

Su direttiva del Triumvirato, nel Ferrarese si è iniziata con successo una cam­pagna per colmare il fossato profondo che esiste ancora tra braccianti e conta­dini. È il problema politico essenziale di quella provincia. Nel Bolognese i con­tadini seminano con grande slancio. I braccianti, dove gli agrari li fanno lavo­rare, non guardano ad orario. Le braccia sostituiscono tu tto quello che manca, ma molti agrari non fanno lavorare. Taluni, compromessi, sono fuggiti più a Nord non curandosi più di nulla. Talvolta, sono fuggiti gli amministratori e fattori fascisti. Si rischia perciò che certi terreni non siano lavorati e seminati. La questione è complicata dal problema dei patti. Numerosi agrari li hanno ac­cettati, ma la grande maggioranza non ancora. Fra i più restii sono quelli che si dicono amici del movimento di Liberazione o vi partecipano effettivamente; in particolare i DC. La questione economica si complica dunque con una que­stione politica della quale si deve tenere conto. Questi dicono che non vogliono essere espropriati, che alle condizioni dei patti di Medicina e Castel Guelfo ci rimetterebbero. Si lamentano di minacce che sarebbero state fatte per ottenere la firma di quelli che hanno aderito, ecc. I DC ancora annettono grande impor­tanza al problema: essi sono presi fra le due parti, hanno nelle loro file agrari e contadini. Nelle conversazioni avute, delle quali parleremo a parte, oltre a pro­blemi di ordine molto generale, è la sola questione che hanno toccata.

I fascisti sono intervenuti nella questione minacciando gli agrari che accet­tano i patti nuovi. Taluni quindi tentano di trincerarsi dietro le scuse di tali

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minacce. Una delegazione di agrari che avrebbe dovuto da tempo incontrare una rappresentanza della Federterra M, con pretesti vari quanto insostenibili, evitava l’incontro. Dei DC ci informavano che il piano loro era di guadagnare tempo, attendere gli inglesi contando sulla loro protezione contro il movimento operaio e contadino.

Intanto, in altre zone non si seminava. Anche i contadini mezzadri non venivano aiutati dai padroni per le semine, erano oggetto di tradizionali anghe­rie dell’epoca fascista (per es. da anni non si chiudevano i conti), ecc. La cam­pagna per la semina dei due partiti e della Federterra ha avuto una grande ri- percussione; ma i lavoratori della terra vogliono assolutamente un nuovo patto.

Discussa la cosa in Giunta, ci siamo trovati perfettamente d ’accordo sulla linea dell’articolo di fondo della Lotta 53 54 e del Comunicato della Federterra (che vi mandiamo) 55 56. Vi è anche una circolare di quest’ultima che non abbiamo an­cora ricevuta. L’articolo l’abbiamo sottoposto alla Giunta anche per creare un precedente e un’abitudine nella direzione di fare dei passi verso il Partito Unico.

Sui patti, si è deciso di fare delle concessioni per riuscire a chiudere la vertenza che si trascina da mesi e per mettere definitivamente gli agrari con le spalle al muro. Le concessioni sono due: rinunzia alla clausola che tu tte le spese sono a carico del proprietario ed a quella secondo la quale deve essere pagata una indennità partendo dal 1943, per i familiari assenti per motivi di guerra. La prima in realtà era già stata abbandonata col manifesto della Feder­terra æ, nel quale si dice che la spartizione delle spese viene esaminata località per località e caso per caso. Ci siamo resi conto che la rivendicazione che tu tte le spese fossero a carico del proprietario era in realtà insostenibile in regime ca­pitalistico. Ma nell’applicazione del Manifesto i nostri compagni alla base in pa­recchi posti resistevano. (Il problema dei danni di guerra dovrà essere risolto a parte come a Ravenna — vedi documenti mandativi). — A Molinella l ’accordo-

53 La Federterra (Federazione Provinciale dei Lavoratori della Terra) viene ricosti­tuita — dopo un lungo lavoro di preparazione iniziato dal settembre — nel novem­bre 1944, unitamente alla Camera Confederale del Lavoro di Bologna, su basi unitarie, dai rappresentanti delle correnti sindacali comunista e socialista, democratico-cristiana,, sindacalista e repubblicana. Entrambi gli organismi, fondando la loro azione sui Comi­tati di Difesa dei Contadini e sui Comitati d’Agitazione operaia, svolgono, dal novem­bre 1944 all’aprile 1945, un’intensa attività politico-sindacale che da questi documenti traspare solo parzialmente. Più ampie notizie si vedano in: Luigi Arbizzani, La Ca­mera Confederale del Lavoro unitaria di Bologna nella lotta di Liberazione (1944-45), in: La brigata di « Pampurio ». Pagine e documenti della Resistenza nel Bolognese,. II Quaderno de « la Lotta », Bologna, pp. 17-36.54 Trattasi dell’articolo Seminare che appare su La lotta, cit., a. II, marzo 1945.55 II comunicato viene pubblicato integralmente su La Squilla, Organo della Fede­razione provinciale bolognese del PSIUP, a. 45, n. 1, 14 aprile 1945, e sull ’Avanti!, edizione Emilia-Romagna, a. 49, n. 5, 2 aprile 1945. Ne danno notizia anche La lotta, cit., a. II, n. 11, marzo 1945, e Rivoluzione socialista, Giornale dei gruppi giovanili: del Partito socialista di unità proletaria Emilia-Romagna, n. 4, 23 marzo 1945.56 Trattasi del « manifesto-programma » (a stampa, su foglio di cm. 26 X 37,5) lan­ciato dalla Segreteria provinciale della Federazione provinciale dei lavoratori della terra di Bologna, nella seconda decade del febbraio 1945, in cui sono formulate le rivendicazioni per ogni singola categoria contadina. Il testo integrale del manifesto è riprodotto nel saggio di Luigi Arbizzani, La Camera Confederale del Lavoro uni­taria di Bologna nella lotta di Liberazione (1944-45), cit., pp. 29-30.

I l pei a Bologna nel 1944-45 79

era raggiunto; a Budrio anche, ma fu mandato a monte, in quest’ultimo Comune, dai nostri. La divisione delle spese sarà fatta tenendo conto delle terre, della coltura, delle condizioni locali, delle conseguenze della guerra, ecc. In nessun caso sarà superiore alla metà; generalmente sarà inferiore per il contadino spe­cialmente per le colture industriali. I DC ammettono che gli agrari debbono pagare di più che il contadino. Per le indennità del 1943, che importano forti versamenti, si transige, si fanno dei forfait, e pare che siano tu tti contenti. Di opposizione per le tariffe salariali per ora non se ne parla.

Agrari e contadini hanno intanto utili insperati con le barbabietole rimaste nei campi, e col riso, che non sono marciti; probabilmente ciò è dovuto all’an­damento stagionale.

Le barbabietole sono vendute come foraggio o se ne fa una specie di mar­mellata; il riso si miete ora pare in condizioni discrete. Sono cose importanti per l’alimentazione.

La G iunta aveva deciso di portare le questioni della semina e dei patti in CdL attraverso il rapporto di un delegato della Federterra, e così è avvenuto. Senonchè vi è stato un errore di tattica dovuto al segretario, il quale invece di far parlare per primo il delegato suddetto, ha lasciato parlare il rappresentante liberale che era tu tto smanioso di domandare ai socialisti ed ai comunisti se vo­levano espropriare gli agrari, ecc. ecc., i quali avrebbero resistito, si doveva comprendere con l’appoggio dei liberali. Il delegato della Federterra ha risposto esaurientemente ed energicamente.

Il CdL ha concluso di invitare agrari e Federterra ad incontrarsi.Il prestigio della Federterra, nei due partiti operai, e dello stesso CdL è im­

pegnato nella conclusione della questione.È evidente che fascisti e agrari tentano di dare un colpo a tu tto il movi­

mento democratico; i liberali e in parte i demo-cristiani tentano di darlo a noi e ai socialisti, mentre i lavoratori della terra domandano a gran voce a noi e al CdL di far cessare il sabotaggio degli agrari.

Le cose sono complesse, ma si presentano in modo che possiamo uscirne bene da ogni punto di vista, senza nuocere all’unità del movimento di Libera­zione, anzi rinsaldandola in particolare in direzione dei DC. Questi ultim i nel CdL hanno dichiarato che, dopo le concessioni fatte dalla Federterra, e se sono applicate, non hanno più niente da dire. I l liberale non si è pronunziato. Per­tanto nelle zone più importanti, la seconda e la terza, oltre il 50 % dei conta­dini hanno ottenuto la firma del patto con gli agrari.

Questi risultati hanno creato un grande entusiasmo e notevole fiducia delle masse contadine verso il nostro partito.

I contadini hanno spontaneamente iniziata una sottoscrizione a favore del nostro partito in ragione di lire 5 per tornatura.

Cariche pubbliche. Nell’ultima riunione il delegato liberale ha cercato di tirare un colpo mancino; ha detto che le cariche57 non erano state decise al­l’unanimità. Il solito difetto del CdL di non avere decisioni scritte, al quale bi­

57 Trattasi delle designazioni dei rappresentanti dei vari partiti alle cariche di prefetto, questore e sindaco di Bologna, a sindaci dei comuni della provincia e alla direzione di altri enti pubblici.

80 Luigi Arbizzani

sogna assolutamente rimediare, permette questi disonesti. T utti gli hanno dato nella voce, meno il DC, diplomatico. Pare che la loro opinione sia questa: può darsi che la distribuzione delle cariche così come è stata fatta non sia di gra­dimento agli alleati: se questi non accetteranno le nostre decisioni ne conse­guirà una perdita di prestigio per il CdL e per tu tti i partiti; meglio prevenire noi stessi una simile eventualità. È chiaro a cosa mira questo discorso. Ma non molleremo. I l ragionamento può essere capovolto: soltanto se i partiti proletari hanno quel che loro spetta (anzi, anche in questo caso molto meno di quanto loro spetterebbe), gli alleati potranno richiedere gli aiuti necessari ecc. ecc.

Rappresentanza nel CdL della Camera del Lavoro. Noi e i socialisti l’ab­biamo sostenuta, i liberali l ’hanno combattuta: questi ultim i hanno sostenuto di rinviare dopo la Liberazione e non si sono spostati. Nel corso della discus­sione è venuta fuori per la decima volta la questione delle decisioni del CLNAI a proposito di queste rappresentanze. Ogni partito ha una interpretazione pro­pria, nessuno ha un testo. Noi non l ’abbiamo mai ricevuto, malgrado le promesse fatte a Du. 58 59 e tre richieste. Speriamo di avere maggior fortuna questa volta; anzi, dateci anche qualche informazione complementare sullo stato della que­stione, non solo i documenti. Finora ci abbiamo fatto una brutta figura: Du. che ha esposto la decisione dell’8 settembre m, senza aver mai potuto presentare un documento, è passato per uno che racconta delle balle, e questo ci dispiace.

In conclusione, c’è una offensiva di destra, specialmente dei liberali, che si precisa man mano che si conta sia più vicino il momento dell’arrivo degli al­leati. In direzione dei DC si può però influire; in modo che non sia sempre un blocco reazionario coi liberali.

Socialisti. I rapporti continuano ad essere eccellenti al centro; alla base migliorano dappertutto. È in corso di stampa il secondo numero della Unità- Avanti che conterrà gli appelli per la sottoscrizione unica e la prima lista di sot­toscrizione, un articolo: « Sulla via del partito unico », fatto da noi ed ispirato dalle vostre direttive, e da essi approvato, ima serie di materiali sindacali, il comunicato della Giunta centrale sulle liste comuni nelle elezioni 60. Colla sotto- scrizione siamo già a 60/70 mila lire senza i socialisti, ed è appena cominciata. Può darsi che pubblicheremo una prima cifra non lontana dalle 100 mila lire.

Anche a Modena hanno pubblicato, con materiale loro, un numero della Unità-Avanti, ma quei compagni come al solito non ce l’hanno ancora mandato. Disgraziatamente quasi tu tti i compagni socialisti di Modena sono stati arrestati.

A Ferrara, dove il nostro materiale stampa solleva enorme impressione, i socialisti sostengono il giornale della nostra Federazione con numerose sotto- scrizioni. La maggior parte delle sottoscrizioni pubblicate finora sono di com­pagni socialisti. Stanno preparando un numero speciale di La nuova scintilla che per questa circostanza uscirà come organo delle due Federazioni. Abbiamo

58 Du. è Ducati, ossia Giuseppe Dozza.59 Forse allude alla decisione del CLNAI nella quale si invitano i CLN provinciali ad « allargare la sfera della propria rappresentanza associandosi ovunque esponenti dei gruppi sindacali» (cfr.: Documenti ufficiali del CLNAI, Milano, 1945, pp. 44-47).80 II secondo numero di Unità-Avanti non deve mai esser stato pubblicato.

I l pei a Bologna nel 1944-45 81

proposto ai compagni di cercare di rendere questo fatto permanente, pubbli­cando poi qualche numero delYUnità. Prevedono resistenza della base ma com­prendono l ’importanza della cosa.

La nostra Federazione di Bologna ha proposto ai compagni socialisti d i fare della Lotta l ’organo delle due Federazioni, cambiandogli eventualmente anche il titolo. Così si avrebbero l’Unità, VAvanti per i due singoli partiti e la Lotta o altro nome, comune. Si è anche proposto di riunire insieme periodicamente le due segreterie federali. Esamineranno e risponderanno61.

Intanto, hanno accettato di organizzare un incontro fra noi e l’esponente della corrente riformista per fare l ’azione politica indicata nella lettera prece­d en te62. Q uest’ultimo si è dichiarato felicissimo dell’iniziativa.

Democratici-Cristiani. G li incontri ufficiali sono stati due, più una conversa­zione per nostra iniziativa, e con la partecipazione tu tte e tre le volte dei socia­listi, i quali hanno proceduto in pieno accordo con noi. Si sono ripresi tu tti gli argomenti toccati nel mese di ottobre, quando fu presentato il nostro mani­festo dell’agosto sui rapporti coi cattolici. Sembrava una ripetizione, ma forse ciò si doveva alla presenza di altri due amici DC che le altre volte non c’erano; o forse anche, volevano ricontrollare il nostro atteggiamento.

Le cose essenziali per loro erano queste: nostro atteggiamento di fronte alla religione; questione della Democrazia (accetterete la nostra Democrazia?). Si è parlato a lungo. Difficile portarli su questioni concrete. Li interessava molto anche il problema della Curia. Vedevano con interesse la questione di migliorare i rap­porti per la Curia e cittadinanza antifascista. Abbiamo proposto che la Curia faccia ora, a sua scelta, un gesto pubblico che la svincoli dal fascismo. Essi assi­curano che non è vero tu tto quel che appare, che vi sono state è vero delle spe­culazioni fasciste, alle quali è vero che la Curia non ha avuto il coraggio di ri­spondere, ecc. ecc.

Nell’intervallo fra il primo ed il secondo incontro vi erano stati l ’affare Roatta e gli arresti di Roma che li avevano impressionati e facevano vedere loro dichia­ratamente il pericolo fascista che prima tendevano a trascurare, e quindi senti­vano maggiormente le esigenze dell’unità. Ma vi era stato anche il disgraziato articolo dèi'A van ti! contro il Cardinale 63, — vi abbiamo mandato il numero in

61 Tale numero unico non si realizzerà. La lotta, cit., e La Squilla, cit., continueranno ad uscire, clandestinamente e dopo la Liberazione, separatamente.62 Non abbiamo ritrovato la lettera che qui si richiama.63 Trattasi dell’articolo 'Eminenza, ascoltate!..., che appare sull’Avanti!, cit., a. 49, n. 4, 6 marzo 1945, contro il Cardinale di Bologna G. B. Nasalli Rocca di Corneliano. In esso, tra l’altro, si legge: « Voi [...] a conoscenza di tanti delitti ed atti nefandi [i delitti nazi-fascisti, ed ultimo quello accaduto " in una cittadina di Romagna... quattro sedicenni, stuprate, violentate dai ' lurchi ’ in presenza di donne e di bam­bini, di suore e di vescovi "], Voi tacete! » [...] « Oh, non poteva essere che così! [perchè] [...] Voi, Conte di Corneliano, privilegiato fra gli uomini, Voi Principe della Chiesa, privilegiato fra i potenti, Voi aspirante al Triregno Pontifìcio, candidato del fascismo al privilegio dei Sovrani» [...] [perchè] «durante il conflitto fra i due poteri, a proposito dell’Azione cattolica, [...] vi recaste primo fra i Presuli, ad osse­quiare il Duce a Forlì, mentre gli echi e le proteste Vaticane infiammavano ancora i cuori dei credenti» [perchè] [...] «avete sempre fornicato con i fascisti» [...]. E poi conclude così: « Il giorno in cui rifaremo la strada sparsa dei nostri morti, il giorno in cui la loro memoria rischiarerà la grave opera nostra, il giorno in cui le

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questione — uscito lo stesso giorno dell’incontro precedente all’insaputa degli organi responsabili per una serie di coincidenze. La cosa fu chiarita in via preli­minare con dichiarazioni dei socialisti e nostre. I fascisti avevano subito cercato di approfittarne, ma i DC erano molto meno scandalizzati di quanto si sarebbe potuto credere. Ne deduciamo che sentono imperiosamente la necessità di an­dare d’accordo. Per la proposta di cui sopra riguardo alla Curia non hanno detto nulla di preciso, ma è nostra sensazione che sia stata accettata (« non si potrà forse fare ora, perchè non sembri che si ceda ad una imposizione pubblica », « ne parleremo in un momento più adatto », ecc.). Si parlò abbastanza a lungo sia della lotta contro le spie (come andò il caso Isolani, sono proprio spie sicure quelle che si ammazzano, ecc.) e furono tranquillizzati; poi, delle questioni agrarie: sostenemmo la tesi dell’articolo « S em in a re» 64. Alla fine sembravano abbastanza tranquillizzati anche su questo. Dichiararono esplicitamente che essi erano oggetto di critiche perchè andavano troppo d ’accordo con noi e per­ciò avevano bisogno di argomenti che noi dovevamo offrire. Presentammo il progetto di documento com une65, dichiarando che avremmo accettato anche una dichiarazione meno completa. Si sono riservati di esaminarlo; si farà prossima­mente un’altra riunione.

Intellettuali. Si sono fatte parecchie riunioni. Ne sono venuti fuori un gruppo di giovani intellettuali comunisti e un CdLN degli intellettuali. I l primo ha fatto un appello che vi mandiamo 66. I l secondo doveva farlo ma non abbiamo finora il testo definitivo; vi abbiamo mandato il p rogetto67. Sono dei giovani che promettono e che hanno conoscenze e relazioni in altre città. Nei due docu­menti non si parla del luogo dove sono fatti per ragioni cospirative, cioè per il pericolo che gli autori possano essere identificati. Non vi è quindi nessuna pre­tesa di diventare un centro nazionale. Ma, sempre dal punto di vista cospirativo, e forse anche non solo per questo, essi domandano che una certa diffusione sia fatta anche in altri centri, fuori della Regione. Ci pare che si potrebbero accon­tentare e che sarebbe effettivamente prudente farlo. I documenti non sono an­cora molto concreti, ma sono un primo passo. Hanno sostanzialmente accettato le nostre osservazioni, ma abbiamo voluto che i documenti restassero farina del

invendicate lagrime delle nostre madri e delle nostre spose ci ricorderanno lo scherno, la minaccia e l’affronto dei tedeschi, e i loro aperti o nascosti sostenitori, quel giorno, Eminenza, il popolo vi respingerà dagli altari delle nostre chiese, dai sepolcri dei nostri martiri e in nome dei sacrifìci compiuti e dei dolori sofferti, sconsacrerà per sempre Voi,, sacerdote di casta, Voi, Cardinale di “ Crociata Italica ”, Voi, papa di Farinacci ».64 È l’articolo de La lotta, cit.66 II documento dal titolo « Dichiarazione comune proposta dalle Federazioni Pro­vinciali Socialista e Comunista al Partito Democratico Cristiano il 13 marzo 1945, alla quale confidiamo sarà dato presto risposta », viene successivamente pubblicato (2 pa­gine a stampa, cm. 12,3 X 17,3).66 Trattasi dell’« Appello agli Intellettuali », del febbraio 1945, redatto da Paolo For­tunati (stampato su 8 pagine, cm. 16 X 23) e' diffuso unitamente alla rivista del gruppo intellettuali «Antonio Labriola», Tempi Nuovi, a. I, n. 1, del marzo 1945, della quale è parte integrante.67 II testo definitivo fu poi pubblicato successivamente su due fitte pagine di un foglio a stampa (di cm. 23,5 X 32) col titolo: « Intellettuali: o sarete popolo o non sarete niente. Il miglior esito della cultura è l’azione (Appello di un Comitato di Liberazione Nazionale di Intellettuali) », datato: febbraio 1945.

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loro sacco. Donde, l’introduzione prudenziale nell’appello degli intellettuali co­munisti. Nella redazione definitiva di questo documento — che probabilmente stamperemo, per dare una soddisfazione a questi compagni le cui iniziative fi­nora sono state molto disgraziate e che il P. non aveva abbastanza aiutati — è rimasto escluso, non sappiamo ancora perchè, un passo sulla collaborazione cogli alleati che invece avrebbe dovuto essere aggiunto a nostra richiesta ed era già stato redatto da loro stessi. È stato invece escluso di comune accordo un passo, il quale incontrava calorosi sostenitori e oppositori, in cui si affermava che il comuniSmo è una forma di cristianesimo.

Si tratta per taluni di uomini di primo ordine, vicini ai cattolici, uno di essi è senz’altro cattolico-comunista ma non nel senso della sinistra cattolica, bensì del nostro P., che hanno una forte personalità e coi quali si deve lavorare con chiarezza e circospezione. Ma sono uomini che promettono di fare molta strada M.

Il CdLN degli intellettuali si è cercato di costituirlo dal basso e pratica- mente vi si è riusciti. I liberali hanno protestato perchè avrebbero voluto di­scutere prima in CdL, ma in fondo la cosa è rimediata con soddisfazione gene­rale. Si tratta in generale di giovani che hanno chiesto di entrare nelle SAP.

Il lavoro per gli intellettuali, secondo rapporti giuntici ora si sviluppa ab­bastanza bene.

I l manifesto del CdLN intellettuali è stato approvato senza difficoltà con lievi modifiche.

Avremo il testo nei prossimi giorni.Sono stati creati i seguenti sottocomitati, Università, due scuole medie, in­

gegneri, medici, avvocati e artisti.

Informazioni da Bologna e Provincia

La manifestazione del 3 /3 in città e Io sciopero alla manifattura organizzati dal nostro P. con la mobilitazione degli organismi di massa, ha suscitato grande entusiasmo fra la massa femminile e la popolazione aprendo così nuove e più larghe prospettive per ulteriori movimenti di massa da parte nostra 68 69. La di­stribuzione del sale non ha certamente soddisfatto i bisogni vitali delle masse popolari. Ed esse hanno compreso che solo attraverso la lotta si può strappare

68 Secondo il prof. Paolo Fortunati, che ha reso un’ampia, documentata testimo­nianza sull’attività politico-culturale del gruppo (in: Luciano Bergonzini, La Resi­stenza a Bologna, cit., pp. 310-329), i protagonisti sono: dott. Giuseppe Beltrame, prof. Alfredo Bergami (caduto in combattimento il 14 agosto 1944), stud. univ. Lu­ciano Bergonzini; prof. Corrado Bondi; dott. Renato Cenerini; dott. Corinna Cerrone; prof. Ersilio Colombini; dott. Aldo Cucchi; prof. Giuseppe Da Via; prof. Galvano della Volpe; prof. Alfredo De Polzer; stud. univ. Giorgio Fanti; Aurelio Fontana; prof. Roberto Mazzetti; Antonio Meluschi; Luciano Minguzzi; Gianni Palmieri (ca­duto in combattimento il 30 settembre 1944); dott. Amedeo Ratta; prof. Giulio Ta- vernari; Rito Valla; prof. Evangelista Valli; dott. Giorgio Vecchietti; Farpi Vignoli.69 Della manifestazione riferisce l’Unità, cit., edizione straordinaria, a. XXII, n. 4, 4 marzo 1945. I titoli del foglio sono i seguenti: « La risposta delle donne bolognesi al manifesto che promette il sale alle spie. Centinaia di donne irrompono nell’ufficio del podestà. Oltre un migliaio di dimostranti percorrono le vie Ugo Bassi, Roma e Riva Reno manifestando davanti al deposito del sale di Via Azzogardino. Fermata di lavoro e manifestazione alla manifattura tabacchi ».

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qualche cosa ai nostri odiati nemici nazi-fascisti ed impedire il loro piano cri­minoso di farci morire di fame.

Questo stato d ’animo è stato immediatamente sfruttato dai nostri compagni i quali si sono messi all’opera per mobilitare tu tti gli organismi di massa per un lavoro più profondo ed esteso tra le masse popolari al fine di ottenere una partecipazione più larga alla successiva manifestazione stabilita per il giorno 10/3.

Un eventuale appoggio dei SAP a questa manifestazione, che doveva di nuovo ripetersi in Comune, ha dovuto essere scartata per la difficoltà che esso presentava, per l ’esiguità delle nostre forze nei riguardi di quelle fasciste e te­desche e non essendo opportuno dare aperta battaglia nel cuore della città in questo momento.

I l lavoro di mobilitazione delle masse popolari ha dato dei risultati supe­riori e più marcati della prima manifestazione. O ltre duemile tra donne e uo­mini si sono recati in piazza a gruppi la mattina del 10/3 alle ore 9. Però, o per leggerezza o per mezzo di qualche provocatore, questa volta il fattore sorpresa, che aveva tanto sconcertato il nemico nella precedente, è mancato, incidendo particolarmente sul corso di questa manifestazione. Il giorno prima della data stabilita le autorità fasciste cittadine debbono avere avuto sentore di ciò che si stava preparando poiché ancor prima delle ore 9 di sabato un notevole spie­gamento di forze tedesche e fasciste presidiavano il Comune, le piazze e le vie principali del centro facendo uso di autoblindo, mitragliatrici, mitra e rivoltelle spianate contro la popolazione. Di tu tte le porte d ’accesso al Comune solo quella centrale era aperta ma presidiata da briganti neri con mitra spianati.

Questo preventivo e notevole spiegamento di forze ha stroncato sul nascere la manifestazione creando una certa titubanza ed impressione tra la massa ed i compagni stessi che dirigevano sul posto la manifestazione. Ciò nonostante un gruppo di circa 250 persone sono riuscite a penetrare ugualmente nell’interno del palazzo comunale, mentre il restante della massa, più di duemila, ha fatto corona circolando attorno alla piazza fin dopo le 10, indi si è dileguata. Non vi è stata nessuna esplosione clamorosa, ma solo un sordo e generale mormorio, segno evidente di odio generale contro il nemico. Solo all’interno del Comune, agli sportelli dove venivano distribuiti i buoni della legna, un gruppo di circa 150 persone è riuscita ad inscenare una dimostrazione e a farsi consegnare con sollecitudine i buoni per la legna. Le misure prese dal nemico sono indice elo­quente della consapevolezza che le masse popolari lo odiano e che vogliono farla finita per sempre con la sua politica di fame, di miseria, di terrore fatta ai danni del popolo. Questo gli incute spavento e lo ha costretto a fare nuove se pur irrisorie concessioni. Il Carlino dell’l l marzo ha annunciato la distribuzione di 40 grammi di grassi a testa per la popolazione, quella della carne da parec­chio tempo sospesa, del formaggio e conserva.

Mentre si stava preparando la manifestazione i compagni della officina SASIB, in comune accordo coi compagni socialisti, lavoravano per la prepara­zione di una fermata di lavoro, da combinarsi con la manifestazione di piazza, in segno di protesta e per la richiesta di viveri, indumenti di lavoro e miglio­ramento salariale. La mattina del 10/3 ultimato il lavoro di mobilitazione e ribadite le parole d ’ordine gli organismi di massa CdA e CdL di fabbrica dispo­nevano per la fermata di lavoro alle ore 9.

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Tutta la maestranza operaia e impiegatizia alla parola d ’ordine data scio­perava. Una delegazione di operai e impiegati si portava in direzione a porre le- rivendicazioni che le masse lavoratrici esponevano: aumento del salario, di­stribuzione di grassi, generi alimentari in quantità sufficiente ed indumenti.

D i fronte alla compattezza e decisione di tu tta la maestranza la direzione si è vista costretta a dare assicurazioni di venire incontro alle richieste fatte. Ha pure invitato la delegazione a rivolgersi ad un ufficiale tedesco il quale ha pro­messo di interessarsi della cosa. La fermata di lavoro è stata oggetto di discus­sione per tu tta la giornata e la massa lavoratrice si ripromette di riprendere la lotta a giorni se non le sarà concesso quanto ha chiesto.

Noi abbiamo richiamato i nostri compagni per avere la delegazione trattato anche con i tedeschi poiché se ne poteva fare a meno.

Nelle vicinanze di Castelmaggiore gli operai della Todt si sono agitati in segno di protesta per il trattam ento a cui sono sottoposti. Una delegazione di operai, parte di questi compagni, si è portata in direzione ed ha chiesto una diminuzione delle ore lavorative, aumento del salario, distribuzione di generi alimentari e sigarette. Le ore di lavoro sono state ridotte mentre per le altre rivendicazioni sono state fatte delle promesse.

Dopo lo sciopero del 3 /3 alla M anifattura Tabacchi è stata effettuata una distribuzione di generi alimentari e mezzo chilo di sale a testa per operaio.

Le autorità fasciste e tedesche cittadine hanno emanato un decreto nel quale si invita la popolazione approvvigionata a grano a versare il 10 % della quantità avu ta70. Il CdL cittadino sta preparando un suo decreto da contrap­porre a quello per invitare la popolazione a non consegnare il grano e per sma­scherare gli affamatori del popolo. L’ordinanza delle autorità fasciste ha creato' grande indignazione tra le masse popolari. Ciò ha provocato grande preoccupa­zione e timore da parte dei tedeschi poiché sembra che abbiano disposto di in­viare a Bologna 40.000 q.li di grano da oltre Po. Il 70 % dei precetti per la consegna del grano sono stati respinti dagli interessati i quali in molti casi hanno- minacciato gli agenti municipali che ne fanno la distribuzione.

Dalla provincia

M entre in città non è stato possibile preparare la manifestazione per l’8 marzo, quale festa internazionale della donna, data la poca disponibilità di tempo, fra una manifestazione e l’altra, in Provincia questa giornata è stata- caratterizzata da una serie di manifestazioni contro la fame e il terrore nazi­fascista 71.

70 La Federazione comunista lancia un proprio volantino, presumibilmente nella se­conda decade di febbraio, contro la manovra fascista, contenente il seguente incita­mento: « Bolognesi, profughi, sinistrati! Uomini, donne, giovani e vecchi: Unitevi! Assaltate in massa i magazzini e gli ammassi degli affamatori nazi-fascisti. Vuotateli e distribuite equamente fra la popolazione il grano e gli altri generi così recuperati a mezzo di appositi comitati da voi stessi nominati » (il testo integrale è in: Appelli e proclami dei comunisti bolognesi per la lotta di Liberazione, cit., p. 53).71 A tale scopo la Federazione comunista lancia un volantino (la cui tiratura ammon­ta a 4.000 copie) dal titolo: « Manifestando in massa contro la fame e le violenze-

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A Granarolo, organizzati dai GDD e con l ’appoggio del P. circa 300 donne si sono portate in Comune per esigere una distribuzione di viveri.

Data la presenza continua di tedeschi sul luogo questi sono intervenuti per intimorire la massa. Ciò però ha prodotto l’effetto opposto poiché le donne si sono scagliate contro di essi accusandoli di essere i responsabili della fame e della rovina in cui è ridotta la popolazione. Di fronte all’atteggiamento deciso delle donne sono venuti a più miti consigli e, preoccupati di ciò, si sono visti costretti a concedere due etti e mezzo di zucchero e di marmellata per bambini •e vecchi prelevandoli dal loro magazzino.

Sempre organizzata dal GDD con l’aiuto dei compagni a Minerbio oltre 200 donne hanno manifestato in piazza. Data la insufficienza e irregolare distribu­zione della carne ed altri generi è stata decisa la costituzione di una commissione di controllo da esercitarsi allo spaccio locale.

A Zola Predosa i GDD e la massa femminile hanno celebrata la giornata dell’8 marzo con una manifestazione di oltre 400 persone. Grida di evviva al movimento di Liberazione e di odio mortale ai nazi-fascisti sono state lanciate dai manifestanti.

Pure a Crespellano si è celebrata la giornata dell’8 marzo, con la presenza di oltre 150 donne, inneggiando ai GDD e con grida di morte ai tedeschi e fascisti.

A Malalbergo e Baricella sono state costituite commissioni popolari per stabilire e controllare l ’acquisto diretto di capi di bestiame dai contadini e la vendita della carne da parte dei macellai alla popolazione con una regolare di­stribuzione a prezzi equi, poiché da parecchio tempo la carne in detti Comuni mancava.

A Molinella una commissione di donne si è recata dalle autorità locali per esigere la cessione di una casa di proprietà comunale da adibire ad uso di asilo per i bambini delle donne lavoratrici dei campi. Alla cura e sorveglianza dei bambini sono state incaricate quattro donne che dovranno essere pagate, con il medesimo salario delle altre, dai proprietari agrari.

Infine a Casalecchio circa 35 donne sono andate di nuovo in Comune per esigere una distribuzione di viveri.

Di fronte al dilagarsi ed all’accentuarsi dei movimenti di massa, partico­larmente in Provincia ed in città, i nostri odiati nemici tedeschi e fascisti, vedendosi sempre più minacciati, hanno rincrudito la reazione. Nelle ultime manifestazioni alcune donne sono state arrestate. Così pure nostri compagni sono molto ricercati per essersi scoperti un po’ troppo. Abbiamo provveduto immediatamente a degli spostamenti e a consigliare i compagni ad osservare ancora certe norme cospirative.

Nonostante questo però l’entusiasmo e lo spirito combattivo delle masse è sempre molto elevato, specie in Provincia, e le agitazioni continuano contro la fame e il terrore nazi-fascista.

A Sala Bolognese il giorno 17 marzo oltre 200 donne si sono portate in piazza del Comune e di fronte alle pseudo autorità locali hanno chiesto con

nazi-fasciste le donne bolognesi, l’Otto Marzo, celebreranno la giornata internazionale delle donne » (il testo è in: Appelli e proclami dei comunisti bolognesi per la lotta di Liberazione, cit., p. 53).

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insistenza il rilascio di Patrioti arrestati. Non si sa ancora se ne sono stati rilasciati.

Dopo le precedenti manifestazioni fatte a Budrio dalle masse popolari, in prevalenza femminili, le autorità locali sono state costrette a distribuire alla popolazione del Comune, con esclusione delle famiglie contadine, due etto­grammi di olio a testa. L ’ingiusta distribuzione è stata motivo di nuove ma­nifestazioni.

I l giorno 20 marzo oltre 400 donne e uomini ritornavano in Comune per esigere la distribuzione dell’olio anche alle famiglie contadine. Avuto poi sen­tore che i tedeschi volevano portare via l’olio, il giorno successivo di nuovo 200 donne e contadini si portavano in Comune per protestare. Escluso il se­gretario comunale, nessuna altra autorità locale era presente. Le manifestanti hanno voluto che questi si portasse con loro a constatare la giacenza dell’olio nei negozi dei piccoli esercenti.

Non trovandolo hanno chiesto, da parte dei bottegai, la distribuzione di sigarette e di soda che avevano accantonato previo pagamento a prezzo di cal­miere. Ciò è stato certamente un grave errore poiché ci si è prestati alle pro­vocazioni del nemico che cerca di m ettere gli operai contro i contadini, e i consumatori contro i piccoli esercenti e bottegai.

Le compagne dei Gruppi di Difesa sono state richiamate per dimostrare a loro come sono ancora disorientate e come ciò le porti ad una impostazione errata della lotta che dobbiamo condurre contro gli affamatori nazi-fascisti veri responsabili della rovina e catastrofe del nostro paese.

Si sta facendo il computo su ciò che è stato raccolto nella settimana del Partigiano indetta dalla nostra Federazione72 sotto gli auspici del CdLN regio­nale e con la partecipazione degli organismi di massa: GDD, C. del Lavoro, F. della G., Comitati di Liberazione locali e periferici, C. dei contadini e di agitazione.

Già dalla sola zona Imolese si sa che è stata raccolta la rilevante somma di lire 100.047, q.li 4 di farina, uno di grano, kg. 80 di lana ed altra roba.

Abbiamo dato disposizioni acciocché il sindaco si rechi a completare il Triumvirato NE. Dobbiamo farvi rilevare che se ritardo vi è stato nel realizzare questa soluzione, ciò lo si deve al fatto che ancora una volta non ci è possibile avere comunicazioni dirette epistolari con quel TI.

Se da Reggio ci avessero scritto subito (una lettera inviata da Reggio a Mo­dena il giorno stesso può giungere a Bologna), la questione sarebbe stata subito risolta.

Non sappiamo se potremo scrivervi altre lettere dopo la presente, se per caso questa fosse l’ultima, vogliamo accertarvi che noi, e tu tto il P. di qui, faremo il possibile per essere all’altezza dei compiti che il P. ci ha affidati.

72 Per la « Settimana del Partigiano » la Federazione comunista lancia ben tre volan­tini a stampa, di larga tiratura (i testi sono in: Appelli e proclami dei comunisti bolo­gnesi per la lotta di Liberazione, cit., pp. 51-52).