domande filosofia

24
Fichte 1. Perché per Fichte la filosofia deve essere “dottrina della scienza”? POSSIBILE RISPOSTA: Perché la dottrina della scienza è quel sapere «assolutamente certo e infallibile» che si identifica con l’esposizione del «sistema dello spirito umano». Tale sapere prende la forma di una scienza della scienza, ossia di una teoria volta a mettere in luce il principio primo ossia l’Io su cui si fonda ogni scienza, per poi dedurre da esso ogni realtà. 2. Qual è il principio primo del sapere? POSSIBILE RISPOSTA: Il principio primo del sapere è, per Fichte, l’Io stesso. Infatti, ogni altro preteso principio (ad es. la legge di identità: A = A)presuppone l’Io ed è posto dall’Io: «Noi siamo partiti dalla proposizione: A = A, non come se da essa si potesse dedurre la proposizione: Io sono, ma perché dovevamo partire da una qualunque proposizione certa, data nella coscienza empirica. Ma anche nella nostra spiegazione si è visto che non la proposizione: A = A è il fondamento della proposizione: Io sono, ma che piuttosto quest’ultima è il fondamento della prima». A sua volta, l’Io non è posto da altri, ma si configura come un’attività auto-creatrice che si pone da sé. Per deduzione Fichte intende la dimostrazione e la giustificazione sistematica di tutte le proposizioni della filosofia per mezzo dell’Io. A differenza di quella kantiana, che è una deduzione trascendentale o gnoseologica, cioè diretta a giustificare le condizioni soggettive della conoscenza (le categorie), la deduzione fichtiana è una deduzione assoluta o metafisica, poiché intende servirsi dell’Io, che a sua volta è indeducibile, essendo dato a se stesso tramite un atto di intuizione intellettuale, per spiegare l’intero sistema della realtà: «Tutto il

Upload: domenica-luzzi

Post on 08-Nov-2015

227 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Fichte

1.Perch per Fichte la filosofia deve essere dottrina della scienza?

POSSIBILE RISPOSTA:Perch la dottrina della scienza quel sapere assolutamente certo e infallibile che si identifica con lesposizione del sistema dello spirito umano.Tale sapere prende la forma di una scienzadella scienza,ossia di una teoria volta a mettere in luce il principio primo ossia lIo su cui si fonda ogni scienza, per poidedurreda esso ogni realt.

2.Qual il principio primo del sapere?

POSSIBILE RISPOSTA:Ilprincipio primo del sapere, per Fichte, lIo stesso. Infatti, ogni altro preteso principio (ad es. la legge di identit: A = A)presupponelIo ed postodallIo: Noi siamo partiti dalla proposizione: A = A, non come se da essa si potesse dedurre la proposizione: Io sono, ma perch dovevamo partire da una qualunque proposizionecerta,data nella coscienza empirica. Ma anche nella nostra spiegazione si visto che non la proposizione: A = A il fondamento della proposizione: Io sono, ma che piuttosto questultima il fondamento della prima.A sua volta, lIo non posto da altri, ma si configura come unattivit auto-creatrice che si pone da s.PerdeduzioneFichte intende la dimostrazione e la giustificazione sistematica di tutte le proposizioni della filosofia per mezzo dellIo. A differenza di quella kantiana, che una deduzionetrascendentaleo gnoseologica, cio diretta a giustificare le condizioni soggettive della conoscenza (le categorie), la deduzione fichtiana una deduzioneassolutao metafisica, poich intende servirsi dellIo, che a sua volta indeducibile, essendo dato a se stesso tramite un atto di intuizione intellettuale, per spiegare lintero sistema della realt: Tutto il dimostrabile deve essere dimostrato tutte le proposizioni debbono essere dedotte tranne quel primo e supremo principio.Perintuizione intellettualeFichte intende lauto-intuizione immediata che lIo ha di se stesso in quanto attivit auto-creatrice. Attivit per la quale conoscere qualcosa (se medesimi o gli oggetti) significafareoprodurretale qualcosa ed esserne, implicitamente o esplicitamente consapevoli. Uno dei testi pi significativi ed accessibili di Fichte afferma: chiamointuizione intellettualequestintuizione di se stesso di cui ritenuto capace il filosofo, nelleffettuazione dellatto con cui insorge per lui lio. Essa la coscienza immediata che io agisco, e di ci che agisco: essa ci per cui so qualcosa perch la faccio. Che una tale facolt dellintuizione intellettuale esista, non si pu dimostrare per concetti, ne si pu sviluppare da concetti quello che essa . Ognuno deve trovarla immediatamente in se stesso, altrimenti non imparer mai a conoscerla. La richiesta di dimostrargliela per ragionamenti ancor pi sorprendente di quella, ipotetica, di un cieco nato di spiegargli, senza chegli debba vedere, che cosa sono i colori. E pero possibile dimostrare a ciascuno nella sua esperienza personale da lui stesso ammessa che questintuizione intellettuale presente in tutti i momenti della sua coscienza. Io non posso fare un passo, muovere una mano o un piede, senza lintuizione intellettuale della mia autocoscienza in queste azioni; solo merce questintuizione so di essereioa compierli, solo in forza di essa distinguo il mio agire, e me in esso, dalloggetto, in cui mimbatto, dellazione. Chiunque si attribuisce unattivit fa appello a questintuizione. In essa la fonte della vita, e senza di essa la morte.Inoltre 1)lintuizione intellettuale, come risulta dal passo citato, presente a ciascuno, sebbene raggiunga la piena coscienza di se solo nel filosofo. 2) Con il concetto di intuizione intellettuale Fichte attribuisce alluomo quellintuito creatore che Kant attribuiva solo aDio.

3.Che cos lIo per Fichte?

POSSIBILE RISPOSTA:PerIoFichte intende il principio assolutamente primo, assolutamente incondizionato, di tutto Lumano sapere , ovvero unattivit autocreatrice, libera, assoluta ed infinita. In Fichte assistiamo quindi ad una sorta di enfatizzazione metafisica dellIo, che da semplice condizione del conoscere (comera llo penso di Kant) diviene la fonte del reale, cio Dio.LIo viene anche definito comeAutocoscienza.LAutocoscienza di cui parla Fichte si identifica con lIo, ovvero con la consapevolezza che il soggetto ha di se medesimo. Consapevolezza che sta alla base di ogni conoscenza. Infatti, io posso avere coscienza di un oggetto qualsiasi solo in quanto ho nello stesso tempo coscienza di me stesso: Non si pu pensare assolutamente nulla senza pensare in pari tempo il proprio Io come cosciente di se stesso; non si pu mai astrarre dalla propria autocoscienza. In quanto Autocoscienza, lIo risulta quindi, per definizione, unattivit che ritorna sopra di s.

4.Perch lIo viene definito come attivit autocreatrice e quali caratteristiche possiede?

POSSIBILE RISPOSTA:LIo unattivit autocreatricepoich esso, a differenza delle cose, che sono quello che sono,poneo crea se stesso: Ci il cui essere (o la cui essenza) consiste puramente nel porsi come esistente, lIo come soggetto assoluto; LIo quel cheesso si pone. Questa prerogativa dellIo viene illustrata da Fichte con il concetto diTathandlung.Tathandlung un termine caratteristico che usa Fichte per alludere al fatto che lIo , nello stesso tempo, attivit agente (Tat) e il prodotto dellazione stessa(Handlung),ovvero che lIo ci che egli stesso si crea o produce (essesequitur agere:noi siamo quel che ci facciamo). LIopone sestesso ed in forza di questo puro porsi per se stesso [...]. Esso , in pari tempo, lagente e il prodotto dellazione; ci che attivo e ci che prodotto dellattivit.Inoltre in quanto attivit auto-creatrice, lIo risulta strutturalmentelibert. Lassoluta attivit la si chiama anche libert. La libert la rappresentazione sensibile dellauto-attivit.In quanto attivit creatrice ed auto-creatrice, lIo , per definizione, un essereassoluto, ovvero un ente in-condizionato ed infinito che non dipende da altro, ma da cui tutto il resto dipende.In quanto assoluto, lIo infinito. Infatti, tutto ci che esiste esiste soltantonellIo e perlIo, il quale, di conseguenza, ha tuttodentrodi s e nulla fuori di s: In quanto assoluto lIo infinitoeillimitato.Esso pone tutto ci che ; e ci che esso non pone, non (peresso; fuoridi esso non ce nulla). Quindi, in questo riguardo, lIo abbraccia in s tutta la realt....LIo detto anche, con linguaggio kantiano,Io puro, poich esso si identifica con unattivit scevra (= pura) da condizionamenti empirici.

5.Quali sono i momenti del processo dialettico dellIo?

POSSIBILE RISPOSTA:Iprincipi della Dottrina della scienza, ossia le cosiddette proposizioni fondamentali della deduzione fichtiana, sono tre. La prima afferma che LIo pone se stesso.La seconda che LIo pone un non-io.La terza che LIo oppone nellIo ad un io divisibile un non-io divisibile.In altri termini, laprima proposizionestabilisce come il concetto di Io in generale si identifichi con quello di unattivit auto-creatrice ed infinita.Lasecondastabilisce che lIo non solo pone se stesso, ma oppone anche a se stesso qualcosa che, in quanto gli opposto non-io. Tale non-io tuttavia postodallIoed e quindi nellIo.IIterzo principiomostra come lIo, avendo posto il non-io, si trovi ad esserelimitatoda esso, ovvero ad esistere sotto forma di un io divisibile (= molteplice e finito ) avente di fronte a s altrettanti oggetti divisibili.II secondo principio, osserva Fichte, non risulta, a rigore, deducibile dal primo poich la forma dellopporre cos poco compresa nella forma del porre, che le anzi piuttosto opposta. II che un modo per dire che il finito non risulta deducibile dallinfinito, ossia che fra lassoluto e il finito v un intervallo, uno iato, una soluzione di continuit.Tutto ci non toglie, come risulta chiaro soprattutto dalla terza ed ultima parte dellaDottrina della scienzache il non-io funzioni da urto indispensabile per mettere in moto lattivit dellIo e si configuri quindi come condizione necessaria affinch vi sia un soggettoreale:Lattivit dellIo procedente allinfinito deve essere urtata in un punto qualunque e respinta in se stessa [...]. Che questo accada, come fatto, non si pu assolutamente dedurre dallIo, come pi volte stato ricordato; ma si pu certamente dimostrare che questo fatto deve accadere, affinch una coscienza reale sia possibileIn altri termini, pur essendo indeducibile, in assoluto, dallequazione Io = Io, il non-io risulta indispensabile per spiegare lesistenza di una coscienzaconcreta,la quale postula necessarimente la strutturabipolaresoggetto-oggetto, attivit-ostacolo, posizione- opposizione: quellopposto non fa se non mettere in movimento lIo per lazione, e senza tale primo motore al di fuori di esso, lIo non avrebbe mai agito; e poich la sua esistenza non consiste se non nellattivit, non sarebbe neppure esistito.

6.Che cos il Non-Io?

POSSIBILE RISPOSTA:Non-Io. Con questo termine Fichte intende il mondo oggettivo in quanto posto dallIo ma opposto allIo; Nulla posto originariamente tranne lIo; questo soltanto posto assolutamente. Perci soltanto allIo si pu opporre assolutamente. Ma ci che opposto allIo =Non-io.Non-io, oggetto, ostacolo, natura, materia ecc. in Fichte sono tutti termini equivalenti. In concreto, il non-io si identifica con la natura interna (il nostro corpo e i nostri impulsi) ed esterna (le cose prive di ragione).

7.Cosa intende Fichte per io finito?

POSSIBILE RISPOSTA:Lio finitoo divisibile o empirico lIo, il quale, avendo posto il non-io, si trova ad esserelimitatoda esso, cio ad esistere concretamente sotto forma di un individuo condizionato dalla natura (interna ed esterna) e per il quale la purezzadellIo assoluto rappresenta solo un ideale o una missione.

8.Come pu essere descritto il rapporto tra lIo e gli io finiti?

POSSIBILE RISPOSTA:Il rapporto fra lIo infinito e gli io finitipu essere descritto dicendo che lIo non tanto la sostanza o la radice metafisica degli io finiti, quanto la loro meta ideale. Anzi, linfinito per luomo pi che consistere in unessenza gi data, si configura come dover-essere e missione. Tanto pi che lIo infinito coincide con un Io assolutamente libero, ossia con uno spirito scevro di ostacoli e di limiti. Situazione che per luomo rappresenta una semplice aspirazione. Di conseguenza, dire che lIo infinito la missione o il dover-essere dellio finito significa dire che luomo uno sforzo infinito verso la libert, ovvero una lotta inesauribile contro il limite. Infatti, se luomo. riuscisse davvero a vincere tutti i suoi ostacoli, si annullerebbe come Io, cio come attivit.

9.Che cosa il processo dialettico per Fichte?

POSSIBILE RISPOSTA:Dialettica. Con questo termine, tipico di Hegel, si intende ilprincipio gi presente in Fichte sin dallaDottrina della scienzadel 1794 della struttura triadica della vita spirituale (tesi antitesi sintesi) e il concetto di una sintesi degli opposti per mezzo della determinazione reciproca. Gli opposti o i contrari di cui parla Fichte sono lIo (la tesi) ed il non-io (lantitesi) e la sintesi loro reciproca determinazione.

10.Fichte effettua unanalisi di due modi di far filosofia. Se ne propongano le definizioni e si illustri come avviene la scelta tra le due.

POSSIBILE RISPOSTA:I due modi di far filosofia sono: il dogmatismo e lidealismo.II dogmatismo, secondo Fichte, quella posizione filosofica che consiste nel partire dalla cosa in s e dalloggetto per poi spiegare, su questa base, lio o il soggetto. In virt delle sue premesse, lidealismo, che una forma di realismo in gnoseologia e di naturalismo in metafisica, finisce sempre per sfociare nel determinismo e nel fatalismo: ogni dogmatico conseguente per necessit fatalista, nega del tutto quellautonomia dellIo su cui lidealista costituisce, e fa dellIo nientaltro che un prodotto delle cose, un accidente del mondo: il dogmatico conseguente per necessita anche materialistaLidealismo,filosofia scelta daFichte, quella posizione filosofica che consiste nel partire dallIo e dal soggetto per poi spiegare, su questa base, la cosa o loggetto: II contrasto tra lidealista e il dogmatico consiste propriamente in ci: se lautonomia dellio debba essere sacrificata a quella della cosa o viceversa; Lessenza della filosofiacriticaconsiste in ci, che un Io assoluto viene posto come assolutamente incondizionato e non determinabile da nulla di pi alto; Nel sistema critico la cosa ci che posto nellIo; nel dogmatico, ci in cui lIo stesso posto.La difesa della autonomia e incondizionatezza dellIo fa s che lidealismo si configuri, per definizione, come una dottrina della libert.Lascelta fra idealismo e dogmatismosecondo Fichte dipende da come si come uomini, ossia da unopzione etica di fondo, in quanto lindividuo fiacco e inerte sar spontaneamente portato al dogmatismo e al naturalismo, mentre lindividuo solerte e attivo sar spontaneamente portato allidealismo: La ragione ultima della differenza fra idealista e dogmatico [...] la differenza del loro interesse. Linteresse supremo, principio di ogni altro interesse, quello che abbiamoper noistessi. II che vale anche per il filosofo. La scelta di una filosofia dipende da quel che si come uomo, perch un sistema filosofico non uninerte suppellettile, che si pu lasciare o prendere a piacere, ma animato dallo spirito delluomo che lha. Un carattere fiacco di natura o infiacchito e, piegato dalle frivolezze, dal lusso raffinato e dalla servit spirituale, non potr mai elevarsi allidealismo

11.Che cosa la conoscenza per Fichte?

POSSIBILE RISPOSTA:PerconoscenzaFichte intende lazione del non-io sullio. Egli si proclama realista e idealista al tempo stesso: realista perch ammette uninfluenza del non-io sullio; idealista perch ritiene che il non-io sia un prodotto dellIo. Prendendo le distanze sia dallidealismo dogmatico (che vanifica loggetto), sia dal realismo dogmatico (che vanifica il soggetto), Fichte scrive: La dottrina della scienza dunquerealistica.Essa mostra che assolutamente impossibile spiegare la coscienza delle nature finite se non si ammette lesistenza di una forza indipendente da esse, affatto opposta a loro, e dalla quale quelle nature dipendono per ci che riguarda la loro esistenza empirica [...]. Tuttavia, malgrado il suo realismo, questa scienza non trascendente, ma restatrascendentalenelle sue pi intime profondit. Essa spiega certo ogni coscienza con qualcosa, presente indipendentemente da ogni coscienza; ma anche in questa spiegazione non dimentica di conformarsi alle sue proprie leggi; ed appena essa vi riflette su, quel termine indipendente diventa di nuovo un prodotto della sua propria facolt di pensare, quindi qualcosa di dipendente dallIo, in quanto deve esistere per lIo (nel concetto dellIo); Questo fatto, che lo spirito finito deve necessariamente porre al di fuori di s qualcosa di assoluto (una cosa in s), e tuttavia, dallaltro canto, riconoscere che questo qualcosa esiste solo per esso ( un noumeno necessario), quel circolo che lo spirito pu infinitamente ingrandire, ma dal quale non pu mai uscire. Un sistema che non bada punto a questo circolo un idealismo dogmatico, poich propriamente solo il circolo indicato ci limita e ci rende esseri finiti; un sistema che immagini di esserne uscito un dogmatismo trascendentale realistico. La dottrina della scienza tiene precisamente il mezzo tra i due sistemi ed un idealismo critico che si potrebbe chiamare un real-idealismo, o un ideal-realismo...Perimmaginazione produttivaFichte intende lattoinconscioattraverso cui lIo pone, o crea, il non-io, ovvero il mondo oggettivo di cui lio finito ha coscienza: ogni realt ogni realtper noi,si capisce, come del resto non pu intendersi altrimenti in un sistema di filosofia trascendentale non prodotta se non dallimmaginazione; nella riflessione naturale, opposta a quella artificiale della filosofia trascendentale [...] non si pu indietreggiare se non fino allintelletto, e in questo si trova poi, certamente, qualcosa didatoalla riflessione, come materia della rappresentazione; ma del modo come ci sia venuto nellintelletto, non si coscienti. Da qui la nostra salda convinzione della realt delle cose fuori di noi e senza alcun intervento nostro, perch non siamo coscienti della facolt che le produce. Se nella riflessione comune noi fossimo coscienti, come certo possiamo esserlo nella riflessione filosofica, che le cose esterne vengono nellintelletto solo per mezzo dellimmaginazione, allora vorremmo di nuovo spiegare tutto come illusione, e per questa seconda opinione avremmo torto non meno che per la prima .

12.Che cosa la morale per Fichte?

POSSIBILE RISPOSTA:Lamorale, per Fichte, consiste nellazione dellIo sul non-io e assume la forma di.un dovere volto a far trionfare, al di l di ogni ostacolo, lo spirito sulla materia. Dovere che esprime il senso di quello sforzo che lIo: Il mio mondo oggetto e sfera dei miei doveri, e assolutamente niente altro...Losforzo(Streben),che Fichte definisce un concetto importantissimo per la parte pratica della dottrina della scienza coincide con lessenza stessa delluomo, inteso come compito infinito di auto-liberazione dellIo dai propri ostacoli: Lio infinito, ma solo per il suo sforzo; esso si sforza di essere infinito. Ma nel concetto stesso dello sforzogi compresa la finit.... In altri termini, Fichte riconosce nellideale etico il verosignificatodellinfinita dellIo. LIo infinito (sia pure tramite un processo esso stesso infinito) poich si rende tale, svincolandosi dagli oggetti che esso stesso pone. E pone questi oggetti perch senza di essi non potrebbe realizzarsi come attivit e libert.

13.Perch per Fichte si pu parlare di subordinazione della ragion teoretica alla ragion pratica?

POSSIBILE RISPOSTA:Primato della ragion pratica, Con questa espressione Kant aveva designato il fatto che la morale ci da, sotto forma di postulati, ci che la scienza ci nega (la libert, limmortalit e Dio). Fichte intende invece, con essa, il fatto che la conoscenza e loggetto della conoscenza esistono soloin funzionedellagire: