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www.zucenter.com SCUOLA SUPERIORE REFLESSOLOGIA ZU anatomia-fisiologia Questa dispensa è una sintensi delle lezioni di anatomia e di fisiologia ad esclusivo uso degli allievi della Scuola Superiore di Reflessologia Zu Trascrizione della Mu Shao Long Maurizia Lavarda Dott.ssa Marilla Buratti

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SCUOLA SUPERIORE

REFLESSOLOGIA ZU

anatomia-fisiologia

Questa dispensa è una sintensi delle lezioni di anatomia e di fisiologia

ad esclusivo uso degli allievi della Scuola Superiore di Reflessologia Zu

Trascrizione della Mu Shao Long

Maurizia Lavarda

Dott.ssa Marilla Buratti

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APPUNTO A MARGINE

Ho letto e corretto queste dispense che sono il frutto della sbobinatura

delle audiocassette registrate durante le mie lezioni.

Alcuni ex studenti hanno fatto questo lavoro lavoro lungo e faticoso!!!

Vorrei fare questa nota a margine, consigliare gli studenti attuali di

considerare queste dispense come un altro strumento a cui poter attingere,

ma se utilizzate da sole, potrebbero essere fonte d’ulteriore confusione.

Perché??

Perché il linguaggio è discorsivo, e proprio perché è discorsivo, segue

regole di coerenza diverse da quelle del linguaggio scritto.

Quindi, queste dispense vanno bene solo, se inserite nello studio come

complemento ai libri e dispense, e devono essere elemento di successiva

lettura dopo le lezioni.

MARILLA BURATTI

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LA CELLULA

Dicesi CELLULA l’entità più piccola capace di vita autonoma. Premessa: Si dice che nel Micro esiste il Macro e nel Macro esiste il Micro; questo concetto è espresso, simbolicamente, attraverso il TAO dalla medicina tradizionale cinese; tutto è compreso, non esiste nulla di distinto, ma tutto è racchiuso tra queste 2 caratteristiche, opposte ma complementari; quindi tutto è all’interno di una stessa logica e di uno stesso sistema. La cellula è la parte più piccola della materia vivente, capace di vita autonoma, in altre parole ha all’interno del proprio sistema, le risorse per sviluppare la propria vita . La cellula è autonoma, e in quanto tale ha le caratteristiche che la rendono capace di vivere in un sistema aperto, per questo motivo la cellula ha bisogno di ricevere dall’esterno e di eliminare verso l’esterno. Dall’esterno riceve il materiale nutritivo, verso l’esterno elimina le scorie.

Struttura della cellula

La cellula ha una membrana che la circonda chiamata membrana cellulare. Secondo le funzioni cui è destinata, la cellula cambia la sua forma. Il concetto di forma è un concetto fondamentale in natura, perché è un modo di relazionarsi con l’esterno e di esprimere una funzione. Per esempio, se come funzione deve correre avrà una forma allungata con una coda, in assoluto la cellula più mobile è lo spermatozoo (ha una coda lunga che lo fa muovere velocemente). La forma dà la possibilità di espletare una funzione precisa. Per poter sopravvivere ed espletare le sue funzioni la cellula deve ricevere cibo ed eliminare gli scarti. La cellula riceve come cibo:

• Ossigeno

• Aminoacidi

• Zuccheri

• Grassi

• Proteine

L’ossigeno serve per bruciare i grassi e gli zuccheri. Le proteine sono delle molecole particolarmente dure, resistenti, che vengono spaccate dal nostro intestino nei loro mattoni fondamentali.

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Gli aminoacidi, sono necessari a ricostruire le nostre proteine. La proteina è materiale di ricostruzione; i grassi e gli zuccheri sono materiale energetico. Quando i grassi e gli zuccheri sono ossidati, scaldati da quest’ossidazione, si forma energia; mentre le proteine servono alla cellula per costruire le sue proteine, i muri della sua struttura. E’ necessario che nella cellula entrino grassi, zuccheri, proteine e ossigeno. L’ossigeno brucia i grassi e gli zuccheri trasformandoli in energia, che serve alla cellula per assolvere la propria funzione, ovvero per svolgere il suo compito. Es: il globulo rosso trasporta ossigeno attraverso l’emoglobina che è una proteina; senza l’emoglobina, il globulo rosso non potrebbe trasportare l’ossigeno. Il globulo rosso utilizza il portato proteico, gli aminoacidi esterni per creare le proprie proteine, in questo caso l’emoglobina, affinché possa compiere la propria funzione di trasportare ossigeno. Es: le cellule cutanee della pelle utilizzano gli aminoacidi per produrre cheratina. Le cellule utilizzano quell'energia ricavata dalla bruciatura di grassi e zuccheri per costruire queste proteine. In tutti i processi d’ossidazione, come in tutti i processi biochimici, alla fine della formazione di molecole molto energetiche, una parte di questa energia viene dispersa. Il calore prodotto che fuoriesce, va a finire nel sangue, costituendo così la nostra temperatura corporea. La temperatura corporea è molto importante per l’organismo umano, poiché sopravvive grazie a reazioni di tipo biochimico; la temperatura del nostro corpo dovrà rimanere costante a circa 37°. Noi abbiamo la possibilità di termoregolare la temperatura, infatti quando fa molto freddo, si manifesta una vasocostrizione sanguigna, ossia i vasi sanguigni della cute si restringono e fanno in modo che il calore che c’è nel sangue non si disperda all’esterno, mantenendolo all’interno, per evitare che le nostre funzioni biochimiche si blocchino. Invece, se la temperatura esterna è alta e fa molto caldo i vasi sanguigni si dilatano, ovvero abbiamo una vasodilatazione sanguigna che permette di disperdere il calore evitandoci di bollire. Quest’ossidazione si compie all’interno della cellula, precisamente nel citoplasma, dove si trovano i mitocondri. Al termine di questa operazione avremo del materiale di scarto. La cellula assume ossigeno, brucia i grassi e gli zuccheri trasformandoli in una molecola chiamata ATP che trattiene l’energia producendo gli scarti di CO2 = Anidride Carbonica, che attraverso il sangue è trasportata fino ai polmoni per l’eliminazione. Lo scambio di gas respiratori avviene nelle cellule e nei polmoni. I polmoni hanno il compito di far entrare l’ossigeno che deve andare a livello cellulare, il sangue prende l’anidride carbonica e la porta ai polmoni che la espellono.) All’interno della cellula , più precisamente all’interno del citoplasma, ci sono i mitocondri, all’interno dei quali di è scoperto del DNA, cioè materiale genetico. Il DNA o materiale genetico è fatto da qualche aminoacido, un po’ di zuccheri che, insieme, compilano una sorta d’alfabeto che conserva le informazioni su come è fatta una creatura vivente.

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Quest’informazione è fatta da piccole molecole semplicissime che compilano un alfabeto a 4 lettere, la combinazione delle 4 lettere porta ad un’informazione che dà struttura, finalità e funzione a quella cellula, a quell’organismo. Il nostro DNA si trova nel nucleo della cellula che è la parte centrale. Tuttavia anche nei mitocondri è stato scoperto del materiale genetico. Durante l’evoluzione della cellula animale sono entrati dei batteri creando una sorta di simbiosi. Il risultato di questa simbiosi sono i mitocondri che producono energia all’interno del contenitore cellula. Nella medicina tradizionale cinese il processo metabolico è identificato attraverso la funzione del Triplice Riscaldatore. Il cinese non poteva vedere nella cellula, i mitocondri che attivano il metabolismo, ma aveva visto che nella fisiologia generale un organismo per mantenersi in vita aveva bisogno di respirare, mangiare ed eliminare scorie, quindi metabolismo. Quando arriva lo spermatozoo e feconda l’ovocellula, inizia la duplicazione cellulare creando così una cellula detta MORULA, proprio per la sua forma simile ad una mora. L’inizio della vita in quel momento è guidato, in un primo momento, dai mitocondri dell’ovocellula materna, poi subentra l’ordinamento del nucleo. I mitocondri contribuiscono a fornire alla cellula quell’energia necessaria a costruire le sue proteine. Si è scoperto anche, che nei mitocondri si attivi sia la respirazione cellulare sia il metabolismo. Quando arrivano gli aminoacidi, la cellula inizia a produrre energia e attraverso questo processo vengono costruite le proteine. Le fabbriche della cellula che svolgono questo lavoro, si trovano nella zona perinucleare della cellula, chiamata Reticolo endoplasmatico. Il reticolo endoplasmatico, consente alla cellula il montaggio degli aminoacidi, che sono i mattoni necessari per la formazione delle proprie proteine. La cellula costruisce le proprie proteine, attraverso le informazioni che vengono dal nucleo, e il reticolo endoplasmatico si trova intorno al nucleo. Nel nucleo ci sono i disegni e le informazioni che, trasportati al reticolo endoplasmatico, serviranno per costruire proteine specifiche per compiti specifici. Nel nucleo d’ogni cellula, ci sono tutte le informazioni, ed ogni cellula ne utilizzerà solo quelle specifiche per lei, mentre le altre saranno bloccate; questo processo è detto Differenziazione cellulare. Nel momento della fecondazione si forma una cellula completa da cui inizia la duplicazione, ovvero da una ne compaiono 2, poi 4, poi 8 e così via. All’inizio sono tutte uguali, ossia cellule TOTIPOTENTI, cioè nel loro nucleo sono contenute tutte le informazioni necessarie produrre tutte le cellule dell’organismo; successivamente inizieranno a differenziarsi. Da quella prima cellula, che ognuno di noi è stato, si differenzieranno cellule con specifiche funzioni. Se non ci fosse questo specifico processo di differenziazione, noi non potremmo esistere come creature complesse, ma esisterebbe un’unica cellula. Il processo di differenziazione è proprio il meccanismo di blocco di determinate informazioni. Quindi da quella prima cellula, iniziano gradualmente a differenziarsi gruppi di cellule diverse.

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Le informazioni bloccate rimangono in ogni caso all’interno delle cellule, ma quando una cellula si ammala, succede che può perdere questo blocco e dare avvio al processo inverso; in questo caso la cellula perde la propria differenziazione. Questo processo si chiama neoplastico, (fare nuovo) in cui compare una cellula che perdendo la propria individualità e perdendo la propria differenziazione, assume delle vesti nuove, questa è la neoplasia. Con la neoplasia si ha un’invasione di queste cellule che avendo un processo riproduttivo veloce, distruggono le altre in quanto sottraggono a queste il loro nutrimento. Quando il Reticolo endoplasmatico costruisce le proteine, produce anche degli scarti che finiscono nei lisosomi. I lisosomi sono delle grosse cisterne, più precisamente sono delle vesciche piene di enzimi litici (litico deriva da lizos = pietra). Gli enzimi litici distruggono chimicamente gli scarti della cellula. La duplicazione cellulare si chiama mitosi. Ci sono cellule che hanno un turn over alto, con un ciclo di vita breve e proprio per questo si duplicano velocemente, mentre ci sono cellule con tempi più lunghi, e cellule dette invece perenni che non si duplicano mai, e la loro durata di vita è uguale al nostro ciclo biologico, queste sono le cellule cerebrali chiamate neuroni. Quando muoiono, non si duplicano, ma sono perenni. Lo spermatozoo o l’ovocellula vanno incontro ad una divisione particolare. Il materiale genetico detto DNA si compone in bastoncini che chiamiamo cromosomi e nell’essere umano c’è ne sono 46. Quindi l’ovocellula, nella sua ultima divisione avrà 23 cromosomi in quanto dovrà completarsi con l’altra metà di 23 dello spermatozoo, per formare una cellula con 46 cromosomi. Lo spermatozoo e l’ovocellula sono le uniche cellule che hanno 23 cromosomi ciascuna.

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MEMBRANA CELLULARE

La membrana cellulare è una pellicina fatta di 2 strati, di consistenza gelatinosa le cui funzioni sono:

• Circondare

• Selezionare entrate/uscite • Proteggere

Per poter svolgere queste tre funzioni, deve avere le seguenti caratteristiche:

- Essere resistente

Nella funzione di relazionare e di scambio con il mondo esterno deve,

- Essere elastica Siccome la cellula è immersa in un ambiente acquoso, gli strati della membrana sono così formati:

- Quello interno fatto di grassi che derivano dal colesterolo - Quello esterno fatto di proteine

Poiché la membrana cellulare deve essere una struttura di relazione, dovrà favorire l’entrata e l’uscita. Il primo strumento per l’entrata e l’uscita, sono delle porte sempre aperte; infatti la membrana cellulare ha dei fori di dimensioni standard, in altre parole una dimensione per cui fanno entrare solo certi tipi di molecole con determinate dimensioni, e nello stesso tempo impediscono l’entrata a molecole più grandi. Entrano ed escono soprattutto oligoelementi. La membrana si deve relazionare con l’esterno, e per fare questo è necessario che si sia qualcosa che possa renderla eccitabile, ovvero è necessario che riceva dall'esterno qualcosa che le dia un determinato stimolo a fare determinate cose. Nel momento in cui è eccitata da uno stimolo esterno, la membrana cellulare si modifica; per esempio: i nostri neuroni pensano perché sono eccitabili, la contrazione muscolare avviene perché la membrana cellulare è eccitabile. L’eccitabilità della membrana cellulare è possibile nel momento in cui questa raggiunge un equilibrio elettrico. I materiali inorganici di cui siamo fatti sono spesso Ionizzati (hanno una carica elettrica). La membrana cellulare fa in modo che gli ioni positivi stiano da una parte e gli ioni negativi stiano dall’altra.

- ESTERNO: ioni positivi

- INTERNO: ioni negativi

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La membrana è dotata di alcune proteine dette di membrana, specifiche, che hanno il compito di tenere separati questi ioni. La membrana quando arriva uno stimolo più forte si disorienta perdendo il suo potenziale di membrana a riposo (potenziale di membrana a riposo = capacità che la membrana ha nel tenere gli ioni negativi e ioni positivi separati), e quindi attraverso i suoi fori gli ioni negativi e positivi incominciano a rincorrersi, creando una corrente elettrica, cioè il correre di ioni. Questo significa che uno stimolo esterno, di una certa natura e di una certa intensità, può stimolare correnti elettriche sulla superficie della membrana, daranno origine a determinati effetti cellulari. Appena lo stimolo finisce la membrana si riprende, ridivide gli ioni, diventando di nuovo eccitabile. Un'altra possibilità di rapporto che la membrana cellulare possiede, è quella di avere dei recettori. La membrana, come detto in precedenza è costituita da proteine e grassi; alcune proteine hanno la possibilità di muoversi nel contesto della membrana cellulare sia verso l’esterno sia verso l’interno. Le proteine hanno la loro forma, sono le portatrici della forma, e quindi anche i ricettori hanno una determinata forma. I recettori sono come delle antenne che la membrana cellulare espone al mondo circostante, se vicino alla membrana cellulare viaggiano delle sostanze concordanti con la forma del recettore, queste le lega. Pertanto se una sostanza ha la stessa forma del ricettore ecco che questo si lega per concordanza si forma. I ricettori sono inseriti all’interno del contesto della membrana cellulare, sono delle proteine che costituiscono la membrana cellulare e hanno la possibilità di attraversare la membrana cellulare mostrandosi sia sul versante interno sia sul versante esterno. Una volta che la sostanza e il recettore si sono legati, il recettore stesso può fungere da trasportatore. Questo perché il recettore può galleggiare e muoversi nel contesto della membrana cellulare e può quindi trasportare verso l’interno questo tipo di sostanza. Oppure il legame recettore e sostanza può innescare una serie di meccanismi biochimici all’interno della cellula stessa. (tipico degli ormoni). Gli ormoni sono sostanze prodotte da alcune specifiche ghiandole, che portano messaggi, inducendo un certo tipo di cellule a compiere un certo tipo di funzione. L’ormone agisce sulla cellula attaccandosi al recettore. Il legame tra sostanza e recettore è un legame specifico, se la sostanza non s’incastra non abbiamo alcun effetto ; l’incastro avviene per conformità di forma. Questo è uno dei metodi che ha la membrana di relazionarsi con il mondo circostante, in modo specifico, grazie alla presenza dei recettori specifici. Secondo la funzione, la cellula assume forme diverse; se deve muoversi tende ad allungarsi, se deve correre molto e velocemente ha la coda, oppure come i neuroni che sono cellule di comunicazione, emette una serie di prolungamenti, e così via. La forma ha quindi un senso e come dice la medicina tradizionale cinese, “la forma è l’espressione del QI sottostante”. Noi siamo composti da cellule che hanno struttura simile, forme diverse e funzioni diversificate.

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Cellule con uguale funzione che si radunano insieme formano i tessuti. Il termine tessuto indica gruppi di cellule ad uguale funzione e non necessariamente devono essere tutte appiccicate le une alle altre. Le cellule si possono raggruppare in 4 grosse categorie di tessuti:

1. tessuto connettivo = connette

2. tessuto nervoso = comunica

3. tessuto epiteliale = ricopre

4. tessuto muscolare = si contrae All’interno di ogni categoria, abbiamo una serie di ulteriori suddivisioni.

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TESSUTO CONNETTIVO

I sottogruppi del tessuto connettivo sono:

1) tessuti connettivi comuni 2) tessuto adiposo 3) tessuto reticolo – endoteniale 4) tessuto cartilagineo 5) tessuto osseo

TESSUTO CONNETTIVO COMUNE E CARTILAGINEO E’ quello più specifico nella funzione della connessione. Le caratteristiche sono:

1) elastico 2) resistente

Il tessuto connettivo comune lo troviamo sia all’esterno che all’interno degli organi. All’interno svolte una funzione di impalcatura, invece all’esterno ricopre gli organi. Il tessuto connettivo comune è composto da cellule chiamate Fibroblasti. Queste cellule producono delle proteine filamentose quali l’elastina, il collagene . , che conferiscono elasticità ai tessuti. Sotto la cute, per esempio, abbiamo il derma costituito da tessuto connettivo comune che con l’età diventa meno elastico, più cedevole formando così le rughe. Un altro tessuto connettivo comune importante è il tessuto cartilagineo. Questo tessuto è in assoluto il più vecchio, che nel tempo ha acquisito una sua specificità. Le caratteristiche della cartilagine sono:

1) resistente

2) liscia Nell’articolazione il connettivo comune lo troviamo a svolgere la funzione di capsula in cui sono contenuti 2 capi ossei affrontati, invece la cartilagine, ricopre le parti ossee affrontate, affinché queste possano muoversi senza attrito. Perché la cartilagine possa mantenersi liscia, nel suo interno non troviamo vasi sanguigni, quindi per nutrirsi le sue cellule dette Condoblasti, hanno imparato a prendere il nutrimento per diffusione, ovvero i vasi sanguigni adiacenti rilasciano una parte liquida ricca di materiale nutritivo che raggiungendo la cartilagine permettendo così alle cellule di nutrirsi. Ci sono articolazioni mobili, semi-immobili o immobili. Le articolazioni semi-immobili o immobili si chiamano Sinartrosi e sono situate nel nostro scheletro in zone dove è necessario il contenimento es: cranio. Invece le articolazioni mobili si chiamano Diartrosi. Le diartrosi sono articolazioni complesse, come il ginocchio, dove i 2 capi ossei affrontati rivestiti dal tessuto cartilagineo per un movimento senza attrito, sono contenuti

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all’interno di una capsula articolare formata da 2 strat,i uno esterno detta capsula articolare e uno interno chiamata sinovia. La sinovia è un connettivo comune in grado di produrre il liquido sinoviale, tramite il filtraggio del sangue. Il liquido sinoviale ha la funzione di lubrificare i 2 capi ossei affrontati affinché il movimento possa essere ancora più fluido senza attrito; svolge una funzione di cuscinetto ammortizzatore, e nutre i condoblasti. Quando abbiamo delle situazioni traumatiche, la produzione di questo liquido aumenta, fungendo da ingessatura naturale e aumentando il cuscinetto ammortizzatore. L’articolazione è rinforzata dall’esterno dai tendini d’inserzione dei muscoli; oltre a dei legamenti aggiuntivi, fatti sempre di tessuto connettivale comune, che oltre a rinforzare la capsula articolare danno anche un senso al movimento nello spazio evitando movimenti non consentiti. (movimenti collaterali nell’articolazione del ginocchio) Ci sono anche dei legamenti intra-muscolari, cioè all’interno, che servono a tenere ben fisse le 2 ossa; questo succede nelle articolazioni che devono sostenere parecchio, come le ginocchia. La cartilagine è stata utilizzata anche per fare dei dispositivi di maggior concordanza tra le facce ossee affrontate, questo per permettere un movimento migliore e senza attrito . Un esempio di questi dispositivi sono i menischi, che sono a forma di CI e fanno in modo che la tibia piatta e il femore tondo possano muoversi senza attrito e avere uno scorrimento migliore. Tra i tessuti connettivali troviamo il tessuto osseo.

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TESSUTO OSSEO

Il tessuto osseo è un tessuto connettivale, che assolve a molte funzioni tra cui quello di deposito per il calcio. Il calcio insieme ad altri minerali, tra cui fosforo e magnesio, servono all’osso per indurirsi. Il calcio è depositato perché è necessario per molteplici altre funzioni organiche come: la contrazione del muscolo, la coagulazione del sangue, funzioni del sistema nervoso centrale.

Pertanto l’organismo non può permettersi di rimanere a corto di calcio, così il tessuto osseo svolge anche la funzione di deposito. Il tessuto osseo è costituito da:

1) cellule 2) sostanze cementanti

Le cellule producono proteine che sono molto simili al tessuto connettivale comune, e proteine filamentose. Inoltre ci sono delle proteine che hanno la funzione di legare calcio, magnesio e fosforo. La precipitazioni di questi sali minerali permette al tessuto intercellulare di decalcificarsi e di diventare resistente, per poter sostenere e proteggere; infatti le ossa proteggono parti molto delicate del nostro corpo quali il cervello, i polmoni, il cuore, il sistema nervoso. Le cellule che costituiscono il tessuto osseo si chiamano osteoblasti, cellule che producono proteine che poi si calcificano. Gli osteoblasti, una volta prodotte queste proteine, rimangono intrappolati all’interno della matrice intercellulare ossificata prendendo il nome di osteociti che volendo comunicare, emettono delle estroflessioni, filamenti della loro membrana cellulare, per comunicare con tutte le altre cellule. Di conseguenza, all’interno del tessuto osseo troviamo delle reti di canalini scavati all’interno della matrice ossea che è occupata da queste estroflessioni cellulari che servono a mettere in contatto queste cellule. Quando gli osteoblasti sono dentro alla matrice intercellulare, prendono il nome di osteociti. Come abbiamo detto il tessuto osseo svolge la funzione di deposito del calcio e quando l’organismo avverte un calo di calcio nel sangue, entrano in azione gli osteoclasti. Gli osteoclasti, sono cellule periferiche e hanno il compito di rompere l’osso per far uscire il calcio (erodono parzialmente l’osso e fanno in modo che il calcio vada nel sangue). Il tessuto osseo è composto da 2 popolazioni cellulari, una che forma (osteoblasti), che mette materia,e l’altra che la distrugge (osteoclasti). La comunicazione tra l’osso e le parti che hanno bisogno di calcio è fatta attraverso gli ormoni. (In caso di mancanza di calcio, si devono mangiare mandorle, noci) L’osteoporosi è un fatto fisiologico, perchè la donna durante il periodo di fertilità ha una riserva di calcio necessaria per la gravidanza, ma nel momento in cui entra in menopausa e questo calcio non serve più, ecco che calando gli ormoni sessuali, si avrà una minor produzione di materiale organico e quindi meno calcio.

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Gli osteoblasti intervengono anche in situazioni patologiche, per esempio: quando un osso si rompe, si crea uno spazio che è riempito, durante il processo di guarigione, dalla matrice organica prodotta dagli osteoblasti che poi si calcifica. Chi darà una forma all’osso, in senso estetico, sono gli osteoclasti, i quali modellano quello che è chiamato il callo osseo, riportando l’osso nella forma originaria. Nel gioco tra gli osteoblasti e gli osteoclasti, intervengono anche le modificazioni che possono subire le nostre ossa rispetto alla postura. La nostra contrattura corporea permanente, modifica i nostri equilibri corporei, a causa della ridistribuzione dei pesi (es: donna in gravidanza; aumento di peso ..) Le ossa, mantengano la loro forma di base, ma questa è rimodellata a seconda dei carichi posturali diversificati. Quando nasciamo, abbiamo uno scheletro cartilagineo che poi si calcifica nei primi anni di vita. Il tessuto osseo ha una conformazione tridimensionale, formata da una serie di cilindri concentrici, fatti di lamelle di materiale organico calcificato, forati nel mezzo. Questi fori servono a far passare i vasi sanguigni. Questi cilindri si chiamano osteoni. Il tessuto osseo, a secondo della compattezza o meno degli osteoni, può assumere 2 varianti:

- un tessuto osseo compatto

- un tessuto osseo spugnoso.

Nel tessuto osseo compatto i cilindri (osteoni) sono tutti compatti, e non c’è spazio tra di loro. Nel tessuto osseo spugnoso gli osteoni sono più diradati, tanto che tra un Osteone e l’altro c’è spazio, e visivamente appare proprio come un osso spugnoso. Abbiamo bisogno di 2 tessuti ossei differenziati per permettere all’osso di essere meno pesante. All’esterno abbiamo quello compatto, dentro sarà alleggerito con quello spugnoso. Quello spugnoso ha il compito di rendere l’osso più ammortizzabile e più resistente, inoltre ha il compito di riempire le cavità ossee come ad esempio la testa del femore. All’interno di queste cavità, il tessuto spugnoso è distribuito in maniera molto singolare, questa è chiamata “L’arco di volta”; ovvero è sistemato nello spazio secondo gli archi di Volta. L’Arco di Volta è una struttura semplicissima, che consente di avere spazio e nello stesso tempo permette di sostenere un peso considerevole relativo alla struttura sovrastante. All’interno delle forature dell’osso spugnoso abbiamo il midollo osseo o midollo emopoietico. Tessuto molto morbido che è costituito dalle cellule madri dei globuli rossi e dei globuli bianchi. Il midollo emopoietico è chiamato anche midollo rosso o midollo giallo. Importante per le ossa è la contrazione muscolare, il muscolo che si contrae sopra l’osso consente il mantenimento di un buon tono osseo. La contrazione muscolare determina uno stato elettro-magnetico che induce una buona ossificazione. Per un buono stato delle ossa, è necessario anche un buon equilibrio alimentare affinché ci possa essere un buon apporto di elementi nutritivi, tra cui le vitamine.

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Le vitamine sono fondamentali in molteplici funzioni, soprattutto in quella cellulare. Una vitamina che serve per la calcificazione delle ossa è la D (vitamina liposolubile) che troviamo nei grassi (alimenti lipidici). Tutte le vitamine non possono essere sintetizzate dal nostro organismo, invece la vitamina D, è prodotta, in parte, attraverso un precursore a livello cutaneo, che si attiva con l’esposizione alla luce solare.

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TESSUTO MUSCOLARE Il tessuto muscolare è composto da 3 gruppi

1) tessuto muscolare striato

2) tessuto muscolare liscio

3) tessuto miocardio specifico (specifico del cuore) Questi tessuti muscolari hanno una funzione che li accomuna, cioè la contrazione. Ma cos’è una contrazione? Avere una contrazione significa che le cellule di quel tessuto sono in grado di accorciarsi. I muscoli scheletrici sono fatti di tessuto muscolare striato. E’ detto striato in quanto se analizzato al microscopio, mostra delle striature, che non appaiono in quello liscio, che si trova nelle zone viscerali. Il tessuto muscolare, in genere, è composto da cellule muscolari che hanno la funzione specifica di produrre alcune proteine chiamate Miofibrille. Le miofibrille una volta prodotte rimangono all’interno della cellula. Il tessuto è formato da queste cellule, contenenti le miofibrille, che hanno una forma allungata e sono addossate le une alle altre, senza sostanza intercellulare. Nel tessuto muscolare striato, le miofibrille sono disposte in maniera ordinata nello spazio, alcune sono più sottili mentre altre sono più spesse, le miofibrille, sovrapponendosi ordinatamente, danno origine a delle bande striate di colorazione diversa più o meno intensa. E’ questo che conferisce la striatura: dove si sovrappongono le miofibrille più sottili le bande sono più chiare rispetto alle bande dove ci sono le miofibrille più spesse. Nel tessuto muscolare liscio, ci sono ugualmente questi filamenti, ma non essendo disposti in maniera così ordinata, non fanno emergere queste striature. Il tessuto muscolare striato, che costituisce la muscolatura dell’apparato scheletrico, ha la necessità di accorciarsi in una maniera ben definita e precisa. Questa particolarità è necessaria perché il muscolo scheletrico determina un movimento raffinato in sinergia con altri gruppi muscolari a differenza del tessuto muscolare liscio che è in grado solo di attivare una contrazione più grossolana sempre uguale a sé stessa e ripetitiva. Il muscolo scheletrico è molto preciso nella sua contrazione, infatti nel compiere un movimento abbiamo la necessità di muscoli che si contraggano, muscoli che si rilascino e muscoli che fissano l’articolazione nello spazio, ovvero quando si compie un movimento l’articolazione deve essere un punto immobile. (abbiamo muscoli fissatori, agonisti e antagonisti). Ecco perché il muscolo scheletrico compiendo un movimento complesso, assai raffinato e preciso, ha bisogno di una struttura estremamente ordinata. I filamenti che compongono il tessuto muscolare striato si chiamano ACTINA quelli più sottili, e MIOSINA quelli più spessi. Intorno a questi filamenti troviamo comunque tutti i componenti cellulari come mitocondri, lisosomi, nucleo .. Sopra a questi filamenti abbiamo dei tubicini ripieni di calcio. Se guardiamo più in profondità, vediamo questi filamenti di actina e miosina.

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Lungo la superficie dei filamenti di miosina sono presenti delle piccole protuberanze come spine. Queste spine in fase di contrazione si attaccano ai filamenti di actina, mentre in fase di rilassamento si staccano. Il cervello invia l’impulso di movimento al muscolo attraverso (prolungamento di una o più cellule celebrali) una sostanza chiamata neurotrasmettitore. Il compito di questa sostanza è quello di disorientare la membrana delle cellule che compongono un muscolo, affinché si creino correnti elettriche. Queste vibrazioni elettriche fanno in modo che sia liberato il calcio (ioni di calcio) contenuto nei tubuli posti sopra i filamenti. Questi ioni di calcio si diffondono all’interno di tutta la cellula, anche tra i filamenti di actina e miosina. La presenza di questi ioni calcio, fa in modo che i filamenti di actina e miosina si appiccichino, invece in assenza di ioni di calcio queste si staccheranno. Nel momento in cui questi filamenti si attaccano, abbiamo liberazione di energia che fa in modo che le spine cambiano angolatura piegandosi. Tutto questo permette a tutti i filamenti di tutte le cellule del tessuto muscolare di compiere lo stesso movimento dando così origine ad un trascinamento dei filamenti più sottili verso il centro, creando un accorciamento del muscolo ovvero la contrazione. La capacità di queste cellule muscolari di accorciarsi tutte insieme è detto SINCIZIO, ed è possibile perché i filamenti sono disposti in maniera ordinata nello spazio. Abbiamo ottenuto l’accorciamento del muscolo. Nel frattempo però la membrana della cellula muscolare ridivide gli ioni negativi dai positivi, non essendoci più corrente elettrica il calcio è risucchiato all’interno dai tubicini, pertanto senza calcio i filamenti si staccano. Le cellule muscolari si raggruppano formando muscoli di forme diverse detti cilindrici, pennati, semipennati . Tutti i muscoli sono avvolti da una capsula di connettivo comune che poi alle estremità si raggruppa formando il tendine di inserzione, che li fissa all’osso. Inoltre la disposizione delle varie cellule muscolari ci indica anche qual è il movimento muscolare ovvero la direzione spaziale entro cui quel muscolo si muoverà. La fisiologia muscolare si accorda alla teoria delle leve, ovvero, sono dei dispositivi che fanno in modo di rendere più efficiente il movimento rendendo minimo il dispendio energetico. I nostri muscoli lavorano all’interno di queste leve, un muscolo spreca energia per muovere dei capi articolari ma seguendo questo principio lo fa in un’ottica di risparmio energetico. Il muscolo si contrae e poi si rilassa, ma in realtà il rilassamento non è mai totale, infatti nel momento in cui le miofibrille si allontanano, subentra un altro meccanismo nervoso che fa in modo che queste si avvicinino un pochino, creando così una contrazione di base costante della muscolatura scheletrica chiamata Tono Muscolare. Questo tono muscolare è importante, in quanto serve, da una parte a mantenere la velocità di contrazione, e dall’altra serve a controbilanciare la forza di gravità, ovvero ci permette di mantenere la posizione eretta.

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Da un punto di vista topografico, l’anatomia si avvale di punti di riferimento teorici quali i piani di riferimento che sono piano sagittale, frontale e orizzontale. Rispetto al piano sagittale che divide in 2 parti simmetriche, ma non uguali la struttura corporea, noi distinguiamo le parti come più vicine al piano sagittale che chiamiamo mediali e parti più lontane che chiamiamo laterali. Rispetto al piano frontale, distinguiamo parti anteriori da parti posteriori e rispetto al piano orizzontale distinguiamo parti superiori e parti inferiori. Il nostro scheletro è formato da circa 200 ossa di vario genere: piatte, lunghe, brevi, irregolari. La testa è costituita dalla scatola cranica e massiccio facciale, e la maggior parte sono collegate per articolazioni semi-immobili. La scatola cranica è il contenitore del sistema nervoso centrale. L’unica articolazione mobile presente nella testa è la temporo-mandibolare che consente la masticazione. La peculiarità che possiamo trovare in alcune ossa del massiccio facciale è che sono pneumatizzate ovvero ci sono delle cavità ricoperte di mucose chiamate seni-paranasali. Queste cavità hanno 2 funzioni; una è quella di alleggerire il peso osseo, l’altra è di creare un ambiente caldo, grazie alla presenza di queste mucose morbide e irrorate, per riscaldare l’aria che entra dal naso. All’interno della scatola cranica abbiamo un osso irregolare a forma di farfalla, sito con il corpo dietro al naso e le ali poste verso le pareti laterali, chiamato sfenoide. Lo sfenoide è importante in quanto accoglie la ghiandola ipofisaria nel suo corpo centrale L’osso occipitale posteriore presenta un grosso foro, detto foro occipitale dove di innesta la colonna vertebrale. La colonna vertebrale presenta delle curvature fisiologiche fondamentali per la posizione eretta (2 lordosi e 2 cifosi) che permettono di ammortizzare il peso e dare una maggior elasticità e movimento. Se invece sono presenti delle curvature laterali, queste sono patologiche (scogliosi). La colonna vertebrale è composta da segmenti ossei staccati (vertebre) gli uni dagli altri, il cui movimento è regolato e modulato dal disco intervertebrale e da una serie di legamenti. Le vertebre che compongono la colonna vertebrale sono 33 così composte: 7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari, 5 sacrali, 4 coccige. Le vertebre sono costituite da un corpo e da un arco da cui protude il processo spinoso. I corpi delle vertebre si sovrappongono e tra un corpo e l’altro abbiamo il disco intervertebrale che è una struttura con la funzione di ammortizzare e ripartire le sollecitazioni di carico sulla colonna. Inoltre la successione degli archi va a formare il canale rachideo da cui passa il midollo spinale. Lateralmente, la successione delle vertebre, formano i forami di uscita delle radici nervose che escono dal midollo spinale. Le prime 2 vertebre, che compongono la colonna vertebrale si chiamano atlante ed epistrofeo ed hanno una forma diversa rispetto alle altre vertebre.

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L’atlante è costituito solo da un arco, invece l’epistrofeo è un arco con un corpo trasformato in un dente; questo per permettere il movimento di rotazione e scivolamento della testa. Osservando la struttura della colonna vertebrale vediamo che man mano che procediamo dall’alto verso il basso il corpo delle vertebre aumenta di dimensione mentre si rimpicciolisce l’arco, questo perché la colonna deve sostenere un peso sempre maggiore e il midollo si assottiglia. Le vertebre del sacro sono saldate tra loro e permettono il movimento della deambulazione (avanti e indietro). L’articolazione scapolo omerale è l’articolazione più mobile che abbiamo ed è composta da scapola, testa dell’omero e clavicola che ha la particolarità di essere un osso appoggiato. L’omero costituisce l’osso del braccio, invece l’avambraccio è composto da radio e ulna. L’ulna e radio si relazionano tra di loro e la loro sovrapposizione permette la semi rotazione dell’avambraccio. La mano è composta da falangi, metacarpi, scafoide, trapezio ., molto importante è il pollice opponente alle altre dita che ci permette di vedere la profondità delle cose e di sentirne la tridimensionalità. Tra le falangi, soprattutto a livello articolare, ci sono delle piccolissime ossa dette sesamoidi, utili al coordinamento del movimento articolare. Il torace è formato da ossa chiamate coste che circoscrivono uno spazio e si articolano posteriormente con le 12 vertebre toraciche, invece anteriormente si articolano in parte con lo sterno; le ultime 2 sono fluttuanti. Anteriormente le coste finiscono con una parte composta da cartilagine, questo gli conferisce una maggiore elasticità. La particolarità delle coste è che posteriormente la testa costale è tonda e si inserisce in una cavità della vertebra di tipo concavo; i muscoli che lavorano nell’ampliamento della gabbia toracica svolgono un lavoro particolare che è quello far ruotare la testa della costa all’interno della cavità, per cui l’innalzamento avviene per torsione della testa costale. Questa rotazione è importante per un risparmio energetico poiché se io ruoto e poi lascio andare, la costa ritorna immediatamente al suo posto; se invece io alzo ho poi bisogno di qualcosa che faccia abbassare. Le ossa del bacino si articolano con il sacro e anteriormente con la sinfisi pubica che diventa morbida nelle donne durante la gravidanza. L’osso dell’anca si articola con il femore che è l’osso della coscia, mentre nella gamba abbiamo 2 ossa che sono tibia e perone; infine abbiamo il piede. Le ossa che compongono il piede sono 26 e sono: fa langi, metatarsi, cuneiformi, cuboide, astragalo, scafoide, calcagno (tarso). Il piede rappresenta l’ultimo segmento dell’arto inferiore che poggia a terra e permette di camminare. Il piede prende contatto con il suolo, sostiene il peso dell’intero organismo durante la stazione eretta e lo sospinge durante il movimento. Oltre a questa funzione il piede possiede la capacità di raccogliere informazioni riguardanti le caratteristiche del terreno su cui si trova e di inviarle ai centri nervosi superiori. In questo modo il piede, che per la sua struttura è dotato di notevole elasticità, modifica continuamente, seppure impercettibilmente, la proprio forma, così da adeguarsi il più

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possibile alle necessità imposte dalle attività svolte dalle irregolarità del terreno, nonché dal tipo di calzatura utilizzata. Tutto questo è permesso dall’organizzazione scheletrica del piede, difatti le ossa del piede sono unite fra di loro in modo da formare archi deformabili e flessibili in direzione longitudinale e trasversale. La struttura architettonica di questi archi, permette al piede di sostenere un peso assai maggiore di qualsiasi altro tipo di articolazione, infatti una struttura a doppio arco fornisce un appoggio di alta stabilità. L’arco longitudinale ha una porzione interna o mediale e una esterna o laterale. Entrambi sono risultati dalla speciale disposizione delle ossa tarsali e metatarsali ovvero calcagno, astragalo (talo)., scafoide (o navicolare), cuneiformi; e i primi 3 metatarsi formano l’arco longitudinale mediale. Il calcagno, il cuboide, i quarto e il quinto metatarso costituiscono l’arco longitudinale laterale. L’arco trasversale risulta formato dalle porzioni relative delle ossa tarsali della linea distale e dei cinque metatarsi. Robusti legamenti e tendini dei muscoli della gamba tengono ben unite le ossa del piede nella loro disposizione arcuata, tuttavia alcune volte questi legamenti cedono causando un appiattimento degli archi, configurando in tal modo il cosiddetto piede piatto. Invece l’uso di tacchi alti sposta il peso del corpo tutto in avanti e sottopone ad un inadeguato carico le teste delle ossa metatarsali.

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Il suo compito è quello di portare in circolo elementi, ossia distribuire sostanze, alcune delle quali nutritizie; inoltre ha la funzione di portare le sostanze da eliminare agli organi competenti, detti emuntori, per l’eliminazione definitiva: (per esempio anidride carbonica portata ai polmoni). L’apparato cardiovascolare è formato dal cuore e dai vasi sanguigni. Individuiamo due tipologie differenti di vasi: i vasi sanguigni che portano sangue ricco di materiale nutritivo e ossigeno chiamati vasi arteriosi, che distinguiamo dai vasi che portano materiale di scarto quale l’anidride carbonica, chiamati vasi venosi. Accanto alla circolazione sanguigna, abbiamo una circolazione detta linfatica. Le funzioni di questa circolazione sono da una lato aiutare la circolazione sanguigna e dall’altro sostenere il sistema immunitario nel suo compito di difesa dell’organismo. La funzione fondamentale del cuore, è quella di pompa, ovvero di spingere il sangue con una certa forza, all’interno dell’albero vascolare che va dal centro alla periferia e ai polmoni. La circolazione sanguigna è formata con due settori nettamente distinti che sono la circolazione generale o sistematica (grande circolazione) con il compito di portare il sangue in tutto l’organismo; in questa circolazione il sangue arterioso parte dal cuore, va in periferia e poi ritorna al cuore come sangue venoso. L’altra, detta piccola circolazione, il sangue venoso arriva al cuore da cui viene pompato ai polmoni per poi ritornare al cuore ricco di ossigeno, detto sangue arterioso. Quando il cuore pompa il sangue verso il basso l’attività è agevole, in quanto è aiutato dalla forza di gravità, la situazione si complica quando la spinta deve avvenire verso l’alto. Il cuore, che ricopre una funzione di una certa importanza, ha una struttura particolare; il suo interno è dotato di un meccanismo che gli permette di avere una differenza di pressione tale da fornire al sangue la spinta cinetica necessaria per arrivare in tutto l’organismo, comprese le parti alte. Questo meccanismo è sostenuto da una struttura che gli permette di svolgere questa funzione, cioè di dare quella spinta energetica al sangue con un dispendio energetico minimo. Il cuore è un organo cavo con 4 cavità all’interno, 2 superiori e 2 inferiori. Le 2 superiori si chiamano Atri, invece le 2 inferiori si chiamano Ventricoli. Gli atri sono in comunicazione con i ventricoli, mentre atrio e ventricolo di sinistra e atrio e ventricolo di destra sono nettamente separati dal Setto interventricolare muscolare; questo perché nella parte sinistra passa sangue arterioso mentre nella parte destra sangue venoso, questi 2 tipi di sangue non devono mischiarsi. Gli atri e i ventricoli comunicano attraverso delle valvole dette Valvole Atrio Ventricolari. Le caratteristiche delle valvole atrio ventricolari sono:

- tenuta stagna, ciò significa che quando sono chiuse non devono far passare nulla affinché il cuore possa svolgere il suo compito di pompa e poter arricchire di energia cinetica il sangue

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- quando sono aperte devono far fluire la quantità giusta di sangue dagli atri ai ventricoli.

Le valvole oltre ad essere tra gli atri e i ventricoli sono presenti anche tra i due ventricoli e le arterie che escono, infatti, abbiamo una VALVOLA AORTICA e una VALVOLA POLMONARE. Dal ventricolo sinistro nasce, attraverso un grosso condotto chiamato AORTA, quello che viene denominato ALBERO ARTERIOSO che arriva fino ai più piccoli vasi, detti capillari, che scorrono tra cellula e cellula. Poi partendo da questi capillari si vengono a formare man mano vasi venosi sempre più grandi fino a formare le 2 vene chiamate CAVA SUPERIORE e CAVA INFERIORE che si gettano nella parte destra del cuore (atrio). Da qui passa al ventricoli di destra per poi passare dall’Arteria Polmonare che porta il sangue ricco di anidride carbonica al polmone. Quando il sangue venoso confluisce nei polmoni si dirama in vasi sempre più piccoli che passano in tutte le strutture polmonari, per poi andare a formare dei vasi arteriosi sempre più grossi che confluiscono nell’atrio sinistro. Il cuore ha la grandezza del nostro pugno ed è posizionato per due terzi a sinistra e un terzo a destra, la sua punta si trova sotto la mammella sinistra, ed è appoggiato sul diaframma. Il cuore è ricoperto da un duplice sacco chiamato PERICARDIO; (dal greco peri= intorno cardio= cuore). Il pericardio è un sacco che avvolge il cuore e la prima porzione dei grandi vasi sanguigni. È composto da due lamine, una esterna e fibrosa conosciuta come pericardio fibroso o sacco del pericardio, e una interna sierosa conosciuta come pericardio sieroso; quest’ultima è costituita a sua volta da due foglietti detti uno viscerale e uno parietale. Il cuore è percorso dal sangue che esso stesso pompa in quanto anche il cuore ha una sua vascolarizzazione finalizzata al nutrimento delle proprie cellule. I vasi che vascolarizzano il cuore si chiamano CORONARIE e sono sia arterie sia vene. Il muscolo cardiaco è particolare e unico, in quanto è capace di contrarsi indipendentemente da qualsiasi stimolo esterno in modo ritmico.

Ha la capacità di perdere il suo equilibrio elettromagnetico, liberare il calcio, contrarsi e poi di riprendere l’equilibrio e rilassarsi, e svolge quest’attività sempre in modo ritmico. Ci sono alcune cellule specializzate in grado di attuare questo meccanismo, e di stimolare successivamente le altre che non sono in grado di autostimolarsi. Queste cellule sono in grado di autoregolamentarsi e fanno in modo che questa contrazione arrivi a tutte le altre cellule del cuore affinché possa contrarsi come una cosa unica (sincizio).

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Il sistema di conduzione del cuore è fatto in una maniera tale per cui, benché il cuore si contragga in un sincizio, fa in modo che ci sia una differenza di contrazione tra gli atri e i ventricoli. Per primi si contraggono gli atri, subito dopo i ventricoli; tutto questo affinché si possa creare all’interno delle cavità cardiache pressioni adeguate a consentirne la giusta spinta al sangue. Le cellule che formano il sistema di conduzione del cuore, sono cellule muscolari cardiache dette di MIOCARDIO SPECIFICO. (NB: importante ricordare: Sistema di conduzione Tessuto miocardio specifico). Il sistema nervoso centrale ha influenza sul cuore attraverso il sistema chiamato VEGETATIVO, che ha il compito di far funzionare i nostri organi e visceri senza il controllo della volontà. Questo sistema regola gli impulsi del cuore facendoli aumentare o diminuire a secondo delle necessità del nostro organismo. La fase di contrazione del cuore si chiama SISTOLE invece la fase di rilassamento DIASTOLE. Abbiamo una sistole, poi una pausa, abbiamo una diastole, poi una pausa e così via. Quando il cuore è in fase diastolica (riposo), abbiamo un atrio e un ventricolo in comunicazione, ovvero la valvola atrio ventricolare è aperta, mentre la valvola arteriosa che collega il ventricolo con l’aorta è chiusa. Il sangue dal polmone defluisce senza ostacoli, in quanto abbiamo un cuore in stato di rilassamento con le cavità vuote, così il sangue può entrare nell’atrio riempiendo successivamente il ventricolo. Finita la fase diastolica, inizia quella sistolica, che comincia nella parte alta, (nodo senoatriale) andando successivamente a distribuirsi agli atri, i quali cominciano a contrarsi a differenza dei ventricoli che sono ancora rilassati. Quando l’atrio inizia a contrarsi, il sangue riceve una spinta maggiore, in questo modo va a riempire maggiormente il ventricolo. In questa fase abbiamo un atrio praticamente vuoto o poco pieno, mentre abbiamo un ventricolo molto pieno dove si sta creando una pressione sempre più forte, ed è a questo punto che la valvola Atrioventricolare si chiude. Nel momento in cui le valvole si chiudono, lo stimolo di contrazione si trasmette ai ventricoli attraverso il nodo atrio ventricolare. La muscolatura ventricolare è molto più potente di quella atriale. Il ventricolo inizia per tanto a contrarsi, tutto questo avviene contro una quantità di liquido che oppone resistenza, così la muscolatura del ventricolo va incontro ad una contrazione ISOMETRICA, cioè va in tensione senza riuscire ad accorciarsi. (dal greco ISO=stesso METRO=senso) Questa contrazione sviluppa energia al punto che carica d’energia cinetica (energia di movimento) il sangue contenuto nel ventricolo. A questo punto il differenziale di pressione fa in modo che la valvola aortica si apra permettendo al sangue, carico d’energia cinetica, di uscire e raggiungere tutte le zone del corpo.

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Tutto questo è possibile solo se le valvole cardiache funzionano con una chiusura perfettamente stagna, affinché ci possa essere la differenza di pressione e una perfetta contrazione isometrica del ventricolo, se questa chiusura non è perfetta avremo una extrasistole. Il cuore nella sua funzione di spinta è aiutato dalle arterie, poiché al loro interno, si sviluppa una pressione arteriosa che aiuta la spinta cardiaca a mandare il sangue anche verso l’alto. Pressione è quella forza che si imprime sulla superficie, nello specifico, la pressione arteriosa è legata alla quantità di flusso (quantità di sangue) per le resistenze, dove per resistenze s’intende la resistenza della parete vascolare che si oppone al passaggio del flusso sanguigno, sviluppando così una forza. Tanto più avrò flusso, tanto più le resistenze saranno alte, tanto più la pressione all’interno di questi vasi sarà alta. Le resistenze sono più alte quando ci troviamo di fronte a vasi piccoli, oppure quando il calibro dei vasi si modifica e da grandi diventano piccoli. La parete arteriosa è molto più resistente di quella venosa. Abbiamo una pressione detta diastolica (bassa) e una pressione detta sistolica (alta). Alcune arterie sono formate da tessuto muscolare affinché possano modificare il proprio calibro e far sì che la pressione aumenti. E’ tipico in situazioni quali: aumento dell’attività fisica, situazione di paura , oppure diminuzione di pressione data da una vasodilatazione con una riduzione di flusso e quindi con relativa diminuzione della frequenza cardiaca, tipico della la fase del sonno. Le arterie sotto l’influsso del sistema nervoso (sistema vegetativo) variano il loro calibro in modo da modificare fisiologicamente la pressione, a seconda della situazione in cui si trova l’organismo. Abbiamo un aumento della frequenza cardiaca, Tachicardia, e la diminuzione della frequenza cardiaca detta Bradicardia. La frequenza di base del cuore in genere è di 72-75 battiti al minuto che possono arrivare a 60 in bradicardia e possono invece arrivare a 120 in un attività normale di tipo motorio o in stato di tensione. La frequenza è una media in quanto ci sono persone che possono avere una frequenza più alta o più bassa. Oltre alle arterie muscolari (medio e piccolo calibro) abbiamo anche arterie elastiche (arterie di grande calibro). La differenza di questi 2 tessuti è che quello muscolare si contrae, invece quello elastico si tira. Le medie e piccole arterie, essendo muscolari, possono modificare il calibro, così facendo il flusso sanguigno si modifica con conseguente variazione di pressione. Le arterie di grosso calibro sono elastiche, in quanto la loro funzione non permette che ci sia una variazione di flusso, e devono garantire una quantità di sangue costante. I capillari, piccolissimi, che sono la fine dell’albero arterioso e inizio di quello venoso, sono fatti di un’unica cellula che si avvolge su se stessa. Sia le arterie che le vene sono formati da 3 strati. Abbiamo in entrambi una parte interna detta ENDOTELIALE costituita di tessuto simile alle mucose, direttamente a contatto con il sangue; abbiamo quella intermedia detta tonaca media, che nelle arterie elastiche è di tessuto elastico, in quelle muscolari è di tessuto muscolare mentre nelle vene è di tessuto elastico-muscolare; poi abbiamo la parte più esterna che è costituita da tessuto connettivo (tessuto robusto con funzioni di connessione e protezione).

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Una differenza che troviamo tra arterie e vene è che nelle vene sono presenti delle valvole, assenti nelle arterie. Queste valvole, presenti soprattutto nelle vene degli arti inferiori, sono a forma di scodella dette a Nido di Rondine, e permettono di condurre il sangue dal basso verso l’alto. Il primo fattore che consente la risalita del sangue, nelle vene degli arti inferiori, è la contrazione muscolare, nella fase di rilassamento le valvole a nido di rondine si chiudono impedendo al sangue di ridiscendere. Il secondo fattore l’abbiamo nel momento in cui si viene a creare una diminuzione della pressione a livello toracico, che si verifica in fase diastolica e in fase espiratoria, in questa occasione si crea una sorta di risucchio che permette al sangue di essere portato verso l’alto. La circolazione venosa è molto più lenta dell’arteriosa. Nei capillari il sangue, visto il calibro, fluisce più lentamente, ma questa lentezza è funzionale allo scambio di sostanze con le cellule con cui viene a contatto. Il sangue non si ferma mai, se questo avvenisse si formerebbero dei coaguli all’interno della circolazione. Questo ci fa capire l’impossibilità di definire in modo separato il capillare venoso dal capillare arterioso, di fatto esiste un unico capillare in cui scorre sangue arterioso che dopo aver subito lo scambio metabolico diventa sangue venoso; distinguiamo quindi un versante arterioso e un versante venoso.

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Abbiamo un capillare tra 2 cellule, qui il flusso sanguigno rallenta e permette una fuoriuscita di frazione liquida, questo può avvenire in quanto con il rallentamento le forze propulsive verso l’esterno aumentano. (la velocità sanguigna è il risultato di due forze opposte, quelle che spingono il sangue fuori e quelle che tengono il sangue dentro). Questa frazione liquida uscita, contiene una certa quantità di ossigeno che è rilasciato dall’emoglobina, favorito proprio dal rallentamento della circolazione ematica. EMOGLOBINA: sostanza proteica prodotta dal globulo rosso, costituita da 4 catene proteiche che collegano al loro centro il ferro, con la funzione di legare l’ossigeno e di trasportarlo. Nello spazio tra cellula e capillare, abbiamo una certa quantità d’ossigeno, nella cellula la quantità è inferiore, per tanto per Gradiente di Concentrazione, quest’ossigeno entra nella cellula, che non oppone resistenza. Questo meccanismo avviene anche per l’anidride carbonica, che fuori esce dalla cellula ed entra nel capillare dove è presente in quantità inferiore. Abbiamo visto come avviene lo scambio metabolico tra capillare e cellula; ma l’acqua che fuoriesce dove va a finire? Quando l’acqua fuoriesce dal capillare, tende ad accumularsi all’interno dell’Interstizio, invece all’interno del capillare troveremo un sangue più denso, a questo punto, nel momento in cui passa il sangue, sempre per gradiente di concentrazione, l’acqua viene riassorbita all’interno del capillare. Però in questo meccanismo, non tutta l’acqua è riassorbita, quella che rimane nell’interstizio verrà recuperata dai vasi linfatici. I vasi linfatici sono piccoli vasi che si vengono a costituire tra cellula e cellula e recuperano quel liquido lasciato dal vaso sanguigno. In questa fase di recupero, i vasi linfatici, oltre al liquido, riassorbono sostanze dannose quali frammenti di virus, tossine . Per questo suo compito di pulizia, la circolazione linfatica è anche detta “circolazione di drenaggio”. Questa circolazione linfatica è costituita da vasi piccolissimi che gradualmente confluiscono in vasi più grandi, fino ad arrivare in 2 dotti che riportano la linfa nelle vene (circolazione generale). Abbiamo detto che la circolazione linfatica oltre a raccogliere il liquido, raccoglie anche le scorie che potrebbero essere nocive, e che naturalmente non possono essere immesse nella circolazione sanguigna. Per questo motivo, lungo i capillari linfatici abbiamo numerose stazioni sia profonde sia superficiali dette linfonodi. (linfonodi: piccole strutture di connettivo ripiene di cellule del sistema immunitario.) Le cellule del sistema immunitario hanno un compito di difesa, per tanto hanno il compito di ripulire la linfa da queste scorie, in modo che quando la linfa giunge nella circolazione venosa sia ripulita da quello che può essere dannoso per l’organismo. Difatti quando il nostro sistema è colpito da un’invasione microbica, i linfonodi si ingrossano a causa dell’aumento di queste cellule difensive.

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All’atrio di sinistra arriva il sangue ossigenato dai polmoni, il ventricolo di sinistra manda il sangue ossigenato a tutto l’organismo, il sangue venoso ritorna e va nell’atrio di destra passando poi nel ventricolo di destra e da qui va ai polmoni, poi dai polmoni ritorna all’atrio di sinistra. I vasi sanguigni entrano ed escono tutti dalla base del cuore. Il sangue arterioso esce dall’ARTERIA AORTA, il sangue arterioso entra nel cuore nell’atrio di sinistra passando attraverso la VENA POLMONARE. Il sangue venoso che entra nel cuore passa attraverso la VENA CAVA superiore e inferiore, il sangue venoso esce dal cuore e va al polmone passando attraverso l’ARTERIA POLMONARE. Quindi dal ventricolo di sinistra esce l’Arteria Aorta e dal ventricolo di destra esce l’Arteria Polmonare; nell’atrio di sinistra sfocia la Vena Polmonare invece nell’atrio di destra arrivano le Vene Cave. Anche il cuore ha bisogno di nutrimento e ha necessità di cedere l’anidride carbonica. Quindi abbiamo una circolazione cardiaca di arterie e di vene che prendono il nome di ARTERIE CONONARICHE e VENE CORONARICHE. La circolazione arteriosa parte dal ventricolo sinistro con un grosso dotto arterioso detto AORTA (arteria elastica). L’aorta inizia con un arco (arco aortico), poi dal grosso dotto si ripartono dotti più piccoli, sempre più piccoli che si vanno a distribuire nei vari settori. Dall’arco aortico nascono arterie che vanno verso il collo e il capo. Poi l’aorta fa un arco e scende verso il torace dove è chiamata AORTA TORACICA, da cui partono diramazioni per tutta la zona toracica. Attraversa il diaframma attraverso un buco, diventando AORTA ADDOMINALE; poi al livello del bacino si biforca andando nei due arti inferiori formando le 2 arterie femorali. Le grosse vene sono parallele ai tronchi arteriosi, invece a livello delle gambe, abbiamo una doppia circolazione venosa, quella profonda e quella superficiale. Quella superficiale è composta dalle due vene Safene. A livello degli arti inferiori abbiamo una duplice circolazione venosa. Questo è necessario per far scorrere il sangue in una direzione Anti-gravitazionale; il doppio circolo venoso permette di aumentare la portata. La ridistribuzione vascolare, alcune vo lte è fatta per proteggere alcuni organi. In modo particolare questo lo possiamo vedere nell’intestino, dove le arterie hanno una ridistribuzione detta ARCIFORME, ovvero ad arco, collegate fra di loro, questa struttura è presente solo in questa zona. Questo perché il pericolo maggiore che l’organismo può subire è l’infarto intestinale; per tanto questa struttura fa in modo che se un arco si blocca, il sangue in quella zona può confluire attraverso gli altri archi collaterali. A livello addominale abbiamo una particolare circolazione detta CIRCOLAZIONE PORTALE, in cui il sangue venoso confluisce nella VENA PORTA. In questa circolazione le vene reflue dei visceri addominali confluiscono tutte nella vena porta che poi entra nel fegato. Questo sangue venoso è importante perché , benché ricco d’anidride carbonica, è arricchito soprattutto di sostanze nutritive.

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Il compito della vena porta è quello di raccogliere tutte le sostanze nutritive dall’intestino, e convogliare questo sangue verso il fegato, dove subisce un’ulteriore passaggio di trasformazione affinché possa essere reso disponibile e utilizzabile dalle cellule della circolazione generale. Quindi il sangue svolge il compito di primo filtro.

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CUORE

PARTE DESTRA

PARTE SINISTRA

ATRIO DESTRO

VENTRICOLO DESTRO

CIRCOLAZIONE CARDIACA:

ARTERIE CORONONARICHE

VENE CORONARICHE

VENTRICOLO

SINISTRO ATRIO

SINISTRO

ARRIVA SANGUE VENOSO CHE POI PASSA AL VENTRICOLO

ARRIVA DALLA VENA CAVA SUPERIORE E INFERIORE

ESCE SANGUE ARTERIOSO CHE VA IN TUTTO IL CORPO

MANDA SANGUE VENOSO AI POLMONI

SEPARATI DAL SETTO INTRAVENTRICOLARE MUSCOLARE

QUI ABBIAMO LA VALVOLA POLMONARE

IL SANGUE ESCE DALL’ARTERIA AORTA

QUI ABBIAMO LA VALVOLA AORTICA

ARRIVA SANGUE OSSIGENATO DAI POLMONI

IL SANGUE ENTRA DALLA VENA POLMONARE

SONO IN COMUNICAZIONE ATTRAVERSO LA VALVOLA ATRIO VENTRICOLARE BICUSPIDE

SONO IN COMUNICAZIO NE ATTRAVERSO LA VALVOLA ATRIO VENTRICOLARE TRICUSPIDE

MANDA SANGUE VENOSO AI POLMONI

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Dicasi FRATTALI quelle figure geometriche non Euclidee, (geometria euclidea: quadrato, triangolo .) che si trovano in natura. Il nostro corpo non corrisponde a delle figure Euclidee; per tanto è nata questa branca eretica della fisica detta fisica del caos, che comprende anche la geometria fratta le. Secondo la geometria frattale le forme naturali sono delle forme apparentemente non ordinate, a differenza dalle forme geometriche Euclidee, ma sono comunque supportate da formule matematiche; quindi esiste una logica di tipo matematico nella geometria delle forme naturali. Il Frattale è una figura complessa che nasce dalla ripetizione di un unico parametro su se stesso, per esempio se noi prendiamo un triangolo come parametro di base, e ripetiamo lo stesso parametro sui tre lati e continuiamo a ripetere lo stesso parametro di base su tutti i lati della figura, noi otterremo una figura a linea frastagliata che è quella che domina nelle geometrie della natura. Alcuni esempi di frattali: la geometria delle coste terrestri sul mare, le forme delle foglie, le forme di molti vegetali quali i cavolfiori (tipica forma frattale complessa).

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Da tutto questo deriva un’ipotesi (non si sa se assodata): che essendo tutte le forme naturali interpretabili in questo genere di geometria frattale, noi siamo una forma frattale, le nostre strutture hanno forma frattale, in realtà a livello di DNA c’è l’informazione della formula matematica “crea questa struttura secondo questo parametro matematico”. Per tanto a livello dell’albero circolatorio, che è una forma frattale, a livello di DNA, non abbiamo informazioni per cui dice fai l’arteria branchiale in questo modo, falla svoltare a sinistra e dà una diramazione appena svolta a sinistra, ma c’è l’informazione unica che dice: costruisci l’albero circolatorio secondo una logica frattale che si ripete.

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Il sangue pur essendo un liquido è definito un tessuto, ed è composto da:

- una grossa frazione di acqua,

- sali minerali quali: sodio, potassio, calcio, magnesio, cloro, fosforo, ferro

- proteine che in genere sono sintetizzate (formate) dal fegato, tra cui l’albumina che è una proteina di trasporto, ad esempio all’albumina si attaccano anche molecole farmacologiche;

- grassi che sono veicolati da proteine,

- piastrine che non sono cellule, ma frammenti di grosse cellule che noi abbiamo nel midollo emopoietico

- cellule.

Le cellule sono di 2 gruppi:

- globuli bianchi

- globuli rossi.

MIDOLLO EMOPOIETICO= midollo che produce il sangue, è un tessuto particolare che abbiamo all’interno delle cavità ossee (in fase adulta si trova nell’osso spugnoso) che dà origine alle cellule del sangue e nel cui interno sono stanziati dei grossi elementi cellulari (megacariociti) che frammentandosi danno origine alle piastrine (chiamate anche trombociti) ovvero globulini ricchi di sostanze importanti.

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I globuli rossi hanno forma di pagnottella, sono dei dischi che hanno la capacità di modificare la loro forma diventando cilindrici per passare attraverso i vasi sanguigni più vicini, più piccoli. Il globulo rosso è una cellula un po’ particolare, è costruita dal midollo emopoietico, al momento della maturazione il globulo rosso inizia a formare, sempre più emoglobina, che è la proteina in grado di legare l’ossigeno. L’emoglobina presenta 4 catene proteiche che legano al centro il Ferro. Esiste una relazione analogica con la clorofilla. Se guardiamo come è fatta la clorofilla, vediamo che ci sono 4 catene proteiche molto simili a quelle dell’emoglobina, con aggiunta del magnesio; la clorofilla è per analogia il sangue della pianta ed è di colore verde. In campo esoterico Il colore verde richiama il rosso e il rosso richiama il verde. Così si dice che le anemie si possono curare con estratti di clorofilla, in questo modo si va ad integrare il sangue di un umano con il sangue di una pianta, in realtà si sta assumendo una sostanza che facilita l’assorbimento del ferro. C’è una relazione di tipo biochimico tra gli umani e le piante, infatti, le piante hanno azione terapeutica, in quanto similari all’aspetto biochimico umano. Il globulo rosso sintetizza l’emoglobina a tal punto che dopo un po’ espelle il nucleo cellulare. Quando il globulo rosso esce dal midollo emopoietico, come cellula sta per morire, solo in questo stadio di morte vivente può compiere la sua azione di trasporto dell’ossigeno. Il globulo rosso rimane attivo per 120 giorni poi muore ed è distrutto dalla milza.

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La milza è un piccolo organo che nella medicina cinese, è considerato congiuntamente al pancreas, e associato al movimento terra. La milza ha funzione EMOCATETERICA, ossia di distruzione dei globuli rossi ormai vecchi. Il globulo rosso man mano che sta morendo perde elasticità nella membrana cellulare, quindi non riesce più a passare nei piccoli vasi, in quanto non riesce più ad assumere la forma allungata, perciò rimane piatto e passando nella milza, che è fatta di micro vasi sanguigni, il globulo rosso s’impila, cosicché i macrofagi (cellule del sistema reticolo endoteniale dotate di capacità fagocitante) attaccano il globulo rosso distruggendolo. La milza è anche una sede di produzione extra-midollare di linfociti. Questa produzione di linfociti avviene anche da parte del fegato durante la vita intra-uterina, che termina al momento della nascita, invece continua, anche se in minima parte, dalla milza. In questa distruzione dei globuli rossi, l’organismo salva una sostanza importante: l’emoglobina che è una proteina che contiene ferro. Queste due sostanze sono molto importanti, pertanto la milza prende il ferro e lo distribuisce, tra il fegato e il midollo emopoietico. L’emoglobina invece, essendo una proteina, ovvero materiale nobile, viene trasformata dalla milza, attraverso una processo biochimico, in BILIRUBINA, la quale poi passa al fegato che la utilizzerà per costruire la bile, sostanza necessaria per digerire i grassi.

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La bilirubina, in questo caso è detta Indiretta o non coniugata, e tramite la circolazione portale arriva al fegato. Il fegato prende la bilirubina la coniuga ad altre sostanze e forma gli Acidi Biliari (la trasforma, rendendola solubile, in un elemento acquoso), chiamata BILIRUBINA DIRETTA che costituisce una parte della bile. La bilirubina ha una coloritura arancione-giallastra ed è quella che noi possiamo notare nelle nostre feci e nelle nostre urine. In caso d’incidente, in cui la milza è esportata, la funzione d’EMOCATETERESI, è svolta in periferia. Molte volte le persone che hanno subito l’asportazione della milza , hanno delle crisi itteriche, questo perchè il globulo rosso è distrutto direttamente in periferia. Succede che il globulo rosso, morendo s’impila nei piccoli vasi sanguigni, dove arrivano direttamente i macrofagi a distruggerli, questo eccesso di bilirubina indiretta dà la coloritura giallastra itterica.

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I globuli bianchi si dividono in vari sottogruppi:

- linfociti

- granulociti (all’interno della cellula del citoplasma ci sono delle piccole cisterne piene di liquidi detta appunto granuli)

- monociti, riserva circolante di macrofagi (i macrofagi sono fuori nei tessuti, però talvolta c’è la necessità di un richiamo maggiore di macrofagi ecco che abbiamo una riserva circolante di monociti)

I globuli bianchi hanno fondamentalmente funzioni difensive, sono il nostro esercito di difesa, però come nell’esercito reale noi possiamo distinguere i corpi speciali dalle truppe semplici, così anche nel nostro esercito di globuli bianchi possiamo distinguere i corpi speciali dalle truppe semplici. Le truppe semplici sono fondamentalmente caratterizzate da un intervento poco specifico e sempre uguale; mentre i corpi speciali sono sempre più raffinati nell’elaborare una specifica difesa a seconda del nemico che hanno davanti. I granulociti, i monociti (che sono la riserva circolante di macrofagi), e in periferia i macrofagi, costituiscono le difese ASPECIFICHE. I linfociti invece sono le cellule che costituiscono in realtà il sistema immunitario, quindi la difesa SPECIFICA. In realtà i protagonisti del sistema immunitario sono i linfociti. Ci sono anche alcuni organi detti linfatici quali: la milza, i linfonodi, il timo, ma di per sé, non costituiscono le basi fondanti del sistema immunitario, anche se sono ripieni di linfociti o che li sintetizzano come la milza. Il sistema immunitario è molto affascinante, ma ancora molto sconosciuto, è un sistema in grado di elaborare risposte peculiari al tipo di nemico. Il sistema immunitario deve riconoscere il nemico, ma per poterlo riconoscere deve prima conoscere il Sé e sapere che lui (sistema immunitario) fa parte di quel Sé. Durante la gravidanza, il bambino è un corpo estraneo e il sistema immunitario potrebbe cercare di distruggerlo. Perché questo non avvenga, abbiamo gli ormoni sessuali femminili che tengono a bada il sistema immunitario, abbassando certe linee difensive , in modo particolare quelle dei linfociti T, così che il feto non venga attaccato. Quindi il sistema immunitario deve saper distinguere il Sé dal non Sé, sapere che lui appartiene al quel Sé e a questo punto distruggere il nemico. Il passo successivo è creare una difesa specifica per il nemico, coadiuvato in questa eliminazione dalle truppe; inoltre deve essere dotato di memoria. Proprio perché lo schema difensivo sia specifico, deve avere una memoria tale che lo renda pronto ed efficace nel momento in cui quello stesso nemico si possa ripresentare. Quindi noi abbiamo i linfociti, globuli prodotti dal midollo emopoietico, possiamo distinguere:

- linfociti T

- linfociti B

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I linfociti T sono detti T perché, quando vengono prodotti dal midollo emopoietico, prima di andare nel sangue, soggiornano per un po’ di tempo nel Timo per acquisire caratteristiche specifiche;T come Timici. Il Timo è una ghiandola che si trova sotto la tiroide e appoggiato sulla base del cuore, è una incubatrice dei linfociti T. Si chiama ghiandola in quanto produce una serie di sostanze chiamate linfochine che, immesse nel sangue, hanno la funzione di mantenere in buono stato anche i linfociti circolanti. Il timo inoltre va in atrofia intorno ai 40 anni, e perde le sue capacità svolgendo sempre meno le sue funzioni. Questo sembra essere un fatto fisiologico, perché come siamo nati così dobbiamo morire. Elementi di decadimento sono iscritti nel nostro DNA tra cui anche la capacità di suicidarsi delle cellule detta APOPTOSI. Il Timo si atrofizza progressivamente, perché così rende sempre meno efficace il sistema immunitario, in questo modo si creano delle infezioni che provocano dei danni, o possono formarsi dei processi autoimmuni , tutto questo affinché noi ci possiamo ammalare per poi morire. I linfociti T sono distinguibili in 3 gruppi:

1) – NK = NATURAL KILLER 2) – H = HELPER 3) – S = SUPPRESSOR

1) Natural Killer sono delle cellule in grado di attaccare direttamente il nemico liberando sostanze tossiche per il nemico, sostanze antivirali, oppure liberare sostanze citotossiche

2) Helper sono coloro che aiutano nella preparazione della strategia specifica,

ovvero mandano messaggi ai linfociti B e T avvisandoli della presenza del nemico e comunicandone le caratteristiche. In questo modo i linfociti B produrranno le immunoglobuline specifiche e i linfociti T allerteranno i natural killer e i suppressor.

3) Suppressor sono una sorta di militar-police, cioè fanno in modo che una volta

trovata la risposta immunitaria, questa sia indirizzata alla distruzione del nemico, ma che non tracimi diventando una risposta pericolosa per il Sé (tengono sotto controllo l’esercito).

In alcune patologie autoimmuni, s’ipotizza che chi sia ammalato, siano i linfociti T Suppressor, quindi in questo caso abbiamo un esercito allo sbaraglio. I linfociti B configurano quello che è chiamato il sistema IMMUNITARIO UMORALE umor=liquido; in quanto questi anticorpi circolano nel sangue. I linfociti B elaborano risposte specifiche difensive producendo anticorpi chiamati immunoglobuline.

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Questi anticorpi sono delle proteine e sono di 5 classi:

- I G G = immuno globulina G

- I G M = immuno globulina M Sono degli anticorpi nei confronti di virus e batteri; ovviamente ogni IGG è specifico per quel virus o per quel batterio. Possiamo avere attacchi più complessi come i vermi, allora il sistema immunitario produce, una classe specifica d’anticorpi come le:

- I G E Il sistema immunitario potrebbe gestire un nemico interno; per esempio quando le cellule si moltiplicano andando incontro a degli errori, a delle mutazioni, queste, durante la duplicazione cellulare, creano dei cloni cellulari sbagliati anche di tipo neoplastico tumorale. Il sistema immunitario, per combattere queste cellule , produce una classe specifica d’immunoglobuline:

- I G D

con funzione di protezione interna. L’ultima classe d’immunoglobuline sono:

- I G A sono di tipologia quasi a-specifica, sono immesse nelle secrezioni quali: saliva, lacrime, secrezioni pancreatiche , e fungono da bloccanti su tutti i fronti a livello periferico.

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Quando arriva il nemico che vuole penetrare all’interno del nostro organismo, i primi intercettori sono i macrofagi che hanno la funzione a-specifica in periferia. I macrofagi iniziano ad accerchiare e a fagocitare il nemico. Data la loro capacità di muoversi, di inserirsi, penetrano nei tessuti, nella linfa, nei linfonodi, girano in tutto l’organismo. Incontrano, soprattutto a livello linfonodale, dei linfociti T Helper a cui passano le informazioni. Questo è un passaggio specifico chiamato PROCESSAZIONE DELL’ANTIGENE (antigene=nemico). Il passaggio dell’informazione al Linfocita T Helper, da parte dei macrofagi, si chiama appunto PROCESSAZIONE DELL’ANTIGENE. Il Linfocita T Helper, acquisito l’informazione sul tipo di nemico e su dove di trova, inizia ad organizzare la difesa. Per cui manda un’informazione ai Linfociti T e B, informandoli sul tipo di nemico, e sulle sue caratteristiche in modo che costruiscano l’anticorpo adatto. A sua volta trasmetteranno ai Linfociti T Natural Killer l’informazione di quel tipo di nemico e dove è posizionato, in modo che sappiano dove andare e che possano preparare le armi specifiche. Quindi il Linfocita T Helper è quello che organizza. La specificità delle immunoglobuline è che sono distinte in classi; una parte di questa proteina è uguale per tutte, poi c’è la parte variabile che è quella che si adatta alla tipologia del nemico. Le immunoglobuline hanno la parte fissa sempre uguale al Sé, dopo di che la parte variabile può avere diversi tipi di forma che è quella che si adatta allo specifico nemico presente. Le immunoglobuline devono attaccare il nemico come una sorta di puzzle, e fanno da richiamo, per esempio nei confronti dei linfociti natura killer, oppure nei confronti dei macrofagi che girano, oppure ai granulociti che sono i globuli bianchi che, nel frattempo, per una serie di meccanismi, sono usciti dai vasi sanguigni. Le immunoglobuline comunicano alle nostre difese dove devono concentrarsi. Per poter fare questo, hanno bisogno di venire a contatto con il nemico, in quel momento, la parte variabile è quella che costruirà una difesa a hoc per la forma e le caratteristiche del nemico. Su tutto questo vige il controllo dei SUPPRESSOR Tutto questo avviene la prima volta in cui l’organismo entra in contatto con un nuovo nemico, infatti, in questo caso i tempi di guarigione sono più lunghi, in quanto c’è un tempo preliminare di latenza per la formazione degli anti-corpi e dell’organizzazione della difesa. Nel momento in cui l’organismo ha già contattato quel nemico, le immunoglobuline specifiche (anticorpi specifici) sono già in circolo e immediatamente attaccano. In questo caso il tempo di latenza è ridotto, molte volte non si ha nessun sintomo clinico (sotto copertura immunitaria). Questi anticorpi una volta formati durano per anni; per sapere se abbiamo avuto una particolare malattia, si cercano gli anticorpi specifici.

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Con la vaccinazione, sono introdotti o un virus o un batterio tramortiti, affinché il sistema immunitario crei gli anticorpi specifici.

Il sangue porta ossigeno, veicola sostanze, ha funzione di difesa per la presenza di linfociti; altra funzione del sangue è quella di autoriparazione detta coagulazione che è un meccanismo difensivo per evitare la perdita di sé stesso. Coagulazione = formare un tappo che impedisce la fuoriuscita del sangue. La coagulazione s’innesca in 2 fasi:

1. una legata al trauma iniziale

2. la seconda legata alla rottura dell’endotelio e del vaso sanguigno, con l’intervento delle piastrine (frammenti di grosse cellule presenti nel midollo empopoietico)

Le piastrine non hanno solo questa funzione, ma è una delle funzioni più citate . Le piastrine, sono dei piccoli globuli ripieni di sostanze, che si attivano in caso di rottura dell’endotelio. L’endotelio lesionato, immette nel sangue sostanze che avvisano della rottura, a questo punto rispondono le piastrine che arrivano coagulandosi formando quello che viene chiamato un tappo piastrinico o TROMBO BIANCO. Il tappo piastrinico non è sufficiente a garantire nel tempo che quel vaso venga tappato, così le piastrine liberano sostanze che vanno a stimolare a cascata delle proteine che si trovano nel sangue dette “Fattori della coagulazione” che sono 9. I fattori della coagulazione sono delle proteine, prodotte dal fegato in presenza di vitamina K, queste vitamine in assenza di lesioni sono presenti nel sangue, inattive. L’attivazione dell’ultimo fattore della coagulazione è chiamato, Fibrogeno che permette la liberazione di una proteina filamentosa detta FIBRINA. Questa fibrina si deposita dove abbiamo il tappo piastrinico, andando a formare una struttura a forma di trama, come un rammendo, che rimarrà li fino a quando il tessuto sottostante non si sia completamente ricostituito. La struttura formata dalla fibrina è chiamata Tappo Rosso, poiché nel formare questo tessuto si trascina anche dei globuli rossi che danno questa colorazione al tessuto formato. I fattori coagulativi possono attivarsi gli uni con gli altri, solo alla presenza di calcio, altrimenti questi non si attivano. Questo ci fa capire che le funzioni del calcio sono molteplici e importanti. (mantiene dure le ossa, permette la contrazione muscolare e la coagulazione del sangue .) La coagulazione si attiva a seguito di traumi, ma possiamo avere anche delle coagulazioni intra-vascolari chiamati TROMBI senza la presenza di tagli. Questo non é più un processo fisiologico ma diventa patologico.

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Seguendo questa logica, il cuore è la sede dell’imperatore, mentre chi congiunge l’imperatore con la periferia è il primo ministro; quindi nella fisiologia umana, il primo ministro è il maestro del cuore o fuoco ministro. Si dice che il cuore sia sede dello Shen, quindi in qualche maniera è lo Shen dell’Imperatore. Con Shen si intende anche la summa degli spiriti che abitano in noi, è la coordinazione degli spiriti, è la coscienza di SE’, è il sentire “che io sono io”. Si dice che è l’intelligenza globale, il sentire che io sono io ora e in questo momento, e dato che io sono io, sento che tu sei tu, sento che c’è il mondo intorno a me, che io faccio parte di questo universo. Secondo i cinesi, il cuore non deve essere visto solo come una pompa, ma qualcosa di più. Quando una persona subisce un intervento a cuore aperto, dopo l’operazione deve essere seguito psicologicamente, perché in questo caso il paziente subisce un trauma maggiore rispetto a quello per un intervento come all’intestino; esiste un rapporto quasi affettivo con il nostro cuore. Per gli antichi cinesi il cuore è un muscolo che batte, ma è anche sede della consapevolezza, ha quasi funzione di sistema nervoso. Chi fa le funzioni cardiovascolari, come le intendiamo noi, è il Primo Ministro Maestro del Cuore. Al Maestro del cuore attribuiamo in maniera più specifica la funzione cardiovascolare. Il sangue, secondo la medicina cinese, oltre a trasportare il nutrimento, porta in giro gli spiriti, è un liquido acceso dagli spiriti, quindi tramite il sangue, il cuore comunica anche in maniera psichica con tutti gli organi e i visceri dell’organismo. Nella MTC il cuore appartiene al movimento Fuoco, ma dobbiamo distinguere 2 fuochi, e precisamente, il Fuoco Imperatore rappresentato da cuore-intestino tenue e dal Fuoco Ministro rappresentato da Maestro del cuore-Triplice riscaldatore Quando parliamo di fuoco s’intende una caratteristica energetica che in qualche maniera equivale all’imperatore. Il cuore come coscienza di Sé deve essere in grado di permettere la trasformazione e per tanto deve essere vuoto. Questo non significa “assenza di emotività” ma consentire alle nostre emozioni di fluire. Quando parliamo di vuoto di cuore non intendiamo uno stato di anestesia, cioè non sentire più nulla, ma il lasciare andare senza trattenere nulla, esempio se c’è la tristezza questa va e viene, oppure la gioia, la rabbia è un lasciare fluire senza trattenere. Quando associamo al movimento fuoco il cuore intendiamo queste funzioni. Abbiamo visto che abbiamo un Cuore Imperatore, ma anche un Fuoco Ministro o Maestro del cuore a cui viene associata la funzione cardiovascolare. Al maestro del cuore è annesso il Triplice Riscaldatore:

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Riscaldatore superiore, medio, inferiore.

• Riscaldatore superiore, costituito da cuore e polmone

• Riscaldatore medio, costituito dalla milza

• Riscaldatore inferiore, costituito dal rene.

Nell’antichità il fuoco aveva una funzione di trasformazione, di nutrimento, quindi un aspetto metabolico in cui si spaccano le fibre per rendere il cibo più digeribile. Il TRIPLICE ha un concetto di metabolismo; ma perché triplice??? Il metabolismo è la trasformazione degli alimenti in energia, calore e questa trasformazione avviene con l’ossigeno il quale brucia ed ha una funzione di ossidazione. Quindi ci vuole ossigeno – TRIPLICE SUPERIORE (polmone) Ci vuole un Cuore che porti in giro l’ossigeno – TRIPLICE SUPERIORE Ci vuole un apparato di nutrimento – TRIPLICE MEDIO (per fare energia, per trasformare, per avere calore) Ci vuole un’eliminazione – TRIPLICE INFERIORE Il concetto di Triplice Riscaldatore è in parte, ma non solo, assimilabile ad un aspetto metabolico. Gli antichi dicono: noi abbiamo bisogno di questo aspetto di fuoco che da una parte è la luce, Shen, la coscienza di Sé, ma, perché questa coscienza di Sé possa rimanere, abbiamo bisogno di un aspetto di fuoco che lo faccia vivere. Quindi noi abbiamo un MAESTRO DEL CUORE cardiovascolare che porta in giro tutto questo, sia nel nutrimento, che nello scarto, ma in tutto questo il Maestro del cuore ha bisogno di un triplice che metabolizzi.

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BREVE RIASSUNTO SULLA CIRCOLAZIONE DEL SANGUE Il cuore ha grossolanamente la forma di un cono smussato, con la base posta in alto ed indietro e la punta in avanti e verso sinistra. Il cuore è diviso in quattro cavità: quelle superiori, sono dette atri, quelle inferiori ventricoli. Le cavità superiori sono in comunicazione con quelle inferiori attraverso valvole che consentono il passaggio del sangue in una sola direzione. La funzione del cuore è quella di fare circolare il sangue attraverso tutto l’organismo: è il motore che consente al sangue di avanzare e di raggiungere gli organi periferici, fornendo in questo modo ossigeno e sostanze nutritive, e portando via l’anidride carbonica e le sostanze tossiche prodotte dagli organi stessi. Le pulsazioni del cuore avvengono in modo automatico. Questa funzione specifica è svolta dal Miocardio, la parte muscolare del cuore. Mediante la sua contrazione, consente al sangue di progredire: - dal ventricolo sinistro, attraverso l’arteria aorta e le altre arterie, il sangue raggiunge tutte le cellule dell’organismo attraverso i capillari; ritorna quindi, attraverso le vene, all’atrio destro del cuore e quindi al ventricolo destro. Dal ventricolo destro, il sangue è pompato al circolo polmonare, dove, all’interno degli alveoli polmonari, si purifica dell’anidride carbonica e si arricchisce di ossigeno; dal polmone il sangue raggiunge nuovamente il cuore nell’atrio sinistro e quindi passa nel ventricolo sinistro dove inizia nuovamente il suo percorso. I capillari di cui si è parlato sono i vasi di diametro più piccolo dell’organismo. Attraverso essi il sangue scambia con gli organi e i tessuti l’ossigeno e l’anidride carbonica, come anche i principi nutritivi e le scorie prodotte dalle cellule. Il cuore esercita la sua funzione di pompa grazie all’attività coordinata delle sue cellule muscolari, stimolate da cellule nervose che ne stabiliscono il ritmo di contrazione. Come tutti gli organi, anche il cuore necessità di ossigeno e di sostanze nutritive, e deve essere liberato dall’anidride carbonica e da altre sostanze tossiche. L’ossigeno e le sostanze nutrivate raggiungono il cuore con il sangue per mezzo delle arterie Coronarie, che nascono dall’arteria Aorta subito all’origine di questa. L’occlusione di queste piccole arterie, provoca l’infarto del miocardio e il dolore cardiaco noto come Angina Perctoris .

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Serve a immettere ossigeno ed eliminare anidride carbonica. L’apparato respiratorio può essere considerato come un tubo il cui tratto superiore ha una funzione di conduzione fino ai margini, per poi articolarsi negli alveoli, dove avviene lo scambio. L’apparato respiratorio ha il compito di filtrare l’aria da polveri e micro organismi Se, respiriamo un gas tossico, l’apparato non è in grado di pulirlo, in quanto l’aria viene pulita da polveri e micro-organismi. Altra funzione dell’apparato respiratorio è quello di scaldare l’aria, in quanto l’aria eccessivamente fredda è irritante. Se immettiamo aria troppo fredda, ecco che l’organismo reagisce tossendo, per eliminare l’aria fredda. Un’altra funzione dell’apparato respiratorio è la fonazione. Le vie aree superiori, sono costituite dal naso. Il naso è una cavità ricoperta da mucosa e all’OSTIO del naso ci sono dei peli detti VIBRISSE. Le vibrisse, hanno funzione di filtrare le particelle più grosse che si possono trovare nell’aria. Le cavità nasali non sono lisce, ma Scabrose, con avvallamenti legate alla presenza di sporgenze ossee, i Cornetti ossei ricoperti di mucose. L’aria inspirata passa percorrendo queste pareti scabrose formando dei mulinelli d’aria, che in modo che le particelle di polvere più grosse cadano sul pavimento della cavità nasale, rimanendo così imbrigliate da un muco (sostanza elaborata dalla mucosa filamentosa), e quindi successivamente eliminate attraverso lo starnuto o la deglutizione. Per scaldare l’aria, oltre alla mucosa, che essendo irrorata di sangue crea un ambiente caldo, vi sono anche i SENI PARANASALI, cavità ossee ricoperte di mucose che contribuiscono a creare questa prima area calda. Dietro abbiamo un ammasso di tessuto linfatico, e come tale ricco di linfociti, che sono le ADENOIDI. Le adenoidi formano la prima difesa di tipo microbico. Scendendo, dopo la cavità nasale, abbiamo un tubo che si chiama FARINGE. La Faringe in realtà è costituita da 3 sezioni:

- rinofaringe (dietro al naso)

- orofaringe (la parte che è in comune con l’apparato digerente)

- ipofaringe

L’aria passa attraverso questo tubo, imbocca l’Orofaringe e poi andrà nel tratto successivo che è la Laringe. In fase di deglutizione, la faringe si muove impedendo la risalita del cibo verso le vie respiratorie.

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Dietro, all’inizio delle fauci, abbiamo una zona linfatica, le TONSILLE, che servono come barriera difensiva, sia per il cibo sia per l’aria, in quanto non abbiamo una respirazione solo nasale. La faringe s’innesta su un altro tratto di tubo che è la LARINGE. La laringe è un tubo rigido, non pesante, ed è fatta di cartilagine rigida ma leggera. Quindi è costituita da una serie di innesti di pezzi di cartilagine uno su l’altro. L’EPIGLOTTIDE è importante in fase di deglutizione, perché si abbassa impedendo che il cibo percorra le vie respiratorie, ed è necessaria poiché la via respiratoria é contigua a quella digestiva nel primo tratto del tubo (faringe). L’epiglottide, piegandosi evita che il cibo finisca nelle vie respiratorie. Nella laringe abbiamo inoltre le corde vocali che consentono la fonazione. Si chiamano corde, ma hanno l’aspetto di 2 tendine, che si avvicinano a vari livelli vibrando in vari modi. A farle vibrare è l’aria in uscita. Quindi a secondo dell’apertura delle corde vocali, possiamo emettere vocali di suoni diversi. L’emissione della consonante è più complessa in quanto si tratta di un suono misto; l’aria fa vibrare le corde vocali ad apertura differenziata che poi viene bloccata a vari livelli. Quindi emettiamo consonanti gutturali se fermiamo l’aria a livello delle fauci, quasi all’inizio della faringe; poi emettiamo le consonanti palatali, linguali, labiali a seconda di dove facciamo fermare e vibrare l’aria. Subito dopo la laringe, inizia un altro pezzo di tubo, anche questo costituito da cartilagine. La trachea è fatta d’anelli cartilaginei susseguenti, e nella parte posteriore non è completata, non è di cartilagine, ma è costituita da un intercapedine muscolare che appoggia sull’esofago. La trachea giunge ad una biforcazione del bronco principale destro e del bronco principale sinistro che sono detti extrapolmonari. Sono 2 tubi di precise individualità, da lì inizia tutta la diramazione dei bronchi, bronchioli sempre più fitti, per giungere poi a quello che è chiamato il BRONCHIOLO TERMINALE che termina con delle estroflessioni ad acino d’uva, gli ALVEOLI. Tutto l’apparato respiratorio conduce l’aria esterna fino agli alveoli dove avvengono gli scambi respiratori. Alcuni assimilano la forma del polmone ad un albero rovesciato dove le foglie sono rappresentate dagli alveoli. La medicina tradizionale cinese parla di polmone al singolare e non di polmoni, in quanto lo vedono come unico organo; per la MTC gli unici organi duplici sono i reni. All’altezza degli alveoli, abbiamo lo scambio dei gas respiratori. Gli alveoli sono all’esterno, ricoperti dai capillari dell’arteria polmonare, dove il sangue venoso diventa arterioso. Il polmone presenta 2 tipi di circolazione:

1. una detta funzionale, che è quella dell’arteria polmonare che conduce il sangue per essere ossigenato;

2. la seconda detta circolazione metabolica, in quanto anche le cellule polmonari hanno bisogno dello metabolico

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La circolazione di vene e arterie bronchiali hanno una diramazione diversa da quelle polmonari, distribuendosi per ogni singola cellula per avere gli scambi metabolici. Dicasi polmone l’insieme dei bronchi secondari, cioé delle diramazioni che emergono dai bronchi principali fino agli alveoli; nella zona centrale del polmone abbiamo l’ILO Polmonare dove c’è l’entrata e uscita dei bronchi primari e dei vasi principali. Tutto l’apparato respiratorio è ricoperto da un duplice foglietto connettivo chiamato PLEURA. La pleura detta VISCERALE è direttamente a contatto con la massa dei bronchi e degli alveoli, mentre la pleura PARIETALE ricopre quella viscerale e tra l’una e l’altra c’è un filino di liquido detto liquido PLEURICO che permette il scivolamento, movimento. Tutta la mucosa dell’apparato respiratorio fino agli alveoli, è ricoperta di uno strato particolare, sulla superficie esterna delle cellule possiamo notare delle ciglia che hanno un movimento che va dalla profondità verso la superficie. Tra queste ciglia dette CIGLIATE, s’intercalano delle cellule chiamate CALICIFORMI MUCIPARE, le quali producono muco (sostanza filamentosa bianca) che si distribuisce lungo la superficie delle ciglia. Queste ciglia e questo muco sono strumenti di filtro, di drenaggio. L’aria che man mano entra, fa cadere sulle pareti dei bronchi le particelle di polvere che non sono state bloccate all’inizio, cioè quelle più fini, sottili; il muco le intrappola e il movimento detto cigliare, le porta verso l’alto, utilizzando come strumento di eliminazione l’apparato gastroenterico. Questo EPITELIO è presente fino agli alveoli. Gli alveoli hanno una parete molto sottile, affinché ci sia uno spazio brevissimo spazio da percorrere da parte dell’ossigeno e dell’anidride carbonica durante gli scambi metabolici, inoltre questa parete dovrà essere particolarmente vicina alla parete dei vasi sanguigni. La parete degli alveoli è costituita da un unico strato di cellule dette PNEUMOCITI di primo ordine. Nello scambio tra anidride carbonica e ossigeno, tra alveolo e sangue, non può non può avvenire come quello che avviene in periferia, ovvero la fuori uscita di liquido; i polmoni sono particolarmente asciutti, e se ci fosse anche un filo di liquido, questo rallenterebbe il passaggio. Il maestro della secchezza è il polmone, movimento metallo. I PNEUMOCITI si trovano mischiati ad altre cellule delle PNEUMOCITI di secondo tipo. All’interno, sulle pareti dell’alveolo c’è una sostanza chiamata SURFACTANT, prodotta da questi PNEUMOCITI di secondo ordine, che ha la funzione chimica di ridurre la tensione d’attrazione superficiale. Questo serve per evitare che quando l’aria esce, le forze d’attrazione delle pareti alveolari siano tali che l’alveolo possa chiudersi, in altre parole fanno in modo che quando l’aria esce, le pareti degli alveoli non si riavvicinino chiudendosi. Il polmone ha una certa possibilità di difendesi da inquinamenti gassosi contenuti nell’aria, questo, grazie al fatto che la parete dei vari bronchi è dotata di muscolatura e quindi può variare il calibro. Se stiamo respirando aria piena di gas, i bronchi tenderanno a BRONCOCOSTRINGERSI, l’aria dovrà in ogni caso passare, ma ne sarà ridotta la portata. In questo modo il polmone cerca di equilibrare la portata d’ossigeno che deve immettere e l’anidride carbonica che deve eliminare, in questo modo farà passare meno gas che potrebbe essere tossico.

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Nelle patologie, possiamo avere una BRONCOCOSTRIZIONE evidente che si manifesta con il sintomo dell’asma, e della dispnea. Sulle pareti dei bronchi ci sono dei recettori nervosi, in grado di avvertire la qualità dell’aria e di alcune presenze pericolose; vanno ad avvisare il sistema nervoso neurovegetativo, che come risposta manda, tramite i nervi del sistema nervoso vegetativo autonomo, l’ordine di una broncocostizione. Il movimento cigliare è un dispositivo difensivo, che permette di eliminare il muco, che normalmente espettoriamo con la tosse. Il diaframma, gran muscolo respiratorio è il più importante. Il diaframma a riposo, ha una forma di cupola , quando si contrae, scende e l’aria entra dal naso; quando il diaframma si rilascia, riacquista la sua forma di cupola, diminuisce il volume, aumenta la pressione e l’aria esce. Il diaframma durante questo suo compito è aiutato dai muscoli intercostali esterni, che sono quelli tra le varie coste (che aiutano anche ad alzare le coste della cassa toracica per aumentarne il volume). L’espirazione tranquilla è sempre una fase di tipo non energetico, avviene passivamente, tramite il rilascio muscolare e non consuma ossigeno. I muscoli addominali sono sinergici al diaframma nella fase respiratoria in quanto, nel momento in cui il diaframma si abbassa, spinge i visceri addominali verso l’esterno e verso il basso, facendo in modo che i muscoli addominali si rilassano creando maggior spazio. Nella fase d’espirazione, il diaframma si rilascia, i muscoli addominali, si contraggono e facilitano la risalita dei visceri in modo tale che aiutano il diaframma a salire e a ridurre ulteriormente il volume per espellere una maggior quantità d’aria. Durante questi scambi respiratori, c’è uno spazio morto, ossia una certa quantità d’aria che rimane sempre intrappolata a livello alveolare, questo accade anche nelle espirazioni forzate. Noi non riusciremo mai ad eliminare tutta l’aria. Lo spazio morto dove un po’ d’aria rimane intrappolata è costante, ma se questa aumenta, possiamo avere l’enfisema polmonare. Man mano che ci avviciniamo agli alveoli, abbiamo un aumento della popolazione di macrofagi, le cellule circolanti che hanno il compito di distruggere i corpi estranei introdotti con l’aria respirata.

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Il movimento ritmico dell’aria fuori e dentro dei polmoni, comunemente chiamato respiro, può assumere caratteristiche diverse per cui si possono distinguere diversi tipi di respiro. Iperventilazione: caratterizzata da un aumento della ventilazione polmonare in eccesso rispetto alla richiesta di ossigeno. Durante l’iperventilazione si verificano un amento della frequenza e della profondità degli atti respiratori. Si può verificare prima o dopo uno sforzo fisico o una camminata in alta montagna. Ipoventilazione: è un decremento della ventilazione polmonare ovvero una diminuzione del ricambio d’ aria negli alveoli. Durante l’ipoventilazione si verifica una riduzione del numero o della profondità degli atti respiratori. Dispnea: respirazione difficile, faticosa spesso associata a ipoventilazione. La dispnea si manifesta normalmente durante notevoli sforzi fisici oppure in situazioni patologiche. Apnea: è una temporanea cessazione dei movimenti respiratori e può essere volontaria o riflessa. Con il termine di apnea viene anche indicato il temporaneo arresto del respiro alla fine di ogni normale espirazione; ciò può verificarsi anche durante il sonno o quando si deglutisce.

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Riflesso della tosse La tosse può essere definita come un’espirazione forzata volontaria o involontaria; in quest’ultimo caso, viene considerata alla stregua di un atto riflesso, che fa parte dei meccanismi di difesa dell’apparato respiratorio, teso ad allontanare secrezioni o corpi estranei dall’albero tracheobronchiale. Il riflesso della tosse viene stimolato da sostanze estranee nella trachea e nei bronchi. L’epiglottide e la glottide si chiudono per attività riflessa e la contrazione dei muscoli espiratori consente di aumentare la pressione dell’aria nei polmoni. L’epiglottide e la glottide (insieme delle corte vocali e la stretta fessura compresa tra queste) si aprono poi improvvisamente, col risultato di una brusca fuoriuscita dell’aria che rimuove le sostanze estranee penetrate nelle vie respiratorie, conosciuto come colpo di tosse. Riflesso dello starnuto Il riflesso dello starnuto è simile al riflesso della tosse, eccetto che per il fatto che è stimolato da sostanze irritanti giunte nelle fosse nasali. Una brusca fuoriuscita d’aria attraverso le fosse nasali e la bocca tende ad espellere forzatamente le sostanze irritanti dalle vie respiratorie e si ha quindi lo starnuto. Singhiozzo

Il termine singhiozzo è utilizzato per descrivere un’involontaria contrazione spasmodica del diaframma. Quando di verifica una tale contrazione, generalmente all’inizio di un’inspirazione, la glottide si chiude improvvisamente, producendo un suono caratteristico. Un singhiozzo che dura per periodi prolungati può essere molto fastidioso. In genere la causa è di origine gastrointestinale: per rigurgito, tensione delle pareti del canale digerente o aerofagia. Oppure, può essere provocato da un’irritazione del nervo frenico, che innerva il diaframma, o dei nervi sensitivi dello stomaco. Fortunatamente, nella maggior parte de casi, il singhiozzo dura solo pochi minuti ed è innocuo.

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Sbadiglio

Lo sbadiglio è una lenta e profonda inspirazione attraverso la bocca, insolitamente aperta. In genere può essere determinato da fattori organici, come la fame e il sonno; oppure da fattori psichici, come la noia, la stanchezza e astenia.

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BREVE RIASSUNTO SU POLMONI E RESPIRAZIONE

La gabbia toracica contiene, oltre al cuore i polmoni. Il cuore pompa il sangue attraverso i polmoni per consentirgli di rilasciare l’anidride carbonica e di assorbire l’ossigeno che rilascerà agli organi attraverso cui passerà. La respirazione è un atto che può avvenire sia automaticamente sia in modo volontario ed è divisa in due fasi. Dapprima si ha l’inspirazione che è resa possibile dai muscoli intercostali e soprattutto dal diaframma. Questi muscoli hanno la capacità, contraendosi, di espandere il torace e di conseguenza i polmoni, questa è un processo attivo. L’aria inspirata raggiunge i polmoni percorrendo le vie aeree superiori e inferiori: dall’ambiente esterno passa dapprima nel cavo orale e nelle coane nasali, poi attraverso la laringe, giunge alla trachea. Questa si biforca e l’aria penetra nei due polmoni, il destro e il sinistro, attraverso i bronchi. Questi si suddividono a loro volta in moltissimi rami sempre più sottili fino a raggiungere gli alveoli. Gli alveoli sono piccolissime sacche che presentano da un lato aria e dall’altra una fitta rete di capillari. Lo scambio di ossigeno ed anidride carbonica tra l’organismo e l’ambiente avviene qui. Al termine della inspirazione si ha l’espirazione, fase nella quale l’aria percorre il tragitto e torna, carica di anidride carbonica, nell’ambiente. L’espirazione avviene normalmente per l’azione elastica del torace, che tende a tornare al volume precedente all’inspirazione ed è quindi un processo passivo. In alcune situazioni l’espirazione è favorita da alcuni muscoli che hanno un’azione inversa a quelli inspiratori.

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APPARATO

RESPIRATORIO

Ciglia dette Cigliate Calici formomucipari che producono muco: strumenti di filtro e drenaggio

Pleura viscerale Pleura parietale Liquido pleurico tra i 2 foglietti per movimento

SISTEMA CHE DISTRIBUISCE E SCAMBIA GAS E OSSIG ENO

STRUTTURATO

RIFORNISCE LE CELLULE DI OSSIGENO E LE LIBERA DALL’ANIDRIDE CARBONICA

Strutture accessorie

Mucosa formata da ciglie con un movimento dalla profondità alla superficie

Ricoperto da duplice foglietto chiamato PLEURA

VIE RESPIRATORIE INFERIORI

Trachea, albero bronchiale e polmoni

Gabbia toracica e diaframma

Responsabili dell’attività inspiratoria ed espiratoria

Trachea: si estende dalla laringe ai bronchi principali e appoggia su esofago

La trachea si divide in due bronchi principali destro e sinistro che entrano nei polmoni e si dividono nei bronchi secondari che si ramificano nei bronchioli e poi negli alveoli

Gli alveoli sono costituiti da una membrana, formata da cellule dette Pneumoniti di primo ordine, che permette lo scambio. Questa membrana è bagnata da una sostanza Surfattante che fa in modo che si riduca la tensione d’attrazione, questa sostanza è prodotta dai pneumociti di secondo tipo

VIE RESPIRATORIE SUPERIORI

NASO – RINOFARINGE – OROFARINGE – IPOFARINGE - LARINGE

NASO: filtra e riscalda l’aria attraverso le vibrisse e i seni paranasali

Dietro seni paranasali abbiamo adenoidi ricche di linfociti, prima barriera di difesa

Tonsille dietro fauci, zona linfatica barriera difensiva sia per il cibo che per aria

FARINGE: Rinofaringe Orofaringe Ipofaringe

POLMONI: organi dalla forma conica. Il polmone sinistro è diviso in 2 lobi, il polmone destro è diviso in 3 lobi. La funzione dei polmoni è quella di distribuire l’aria e scambio dei gas

LARINGE: importante nella deglutizione fase in cui è aiutata dell’epiglottide. Nella laringe risiede l’organo della fonazione

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Per apparato Endocrino s’intende un insieme di strutture ghiandolari e gruppi di cellule caratterizzate dal fatto di produrre e immettere nel circolo sanguigno particolari sostanze, gli ormoni, con il compito di regolare le funzioni di organi e tessuti per garantire l’omeostasi dell’organismo. Gli ormoni agiscono in maniera specifica su determinati organi chiamati organi bersaglio. Individuiamo 2 gruppi di ghiandole:

1) ghiandole ESOCRINE

2) ghiandole ENDOCRINE

Le ghiandole esocrine sono quelle che producono sostanze e le immettono in un ambiente definito esterno, eso=fuori, le ghiandole endocrine producono sostanze e le immettono in un ambiente definito dentro endro=dentro. Le ghiandole endocrine producono sostanze che sono immesse nel sangue. Le ghiandole esocrine immettono le sostanze verso l’esterno, ovvero cute e mucose, oppure dentro cavità esempio stomaco. Gli apparati (apparato gastro-enterico, l’apparato respiratorio), sono forniti di ghiandole esocrine le quali immettono le proprie secrezioni (es: muco dell’apparato respiratorio) all’interno delle cavità delle strutture respiratorie, che, pur essendo dentro il nostro corpo, non sono considerate “interne” come il sangue. Sia le ghiandole endocrine che le ghiandole esocrine, sono strutture costituite da cellule che si sono specializzate e distaccate nel corso dell’evoluzione, dall’epidermide, tessuto costituente la pelle e le mucose. Alcune di queste cellule, specializzate come ghiandole, sono rimaste nel tessuto, pur avendo la loro individualità, di pelle e di mucose, (tipo ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee della pelle, ghiandole mucose dell’apparato respiratorio ) altre invece si sono staccate formando delle entità a sé. Quando parliamo di ghiandole endocrine, intendiamo ghiandole che come origine hanno l’epidermide. Al momento del concepimento si forma una grande unica cellula di 46 cromosomi chiamata TOTIPOTENTE e da questa cellula nascerà il Tutto. Questa cellula Totipotente si duplica formando una morula, da qui le cellule incominciano a distinguersi in 3 gruppi detti Foglietti, diversi tra loro, chiamati foglietti embrionali così denominati:

- endoderma - mesoderma - ectoderma

Dalla successiva trasformazione di questi 3 foglietti si andranno a costituire tutti i tessuti dell’organismo e quindi tutti gli organi.

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Dall’ECTODERMA, parte più superficiale, si formano unicamente 2 tessuti: l’epiteliale e il nervoso, ricordiamoci che il tessuto epiteliale e il tessuto nervoso hanno un’origine comune. Il sistema endocrino ha una forte parentela con il sistema nervoso centrale, infatti questi 2 sistemi riescono a comunicare tra loro. Negli ultimi decenni, si è notato che questa comunicazione si estende anche al sistema immunitario. Si chiamano sistemi in quanto, come tali, si presuppone una comunicazione. Se osserviamo i linfociti, (sistema immunitario) possiamo vedere che hanno dei recettori specifici per ormoni. L’ormone della colicistochinina serve per stimolare la cistifellea a produrre bile. La colicistochinina è presente anche a livello del sistema nervoso centrale. In più abbiamo dei neuroni sensibili alla colicistochinina e questi sono quelli del circuito fame e sazietà presente nell’ipotalamo. Uno dei meccanismi di regolazione del centro di sazietà è proprio l’aumento di colicistochinina, se la quantità di cibo presente è sufficiente, questo manderà il messaggio al centro di sazietà.

- Il sistema nervoso dirige le nostre funzioni generalizzate, coordina, recepisce gli stimoli dall’esterno, è sensibile alla luce, temperatura, suoni .

- Il sistema immunitario difende, è sensibile al mondo esterno, rappresentato

da un mondo microscopico, coordina una serie di funzioni difensive o comunque di relazione tra il mondo individuale e il mondo esterno.

- Il sistema endocrino, costituito da ghiandole che secernono sostanze dette

ormoni, è sensibile al mondo interno ed esterno, e come gli altri 2 sistemi, gestisce una serie di nostre funzioni in modo specifico: quelle metaboliche.

Il sistema implica in sé un apparato di comunicazione, che comprende una comunicazione, una ricezione nei confronti dell’ambiente circostante, e la gestione di più sistemi. Un altro esempio d’intercomunicazione di questi tre sistemi è il seguente: Esempio:quando una donna ha partorito ha la montata lattea, indotta dall’aumento di un ormone, un prodotto dal sistema endocrino, che si chiama Prolattina. La prolattina aumenta nel sangue, e va ad agisce sulla mammella, facendola aumentare di volume e inducendo la ghiandola mammaria a produrre latte. Questo aumento di prolattina, agisce anche a livello del sistema nervoso centrale, perché, si dice, che funge da NEURO-MEDIATORE, cioè perifericamente ha come bersaglio la mammella, invece a livello del sistema nervoso centrale, stimola alcune aree celebrali che sono legati ad alcuni particolari stati dell’umore, quali la depressione. La prolattina da una parte deprime la donna e dall’altra fa aumentare la produzione di latte alla mammella. Quindi è un ormone che ha anche una funzione a livello del sistema nervoso centrale . La giustificazione a tutto questo, e dato dal fatto che la depressione post-partum è assolutamente fina lizzata al fatto che la donna elimini gli stimoli esterni e si concentri totalmente nei confronti del bambino, in quanto immaturo ha bisognoso di una totale attenzione.

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La depressione è una concentrazione d’energia di tipo psichico, e questo determina che l’attenzione della donna si rivolta solo sul bambino così che inizi ad allattarlo. La fase più difficile dell’allattamento, è proprio quella iniziale, in quanto è necessario che, sia madre e bambino, si adattino e si abituino, ma soprattutto il bambino deve riuscire a coordinare respiro e suzione. Così la depressione, in questo caso, ha una sua finalità, inoltre vediamo come una sola sostanza, lavori su 2 linee apparentemente diverse, ma finalizzate ad uno stesso obiettivo. Quando abbiamo un’infezione, durante uno stato febbrile, ci sentiamo stanchi, spossati, desiderosi di andare a letto a dormire, in questo caso, sembra che siano degli ormoni che da una parte fanno aumentare la temperatura corporea e dall’altra parte inducano sonnolenza, calo del tono dell’umore a livello del sistema nervoso centrale. Tutto questo perché, se noi stiamo combattendo una lotta in periferia, non dobbiamo andare a ballare e sprecare energie. Sembra che gli ormoni sessuali femminili, in modo particolare gli estrogeni e i progesteroni, riducano, in modo particolare, una certa linea difensiva del sistema immunitario. In modo particolare quella dei linfociti T; questo perché nella donna in gravidanza , una parte del sistema immunitario deve rimanere tranquillo altrimenti, se fosse completamente attivo, farebbe espellere la cellula fecondata, considerata corpo estraneo. Inoltre possiamo vedere il circuito ipotalamo-ipofisi che mette in moto la Tiroide. L’ipofisi comunica alla tiroide che si è mangiato e che in periferia abbiamo una grande energia, a questo punto lo tiroide si attiverà e metterà in moto il metabolismo basale (produzione energia generale sistemica dell’organismo). Da questo si evince una comunicazione tra il sistema endocrino (che ha funzioni di regolare organi, tessuti e cellule da un punto di vista metabolico) e il sistema nervoso centrale. È come se questo scambio informativo servisse a modellare il nostro comportamento su funzioni e necessità metaboliche e viceversa, con le funzioni metaboliche che servono di sostegno al nostro stato psico – fisico. Abbiamo una moltitudine di comunicazioni che sono alla base del nostro vivere, e fanno in modo che noi costantemente ci mettiamo in relazione con il mondo circostante, qualsiasi esso sia, in maniera spesso inconsapevole. Questi 3 sistemi riorganizzano il nostro equilibrio interiore, mettendo insieme tutto, come stato d’umore, comportamento, sistema endocrino, sistema immunitario, funzioni viscerali ..siamo una grande unità!!!! Tutta questa rete di comunicazione ha il compito di mantenere l’OMEOSTASI. L’omeostasi è l’equilibrio; ma l’equilibrio nella vita è costantemente messo in discussione, in quanto noi non siamo mai in equilibrio stabile. Tutti i nostri meccanismi sono costantemente in mutazione, a secondo dei vari stimoli interni ed esterni. L’omeostasi è l’adattamento. In altre parole è l’equilibrio in adattamento. Io mi devo continuamente adattare ai mutamenti delle circostanze interne ed esterne, per tanto più sono in equilibrio, più riesco ad adattarmi. Vediamo come fattori esterni, quali, luce, buio, temperatura, possano creare internamente oscillazioni di pressorie, variazione di battiti cardiaci . Quindi, noi senza avvedercene, siamo in costante adattamento, cambiando i parametri fisiologici; questa è l’omeostasi, il concetto d’equilibrio.

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L’equilibrio non è qualcosa di fisso e immutabile, ma è mutamento e trasformazione. I cinesi sostengono questo, quando parlano d’oscillazione costante tra poli di tipo yin e di tipo yang. La vita si manifesta tra lo yin e lo yang, e non può essere né yin né yang, ma un continuo trasformarsi. Nei 5 movimenti, le ghiandole endocrine non sono previste come attribuzione d’organi e visceri. I cinesi in MTC affermano che nei 5 movimenti i 5 organi sono ciò che consentono ad un individuo di vivere una vita di relazioni in uno spazio. I cinesi individuano anche dei visceri curiosi; alcuni autori moderni sostengono che sia possibile attribuire a questi visceri funzioni di tipo endocrino. Il pensiero cinese, sostiene che c’è la struttura e poi c’è qualcosa che ci collega; questo collegamento, sono i visceri curiosi, che sono pieni d’energia ANCESTRALE (energia antica, profonda, che si lega al cielo anteriore, un’energia ovunque distribuita e tutta interconnettente), visceri a cui è possibile attribuire anche funzioni endocrine. I 5 organi dei 5 movimenti, sono organi che ci consentono di mangiare, nutrirci, di eliminare le scorie, di respirare, di avere una coscienza . Tutto questo è interconnesso molto probabilmente a questa ANCESTRALITA’, da questa curiosità, che non è la curiosità come la intendiamo noi, ma la MERAVIGLIA, infatti parlano di organi meravigliosi.

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Gli ORMONI, sono sostanze prodotte dalle ghiandole endocrine. Una volta, immessi nel sangue, portano un messaggio specifico per quel tipo d’organo o quel tipo di tessuto o per quella certa funzione cellulare. Gli ormoni sono sostanze, messaggi specifici. La specificità esiste in quanto, sull’organo, sulle cellule , o sui tessuti esistono dei recettori specifici che legano quell’ormone. (Recettore cioè proteina di una determinata forma, presente sulla membrana cellulare.) Nel momento in cui le cellule, di quel dato organo, hanno un recettore che s’incastra perfettamente con l’ormone, questo si attacca, se così non fosse l’ormone non si attaccherebbe. Questa è la SPECIFICITA’. Gli ormoni si dirigono verso gli organi chiamati bersaglio. L’ormone entra nel sangue che provvede a condurre, veicolare l’ormone, ovunque nell’organismo e, a seconda delle cellule che l’ormone incontra e dei recettori che incontra, diventa EFFETTORE, cioè portatore di un messaggio. Ogni ormone ha un messaggio specifico per ogni organo bersaglio, a cui farà svolgere un’attività specifica. Gli ormoni poi, essendo dei messaggeri, devono avere una vita che duri per tutto il tempo del loro compito; devono arrivare nel sangue, arrivare all’organo bersaglio e quindi una volta che hanno portato il messaggio il loro compito è finito. Quando hanno terminato il loro compito, sono trasportati dal sangue agli organi EMUNTORI, dove saranno metabolizzati. La vita dell’ormone, varia da ormone ad ormone, in genere è di 20 minuti. Le ghiandole endocrine devono sapere, quando produrre i loro ormoni, per questo ci sono 2 tipi di meccanismi. Ci sono delle ghiandole endocrine, in grado d’essere sensibili ad alcuni parametri vitali, e a seconda della variazione di questi parametri, queste ghiandole producono il loro ormone: sono dette ghiandole autoregolatrici Altre invece, sono inserite in un circuito apparentemente più complesso, di stimolo l’una sull’altra: il circuito a cascata. Questo circuito a cascata rappresenta il meccanismo d’autoregolazione della produzione di alcuni ormoni. I 2 gruppi di ghiandole sono:

1) ghiandole sensibili di per sé, cioè autonome

2) ghiandole inserite in un meccanismo più vasto di regolazione, dove sono inserite più ghiandole endocrine

Nel secondo gruppo, dove sono inserite più ghiandole endocrine , il generale è rappresentato dall’IPOFISI.

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L’ipofisi è a sua volta regolata da un’altra struttura che si chiama IPOTALAMO. L’ipofisi è una ghiandola molto piccola che abbiamo dietro il naso, appoggia sulla sella turcica, ed è in collegamento con una piccola parte del sistema nervoso centrale chiamata IPOTALAMO.

L’IPOTALAMO è una parte un po’ “strana” del sistema nervoso, anatomicamente è testimone della relazione tra sistema nervoso e sistema endocrino. L’ipotalamo è fatto da neuroni, cellule del sistema nervoso con le loro caratteristiche e i loro comportamenti, che comunicano tra di loro attraverso messaggi chimico-elettrici. Inoltre una parte dell’ipotalamo è di tipo endocrino, ovvero produce ormoni (questa è l’unica parte del sistema nervoso che svolge questo compito). L’ipotalamo è il gestore della vita NEUROVEGETATIVA, in senso generale. Quindi all’ipotalamo convergono stimoli neurovegetativi, che gli permettono di gestire la vita neurovegetativa; esempio: abbiamo un meccanismo termoregolatore, un meccanismo che gestisce la fame e la sazietà, etc L’ipotalamo è in connessione con l’IPOFISI. Tutto l’apparato endocrino ha fondamentalmente la funzione di regolarizzare un metabolismo, quindi, è inevitabile che una parte del sistema nervoso, che regola il sistema neurovegetativo , sia interconnesso con un sistema endocrino che regola l’aspetto metabolico. L’aspetto metabolico in senso generale è rappresentato dalla produzione d’energia, sintesi di sostanze fatte dalle cellule, eliminazione di sostanze di rifiuto. È il sistema endocrino che controlla un po’ gli stati metabolici in senso generale, ovviamente deve essere anche coordinato con quella parte del sistema nervoso che lo fa funzionare, in altre parole, l’aspetto neurovegetativo. Ecco che noi abbiamo l’ipofisi, che appoggia sulla sella turcica, che è in connessione con l’ipotalamo.

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L’IPOFISI va distinta in 2 parti. La parte anteriore dell’ipofisi e la parte posteriore. La parte anteriore si chiama ADENOIPOFISI e la parte posteriore si chiama NEUROIPOFISI. La NEUROIPOFISI è direttamente collegata con l’IPOTALAMO in senso nervoso, in quanto l’ipotalamo produce degli ormoni e li va ad immettere direttamente nella neuroipofisi attraverso il prolungamento di cellule ipotalamiche. L’ipotalamo immette questi ormoni nella neuroipofisi come se fosse un deposito, la neuroipofisi ha funzione di magazzino per gli ormoni che produce l’ipotalamo. L’ADENOIPOFISI, adeno=ghiandola, invece produce lei stessa degli ormoni, questa produzione, però avviene in quanto è collegata all’ipotalamo, da una fitta rete di capillari sanguigni attraverso i quali l’ipotalamo stimola l’adenoipofisi a produrre ormoni. L’ipotalamo funge da attivatore dell’adenoipofisi. L’adenoipofisi, sotto lo stimolo ipotalamico di tipo biochimico, ormonale, produce gli ormoni. La neuroipofisi, è collegata direttamente all’ipotalamo attraverso il prolungamento delle cellule ipotalamiche e non ha funzioni produttrici ma solo di magazzino, l’adenoipofisi, invece ha funzioni di produzione degli ormoni.

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L’ipotalamo produce degli ormoni e li immette nella neuroipofisi, gli ormoni che produce sono 2:

1) A D H = anti diuretic hormon

2) Ossitocina

A secondo della situazione dell’organismo, l’ipotalamo che è il gestore della vita neurovegetativa, dice alla neuroipofisi di liberare un ormone o l’altro. Viene liberato l’ormone ADH per ridurre la quantità di urine emesse, questo può avvenire quando siamo disidratati perché introduciamo pochi liquidi, oppure quando sudiamo molto (estate), oppure durante una forte diarrea, oppure durante una emorragia. L’ormone antidiuretico, interviene là dove vi sia necessità di trattenere acqua, per tanto non sempre, ma quando c’è necessità. Quando si verificano questi casi, l’ipotalamo avvisa la neuroipofisi e gli ordina di liberare la ADH. L’ipotalamo sente questa carenza di liquidi e dà questo comando. La neuroipofisi, ricevuto questo comando libera l’ADH nel sangue che avrà come organo bersaglio il Rene. L’ipotalamo si accorge che c’è un calo di liquido, e di conseguenza che il nostro organismo ha bisogno dell’ormone dell’ADH. L’ipotalamo è sensibile alla concentrazione di LIQUOR (liquido cefalo rachidiale), in quanto è il liquido che troviamo nella scatola cranica, ed in cui il nostro cervello galleggia. I cinesi dicono che i midolli sono un’acqua ricca di fuoco e sono originati dal rene. Questo LIQUOR, è in relazione allo stato di idratazione generale, la perdita di liquido fa calare anche il liquor. L’altro ormone prodotto dall’ipotalamo è l’ossitocina. L’ossitocina, detta anche vasopressina, è somministrata durante il travaglio, in quanto fa contrarre l’utero per espellere il feto. Gli organi bersaglio della ossitocina sono 2:

- utero

- mammelle

A livello dell’utero, ne permette la contrazione per espulsione del feto, e durante il ciclo mestruale, permette l’espulsione dell’endometrio. Dall’altra parte, l’ossitocina lavora anche sulla mammella e fa contrarre i DOTTI GALATTOFORI per far uscire il latte, durante l’allattamento. La prolattina prepara la mammella nella produzione del latte, l’ossitocina fa in modo che i dotti, dove si raccoglie il latte, contraendosi facciano uscire il latte.

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Questi 2 ormoni non hanno la necessità di essere immessi in continuazione nel sangue, ma solo in specifiche situazioni visto la loro funzione specifica. L’adenoipofisi, che si trova nella parte anteriore, produce lei stessa ormoni, ma per fare questo ha sempre bisogno che l‘ipotalamo la stimoli; questi stimoli si chiamano RELEASE FACTOR, e vengono inviati uno per ogni ormone che l’adenoipofisi deve produrre. Secondo le varie situazioni dell’organismo, l’ipotalamo stimola l’adenoipofisi a produrre un determinato ormone che, immesso nel sangue, raggiungerà l’organo bersaglio. Se l’ipotalamo sente la necessità di avere degli ormoni prodotti dalle surrenali, stimola l’adenoipofisi, attraverso uno specifico release infactor, a produrre ACTH, quest’ormone ha come organo bersaglio il surrene, che produrrà, a sua volta, i suoi specifici ormoni, i glicocorticoidi. A questo punto avremo nel sangue la presenza glicocorticoidi che segnaleranno all’ipotalamo di aver raggiunto la quantità adeguata, in modo che l’ipotalamo smetta di stimolare l’adenoipofisi. Questo circuito, in cui sono inserite delle ghiandole, è chiamato di regolazione, ovvero FEED BACK NEGATIVO. FEED BACK= ritorno Si dice negativo in quanto limita la produzione d’alcuni specifici ormoni in periferia, agendo a monte della struttura iniziale che, ha stimolato la loro produzione. Si tratta di un meccanismo semplice ma estremamente ingegnoso che regolarizza la produzione d’ormoni. In questo caso i glicocorticoidi sono a livello fisiologico, quindi si deve comunicare all’ipotalamo di ridurne la produzione, perché questo sia possibile, l’ipotalamo avrà dei recettori specifici per gli ormoni che gli porteranno tale messaggio. L’ipotalamo è a sua volta sensibile, tramite ricettori specifici, per ogni ormone che induce alla sintesi, altrimenti non percepirebbe la loro presenza, nel sangue.

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I FEED BACK sono fondamentalmente 3:

IPOTALAMO IPOTALAMO IPOTALAMO

feed

IPOFISI feed IPOFISI feed IPOFISI back

back back

SURRENE TIROIDE GONADI

(ovaie e testicoli)

ORGANI ORGANI ORGANI

BERSAGLIO BERSAGLIO BERSAGLIO

Per ogni circuito, l’ipotalamo libera un release infactor e l’adenoipofisi produce un ormone specifico. L’adenoipofisi produce, indipendentemente dall’ipotalamo, in maniera autonoma, degli ormoni che sono fondamentalmente 2:

- PROLATINA (PRL)

- ORMONE DELL’ACCRESCIMENTO (GH) La prolattina, ha come organo bersaglio, la mammella e fa aumentare la produzione di latte ed è importante per il buon funzionamento delle gonadi. Ci possono essere casi di donne con squilibri mestruali a causa di un eccesso di prolattina. L’ormone dell’accrescimento è attivo nella fase di crescita e il suo organo bersaglio, è tutto l’organismo, infatti, lavora su tutte le cellule facendole accrescere, stimolandone la duplicazione. Questo ormone andrà ad aumentare il catabolismo dei lipidi e dei glucidi, farà in modo che le sostanze nutritive vengano ad essere maggiormente bruciate e stimolerà l’anabolismo, la sintesi di proteine. Fa produrre più energia in modo che le cellule e i tessuti si accrescano. Una volta, terminato il periodo dell’accrescimento, durante la fase adulta, quest’ormone controlla che i tessuti, che hanno un elevato turn-over, ossia le cellule che cambiano continuamente, si mantengano entro un certo limite, così da mantenere armoniose le forme corporee.

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La TIROIDE appoggia sulla trachea. Sopra la trachea sono visibili 4 ghiandoline che non fanno parte della tiroide, ma sono appoggiate ai lobi superiori e si chiamano PARATIROIDI; (paratiroidi in quanto sono intorno alla tiroide) non fanno parte della tiroide, ma sono ghiandole a sé. Le paratiroidi producono PARATORMONE. Sono sensibili alla quantità di calcio presene nel sangue, perciò quando il calcio nel sangue diminuisce, le paratiroidi producono il paratormone. Il paratormone ha come organo bersaglio le ossa, dove richiamerà il calcio stimolando gli osteoclasti, i quali produrranno calcio togliendolo dalle ossa, depositandolo nel sangue. Il calcio è fondamentale per una serie di funzioni, tra cui la contrazione muscolare, contrazione cardiaca, coagulazione L’organismo non si può permettere di rimanere a corto di calcio, perciò queste ghiandole hanno il compito di riportare l’equilibrio del calcio a livello ematico. Il paratormone fa in modo che si limiti, a livello renale, la perdita di calcio, e a livello intestinale , fa in modo che ci sia un maggior assorbimento. Con questi 3 meccanismi, fa aumentare il livello di calcio nel sangue, e quando questo è ritornato ai livelli fisiologici, le paratiroidi smettono di produrre il paratormone. Il contraltare delle paratiroidi, sono delle cellule, non si tratta di vere e proprie ghiandole ma sono quasi delle ghiandole unicellulari che sono chiamate CELLULE C, frammiste all’interno della tiroide. La tiroide è costituita da una serie di cellule che producono il loro ormone, gli ormoni tiroidei, tra queste cellule ci sono anche queste cellule C sparse qua e là, che producono un ormone chiamato CALCITONINA. La calcitonina gioca insieme al paratormone. Queste cellule C, quando la quantità di calcio aumenta nel sangue, e loro sono direttamente sensibili a questo aumento, producono la calcitonina che fa in modo che questo eccesso di calcio vada a depositarsi a livello osseo. La calcitonina, in caso d’eccesso di calcio nel sangue, riporta l’equilibrio facendo in modo che la quantità di calcio in eccesso vada a depositarsi a livello osseo, invece il paratormone fa esattamente il contrario, nel momento in cui il calcio diminuisce nel sangue lo va a prendere dalle ossa. Per tanto la quota fisiologica di calcio nel sangue è legata all’azione combinata di questi 2 ormoni. La tiroide è legata al circuito ipotalamico, ipofisi. Attraverso lo stimolo da parte dell’ipofisi, di un ormone ipofisario, che è il TSH, la tiroide produce 2 ormoni fondamentali che sono:

- T 3

- T 4

Questi ormoni, nella loro struttura, hanno delle molecole di IODIO, la tiroide in assenza di iodio, non può produrre questi ormoni e in questo caso ci potrebbe essere una situazione d’ipotiroidismo.

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Il T3 e il T4 regolano il metabolismo basale, la produzione di calore, e regolano il consumo dell’ossigeno. metabolismo=produzione di energia - basale= per il mantenimento della vita. Metabolismo basale è il metabolismo che consente la vita in uno stato di non azione (si definisce metabolismo basale l’energia necessaria per mantenere l’attività funzionale minima dell’organismo, in condizioni di massimo riposo fisico e mentale).

Il bersaglio specifico del T3 e del T4 sono le cellule e più precisamente i mitocondri (i mitocondri producono energia). Il T3 e il T4 sembra che siano fondamentali nello sviluppo intra uterino, in modo particolare per lo sviluppo del sistema nervoso centrale.

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Il TIMO contiene i linfociti detti T, timici, quando questi escono dal midollo emopoietico, prima di andare nel sangue, il timo li accoglie per un po’ di tempo provocando la loro maturazione. Perché si dice che il timo è una ghiandola endocrina? Perché produce degli ormoni, delle sostanze che immesse nel sangue hanno funzione di mantenere in buono stato i linfociti in circolo, produce linfochine. Il timo è particolarmente innervato, quindi in stretta relazione con il sistema nervoso centrale, e sembra che nella sua produzione ormonale, intervengano anche stimoli di tipo nervoso.

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Il PANCREAS è diviso in 2 parti:

1. una parte endocrina 2. una parte esocrina

La parte esocrina produce gli enzimi digestivi ed è costituita dalla testa e dal corpo, mentre la coda del pancreas è la parte endocrina che produce gli ormoni. Anche il pancreas è una ghiandola a sé, non è inserita nel circuito con l’ipofisi, e produce ormoni in modo autonomo. Il pancreas produce fondamentalmente 3 tipi d’ormoni:

• somatostatina • insulina • glucagone

L’insulina lavora sugli zuccheri. Il pancreas è sensibile alla quantità di zucchero nel sangue, della glicemia, e secondo il livello, libera o insulina o glucagone. Quando abbiamo un aumento della glicemia, avremo una liberazione d’insulina. L’insulina fa in modo che in alcuni tessuti vi sia l’ingresso di zucchero, tipo tessuto adiposo, e fegato, in cui senza insulina lo zucchero tenderebbe a non entrare nelle cellule. Dipende sempre dalla quantità di zucchero che abbiamo in circolo, in quanto principalmente lo zucchero viene bruciato, ma in caso di eccesso di zucchero, soprattutto nel tessuto adiposo, questo di trasforma in grasso. Noi avremo il picco massimo dell’insulina dopo il pranzo; il pancreas sente che sta aumentando lo zucchero, libera l’insulina, quindi si avrà un picco, un iperinsulinismo, lo zucchero entra nelle cellule e per tanto diminuisce. Invece ci sarà una diminuzione massima dell’insulina durante la notte e durante un pasto e l’altro; infatti, a metà pomeriggio abbiamo un calo degli zuccheri. A questo punto il pancreas sente la diminuzione degli zuccheri e libera il glucagone, che, soprattutto a livello ematico, libera un po’ di zucchero accumulato nel fegato. Quando poi noi introduciamo ancora zucchero, una parte di questo si trasforma in glicogeno e andrà di nuovo ad accumularsi nel fegato. Il glucagone sarà presente durante la notte e durante le fasi interprandiali (tra un pasto e l’altro).

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Altre ghiandole sono le SURRENALI, che si trovano sopra il rene, precisamente sopra i poli superiori del rene. Le ghiandole surrenali sono piuttosto curiose, infatti, aprendole, si può notare che c’è una parte distinta centrale e una distinta periferica. La ghiandola vera e propria, è la parte corticale, mentre quella centrale sembra essere un GANGLIO, ossia un accumulo di neuroni, inglobato, nel corso dell’evoluzione, all’interno di questa ghiandola, diventando lui stesso una ghiandola, pur nascendo, con il sistema nervoso. Queste 2 parti producono ormoni diversi e sono in relazione con il sistema nervoso in maniera diversa. La parte centrale è direttamente innervata ad opera, di nervi ipotalamici e produce 2 tipi di sostanze che sono:

• adrenalina

• noradrenalina

Queste due sostanze, le troviamo normalmente a livello del sistema nervoso centrale, mentre qui sono prodotte da una ghiandola in periferia. L’adrenalina e la noradrenalina, sono delle sostanze che stimolano, sono degli ansiogeni, questa funzione è svolta a livello del sistema nervoso centrale, invece a livello periferico, (a livello delle surrenali) l’adrenalina e la noradrenalina lavorano sul sistema cardiovascolare, aumentano la frequenza cardiaca (fanno battere il cuore più velocemente), inducendo un vaso costrizione (un restringimento) in alcuni tessuti, quali la cute, intestini, apparato urinario; e una vasodilatazione a livello di cervello, cuore, muscoli. Gli ormoni prodotti dalla ghiandola surrenale, sono i così detti ormoni dello stress. E’ curioso osservare come queste 2 sostanze, hanno funzioni diverse, quando sono presenti a livello centrale , e periferico. Quando sono presenti a livello periferico, e quindi prodotte dalle ghiandole surrenali, hanno funzione sul cuore e sui vasi; mentre a livello centrale inducono ad un certo tipo d’atteggiamento, di stato dell’umore, uno stato d’allerta. La parte corticale delle surrenali, produce 3 tipi d’ormoni che sono:

• glicocorticoidi

• mineral-corticoidi

• steroidi sessuali

I glicocorticoidi, sono degli ormoni alquanto interessanti, in quanto, dal loro studio, si è creato il cortisone. I glicocorticoidi hanno fondamentalmente 3 funzioni:

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• lavorano sul metabolismo energetico, sia zuccheri e grassi • fanno in modo di aumentare gli zuccheri e grassi quando questi sono in

calo • lavorano insieme al glucagone (il glucagone lavora solo sullo zucchero).

I glicocorticoidi nell’arco delle 24 ore hanno un ciclo d’aumento e di diminuzione; saranno alti nelle prime ore del mattino, e del pomeriggio. I glicocorticoidi hanno inoltre una funzione antinfiammatoria, da qui la nascita del cortisone, e poi hanno una funzione immunosoppresiva, in altre parole riducono l’efficacia del sistema immunitario. A livello di alcune zone del sistema nervoso centrale, precisamente nell’ippocampo, si sono scoperti dei recettori per questi glicocorticoidi. Sembra che quando i glicocorticoidi aumentano nelle prime ore del mattino, questi, vanno a lavorare su questa zona celebrale inducendo al risveglio. I glicocorticoidi hanno anche quest’azione d’aumento del tono generale, della veglia, infatti, chi fa una cura un po’ lunga di cortisone, può avere disturbi del sonno, avere ansia. Se, noi introduciamo cortisone dall’esterno, la ghiandola surrenale produrrà meno glicocorticoidi. Sia, i glicocorticoidi, sia i mineralcorticoidi, sono inseriti nel circuito di feed back ipofisario. I mineralcorticoidi hanno come organo bersaglio il rene, e lavorano in sinergia con l’ormone anti diuretico, ADH. Il nome stesso, mineral, sta a significare che ci sono dei minerali. L’ormone anti diuretico va dal rene dicendogli di trattenere acqua, il mineralcorticoide va dal rene e gli dice di trattenere sodio, (il sodio viene in parte eliminato con le urine) se il rene trattiene sodio ecco che insieme trattiene anche un po’ d’acqua, in quanto il sodio ama particolarmente l’acqua. Perché i mineralcorticoidi lavorano insieme alla ADH??? Perché quando noi perdiamo acqua, perdiamo anche minerali, quindi serve tenere sotto controllo sia acqua sia i minerali. Il terzo gruppo sono gli steroidi sessuali, si tratta soprattutto di ormoni sessuali maschili, sia nelle donne che negli uomini.

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Le GONADI E TESTICOLI, producono sotto lo stimolo ipofisario i seguenti ormoni:

• Le gonadi producono gli estrogeni e progesterone • I testicoli producono il testosterone.

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Lo stress indica una variazione del mondo circostante, dell’ambiente, a cui noi dobbiamo adeguarci, quindi il termine stress è la variazione dell’ambiente che induce un adeguamento in un organismo. L’adeguamento a quella variazione dell’ambiente circostante, è definito risposta d’adattamento. La risposta d’adattamento è costituita da un meccanismo sempre un po’ simile a se stesso, che, a secondo delle diverse variazioni dell’ambiente circostante , implica il coinvolgimento del sistema nervoso, delle ghiandole surrenali e in parte anche del sistema immunitario. Le variazioni dell’ambiente circostante, a cui dobbiamo adeguarci, sono il cambio di stagione, di temperatura, incontrare una persona particolarmente antipatica Il meccanismo fisiologico si chiama STRESS. Noi dobbiamo entrare in questa fase particolare, adattarci, dopo di che, la risposta d’adattamento giunge a termine. Tutto questo diventa fonte di patologia, quando il meccanismo non si esaurisce, ossia quando non riusciamo ad arrivare ad una situazione di adattamento rispetto alle diverse variazioni dell’ambiente circostante. Esempio: siamo di fronte al leone inferocito . Chi avverte questa situazione inducendo alla risposta d’adattamento?? L’IPOTALAMO. L’ipotalamo, fa parte del sistema nervoso centrale, ma non è connesso alla coscienza. L’ipotalamo è in relazione con una parte del sistema nervoso centrale detto RINENCEFALICO, che sembra essere l’elaboratore degli aspetti emotivi; a questo punto, l’ipotalamo, qualsiasi sia la variazione dell’ambiente circostante, è avvertito da un’emozione particolare che è la Paura. L’ipotalamo avverte questa variazione e si comporta sia, come struttura nervosa, che come endocrina. A livello nervoso, fa quello che è il suo compito ovvero, gestire la vita neurovegetativa, quindi andrà a lavorare su questo sistema. In questo caso, con il leone inferocito, l’ipotalamo avrà una funzione di regolazione della periferia, mettendo a tacere alcune funzioni viscerali, che in quel momento non sono assolutamente finalizzate all’adattamento. L’adattamento di fronte ad un leone inferocito è, o scappo o lo affronto. In una o nell’altra situazione, l’apparato gastroenterico e urinario sono messi a tacere direttamente dell’ipotalamo. Quindi se devo scappare o affrontare, quello che mi serve pronto e scattante, sarà l’apparato muscolare, perché questo sia possibile, l’apparato ha bisogno d’energia e quindi di maggior sangue. Per avere questo, dovremmo avere una maggior frequenza cardiaca e quindi una vasodilatazione.

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Quindi scatterà un meccanismo che farà aumentare la frequenza cardiaca, ci sarà un aumento della vasodilatazione a livello muscolare, del sistema nervoso centrale, e delle coronarie. Per avere più sangue in queste zone, ci sarà una vasocostrizione perife rica a livello della cute e di tutti i visceri addominali. Questa vasocostrizione periferica, porta ad avere un aumento della pressione arteriosa che permetterà un aumento di sangue al cervello. Quando noi siamo in uno stato dall’erta dal punto di vista cardiovascolare, possiamo muoverci facilmente, avere un sistema nervoso centrale sveglio, con un conseguente aumento dello stato di veglia, un calo della fame e del desiderio sessuale, un’attivazione degli schemi motori e degli schemi sensoriali. Se noi abbiamo più sangue in questi settori, avremo anche più energia, e a questo punto, ci saranno più zuccheri e più grassi che sono stati attivati dagli ormoni. Poi ci servirà più ossigeno che sarà ottenuto aumentando la frequenza respiratoria. Questo meccanismo dall’erta, dovrà durare per il tempo che noi compiamo una scelta , e quindi ci adattiamo, ma nel momento in cui ci siamo adattati, tutto terminerà e ritornerà alla normalità. Se questo stato fisico rimane attivo, a livello patologico, possono esserci delle problematiche e precisamente: problemi a livello cardiovascolare, oppure, perdita di funzioni ritmiche (apparato gastroenterico che inizia ad avere problemi di tipo digestivo, perdita del ritmo sonno-veglia, alterazione della fame e della sazietà, alterazione della libido .) e infine alterazioni a livello metabolico (le fasi di stress, paura, inducono ad un’iperglicemia, aumento degli zuccheri nel sangue). Finita la fase di risposta all’adattamento, si cade in depressione fisiologica, che consente al fisico il recupero delle energie perse durante la fase d’ansia in cui si é consumato un elevato quantitativo di energie.

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L’ipotalamo come sistema nervoso è direttamente in connessione con tutta la parte corticale (corteccia celebrale) e fa in modo che si attivino i comportamenti (aumento della veglia, calo libido, del sonno .aumento stato d’ansia). Per attivare l’aumento della frequenza cardiaca, la vasocostrizione, la vasodilatazione, l’ipotalamo ha 2 possibilità:

1. una è di andare direttamente a lavorare attraverso le vie nervose su cuore e vasi,

2. l’altra è quella di attivare l’adrenalina e la noradrenalina che si trovano nella midollare del surrene.

Attraverso la via endocrina, sollecita l’ipofisi a liberare ACTH che va dalla corticale del surrene che, a sua volta, libera i glicocorticoidi i quali, fanno aumentare la quantità di zuccheri e grassi nel sangue riducendo infiammazioni e l’efficacia del sistema immunitario (tutto questo affinché le energie siano tutte impegnate nella situazione di allerta e non ci sia dello spreco). L’ipotalamo lavora direttamente su cuore, vasi, e polmone. L’ipotalamo, nelle donne, sempre attraverso l’ipofisi, può indurre al blocco della funzione ovarica, in quanto anche in questo caso vi potrebbe essere uno spreco d’energia.

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IPOTALAMO

CUORE

VASI

POLMONE

CORTECCIA

CELEBRALE

MIDOLLARE

SURRENE

(ADRENALINA)

IPOFISI

ATCH OVAIE

CORTICALE

SURRENE

GLICOCORTICOIDI

RIDUCE ATTIVITA’ AUMENTO

SISTEMA ZUCCHERI NEL

IMMUNITARIO E SANGUE

INFIAMMATORIO

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RELEASE FACTOR

ADH OSSITOCINA CRH TRH GH/RH GN/RH

RENE UTERO-MAMMELLE

ACTH TSH GH LH/FSH

CORTICALE SURRENE PRL

GLICOCORTICOIDI MINERALCORTICOIDI RENE

TIROIDE OVAIE MAMMELLA

FEED BACK

T3-T4 MITOCONDRI

TESTICOLI OVAIE

FEED BACK

PROGESTERONE

TESTOSTERONE ESTROGENO

FEED BACK

IPOTALAMO

NEUROIPOFISI (CONTENITORE)

A D E N O I P OF I S I

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PARATORMONE CALCITONINA

CALCIO NEL

SANGUE DEPOSITA

OSSA IL CALCIO

OSSA

SOMATOSTATINA VIGILA SULLE TAPPE INSULINA DIGESTIVE LIMITANDO LA GLUCAGONE SECREZIONE DEGLI ENZIMI DIGESTIVI

MATURA I

LINFOCITI T ADRENALINA

NORADRENALINA

PRODUCE LINFOCHINE PER

IL MANTENIMENTO DEI LINFOCITI

PARATIROIDI

CELLULE C

PANCREAS

TIMO

SURRENALI PARTE CENTRALE

(DIRETTAMENTE STIMOLANTE DA IPOTALAMO)

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GHIANDOLE ENDOCRINE

GHIANDOLE INSERITE IN UN MECCANISMO DI REGOLAZIONE

IPOTALAMO

IPOFISI

SURRENE

GONADI

TIROIDE

GHIANDOLE AUTONOME

PANCREAS

PARATIROIDI TIMO

PRODUCONO ORMONI CHE SONO VEICOLATI DAL SANGUE

VITA 20 MINUTI

POI METABOLIZZATI DA ORGANI EMUNTORI

PORTANO MESSAGGI SPECIFICI VERSO ORGANI BERSAGLIO (ormoni effettori)

ORGANI BERSAGLIO MUNITI DI RECETTORI SPECIFICI PER LEGARE ORMONE (recettore fatto di proteina con forma particolare presente su membrana cellulare)

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SISTEMA

ENDOCRINO SURRENALI

TIMO

GONADI - TESTICOLI

TIROIDE IPOTALAMO

IPOFISI

PANCREAS

GHIANDOLE

ESOCRINE (FUORI)

ENDOCRINE (DENTRO SANGUE)

ORMONI

ORIGINE TESSUTO EPITELIALE

REGOLA SISTEMA METABOLICO

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Attraverso il Sistema Gastroenterico, riusciamo ad assumere cibo, digerirlo e ad assimilarne gli elementi di cui abbiamo necessità per poi eliminare gli scarti. Digerire vuol dire scindere molecole più grosse e complesse in molecole semplici e costitutive, in altre parole svolgere una funzione di trasformazione. Molti alimenti sono ingeriti in una forma che non può essere utilizzata dalle cellule, affinché possano essere utilizzati, questi cibi devono essere modificati sia nella loro composizione chimica, sia nel loro stato fisico. Il cibo è una miscela di molecole complesse che il processo digestivo provvede a trasformare in sostanze più semplici, per consentire il loro assorbimento attraverso la parete intestinale. L’apparato digerente, in definitiva, demolisce i materiali, assunti con l’alimentazione , in modo che siano utilizzati dall’organismo per mantenere, rinnovare o costruire le sue strutture. Il cibo comincia ad essere lavorato nella bocca, grazie all’opera dei denti, della lingua e delle ghiandole salivari; finisce nella faringe e poi, sospinto da continue contrazioni (movimenti peristaltici), imbocca l’esofago e raggiunge lo stomaco dove si svolgono, i processi digestivi più consistenti. In riferimento ai 5 movimenti, la funzione digestiva, è attribuita alla terra con riferimento agli organi milza-pancreas e stomaco; il grosso intestino, nella sua funzione emuntoriale, è inserito nell’ambito del metallo; l’ intestino tenue è situato nel fuoco imperatore (cuore) in quanto il fuoco è discernimento, infatti come il cuore anche l’intestino tenute svolge la funzione di discernere e di scegliere. Successivamente allo stomaco, abbiamo il duodeno, dove sboccano i condotti di due importanti ghiandole, il fegato e il pancreas, i cui succhi gastrici continuano l’opera di trasformazione biochimica del cibo. Poi troviamo l’intestino tenue, dove avviene l’assorbimento dei principi nutritivi contenuti negli alimenti, funzione notevolmente amplificata dalla presenza, sulla mucosa che tappezza il tubo intestinale, di minute estroflessioni, detti Villi Intestinali, che hanno il compito di aumentare la superficie assorbente. Infine, il materiale alimentare giunge nel grosso intestino, dove avviene un’ulteriore scelta per poi eliminare gli scarti.

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Il processo digestivo comincia dalla bocca, dove gli alimenti sono triturati e frantumati dai denti e bagnati dalla saliva, secreta dalle ghiandole salivari, che contiene sia enzimi demolitivi come la Ptialina, sia sostanze lubrificanti. Il cibo, una volta masticato e imbevuto di saliva, è deglutito ovvero spinto dalla lingua verso la Faringe, dove la contrazione involontaria dei muscoli faringei, sospingono il materiale ingerito nell’Esofago. Durante questa fase, interviene l’epiglottide, sottile membrana posta come una valvola all’apertura della trachea, che chiudendosi impedisce che il cibo entri nelle vie respiratorie. Dall’esofago il cibo, trasformato in bolo (massa morbida e pastosa) è sospinto nello stomaco, dove viene rimescolato e miscelato insieme ai succhi gastrici, secreti dalle ghiandole che si trovano nello spessore della parete gastrica. Il succo gastrico è formato da enzimi, come la Pepsina e acido cloridrico, in grado di degradare le molecole proteiche giunte nello stomaco. Il bolo alimentare, una volta che è completamente mescolato con i succhi gastrici, passa nel duodeno sotto forma di chimo (massa fluida e vischiosa). Qui i succhi pancreatici, biliari e intestinali proseguono l’opera digestiva. Il pancreas secerne il succo pancreatico ricco d’enzimi come la tripsina, le lipasi, e le amilasi, che attaccano le proteine, i lipidi e i carboidrati. Nella demolizione degli alimenti un ruolo importante è svolto dalla bile che è liberata dalla cistifellea; i suoi componenti sono fondamentali perché servono ad emulsionare i grassi, favorendone l’assorbimento e a rendere solubile il colesterolo. Dopo di che, il chimo passa nell’intestino tenue dove subisce continue trasformazioni e processi d’assorbimento attraverso i villi intestinali. Infine, quello che rimane del cibo elaborato, giunge nel grosso intestino dove subisce una successiva fase di riassorbimento per quanto riguarda l’acqua e i Sali minerali. Il grosso intestino è abitato da una ricca flora batterica che produce sostanze utili, come le vitamine del complesso B e K.

Alla fine, il materiale non assorbito è sospinto verso il retto ed eliminato attraverso le feci.

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BOCCA: la prima parte del sistema digerente è costituito dalla bocca che è chiusa all’esterno da 2 pliche mucose che sono le labbra; nella cavità orale abbiamo denti, gengive, lingua, palato, mandibola e l’epiglottide. La cavità è rivestita da mucosa nella quale sono presenti gli sbocchi delle ghiandole salivari (laterali e sotto la lingua). La funzione della bocca è quella di introdurre il cibo e di iniziare la digestione attraverso la triturazione e lo spezzettamento delle grosse molecole in molecole più piccole; questa fase è detta digestione di tipo meccanico. In questo suo compito la bocca è aiutata dalla produzione di saliva che le permette di rendere il cibo più morbido e quindi facilmente triturabile. Nella fase di spezzettamento, svolgono un ruolo importante i vari tipi di denti, infatti i canini permettono di lacerare le fibre dure delle proteine mentre, i molari e i premolari, hanno la funzione di triturare (es: i cereali). Tutto questo avviene grazie ai muscoli dell’articolazione temporomandibolare, articolazione particolarmente mobile che consente il movimento della mandibola sui vari piani dello spazio, perciò secondo di come si muove la mandibola, così saranno mossi i denti. I denti sono delle strutture ossee che in medicina cinese, sono attributi all’acqua, proprio per la loro composizione ossea; una buona dentatura è indice di una buona energia renale. I denti sono cavi, e contengono all’interno un polpa connettiva molto morbida e ricca, di vasi sanguigni e nervi. I denti sono attaccati all’alveolo dentale, attraverso la radice del dente e tramite delle fibre che fuoriescono dalla cavità interna del dente stesso. Tutto questo complesso legamentoso è conosciuto con il termine di Parodonto. In patologia abbiamo la Parodontopatia, cioè il cedimento del parodonto che non riesce più a tenere in loco il dente, con una ritrazione della gengiva (gengiva che si assottiglia sia nell’aspetto osseo sia nell’aspetto mucoso di rivestimento). Noi siamo a dentatura decidua, vale a dire, nell’infanzia abbiamo 20 denti che perdiamo in parte nei primi anni d’età per lasciare il posto a 32 denti. La lingua ha la funzione di distinguere il dolce, salato, piccante, amaro, acido, ed è tipica della terra (da un punto di vista fisiognomico, anche lo stato delle labbra, la coloritura, la lucentezza, se sottili o grosse, sono un’indicazione dello stato della terra). ESOFAGO: subito dopo la bocca c’è l’orofaringe e poi l’esofago, tubo muscolare che si estende dalla faringe allo stomaco; nel suo percorso segue le curvature della colonna vertebrale, attraversando il torace per giungere nella cavità addominale. Scorre verticalmente nel torace, dietro la trachea, davanti alla colonna vertebrale tra i due polmoni e attraversa il diaframma, in corrispondenza dell’anello esofageo per poi giungere nello stomaco mediante un’apertura detta cardias. Una funzione importante dell’esofago è quella di equilibrare la temperatura del cibo, affinché cibi troppo caldi o troppo freddi non possano danneggiare la mucosa gastrica.

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PERITONEO: il peritoneo, è una membrana sierosa, sottile e trasparente, composta da 2 foglietti:

1. uno detto peritoneo parietale che riveste la faccia interna delle pareti della cavità addominale

2. l’altro detto peritoneo viscerale che riveste i visceri che si trovano nella cavità addominale fissandoli alle pareti delle pieghe, cioè legamenti peritoneali dei visceri.

STOMACO: lo stomaco è situato a sinistra sotto il diaframma. Nello stomaco, il cibo viene mescolato con il secreto gastrico, grazie all’attività peristaltica della parete muscolare: ha così inizio il vero e proprio processo della digestione. Lo stomaco comunica, in alto, con l’esofago attraverso il cardias e, in basso, con il duodeno attraverso l’orifizio pilorico o piloro.

Il primo è un’apertura ovale verticale, posta in corrispondenza del piano dell’undicesima vertebra; tale orifizio è sicuramente la regione meno mobile dello stomaco, infatti, si sposta soltanto in seguito ai movimenti del diaframma. Il cardias è un ispessimento della parte muscolare dello stomaco e questa zona è forzata al passaggio del cibo. Lo stomaco è formato da tre parti principali:

1. fondo

2. corpo

3. regione pilorica

Il fondo è la porzione che si estende al di sotto del cardias che si pone in contatto con la superficie inferiore sinistra della cupola del diaframma a livello del quinto spazio intercostale. Il corpo dello stomaco costituisce, invece, la porzione principale dell’organo. La regione pilorica costituisce la porzione terminale ed è circondata da un ampio anello muscolare, il cosiddetto sfintere pilorico che controlla il passaggio del contenuto gastrico dallo stomaco al duodeno. Lo stomaco è rivestito da tessuto connettivale che è il peritoneo. Dallo stomaco in poi (per tutto il tubo gastroenterico) troviamo un tipo di mucosa sollevata in pliche dette pliche gastriche. La funzione di questa mucosa a pliche è di aumentare la superficie di contatto pur mantenendo un volume ridotto. L’aumento della superficie è necessario, in quanto tutto il processo digestivo avviene attraverso il contato del cibo con la parete gastroenterica. La gastrina, ormone liberato da stimoli neurovegetativi, stimola la liberazione del succo gastrico (PH 3,5) nello stomaco. Il succo gastrico è formato da acido cloridrico, pepsinogeno (pepsina), e fattore intrinseco.

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Questa sostanza acida, prodotta dallo stomaco, è importante in quanto serve per spaccare le proteine introdotte, in più ha una funzione protettiva, di distruzione degli organismi inquinanti introdotti insieme al cibo. Le cellule della mucosa gastrica sono all’interno e sono ricche di OH¯ , cioè sono basiche, questo permette di proteggere la mucosa dello stomaco dall’acido cloridrico; questa capacità la troviamo solo qui in quanto questo acido è presente solo nello stomaco. Il pepsinogeno, che diventa pepsina, è un enzima che digerisce chimicamente le proteine. Tutti gli enzimi digestivi sono presenti in forma inattiva, ma si attivano nel momento in cui arriva il cibo, questo per evitare un processo autodigestivo. Nello stomaco avviene la prima digestione delle proteine che, essendo molecole dure, hanno bisogno di un tempo più lungo (rompere in molecole più piccole) d’elaborazione. Nel succo gastrico vi è anche un fattore intrinseco, che è una sostanza che lega l’eventuale presenza di vitamine B¹². Una sostanza acida è detta corrosiva, quando il PH è basso; si dice anche che una sostanza è corrosiva quando immessa in una soluzione, libera con facilità H+ (ionidrogeno). Invece si dice che una sostanza è basica quando, immessa in una soluzione, libera con estrema facilità OH¯ (molecole di ossigeno e idrogeno = idrossione). In circolo nello stomaco, abbiamo una sostanza molto acida, questa potrebbe rovinare le membrane cellulari. Per tamponare una sostanza acida, utilizzeremo una sostanza basica in quanto H+ più OH¯ è uguale a H²O, in altre parole formeranno acqua. Se in circolo ho una sostanza molto basica, avrò la stessa situazione di corrosione, perché anche questa, se in eccesso, diventa corrosiva. INTESTINO TENUE: lo stomaco dopo aver svolto il suo compito, farà passare la sostanza ottenuta nell’intestino tenue. La prima parte dell’intestino tenue è detta duodeno (parte corta); qui abbiamo la secrezione dei succhi pancreatici e della bile. (Il duodeno appartiene anatomicamente all’intestino tenue ma è fisiologicamente assimilabile allo stomaco) Il pancreas introduce nel duodeno una sostanza costituita da enzimi digestivi per tutte e tre le macro molecole (grassi, proteine, zuccheri), inoltre immette anche del bicarbonato per proteggere la mucosa del duodeno, dall’acidità del contenuto gastrico. Inoltre abbiamo l’introduzione della bile, la cui funzione è quella di emulsionare, cioè rendere solubile i grassi, questo perché il contenuto intestinale è in base acquosa. Anche la mucosa del duodeno è sollevata a pliche. Successivamente il chimo dal duodeno passa nella parte dell’intestino tenue, detta mesenteriale così chiamata in quanto avvolto da un foglio connettivale dello mesentere. In questo tratto, il cibo continua la sua digestione e anche qui sono introdotti degli enzimi digestivi prodotti dall’intestino mesenteriale. In questo tratto le pliche della mucosa sono maggiori, sono più alte e si chiamano villi intestinali.

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Inoltre per avere una più ampia superficie di contatto, abbiamo un ripiegamento anche della membrana cellulare delle singole cellule, che compongono l’intestino mesenteriale; questi ripiegamenti si chiamano microvilli. Nella parte dell’intestino mesenteriale, abbiamo una grande quantità di follicoli linfatici (linfociti) che servono sia a protegger in caso di micro organismi estranei, sia a scegliere quello che deve o non deve essere riassorbito. La fine dell’intestino tenue si chiama ileo e si getta nel grosso intestino. GROSSO INTESTINO: il grosso intestino rappresenta la porzione inferiore del canale alimentare, ed è così denominato perché ha il diametro notevolmente superiore rispetto a quello dell’intestino tenue. Il grosso intestino è così composto:

1. inizia con un’ansa cieca

2. prosegue con il colon ascendente

3. colon traverso

4. colon discendente

5. sigma

6. retto

7. ano Nell’intestino cieco troviamo l’appendice a forma di tubicino, ripiena di tessuto linfatico. Il compito del grosso intestino è quello di assorbire tutta l’acqua e Sali minerali, e di lasciare il materiale di scarto affinché questo possa procedere verso l’evacuazione. Nel grosso intestino aumenta quella che è chiamata la flora simbionte, composta da lieviti, funghi, batteri, virus, che non sono pericolosi per il nostro organismo, ma di fatto ci difendono tenendo lontano altri microrganismi patogeni. Ci aiutano a produrre vitamine del gruppo B e K, in più aiutano a bloccare alcune sostanze tossiche presenti nel materiale fecale che se dovessero passare nel sangue sarebbero pericolose. Le feci vanno a depositarsi nell’ampolla rettale da cui sono espulse. Il grosso intestino finisce con uno sfintere, muscolo tondo, molto tonico: ano. Gli sfinteri del basso, sono sotto il controllo del Rene pur essendo muscoli, ma la loro tonicità, secondo il pensiero cinese è controllata dal rene.

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Movimenti viscerali I movimenti viscerali sono molto semplici, infatti, la muscolatura che troviamo è quella liscia. I movimenti viscerali sono, la peristalsi, l’antiperistalsi, pendolarismo, e i movimenti di massa. La peristalsi è un movimento ad onde dello strato muscolare del canale alimentare, contrazione riflessa dalla muscolatura circolare che spinge il bolo in avanti per un certo tratto. L’antiperistalsi è l’inverso per esempio il vomito. Il pendolarismo fa in modo che attraverso la formazione di piccoli anelli, il cibo rimanga in un posto per a lcuni momenti dove avviene attuato un movimento a setaccio. Questo movimento lo troviamo soprattutto nella parte dell’intestino mesenteriale, per favorire l’assorbimento. Il movimento di massa percorre l’ultimo tratto intestinale e sono delle grosse contrazioni che permettono alla massa fecale di raggiungere la via dell’evacuazione.

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Come già menzionato la funzione principale dell’apparato digerente consiste nel portare le sostanze nutrienti essenziali per la vita all’interno del corpo, allo scopo di renderle poi disponibili ad ogni singola cellula dell’organismo. Per svolgere questa funzione, il sistema digerente utilizza diversi meccanismi. L’ingestione è il primo dei processi digestivi, attraverso il quale i cibi sono immessi nel canale alimentare. Qui saranno sottoposti a due tipi di digestione: la digestione meccanica e la digestione chimica. Per ridurre fisicamente una notevole quantità di cibo in particelle più piccole e farle quindi progredire lungo il canale alimentare, è indispensabile il movimento, la peristalsi, delle pareti del tratto gastrointestinale, movimento che contribuisce anche meccanicamente alla triturazione del cibo. Per contro, la digestione chimica, vale a dire la degradazione delle molecole complesse in molecole più semplici, richiede la secrezione d’enzimi digestivi che vengono riversati nel lume del tratto gastrointestinale. Dopo essere state digerite, le sostanze nutrienti, sono pronte per il processo dell’assorbimento. Al termine di questi processi fisiologici, il materiale che non è stato assorbito e assimilato, ossia le scorie, deve essere eliminato per far posto ai nuovi nutrienti, questo avviene attraverso il processo d’eliminazione. Come abbiamo già visto, i processi della digestione iniziano con l’ingestione del cibo, che avviene in risposta a un comune bisogno, che tutti conosciamo come fame, e a un desiderio del cibo stesso l’appetito . La fame provoca un desiderio di cibo che determina un comportamento di ricerca, manifestato in modo incondizionato come avviene nel neonato oppure negli animali. L’appetito, invece, ci orienta più specificatamente verso l’uno o l’altro cibo. Il meccanismo di regolazione della fame, ha sede nell’ipotalamo, ed è affidato all’interazione tra il centro della fame e il quello della sazietà.

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DIGESTIONE MECCANICA: La digestione meccanica, comprende tutti quei movimenti del tratto digestivo che hanno la funzione di assicurare:

- il cambiamento dello stato fisico dei cibi, che vengono ridotti da grandi pezzi solidi in particelle minute;

- l’agitazione del contenuto del lume gastrointestinale, in modo che venga ben rimescolato con i succhi gastrici;

- la propulsione del cibo lungo il tratto gastrointestinale;

- l’eliminazione delle scorie non assimilate dall’organismo (feci). MASTICAZIONE: la digestione meccanica ha inizio nella bocca, quando le parti voluminose del materiale ingerito sono spezzettate con movimenti della masticazione. La lingua, le guance e le labbra giocano un ruolo importante nel tenere il materiale alimentare tra le superfici di taglio e di triturazione dei denti durante la masticazione. I movimenti della masticazione, oltre che a spezzettare in particelle gli alimenti, servono anche a mescolare i cibi con la saliva, preparandoli per la deglutizione. DEGLUTIZIONE: il processo della deglutizione, può essere suddiviso in formazione del bolo e tragitto di quest’ultimo dalla bocca fino allo stomaco. Questo tragitto avviene secondo 3 principali stadi, anche se in realtà è un processo continuo:

1. stadio orale: dalla bocca alla faringe;

2. stadio faringeo: dall’orofaringe all’esofago;

3. stadio esofageo: dall’esofago allo stomaco.

PERISTALSI E SEGMENTAZIONE: dopo che gli alimenti hanno raggiunto la porzione inferiore dell’esofago, la responsabilità della sua progressione è a carico della muscolatura liscia del tratto gastrointestinale, che è in grado di determinare particolari movimenti che provocano gli spostamenti del bolo. Questi movimenti possono essere di Peristalsi e di Segmentazione. La peristalsi è un insieme di contrazioni fisiologiche, non controllate dalla volontà. È un tipo di movimento progressivo, ad onde, che ha come scopo spingere, punto per punto il contenuto del lume gastrointestinale. L’attività peristaltica del tubo digerente può avvenire grazie alla presenza, nella parete intestinale, di un plesso nervoso, i cui neuroni sono attivati dalla distensione della mucosa dovuta alla presenza del bolo. Ogni contrazione sposta in avanti il bolo, in modo tale che ogni spostamento fa scattare un nuovo anello di contrazione nella regione adiacente, che spinge il bolo ancora più avanti. La segmentazione è un movimento importante per il mescolamento del materiale alimentare.

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Ad intervalli, compare una contrazione della muscolatura circolare per cui, un insieme di segmenti dell’intestino, assomigliano ad una salsiccia. Il materiale temporaneamente bloccato in questi segmenti è opportunamente agitato e mescolato da movimenti ritmici (setaccio) chiamati movimenti pendolari. Tali movimenti oltre a favorire il mescolamento degli alimenti con i succhi digestivi, concorrono anche alla funzione meccanica di un’altra frammentazione delle particelle e, portandole ripetutamente in contatto con la parete, ne favoriscono l’assorbimento. DIGESTIONE CHIMICA: la digestione chimica è il processo che comprende tutte le modificazioni della composizione chimica che gli alimenti subiscono durante il loro transito lungo il tubo digerente, e che ha come risultato finale quello di ottenere elementi semplici, a partire dai composti complessi che costituiscono il cibo ingerito. In questi processi, è di grande importanza il ruolo svolto da particolari molecole chiamate enzimi. Gli enzimi digestivi sono per la maggior parte enzimi idrolizzanti, cioè in grado di catalizzare processi di idrolisi, attraverso i quali un composto unendosi all’acqua viene poi scomposto in elementi semplici (idrolisi e un processo chimico per cui un composto unito ad acqua si scompone in elementi più semplici). Il nostro organismo ingerisce sei principali categorie di sostanze:

1. carboidrati

2. proteine

3. grassi

4. vitamine

5. Sali minerali

6. acqua

solamente le prime tre hanno la necessità di essere digerite chimicamente. SECREZIONE: la secrezione è il rilascio, da parte di alcune ghiandole, di sostanze importanti per il sistema digestivo. Alcune di queste sostanze sono:

• saliva • succo gastrico • bile • succo pancreatico

La secrezione salivare è controllata unicamente da un meccanismo riflesso. Gli stimoli chimici, meccanici, olfattivi e visivi, inviano impulsi ai centri nervosi di controllo, i quali a loro volta inviano impulsi alle ghiandole salivari, provocando l’attività secretoria. Gli stimoli meccanici e chimici dipendono dalla presenza di cibo nella bocca; gli stimoli visivi e olfattivi dipendono, invece, dalla vista e dall’odorato dei cibi stessi. La stimolazione della secrezione dei succhi gastrici, responsabili della digestione chimica che avviene nello stomaco, si attua in tre fasi:

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• fase cefalica • fase gastrica • fase intestinale

Nella fase cefalica, gli stimoli che attivano il meccanismo di controllo, sono di natura mentale: la vista, il profumo, il gusto, o anche solo il pensiero di un alimento attivano i centri di controllo, che a loro volta stimolano le ghiandole gastriche. In più questi stimoli sollecitano anche la mucosa gastrica a produrre gastrina, ormone che stimola la secrezione gastrica. Nella fase gastrica, i prodotti della digestione proteica, una volta raggiunta la regione pilorica, stimolano la mucosa a rilasciare gastrina, la quale a sua volta fa aumentare la secrezione del succo gastrico ricco di pepsinogeno e d’acido cloridrico. Questa fase assicura che quando c’è cibo nello stomaco, ci sia una quantità di enzima per digerirlo. Infine nella fase intestinale, vi sono diversi meccanismi che regolano la secrezione dei succhi gastrici, quando il chimo attraversa il tratto intestinale, questi sono di tipo esocrino. Tutti questi ormoni agiscono inibendo la secrezione dei succhi gastrici quando il chimo, ricco di carboidrati, grassi e acido (quindi con PH basso), entra nel duodeno, questo avviene per evitare che qui la mucosa possa danneggiarsi in quanto non adatta a fronteggiare sostanze molto acide. La stimolazione della secrezione dei succhi pancreatici è indispensabile ai processi digestivi. I succhi pancreatici contengono bicarbonato ed enzimi. Il bicarbonato è utile a neutralizzare l’acidità del chimo quando entra nel duodeno; invece, il contenuto enzimatico, è importante in quanto contrasta l’azione della gastrina sulle ghiandole gastriche, in modo che blocca la secrezione d’acido cloridrico da parte dello stomaco; inoltre stimola la contrazione della colecisti, in modo che la bile passi nel duodeno. La bile è rilasciata nel duodeno e contiene sostanze che concorrono alla digestione. Queste sostanze svolgono il compito di trasformare le grandi gocce di grassi in goccioline più piccole, permettendo così che i grassi siano più facilmente digeribili. ASSORBIMENTO: l’assorbimento è il processo fisiologico che provvede al passaggio degli alimenti digeriti e d’acqua, Sali e vitamine nel sangue e nella linfa, una volta superata la barriere della mucosa intestinale. La maggior parte dell’assorbimento avviene nell’intestino tenue, dove l’estesa superficie dei villi e microvilli facilità il p rocesso. ELIMINAZIONE: il processo d’eliminazione, consiste nell’espulsione dal tratto gastrointestinale dei residui della digestione (feci), in altre parole le sostanze che non sono state assorbite. La formazione delle feci è l’attività primaria del colon, e l’atto di espellere le feci è noto come defecazione. Questa ultima è un atto riflesso, evocato dalla stimolazione dei recettori di tensione presenti nella parete rettale. Normalmente il retto è vuoto finché la peristalsi non sposta le feci dal colon sigmoideo al retto.

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Ciò determina la distensione delle pareti rettali, che fa avvertire al soggetto il bisogno di defecare.

MECCANISMI DEL SISTEMA DIGESTIVO

Processo di portare il cibo nella bocca e dare inizio al suo passaggio attraverso il sistema digerente

DIGESTIONE

SECREZIONE

PROCESSI CHE RIDUCONO GLI ALIMENTI COMPLESSI IN SEMPLICI, FACILITANDONE L’ASSORBIMENTO

MOTILITA’

INGESTIONE

MOVIMENTI DELLA MUSCOLATURA DEL TUBO DIGERENTE

Rilascio di succhi gastrici che facilitano la digestione

MOVIMENTI PERISTALTICI

MOVIMENTI ANTI-PERISTALTICI

MOVIMENTI PENDOLARI

Transito del materiale digerito attraverso la mucosa e passaggio nell’ambiente interno

Eliminazione dei residui dei processi digestivi (feci) dal retto attraverso l’ano: Defecazione

DIGESTIONE MECCANICA: rottura di grandi pezzi in piccoli pezzi

DIGESTIONE CHIMICA: rottura delle molecole

SEGMENTAZIONE

ASSORBIMENTO

ELIMINAZIONE

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SECREZIONI DIGESTIVE

PRODOTTO

SUCCO GASTRICO

SUCCO PANCREATICO

SALIVA

COMPOSTO

GHIANDOLE SALIVARI

Acqua: diluisce e facilita la mescolatura

PRODOTTA: ghiandole salivari

COMPOSTA: da enzimi digestivi, sostanze lubrificanti, acqua

FUNZIONE:lubrifica il bolo - facilita la mescolatura dei cibi - inizio della digestione

Pepsina: enzima che digerisce le proteine

Acido cloridrico: diminuisce il PH per un ottimale funzione della pepsina

Fattore intrinseco: protegge la vitamina B¹² dagli acidi e dagli enzimi, favorendone l’assorbimento

PRODOTTO: Pancreas esocrino

COMPOSTO: muco – acqua ed enzimi pancreatici (Tripsina, Lipasi, Amilasi

FUNZIONE: Lubrifica e protegge mucosa gastrica, diluisce i cibi e ne facilita la mescolanza. Gli enzimi favoriscono la digestione di proteine, lipidi e amido.

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BILE

PRODOTTA: fegato e immagazzinata e concentrata nella cistifellea

COMPOSTA: acqua, sodio bicarbonato, lecitina e Sali biliari, colesterolo, pigmenti biliari (bilirubina)

FUNZIONE: aumenta il PH, facilita l’emulsione e la digestione dei lipidi.

SUCCO INTESTINALE

PRODOTTO: mucosa dell’intestino tenue e intestino crasso

COMPOSTO: acqua, sodio bicarbonato

FUNZIONE: aumenta il PH e facilitano il mescolamento

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STRUTTURE CHE COMPONGONO IL SISTEMA DIGERENTE E LORO FUNZIONI

COMPOSIZIONE

PERITONEO

STOMACO

GHINADOLE – enzimi demolitivi come Ptialina

LINGUA – distingue i 5 sapori

MASTICAZIONE – movimenti della mandibola per ridurre le dimensioni dei cibi e mescolarli con la

DEGLUTIZIONE– movimento per cui il cibo passa dalla bocca allo stomaco

DENTI – spezzettano cibo

FUNZIONE

FUNZIONE

DEGLUTIZIONE

PERISTALSI – movimento che spinge il cibo sempre più distalmente, onde di contrazione sull’intero intestino

CONTROLLA LA TEMPERATURA DEL CIBO

MEMBRANA CHE RIVESTE VISCERI ADDOMINALI

FISSANDOLI ALLE PARETI

COMPOSTO

FUNZIONE

FONDO

CORPO

REGIONE PILORICA

MESCOLAMENTO – agitazione del contenuto con succo gastrico con conseguente preparazione del chimo

PERISTALSI – onde di contrazione del corpo dello stomaco fanno urtare il chimo contro lo sfintere chiuso il quale si apre ad intervalli permettendo al chimo di passare nel duodeno

BOCCA

ESOFAGO

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INTESTINO TENUE

GROSSO INTESTINO

COMPOSTO

FUNZIONE

DUODENO - introduzione succhi pancreatici e bile

MESENTERIALE – processo di assorbimento attraverso i villi intestinali

ILEO - parte di collegamento tra intestino tenue e grosso intestino

SEGMENTAZIONE - movimento di va e vieni dei segmenti; mescolamento del chimo coi succhi gastrici intestinali, pancreatico e biliare. Il contatto con la parete intestinale favorisce l’assorbimento

PERISTALSI - propulsione del materiale in direzione distale (grosso intestino)

COMPOSTO

FUNZIONE

Ansa cieca - appendicite

Colon ascendente

Colon trasverso

Colon discendente

Sigma

Retto

Ano – muscolo tondo e tonico

defecazione

SEGMENTAZIONE – questa fase favorisce l’assorbimento di acqua e sali

PERISTALSI spostamento del materiale di scarto verso il retto

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Il fegato, è la ghiandola più grossa dell’organismo, e rappresenta all’incirca un quarantesimo del peso totale del corpo nell’adulto. Oltre ad operare come organo di deposito, il fegato gioca un ruolo molto importante nel metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine. Il fegato, è sicuramente una ghiandola indispensabile per la vita dell’organismo. Secerne nel duodeno la bile che, contenendo sali biliari, è indispensabile per l’assorbimento dei grassi. Riceve gran parte dei prodotti della digestione; e accumula gli zuccheri (sotto forma di glicogeno), le vitamine e alcuni tipi di grassi. È anche in grado di sintetizzare glucosio, acidi grassi, trigliceridi, colesterolo, fosfolipidi e proteine del plasma. Il fegato, inoltre, metabolizza, disintossica e inattiva molti dei composti liposolubili da noi ingeriti, come per esempio i farmaci, nonché diversi composti prodotti dall’organismo stesso, per esempio, alcuni ormoni, in particolare gli ormoni steroidei. Infine, il fegato gioca un ruolo importante anche a livello del sistema immunitario intestinale; in quanto è in grado di captare dal circolo sanguigno, alcune immunoglobuline (anticorpi IGA) per poi riversarle nel lume intestinale attraverso la bile. Altri importanti organi emuntori sono:

- rene - colon - pelle - polmone

Il fegato e il rene sono 2 organi che nell’ambito dell’emunzione collaborano tra loro, infatti, il fegato produce urea, sostanza tossica, che il rene utilizza per sintetizzare l’urina. Sia nel fegato, che nel rene, abbiamo le unità funzionali, per unità funzionale s’intende la più piccola parte d’organo in grado di svolgere tutta l’azione dell’organo stesso. Il fegato si trova nella parte superiore destra della cavità addominale, subito sotto il diaframma, ha una forma grossolanamente piramidale, con la base sulla destra e l’apice rivolto a sinistra ed ha un colore rosso marrone. In Medicina Tradizionale Cinese il fegato è considerato il generale delle armate, ovvero, colui che controlla la distribuzione nelle periferie. Nella faccia inferiore del fegato, troviamo la cistifellea o vescicola biliare, un sacchettino che funge da deposito della bile prodotta dal fegato. Il fegato è formato da cellule chiamate EPATOCITI, che hanno un turn over molto alto, si raggruppano in strutture con lo scopo di conferire una conformazione ordinatissima, cioè i LOBULI EPATICI che sono le unità funzionali del fegato. E’ molto importante che questa struttura sia ordinatissima, e che permetta la riproduzione delle cellule in modo veloce e preciso, quando, questo non avviene, le cellule si riproducono in maniera disordinata con la formazione di noduli es: cirrosi epatica dove il fegato è modificato nella sua architettura con la formazione di noduli che ne compromettono la funzione.

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I LOBULI EPATICI hanno una forma esagonale e al centro abbiamo un foro che corrisponde alla Vena Centrolobulare. Abbiamo quindi stabilito che i lobuli epatici sono formati dalle cellule dette epatociti con, al centro, la vena centrolobulare. Questi epatociti sono in grado di produr re una gran quantità d’enzimi. Queste cellule trovano la materia prima da elaborare, nel sangue portale e da quello della circolazione generale. Nel fegato, arrivano 2 grossi vasi, la VENA PORTA (arriva da visceri addominali) e la grossa ARTERIA EPATICA (arriva dalla circolazione generale). La vena porta e l’arteria epatica, si diramano fino a formare dei vasi molto piccoli, i quali si distribuiscono ordinatamente alla periferia dei lobuli epatici, per poi diramarsi ulteriormente fino a formare dei capillari epatici che assumono una forma caratteristica con un andamento a curve (andamento a piccolo lago), prendendo il nome di SINUSOIDI EPATICI. Questi capillari rappresentano la diramazione ultima della vena porta, vena che raccoglie sangue venoso dai visceri addominali, precisamente intestino, stomaco, milza, pancreas, portandolo al fegato perché sia filtrato. Per tanto, il fegato, attraverso i sinusoidi epatici metabolizza, elabora le molecole digerite dall’intestino rendendole più consone al nostro organismo. Questi sinusoidi partono dalla periferia e si raggruppano tutti verso il centro dove troviamo un unico vaso sanguigno, ovvero la Vena Centrolobulare, che raccoglie tutto il sangue. Sui bordi di questi sinusoidi epatici, troviamo gli epatociti, che prendono dal sangue che scorre lungo i sinusoidi epatici, le sostanze di loro competenza, le elaborano, per poi ributtare il tutto di nuovo nei sinusoidi. Il sangue raccolto dalla Vena Centrolobulare, è un sangue che è stato elaborato, pulito, filtrato e modificato dagli epatociti. Anche l’arteria epatica quando entra nel fegato si dirama, come la Vena porta, in tanti capillari che prendono la stessa forma sinusoidale. All’interno del fegato abbiamo una terza circolazione, quella biliare, in quanto il fegato sintetizza la bile.

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CIRCOLAZIONI ALL’INTERNO DEL FEGATO:

- circolazione venosa della vena porta

- circolazione arteriosa della arteria epatica

- circolazione biliare dei dotti biliari

- circolazione linfatica All’interno del fegato, la vena porta, l’arteria epatica e il dotto epatico comune, si suddividono ciascuno in due diramazioni, una a destra e una a sinistra, in corrispondenza o immediatamente all’interno dell’ilo epatico. In seguito, dai sinusoidi, il sangue fluisce nella vena centrolobulare e da questa nelle vene sottolobulari, raggiungendo quindi le vene epatiche e infine la vena cava inferiore, per poi andare al cuore e al polmone. I vasi linfatici decorrono, insieme a quelli interlobulari, raggiungendo in ultimo i linfonodi del torace. Accanto ai sinusoidi epatici, decorrono anche i cosiddetti capillari epatici, nei quali viene riservata la bile prodotta dagli epatociti. I capillari biliari confluiscono alla periferia del lobulo , dando origine ai dotti biliari, questi a loro volta, all’altezza dell’ilo del fegato, si fondono in un unico dotto, il dotto epatico comune che porta la bile nella colecisti, meglio conosciuta come cistifellea o vescicola biliare. Una caratteristica della circolazione interna del fegato, è che a livello delle diramazioni dell’arteria epatica e della vena porta, il sangue decorre dalla periferia verso il centro del lobulo, mentre nel dotto biliare la bile decorre in senso opposto al flusso sanguigno, cioè dal centro del lobulo verso la periferia. Quindi tra le principale funzioni, del fegato c’è quella di produrre la bile. La bile è una soluzione acquosa prodotta dalle cellule epatiche e concentrata nella colecisti, sacchettino esterno al fegato. È composta da soluti organici quali:

• Sali minerali • Pigmenti biliari (bilirubina coniugata) • Proteine • Colesterolo • Lecitina • Altri fosfolipidi

e da soluti inorganici quali metalli come:

• Zinco • Ferro • Rame • elettroliti

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Gli acidi biliari sono composti derivati dal colesterolo e sono prodotti dal fegato, la loro funzione è quella di agire sui grassi alimentari, permettendone l’assorbimento, e inoltre facilitano il trasporto e l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E, e K). La bile ha una funzione emulsionante, per questo è composta da 2 componenti chimici quali:

• una parte grassa (colesterolo) • una parte idrofila (bilirubina)

La parte grassa attacca i grassi e la parte acquosa permette che questi possano essere solubili in acqua. La bile inoltre, quando è immessa nel nostro organismo, viene in parte eliminata attraverso le feci (le feci sono di colore marrone in quanto contengono bilirubina), e una parte ripresa dall’intestino e riportata al fegato. La bilirubina, di colore giallo rossiccio, è un prodotto che deriva dai processi di trasformazione dell’emoglobina, vale a dire quel complesso proteico a cui è legata una molecola di ferro, in particolare proviene dall’emoglobina dei globuli rossi invecchiati (provenienti dalla milza dove sono stati distrutti). La bilirubina è trasportata dal sangue al fegato dove, è assorbita, modificata e infine trasformata nella bile. Una volta prodotta la bile, è raccolta dai dotti biliari, inizialmente molto piccoli che andando verso l’uscita si riuniscono in un dotto unico, il dotto epatico, che ha il compito di trasportarla nella cistifellea. Nel fegato abbiamo un’altra struttura importante che è il coledoco, il quale si forma dall’unione del dotto epatico comune e dal dotto cistico e trasporta la bile nel duodeno, ma prima di arrivare è raggiunto anche dal dotto pancreatico. Quando il materiale alimentare passa dallo stomaco al duodeno, lo sfintere di Oddi di apre, la colecisti si contrae e la bile concentrata è scaricata nel duodeno. La cistifellea si svuota lentamente e in maniera intermittente; il periodo di svuotamento completo può variare dai 15 minuti a parecchie ore. L’azione d’immissione di bile, è mediato attraverso l’azione dell’ormone Colecistochinina secreto dal duodeno nel momento in cui entrano grassi e proteine. Un altro fondamentale compito del fegato è quello di metabolizzare 3 Macro Nutrienti che sono:

- zuccheri - grassi - proteine

Il fegato svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo degli zuccheri, infatti nel fegato troviamo una sostanza molto importante per il nostro organismo, il Glicogeno. Non appena i tessuti s’impoveriscono dei materiali necessari alla produzione d’energia, il glicogeno conservato a livello del fegato, viene immediatamente liberato e fa in modo che questa sostanza possa essere utilizzata a livello energetico dal nostro corpo. Al contrario, quando il livello di zuccheri nel sangue è elevato, o i tessuti non ne richiedono, nel fegato si verifica un processo inverso e viene accumulato il glicogeno. Nel meccanismo molto complesso, che mantiene l’equilibrio della concentrazione del glucosio nel sangue, entrano in gioco degli ormoni che sono l’insulina e il glucagone.

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Nell’ambito del metabolismo lipidico, il fegato ha un ruolo importante per quanto riguarda la mobilizzazione, il trasporto e l’utilizzazione degli acidi grassi. Affinché i grassi possano essere trasportati dal sangue, il fegato li assembla a delle proteine, creando cosi le Lipoproteine solubili in acqua. Le lipoproteine sono quindi costituite da grassi o lipidi (trigliceridi, colesterolo) e da proteine. I trigliceridi sono grassi che le cellule utilizzano per creare energia, ma se sono prodotti in eccesso, l’eccedenza è depositata nel tessuto adiposo. Il Colesterolo ha invece una funzione di sintetizzare ormoni, lipidi che servo no alla membrana cellulare. Abbiamo un colesterolo LDL (detto cattivo) e, uno detto HDL (detto buono). LDL= Low Density Lipoproteins, precisamente lipoproteine a bassa densità HDL= Hight Density Lipoproteins, precisamente lipoproteine ad altra densità. LDL sono lipoproteine in uscita dal fegato, quelle che sintetizza per mantenere in circolo i grassi. HDL sono lipoproteine, sempre sintetizzate dal fegato, che hanno il compito di recuperare il colesterolo, in circolo e non usato, riportandolo al fegato. Questo colesterolo recuperato, è utilizzato dal fegato come materia prima per fare la bile. Il fegato, quindi, sintetizza il colesterolo che gli arriva dall’intestino e quello recuperato in eccesso, per fare la bile. Tra i grassi ci sono anche le LIPOVITAMINE che sono le vitamine:

- A - E - D - K

Si chiamano lipovitamine in quanto sono vitamine grasse. Il fegato accumula la vitamina A e la E, invece le altre le associa e le mette in circolo. La vitamina D è anche prodotta dalla pelle, e ha come attivatore il sole, poi è completata dal fegato e rene, ed è molto importante per la calcificazione delle ossa. Oltre a queste vitamine, il fegato è in grado di immagazzinare e conservare il ferro trasportato dal sangue, proveniente dalla milza, dopo la distruzione dei globuli rossi. Il terzo macro-nutriente che arriva al fegato sono le proteine, che arrivano sotto forma d’aminoacidi, i mattoni delle proteine. Il fegato li valuta, sintetizzando così quelli che servono a formare gli aminoacidi, necessari al nostro organismo. Alcuni aminoacidi, detti essenziali, non possono essere sintetizzati dal fegato, ma devono essere assimilati dall’alimentazione. Un’altra funzione del fegato è quella di eliminare le sostanze di scarto che arrivano in parte dall’intestino, e in gran parte dal sangue. Il fegato ha un’altra funzione importante, quella di metabolizzare il prodotto del nostro organismo ovvero gli ormoni. Attraverso la circolazione generale, arrivano gli ormoni, che noi produciamo e che il fegato metabolizza.

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BILE

FUNZIONE DI EMULSIONARE I

GRASSI

VIENE RACCOLTA NELLA CISTIFELLEA

UNA PARTE VIENE RIPORTATA NEL FEGATO

IMMESSA NEL DUODENO

UNA PARTE VIENE ELIMINATA ATTRAVERSO LE FECI

FECI COLORE MARRONE CONTENGONO BILIRUBINA

FORMATA

PARTE GRASSA CIOE’ COLESTEROLO

PARTE IDROFILA CIOE’ BILIRUBINA

INTACCA I GRASSI

RENDE I GRASSI SOLUBILI IN ACQUA

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Il RENE è un organo deputato alla funzione emuntoriale, e al controllo idrico dell’organismo. Altri organi emuntori sono, il fegato, polmone, pelle, e grosso intestino. Si dice organo emuntore, l’organo che lavora su tutto l’organismo eliminando, in senso generale, scorie prodotte da tutto l’organismo. Ogni organo emuntore ha la sua specificità, ognuno tende a pulire il sangue di particolari sostanze, gli organi emuntori fanno un lavoro sinergico, complementare tra, di loro. In alcuni fronti, questi possono essere simili, ad esempio, la pelle come il rene elimina acido urico, infatti, in caso di insufficienza renale, la pelle è come se fosse sovraccaricata di questa funzione emuntoriale e quindi elimina maggiormente acido urico. Il rene scioglie le sostanze di scarto in acqua, ne fa una soluzione e quindi elimina l’acqua insieme alle sostanze di scarto. Il rene ha necessità di eliminare l’acqua, ma allo stesso tempo, deve stare attento ad eliminarla, perché il nostro equilibrio idrico deve sempre rimanere costante. Quindi il rene, oltre ad avere la funzione d’organo emuntore, ha anche la capacità di eliminare la giusta quantità d’acqua di circa lt. 1,5 al massimo; per tanto , la quantità che noi dobbiamo reintegrare è pari a lt. 1.5 massimo 2. Un’altra funzione del rene è quella di tipo ormonale: il rene produce un ormone chiamato ERITROPOIETINA. ERITRO= rosso POIETINA= fare È un ormone che stimola il midollo emopoietico (midollo osseo) a produrre globuli rossi. Il midollo emopoietico produce globuli rossi, bianchi e piastrine. Il rene essendo così a stretto contatto con il sangue, si può accorgere di un eventuale calo di globuli rossi e quindi andare a segnalarlo al midollo osseo affinché ne produca una quantità maggiore. Nei testi sacri cinesi, si trova scritto che il rene produce il sangue (sono arrivati da una metafora diversa); il rene per loro è il depositario dell’energia ancestrale, quindi nella formazione del sangue lui contribuisce con la sua ancestralità. Per i cinesi, la funzione tipicamente emuntoriale, è da attribuire alla vescica; anche il rene rientra in quella che viene chiamata la via delle acque, ma è visto soprattutto come depositario dell’energia ancestrale. I reni si trovano posteriormente sotto la 12 costa. Il rene, come il fegato, non fa mai male anche quando ci sono malattie molto gravi, l’unica manifestazione in cui il rene fa male è durante la colica renale per la presenza di calcoli.

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Il rene è avvolto da una capsula di connettivo e da uno strato di tessuto adiposo per proteggerlo dagli urti in quanto è un organo molto delicato, poiché è formato da una grande quantità di vasi sanguigni.

Ha una zona centrale detta ILO dove entrano i vasi sanguigni, e le arterie e da dove escono le vene e l’URETERE, che è quel tubicino che porta l’urina ormai formata, in vescica. Se noi apriamo il rene, vediamo l’uretere che all’interno del rene è dilatato in una specie di sacchettino chiamata PELVI, che è collegata a 3 calici (tubi) chiamati calici maggiori. I tre tubi si diramano a loro volta in altri tubicini detti calici minori. Microscopicamente si può notare una parte periferica diversa da quella più centrale; infatti, abbiamo una parte chiamata CORTICALE (periferica) e una chiamata MIDOLLARE (interna). La parte midollare. ha una forma di piramide e s’innesta sui tre tubicini più piccoli. Questa parte s’innesta proprio lì, in quanto è là che produce l’urina, e una volta prodotta, questa sgocciola all’interno di questi calici, è raccolta gradualmente nelle pelvi (contenitore più grosso) e infine scende lungo l’uretere. L’arteria renale arriva all’interno del rene, portando, sostanze nutritive e ossigeno alle cellule, e riprende scorie e anidride carbonica, diventando così sangue venoso. Il rene pulisce il sangue che è portato dall’arteria renale, per tanto l’arteria renale ha 2 compiti:

• Da una parte, nelle sue diramazioni, fa gli scambi metabolici

• Dall’altra parte, subisce, da parte delle cellule renali, una pulizia sul suo sangue di determinate sostanze.

Quando arriva il sangue arterioso, il rene prende l’ossigeno, le sostanze nutritive e dà anidride carbonica; ma contemporaneamente filtra questo sangue da ciò che deve essere eliminato, che poi elimina. L’arteria renale, quando arriva, assume nello spazio una determinata conformazione, di ramificazioni che consentono al rene di pulire quel sangue. Quando il sangue uscirà dal rene come sangue venoso, sarà un sangue sporco d’anidride carbonica, ma sarà pulito dalle sostanze dannose, infatti, passerà poi al livello del cuore e andrà a depurarsi nel polmone lasciando anidride carbonica e prendendo l’ossigeno. È fondamentale la struttura spaziale di queste arteriole. Le diramazioni dell’arteria renale assumono nello spazio una certa forma, un certo andamento che è fondamentale al rene per compiere la sua opera di pulizia.

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L’arteria renale arriva assume una particolare posizione in quanto si mette orizzontale, a monte della Piramide, e in questa posizione abbiamo una serie di diramazioni. Queste diramazioni, queste arteriole, prima formano un gomitolo, un glomerulo (nella parte corticale), poi, dopo essersi raggomitolate, ridiventano lineari, scendono, formando una forcina (nella parte midollare), poi un’ansa e poi risalgono diventano di tipo venoso. Risalendo s’ innesta sulla vena renale ed esce. Questo andamento particolare ha un senso che è quello di filtraggio. Parallelamente abbiamo una serie di dotti fatti dalle cellule renali. Una prima parte di questo condotto è a forma di capsula che avvolge il gomitolo arterioso, questa capsula si chiama capsula di BOWMAN. Poi abbiamo il tubulo contorto prossimale ; (questo si trova nella corticale) poi il tubulo si raddrizza, scende assume una forma a forcina e questo tratto si chiama HANSA DI HENLE, poi diventa tubulo contorto distale e si getta in un tubo dritto che arriva fino all’apice della piramide dove c’è un buchino da cui sgocciola l’urina. L’urina si forma nel tubulo e sgocciola nel dotto collettore che poi la farà sgocciolare nel bacinetto (pelvi) che poi andrà alla vescica. L’arteria e la vena, da cui partono le arteriole e arrivano poi come venule, sono messe trasversalmente all’apice della piramide dividendo la corticale dalla midollare. Il NEFRONE è l’unità funzionale del rene. L’unità funzionale, di un organo, è la parte più piccola capace di fare tutto il lavoro dell’organo stesso. Il nefrone è la parte più piccola del rene in grado di produrre esattamente l’urina finale. Perché, tutto il sangue venga filtrato, ci vogliono più nefroni. Il nefrone è costituito dal gomitolino formato dall’arteria, circondato dalla capsula e tutto l’insieme dei tubi. Il NEFRONE è costituito da:

• Gomitolo arterioso

• Capsula di BOWMAN

• Tubo contorto prossimale

• Ansa di HENLE

• Tubo contorto distale

Il nefrone e i vasi sanguigni sono paralleli, molto vicini, tra di loro c’è dello spazio che è occupato da una soluzione che ha una caratteristica, quella che partendo dalla parte più alta della piramide e andando verso l’apice della piramide, si concentra sempre di più. Questa soluzione è costituita da acqua, sali minerali (sodio, cloro, potassio) e da urea (scarto finale delle proteine, prodotto dal fegato quando lavora sul metabolismo delle proteine)

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L’urea è uno scarto, ma in questo caso è stata usata per far funzionare un altro organo (scarto riciclato). Il rene è indipendente e intelligente, la sua peculiarità è che pur essendoci 2 organi, ognuno lavora come se fosse un organo solo. Se un rene si ammala gradualmente nel tempo, l’altro rene inizia ad assumere le funzioni di quello ammalato, potenziandosi a tal punto che alcune volte, non è possibile accorgersi dell’insufficienza renale. Il funzionamento del rene è modulato da 2 ormoni che sono ADH e i MINERAL CORTICOIDI. L’ADH è prodotta dall’ipotalamo, ed è l’ormone che serve a trattenere i liquidi; i mineralcorticoidi, prodotti dalla ghiandola surrenale, servono a trattenere sodio e di conseguenza anche un pochino d’acqua. L’ADH e i Mineralcorticoidi lavorano sinergicamente, questo perché quando perdiamo liquidi, perdiamo anche sali minerali. Il rene, insieme a questi 2 ormoni e, con la funzione ERITROPOIETICA, è fondamentale nelle emorragie, infatti è lui il primo ad intervenire per tamponare la perdita.

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Tra la capsula del bowman e il glomerulo , c’è uno spazio dove si va a creare una pressione di filtraggio, questa , è tale da risucchiare dal gomitolo arterioso la parte liquida del sangue. Questa pressione ha la forza di far passare solo la parte liquida, anche perché la parete arteriosa impedisce la fuoriuscita della parte corpuscolare del sangue, composta di globuli rossi e bianchi, piastrine e proteine. Come prima parte, abbiamo la formazione di un FILTRATO GLOMERULARE che poi va a finire nella prima parte del tubicino. Questo processo è continuo nelle 24 ore, ma siccome per la nostra sopravvivenza non è possibile che tutto questo liquido sia eliminato attraverso l’urina, il nefrone ha la capacità di concentrare le urine. In questa prima parte c’è questo filtraggio della frazione liquida del sangue, dove ci sono disciolti sali minerali, zuccheri, più lo scarto da eliminare. Lo scarto può anche arrivare dal fegato, infatti, al rene giunge, un sangue dove il fegato ha buttato il prodotto finale dei suoi metabolismi, e il rene ha il compito di eliminare questi scarti. Questo primo processo è selettivo solo sulla misura, sulla grandezza delle sostanze, ma, tutto quello che è passato, non è detto che dovrà essere eliminato. Il percorso dei tubuli renali, ha la funzione di portare il filtrato a contatto con le cellule renali, che ricoprono il tubulo, affinché queste abbiano la possibilità di scegliere quello che deve essere eliminato, da quello che invece deve essere riportato nel sangue. Queste cellule renali svolgono questa funzione attraverso specifici recettori, che sono in grado di legare determinate sostanze. Esempio: nel filtrato glomerulare passa lo zucchero, che non deve essere eliminato, quindi le cellule renali sono munite di recettori in grado di attaccare le molecole di zucchero e di trasportarle verso il vaso sanguigno. La vicinanza del tubulo e del vaso sanguigno serve anche a questo passaggio detto RIASSORBIMENTO, che permette alle sostanze disciolte di ritornare nel vaso sanguigno, e quindi nella circolazione generale. Per quanto riguarda lo zucchero, i recettori, sono a numero limitato. Se, lo zucchero fosse presente in grosse quantità, la parte eccedente sarebbe lasciata nelle urine e, in questo caso, avremo la Glicosuria; che può indicare la presenza del diabete. Il rene tramite la presenza di questi recettori, compie la scelta sul filtrato Glomerulare e questo processo, continua per tutta la lunghezza del tubulo fino ad arrivare al tubulo collettore dove arriva il giusto filtrato da eliminare. La SECREZIONE, è il processo tramite il quale, sostanze da eliminare, e che sono passate nel filtrato glomerulare, passano nei tubuli. La funzione emuntoriale, vale a dire la funzione della formazione delle urine, si base su questi 3 momenti:

• Filtrato glomerulare • Riassorbimento (dal filtrato al vaso sanguigno)

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• Secrezione (dal vaso sanguigno al tubulo) I tubuli e le arteriole che poi diventano venule, sono tutti all’interno della parte midollare. Tra tubuli e le arteriole abbiamo un piccolo spazio dove abbiamo acqua, cloro, sodio e urea. Questo liquido, dalla base della piramide fino all’apice, diventa sempre più concentrato (aumento della densità della soluzione). Man mano che si va verso il basso, la concentrazione dell’interstizio è sempre più densa, mentre nel tubulo abbiamo una soluzione più acquosa. La parete del tubulo è permeabile sia all’acqua all’urea, al sodio e al cloro, che li fa passare e attraverso un meccanismo di gradiente di concentrazione, l’acqua esce, man mano che il tubulo si approfondisce verso l’apice della piramide. Questo perché: fuori dal tubulo abbiamo una maggior concentrazione di sostanze e poco acqua e nel tubulo abbiamo più acqua, ecco che per differenza di concentrazione l’acqua esce. Man mano che il tubulo scende verso l’apice della piramide, il filtrato glomerulare, all’interno del tubulo, diventa sempre più concentrato, in quanto l’acqua sta uscendo nell’interstizio e contemporaneamente nel tubulo entra sodio, cloro e urea, in quanto rispetto all’interstizio c’è né di meno. Poi abbiamo la parte in cui il filtrato risale verso l’alto e a questo punto, abbiamo esternamente un concentrato che si è diluito, invece all’interno una soluzione più concentrata. Quando, il tubulo e il filtrato risalgono, avremo la cosa contraria, ma per impedire che l’acqua rientri nel tubulo, la parte del tubulo ascendente ha una parete impermeabile all’acqua. Questo meccanismo d’uscita dell’acqua dal tubulo con entrata di soluto si verifica, anche per la venula. Quando l’arteriola risale diventando venula, abbiamo una fase in cui il meccanismo è inverso, cioè, l’acqua non può più rientrare nel tubulo ascendente in quanto munito di parete impermeabile, ma entra nella venula che non oppone resistenza. La venula, dunque, recupera l’acqua persa sia dall’arteriola, sia dal tubulo. Tutto questo succede perché si possa ripristinata la giusta concentrazione esterna, e perché si possa ripetere il meccanismo. Perché questo avvenga, lungo il tubulo abbiamo delle cellule specializzate chiamate Pompe, che pompano fuori cloro e sodio, inoltre, contemporaneamente, anche dai vasi sanguigni uscirà la parte in eccesso d’urea, sodio e cloro. L’urina, è una soluzione sterile, ha un PH quasi uguale all’acqua. I mineralcorticoidi inducono un riassorbimento di sodio, e visto che il sodio ama l’acqua, quando è trattenuto, contemporaneamente, trattiene anche una piccola quantità d’acqua. L’ADH lavora solo sul dotto collettore e fa riassorbire solo acqua. Una volta formata l’urina, che è un liquido sterile, il dotto collettore la fa sgocciolare nelle Pelvi, poi andrà nell’uretere che la condurrà in vescica. La vescica, è sita dietro la sinfisi pubica, ed è un sacchettino con pareti particolarmente elastiche, muscolari, ricoperte di mucose. La vescica di per sé ha funzioni fondamentalmente di contenitore. Man mano che l’urina si deposita in vescica, questa aumenta di volume.

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All’interno nelle pareti vescicolari ci sono dei sensori nervosi, che fanno in modo che, quando la vescica è ad un certo punto di rigonfiamento, inizi il riflesso del sistema nervoso che la fa contrarre in modo da eliminare l’urina, attraverso l’uretra. Nell’uomo questa si trova nel pene. L’uretra, nella parte esterna è chiusa dallo sfintere, muscolo molto tonico sempre chiuso, che si apre quando il sistema nervoso fa contrarre la vescica. Questo meccanismo, è riflesso, e non è sotto il controllo della volontà, ma è un meccanismo gestito dal sistema nervoso vegetativo involontario. Sia lo sfintere dell’uretra, che anale, secondo la medicina tradizionale cinese, sono sotto il controllo del rene, benché i muscoli siano sotto il controllo del legno, ma in questo caso né attribuisce il controllo all’acqua del rene. L’invecchiamento è la perdita dell’energia renale, ed è fisiologico avere, in fase senile, un’incontinenza; lo sfintere uretrale tiene poco e ci sono delle perdite. L’uretra, nel maschio, porta sia l’urina sia sperma; è circondata alla base della vescica, e da una ghiandola chiamata PROSTATA. In caso d’aumento di volume di questa ghiandola, ci possono essere dei disturbi ad urinare L’uretra femminile è molto corta, molto vicina alla zona anale che è sempre ricca di batteri che potrebbero infiammarla. Nella donna i tre canali: uretra-vaginale-anale, sono molto vicini; soprattutto tra uretra e canale vaginale, questo può rendere la donna più sensibile a cistite dette “traumatiche” oppure ad infiammazioni – batteriche.

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MECCANISMO DI

CONCENTRAZIONE URINE

BRACCIO DISCENDENTE ANSA DI HENLE ACQUA ESCE DAL TUBULO E VA NEL IIQUIDO INTERSTIZIALE MENTRE ENTRA NEL TUBULO SODIO CLORO E UREA CREANDO UNA DIFFERENZA DI CONCENTRAZIONE. STESSA COSA SUCCEDE PER IL VASO SANGUIGNO CHE SCENDE PARALLELAMENTE.

ZONA AD UNCINO SOLUZIONE INTERSTIZIALE MOLTO CONCENTRATA

QUANDO IL TUBULO RITORNA VERSO L’ALTO ABBIAMO CAMBIO DI TENDENZA CIOE’ ENTRA ACQUA ED ESCE SODIO CLORO E UREA IL VASO ARTERIOSO DIVENTA VASO VENOSO

BRACCIO ASCENDENTE ANSA DI HENLE IL TUBULO E’ RESISTENTE ALL’ACQUA CHE ENTRA COSI’ NEL VASO VENOSO NEL TUBULO CI SONO DELLE CELLULE DETTE POMPE CHE REGOLANO L’ENTRATA DI SODIO CLORO E UREA DAL VASO VENOSO ESCONO UREA SODIO E CLORO

IL TUBULO SI AGGANCIA AL DOTTO CHE RACCOGLIE IL FILTRATO PRODOTTO DAL TUBULO. QUI ENTRANO IN FUNZIONE GLI ORMONI ADH PER CONTROLLARE LA GIUSTA QUANTITA’ DI ACQUA ELIMINATA

L’URINA INFINE PASSA NELL’URETERE POI NELLA VESCICA QUINDI NELL’URETRA TRA VESCICA E URETRA ABBIAMO UN MUSCOLETTO DETTO SFINTERE CHE SI TROVA SOTTO IL SISTEMA NERVOSO VEGETATIVO INVOLONTARIO (SOTTO IL CONTROLLO DEL RENE - ACQUA)

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5 5 E A AB A5 B A B AA

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5 5 A C5 BA5 5 5

B

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GLI apparati genitali sono composti, sia nel maschio sia nella femmina, da 2 parti:

• Gonadi • Genitali esterni

Le gonadi sono strutture che contengono le cellule sessuali chiamate Gameti e sono in grado di produrre ormoni sessuali maschili e femminili. Nel maschio le gonadi sono i testicoli e nella femmina sono le ovaie. I gameti, che sono l’ovocellula e lo spermatozoo, rispetto a tutte le altre cellule dell’organismo, hanno metà corredo cromosomico; ovvero separatamente hanno 23 cromosomi, e quando si uniscono il totale sarà 46, numero specifico della specie, se non abbiamo quel numero di cromosomi esatto, non abbiamo l’esponente di quella specie. I cromosomi sono una sorta di conformazione del DNA, ogni cromosomo porta al DNA un’informazione che riguarda un certo tipo di settore; per esempio i cromosomi sessuali che portano informazioni di carattere femminile sono XX quelli che portano informazione di carattere maschile sono XY. I gameti non ancora maturi hanno 46 cromosomi, una volta maturi né perdono la, metà, in quel momento saranno pronti per essere utilizzati. Nella donna, quando l’ovocellula è matura, è espulsa dalla gonade, mentre nel maschio è tenuta lì per essere utilizzata. Le gonadi hanno funzioni ormonali, sono ghiandole endocrine che producono ormoni sessuali, che nella femmina sono gli estrogeni e il progesterone, mentre nel maschio sono gli androgeni; la maggior quota d’androgeni è il testosterone. Altri organi che producono ormoni sessuali sono le surrenali che , però producono ormoni sulla linea maschile. Gli ormoni sessuali sono fra loro interconvertibili, in quanto sono molto simili. Nel momento in cui abbiamo nella donna un aumento di peli, talvolta non c’è uno squilibrio ormonale , ma è la pelle che trasforma localmente l’estrogeno in testosterone e quindi questo sollecita il follicolo pilifero a crescere. I genitali esterni servono per l’accoppiamento; tutte le funzioni riproduttrici e tutta la sessualità , sono per i cinesi sotto la funzione del rene. I genitali esterni essendo circondati dal meridiano del fegato, sono sotto il controllo del legno, per quanto riguarda l’erezione. Eventuali disturbi dei genitali esterni, soprattutto nel maschio, possono essere attribuiti ad un problema di legno. L’utero, nei testi sacri, è citato come organo curioso sotto il controllo del legno per quanto riguarda la funzione di contrazione.

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I genitali maschili sono costituiti dal pene, che è l’organo dell’accoppiamento e dalle gonadi, e, a differenza della femmina, le gonadi maschili sono all’esterno. Nella fase embrionale le gonadi femminili e maschili sono uguali, dopo di che i genitali esterni si modificano alla nascita (pene e clitoride sono simili in quanto fatti dello stesso tessuto). La gonade del maschio è tenuta in addome per poi, entro il primo anno di vita, cascare giù nel sacchetto scrotale, questo perché gli spermatozoi nei testicoli morirebbero alla temperatura interna di 37° nello scroto la temperatura deve essere mantenuta a 34°. Nello scroto c’è uno strato muscolare, che, secondo le temperature ambientali, si contrae avvicinando o allontanando il testicolo dal corpo (in caso di febbre ci sarà un allontanamento, in caso di freddo si contrae avvicinando il testicolo all’addome) Il pene è costituito da un tessuto particolare di 3 lamine, di tipo spugnoso, che troviamo solo nel pene e nel clitoride, ricco di buchini dove troviamo numerosi vasi sanguigni, sia arteriosi, sia venosi. Il pene è fatto da queste 3 falde di tessuto spugnoso, ricoperto da un’Albuginea, tessuto fibroso, molto resistente, anaelastico (senza elasticità), che ricopre perfettamente tutti i corpi spugnosi, al di sotto della cute. Questo tessuto anaelastico, durante un afflusso maggiore di sangue che gonfia il tessuto spugnoso, consente al pene l’erezione, evitando che il pene si gonfi. Poi abbiamo un rivestimento cutaneo, Plica Cutanea, che si riparte in una piega sulla punta del pene che è il Glande. Il glande ha una copertura cutanea molto sottile e serve a proteggere, quella parte così esposta. Il testicolo (gonade esterna maschile) si trova nella borsa scrotale ed ha la forma di un piccolo ovetto sormontato da una specie di cresta chiamata EPIDIMO. Il testicolo è formato da una serie di tubicini contorti che si dirigono verso l’ilo del testicolo, e diminuiscono man mano che vanno verso l’epidimo, diventando poi un unico tubo esterno che è detto Dotto Deferente che connette l’epidimo con i dotti eiaculatori (spermatici) La parte di questi tubicini è costituita da 3 tipi di cellule:

• Un gruppo di cellule formano gli ormoni sessuali

• Un gruppo di cellule, dette precorritrici (cellule immature) che dopo un processo di maturazione diventano spermatozoi

• Gli spermatozoi. Queste cellule dette madri, sono cellule che formano la parete del tubicino, e sono posizionate su più strati, l’ultimo è quello relativo alla fase finale di maturazione, quando lo spermatozoo completamente maturo, cade all’interno del lume del tubo libero. Essendoci una continua duplicazione cellulare, significa che l’uomo potrà sempre produrre spermatozoi. Il processo di maturazione degli spermatozoi si chiama Spermatogenesi ed è un processo ciclico di 72 giorni. Il processo di maturazione , avviene per perdita di DNA e per duplicazione cellulare, tutto questo prende il nome di Mitosi.

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Gli spermatozoi rimangono nei lumi dei tubicini fino a poco prima dell’eiaculazione, durante la quale gli spermatozoi sono richiamati e confluiti all’interno del dotto spermatico, per poi essere condotti in uretra. Lo spermatozoo maturo è una cellula molto semplice dotata di coda per poter correre, è dotato di corredo dimezzato di DNA (alcuni spermatozoi portano il cromosoma X altri quello Y), e sulla testa, ha una specie di bolla contenente un liquido che ha la funzione d’erosione della membrana pellucida, che avvolge l’ovocellula, in modo che lo spermatozoo possa immettere il suo DNA per la duplicazione cellulare. Nei mitocondri che sono gli organuli detti della respirazione intracellulare, ci sono frazioni di DNA e sembra che sia proprio questo DNA a coordinare tutte le prime fasi della duplicazione cellulare, dopo la fecondazione. I dotti deferenti sono 2 e passano attraverso il canale inguinale e corrono dietro la vescica dove trovano le vescichette seminali. I dotti deferenti immettono all’interno di queste vescichette seminali gli spermatozoi dove sono diluiti in una frazione liquida detta sperma, liquido vischioso prodotto dalle vescichette. Poi attraverso dei tubicini, le vescichette seminali, fanno uscire lo sperma (liquido spermatico insieme agli spermatozoi) che è portato in uretra. L’uretra convoglia lo sperma per poi eiacularlo verso l’esterno. In tutto questo processo interviene un altro organo che è la prostata, che immette direttamente in uretra, aggiungendola allo sperma, il suo secreto, un liquido ricco di fruttosio. Questo liquido serve come nutrimento allo spermatozoo una volta che è immesso nel canale vaginale, momento in cui sarà staccato completamente dal complesso e non avrà più nessuna fonte di nutrimento. Il testicolo è stimolato dall’ipofisi, sotto il controllo dell’ipotalamo, a produrre il testosterone L’ipofisi produce LH – FSH, stimolata dall’ipotalamo, e questa produzione di LH e FSH, lavora sul testicolo stimolandolo nella produzione di androgeni. Gli androgeni, una volta immessi nel sangue, vanno ovunque, e si fermano nell’organo bersaglio dove trovano i loro recettori. La prima funzione degli androgeni è quella locale, ossia stimolare la maturazione degli spermatozoi (spermatogenesi), le altre funzioni sono di carattere generale e su più versanti. Gli organi bersaglio degli androgeni, sono la cute, le ossa, i muscoli, la laringe, il cervello, il midollo emopoietico. Nel midollo emopoietico mandano degli impulsi in modo da far aumentare la quantità di globuli rossi; a livello delle ossa solidificano il metabolismo, ovvero la presenza di ormoni sessuali interrompe il processo di crescita osseo; a livello del muscolo c’è una iper-trofizzazione; a livello della cute stimolano la crescita del pelo, e sarà meno idratata; a livello della laringe fa aumentare l’angolo della cartilagine tiroidea, cioè una cartilagine della laringe diventa più acuta nella sua angolazione e quindi abbiamo verso l’esterno il pomo d’adamo, questa variazione dello spazio, (ci sono le corde vocali) consente il cambiamento del timbro vocale. La presenza d’androgeni, sia nella femmina che nel maschio, fanno comparire l’acne giovanile , in quanto hanno un’azione irritante nei confronti del follicolo pilifero cutaneo, facendo produrre una maggior quantità di sebo, determinando poi la formazione dell’acne.

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L’apparato genitale femminile è formato dalle Gonadi e dai Genitali esterni, e dall’organo della gestazione ovvero l’Utero. Le gonadi (ovaie) contengono le ovocellule che devono maturare per poter essere fecondate e sono collegate all’utero, oltre che dai legamenti, anche dalle tube. Le tube di Falloppio hanno la funzione di catturare l’ovulo maturo che l’ovaio emette tutti i mesi. A differenza dei maschi, le femmine nascono con un corredo di gameti prestabilito. La femmina nasce con le ovaie piene d’ovocellule immature, che inizieranno a maturare alla pubertà, quando sono finite entra in menopausa. La menopausa significa anche riduzione della produzione d’estrogeni e progesterone. Le ovaie da un punto di vista ormonale, sono sotto l’influsso dell’ipofisi. Il ciclo ovarico ha una durata di 28 giorni ed è diviso in 2 fasi di 14 giorni l’uno. Il punto di svolta tra le 2 fasi è l’ovulazione.

Nei primi 14 giorni l’ovulo matura, un follicolo inizia la maturazione, perde metà del corredo cromosomico ed è espulso dall’ovaio andando finire nella tuba, la quale, lo raccoglie con la Fimbria più lunga, e (costituita da tessuto muscolare) contraendosi, lo porta nell’utero. L’utero è un organo, la cui parete, è fondamentalmente costituita da muscolo, e ricoperta all’interno da una mucosa particolare, chiamata endometrio. Questa mucosa è costituita da 2 strati; uno basale ben ancorato al muscolo , e uno superficiale, chiamato DECIDUA, che è quella che si sfalda, quando ci sono le mestruazioni. L’ovulo dopo 14 giorni è maturo, va nell’utero dove, se è fecondato, affonda all’interno della mucosa uterina, se invece non è fecondato , si perde dopo qualche ora (deve essere fecondato nelle 32 ore) e muore. I 14 giorni successivi l’ovulazione, se l’ovulo non è stato fecondato, il ciclo terminerà con le mestruazioni, in altre parole lo sfaldamento della decidua, la parte superficiale dell’utero. Ogni mese parte la maturazione di un unico follicolo, talvolta 2 (biovulari); una volta dall’ovaia destra e un’atra volta da quella sinistra. Il periodo della mestruazione è tutto stabilito sul feed back. FEED BACK = quando abbiamo la produzione di un ormone a cascata, la produzione finale dell’ormone, una volta raggiunta la quantità fisiologica, blocca la ghiandola iniziale di questo meccanismo a cascata. Il periodo della mestruazione, lo sfaldamento della decidua e della conseguente emorragia, avvengono nella fase del ciclo in cui tutti gli ormoni, sia gli estrogeni sia il progesterone, sono sotto i livelli fisiologici. Questo brusco cadere d’estrogeni e di progesterone determina la perdita della decidua dando inizio alla mestruazione, ovvero il primo giorno del ciclo.

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Se io ho una ghiandola, stimolata dal meccanismo a cascata, che non produce più niente, a monte ci sarà l’ordine di cominciare a riprodurre. Il calo brusco d’estrogeni e progesterone, che avviene nel primo giorno di mestruazione, viene percepito dall’ipotalamo, che subito ne ordina la produzione. Ecco che ricomincia il ciclo. Il primo ormone ad essere rilasciato dall’ipofisi, è FSH (l’ormone follicolo stimolante) che lavora sulle ovaie, le quali il primo giorno del ciclo sono piene di ovocellule immature. Le ovocellule immature, sono circondate da una teca di cellule; questo insieme, forma il follicolo. Quando, l’FSH stimola il follicolo nella maturazione dell’ovocellula, questo, fa in modo che le cellule, che circondano l’ovocellula, inizino a produrre estrogeni. Il processo di produzione estrogenica, inizia il primo giorno e continua fino al 14° giorno. Quindi dal 1 al 14 giorno, nell’ovaio, sotto l’impulso dell’FSH, ho un ovulo che sta maturando, e le cellule che lo circondano, che nel frattempo si sono duplicate, formano intorno all’ovulo un grosso rigonfiamento; dal 1 al 14 giorno questo follicolo si riempie di liquido. Per tanto al 14° giorno ho un ovulo maturo, un’elevata produzione d’estrogeni e il follicolo si è trasformato in una ciste liquida, che creando una forte pressione permette all’ovocellula di essere espulsa. A questo punto, la fimbria la raccoglie, la tuba inizia a muoversi, e attraverso le contrazioni, porta l’ovocellula nell’utero. L’aumento d’estrogeni dal 1 al 14 giorno serve perché questi estrogeni vanno a preparare gli organi ad un’eventuale gestazione e quindi, ad un’eventuale fecondazione. In questi 14 giorni, gli estrogeni preparano l’utero e la mammella; nell’utero, ricostruiscono quella parte di mucosa che si è persa durante la mestruazione, (decidua), nella mammella fanno in modo che si attivi per un eventuale allattamento. Poi fanno trattenere più liquidi in quanto servono per far aumentare il letto vascolare e infine stimolano la sintesi dei globuli rossi per un aumento del flusso sanguigno. L’FSH stimola per 14 giorni l’ovaio a produrre estrogeni; nel momento in cui la concentrazione fisiologica di estrogeni è raggiunto, l’FSH ferma il comando di stimolazione, e gli estrogeni iniziano a diminuire. Prima fase del ciclo FSH stimola produzione estrogeni, nel momento in cui il livello è raggiunto, l’FSH cala, a questo punto piano, piano gli estrogeni iniziano a diminuire. La seconda parte del ciclo Al 14° giorno, poco prima dell’ovulazione, l’ipofisi dà una scarica improvvisa dell’altro suo ormone, LH che provoca l’ovulazione e inizia la seconda parte del ciclo. LH (ormone luterizzante) continua ad aumentare e va a lavorare sulle cellule che prima producevano estrogeni inducendole a produrre, progesterone. Il progesterone completa l’opera degli estrogeni, in altre parole fa aumentare il flusso sanguigno a livello dell’utero, della mucosa uterina, fa aumentare la portata di zuccheri a livello della mucosa uterina, va a lavorare sulla ghiandola mammaria e fa trattenere una maggior quantità di liquidi, insomma migliora quello che hanno iniziato gli estrogeni.

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L’ovocellula non fecondata muore, nel frattempo LH è salito inducendo una produzione di progesterone da parte delle cellule che prima avevano prodotto estrogeni, le quali vanno a formare il corpo luteo. Con l’aumento del progesterone diminuisce LH, questo porta, a sua volta, il progesterone a calare, e verso il 28 giorno anche lui sarà, completamente diminuito. Nel frattempo anche gli estrogeni sono completamente diminuiti; questa mancanza d’ormoni consente alla decidua di sfaldarsi.

Se invece abbiamo la fecondazione, l’ovulo attaccandosi all’utero manda un messaggio, attraverso un ormone chiamato GONADOTROPINA CORIONICA (ormone prodotto dall’ovocellula), per avvisare della sua presenza, in altre parole che è stato fecondato e quindi per i primi 3 mesi il corpo luteo continuerà a produrre progesterone. Dopo i 3 mesi il progesterone sarà prodotto dalla placenta, a questo punto il corpo luteo può atrofizzarsi visto, che ha finito il suo compito.

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1° 14° OVULAZIONE

FSH ESTROGENI FSH ESTROGENI (ipofisi) (ovaie-follicolo)

14 28°

NON FECONDAZIONE

LH PROGESTERONE (IPOFISI) (OVAIE)

(CORPO LUTEO) LH PROGESTERONE

Nel caso in cui dovessero essere fecondati 2 ovocellule, abbiamo 2 gemelli, ovvero 2 entità distinte; (2 placente .) nel caso in cui ci sono gemelli MONOCORIALI, (mono ovulari) si ha un’unica placenta che racchiude 2 esseri esattamente identici in quanto partono da un’unica ovocellula che per meccanismi particolari, si scinde. (sono identici, hanno lo stesso patrimonio genetico) L’obiettivo principale degli estrogeni e del progesterone sono: l’utero, la mammella, il metabolismo generale, mentre localmente, agiscono sulla mucosa vaginale. Nel corso del ciclo si hanno delle modifiche e delle secrezioni della mucosa vaginale . Nella prima parte del ciclo, sotto l’influsso degli estrogeni, si ha una mucosità fluida quasi acquosa, finalizzata al miglioramento del rapporto sessuale, ed è prodotta dalle ghiandole della mucosa vaginale sotto l’influsso degli estrogeni. Gli estrogeni tra l’altro cambiano gli odori delle secrezioni vaginali determinando la produzione di FENORMONI, molecole forse odorose che attirano il partner. La seconda fase del ciclo è caratterizzata, sotto l’influsso del progesterone, alla produzione di secrezioni che via, via diventano sempre più vischiose verso la fine del ciclo (mestruazione), nel momento in cui non c’è stata fecondazione, ritornano più fluide.

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Queste secrezioni, sotto l’influsso del progesterone, diventano più vischiose perché, nel momento in cui abbiamo la fecondazione servono a formare il tappo che va a chiudere il collo uterino, isolando così l’ambiente uterino, dall’esterno. Nel momento in cui compare il progesterone, c’è un aumento della temperatura corporea. I genitali esterni femminili sono formati da 2 pliche mucose, (cutanee in parte) che sono le grandi labbra e le piccole labbra. Tra le piccole labbra, è racchiusa la CLITORIDE che è un organo similare al pene, che durante l’eccitazione sessuale anche lei tende a gonfiarsi, e ingrossarsi. L’orgasmo serve affinché lo spermatozoo sia aiutato a risalire per raggiungere l’utero. Tra le piccole labbra c’è il MEATO URETRALE e l’ingresso del canale vaginale, (ricoperto nelle donne vergini dall’imene). I genitali sono completati verso l’alto dal rigonfiamento ricoperto di peli che si chiama, Pube o Monte di Venere, che è un rigonfiamento di tessuto adiposo. Considerati, come organi sessuali secondari, sono le mammelle che sono in realtà delle estroflessioni della cute, in quanto le ghiandole mammarie sono ghiandole della cute, specializzate. La mammella è completamente formata da ghiandole ed è sotto il controllo d’estrogeni e progesterone (soprattutto, estrogeni).

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GENITALI FEMMINILI

OVAIE

Contiene gameti (ovocellule) in numero stabilito

Terminati i gameti abbiamo la menopausa

Ovulazione ogni 14 giorni

Ovocellula raccolta dalla fimbria della tuba e portata in utero

Depositata nella decidua cioè parte dell’endometrio

Successivi 14 giorni l’ovocellula è pronta per la fecondazione

OVOCELLULA NON FECONDATA: espulsione e distaccamento della decidua

Ciclo mestruale Caduta di estrogeni e progesterone

OVOCELLULA FECONDATA: aumento della produzione di progesterone sotto lo stimolo di LH

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GENITALI MASCHILI GONADI contenuti nel sacchetto scrotale a 34°

Contengono gli spermatozoi

Testicoli a forma di ovetto formati da tubi contorti che finiscono con l’epidimo che diventa poi dotto deferente

Parete dei tubuli formati da 3 tipi di cellule

Ormoni sessuali Cellule

precorritrici immature

Prodotti sotto l’ipofisi e ipotalamo attraverso la produzione di LH e FSH

spermat ozoi

Spermatogenesidi 72 gg

PENE

Formato da tessuto spugnoso molto vascolarizzato

Circonda l’uretra

L’uretra è circondata dalla Prostata

Avvolto da tessuto anaelastico che ne permette l’erezione

Il tutto è avvolto da tessuto cutaneo chiamato PLICA che forma in punta il Glande con funzione di proteggere la parte esposta

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G O N A D I MASCHILI: TESTICOLI

FEMMINILI: OVAIE

PRODUCONO ORMONI Androgeno e Testosterone (maschio)

Questi ormoni sono interconvertibili ovvero la pelle può trasformare velocemente gli estrogeni in testosterone

Estrogeno e Progesterone (femmina)

Contengono Gameti cellule sessuali

Contengono 23 cromosomi al momento della maturazione

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La pelle non è semplicemente un rivestimento inerte, ma rappresenta una delle principali componenti, dell’impalcatura generale dell’intero organismo. Si tratta, di un vero e proprio apparato, un insieme di parti che cooperano armoniosamente per svolgere una specifica funzione. La pelle è una continuità dei tessuti connettivi che, uniscono insieme il corpo, compresi quelli delle fasce, delle ossa, dei tendini e dei legamenti. I sistemi sono: tegumentario, scheletrico e muscolare, lavorano insieme per proteggere e fare da supporto al corpo. L’apparato è formato dalla pelle, conosciuta anche con il termine tegumento o più semplicemente cute, e dai suoi annessi vale a dire peli, unghie e capelli. La pelle forma uno strato limite tra il corpo e il mondo esterno, con la funzione di proteggere e d’autoripararsi. La pelle, provvede altresì, ad eliminare le sostanze di scarto grazie alla produzione di sudore e interviene nel processo della termoregolazione modulando la dispersione del calore, assicurando così il costante mantenimento della temperatura interna entro i limiti fisiologici; inoltre svolge una fondamentale funzione sensoriale, in quanto la pelle è ricchissima di terminazioni nervose. La pelle è costituita da due strati, quello più superficiale, l’epidermide, e quello più profondo chiamato il derma, dove ci sono i capillari sanguigni, vasi linfatici e fibre nervose, ghiandole sudoripare e sebacee, e i follicoli dei peli, che, assieme alle unghie, costituiscono gli annessi cutanei. Nonostante, il suo esiguo spessore, la pelle, ha un ruolo fondamentale di protezione dell’organismo, tanto che, se ampie aree del rivestimento cutaneo sono danneggiate, la sopravvivenza stessa dell’organismo è messa in pericolo. L’epidermide è costituito da uno strato cellulare e da uno strato d’elementi epiteliali, derivanti dal foglietto embrionale più esterno. Lo strato più profondo, il derma, è uno strato di tessuto connettivo denso e notevolmente vascolarizzato. Al di sotto del derma, vi è uno strato lasso del tessuto sottocutaneo, ricco di grasso, chiamato ipoderma.

Il contenuto di grasso dell’ipoderma varia, secondo dello stato di nutrizione, della persona. Il derma oltre ad essere molto vascolarizzato, è un tessuto che comprende fibre di collagene ed elastiche, ed è fornito di una buona rete linfatica e di molte terminazioni nervose. Ospita anche le ghiandole sudoripare, quelle sebacee, bulbi piliferi, inoltre, il derma contiene sia fibre muscolari volontarie, che involontarie.

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Le ghiandole sudoripare sono le più numerose tra le ghiandole della pelle e sono classificate in due gruppi, eccrine e apocrine, questo in base al tipo di secrezione prodotto, alla loro sede e alle correlazioni nervose. La ghiandole sudoripare eccrine sono le più numerose e sono distribuite su quasi tutta la superficie del corpo. Risultano essere particolarmente abbondanti soprattutto a livello della pianta dei piedi, sulla fronte e sulla parte superiore del tronco. Producono un liquido acquoso e trasparente, chiamato Sudore, ricco di sali, ammoniaca, acido urico, urea e altre sostanze da eliminare. Oltre ad eliminare scorie, queste ghiandole hanno un ruolo fondamentale nel mantenere costante la temperatura interna del corpo. Le ghiandole apocrine sono collocate profondamente nella strato sottocutaneo della pelle delle ascelle, delle areole mammarie e dell’area cutanea perinale e sono connesse con i follicoli piliferi di queste regioni, sono più grandi di quelle eccrine. Durante il periodo della pubertà aumentano di volume producendo un secreto più viscoso e colorato di quello prodotto dalle ghiandole eccrine. Le ghiandole eccrine di mani e piedi sono controllate dal sistema nervoso periferico che reagisce a stimoli emozionali.

Le ghiandole sebacee sono responsabili della produzione di un secreto oleoso utile ai peli e alla pelle. Il secreto prodotto da queste ghiandole, il sebo, rende i peli, e la pelle, morbidi e pieghevoli, funziona inoltre come una crema protettiva naturale per la pelle, prevenendo l’eccessiva perdita d’acqua attraverso l’epidermide.

I peli insieme ai capelli, alle unghie e alle ghiandole cutanee, rappresentano i cosiddetti annessi della pelle. I peli sono su quasi tutta la superficie corporea. Il pelo è costituito prevalentemente di cheratina e si presenta come un sottilissimo bastoncino, in parte, sporgente dalla cute e in parte, contenuto in un’infossatura dell’epidermide, il follicolo pilifero. La parte esterna del pelo è detta fusto, quella , interna radice. Entro il follicolo sbocca una ghiandola sebacea, il cui secreto, sebo, mantiene impermeabile il pelo e la cute circostante, con funzione protettiva; inoltre nel follicolo è impiantato un piccolo muscolo chiamato, muscolo erettore del pelo, la cui contrazione provoca il sollevamento verso l’esterno del bulbo e quindi del pelo. I vasi che nutrono i peli provengono dalla rete capillare del derma; l’innervazione è garantita da fibre terminali dei nervi della pelle.

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L’unghia rappresenta la formazione cornea dell’epidermide che riveste la superficie dorsale delle falangette delle dita e dei piedi. L’unghia si presenta con una porzione centrale o corpo dell’unghia, che presenta alla base una piccola zona falciforme biancastra, detta lunula ungueale, due margini laterali inseriti in una ripiegatura cutanea, conosciuta come solco ungueale, e una porzione prossimale, detta radice, profondamente e saldamente incastrata nella parte posteriore del solco ungula, che forma una piega della pelle chiamata epinichio. Mentre la superficie superiore dell’unghia è libera, quella, inferiore è strettamente aderente al sottostante strato dermo-epidermico, conosciuto come letto ungueale.

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Dal punto di vista fisiologico, la cute non deve essere considerata come un rivestimento inerte del corpo, in quanto ogni suo elemento anatomico costitutivo possiede una funzione ben precisa integrata nella fisiologia generale dell’intero organismo. La cute, posta al confine tra il mondo esterno e l’ambiente interno all’organismo, è per eccellenza un recettore complesso di stimoli fisici, chimici, meccanici etc che viaggiano nelle due direzioni e, in relazione alle quali, la cute reagisce prontamente e in vari modi, modificando altresì il suo comportamento. Ciò avviene grazie alla ricchezza di un apparato nervoso, estremamente abbondante e sensibile, ricco di terminazioni tattili, termiche, dolorifiche e cosi via, in grado inoltre di stimolare varie attività cellulari, secretorie, di irrorazione sanguigna, di pigmentazione etc .. Le funzioni della pelle sono:

• Funzione di protezione meccanica (resistenza alla trazione, deformazione, elasticità);

• Funzione di mantenimento della temperatura corporea;

• Funzione di protezione contro agenti fisici (radiazioni, energia elettrica);

• Funzione di barriera;

• Funzione secretiva ed escretiva;

• Funzione sensoria;

• Funzione immunologia. La funzione di protezione, è svolta dalla pelle, prima di tutto segnalando al nostro cervello quelle variazioni delle condizioni esterne che potrebbero costituire un pericolo per gli organi e le strutture anatomiche più profonde: ciò avviene per mezzo d’organelli disseminati un po’ dovunque, chiamati recettori cutanei. Vi sono recettori specializzati per la temperatura e per la pressione che permettono di sapere se la temperatura si fa troppo elevata o troppo bassa, se la compressione meccanica rischia di danneggiare la pelle stessa, muscoli e ossa sottostanti, se una certa sostanza è irritante, consentendo quindi di agire per l’integrità fisica. Inoltre, le cellule della pelle, sono dotate di una sostanza, la melanina, che, reagendo alla luce del sole, permette di formare uno strato protettivo contro le radiazioni ultraviolette più penetranti e dannose. La pelle è provvista di numerose ghiandole, tra cui quelle sudoripare e quelle sebacee. La produzione di sudore permette di trasferire calore e acqua all’esterno, consentendo, insieme con altri meccanismi, di mantenere costante la temperatura interna, contribuendo così al bilanciamento idro-salino dell’organismo. Le ghiandole sebacee secernano il sebo, una sostanza grassa che contribuisce a dare alla pelle il tipico carattere di morbidezza. Nell’epidermide sono presenti delle cellule chiamate cellule langerhans, le quali sono deputate alla sorveglianza immunologia locale.

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Sono in grado di captare gli antigeni e di presentarli a particolari linfociti, innescando così la risposta immunitaria atta a rimuovere ogni materiale estraneo. Possiamo dire che, la cute funziona come una barriera a doppio senso ovvero da un lato impedisce la perdita dei liquidi corporei essenziali e delle proteine e dall’altra contrasta la penetrazione di sostanze chimiche, di microrganismi e delle radiazioni solari. La cute ha la funzione di regolare la temperatura del corpo, compito che svolge attraverso la termoregolazione. La termoregolazione assicura l’omeostasi, della temperatura corporea attraverso la dilatazione e la costrizione dei vasi sanguigni e attraverso l’evaporazione e la traspirazione, a seconda, delle temperature esterne. Questa omeostasi della temperatura corporea è di fondamentale importanza, perché la sopravvivenza in buona salute del nostro organismo dipende dalle reazioni biochimiche che avvengono con una data frequenza, la quale a sua volta dipende dal normale funzionamento degli enzimi, tale funzionamento dipende dalla temperatura del corpo che deve oscillare tra i 36,2° e i 37,6°. Pertanto, per mantenere una temperatura corporea costante, il corpo deve naturalmente equilibrare la quantità di calore prodotto , con la quantità di calore perduto. Ciò significa che se è prodotta una certa quantità extra di calore, questa dovrà essere eliminata per evitare un innalzamento della temperatura corporea. Analogamente a molti altri meccanismi omeostatici, anche la perdita di calore dalla pelle deve essere controllata da un circuito, o sistema, a feedback negativo. I termorecettori, vale a dire, i recettori responsabili della rilevazione di variazioni della temperatura, fanno parte di quella parte del cervello conosciuta come ipotalamo, e rilevano le modificazioni della temperatura interna del corpo. Se, questi recettori, sentono che la temperatura si è alzata, lo comunicano all’ipotalamo il quale solleciterà le ghiandole sudoripare ad aumentare la produzione di sudore, permettendo così una perdita di calore attraverso l’evaporazione. Con l’aumento del calore, avviene anche una vasodilatazione dei vasi sanguigni del derma, aumentando così il flusso di sangue caldo dai tessuti profondi verso la pelle. Il calore trasferito dal sangue all’epidermide è così eliminato attraverso l’evaporazione. Tutti questi processi rimangono attivi fino a, quando la temperatura interna del corpo non è ritornata ai valori normali.

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I tessuti epiteliali sono ampiamente distribuiti in tutto il corpo e svolgono molte funzioni importanti. Il tessuto epiteliale ricopre e protegge la superficie del corpo, ne riveste interamente le cavità, si specializza nel trasportare sostanze dentro e fuori, dal sangue e formare ghiandole. Funzioni principali: Protezione: la più importante funzione dell’epitelio membranoso è la protezione in generale. Un esempio: è la cute che svolge la funzione di proteggere il corpo dai danni meccanici e chimici oltre che dall’attacco dei batteri o altri microrganismi che sono, causa di malattia. Funzione sensoriale: questo epitelio è specializzato nelle funzioni sensoriali e lo troviamo nella cute, naso, occhio, e orecchio. Secrezione: l’epitelio ghiandolare si specializza nell’attività secretoria e i prodotti di secrezione comprendono ormoni, muco, succhi gastrici e sudore. Assorbimento: l’epitelio di rivestimento dell’intestino e di tratti dell’apparato respiratorio favorisce l’assorbimento di sostanze nutritizie nell’intestino e lo scambio dei gas respiratori fra il polmone e sangue. Escrezione: è l’epitelio di rivestimento specializzato dei tubuli renali che riesce a filtrare e a concentrare i prodotti da eliminare nella pre-urina.

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Il tessuto connettivo è specializzato a sostenere il corpo o parti di esso, a unirle e mantenerle insieme, a trasportare sostanze attraverso il corpo e a proteggerlo dalle sostanze estranee. Il tessuto connettivo, è il più abbondante di tutto il corpo, si presenta in forme più variabili che non gli altri tessuti di base. Il tessuto connettivo sostiene, trasporta e difende, oppure congiunge i tessuti gli uni agli altri, tiene assieme i muscoli tra loro, forma una rete tridimensionale di supporto per il corpo nel suo insieme e per i singoli organi. Un tipo di tessuto connettivo è il sangue che trasporta una gran quantità di sostanze fra le parti del corpo. Inoltre ci sono parecchi tipi di cellule del connettivo che ci difendono dai microbi e sostanze dannose.

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Il sistema nervoso, è una struttura molto delicata, per tanto è protetto da contenitori ossei. È un tessuto fatto da cellule semplici chiamate NEURONI. Quando parliamo di sistema nervoso, parliamo di cervello, midollo. (contenuto nella colonna vertebrale). Tutto questo è chiamato sistema centrale, proprio perché è al centro della nostra struttura. Questo sistema poi deve dare e ricevere comunicazioni, per tanto comunica con l’esterno attraverso dei prolungamenti chiamati NERVI, in questo caso parliamo di Sistema Nervoso Periferico. Il tessuto nervoso è costituito da questi neuroni che sono cellule la cui fondamentale funzione è quella della comunicazione. I neuroni sono cellule di comunicazione sia con l’esterno, che tra di loro. Il sistema nervoso, ha più funzioni recettive di comunicazione: comunica con l’esterno, e con l’ambiente esterno e con l’interno del nostro corpo. Il sistema endocrino comunica con l’esterno ma meno, infatti, questo riceve stimoli dall’esterno che poi coordina in un metabolismo interno; il sistema immunitario comunica con l’esterno ma ad un livello microscopico per poi organizzare i sistemi difensivi interni. Poiché, il sistema nervoso è fatto di cellule , che sono i neuroni, il suo unico scopo fondamentale è quello della comunicazione, la forma di questi neuroni è quella di avere tantissimi tentacolini, diramazioni. Abbiamo anche cellule più semplici con meno tentacoli, che hanno una comunicazione minore, e sono meno articolate. Quante più le cellule sono espanse nella loro capacità di ricevere e dare messaggi, tanto più sono complesse. I neuroni non possono essere lasciati soli a se stessi, perciò all’interno del sistema nervoso abbiamo anche delle cellule della NEVROGLIA che comprendono tre tipi di cellule, probabilmente derivanti tutte dal sistema reticolo endoteliale. Le cellule del reticolo endoteliale , sono i macrofagi, cellule capaci di movimenti propri, che, troviamo lungo i tralci di connettivo degli organi e che quindi si muovono sia dentro, che fuori degli organi. Queste cellule della NEVROGLIA, che si trovano insieme ai neuroni a formare il cervello, si sono specializzate, conservando, però in parte la loro funzione originaria, quella difensiva (non sono mobili ma ferme). Il loro compito è quello di:

• Difendere i neuroni da microrganismi che potrebbero passare;

• Hanno funzioni di spazzino, come i macrofagi, in quanto mangiano il nemico;

• Hanno funzioni di sostegno dei neuroni, ovvero li mantengono in buono stato i neuroni;

• Hanno la funzione d’isolamento elettrico.

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I neuroni, devono essere accuditi bene, poiché sono cellule perenni; il neurone può perdere gradualmente la sua capacità, quando è fortemente danneggiato e in questo caso perde la capacità di autoripararsi. Negli ultimi decenni, studi recenti, hanno scoperto che ci sono dei fattori di crescita, anche di tipo neuronale. Se il neurone è stato danneggiato parzialmente, può essere ricostruito, ma non duplicato. Il neurone deve avere in ogni caso una vita come quella della nostra vita biologica perché questo gli permette di non perdere nessuna informazione, rischio che si potrebbe correre in caso di duplicazione con conseguente perdita di memoria. Inoltre è assodato, che noi nasciamo con una massa celebrale che perdiamo nel primo anno di vita; cioè noi nasciamo con più cervello e, durante il primo anno di vita, la maturazione del sistema nervoso avviene per perdita di cellule (per morte cellulare). Questo perché la maturazione avviene tramite la creazione di collegamenti tra i vari gruppi neuronali. Per la memoria, sembra che il cervello utilizzi certi circuiti che , se noi non utilizziamo o utilizziamo poco, si “arrugginiscono” e i dati, non vengono più immessi in questi circuiti, con conseguente poca memoria. I neuroni sono queste cellule di comunicazione, formate da un corpo cellulare come tutte le altre cellule, con tutti i loro prolungamenti. Dei vari prolungamenti, possiamo distinguere 2 gruppi:

1. gli assoni

2. i dendriti

I dendriti, sono quelle ramificazioni ampie e sono i prolungamenti che consentono al neurone di ricevere informazioni, sono come antenne recettive. L’assone è unico per neurone, ed è il prolungamento del neurone che porta la comunicazione, fuori dal neurone stesso. Quando diciamo fuori, intendiamo o verso un altro neurone oppure verso una struttura periferica. Quando parliamo d’assone intendiamo un prolungamento della cellula; il neurone è fatto:

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• corpo cellulare

• dendriti

• assone Il corpo cellulare del neurone è uguale a tutti i corpi cellulari, ha una particolarità in più, quella di sintetizzare delle sostanze che poi racchiude in granuli. Ci sono neuroni che si diversificano per le sostanze diverse che producono. Per tanto abbiamo neuroni che producono varie categorie di sostanze che sono diverse nella loro formulazione biochimica. Queste sostanze hanno funzioni di neurotrasmettitore, in altre parole sono quelle sostanze, che liberate in una certa maniera, consentono ai neuroni di comunicare fra, di loro. Il passaggio d’informazioni tra i neuroni è un passaggio chimico; poi questo neuromediatore evoca delle correnti elettriche. Per tanto, abbiamo una comunicazione mista che si avvale, di messaggeri chimici e di corrente elettrica, questa si chiama comunicazione chimico-elettrico. Come fa il sistema nervoso ad esempio a dire al muscolo di contrarsi?? Il nervo periferico libera acitilcolina a ridosso della membrana cellulare; questa acitilcolina è quella che farà cambiare il potenziale d’azione. Quindi il messaggio, è prima di tutto chimico, acitilcolina; poi elettrico, variazione del potenziale di membrana. L’emisfero destro del cervello assembla le informazioni nello spazio e nel tempo; ha più azione intuitiva, è quello che coglie la realtà interna ed esterna per assemblaggio immediato, è attivo negli artisti, è quello che intellettualmente parlando coglie il colore, le dimensioni, le relazioni spaziali e temporali. La parte sinistra incamera i dati secondo una causa ed un effetto, è più temporale, esempio prima c’è il lampo poi il rumore; , questo è mettere insieme dei dati che formano una sequenza razionale. L’emisfero destro è attivo nell’attività artistica. L’assone è ricoperto da guainette che sono formate da cellule della nevroglia, dette CELLULE DI SCHWANN, molto vicine tra loro, anche se tra di loro c’è un piccolo spazietto. Gli assoni che sono avvolti dalle cellule di Schwann si dicono MIELINIZZATI oppure FIBRE BIANCHE; in quanto le cellule di Schwann conferiscono questa coloritura biancastra. Mentre gli assoni che non hanno le cellule di Schwann si dicono A-MIELINICI, cioè, senza mielina (la ricopertura di queste cellule di Schwann si chiama mielina). La mielina formata da queste cellule di Schwann, rispetto all’assone, dà un effetto chiamato “isolamento elettrico”. L’assone ricoperto da queste cellule di Schwann, è isolato elettricamente, non è percorso da corrente elettrica. Le cellule della nevroglia sono di sostegno ai neuroni, sono come delle cellule mamme, che proteggono il neurone. Un corpo cellulare con i suoi dendriti, può ricevere moltissimi assoni d’altri neuroni (dendriti=antenne di recezione). Il neurone stimolato, fa uscire il suo messaggio chimico elettrico dal suo assone, che potrà andare, a sua volta, o ad un altro neurone o su strutture periferiche.

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Il potenziale elettrico che si viene a formare sulla membrana del neurone fa uscire le sostanze neuromediatori dal neurone. Questi neuromediatori escono da una zona detta SINAPSI che è la zona di comunicazione tra la terminazione dell’assone e il neurone. La sinapsi è il collegamento, la zona, che esiste tra la terminazione dell’assone e la membrana cellulare di un altro neurone. Le strutture che intervengono nella sinapsi, sono:

• la membrana dell’assone

• lo spazio che c’è tra l’assone e il neurone

• la membrana del neurone

Le due membrane sono affrontate , con uno spazio nel mezzo . Qui si liberano i neuromediatori che eccitano il secondo neurone , che ecciterà un altro neurone e così via Nel momento in cui, questa catena finisce ad un muscolo o ad una ghiandola, il risultato finale sarà la contrazione muscolare o la secrezione. Questo circuito, può essere anche interneurale, ossia tra i vari neuroni, quindi i risultati saranno di tipo elaborativo - teorico. La sinapsi è la zona di contatto, di comunicazione, di relazione, c’è uno spazio dove le 2 membrane non si toccano, ma questo spazio consente la liberazione del NEUROMEDIATORE. Il compito di questo neuromediatore liberato, è quello di creare correnti elettriche nel neurone successivo, “a valle”; dopo che il neuromediatore ha stimolato il neurone, non serve più che rimanga , anche perché se così fosse potrebbe mandare in tilt il sistema; allora si dice che viene o RIASSORBITO o METABOLIZZATO. L’attività dei neuroni è un’attività chimico-elettrica; un modo per rendersi conto dell’attività globale del cervello , è quello di utilizzare strumenti sensibili al funzionamento elettrico. (elettroencefalogramma). La conduzione elettrica è più veloce nelle fibre mieliniche che in quelle a-mieliniche; questo per creare un ordine all’interno della comunicazione (uno schema ordinato). Ci sono delle regole ben precise in questa comunicazione. La prima regola è: se io sono un neurone eccito il secondo neurone, il secondo eccita il terzo, il terzo eccita il quarto e così via, però tutto questo deve essere ORTODROMICA, vale a dire, il primo eccita il secondo, il secondo il terzo, ma il terzo non può eccitare il primo ma va ad eccitare il quarto: abbiamo un ordine che va da monte a valle. La seconda regola è che ci sono vie a percorrenza lenta, e a percorrenza veloce. Ci sono neuroni che hanno funzioni di semaforo, e quelli che hanno funzioni d’inibitori, in altre parole, bloccano. Una delle nostre sensazioni più importanti in assoluto è il dolore, che noi avvertiamo solo, quando è necessario, perché tutti gli altri sintomi dolorosi, che possono essere raccolti dai nostri neuroni, sono spesso bloccati prima di arrivare a livello di coscienza; sono selezionati. La terza regola di ordine in questa comunicazione, è la formazione di circuiti specifici. Nell’ambito di queste masse di neuroni si formano 3 tipi di circuiti:

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• circuiti divergenti

• circuiti convergenti • circuiti riverberanti

Uno stimolo può entrare, tramite i circuiti divergenti, nel sistema nervoso centrale per piccole vie di comunicazione e poi diffondersi su più masse neuronali come se quel messaggio dovesse essere portato a più gruppi di neuroni; per cui si creano dei circuiti divergenti. Si possono creare circuiti convergenti, vale a dire stimoli diversi che provengono da varie vie che sono fatti convergere su piccoli gruppi neuronali. I circuiti riverberanti, sono circuiti chiusi dove un gruppo di neuroni fanno circolare lo stimolo chimico-elettrico tra, di loro come se fosse un cerchio. Questi circuiti riverberanti, servono a rallentare certi stimoli, invece di fermarli li rallentano per poi farli o uscire o esaurirli. Sembra che la memoria, a breve termine utilizzi questi circuiti riverberanti. Quindi il cervello prende un dato e per farlo diventare memoria a lungo termine, deve immetterlo in alcuni circuiti con alcune modifiche bio-chimiche; il neurone subisce, a causa di questo stimolo elettro-chimico, una modificazione proteica. A questo punto la modificazione bio-chimica comporta un ricordo a lungo termine che io posso andare a rievocare. Non tutti i ricordi devono essere immessi a lungo termine, per tanto alcuni dati sono fatti passare su circuiti riverberanti e finché si trovano in questo circuito sono attivi, in seguito c’è una selezione affinché il dato o si esaurisce o è fissato, e in questo caso esce e passa in altri circuiti per poi subire la modificazione bio-chimica. Questo processo, da una parte dipende dalla nostra volontà , (quando studiamo) e dall’altra è indipendente da noi. Da un punto di vista anatomico, il sistema nervoso centrale è costituito da quello che chiamiamo il cervello, che è l’insieme dei neuroni, e le cellule della nevroglia contenute nella scatola cranica, (suddivisa in varie parti da una punto di vista anatomico) e dal midollo spinale contenuto nel rachide vertebrale. Da un punto di vista evolutivo, l’essere umano è quello con il sistema nervoso centrale più evoluto. Abbiamo 3 sezioni sviluppate, e l’ultima è rappresentata dalla corteccia celebrale (2 emisferi celebrali corticali), che solo l’essere umano utilizza seppur in parte . Da un punto di vista dell’evoluzione delle strutture, la corteccia celebrale è l’ultima struttura nervosa, mentre quella più antica, è rappresentata dal midollo spinale che hanno oltre a noi anche altri esseri viventi. Quindi abbiamo la parte chiamata ARACHICERVELLUM, cioè antico cervello, che è la parte chiamata sottocorticale o anche detta PALEOCERVELLUM, cioè cervello vecchio e poi abbiamo la corteccia chiamata NEOCERVELLUM, cioè nuovo cervello .

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Il midollo è formato da neuroni più semplici. Si distinguono funzioni diverse del midollo:

• assolve a funzioni vitali

• è coordinatore di tutte le attività viscerali

• è sede di quelle che sono chiamati riflessi il midollo lavora soprattutto per via riflessa. Un riflesso è una risposta prevista, “schematizzata”; l’evoluzione ha stabilito che a determinati stimoli si sceglie la risposta più adeguata allo stimolo per la sopravvivenza individuale; è una risposta che si è strutturata, e che per alcuni versi è sempre uguale a sé stessa. Esempio: se la vescica è piena, parte lo stimolo riflesso dello svuotamento. Il riflesso per tanto non prevede risposte elaborate ma, consolidate. Nel midollo abbiamo la sede di tutti i riflessi che gestiscono tutta la nostra vita vegetativa viscerale che rappresenta la base del nostro vivere. Lesioni del midollo possono ledere funzioni vitali con conseguenze spesso mortali. Le altre 2 parti hanno funzioni più coordinative. Il midollo risponde a stimoli esterni in maniera più diretta , più semplice, invece le altre parti hanno funzioni più d’elaborazione, di coordinazione. La parte sottocorticale è chiamata cervelletto che è un punto focale nell’organizzazione del movimento. Il cervello comunica con il basso e l’alto, vale a dire con il midollo e la corteccia per integrare stimoli interni ed esterni e per dare avvio e mantenere un movimento in maniera armoniosa. Quali tipi di stimoli dovrà considerare il cervelletto per organizzare un movimento?? Al cervelletto arrivano tutte le informazioni dei recettori che sono presenti: ad es: a livello articolare, muscolare ., deve tenere conto di dove si trova la testa per evitare sbilanciamenti, deve tenere conto degli stimoli visivi, tattili, acustici, pressori ; questo, anche per organizzare il movimento che apparentemente è il più semplice. Anche il cervelletto ha una corteccia, che se noi la svolgiamo, ricopre una superficie pari a diversi metri quadrati, invece la corteccia celebrale svolta ricopre una superficie pari a centimetri quadrati. Il midollo è fatto a strati: la parte bassa del midollo gestisce gli organi viscerali adiacenti; la parte intermedia organi viscerali toracici etc.. Invece nelle zone sottocorticali abbiamo delle strutture cerebrali in grado di coordinare le varie funzioni; per cui si coordina il movimento del cuore con il funzionamento intestinale o con il movimento respiratorio.. etc..; quindi sono centri di coordinazione più ampi. L’ipotalamo è quella struttura nervosa particolare in grado di produrre ormoni e di comunicare immediatamente con l’ipofisi. Questa relazione consente, a questa parte del cervello , di gestire anche gli aspetti metabolici periferici. Per tanto tutta la parte sottocorticale è una grossa zone di coordinamento della vita vegetativa. In questa zona ci sono anche le zone dette RINOENCEFALICHE e LIMBICHE che hanno anche il compito di gestire le nostre emozioni.

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Quando parliamo d’istinto, parliamo di un comportamento atto alla sopravvivenza individuale e alla riproduzione della specie di tipo basilare; es: istinto della fame, un’attività semplice basilare che spinge a cercare cibo, emozione della paura in quanto se io non avessi paura non saprei difendermi nei confronti di un pericolo, o come l’emozione della rabbia ci permette di difenderci. I sentimenti sono stati mentali molto più complessi, dove le inter-relazioni sono molto più articolate. Questi 3 settori: istinti, emozioni, sentimenti sono ognuno indispensabili e, tra di loro, sono inter-relazionati. Le zone chiamate RINOENCEFALO e LIMBICHE, che sembrano essere la sede dell’emanazione delle nostre emozioni, sono anche in connessione con alcune sensazioni, in particolare con quella dell’olfatto. Gli stimoli olfattivi sono elaborati anche da quello che è chiamato RINOENCEFALO; e l’olfatto, è fondamentale per suscitare certe emozioni. L’odore che suscita paura, è qualcosa che agisce in tutte le creature viventi; un certo tipo d’odore presente o emanato dall’ambiente o da un’altra creatura, suscita paura, (non tutti gli odori ma solo alcuni) oppure i fenormoni, che lanciano messaggi nella sfera sessuale. La corteccia è la sede delle attività coscienti, in quanto fa in modo che noi possiamo esserne consapevoli. Noi non siamo consapevoli del nostro stomaco che digerisce, oppure del nostro intestino, ma ne diventiamo consapevoli, solo, quando fanno male, e quando questa sensazione passa alla corteccia come messaggio d’avvertimento, allora avvertiamo lo stimolo. Tutto quello che succede fino sotto la corteccia, è vita inconsapevole, e la corteccia può esserne informata , a seconda, delle necessità. Uno stimolo doloroso può arrivare fin sotto la corteccia, ma se non passa alla corteccia, noi non lo sentiamo. Nella corteccia poi ci sono gruppi di neuroni elaborativi, che hanno la funzione di coordinare sia processi biologici e sia di elaborare il pensiero. Il cervelletto è fondamentale nell’organizzazione del movimento, anche se, in realtà il cervelletto comunica con la corteccia da cui inizia un certo tipo d’informazione per iniziare il movimento; in realtà chi comunica l’informazione finale sul movimento, è la corteccia. Nella corteccia abbiamo 2 aree distinte che presiedono ai nostri movimenti: una si chiama AREA PIRAMIDALE e l’altra AREA EXTRAPIRAMIDALE. L’area piramidale è quella che organizza e comanda tutti i vari muscoli dei movimenti non automatici. L’area extrapiramidale invece coordina lo schema motorio e i muscoli dei movimenti automatici. Cos’è un movimento automatico?? Il camminare è un movimento automatico, come correre, scrivere, la mimica facciale; sono movimenti complessi il cui schema è memorizzato. Per fare quel tipo di movimento è necessario atti vare quelle sequenze muscolari, quindi queste sequenze muscolari sono memorizzate; è come se l’extrapiramidale fosse una sorta di memoria di alcuni schemi motori. Tutte e due le cortecce, sono impegnate nella coordinazione dei movimenti con il grosso ausilio del cervelletto: la corteccia destra coordina la sinistra da un punto di vista muscolare, e la corteccia sinistra coordina la parte muscolare destra; sono incrociate.

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In caso d’infarto cerebrale, con morte di cellule corticali della parte destra atte al sistema motorio, possiamo vederne la conseguenza a sinistra, con paralisi della parte sinistra. Questo non si applica a tutte le attività delle 2 cortecce, ma solo per l’attività motoria. La corteccia inoltre elabora le sensazioni, infatti, noi sentiamo, vediamo, abbiamo la coscienza del tatto ., in quanto tutte queste sensazioni raccolte in periferia, arrivano alla corteccia che ne fa delle rappresentazioni astratte. (se vediamo il semaforo rosso ci fermiamo, ma questa è una rappresentazione della corteccia). Tutte le sensazioni dei 5 sensi diventano coscienti perché ci sono aree cerebrali in grado di elaborare queste sensazioni. La differenza che esiste tra la corteccia destra e quella, sinistra è sul modo di accumulare i dati e sulla verbalizzazione; l’emisfero sinistro è quello parlante e quello di destra è quello che non parla, quindi la parte sinistra è logica e razionale mentre la parte destra è quella analogica che assembla i dati. Il sistema nervoso periferico è l’insieme di sistema nervoso che dal centro, cioè dalla scatola cranica e dal rachide, esce e va nella periferia corporea (periferico rispetto al sistema nervoso centrale). Il sistema nervoso periferico è formato dai nervi. Ma cosa sono i nervi?? I nervi sono l’insieme d’assoni, che si riuniscono, dei neuroni vertebrali, cioè del midollo. Questi prolungamenti, che possono essere lunghissimi, si dirigono in tutto il corpo. Cosa fanno in periferia questi assoni?? Alcuni nervi raccolgono gli stimoli che arrivano dalle strutture, quindi questi nervi si chiamano sensitivi. Da altri nervi partono messaggi di tipo motorio. Abbiamo 2 gruppi di nervi: SENSITIVI e MOTORI. Questi nervi escono a lato della colonna vertebrale e dalla parte posteriore della scatola cranica. Questi assoni sono gli assoni dei neuroni che si trovano nel midollo. Ma allora come fanno i neuroni della corteccia a comunicare con un muscolo?? La comunicazione avviene attraverso l’INTERMEDIAZIONE dei neuroni presenti nel midollo. I neuroni midollari sono in grado di ricevere dai neuroni della corteccia messaggi e sono in grado di trasportarli dove devono essere portati (es: muscolo). Abbiamo quindi nervi spinali, e nervi cranici. Tutto il sistema nervoso centrale oltre ad essere coperto dalla teca ossea, è ricoperto, nella profondità, anche dalle MENINGI (le troviamo sia nel midollo spinale sia nel cervello), che sono formate da 3 foglietti di tessuto connettivo (una sopra l’altra). Queste meningi fungono da protettrici, formano una barriera selettiva nei confronti di ciò che può passare da un punto di vista sia di tipo microbiologico, che biochimico. Più precisamente i virus e i batteri non passano, ma saranno le meningi che si ammaleranno (meningiti). Oltre a tutto questo , abbiamo un liquido chiamato LIQUIDO CEFALO RACHIDIANO. Questo è un liquido prodotto dalle meningi, filtrato dai vasi sanguigni. Questo liquido è acquoso e dentro troviamo globuli bianchi, zuccheri, proteine, grassi. Questo liquido ha funzione di lubrificare, nutrire, difendere ed inoltre, ha anche la funzione meccanica di ammortizzare il cervello in caso d’urto.

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Il cervello galleggia, e nel caso in cui si prenda un colpo sulla nuca, questo liquido evita che il cervello vada a sbattere nella zona della fronte. La prima parte del nervo che esce dalla colonna vertebrale o dai fori della scatola cranica, è ancora avvolto dalle meningi poi queste, sono perse, poi il nervo si sfiocca e, non più protetto dalle meningi, va in periferia. I nervi sono sensitivi e motori: i nervi sensitivi si prolungano in assoni e precisamente il prolungamento dei neuroni che sono detti sensitivi; il midollo, la parte anteriore è fatta di neuroni motori da cui partono assoni motori quindi nervi motori. Mentre, la parte posteriore, è fatta di neuroni sensitivi da cui partono assoni sensitivi e quindi nervi sensitivi. Dal midollo esce la radice nervosa; per radice nervosa s’intende il nervo motore e il nervo sensitivo insieme: poi quando è uscita dal buco della colonna vertebrale o dai fori del cranio, si divide in nervo motore e sensitivo che vanno in periferia. Pertanto ai vari livelli escono nervi motori e sensitivi relativi alle varie strutture; es: a livello della colonna lombo-sacrale, escono nervi motori e sensitivi che vanno ad innervare quella zona specifica. Si può chiamare, quindi, METAMERO, quella zona che comprende: la sezione di midollo, i nervi in uscita e tutta la zona viscerale, muscolo scheletrica innervata. I metameri sono orizzontali fino a livello toracico, da quelli lombari e sacrali iniziano a diventare longitudinali. Il sistema nervoso coordina le funzioni così dette viscerali sia di tipo sensitivo, che motorio e coordina funzioni dette somatiche sia di tipo sensitivo, che motorio. Noi abbiamo neuroni e nervi che portano messaggi, raccolgono messaggi, o dalla vita vegetativa (visceri), o dalla vita somatica (per vita somatica s’intende sensibilità dei 5 sensi e motricità dei muscoli scheletrici). Ci sono gruppi di neuroni che si occupano della vita vegetativa viscerale e gruppi di neuroni che si occupano della vita somatica, sia nell’ambito sensitivo sia in quello motorio. Si distingue un sistema nervoso somatico e, un sistema nervoso vegetativo; anche se in realtà il sistema nervoso è uno, ha solo 2 livelli diversi di gestione. Nell’ambito del sistema nervoso vegetativo abbiamo neuroni e nervi; i neuroni sono siti dove abbiamo gli altri neuroni somatici, quindi midollo e cervello. I nervi escono sia dalla spina dorsale, che dal cranio quindi abbiamo nervi spinali e nervi cranici, sia con componente vegetativa, che somatica. La componente vegetativa ha una cosa in più, e precisamente, i nervi che vanno verso i visceri, o che raccolgono sensibilità dei visceri, sono intercalati; tra il viscere, il midollo e la via d’uscita esiste una catena di tipo PARAVERTEBRALE di tipo GANGLIARE. Più precisamente a lato della colonna vertebrale, fuori, dal midollo e fuori dalla colonna vertebrale ci sono gangli, ammassi di neuroni fuori dal sistema nervoso centrale, chiamati appunti gangli; paravertebrali in quanto si trovano a lato e fuori della colonna vertebrale. Questi gangli hanno il compito, di integrare le varie funzioni viscerali periferiche. Il sistema vegetativo è la parte del sistema nervoso, sia centrale, che periferico che gestisce la nostra vita vegetativa; ovviamente gli stimoli raccolti dal sistema nervoso vegetativo non sono coscienti, ma sono stimoli che attraverso i nervi arrivano al midollo, nelle zone sottocorticali, ma non sono portati nelle zone corticali. I recettori sensitivi degli organi raccolgono anche informazioni sul peso degli organi, anche se noi, in realtà, non sentiamo il peso di un organo.

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Inoltre il sistema nervoso vegetativo è suddiviso in componente parasimpatica e componente ortosimpatica di cui la componente parasimpatica si dice che sia inibitrice e la componente ortosimpatica attivatrice della funzione viscerale. Questo non è vero, il sistema nervoso simpatico gestisce la vita degli organi modulandone la quantità e la velocità del funzionamento, e non è detto che ci siano neuroni che inibiscano, e neuroni che eccitino, in quanto dipende dalla zona. Es: i neuroni detti ortosimpatici sono neuroni che eccitano il cuore facendolo andare in tachicardia; quindi, la componente che va al cuore dà la tachicardia mentre la componente ortosimpatica che va all’intestino è deprimente sia della mobilità intestinale, sia della secrezione.. Il sistema vegetativo, a seconda dei settori, si comporta come una sorta di modulatore, è in grado di variare quel funzionamento in meno o in più a seconda dei vari settori. Il sistema vegetativo è un modulatore, e modula la nostra vita viscerale, invece il sistema somatico è più, acceso e spento, ossia o mi muovo o non mi muovo. La componente motoria, del sistema nervoso somatico, va ai muscoli scheletrici facendoli muovere, e coordinandoli. Da un punto di vista dei sensi, il sistema nervoso somatico, raccoglie stimoli dai cinque sensi. Di questi sensi, alcuni sono più articolati altri un po’ meno.

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Il tatto è legato alla presenza d’assoni, spesso liberi nella nostra cute; questi assoni raccolgono sensazioni tattili e termiche. Questi assoni sono delle terminazioni libere che sono eccitate elettricamente dal tocco della nostra pelle o dalle variazioni termiche. Gli altri organi di senso sono più complessi.

L’area olfattiva della mucosa nasale è sensibile a certe particelle odorose disciolte nell’aria; quindi queste cellule della mucosa si sono specializzate diventando sensibili come se fossero dei recettori nervosi. Queste cellule sono dotate di piccoli peli i quali, quando vengono a contatto con queste particelle odorose, si crea una vibrazione elettrica, che è trasferita agli assoni del nervo sensitivo olfattivo. Sia nel gusto, che nell’odorato, abbiamo una mediazione tra il mondo esterno e l’assone, questa specializzazione d’alcune cellule diventate loro stesse recettori, è d’essere stimolate da quello stimolo per poi trasformare lo stimolo in potenziale elettrico. Questo lo troviamo nella lingua, dove abbiamo zone specializzate della mucosa in cui ci sono alcune cellule, specializzate a raccogliere stimoli gustativi diversificati (dolce, amaro, aspro .). Il nervo olfattivo e gustativo , essendo molto vicini, hanno degli assoni che si mischiano, in questo modo le 2 sensibilità sono un po’ miste. Infatti, quando abbiamo il naso intasato per il raffreddore, noi facciamo fatica a sentire il gusto.

Più complessi sono l’occhio e l’udito. L’occhio è composto da lenti che permettono al fascio di luce di entrare e di colpire la retina. Le lenti sono: il cristallino, la cornea, l’umor vitreo, l’umor acqueo, che sono tessuti trasparenti che consentono alla luce di andare a stimolare una zona che si trova nella parete posteriore dell’occhio che si chiama RETINA SENSIBILE. Nella retina sensibile, non abbiamo subito il nervo ottico, ma troviamo delle cellule; infatti la retina è formata da tre strati di cellule. La luce entrando va a creare correnti elettriche, stimolando in modo diversificato questi 3 strati di cellule, che hanno al loro interno, delle sostanze colorate. Cos’è il colore?? Il colore è una frequenza; è un’onda energetica con frequenze diverse, in questo modo noi siamo in grado di vedere i colori.

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Queste stimolazioni elettriche sono raccolte dagli assoni, che sono in contatto con queste cellule, (coni) e le portano alla corteccia dove saranno elaborate e trasformate in una massa elettrica di colore. Invece per la luce notturna esistono delle altre cellule chiamate bastoncelli, i quali sono reattivi alla frequenza della luce notturna, che è una frequenza ad onde più ampie. Anche per quanto riguarda la sensibilità della visione, i nervi sono in parte incrociati, per cui arriva l’informazione alla corteccia sinistra dall’occhio destro e viceversa. Alla corteccia sinistra arrivano la maggior parte delle informazioni dall’occhio contro-laterale e una piccola parte dall’occhio omo-laterale. L’orecchio serve a decodificare le onde sonore, le quali hanno anche loro frequenze diverse; e tutta la parte dell’orecchio interno, il padiglione auricolare e l’orecchio medio, servono a convogliare le onde sonore. Queste onde sonore vibrano e vanno a far vibrare la parte finale del canale acustico, che è la membrana del timpano. La membrana del timpano inizia a vibrare con la stessa frequenza dell’onda. La vibrazione della membrana del timpano avviene, attraverso una serie di strutture, e trasportata fino alla struttura sensitiva, dove c’è il nervo acustico; questa zona è chiamata l’organo del CORTI. Noi abbiamo la membrana timpanica, e la catena degli ossicini, che hanno funzioni di trasportare questa frequenza. Nella catena degli ossicini, ci sono dei piccoli muscoletti che hanno una funzione protettiva, e nel caso in cui la frequenza sonora sia troppo alta, la riducono per evitare di ledere l’organo del CORTI. Se la frequenza è bassa, e quindi il suono poco percepibile, amplificano la frequenza. Quando queste frequenze vanno a colpire la zona degli ossicini, vanno a colpire delle cellule che sono collegate con l’assone del nervo, e queste cellule sono fatte vibrare attraverso un semplicissimo meccanismo, ripetitivo di vibrazione tramite acqua. Questo liquido viene ad essere compresso ed espanso in continuazione e questa compressione ed espansione del liquido, fa in modo che le cellule dell’organo del CORTI, munite di pelucchi, vengono eccitate elettricamente; questa eccitazione elettrica viene poi raccolta dagli assoni del nervo acustico. L’organo del CORTI, è contenuto all’interno di una struttura a forma di chiocciola. I suoni, a secondo della frequenza, vanno ad eccitare le varie parti della chiocciola; quindi i suoni ad alta frequenza andranno ad eccitare le parti più alte, invece suoni a bassa frequenza andranno ad eccitare le parte più basse. Un’altra struttura presente nell’orecchio interno, di tipo nervoso, raccoglie invece stimoli diversi; non stimoli esterni, ma raccoglie stimoli interni ed è formata da 3 piccoli canali di membrana, dentro cui ci sono dei sassolini microscopici. Questi 3 canali, sono disposti nello spazio in modo diverso, c’è un canale orizzontale, uno verticale e uno obliquo. Le cellule di questi 3 canali sono in connessione con gli assoni del nervo che è dentro il sistema del labirinto; questo ha la funzione di raccogliere informazioni sulla posizione della testa rispetto al corpo. Quindi a secondo di come muoviamo la testa, questi canali sono sollecitati dai sassolini che, nel momento in cui noi muoviamo la testa , si muovono andando a sollecitare elettricamente le cellule del labirinto, questa eccitazione, è raccolta dagli assoni e portata al Sistema Nervoso. Questa è una sensibilità inconsapevole, è una sensibilità vegetativa, invece la sensibilità acustica, è somatica.

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Quando noi soffriamo di CINETOSI, in altre parole di mal d’auto, mal s’aereo ., noi abbiamo vomito e capogiri, questo perché, abbiamo una iper-sollecitazione del labirinto. Tutti questi movimenti, fanno muovere la testa che dà dei messaggi anomali che sono interpretati in maniera anomala dal sistema nervoso centrale, con conseguenti giramenti di testa.

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COMPOSTA

FUNZIONE

CELLULE NEVROGLIA

DIFESA DEL NEURONE DA MICORORGANSMI

MANTENGONO IN BUONO STATO IL NEURONE

ISOLAMENTO ELETTRICO

SPAZZINO IN QUANTO MANGIANO I MICROBI COME I MACROFAGI

ASTOCITI

MICROGLIA

CELLULE EPENDIMALI

OLIGONDENTROCITI

CELLULE DI SCHWANN

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CERVELLETTO

LE SUE CELLULE SONO PIU’ ORDINATE

VELOCE E ORDINATA

ARRIVANO TUTTE LE INFORMAZIONI

COORDINA MOVIMENTI PIU’ AMPI E COMPLESSI

PARTE SOTTOCORTICALE DETTA ANTICO CERVELLO

FUNZIONE

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SISTEMA NERVOSO

MOTORE SOMATICO SISTEMA PIRAMIDALE

SISTEMA EXTRAPIRAMIDALE

MOVIMENTI VOLONTARI

FORMATO DA FIBRE MOTRICI CHE SI GENERANO NELLA PARTE POSTERIORE DEI LOBI FRONTALI DELLA CORTECCIA CELEBRALE

AGISCE SU AZIONI MOTORIE ISTINTIVE

MOVIMENTI AUTOMATICI COME MANGIARE PARLARE POSIZIONE ERETTA; ESPRESSIONI EMOTIVE COME SORRIDERE

IL RIFLESSO

RISPOSTA AD UN DATO IMPULSO E PUO’ ESSERE PREVEDIBILE O NON PREVEDIBILE

UN RIFLESSO PUO’ COSTITUIRE SIA UNA CONTRAZIONE MUSCOLARE CHE SECREZIONE GHIANDOLARE

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SISTEMA NERVOSO

VEGETATIVO

REGOLARE: BATTITO CARDIACO CONTRAZIONE MUSCOLARE LISCIA SECREZIONE GHIANDOLARE

REGOLA GLI ORGANI VISCERALI DOTATI DI DUPLICE INNERVAZIONE

ORTOSIMPATICO CHE STIMOLA

PARASIMPATICO CHE INIBISCE

ORTOSIMPATICO

PARASIMPATICO

NEUROMEDIATORE E’ LA NOR-ADRENALINA

FUNZIONI DI ATTACCO E FUGA

SI TROVA NEL MIDOLLO SPINALE E FORMA UNA CATENA DI GANGLI DISPOSTI AI LATI DELLA COLONNA VERTEBRALE

CATENA GANGLIARE DEL SIMPATICO

NEUROMEDIATORE E’ LA ACITILCOLINA

FUNZIONI DI RIPOSO E RIPARAZIONE

PARASIMPATICO ENCEFALICO CHE AFFIANCA NERVI CRANICI CHE HANNO COMPONENTE VEGETATIVA, QUELLO PIU’ NOTO E’ IL NERVO VAGO

PARASIMPATICO SACRALE

FUNZIONE

FUNZIONE PRINCIPALE

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LA STRUTTURA DEL SISTEMA NERVOSO

Con sistema nervoso s’intende l’insieme d’organi preposti a questo complesso gruppo di attività coordinate. È distinto in parti che collaborano strettamente:

• un sistema di sensori che registrano le variazioni ambientali (esterne e interne al corpo), trasformandole in stimoli nervosi;

• una rete di nervi che raggiungono ogni punto del corpo, e mette in relazione i sensori e gli altri elementi corporei con gli organi che elaborano gli stimoli e producono ordini nervosi;

• un sistema neuronale centralizzato che comprende organi i quali, a seconda delle necessità, elaborano, memorizzano e producono una risposta agli stimoli che li raggiungono attraverso la rete nervosa. Il sistema centrale è costituito dall’encefalo e dal midollo spinale, prolungamento dell’encefalo che corre nel canale formato dalle vertebre della colonna vertebrale;

• un sistema nervoso periferico o sistema nervoso autonomo o sistema Vegetativo, costituito dall’insieme di centri nervosi detti gangli, collegati al sistema centrale, i quali elaborano gli stimoli nervosi involontari. I nervi che trasmettono gli impulsi che regolano le funzioni fisiologiche indipendentemente dalla nostra volontà sono distinti in due sottoinsiemi che spesso svolgono azioni antagoniste:

- il sistema nervoso ortosimpatica, o semplicemente simpatico, formato da due lunghe catene di gangli, pari e simmetriche, rispetto alla colonna vertebrale, è costituito da fibre organizzate in plessi che si distribuiscono a tutti gli organi seguendo il percorso delle arterie. Esercita funzioni di controllo e coordinazione simili a spesso opposte a quelle del parasimpatico; - il sistema nervoso parasimpatico, oltre all’omeostasi, controlla le funzioni degli organi interni (ad esempio riduce la frequenza cardiaca e respiratoria, aumenta la secrezione acida dello stomaco e i movimenti di peristalsi intestinale).

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NERVI Sono fasci di cellule che trasmettono impulsi nervosi garantendo la comunicazione fra le varie parti del corpo. Si distinguono in:

- nervi afferenti o sensori, che trasportano al sistema centrale i messaggi raccolti dai recettori sensoriali;

- nervi efferenti o motori, che trasportano gli impulsi nervosi dal sistema centrale verso gli organi del corpo (ad esempio un muscolo, o una ghiandola endocrina).

CIRCUITI NERVOSI Tutte le fibre nervose (o neuroni) sono interconnesse fra loro, direttamente o indirettamente. Le fibre del sistema nervoso centrale, ad esempio, si raggruppano in determinate zone del corpo, e si organizzano in modo da rafforzare l’onda di eccitamento che tende a smorzarsi passando da una fibra all’altra. Così, nella corteccia celebrale, cellule diverse disposte in strati e collegate fra loro da numerosi dendriti, formano circuiti neurotici di varia complessità. Le fibre del midollo spinale, invece, entrano in contatto con i muscoli somatici la cui attività viene però modulata anche da altri neuroni collegati ad aree diverse del sistema nervoso (gangli spinali o dorsali, corteccia celebrale..). Anche le fibre del sistema nervoso periferico sono in stretto contatto fra loro: quelle del simpatico formano spesso reti così complesse (plessi) da rendere difficilissimo seguire con precisione il percorso di un singolo nervo. I collegamenti nervosi possono avere effetti diversi sull’impulso nervoso trasmesso:

1. quando un fibra nervosa prende contatto con numerose altre fibre in modo da trasmettere “a cascata” il proprio impulso nervoso, si realizza un circuito nervoso divergente o amplificatore che rende possibile un’ampia risposta dell’organismo anche a uno stimolo debole o circoscritto;

2. quando un segnale nervoso è raccolto da numerosi neuroni collegati fra loro “a piramide”, si realizza un circuito convergente: la risposta è garantita, rapida e uniforme, anche se i segnali sono prodotti da stimoli diversi;

3. quando un segnale nervoso che percorre una catena di neuroni trova una diramazione che lo fa “tornare indietro”, si realizza un circuito ricorrente o riverberante: il messaggio nervoso si trasforma da semplice impulso a scarica continua; è ciò che serve, ad esempio, nella stimolazione di alcuni muscoli lisci;

4. quando un neurone ne stimola altri contemporaneamente (attraverso terminazioni diverse), e questi, a loro volta, convergono su un neurone terminale, si realizza un circuito in parallelo: in risposta a un unico stimolo, il neurone terminale riceve una scarica ravvicinata di impulsi, che lo stimola in modo prolungato.

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