… COME VIVEVANO
COME SI DIVERTIVANO …
A cura della classe 5°B a.s. 2005/06
Dopo la fine della civiltà Micenea, in Grecia
i Dori si mescolarono agli sconfitti: si stava
formando il popolo dei Greci.
La Grecia non era un territorio facile da abitare
perché era ricca di monti e di zone rocciose,
ma questa terra aveva due caratteristiche
importantissime: si trovava sul mare ed
era al centro del Mediterraneo.
Per le sfide che ha dovuto affrontare,
il popolo degli antichi Greci
ci ha affascinato molto ed è per questo
che abbiamo voluto conoscerlo meglio.
LA VITA SOCIALE
Ogni cittadino apparteneva a una serie di organismi che permettevano di
inquadrarlo nel corpo civico: egli era, infatti, membro di una famiglia
composta dai discendenti di uno stesso capostipite che veniva fatto oggetto di
culto eroico. La famiglia, poi, era inserita in più vasti gruppi di parentela,
che a loro volta erano riuniti in tribù, organizzate probabilmente su base territoriale. L’integrazione sociale,
attraversava tuttavia, anche una serie di pratiche rituali, veri e propri “riti di
passaggio” che, nella fase della pubertà, sancivano l’ingresso dei
ragazzi e delle fanciulle nella comunità dei cittadini, conferendo loro il ruolo
fondamentale su cui si costruiva l’intero organismo della polis: quello del soldato
e quello della madre di famiglia.
LA FAMIGLIA
La famiglia era l’istituzione fondamentale della polis e al suo
interno i compiti erano nettamente divisi.
L’autorità del marito era totale e indiscussa, egli si occupava degli affari e di tutto ciò che riguardava
la vita sociale. Ogni famiglia benestante aveva degli schiavi, ognuno dei quali aveva compiti diversi: lavare, cucinare, pulire,
badare ai bambini ed erano diretti dalle donne, le quali sorvegliavano
anche l’approvvigionamento del cibo.
RICCHEZZA E POTEREGli Aristocratici ricevevano il loro potere dalla ricchezza. Le loro proprietà terriere erano estese e producevano molti beni; possedevano anche immensi greggi che i pastori conducevano al pascolo.Tra le attività preferite dagli Aristocratici c’erano le corse sui carri e la caccia; questi nobili erano anche ottimi guerrieri e affrontavano i nemici con pesanti armature: la testa era coperta da un elmo e il corpo da una corazza. Con la mano sinistra tenevano lo scudo e con la destra la lancia o la spada. In battaglia combattevano a cavallo seguiti da uno scudiero,che era addetto alla cura dell’animale. Il carro da guerra e il cavallo erano per tutti il simbolo della potenza degli Aristocratici. Questa classe sociale si distingueva dal resto della popolazione per il suo aspetto fisico: i capelli erano lunghi e ben curati, la barba a punta e i corpi vestiti da ricchi mantelli; l’unica forma di giustizia che gli Aristocratici conoscevano era la vendetta.
LE DONNELe donne avevano una scarsissima istruzione. Di solito si sposavano fra i quindici e i diciotto anni con uomini più anziani di loro. Lo scopo del matrimonio era la procreazione, per assicurare la prosecuzione della stirpe. Esse raramente prendevano parte alla vita pubblica e politica. La maggior parte non aveva diritto ad alcuna eredità. La condizione sociale della donna migliorava quando aveva dato un erede alla famiglia. Il lavoro di tessitura delle donne contribuiva molto al benessere della famiglia. Le donne delle famiglie modeste s’incontravano al mercato e alla fontana per parlare. Le donne delle famiglie agiate regnavano sulla casa. Durante la loro vita, esse erano sottomesse agli uomini.Gli uomini non invitavano le loro mogli ai banchetti, ma preferivano giovani schiave o straniere.
I BAMBINIIl bambino era riconosciuto dieci giorni dopo la nascita, in una festa chiamata “Decate”. Al primogenito, di solito, era dato il nome del nonno paterno. Il nome aveva sempre un significato: a volte derivava da una divinità, altre volte si riferiva ad una qualità fisica, da circostanze particolari della nascità o da professioni o mestieri. I Greci non avevano un cognome. L’indicazione completa era data dal nome individuale seguito dal nome del padre.Il padre comunicava la nascita del bambino ad una associazione religiosa detta “Fratria” e in questa occasione si faceva un sacrificio. In Grecia non esisteva alcun registro di stato civile e l’età, la paternità e il nome stesso dei cittadini erano affidati a chi aveva assistito ad una di queste feste per la nascita. Nei primi giorni di vita, il bambino veniva lavato in acqua e olio; a Sparta le donne lavavano i neonati nel vino, per provare la loro resistenza. Il bambino rimaneva in fasce fino a due anni.
Nelle famiglie più modeste, la madre stessa lo allattava, ma nelle case più ricche la cura del bambino era affidata alla nutrice. Come oggi, le mamme raccontavano ai bambini storie di animali, di re e di eroi.La nascita di un bambino era celebrata con cerimonie. Si facevano gran feste. Tre giorni dopo la nascita si adornava la porta della casa con rami d’ulivo, se il neonato era maschio, o con bende di lana, se era una bambina. I doni servivano per il banchetto, che era più lauto del solito. La cerimonia aveva un significato religioso e civile: la corsa intorno al focolare significava che il bambino veniva posto sotto la tutela degli dei domestici e che il padre lo riconosceva come suo figlio legittimo. Da quel giorno non poteva più ripudiarlo. Non tutti i bambini venivano allevati nelle case in cui erano nati.
SCUOLA
La legge ateniese prescriveva che ogni bambino imparasse un mestiere, ma non c’era una legge sulla scuola. Le scuole erano private e non tutti potevano permettersi di pagare le rette. Non vi erano scuole per femmine e quindi, loro, dovevano studiare in casa.Se andava a scuola, un ragazzo, imparava a leggere, a scrivere, a far di conto con l’abaco, a suonare la lira, a cantare, a danzare e a declamare versi. Era molto importante imparare a declamare bene, perché la poesia era destinata all’ascolto, non alla lettura. Il ragazzo passava, poi, il pomeriggio in palestra ad esercitarsi.
I GIOCHI DEI BAMBINI
I bambini greci giocavano con molti giochi: le bambine giocavano con bambole fatte di terracotta o di cera che dedicavano ad Artemide, dea della fanciullezza, prima delle nozze. Altro gioco era quello dei cinque sassolini: si adoperano cinque sassolini, pietruzze o dadi, si gettavano in aria e si cercava di riprenderli sul dorso della mano. Se non si riprendono tutti, il giocatore doveva raccogliere con le dita quelli caduti a terra. Questo, però, era un gioco più da femmine che da maschi. Quanto ai giochi dei bambini vi era il gioco della frusta e della trottola: dalla trottola pendeva un filo che veniva percosso mentre la trottola girava. Il gioco riusciva solo su un terreno molto battuto.
LA CASA …
Sia in campagna che in città i Greci vivevano in case costituite da mattoni di argilla essiccati al sole. I muri esterni delle case di solito erano privi di finestre, per
garantire la sicurezza e l’intimità delle famiglie. All’interno, la parte centrale delle case era costituita da un cortile dove si trovava l’altare per i sacrifici agli déi e una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Il tetto
era coperto di paglia e argilla essiccata, oppure di tegole di terracotta.
… … IN CITTÀIN CITTÀ … … IN CAMPAGNAIN CAMPAGNA
La casa di città era ben organizzata, con stanze per cucinare, per intrattenere gli ospiti e, in quelle degli artigiani, un magazzino/negozio per vendere i manufatti. Vi erano inoltre stanze private per la famiglia, camere da letto e stanze da lavoro per le donne e le loro schiave. La casa dei ricchi era progettata per impressionare i visitatori attraverso la ricchezza e il senso del bello, ma anche per fornire un’abitazione confortevole alla famiglia.
Le case di campagna delle famiglie più ricche potevano avere anche una torre che serviva come magazzino e come punto d’osservazione dei campi circostanti. La casa dei poveri aveva spessi muri di pietra e un tetto fatto di tegole, c’erano solo tre stanze: una da letto, una comune e una dispensa in cui tenevano il cibo e gli attrezzi da lavoro. Travi, infissi e mobili erano fatti con le querce. Le finestre avevano delle robuste imposte per scoraggiare i ladri.
LA CUCINA E I CIBIPer i greci la vivanda più utilizzata era il pesce. La gente mangiava raramente la carne, tranne che durante le feste religiose. Quando vi era una di
queste feste, i Greci portavano a casa una capra o un agnello vivi per sacrificarli in cortile agli dèi. Per le grandi feste i cittadini sacrificavano i buoi. Dopo il sacrificio, la loro carne era spartita fra i poveri. La cena era l’unico pasto caldo della giornata. Essa
consisteva generalmente di due portate: la prima era a base di pesce e verdure, la seconda era a base di formaggio, focaccia, radicchio e frutta secca. I Greci
mangiavano una gran quantità di pane, perché non vi erano patate o riso. Per rendere dolci cibi o bevande
usavano il miele.
COME FACEVANO IL PANE …
Frantumavano il grano in una grande ciotola di pietra usando un pesante pestello. Questo
lavoro era riservato alle donne. Aggiungevano acqua, olio e un po’ di vino torbido, che
conteneva del lievito che aiutava il pane a gonfiarsi. Si mescolava bene, poi si metteva il tutto su un tavolo, si impastava e si dava una
forma tonda e compatta all’impasto; si lasciava lievitare e si cuoceva il pane in un
forno di terracotta che si era scaldato con un fuoco di legna.
LE FESTEAlcune cerimonie erano in parte segrete e venivano chiamate
misteri; le più importanti erano fatte in onore della dea Demetra. Altre feste, sempre in onore degli dei, riunivano tutti gli abitanti di una città. In queste cerimonie venivano fatte offerte e sacrifici di animali. Ogni dio aveva un animale preferito. L’animale veniva
condotto in processione fino all’altare della divinità, qui gli versavano dell’acqua sulla testa e, dopo che il sacerdote aveva
recitato le preghiere, veniva sgozzato e il suo sangue sparso sull’altare. La bestia veniva arrostita: il fumo era la parte
destinata agli dei, gli uomini si dividevano la carne cotta. Durante le feste in onore di Dionisio venivano rappresentate opere
teatrali. La tragedia e la commedia erano i generi principali del teatro greco. Le feste religiose erano molto importanti. In cambio
delle loro offerte, i Greci si aspettavano che gli dei li proteggessero.
I Greci organizzavano spesso banchetti e simposi, ma oltre a queste feste organizzavano anche grandi manifestazioni. I
ricevimenti privati avevano luogo nella sala da pranzo riservata agli uomini. Molti vasi greci illustrano scene di simposi e riunioni. Giovani schiave intrattenevano gli invitati danzando, suonando ed
esibendosi in esercizi acrobatici. La serata aveva inizio con le libagioni agli dei accompagnate da canti o inni propiziatori. Gli
ospiti indossavano ghirlande e profumi. Alla fine, dopo aver bevuto enormi quantità di vino, i commensali cadevano
addormentati mentre alle donne e agli schiavi toccava il compito di riordinare.
GLI INDUMENTIGli indumenti dei Greci, di solito, erano di lana di pecora, che veniva filata molto finemente e, per questo, era molto leggera; qualche volta erano
di lino. I più ricchi acquistavano sete molto pregiate, provenienti dall’oriente. Le donne
apprezzavano tinte vivaci specialmente il color porpora, ricavato da gasteropodi, ma anche una tonalità di rosso violaceo, ricavato dalle femmine
di una specie di cocciniglia. Altre tinture si ricavavano da vegetali. Il vestiario era uguale per uomini e donne, di solito era costituito da
una tunica: il chitone. I poveri indossavano vestiti grezzi e bianchi.
Le donne portavano i capelli lunghi, raccolti dietro alla testa, fissati con nastri e retine, nelle
occasioni indossavano ornamenti e diademi d’oro.
La biancheria non aderiva alla pelle, ma veniva avvolta intorno al corpo come gli indumenti
esterni.I bambini indossavano indumenti non molto diversi dai genitori, ma avevano tuniche più
corte.Dentro casa si camminava scalzi, fuori si
indossavano dei sandali di cuoio.L’uomo indossava il chitone e un lungo mantello. Chi lavorava con le mani aveva il chitone corto. Gli abiti greci non avevano orli, perché venivano
cuciti alla giusta lunghezza
LA CURA DEL CORPO
La bellezza e l’igiene erano altamente apprezzate dagli antichi Greci.Gli uomini giovani avevano grande cura del corpo .La nudità era considerata normale per gli atleti che gareggiavano nei giochi olimpici. Dopo gli esercizi, si massaggiavano con oli d’oliva. Le donne stavano, invece, sempre vestite e, quando uscivano, si velavano anche il capo; si spalmavano unguenti sul corpo ed evitavano l’abbronzatura, per mantenere la pelle chiara. Gli orecchini erano d’oro o d’argento e venivano fissati ai fori nelle orecchie.
LE DIVINITÁI Greci credevano in molte divinità. Alcuni Dei erano
molto importanti e venivano chiamati “gli Olimpici”. Le divinità più modeste, come le ninfe, popolavano le
rocce, le foreste e i fiumi. Esistevano anche creature mostruose che era meglio non incontrare sul proprio cammino. I principali Dei vivevano sul monte Olimpo: per questo venivano chiamati Olimpici. Si nutrivano di ambrosia (cibo divino che procurava l’immortalità) e bevevano nettare. Zeus era il loro re e li comandava
tutti, ma gli dei litigavano spesso fra loro e le loro avventure non erano sempre semplici! Gli dei avevano il potere di trasformarsi a volontà.Vedevano tutto ciò che succedeva sulla terra e potevano scendere tra gli uomini per sedurli, servirli o punirli. Ade era il solo che
non abitava nell’Olimpo: viveva negli inferi, dove risedevano i defunti.
MITOLOGIA
Il mito è una narrazione orale, è molto vicino alla fiaba, al sogno e alla poesia. Con i miti i Greci narravano la vita degli Dei e degli eroi, esseri dalla forza e dal coraggio sovraumani.
MITOLOGIA
Atena ed AracneAtena ed Aracne
Atena, protettrice di Atene, era molto famosa per la sua saggezza e la sua conoscenza delle armi. Atena era anche molto abile a tessere la tela. Tanto che Era decise di farle tessere la sua tunica nuziale per il matrimonio con Zeus. Come tutte le dee Atena aveva un difetto: credeva che non esistesse nessuna più brava di lei a tessere. Molto sfortunatamente, però, c’era una donna mortale che non la pensava così. Questa si chiamava Aracne e veniva da un piccolo villaggio chiamato Colofonie. Quando Atena sentì che Aracne aveva detto che era più brava persino della grande Dea Atena a tessere la tela, decise di organizzare una gara contro di lei. Quando Atena annunciò la sfida Aracne accettò e quando il lavoro fu finito la tela di Aracne era molto più bella di quella di Atena. Atena essendo gelosa di Aracne la trasformò in un ragno, cosicché potesse tessere la tela per sempre senza essere ammirata da nessuno perché si rompeva subito.
MITOLOGIA Le nozze burrascose di Zeus ed Era Le nozze burrascose di Zeus ed Era
Zeus, il grande padre degli dei, anche se divinità, aveva tutte le caratteristiche di un qualunque mortale. Questa grande divinità aveva un debole per le belle ragazze che conquistava per poi popolare il suo regno. Zeus corteggiava una divinità che però stranamente lo rifiutava; questa si chiamava Era, sua sorella. Ogni giorno veniva riempita di regali e lettere d’amore dal suo corteggiatore, che rifiutava continuamente. Un giorno Zeus, sapendo che sua sorella andava a fare delle brevi passeggiate nel bosco, scagliò uno dei suoi potenti fulmini e fece scatenare una tempesta, poi si trasformò in un cuculo. Era vide quel povero cuculo trascinato dal vento, lo prese e lo strinse sul seno per riscaldarlo. Quando il cuculo riprese le sembianze originali, le altre divinità videro Era che stringeva tra le braccia Zeus, e fu costretta a sposarlo per non essere disonorata. Il viaggio di nozze durò trecento anni.
OLIMPIADI
I primi giochi si sono tenuti in Grecia nel 776 a.C., a partire da questa data, ogni 4 anni, i Greci si radunavano a Olimpia per onorare Zeus. Era una grande festa religiosa e sportiva, durante la quale le città greche facevano la pace. Gli atleti che gareggiavano erano uomini o ragazzi. Le donne non avevano il diritto di partecipare ai giochi…e neanche di assistervi! I concorrenti selezionati si alleavano per mesi. Il primo giorno dei giochi prestavano giuramento: si impegnavano a comportarsi con onore e non barare. Le prove erano queste: la corsa semplice,la corsa doppia, la gara di fondo, la corsa d’armi, la lotta, il pugilato, il pancrazio(specie di catch), il pentathlon con 5 prove: salto in lungo, lancio del disco, del giavellotto, corsa e lotta, la corsa dei cavalli montati e la corsa delle quadrighe: carri trainati da quattro cavalli. I ragazzi avevano prove riservate a loro. Gli atleti quando gareggiavano, non lo facevano per danaro, ma solo per la gloria. Il misero premio era infatti una semplice corona di ulivo selvatico. I greci attribuirono così grande importanza a questo avvenimento, che cominciarono a contare gli anni del loro calendario a partire da quella data. I giochi duravano 7 giorni e si svolgevano nel mese di Luglio o Agosto. Il primo giorno era dedicato ai sacrifici e al giuramento degli atleti, l’ultimo alle premiazioni dei vincitori. Durante gli altri giorni si svolgevano le gare.Nel 393 d.C, l’imperatore Teodosio ordinò l’interruzione delle olimpiadi, ma furono poi reintrodotte in età moderna, dal barone francese Pierre de Coubertin nel 1896. Oggi, nella cerimonia d’apertura dei giochi, un atleta accende la fiamma olimpica con il fuoco sacro di Olimpia. I moderni giochi olimpici sono una copia di quei giochi antichi.
IL TEATRO
I teatri greci sono fra i monumenti più spettacolari che ci abbia lasciato il mondo antico.
I teatri costruiti dagli antichi Greci erano sempre a cielo aperto. Una delle poche eccezioni fu l’Odeion di Atene, che vantava una stupenda copertura di legno di cedro, ma si trattava di un teatro per soli… 5000
spettatori. Gli altri teatri avevano, facilmente, una capienza ben superiore: 24 000 posti quello di Siracusa, 30 000 quello di Dioniso ad
Atene. Quasi sempre questi teatri si adagiavano sul fianco di una collina, su questo pendio naturale erano disposte, a gradinata, le file di
sedili di pietra. Gli architetti greci erano abili ingegneri del suono. Riuscire a sentire ogni parola detta dagli attori era importante: le commedie venivano usate per lodare o criticare i politici più importanti e le loro idee. La
gente accorreva ad assistere alle rappresentazioni in onore degli dei. Ad Atene dal culto del dio del vino Dioniso è nata la tragedia classica.
TRAGEDIA E COMMEDIATragedia e commedia erano i due generi del teatro greco. La tragedia
evocava la sofferenza o la difficoltà a prendere gravi decisioni. La commedia era accompagnata dalla musica e doveva suscitare riso e
distrarre. La tragedia classica è estremamente semplice, rispetta le tre unità di “tempo” di “azione” e di “luogo”. Tali unità vengono chiamate regole
aristoteliche, dal nome del filosofo Aristotele.All’inizio, la tragedia presentava un prologo che esponeva l’antefatto. Quindi entrava in processione il coro. Seguivano quindi gli episodi, nei quali gli attori dialogavano tra loro e col coro. Tra un episodio e l’altro venivano intercalati dei cori. Infine il coro usciva e si aveva l’esodo. Le parti dialogate potevano anche essere accompagnate dagli strumenti. Le maschere teatrali servivano a esprimere i differenti stati d’animo degli attori e fungevano anche da cassa di risonanza per rendere più
robusto il tono della voce. I ruoli femminili erano interpretati dagli uomini e non più di tre attori potevano recitare sulla scena
contemporaneamente. Il coro commentava l’azione e si rivolgeva al pubblico.
Il pubblico mangiava e beveva durante le rappresentazioni, che duravano tutto il giorno. Si partecipava allo spettacolo con degli
scrosci di riso, commenti, applausi, mormorii.
IL TEMPIO Altro esempio significativo dell’architettura greca è il tempio, che è la casa del
“Dio”.Non è un edificio colossale,
ma una costruzione ben misurata e proporzionata costruita in genere su una
collina, in mezzo ad un paesaggio sereno e
luminoso, dove il vento e il sole penetrano fra le
colonne rendendo gradevole e familiare
l’incontro fra l’uomo e la divinità.
Il tempio è di forma rettangolare ed è
circondato da colonne che possono essere di ordini diversi, a seconda del periodo in cui furono
costruite.La sua copertura è a due spioventi, cioè a capanna.
COLONNA DORICA
È tozza, poco slanciata; non ha base ma appoggia direttamente
sul pavimento del tempio. Il capitello è formato di due parti:
una simile ad un catino (ECHINO) e una a forma di parallelepipedo (ABACO).
COLONNA IONICA
Poggia su una base ed è slanciata. Il capitello presenta due “riccioli”
ai lati.
COLONNA CORINZIA
È molto slanciata, poggia su una base ed ha un capitello molto lavorato,
formato da foglie d’acanto scolpite in
maniera stilizzata.
SCULTURACon il sorgere dei grandi templi nasce
anche la scultura. La statua assume grande importanza sia per decorare il tempio che
per rappresentare la perfezione dell’essere vivente. Anche nella figura umana, infatti,
l’artista greco ricerca l’armonia del modello ideale. Vengono rappresentate figure
giovanili sia femminili sia maschili.Le statue più antiche sono in posizione
statica cioè rigida, ferma, mentre quelle più moderne, del periodo classico, assumono
posizioni plastiche, cioè in movimento.Bellissimi sono i fregi che ornano i frontoni
dei templi, in particolare quelli del Partenone, ora conservati in parte ad Atene
e in parte al British Museum di Londra.Gli artisti Greci dimostrarono grande abilità
anche nella fusione di statue di bronzo di cui sono uno straordinario esempio i Bronzi
di Riace, conservati in Italia, a Reggio Calabria.
Curiosità : sono pochissime le statue greche originali arrivate fino a noi; conosciamo la
scultura greca soprattutto grazie alle molte copie eseguite in epoca romana.
LA PITTURA
La pittura greca è strettamente legata all’architettura e alla scultura perché consiste principalmente nel colorare le strade, i bassorilievi, le colonne e i fregi dei templi.In un secondo tempo viene applicata nella decorazione dei vasi in terracotta e nelle ceramiche dove raggiunge il massimo della sua espressione e della sua perfezione.Sulla superficie dei vasi i pittori rappresentavano i personaggi dei miti e le imprese degli eroi lasciandoci una viva testimonianza dell’abbigliamento e del costume di vita della Grecia antica.
LA FILOSOFIA
La poesia costituiva l’unica forma di trasmissione autorevole del sapere, vale a dire l’unico modo per attribuire alle proprie parole autorità e credibilità, per questo motivo i primi filosofi esponevano il loro sapere in versi, come i poeti e gli indovini. La culla della più antica filosofia , fu quella ionia e in particolare la città di Mileto che, tra la fine dei secoli VII e VI a.C., divenne uno dei più importanti centri culturali e intellettuali del mondo greco. In seguito gli interrogativi della filosofia abbracciarono tutta la gamma delle attività umane e dei concetti metafisici: il diritto, la giustizia, gli dei, il destino dell’uomo, le forme di convivenza sociale.
IL PENSIERO FILOSOFICO
Le indagini sulle origini della natura e sui principi e le leggi che la governavano, già iniziate nelle scuole di pensiero ioniche del VI secolo a.C. furono continuate e superate nell’età di Pericle con la ricerca di un principio unico del reale, causa e origine di tutte le cose. Contemporaneamente si sviluppò nel V sec. a. C. un nuovo movimento di pensiero, quello dei sofisti i quali, al contrario, proclamavano che gli uomini non possono giungere alla conoscenza di nessuna verità e concentravano perciò l’attenzione su argomenti di più immediata verità e concretezza. Oppositore dei sofisti fu Socrate che aveva invece messo al centro della sua ricerca filosofica proprio l’uomo e ciò che di bello, di buono e di vero c’è nell’esistenza. Ai pensieri di Socrate si ispirarono i due maggiori filosofi del VI sec. a. C. Platone e Aristotele.
LA MEDICINAI greci attribuivano la malattia agli Dei o agli influssi maligni e
la curavano con pratiche magiche e religiose. Ma esistevano anche veri e propri centri di formazione medica
a Cnico nell’isola di Coo e a Crotone.
LA PRATICA MEDICA QUOTIDIANA
In genere i guaritori erano personaggi che si spacciavano per medici con amuleti e formule rituali, ma non mancavano
liberi professionisti che esercitavano la medicina con dignità e serietà. Gli
apprendisti medici si formavano presso un maestro di diagnosi e di prognosi e
imparavano a esercitare tutte le operazioni manuali quali il salasso, il
clistere, l’applicazione di ventose. Curavano con erbe, radici e polveri minerali. Non mancavano dentisti
capaci di otturare i denti con il piombo e levatrici e “guaritrici” che si
occupavano delle malattie femminili.
IL SANTUARIO DELLA SALUTE
Per secoli il più famoso centro “medico” rimase il santuario di Asclepio. I pellegrini, la sera,
si coricavano sotto il portico e durante il sonno venivano visitati da Asclepio, dio
della medicina e figlio di Apollo, che manipolava la parte malata e rivelava la
“ricetta” da mettere in pratica.
IPPOCRATE E LA MEDICINA “MODERNA”
Ippocrate affermava che le malattie avevano un origine naturale e che non dipendevano dal capriccio degli dei. In genere, riteneva
che il miglior medico fosse proprio la natura e che andasse assecondata con
diete, vita sana e prevenzione.
LA SCIENZA
E LA MEDICINA
I Greci erano interessati alla scienza ed influenzati dagli studiosi egiziani e babilonesi impararono a conoscere bene la biologia, la matematica, l’astronomia e la geografia. Nel terzo secolo a.C. Aristarco, astronomo, disse che la Terra ruota intorno al Sole ed invece Anassagora scoprì che la Luna rifletteva la luce del Sole. La medicina fu un’importante indagine per la scienza greca. I Greci inventarono cure mediche per diverse malattie; queste cure si erano scoperte grazie a ricerche avanzate sul culto di Asclepio poi utilizzate da Ippocrate. Costui viene spesso considerato il fondatore della medicina moderna. Ippocrate è nato nell’isola di Kos. Ai posteri ha lasciato 53 libri di scienza e medicina chiamati insieme Corpus. Ippocrate narrava che il corpo umano è un tutt’uno e ogni sua parte può essere compresa solo considerandola un elemento di un insieme. Ancora oggi i medici recitano il giuramento fatto da Ippocrate che sta alla base dell’ etica della medicina.
LE INVENZIONILa Grecia produsse un gran numero di scienziati, matematici, astronomi, ingegneri e le cui invenzioni, se consideriamo i tempi in cui furono attuate, hanno del meraviglioso. Ricordiamo il modello di un mulinello a vapore, inventato da Erone: sopra una pentola riscaldata, una sfera ruota attorno a un asse ed emette getti di vapore; questa macchina è una vera e propria turbina a vapore. Il modello di “vite di Archimede”, serviva per sollevare l’acqua da un punto più basso ad uno più alto, per pompare infiltrazioni nelle miniere, per lavori di bonifica e di irrigazioni, per liberare dall’acqua le navi allagate.Il modello di pompa da incendio fu usata per tutta l’epoca romana e fino al XIX secolo ha costituito l’unico mezzo antincendio.
L’ALFABETOIl termine alfabeto deriva da “alfa e beta” , cioè le prime
due lettere dell’alfabeto greco. I Greci appresero l’alfabeto dai Fenici e lo perfezionarono.
VIAGGIErano pochi quelli che si spingevano lontano da casa,
tranne che per andare in guerra. Poche erano le strade sicure e il
fedele asino era il mezzo di trasporto più affidabile per i viaggi brevi; invece per i viaggi lunghi i Greci usavano le
barche che costeggiavano il paese evitando così di attraversare le impervie regioni montuose all’interno. Intensi erano gli scambi commerciali con gli altri paesi
del Mediterraneo grazie alla posizione centrale delle loro terre.
COMMERCIO E MONETAL’invenzione della moneta appare recente nella storia
dell’umanità in rapporto al baratto e alla compravendita degli oggetti, che nacquero con il sorgere dei primi nuclei di vita sociale fra gli uomini. Anche società evolute come quelle
greco-arcaiche non conobbero la moneta: gli scambi avvenivano fra beni di valore identico o per mezzo di oggetti
di metallo come piatti, bracieri, armi. L’attività commerciale dei Greci fu sempre molto intensa,
vendevano: ceramiche decorate in nero e rosso, olio, vino e oggetti di bronzo. Le poleis greche iniziarono a sviluppare
l’arte del commercio fin dall’ottavo secolo a.C., commerciavano con il Mediterraneo e il mar Nero dove poi
fondarono le colonie. Nel corso dei secoli i Greci iniziarono a commerciare con la moneta che rese più semplici gli scambi delle merci, perchè sostituiva il baratto. Grazie al commercio i Greci divennero sempre più potenti, le loro monete erano le
dracme.