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Associazione Culturale Amici del Caffè Gambrinus

Caffè Storici e Risorgimento

Mercoledì , 23 febbraio 2011

Centro Servizi Volontariato, Galleria Fenice, 2 - Trieste

Giovanni EspositoPresidente Associazione Culturale Amici del Caffè Gambrinus

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Caffè Florian - Venezia

il Caffè Florian, in piazza S. Marco, è il più antico caffè italiano.

Inaugurato nel 1720 da Floriano Francesconi con il nome di Alla Venezia Trionfante, venne chiamato dagli avventori Florian.

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Carlo Goldoni era un assiduo frequentatore del locale.Ne ha descritto i personaggi nella sua commedia la Bottega del Caffè.

Caffè Florian - Venezia

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Il Florian era un crocevia di notizie e pettegolezzi.

Gaspare Gozzi lo scelse per la vendita della sua Gazzetta Veneta, uno dei primi giornali italiani.

Caffè Florian - Venezia

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Il Florian era l'unico locale del tempo che consentiva l'ingresso alle donne, perciò luogo di caccia per Casanova

Caffè Florian - Venezia

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La storia è passata davanti al Florian: lo splendore e la caduta della Repubblica Serenissima di Venezia; le cospirazioni contro il dominio austriaco.

Durante i moti del 1848, la cura dei feriti avvenne all'interno delle sale del locale

Caffè Florian - Venezia

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Per le sale del Florian sono passati Silvio Pellico, oltre che Niccolò Tommaseo e Daniele Manin che ai tavoli del Caffè proclamarono le proprie idee di indipendenza e libertà.

Caffè Florian - Venezia

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Silvio Pellico ha scritto nelle Mie Prigioni: “Fui condotto al palazzo del Doge, ove ora sono i tribunali. Passai sotto quei cari portici delle Procuratie ed innanzi al caffè Florian, ove io aveva goduto si belle sere nell’autunno trascorso. Non mi imbattei in alcuno dei miei conoscenti”.

Caffè Florian - Venezia

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Daniele Manin proveniva da una famiglia israelitica. Alla nascita venne registrato come Daniele Fonseca.In seguito, la famiglia si convertì al cattolicesimo e assunse il cognome del padrino di battesimo, Pietro Manin, nipote di Ludovico Manin ultimo doge.

Caffè Florian - Venezia

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Manin alla proclamazione della Repubblica di San Marco fu eletto Presidente.

Costretto all'esilio, col ritorno degli austriaci il 24 maggio del 1848, visse a Parigi dando lezioni di lingua italiana conservando l'amore per la patria.

Caffè Florian - Venezia

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La salma di Manin rientrò a Venezia nel 1868, al termine della Terza guerra d’indipendenza.

Il figlio Giorgio sarà anch'egli patriota: uno dei Mille di Garibaldi, fu ferito a Calatafimi .

Caffè Florian - Venezia

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Il Caffè Renzelli, aperto nel 1801, è uno dei Caffè storici del Mezzogiorno. Fu aperto da un napoletano, Raffaele Ferrari, che portò a Cosenza la tradizione dolciaria napoletana.

Caffè Renzelli - Cosenza

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Il Caffè Renzelli ha visto passare tra i suoi tavoli i fratelli Bandiera.I veneziani Attilio Bandiera ed Emilio Bandiera disertarono dalla Marina austriaca per aderire alle idee mazziniane.Tentarono una sollevazione popolare nel Sud Italia.

Attilio Bandiera Emilio Bandiera

Caffè Renzelli - Cosenza

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Caffè Renzelli - Cosenza

Nel marzo 1844 a Cosenza scoppiò un moto represso con la condanna di sei rivoltosi.I fratelli Bandiera, anche dopo la fine della ribellione, vollero proseguire per la Sila insieme al corso Boccheciampe che in seguito li denunciò. Vennero fucilati con altri sette rivoltosi.Le salme dei due fratelli, seppelliti a Cosenza, rientrarono a Venezia nel 1867, un anno dopo la liberazione di Venezia, al termine della Terza guerra d’indipendenza. Sono sepolti nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo.

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Caffè Greco - Roma

Il Caffè Greco, in Via Condotti è il più antico di Roma.

In Italia solo il Florian di Venezia lo precede nel tempo.

Il nome del locale deriva dall’origine greca del primo proprietario, Nicola della Maddalena, che lo fondò nel 1760.

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La caffetteria è stata frequentata da importanti personalità nel corso degli anni come Luigi Pecci divenuto Papa Leone XIII.

Caffè Greco - Roma

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Tra i cimeli conservati nel Caffè Greco c’è una lettera anonima del 1910, scritta dal nipote di papa Leone XIII, nella quale vi è scritto che il pontefice, da giovane, era stato un assiduo frequentatore del locale.

Caffè Greco - Roma

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E’ nata, così, la leggenda secondo la quale se un cardinale si fosse seduto ad un tavolo del Caffè Greco sarebbe diventato Papa.

La lettera recita : “Quando ero studente tutti i denari che mi mandava mio padre e le regalie che mi dava il Collegio germanico, essendo ivi ripetitore, mi servivano a comprar libri e a pagare un buon caffè nel caffè Greco di via Condotti.

Caffè Greco - Roma

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Leone XIII, successore di Papa Pio IX, è stato il primo Pontefice senza il potere temporale.

Scrisse molte encicliche con lo scopo di superare l'isolamento dello Sato Pontificio dopo la perdita del potere temporale avvenuta con l'unità d'Italia.

Con l’enciclica Rerum Novarum realizzò una svolta nella Chiesa cattolica. In questo senso fu chiamato "Papa dei lavoratori" e "Papa sociale“.

Caffè Greco - Roma

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Fu il primo pontefice ad essere ripreso da una cinepresa.

Pochi mesi prima di morire, l'ultranovantenne pontefice incise su un disco alcune preghiere e impartì l'apostolica benedizione.

Grazie all'invenzione del fonografo la parola del papa arrivò ai cattolici di ogni parte del mondo.

Caffè Greco - Roma

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Pio IX fu incoronato nel 1846.

L’Europa liberale applaudì alla sua elezione. Fece grandi riforme nello Stato Pontificio: la Consulta di Stato, la libertà di stampa, la libertà agli ebrei.

Promosse una Lega doganale tra gli Stati italiani preunitari, che rappresentò il più importante tentativo politico-diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unità d'Italia per vie federali.

Caffè Greco - Roma

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Pio IX nel 1848, epoca della Prima Guerra d’indipendenza, si pronunciò contro la guerra all’impero austro ungarico. Riteneva che come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno stato italiano, non poteva mettersi in guerra contro un regno legittimo oltre che cattolico.

Durante la Repubblica Romana (1848 – 1849), diretta dal triunvirato Mazzini, Saffi e Armellini, che ebbe un’avanzatissima costituzione, il Papa si esiliò a Gaeta, in attesa che le potenze straniere gli restituissero il potere temporale

Caffè Greco - Roma

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Per riportare al potere il Papa, Napoleone III inviò un corpo di spedizione di 7000 soldati nel 1849.

I francesi, sconfitti in un primo momento da Garibaldi, riuscirono a conquistare Roma.

Il Papa fece ritorno a Roma nel 1850 ed abrogò la Costituzione concessa nel periodo della Repubblica Romana nel marzo di due anni prima.

Caffè Greco - Roma

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Nel 1870, alla caduta di Napoleone III, i bersaglieri entrarono a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, ponendo fine alla sovranità temporale dei “Papi re”.

Con l’annessione all’Italia dello Stato Pontificio, Il Papa si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo Stato dichiarandosi prigioniero politico.

Pio IX nel 1874 promulgò il famoso non expedit ove si sconsigliava la partecipazione di ecclesiastici e cattolici alla vita politica del neo stato italiano.La così detta Questione Romana durò fino ai Patti lateranensi del 1929.

Caffè Greco - Roma

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Caffè Abrate - Torino

Ai tempi dei Savoia, il Caffè Abrate era fornitore ufficiale delle colazioni per i Principi che si formavano alla "Scuola Regia di Cavalleria“.Nei suoi locali è passato, tra gli altri, La Marmora.

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Alfonso La Marmora nel 1849, dopo la sconfitta di Novara nella Prime Guerra d’indipendenza, fu inviato a Genova insorta contro la monarchia sabauda rivendicando l'indipendenza ligure. La Marmora sedò la ribellione al prezzo di una feroce repressione.

Nel 1861 venne nominato prefetto di Napoli e comandante della città, sostituendo Enrico Cialdini nella repressione del brigantaggio.Nel settembre 1864 Il Re lo nominò capo del governo.

Nel corso del suo governo egli trasferì la capitale a Firenze in tempo record nel 1865

Caffè Abrate - Torino

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Il Caffè Paszkowski di Firenze (si legge “Pascovschi”) è soprannominato “pazzoschi” dai fiorentini che ritenevano bizzarri i frequentatori.

Firenze fu capitale d’Italia dal 1865 al 1871, col trasferimento da Torino dopo la riunificazione del 1861.

Caffè Paszkowski - Firenze

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In piazza Vittoria, tra i tavolini del Caffè Paszkowski nacquero i movimenti interventisti con acceso dibattito politico.

Pochi giorni dopo il 2 Giugno ’46, rimossa la statua di Vittorio Emanuele II, la piazza prese il nome di “della Repubblica”.

Caffè Paszkowski - Firenze

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Si racconta che nel 1821 tre frequentatori del Caffè Fiorio tentarono di convincere un inserviente a mescolare un potente veleno alla medicina usata in quei giorni dal principe Carlo Alberto.

Caffè Fiorio - Torino

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Caffè Fiorio - Torino

Il Caffè Fiorio, per quell’episodio, era al centro dell’interesse di Carlo Alberto convinto che quello che si pensava al Fiorio per lui avrebbe potuto essere questione di vita o di morte: “Che cosa si dice al Fiorio?” chiedeva ai suoi consiglieri che gli davano ogni mattino le relazioni degli affari di Stato.

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Carlo Alberto Amedeo di Savoia, Re di Sardegna dal 1831 al 1849, ha legato il suo nome alla promulgazione dello Statuto del 4 marzo 1848 noto come lo Statuto albertino.

Lo Statuto rimase in vigore fino all'emanazione della Costituzione Repubblica del 1948, legge fondamentale dello stato italiano.

Caffè Fiorio - Torino

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Il tricolore fu adottato come vessillo dalle truppe di Carlo Alberto durante la Prima guerra d’indipendenza.

Il Re decise di utilizzare l'antico vessillo della Repubblica Cispadana, aggiungendo al centro lo stemma di casa Savoia bordato d'azzurro.

Il vessillo divenne bandiera nazionale al compimento dell'unità nel 1861.

Salvo l'eliminazione dello scudo sabaudo, resta tuttora la bandiera Italiana.

Caffè Fiorio - Torino

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Gli ultimi anni del Regno di Carlo Alberto sono legati allo sfortunato esito della Prima guerra d’indipendenza del 1848-1849 contro gli austriaci.

Tra i vari motivi, che portarono alla guerra vi era il progetto di costruzione della ferrovie Torino – Genova. Ciò causò attriti con l'Austria in quanto quest'ultima vedeva minacciata Trieste come porto privilegiato per le merci dirette in Germania.

Caffè Fiorio - Torino

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Carlo Alberto, dopo vari tentennamenti, fu chiamato per questo Re Tentenna, decise di soccorrere i milanesi insorti durante le Cinque giornate di Milano (dal 18 al 22 marzo del 1848).

Il suo esercito, affiancato da volontari giunti da tutta la penisola (erano arrivati da Firenze, Roma e Napoli (i napoletani erano circa 12.000 al comando di Guglielmo Pepe), passò il Ticino per liberare il Lombardo Veneto dal dominio tedesco.

Giunto a Milano il 12 aprile proclamò un plebiscito per l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna.

Caffè Fiorio - Torino

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Pio IX, sfavorevole alla guerra contro l’Austria, ritirò il suo appoggio.

I reparti non più sostenuti dai volontari furono travolti dell'esercito austriaco .

La popolare marcia di Radetzky fu composta dal compositore viennese Johann Strauss padre, per celebrare la vittoria austriaca a Custoza sull'esercito piemontese.

Caffè Fiorio - Torino

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Un anno più tardi Carlo Alberto riprese le ostilità con esito disastroso.

L'esercito di Radetzky sconfisse definitivamente quello piemontese a Novara il 23 marzo 1849.

Le condizioni poste furono durissime: Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II e lasciò l'Italia verso l'esilio di Oporto in Portogallo.

Anche un altro Savoia, il "re di maggio" Umberto II, dopo il referendum con la proclamazione dell’Italia in Repubblica, scelse l’esilio in Portogallo a Cascais

Caffè Fiorio - Torino

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Sotto il regno di Carlo Alberto, nel 1831, fu scritta la Marcia Reale, inno del Regno d'Italia fino alla proclamazione della Repubblica.

Caffè Fiorio - Torino

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Anche Camillo Benso si rifocillava al Caffè Fiorio.Successivamente lo abbandonò perché lo giudicava troppo rumoroso per giocare a scacchi.

Caffè Fiorio - Torino

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Torino è ricca di caffè storici. Visitare questi luoghi significa conoscere un Cavour “privato”. Sono locali in cui era solito mangiare, incontrare amici, chiacchierare, bere un caffè o una cioccolata calda.Cavour si recava a pranzo al Ristorante del Cambio, era cliente abituale del caffè Stratta , del Fiorio e del Al Bicerin, in cui si trova ancora il tavolo in cui Cavour era solito sedersi.Questi Caffè consentono un affascinante salto indietro nel tempo che permette di sentire più vicino e umano uno dei più importanti personaggi del Risorgimento.

Confetteria pasticceria Stratta - Torino

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Alla Caffetteria Stratta si conservano ancora fatture intestate al conte di Cavour e da lui vistate per forniture in occasione di ricevimenti al Ministero degli Esteri.

Confetteria pasticceria Stratta - Torino

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La versione più accreditata sull’origine del nome Cambio vuole che l’antico caffè fosse una stazione di posta in cui si offriva ristoro ai viaggiatori durante la sosta di cambio dei cavalli delle diligenze.

Caffè del Cambio Torino

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Il Caffè del Cambio è stato frequentato da statisti e ministri del Risorgimento.

Dal 1852 al 1861 Camillo Benso conte di Cavour, presidente del consiglio del Regno sabaudo, vi pranzava ed è rimasto immortalato in un'allegoria insieme a Costantino Nigra.

Caffè del Cambio - Torino

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Caffè San Carlo - Torino

Inaugurato nel 1842, il Caffè San Carlo non è un semplice caffè ma un pezzo di storia.Vi sostavano D’Azeglio, Cavour, La Marmora, Rattazzi, Giolitti. Qui Crispi convinse la Sinistra a intervenire in Africa. Fu il primo locale in Europa dotato di illuminazione a gas per la valorizzazione gli interni.

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Caffè San Carlo - Torino

Crispi, il 5 maggio del 1860, organizzò insieme a Garibaldi la Spedizione dei Mille. ,A Malta sposò Rosalia Montmasson, l'unica donna che partecipò direttamente alla spedizione dei Mille. I due vissero insieme per oltre venticinque anni, ma poi il loro rapporto si guastò.

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Caffè San Carlo - Torino

Crispi nel 1867 (Battaglia di Mentana) impedì l'invasione dello Stato Pontificio ad opera dei Garibaldini, ma lo salvò scortandolo fuori dello Stato Pontificio prima che i francesi potessero catturarlo

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Caffè Pedrocchi - Padova

Il Caffè Pedrocchi, aperto nel 1831, è un caffè storico di fama internazionale.L’idea nazionale già appariva sulle gazzette cittadine. Il foglio “il Caffè Pedrocchi” iniziò le pubblicazioni il 4 gennaio 1846: fu chiuso per la pubblicazione di una lirica risorgimentale.Sul quelle pagine vi scrisse anche Niccolò Tommaseo.

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Caffè Pedrocchi - Padova

Il Caffè Pedrocchi, al piano terra, è suddiviso in tre sale principali: la Sala Bianca, la Sala Rossa e la Sala Verde, così chiamate dal colore delle tappezzerie realizzate dopo l'Unità d'Italia nel 1866.La Sala Rossa è quella centrale; la Sala Verde era per tradizione destinata a chi voleva leggere i quotidiani senza obbligo di consumazione. Era il ritrovo preferito degli studenti squattrinati. A Padova si fa risalire a questa consuetudine il modo di dire essere al verde.La Sala Bianca conserva in una parete il foro di un proiettile sparato nel 1848 dalle truppe austriache.

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Il Caffè è noto come "il caffè senza porte" perché fino al 1916 era aperto giorno e notte. Il porticato era una sorta di "passaggio" collegato alla città. Chiunque poteva sedere ai tavoli senza ordinare e trattenersi a leggere libri e giornali messi a disposizione dal locale.Alle donne erano offerti in dono fiori e, in caso di pioggia improvvisa, ai clienti veniva prestato un ombrello.

Caffè Pedrocchi - Padova

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Nei suoi locali si diede il via ad alcuni moti del Risorgimento.

Nel 1848 fu ferito al suo interno uno studente universitario.

I moti risorgimentali sono ancora oggi ricordati nell'inno ufficiale universitario Di canti di gioia.

Caffè Pedrocchi - Padova

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 Di canti di gioia,di canti d'amorerisuoni la vita,mai spenta nel core, non cada per essi la nostra virtùnon cada per essi la nostra virtù. Dai lacci sciogliemmol'avvinto pensieroch'or libero spazinei campi del vero; e sparsa la luce sui popoli fue sparsa la luce sui popoli fu.

Ribelli ai tiranni,di sangue bagnammole zolle d'Italia;fra l'armi sposammo in sacro connubio la Patria al saperin sacro connubio la Patria al saper. La Patria faremocoi petti, coi carmisuperbia nell'arti,temuta nell'armi, regina dell'opre del divo pensierregina dell'opre del divo pensier

Di canti di gioiaG. Gizzi, G. Melilli

Caffè Pedrocchi - Padova

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Il Caffè Tommaseo è il più antico Caffè di Trieste. Non si conosce la data esatta delle origini. Nel 1830 lo riaprì il padovano Tomaso Marcato che gli diede il proprio nome, Caffè Tomaso. Nel 1848 il Tomaso lo tramutò in Tommaseo per onorare lo scrittore e patriota dalmata, che ancor oggi viene ricordato da una serie di cimeli custoditi in una vetrinetta posta al centro del locale.

Caffè Tommaseo - Trieste

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A testimoniare il legame fra il Caffè e i moti risorgimentali c'è una lapide fatta apporre dall'Istituto nazionale per la storia del Risorgimento, ove si legge: "Da questo Caffè Tommaseo, nel 1848, centro del movimento nazionale, si diffuse la fiamma degli entusiasmi per la libertà italiana”

Caffè Tommaseo - Trieste

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Dopo l'uccisione di Guglielmo Oberdan che segnò il trionfo della reazione austriaca, il locale riprese il nome originario Caffè Tomaso che mantenne fino al 1918.Con Trieste italiana il Caffè si chiamò nuovamente Tommaseo.

Caffè Tommaseo - Trieste

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Caffè San Marco - Trieste

Il 3 gennaio 1914 venne inaugurato il Caffè San Marco con licenza concessa a Marco Lovrinovich, originario di Parenzo.

Il locale ospitava giovani irredentisti e funzionava come laboratorio di produzione di passaporti falsi per permettere la fuga in Italia di patrioti antiaustriaci.

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Le decorazioni sui soffitti e sulle pareti del Caffè San Marco sono attribuite a vari artisti trai i quali il pittore secessionista Vito Timmel, assiduo frequentatore del caffè.

Queste decorazioni riprendono nudi maschili (metafore dei fiumi friulani, giuliani, istriani e dalmati), foglie di caffè e fiori.

Vi sono ancora i tavolini di marmo con sostegno in ghisa a testa di leone simbolo di Venezia, prova, secondo gli austriaci, della presenza nel locale di avventori irredentisti italiani.

Caffè San Marco - Trieste

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Il 23 maggio 1915, un gruppo di soldati dell'esercito austroungarico penetrò all'interno del Caffè San Marco, lo devastò e ne decretò la chiusura permanente.Il proprietario fu incarcerato in Austria perché accusato di essersi causato volontariamente un’invalidità per non servire l'esercito austro-ungarico.

Caffè San Marco - Trieste

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Il Caffè Gambrinus di Napoli apre i suoi battenti nel 1860, nei mesi in cui i fermenti risorgimentali stavano dando vita all'unità nazionale.Era l'anno in cui Garibaldi entrò a Napoli. Il popolo napoletano, quando vuole recriminare contro il potere centrale, impreca ancora: “Mannaggia Garibaldi”.

Caffè Gambrinus - Napoli

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L'imprenditore Vincenzo Apuzzo aprì il locale denominandolo Gran Caffè, anche se i napoletani lo chiamarono sempre Caffè dalle Sette Porte.

Il Caffè si mise subito in competizione col vicino Caffè d’Europa di Mariano Vacca, situato all’inizio di via Chiaia.

Caffè Gambrinus - Napoli

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Nella competizione Vincenzo Apuzzo fu costretto a chiudere i battenti per l’eccessivo sfarzo.

Nell’aprile del 1890 Mariano Vacca prese in fitto le sale del vecchio Gran Caffè ed affidò il compito di ripristinare i locali ad Antonio Curri, lo stesso architetto della vicina Galleria Umberto.

Curri eseguì il restauro in un eccellente Liberty napoletano che ancora oggi si può ammirare.

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Il nuovo proprietario all'insegna del Gran Caffè aggiunse Gambrinus, il nome del fantomatico re germanico Gambrinus, inventore della birra. L’impronta mitteleuropea si coniugò con il profilo del caffè letterario italiano.

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ll Caffè Gambrinus, per fama e per fasto, attirò le simpatie dei reali di Savoia. I suoi locali divennero presto luogo di cultura della Napoli liberale ed anticonformista, fu terreno fertile di un processo evolutivo inarrestabile.A pochi passi dal Gambrinus vi è la Pizzeria Brandi ove fu creata la ”pizza margherita”, in onore della Regina Margherita, con i colori della bandiera italiana: Il rosso del pomodoro, il verde del basilico, il bianco della mozzarella.

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Frequentatore del Gambrinus fu Ferdinando Russo, poeta e giornalista napoletano. Non andò mai d'accordo con Salvatore Di Giacomo del quale fu anzi rivale.Fu criticato sovente da Benedetto Croce, ma ammirato da Giosuè Carducci che volle incontrarlo nel 1891 a Napoli.Scrisse il poemetto O surdate ‘e Gaeta, in cui si fa l’elegia di Francesco II, ultimo re borbonico, e di sua moglie

Era l'epoca bona 'e l'abbundanzasott' 'o Burbone... Che dicite?... No?...E ve ngannate l'anema! Ogne panza,senza 'a vacantaria che nce sta mo!O piso jeva justo, cu 'a valanza!Parola mia!... Crediteme, signò,pa si nun fosse stato 'o tradimenteio nun starria ccà dinto a fa' 'o pezzente...

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In occasione dei suoi 150 anni il Gambrinus, per una mattinata, ha riportato in auge la tradizione del caffè sospeso.Questa consuetudine nacque con l'invenzione della macchina espresso per il caffè.Il caffè al banco costava pochi centesimi. Spesso non veniva ritirato il resto, così rimaneva una tazzina già pagata che il barista offriva in nome della generosità del cliente precedente.

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Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con la moglie Franca entrò al Gambrinus il 01/01/2002, giorno in cui l’Italia passò dalla lira all'euro. I proprietari volevano offrire il caffè, ma il presidente rispose sorridendo: “Lasciatemi spendere i miei primi euro; questo gesto passerà alla storia”.

A 140 anni dalla sua costituzione l'Italia aveva l'euro come gli altri paesi europei.

Quest’anno ricordiamo i 150 anni dell'Unità d'Italia.

Aspettiamo di raccontare l'Unità dell'Europa.

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