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Febbraio 2011 Direttore Responsabile Mario Timio Anno I - n. 2

R PORTR PORTCaffCaff epeRIoDIco DI InFoRmAzIone e FoRmAzIone polItIco - cultuRAle

um

BR

IA

Vorrei che nella mia Umbria si alzas-se una volta per sempre la voce sul tri-ste fenomeno della droga al quale sono collegati episodi ricorrenti di cronaca nera che rimbalzano a caratteri cubita-li sui media di tutta Italia e del mondo. La recente tragica fine di Elisa Benedet-ti e la meno recente, ma sempre attuale, di Meredith Kercher sono la punta di un mondo non tanto sommerso che mette in cattiva luce l’immagine della Umbria verde, seppure talvolta striata di sangue. Sì, del sangue sgorga anche dagli atti di violenza che ciclicamente scoppiano tra gli appartenenti a bande di spacciatori di droga, coinvolgendo spesso i cittadini che con la droga nulla hanno a che ve-dere. E sono gli stessi cittadini umbri a chiedersi se tutto ciò sia ineludibile, se sia normale che alcuni centri e certe pe-riferie siano degradati a tal punto da ren-derli invivibili (specie in alcune ore della giornata), se non pericolosi. Ciò avviene malgrado l’efficiente servizio d’ordine attivo su tutta la regione. E se i medesimi cittadini chiedessero di attivare una sorta di task force coordinata con atti delibera-tivi dai politici di maggioranza e di oppo-sizione dei comuni, delle provincie, della regione, i quali per il bene del territorio che governano, senza demagogia e com-plessi di primogenitura, si uniscono con l’intento di spazzare via la piaga della droga e togliersi di dosso il triste prima-to umbro dell’impiego degli stupefacen-ti e dei relativi morti. Dovrebbe andare in questa direzione la recente istituzione della Commissione regionale d’inchiesta sulla droga.Vorrei anche che l’Umbria continuasse a ridimensionare un altro primato, condiviso con Emilia-Romagna, Lazio e Piemonte: quello dell’aborto.

Editoriale

L’UMBRIA CHE VORREI

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Miss iTalia al“Carnevale dei ragazzi” a pag. 13

IntervIsta al sIndaco

COMUnItà E AMMInIstRAzIOnE LEgAtE dA UnA RECIpROCA fIdUCIA

I padrI del pensIero lIberale

LUIgI EInAUdI

Grazie ad un continuo dialogo con il ter-ritorio, il Sindaco di passignano sul tra-simeno, claudio Bellaveglia, gode di una diffusa stima e fiducia da parte dei suoi cit-tadini. che contraccambia con presenza, disponibilità e servizi.

economista e politico di caratura mondia-le, luigi einaudi (carrù, 1874 – Roma, 1961) è considerato uno dei padri fondato-ri della Repubblica italiana. conseguita la laurea in giurisprudenza, assume la catte-dra di Scienza della finanza (...)

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esALtAzIOnE dELLE dIVERsItà pER L’UnItà d’ItALIAnon esageriamo. Il lungo standing ovation in sala e gli applausi da casa di milioni di telespettatori a Roberto Benigni per il suo commento all’inno di mameli al Festival di Sanremo, la dicono lunga sul patriottismo degli italiani. l’entusiasmo sollevato dall’inno e dall’esegesi dell’unità d’Italia sembra fare pendant con la gioia suscitata dalla vittoria della nazionale di calcio o con l’ammirazione per le Frecce azzurre. Ma ciò significa es-sere un po’ ingenerosi.

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Anche in umbria le liste d’attesa e la loro durata rappresentano il problema più pres-sante della sanità regionale.

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AzIOnI pOLItICHE A sALVAgUARdIA dEI gIOVAnI

Mondo gIovanI

I giovani sono il nostro orgoglio. la nostra Regione attraversa un periodo estrema-mente difficile. segue a pag. 3

dove va la sanItà In UMbrIa

COME ABBAttERE LE LIstE d’AttEsA

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enogastronoMIa

ELOgIO dELLE pRELIBAtEzzE UMBRE

tUrIsMo sostenIbIle

sVILUppO dELL’AgRItURIsMO

andare per borghI

Sebbene non sia toccato dal mare, il territorio umbro ci permette di navigare tra specialità enogastronomiche vere, autentiche e genuine. Sono produzioni tipiche (...)

Bastano poche eloquenti ci-fre per dar conto del tumul-tuoso sviluppo dell’agritu-rismo nella nostra regione, la prima in Italia per densità di offerta (...)

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fRAttA tOdInA

A 8 km da marsciano e 12 da todi, sul versante destro della media Valle del teve-re è situato un bell’esempio di castello-borgo medieva-le.

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R PORTR PORTCaffCaff ePagina 2

non esageriamo. Il lungo standing ovation in sala e gli applausi da

casa di milioni di telespettatori a Roberto Benigni per il suo commento all’inno di mameli al Festival di Sanremo, la dicono lunga sul patriottismo degli italiani. l’en-tusiasmo sollevato dall’inno e dall’esege-si dell’unità d’Italia sembra fare pendant con la gioia suscitata dalla vittoria della nazionale di calcio o con l’ammirazione per le Frecce azzurre. Ma ciò significa essere un po’ ingenerosi. nella trasmissione televisiva c’è anco-ra spazio per i buoni sentimenti, per gli slanci patriottici, per le emozioni intense generate dalle note di un inno sciolto sul palcoscenico dell’Ariston. l’Italia è an-che questo. la gente ha bisogno di ascol-tare e di vedere riabilitato quell’inno che spesso l’ha lasciata indifferente senza de-terminazione e intensità. Sì, perché trop-po spesso si ha la sensazione che l’Italia non esista, per lo meno così come inter-pretano la patria i francesi, gli inglesi o i

esalTazione delle diversiTa’ per l’uniTa’ d’iTalia

tedeschi. Agli italiani manca la passione. e allora che cosa conta festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia? Riprendendo un motto rappresentativo dell’unione europea “unità nella diversi-tà”, potremmo conferire ai festeggiamen-ti per le celebrazioni del centocinquan-tesimo dell’unità d’Italia la medesima espressione. la ricerca ossessiva di un sentimento di unità nazionale, di una co-esione sociale che accomuni indistinta-mente un cittadino dell’estremo sud con quello delle alte pendici del nord, è solo un tentativo di creare in vitro quello che nella realtà probabilmente non c’è mai stato. Gli italiani non sono un popolo nazionali-sta, non sentono il territorio, le istituzioni, e più in generale la politica, come qual-cosa per cui vale la pena di impegnarsi. Sembra che l’unica cosa che prevalga, sia un senso di individualismo o al mas-simo di appartenenza a un gruppo. più o meno allargato. ma a cosa è dovuto que-

sto atteggiamento? Al fatto che l’Italia è costituita da regioni, venti per la preci-sione, equivalenti a picco-li stati nazionali. ognuna con caratteristiche uniche. ognuna con una cultura radicata in quel territorio, con tradizioni, espressio-ni artistiche, visione delle cose, sapori e bellezze na-turalistiche, paesaggistiche e architettoniche esclusive. Soprattutto con storie di-verse. Sovente addirittu-ra con una propria lingua, che non è solo dialetto. nel nostro paese, si sa, è nata prima la cultura che l’unità nazionale. perché ogni suddivisione territo-riale aveva già una propria identità culturale, che nulla aveva a che fare con quella dello stato limitrofo. Secoli di divisioni e di reciproche diffidenze se non ostilità. Questa l’Italia unita. For-

ti tensioni tra stati regionali, sempre più frammentati, divisi, distanti per menta-lità. Questo spezzatino territoriale e cul-turale rappresenta però la vera ricchezza materiale e immateriale dell’Italia. un patrimonio unico al mondo, in grado di sprigionare un’energia, un estro e una vi-talità che ci invidiano in ogni angolo del pianeta. ciò può condurre ad esaltare la regionali-tà intesa come territorio circoscritto le cui istituzioni sono più vicine ai cittadini, ne conoscono le esigenze e sono quindi più attente e pronte a soddisfare le loro istan-ze, richieste e necessità. Il tutto nel rispetto profondo della centra-lità di uno Stato minimo, come sosteneva Immanuel Kant, le cui funzioni devono essere limitate a compiti di difesa e ordi-ne pubblico. I sentimenti di nazionalismo o patriottismo debbono essere radicati nell’animo, ripeto come nei francesi, ne-gli inglesi o nei tedeschi. non si può ten-tare di far fiorire lo spirito della nazione per legge o con la politica. Forse l’unica strada che potrebbe riuscire ad infondere negli italiani un senso di ap-partenenza ad uno stato unico e sovrano è quella del pragmatismo con cui comin-ciare a riformare l’Italia, dandole quello che si merita in termini di infrastrutture, rilancio dell’economia e trasparenza bu-rocratica. A Sanremo l’Italia s’è desta e ha capito, alla Benigni, che è anche capace di grandi slanci umanitari e di entusiasmi patriottici.

Carlo TimioGiuseppe Garibaldi

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Pagina 3R PORTR PORTCaffCaff e

I giovani sono il nostro orgoglio. la nostra Regione attraversa un periodo

estremamente difficile. Ai problemi indot-ti dalla crisi economica e dalla mancanza di fondi, si sommano quelli determina-ti dalla crisi morale. I recenti episodi di cronaca nera ci fanno pensare che i nostri giovani credono sempre meno nel futuro e questo mina alle fondamenta la possibi-lità di costruire un domani migliore. I po-litici hanno una particolare responsabilità nel progettare e indirizzare questo futuro. che esempio stiamo dando ai giovani? ci disperdiamo in polemiche sterili e ci ostiniamo in un gioco delle parti perico-losissimo e nefasto in questo momento. I giovani sono la risorsa fondamentale per la nostra regione, ma più in generale per la nostra società. non possiamo lasciare che episodi come quello accaduto ad elisa Benedetti, il bullismo, la droga diventino consuetudine accettata nella nostra re-gione. Ciò significa che è estremamente necessario e urgente iniziare a guardare al cuore delle cose, riconoscere ciò che è fondamentale e farlo tutti insieme. non possiamo continuare a nasconderci dietro

azioni poliTiChe a salvaguardia dei giovani

la scusa che l’aggressività e la violenza sono costanti del comportamento uma-no di ogni epoca in ogni cultura, anche perché studi dimostrano che se insegnati i giusti principi che dovrebbero ispirare la società e l’educazione, tali comporta-menti possono modificarsi. Dobbiamo tornare a comunicare con i giovani, an-che con il loro linguaggio per ascoltare e comprendere quali sono le loro esigenze. Dobbiamo creare degli spazi dove loro possano esprimersi, ma allo stesso tempo insegnargli a relazionarsi. non dobbiamo avere paura di dirgli che ubriacarsi e dro-garsi non è la soluzione ai problemi, non è in quel modo che si possono risolvere le loro paure. le scuole devono tornare a insegnare ai ragazzi che è importante es-sere imprenditori di se stessi e del proprio tempo. Questo significa scardinare il si-stema, fare una rivoluzione culturale, che sia in grado di tirarci fuori dalla mentalità “sessatottina”, adeguare la società anche al mercato del lavoro che sta cambiando. Dobbiamo ridare ai giovani gli ideali la cultura, farli tornare a sognare. noi stessi dobbiamo convincerci del vuoto che c’è

oggi, l’ emergenza educativa può essere contrastata soprattutto con il richiamo ai valori che, per essere condivisi e vissuti, devono essere convincenti per i ragazzi. tutti gli episodi di cronaca che coinvol-gono il mondo giovanile, non solo sono il fallimento del “mondo degli adulti”, ma sono il fallimento di noi politici, che ri-maniamo indifferenti davanti a quelle che sono le vere priorità dei programmi politi-ci. Il bene comune, il bene dei nostri gio-vani, dovrebbe essere l’obiettivo unico e prioritario per tutti. Dobbiamo imparare ad usare la prudenza, virtù rara e prezio-sa per i nostri tempi, attraverso le nostre azioni politiche, rivolte al nostro bene.

Maria rosi

luigi Sturzo, il 17 giugno 1952, ri-cordando maria montessori, della

quale fu amico, osservava: “mi sono più volte domandato perché da quarantacin-que anni ad oggi il metodo montesso-ri non sia stato diffuso adeguatamente nelle scuole italiane. Allora come oggi, debbo dare la stessa risposta: si tratta di vizio organico del nostro insegnamento, manca la libertà, si vuole l’uniformità, quella imposta da burocrati e sanzionata da politici”.eppure la montessori, nel periodo 1950-1952, rimase a perugia, ove pose le basi per la sua grande scuola, proprio sulla scorta del suo universale metodo.c’è di più. Il successo del metodo sco-lastico ha fatto pensare ad un centro In-ternazionale montessori con sede a pe-rugia. è un progetto ambizioso e sostenibile che ha già fatto i primi passi, con l’in-tento di spalmare il metodo sulle varie fasi dell’apprendimento: da zero a di-

nella sCuola il MeTodo e’ TuTTo

ciotto anni. Asilo nido, casa dei bambi-ni, scuola primaria, suole medie e liceo. nessuna scuola e nessuna formazione possono fornire la totalità dei saperi, ma come argomenta il prof. luciano maz-

zetti, presidente del medesimo centro Internazionale, è necessario possedere una chiave per aprire i diversi contenu-ti del sapere. Avere metodo è possedere questa chiave. Il metodo è sintetizzato in questo collo-quio riportato dalla stessa montessori: “così questo è un posto dove fate quello che volete?” Il bambino rispose all’in-cauto ispettore: “no, signore, noi non facciamo quello che vogliamo, vogliamo quello che facciamo”. Se oggi vivesse luigi Sturzo, non avreb-be più motivi per lagnarsi che il metodo montessori stenta ad entrare nella scuola italiana. In quella di perugia, molti han-no capito che “educare è un aiuto alla vita”, educare è come arare nella profon-dità dell’animo umano. Il progetto centro Internazionale mon-tessori, che presto si materializzerà in un campus, è la realizzazione più brillante e futuribile dell’idea di una grande educa-trice italiana.

Mondo gIovanI

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R PORTR PORTCaffCaff ePagina 4 dove va la sanItà In UMbrIa

Anche in umbria le liste d’attesa e la loro durata rappresentano il proble-

ma più pressante della sanità regionale, malgrado le numerose e ripetute inizia-tive volte a ridurne l’entità. poiché tali iniziative non hanno risolto il problema significa che sono state inadeguate e inef-ficaci. ma visto che in altre regioni, quali la lombardia e l’emilia-Romagna, il feno-meno è stato ridimensionato e contenuto, è opportuno seguirne le linee principali. non sappiamo se in umbria, l’iniziativa del Raggruppamento di Attesa omoge-neo (RAo), collegata all’attivazione di un unico cup regionale, dia risultati pro-ficui. Quello che è certo, come avviene già in altre regioni, è che la risoluzione sta nel tentare di equilibrare la domanda con l’offerta.la domanda si può calmierare in vari modi. Siglando un’intesa con i medici di base, per contenere le richieste che rien-trano in quella che si può definire “me-dicina difensiva”, cioè quelle richieste che si effettuano per paura di incappare in qualche avviso di garanzia per “omis-sione”. In alternativa potrebbero essere attiva-te coperture assicurative per il medico, alla stessa stregua di quanto già avvie-

CoMe abbaTTere le lisTe d’aTTesa

ne per gli ospeda-lieri. promuoven-do la valutazione e il miglioramento dell’appropriatez-za prescrittiva, così come indicato dal nuovo piano na-zionale Sanitario. Intervenendo sul-le prestazioni (non urgenti) attraverso un sistema di Re-call automatico che consenta di riassegnare le prestazioni di-sponibili in caso di disdetta dell’appunta-mento.la maggiore offerta si può ottenere me-diante l’incremento della quota disponi-bile delle prestazioni più richieste (tAc, Risonanza magnetica ecografie, eco-doppler, elettrocardiogramma, più altre prestazioni di visita oculistica, cardiolo-gica, oncologica, chirurgica vascolare); mediante il prolungamento dell’orario di servizio, con attivazione anche di turni notturni (come avviene in Francia ove le liste d’attesa sono pressoché inesistenti); festivi o prefestivi (così come si sta re-alizzando nel lazio per iniziativa della Governatrice polverini); con l’aumento numerico degli specialisti inseriti nei vari

ambulatori per incrementare le presta-zioni. Per far ciò, occorrono impegni fi-nanziari importanti che prevedano anche investimenti per la formazione universi-taria specialistica. Attualmente stagnante a causa del numero chiuso e per il trasfe-rimento in altre regioni di scuole specia-listiche quali la nefrologia, l’ematologia, l’anatomia patologica. Forse i maggiori risultati si ottengono con l’apertura al privato accreditato con-venzionato, senza pregiudizi né paletti, così come avviene in lombardia dove le liste d’attesa sono le più brevi d’Italia. ciò perché la distinzione non è tanto tra pubblico e privato, quanto tra efficienza e inefficienza. E’ l’efficienza che taglia le liste d’attesa, l’inefficienza le allunga.non prendere in considerazione questi punti, significa andare incontro all’enne-simo fallimento.

Mario Timio

“Tutti viviamo sotto lo stesso cielo, ma non

tutti abbiamo lo stesso orizzonte”

Konrad adenauer (1876-1967)

politico e statista tedesco

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Pagina 5R PORTR PORTCaffCaff e IntervIsta al sIndaco dI passIgnano sUl trasIMeno

CoMuniTà e aMMinisTrazione legaTe da una reCiproCa fiduCia

a cura di Carlo Timio

Claudio Bellaveglia Sindaco di Passignano sul Trasimeno

Grazie ad un continuo dialogo con il territorio, il Sindaco di passignano

sul trasimeno claudio Bellaveglia gode di una diffusa stima e fiducia da parte dei suoi cittadini. che contraccambia con presenza, disponibilità e servizi.

sindaco, lei è l’unico esponente del pdl ad aver conquistato un’amministrazio-ne della zona del lago, riuscendo a farsi rieleggere anche al secondo mandato. Quale strategia ha utilizzato per conse-guire questo importante traguardo?“Ritengo che il discreto andamento dell’Amministrazione passignanese pos-sa fondamentalmente ascriversi ad uno strettissimo e continuo rapporto con la gente e con le sue numerosissime asso-ciazioni. la capacità di ascolto della loro voce consente di percepire direttamente i veri bisogni, le esigenze sociali via via emergenti e cogliere l’esordio, i primi se-gni di fenomeni negativi, ancora suscet-tibili di essere affrontati con sufficiente possibilità di contrasto e prevenzione di forme e conseguenze gravi. Il sindaco e gli assessori presenti a tutte le manifesta-zioni di una comunità molto attiva in tut-ti i campi di interesse sociale, inducono una condizione di reciproca fiducia che si concretizza sempre con il decisivo soste-gno dell’Amministrazione.”

il turismo è uno degli asset fondamen-tali su cui si incentra l’intero compren-sorio. Malgrado un calo generale in questo settore, passignano è riuscito a mantenere un segno positivo. Qual è la ricetta che ha usato per ottenere questo risultato?“una grande capacità di coinvolgimento di tutti gli operatori e di tutti i soggetti in-teressati, che rispondono sempre più alle esigenze interattive e sempre più concre-tamente e costruttivamente in direzione dell’ampliamento dell’offerta turistica. l’Amministrazione comunale ha intra-

preso dall’inizio del proprio mandato una politica di valorizzazione di tutto il suo patrimonio culturale, storico, ambientale e sociale, ottenendone lusinghieri riscontri.”

so che si sta spendendo molto per riva-lutare la vasta area dismessa della so-cietà aeronautica italiana ambrosini. Cosa intende realizzare su quella zona?“L’area ex SAI dovrà essere riqualifi-cata tenendo a riferimento la continuità storico-culturale, generazionale ed am-bientale di passignano, perché da essa possa essere rilanciato quel processo di sviluppo, di crescita economica, turistica ed occupazionale, che la dismissione del-le attività produttive che lì hanno insistito nel corso di quasi tutto il novecento, ha drammaticamente interrotto. Sostanzial-mente vorremmo che nell’area trovassero soddisfazione esigenze turistico-ricettive, commerciali, residenziali, allocative di at-tività sociali e di volontariato, di memoria storico-museale (con particolare riguardo alla cultura areonautica qui fortemente ra-dicata), socio-ricreative e sportive. tutto ciò in piena armonia con un ambiente che, avendo vocazione naturalistica, oggi ne è ancora - purtroppo - l’esatto contrario.”

la cultura è un elemento su cui la sua amministrazione, in modo del tutto ori-ginale, punta molto. investire su que-sto settore per avere vantaggi anche in termini produttivi è sicuramente una misura lungimirante. la notte bianca e il palio delle barche ne sono una dimo-strazione lampante. pensa di continua-re su questa strada?“Assolutamente sì. Il palio delle Barche costituisce momento rievocativo della storia medioevale di passignano dal lon-tano 1984. l’Amministrazione è atten-tissima alle esigenze dei quattro Rioni storici e sostiene il palio tanto da aver esercitato un ruolo importante nel proces-so che ha portato all’ istituzione dell’ente palio, un ente ad hoc cui si riconosce un importante e decisiva funzione promozio-nale per elevare la manifestazione ai più alti livelli conoscitivi e partecipativi che effettivamente merita. la notte bianca, ormai giunta alle soglie della terza edi-zione, è talmente entrata nelle aspettative

dei passignanesi e delle migliaia di turisti, italiani e stranieri, che ne hanno assapora-to la sana, piacevole e divertente atmosfe-ra animata da una fantasiosa molteplicità di generi di spettacoli ed intrattenimenti, che ormai costituisce a pieno titolo ele-mento ricorrente della programmazione degli eventi estivi che passignano offre alla godibilità di uno stupendo e crescen-te pubblico.”

la ricerca, la scienza e l’innovazione sono altri settori rilevanti su cui si sta impegnando. Cosa mi dice del rilan-cio del Centro di ricerche il pischiello, anch’esso ristrutturato per dare sup-porto al business locale?“Il centro di ricerca e produzione di prototipi nel campo della meccatroni-ca costituisce un “fiore all’occhiello” nel panorama industriale di passignano e dell’intera umbria. esso si propone sempre più all’attenzione dei mercati na-zionali ed internazionali per produzioni tecnologicamente avanzate di manufat-ti elettronici di piccole dimensioni, che riescono a concentrare una pluralità di funzioni di sicurezza per le auto da com-petizione, per l’alta velocità ferroviaria e per l’industria aerospaziale. tra gli obiet-tivi di ricerca del centro del pischiello di passignano in campo automobilistico spicca anche il contenimento del consu-mo di carburante, con le positive implica-zioni che si possono intuire sul versante dell’inquinamento ambientale e quindi anche della qualità dell’aria.”

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R PORTR PORTCaffCaff ePagina 6 tUrIsMo sostenIbIle

Bastano poche eloquenti cifre per dar conto del tumultuoso sviluppo

dell’agriturismo nella nostra regione, la prima in Italia per densità di offerta, con 19 strutture agrituristiche ogni 100 km quadrati, per un totale di 1052 aziende. nell’ultimo decennio il numero degli agriturismi è raddoppiato, con un signi-ficativo incremento del 30% nell’arco del solo ultimo quinquennio. la ricettività agrituristica riesce a intercettare, oggi, un terzo del totale della presenza turistica. occorre evidenziare la sostanziale tenu-ta di questa attività che, dopo la flessione nel triennio 2007/2009, ha registrato una timida ma significativa inversione di ten-denza nel 2010. Il quadro generale, tutta-via, non è esente da alcune ombre. I finan-ziamenti pubblici, che hanno in qualche modo incoraggiato il boom degli ultimi anni, escludono dai contributi l’80% del-le aziende che ne fanno richiesta. Ripor-tiamo, per equilibrio di informazione, il parere di emiliano urbani la cui famiglia

sviluppo dell’agriTurisMoè impegnata da molti anni nell’orvietano nella gestione della “locanda dell’olmo” un agriturismo ben noto nel comprenso-rio. Urbani lamenta le notevoli difficoltà derivanti dalla scarsità dei flussi finanzia-ri, causa della recente chiusura di molte attività del settore.la piaga dell’abusivismo, inoltre, che ha raggiunto dimensioni ragguardevoli, pro-voca ulteriori difficoltà. A questo occor-re aggiungere le aspettative improprie di quei “turisti” che pretendono di trapian-tare in campagna le comodità degli hotel cittadini arrivando a lamentarsi della pre-senza degli insetti. ma quali sono le le-gittime aspettative del turista informato? un’indagine condotta su un campione di 2000 persone ha evidenziato le seguenti esigenze: l’azienda deve essere immersa nel verde e nella natura; la zona circostan-te deve essere piacevole e tranquilla; le strutture devono essere rustiche e coeren-ti con l’ambientazione esterna; i prodotti alimentari devono essere naturali e locali

e la cucina deve caratterizzarsi con pre-parazioni realizzate dagli stessi gestori; non può mancare, ovviamente, un’attività agricola, se possibile con la presenza di animali di cui molti potenziali utenti non concepiscono l’assenza; deve essere pos-sibile partecipare alla vita della fattoria e svolgere una serie di attività organizzate (escursioni e quant’altro).l’attività agrituristica offre ancora buo-ne opportunità a condizione che i gestori siano adeguatamente preparati, ben coor-dinati con l’indotto territoriale e suppor-tati efficacemente dalle istituzioni.

Walter leti

Il turismo italiano è in crisi. Si perdo-no decisamente posizioni. Alcuni paesi

che prima catturavano solo frange margi-nali di domanda oggi si pongono su un piano di offerta tale da stornare forti flussi da quelle che erano tradizionali aree, mi-nando basi consolidate che si ritenevano immuni da possibili concorrenze. prima i turisti sceglievano le località; ora sono le località a candidarsi e si attrezzano per questo. In questa arena non basta più ave-re risorse. ogni anno tantissime nuove destinazioni si propongono al mercato con servizi ed infrastrutture di standard

elevato a prezzi concorren-ziali. Questa situazione di ec-cesso di offerta crea un forte affollamento nel quale è diffi-cile distinguersi e dove è sem-pre più difficile rivaleggiare in termini di competitività e prezzo. Vale allora la pena di sottolineare che non basta disporre di risorse ambientali, culturali, storiche, religiose ed umane se quasi mai queste vengono gestite come risorse turistiche. nei sistemi di of-

ferta turistica stenta ancora ad affermarsi una strategia di specializzazione o dif-ferenziazione, l’unica vincente e in gra-do di attrarre nuovi “clienti”. per offrire alla domanda una “esperienza” piuttosto che un posto letto bisogna essere in gra-do di mettere in rete e rendere visibili e fruibili tutte le opportunità del territorio. Alla “logica del villaggio” da parte della domanda, l’offerta deve rispondere con la “concezione a villaggio” del territo-rio. Il settore turismo è sempre stato ca-ratterizzato dalla carenza di strategie ed ha ritenuto di non dover necessariamente

impegnarsi e sottostare a quel processo continuo di interventi che devono adotta-re invece tutte le “aziende” se vogliono essere competitive e se vogliono misurar-si efficacemente con un mercato sempre più complesso. occorre una convinta e solida alleanza tra gli operatori ed i soggetti pubblici, una impostazione culturale ed un modo di gestire gli interventi fortemente con-vergenti, eliminando i rischi di sponta-neismo che producono frammentazione, precarietà e disordine nelle azioni. non bastano cioè le risorse, occorre guidarle in un progetto per non creare tante cose, anche buone, ma non a regime e non tap-pe di un progetto. la competitività oggi viene da un sistema di qualità integrato che presuppone lo sviluppo di un concet-to più vasto ed allargato sulle relazioni da instaurare e far intercorrere tra i fattori delle risorse (ambiente, cultura, arte, tem-po libero, artigianato, agricoltura e servi-zi). Solo realizzando queste iniziative si potrà auspicare una ripresa del turismo sul territorio umbro.

lucio lupini

linee guida per il rilanCio del TurisMo

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Pagina 7R PORTR PORTCaffCaff e

In alternativa al raddoppio ferroviario della tratta Fabriano-Foligno, da qual-

che anno gira l’idea di una variante lungo la Ancona-Roma, che “sfioccando” dal percorso tradizionale a Fossato di Vico, passi per l’aeroporto regionale di S. egi-dio; idea che ha raccolto molti consensi (Assisi, Gubbio, perugia e altri comuni), alcuni silenzi ingiustificati (della Regio-ne) e la contrarietà dei sindaci di Foli-gno e Spoleto. la variante in verità non porta alcun danno a Foligno (e Spoleto e terni), per il semplice motivo che, subi-to dopo l’aeroporto, si re-immette sulla terontola-Foligno e quindi converge ne-cessariamente sulla stessa Foligno. Ben-sì porta grandi benefici a tutta la regione e a Foligno in particolare, che è capitale ferroviaria di una zona (Fabriano-terni-terontola), di progressivo impoverimen-to e di grande rischio per il futuro. costi e ricavi infatti nel lungo periodo sono il vero “decisore”, molto più degli sforzi dei politici. una delle cause di rischio è il successo dell’Alta Velocità-Freccia Ros-sa. Se per esempio, come già avvenuto con la stazione mediopadana tra Bologna e milano, si dovesse costruire nei pressi di Bettolle una stazione analoga per le province di Siena, perugia e Arezzo, ecco che tutti gli umbri avrebbero più como-do raggiungere in auto in poche decine di minuti Bettolle, piuttosto che perseverare sulla antica Foligno-terontola pur “ve-locizzata”. Anche i ternani desiderosi di andare a nord, avranno più convenienza a raggiungere il Freccia Rossa a Roma, an-ziché arrancare per la Foligno-terontola. pure non volendo considerare questo sce-nario che effettivamente è ancora un po’

foligno CapiTale ferroviarialontano, si badi bene che è sufficiente che una decina di Freccia Rossa (tra i 60 gior-nalieri attuali) fermino nella stazione di Arezzo, per gettare immediatamente tutto il sistema ferroviario umbro in grande ri-schio: infatti se si confronta il costo fer-roviario con quello del pullman emerge che quest’ultimo – nella tratta Foligno-perugia-Arezzo – risulta 5 volte inferio-re, quindi, a parità di spesa, si avrebbero corse di pullman 5 volte più frequenti, dunque capaci di assorbire – a differenza del treno Foligno-terontola – la maggior parte dei volumi di traffico passeggeri esi-stenti e potenziali, e dunque anche capaci di raggiungere una buona economicità di esercizio, sirena nel lungo tempo irresisti-bile per le orecchie dei decisori. ma c’è di più. la stessa Roma-Ancona-Ravenna già oggi risente dell’indeboli-mento generale del versante adriatico, dovuto al predetto successo della dorsale Alta Velocità (torino-milano-Bologna-Roma-napoli), che risucchia su di se parte dei convogli diretti (o provenenti) a sud (Bari-lecce-taranto). Ancora peggio quando sarà aperta la tratta Alta Velocità napoli-caserta-Foggia, che istraderà sul-la Bologna-Roma-napoli tutti i convogli diretti in puglia. per questo servono risposte adeguate per la linea Ancona-Roma, se non si vuole rimanere capitale di niente. la varian-te presenta cinque grandi virtù in favore (anche) di Foligno e del suo consolidato ruolo ferroviario: 1- passando per S. egi-dio, la linea Ancona-Roma si arricchisce dei bacini di utenza di Gubbio, della co-nurbazione perugina e di Assisi, cioè cir-ca 350.000 utenti potenziali in più, con

notevole giovamento (aumento di coppie di treni); 2- mentre ora per Roma sussistono distinti eurostar da Ravenna-Ancona e da perugia, la variante consente un unico con-voglio capace di servi-re tutti i territori citati; 3- convogli così forti (unenti la Romagna, le marche e l’umbria), hanno la capacità di ri-sollevare le sorti di tut-ta la linea, acquisendo

forza sufficiente per entrare – ad Orte – nell’Alta Velocità, cioè di competere con i Freccia Rossa; 4- la variante apre una linea nazionale/internazionale ora inesi-stente, cioè la (Grecia) – Brindisi-Anco-na-perugia-Firenze-Genova – (e oltre), facendo del centro direttivo di Foligno un punto forte con pochi eguali nell’in-tera Italia centrale (diventerebbe più im-portante di Ancona); 5- con la variante viene a formarsi un triangolo ferroviario Fossato-Foligno-Aeroporto di enorme potenzialità regionale e metropolitana: ad esempio da nocera o da Gubbio diventerà conveniente raggiungere in treno Foligno o perugia-S.Anna in circa mezz’ora. ulti-mo grandissimo giovamento, il maggiore, è il beneficio per l’aeroporto internazio-nale “S. Francesco di Assisi” di S. egi-dio, che con la variante potrà entrare a far parte del sistema aeroportuale di Roma, consentendo pacchetti turistici legati alla capitale, ovvero con beneficio incalco-labile per tutta la regione, oltre a fornire grandi numeri di utenza indispensabili per mantenere in vita qualsiasi aeroporto. In definitiva i diversi sistemi di trasporto, come ogni altro servizio pubblico, devo-no conseguire la massima economicità, ovvero l’ottimale rapporto con l’utenza e l’ottimale integrazione (mare, aereo, tre-no, gomma), come del resto avviene in tutto il mondo. Sistemi in grave perdita ma totalmente assistiti sono destinati a scomparire, qualunque siano le strilla dei politici locali. I sindaci di Foligno e Spo-leto pertanto farebbero bene a valutare meglio la variante, sempre che intendano agire per il bene dei rispettivi territori.

luigi fressoia

Linea ferroviaria alternativa

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R PORTR PORTCaffCaff ePagina 8

un-WWAp (programma mondiale per la Valutazione delle Risorse Idriche), nato nel 2000, è l’organismo delle na-zioni unite che ha il compito di moni-torare l’acqua a livello mondiale. co-ordinato dall’uneSco, rappresenta l’impegno a sviluppare gli strumenti e le capacità necessarie per una migliore conoscenza dei processi, delle pratiche di gestione e delle politiche relative alla fornitura e alla qualità delle acque dol-ci. Il suo scopo è quello di effettuare il monitoraggio dello stato delle risorse idriche del pianeta avvalendosi dell’e-sperienza di 28 agenzie delle nazioni unite, organizzando conferenze inter-nazionali e corsi di formazione. l’attività più importante di un-WWAp è la produzione triennale del Rappor-to sullo Sviluppo delle Risorse Idriche mondiali, presentato al Forum mondia-le dell’Acqua. nel novembre 2007 si è svolta l’inaugurazione della nuova sede di un- WWAp che si è trasferito da parigi a perugia, presso Villa la co-lombella, luogo che da oltre vent’anni ospita anche il Warredoc, il centro di Ricerca e Documentazione sulle Risor-se Idriche dell’università per Stranieri di perugia.

sim. gall.

l’uMbria al CenTro del prograMMa onu per

la valuTazione delle risorse idriChel’idea di una giornata dedicata alla

celebrazione dell’acqua fu proposta durante la conferenza delle nazioni uni-te sull’Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992. l’Assemblea Generale ha designato il 22 Marzo 1993 quale Pri-ma Giornata mondiale dell’Acqua. Il tema prescelto per il 2011 è “Acqua per le città: come rispondere alle sfide dell’urbanizzazione”, con lo scopo di attirare l’attenzione internazionale sulle conseguenze di una rapida crescita della

giornaTa Mondiale dell’aCQua 2011

popolazione urbana, dell’industrializza-zione e del cambiamento climatico sulle risorse idriche. Questa giornata vuole incoraggiare l’azione dei governi, delle organizzazioni e degli individui di tutto il mondo ad impegnarsi attivamente per affrontare le sfide poste dalla gestione delle acque urbane.un-WWAp celebra l’evento organiz-zando, presso la sua sede di Villa la colombella, una serie di manifestazio-ni di carattere scientifico e culturale che avranno inizio il 16 marzo con la rasse-gna cinematografica “Sguardi sull’Ac-qua”, ospitata dal cinematografo comu-nale Sant’Angelo e dall’universita’ per Stranieri e realizzata in collaborazione con cinemAmbiente torino e Reggio Film Festival. Si tratta di due giornate (16 e 18 marzo) di proiezioni di film, cortometraggi e documentari sulle risor-se idriche ad ampio spettro, dall’acces-sibilità alla sostenibilità, dal rapporto tra uomo e acqua in contesti culturali diver-si, allo sfruttamento delle risorse idriche

e le conseguenze sull’uomo. Il 21 marzo verrà organizzata una tavo-la rotonda sul tema “la gestione delle risorse idriche in contesti urbani” a cui parteciperanno amministrazioni locali, soggetti istituzionali, università e cen-tri di ricerca, esponenti della piccola e media impresa e della società civile. Saranno presentati casi di studio realiz-zati in ambiti urbani diversi, esperienze innovative e sperimentali ed esempi di buone pratiche.

Il 22 marzo si svolgeranno le celebrazio-ni della Giornata mondiale dell’Acqua 2011 e la premiazione delle tre scuole vincitrici del concorso organizzato da UN-WWAP, POST (Perugia Officina della Scienza e della tecnologia) e um-bra Acque, relativo al progetto “Acqua per tutti, tutti per l’Acqua”.lo scopo del progetto è sensibilizzare i giovani al buon utilizzo e alla preserva-zione della qualità delle risorse idriche, attraverso un’esperienza di monitorag-gio effettivo delle acque sul “campo”.le scuole dell’umbria sono state invi-tate ad effettuare campionamenti delle risorse idriche locali attraverso percorsi organizzati dal poSt. I singoli lavori, raccontati attraverso relazioni, foto, vi-deo, saranno diffusi dal WWAp nel corso dell’anno attraverso diversi canali di co-municazione (web, social network, blog, stampa, ecc) e condivisi con le comunità di tutto il mondo che parteciperanno al progetto su scala internazionale.

simona gallese

Villa La Colombella - Perugia

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Pagina 9R PORTR PORTCaffCaff e andare per borghI

A 8 km da marsciano e 12 da todi, sul versante destro della media Valle

del tevere è situato un bell’esempio di castello-borgo medievale. Fratta todina, che oggi rappresenta il più piccolo comu-ne del comprensorio tuderte, lascia ac-creditare la più probabile origine del suo nome al sistema con cui il centro abitato veniva difeso, costruendo una recinzione di pali infissi nel terreno, intrecciati con frasche in modo da formare una specie di “fratta”. un passato concitato si può percepire an-che attraverso i vari nomi che il borgo ha assunto nel tempo: Villa, Fratta del Vesco-vo, di Todi, di Marsciano ed infine Frat-ta todina, solo quando divenne comune, dopo l’annessione dell’umbria al Regno d’Italia nel 1861. le prime tracce umane risalgono al neolitico; in epoca romana rientrava nella VI Regione Augustea e fa-ceva capo al municipio di todi. nel XIV secolo apparteneva a Firenze per poi pas-sare alla signoria del grande condottie-ro Braccio Fortebraccio, che la fortificò secondo un preciso progetto urbanistico militare. In seguito fu libero comune per poi ritornare, nel 1452, sotto il dominio

fraTTa Todina, una sToria “inCasTonaTa” nella valle del Tevere

di todi. Il centro si fonde con le originali mura castellane che lo racchiudono, inter-secate da massicce torri quadrangolari e forate dalle finestre delle abitazioni, che come mille occhi guardano il paesaggio circostante. Dalle sole due porte che col-legano il borgo con l’esterno, passa una strada principale che lo taglia in due e connette brevi vicoli trasversali, ritmati da archi, scale, vasi di fiori, aperture che si scrutano ed indumenti che si asciuga-no. Oltre alla Chiesa parrocchiale, edifi-cata nel XVII secolo e dedicata ai santi Savino e michele Arcangelo, la maggiore emergenza architettonica è costituita da palazzo Altieri, antica sede dei Vesco-vi di todi, eretto nel XVII secolo e sul quale poggia la torre civica. All’ingresso del palazzo, troviamo un elegante cortile, con nel mezzo l’antico pozzo, incornicia-to da un portico arcuato; si trova poi una galleria con affreschi di scuola romana raffiguranti scene bibliche. Il retro dell’e-dificio è arricchito da ampi giardini con giochi d’acqua. oggi palazzo Altieri è di proprietà delle Ancelle dell’Amore misericordioso, ed ospita oltre che una scuola materna ed un asilo nido, un centro riabilitativo per bambini disabili della regione umbria, che dal 1984 prende il nome di “centro Speranza”. Il resto del borgo, per gran parte restaurato e ben conservato, offre ai frattigiani tutti i beni ed i servizi di prima necessità, oltre che tranquillità e quel sen-so di protezione suscitato dalle mura che li abbracciano.

alessio proietti

E’ vero che la cultura della morte sta fa-cendo proseliti ovunque, ma è pur vero che esistono movimenti per la vita che stanno salvando tante persone destinate a scomparire. Dare supporto a questi mo-vimenti o potenziare consultori significa controllare la piaga dell’aborto. Anche questa dovrebbe essere una iniziativa po-litica. Nella mia Umbria vorrei che in ospeda-le il malato sia considerato una persona, non un numero, che staziona magari lun-go il corridoio. Un malato umiliato nelle

L’UMBRIA CHE VORREIsegue dalla prima

lunghe liste d’attesa che possono essere by-passate solo se hai la persona giusta a cui rivolgerti. Uno scandalo nello scan-dalo. Vorrei che l’Umbria sussulti quando si parla bene di essa, ma faccia mea culpa quando si mettono a nudo alcune sue pec-che. Si sottolinea che l’Umbria è dotata di un buon servizio Sanitario, special-mente sul territorio. Va bene. Ma dobbia-mo smetterla di fare autoreferenzialità. Quando i dati del Ministero della Salute evidenziano che la mobilità passiva um-bra verso altre regioni è molto elevata, è inutile fare dei distinguo o affermare che i numeri sono falsi. Si perdono solo larghi consensi di credibilità se non si accettano certe verità.Vorrei che la mia Umbria fosse dotata di infrastrutture degne di un paese civile. La situazione attuale, seppur in via di lenta espansione, necessita di obbiettivi certi temporalmente e idonei funzionalmente. La vicenda del Quadrilatero è emblema-tica. Chissà se qualcuno si chiede quanto le carenze infrastrutturali impediscano lo sviluppo industriale e gli investimenti produttivi stranieri. Anche questa è una scelta politica. Certo, per queste cose ci vuole tempo, ma gli umbri hanno pazien-za, ma non so fino a quando.

Mario Timio

Page 10: caffè report febbraio

R PORTR PORTCaffCaff ePagina 10 I padrI del pensIero lIberale

economista e politico di caratura mon-diale, luigi einaudi (carrù, 1874 –

Roma, 1961) è considerato uno dei padri fondatori della Repubblica italiana. con-seguita la laurea in giurisprudenza, assu-me la cattedra di Scienza della finanza all’università di torino. Durante la mili-tanza nel movimento socialista, inizia la sua carriera giornalistica, collaborando con la rivista “critica sociale”, diretta da

Filippo turati. una volta prese le distan-ze dal socialismo, comincia ad avvicinar-si a posizioni più marcatamente liberiste. Dopo essere stato Governatore della Ban-ca d’Italia dal 1945 al 1948, è nominato vice presidente del consiglio dei ministri e ministro delle Finanze e del tesoro du-rante il IV governo De Gasperi. la linea di politica economica che persegue si in-centra su una riduzione delle tasse e dei dazi doganali, ponendo così le basi per il boom economico che contraddistinse gli anni cinquanta e Sessanta. l’11 maggio del 1948 viene eletto secondo presidente della repubblica italiana. liberista convinto, einaudi sostiene che liberalismo, inteso come libertà economi-ca, sia inscindibile dal liberismo poiché le libertà politiche sono illusioni senza l’economia di mercato. In una società li-berale, le libertà degli individui sono ga-rantite da una non indebita ingerenza del-lo Stato. un eccesso di protezionismo, di burocrazia e di regolamentarismo “sono fatali alle libertà” in quanto tendono a “uniformizzare le azioni, le deliberazio-

luigi einaudi ni, il pensiero degli uomini, a distruggere la gioia di vivere che è gioia di creare, che è desiderio di vivere in una società di uomini ugualmente liberi di compiere la propria missione”. operare liberamen-te rispettando regole dettate da uno Stato che non deve essere ipertrofico, ma nean-che assente, rappresenta il cardine di una società liberale vicina al cittadino. egli sostiene che federalismo e decentramen-to rispondano bene a queste esigenze. lo Stato inoltre deve combattere i mono-poli, perché chi detiene tutti i mezzi di produzione stabilisce tutti i fini. E solo all’interno di limiti precisi, e di regole fissate dallo Stato, la libera concorrenza può costituire uno strumento di progres-so. Fautore della teoria secondo cui anche nel mercato si procede per tentativi ed errori, einaudi è convinto che il mercato decreti il fallimento o meno di chi non sa fare il proprio mestiere o chi utilizza in malo modo capitali o risorse umane. Questo meccanismo permette così al mercato di allocare al meglio le risorse, creando benessere e rendendo il consu-matore sovrano delle sue scelte.

C. T.

etIca e bIoetIca

Il messaggio diffuso dalla ceI in occa-sione della 33° “Giornata Nazionale

della Vita” (6 febbraio 2011) invita a ri-flettere sul diritto alla vita di ogni essere umano a partire dai più indifesi e sulla ne-cessità di scendere in campo per sostenere le maternità deboli. certo, sarebbe stato un segnale forte se alla recente manifesta-zione femminile, “Se non ora quando”, si fosse alzata qualche voce o issato qualche cartello in favore delle maternità deboli che purtroppo sovente esitano nell’aborto. Dall’approvazione della legge sull’aborto (1978) ad oggi, le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) sono state 5 milioni. perfettamente legali. ma sono sempre 5 milioni di figli che non sono mai nati; è come se Roma e milano non avessero cit-tadini. e non se ne può neanche parlare perché è politicamente scorretto e media-ticamente sconveniente. non se ne parla perché sono 5 milioni di storie private che interessano solo quelle singole donne che nella solitudine e indifferenza si sono li-berate di un “fardello” non previsto, non

l’aborTo non e’ Mai sCelTa di liberTa’desiderato e non voluto. ma “il fardello” è una persona non un grumo di cellule. tan-te madri hanno ancora addosso quel giorno tagliente come un coltello che affonda nel-le carni. I primi bambini ad essere abortiti avrebbero oggi 30 anni con il loro destino,

la propria professione, i propri hobby, le specifiche passioni, i piccoli grandi amori. taluni scartati per decreto di analisi: ma-lati, deformi. In ogni caso inutili, magari come l’handicappato Hawkings, uno dai migliori fisici del mondo, ma in carrozzel-

la da sempre. ogni anno sono 120mila gli aborti ufficiali in Italia (circa 2000 in Um-bria nel 2010). Si può fare qualcosa per evitare la piaga dell’aborto? Sì. la legge 194, pur nella sua apparente immodificabiltà, offre spunti di intervento ricorrendo proprio ad alcuni suoi contenuti e segnatamente alla istitu-zione del consultorio. Questo invece di li-

mitarsi ad erogare certificati di Ivg, dovrebbe schierarsi a favore della vita eliminando tutte quelle com-ponenti che conducono all’aborto. e ciò è possibile con programmi di aiuto alla vita, già sperimentati nelle regioni emilia Romagna e lombardia. Sulla stessa lunghez-za d’onda stanno operando da anni varie associazioni o movimenti a favore della vita. I cAV (centro Aiuto alla Vita), per esempio, sono i più conosciuti ed efficienti. Gra-

zie all’azione del volontariato della vita, negli ultimi venti anni, sono stati sottrat-ti all’aborto circa 120mila bambini. Solo nel 2009 le vite salvate dalla rete del cAV sono state 16mila. A conferma della validi-tà dell’iniziativa.

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Pagina 11R PORTR PORTCaffCaff e clUb delle lIbertà

Il nuovo club delle libertà di Gubbio presenta forze ed energie vive e vivaci

che amano la loro città disposte a metter-si al servizio degli altri con passione per il bene collettivo. Forze provenienti da vari mondi, politici, culturali, economici, sociali, associativi che aspettano quanti pensano di condividere questa strada. per una amministrazione capace di coinvol-gere tutti per affrontare adeguatamente criticità ed emergenze. con questi scopi. Riportare un clima normale sulla anoma-la scena politica eugubina ed un rapporto sereno e dialettico anche restituendo al consiglio comunale il ruolo di indirizzo e controllo che gli compete. nutrire il dibattito culturale e politico e la parteci-pazione attiva alla vita pubblica dei cit-tadini, delle forze economiche e sociali, dei soggetti intermedi. porre al centro del sistema la persona con la sua dignità ed i grandi valori che esprime. Scegliere le vocazioni del territorio e delineare il fu-turo della nostra città con un programma e relativa progettualità che diano slancio alle grandi potenzialità. Sostenere l’eco-nomia creando le condizioni migliori af-finché le imprese attuali possano affron-tare le sfide dei mercati e promuovendo lo sviluppo dei settori più coerenti alle natu-rali vocazioni del territorio. promuovere, facilitare e sostenere lo start-up di nuove iniziative per incentivare l’imprenditoria-lità diffusa, terreno fertile di sviluppo e rete di protezione naturale in un contesto territoriale a scarsa attrattività per le gran-di imprese, per fare in modo che i giovani diventino artefici del loro futuro. Il pro-getto in questo senso è un cantiere aperto in quanto intende schiudersi ai contributi nella consapevolezza che una rete di tan-te proposte provenienti dai vari mondi è sicuramente meglio di una proposta sola dettata al chiuso e dall’alto. Questa im-postazione continuerà sempre chiedendo ai soggetti intermedi, a privati, imprese, professionisti, studenti, famiglie di ela-borare un’idea, un progetto per risolvere problemi e per valorizzare il territorio. Si è infatti consapevoli che chi siede in consiglio comunale non sempre ha le idee migliori e la migliore prospettiva di confronto con i cittadini e che ascoltare è un passaggio obbligato se si vuole la qua-lità del fare.

giuseppe zangarelli

Grande preoccupazione esprime il club delle libertà di città di castello

in merito al fermento della parte politica al potere che ancora una volta sta tentando di mettere in piedi quella strategia volta ad accontentare quante più persone (storica-mente fidati) possibile, creando miriadi di piccole società o consorzi, al solo fine di inventarsi nuovi presidenti, nuovi direttori e nuovi responsabili. e così ci è dato sa-pere che raddoppieranno “umbra Acque”, come se ai cittadini non bastassero gli au-menti salati delle bollette provenienti dalla nuova gestione, si, perché saranno sempre loro a pagare i lauti stipendi ai nuovi diri-genti che verranno; inoltre circola la voce che anche la municipalizzata “polisport” verrà smembrata, alcuni dirigenti gesti-ranno il settore tennis, altri il settore nuo-to, altri ancora il settore calcio e, così via fino a quando le loro caselle saranno riem-pite e allora andranno a cena per festeggia-re la loro bravura di sapienti matematici.mentre la sperimentata strategia della sini-stra continua a dilagare, mentre loro sanno come dare le briciole anche alla massa per

energie fresChe per affronTare

le CriTiCiTànuove polTrone per allargare

il sisTeMa ClienTelareraccogliere voti e consensi, ci preoccupa la mancanza di strategie alternative che dovrebbero perfezionarsi e consolidarsi in un rapporto continuo con la società civile nei più svariati settori della vita pubblica (sanità, trasporti, servizi, ambiente, scuola e lavoro), e ci preoccupa molto l’assenza di strategie per risollevare il decoro e la vi-vibilità del nostro centro storico, sempre più nel degrado, senza regole, senza con-trolli, in mano agli stranieri e a gente senza scrupoli che per il proprio tornaconto ha trasformato la città da salotto a ritrovo per attività più o meno lecite. Si avvicina un’altra tornata elettorale per il nostro comune, ma fino ad ora abbia-mo sentito parlare solo di lotte furiose per l’occupazione delle “poltrone”. e i pro-blemi della gente? Quelli forse possono ancora aspettare, almeno fino a quando la maggioranza non prenderà coscienza che forse si potrebbe cambiare e costruire una città a misura di cittadino e per far sì che ciò accada basterebbe ascoltare i cittadini.

Michele Minelli

Duomo di Città di Castello

Page 12: caffè report febbraio

R PORTR PORTCaffCaff ePagina 12

Sebbene non sia toccato dal mare, il territorio umbro ci permette di na-

vigare tra specialità enogastronomiche vere, autentiche e genuine. Sono pro-duzioni tipiche connotate da caratteri di distintività, la cui valorizzazione e tutela contribuiscono alla promozione dell’im-magine di questo territorio. la Regione umbria ha approvato, con de-terminazione dirigenziale n. 2956/2000 un proprio elenco con 70 prodotti. Al-cuni di questi, tra i più significativi in termini di tradizione, cultura e valore del prodotto, si fregiano della menzione di denominazione di origine protetta (Dop) o di indicazione geografica protetta (IGp). le produzioni Dop/IGp presen-

elogio delle prelibaTezze uMbreti nella regione sono il vitellone bianco dell’Appennino centrale (IGp), l’olio ex-travergine di oliva umbria (Dop), la len-ticchia di castelluccio di norcia (IGp), il prosciutto di norcia (IGp) e i salamini italiani alla cacciatora (Dop). e allora, entriamo nel merito delle prelibatezze re-gionali. lasciatevi stuzzicare da un buon primo a base di tartufo bianco o nero, che potete trovare nelle zone di norcia e Spo-leto. In questi luoghi si possono assaggia-re ricchi taglieri composti da capocollo, coppa, lombo e guanciale, strangozzi alla spoletina con trota e tartufo. ma ci sono anche i passatelli e gli umbricelli. l’umbria è conosciuta anche per i se-condi piatti: oca arrosto, anatra farcita, salsicce, lepre con aceto e olive, maiale dal quale si produce porchetta e coratella, agnello. la presenza del lago trasimeno contribuisce con i suoi variegati tipi di pesce tra cui spicca l’anguilla, la carpa, la tinca e il persico. e poi i formaggi: la caciotta, il raveggiolo e la ricotta. Il tutto accompagnato dall’ottima torta al testo di perugia. Questa regione eccelle nella coltivazio-ne di vari prodotti caratteristici. uno dei quali è l’olio extravergine d’oliva. Si produce lungo la fascia appenninica,

nelle città di Assisi, Spello, Foligno, tre-vi, campello e Spoleto. Il suo colore si conserva verde brillante, dal sapore de-ciso. ma non solo olio. Sono veramente numerosi i prodotti che provengono dal terreno. A cannara, si coltiva da secoli la cipolla rossa dal sapore dolce. A trevi il sedano nero dal gusto molto pronunciato e dalla limitatissima produzione in quan-to coltivato nella stretta fascia di terra che va da Borgo al fiume Clitunno. Da non dimenticare poi il farro, un prodotto inte-grale coltivato a monteleone di Spoleto, ma diffuso in tutta la regione. A Colfiorito troviamo la patata rossa che ha contribuito allo sviluppo degli alto-piani dell’intero comprensorio. Ed infine i vini di varie tipologie: rosso, bianco, spumante, monovarietali bianchi e rossi. e’ impossibile passare per Spoleto e ad Assisi e non assaggiare del buon Greghet-to, ad orvieto e torgiano senza degusta-re dell’aromatico Rosso Riserva, al lago trasimeno e non sorseggiare dei vini friz-zantini, e per ultimo montefalco, le cui colline ci regalano dell’ottimo vino e del fantastico Sagrantino DocG di tipo pas-sito conosciuti a livello mondiale.

Marica fuccelli

enogastronoMIa

Si chiama Daniele Gregori e di mestie-re fa il calciatore, più precisamente il

difensore nella squadra di calcio del Fo-ligno. ne era il capitano. Al passato, per-ché la scorsa estate ha avuto il cartellino rosso. Da un cancro. “Ad agosto dopo la partita di campionato a castellamare di Stabia, ero sotto la doccia – racconta Da-niele – quando a un tratto sento una cisti-na al testicolo”. Diagnosi impietosa. car-cinoma embrionale. comincia il percorso in ospedale tra interventi chirurgici e che-mioterapia. tra un trattamento e l’altro va con la memoria alla sua carriera, iniziata in serie B con il pescara, allenato da Gio-vanni Galeone, poi in serie A con il como di preziosi, di nuovo in serie B e poi in c con il Foligno. ma il cancro lo ha colto in fuorigioco. Espulsione. Nel flashback della sua professione, tra una falcata e

un gol, si rivede senza capelli e con po-che forze. ma non si perde d’animo. “Ho avuto paura, ma la fede, l’affetto della tifoseria e dei compagni, mi hanno fatto guarire prima”. e infatti, la sua guarigio-ne è accelerata, a tal punto da rimettersi a giocare con il suo Foligno. e così quando torna in campo la sua squadra vince due volte: contro l’Atletico Roma per 2 a 1 e contro un destino che, malgrado la sua avversità, gli ridà un grande giocatore, Daniele Gregori. Il quale, seppur entrato al 91°, ha mostrato di aver trasformato il rigore del cancro nel goal della speranza. Daniele è un modello di vita, anzi un con-tro modello del calcio di oggi. Di fronte a tanti ideali che sgambettano per 90 mi-nuti nei campi di tutta Italia, in cambio di tanti soldi, gloria, amori e altro, ci sono calciatori che, pur non vincendo i cam-

pionati del mondo, si sentono “campioni del mondo” per i numerosi goal che han-no inflitto, nel silenzio e nella sofferen-za, a quel panzer che è il cancro. Daniele è uno di questi. Bravo! tiferemo tutti e sempre per te e per calciatori come te. Il calcio è anche questo.

l’alTro CalCio

Page 13: caffè report febbraio

Pagina 13R PORTR PORTCaffCaff e

la 50a edizione del “carnevale dei ra-gazzi” di S. eraclio (Foligno) ha aper-

to i battenti in bellezza. nel vero senso della parola. Infatti lo scorso 20 febbraio era presente miss Italia 2010, Francesca testasecca. che guarda caso è proprio di S. eraclio. La sfilata in maschera di Carnevale, la più antica in umbria, coniuga tradizioni seco-

Miss iTalia Madrina del “Carnevale

dei ragazzi”

lari all’arte di artigiani, cartapestai e ferra-ioli, in una sintesi fantasmagorica di carri allegorici che non risparmiano nessuno nella satira pungente, ma allo stesso tem-po, divertente. L’affluenza record alla sfilata è stata favo-rita dalla presenza, appunto, di miss Italia, lieta di ritornare a casa con uno scettro pre-stigioso che, in ogni caso, non le ha tolto quella freschezza, spontaneità e naturalez-za che sono sempre una marcia in più nei personaggi dello spettacolo. S. eraclio le ha tributato una calorosa manifestazione di affetto e simpatia, certa di aver vissuto una esperienza storica indimenticabile e irripetibile.

“E’ molto più facile essere un eroe che un galantuomo.

Eroe può essere una sola volta, galantuomo si deve

essere sempre”luigi pirandello

(1867-1936) poeta

a Carnevale ogniMasChera vale

“una volta l’anno è lecito impazzi-re”. così dicevano i latini, ma anche se due volte l’anno, va bene lo stes-so. l’essenziale è appunto fare follie, o apparire folle. E’ quanto si prefig-gono i vari carnevali che costellano, con i loro costumi, molte località italiane. l’umbria non fa eccezione. Sono numerose le località che si tin-gono di colori, che si mascherano di “trasgressivo”. E allora sfilate di carri allegorici, spettacoli di danza, cortei di majorette e tante maschere per tra-sformarsi per un giorno in qualcosa di diverso, di irriconoscibile e lontano dalla propria immagine quotidiana. Forse il segreto del carnevale è pro-prio questo: perdere la propria iden-tità, i propri problemi, i propri affan-ni e affrontare la quotidianità con un altro look. Appunto una maschera. ci provano con successo gli abitanti di S.eraclio, e tante altre località, come todi, Gubbio, San Sisto e pretola, Ba-stia umbra, castiglion del lago e Ac-quasparta, tutte all’insegna del diver-timento per bambini e adulti. Questi ultimi, forse, per dimenticare.

Page 14: caffè report febbraio

R PORTR PORTCaffCaff ePagina 14 parola al terrItorIo

Da oltre quaranta anni la sinistra mal governa la Regione umbria, dimen-

ticandosi spesso dei territori periferici e geograficamente disagiati come Gubbio. per troppi anni i governi a guida comu-nista hanno frenato lo svilup-po complessivo del territorio, ottenendo esclusivamente la crescita a dismisura di forme di governo clientelari che non hanno saputo interpretare le istanze della collettività ed in modo particolare, non hanno creato opportunità per le gio-vani generazioni. Da quando Gubbio è amministrata da una maggioranza composta da Ri-fondazione, Verdi e Insieme per Gubbio, la città risulta sempre più isolata e penaliz-zata. I metodi sono sempre gli stessi e tendono all’occu-pazione del potere per se stessi e i pro-pri seguaci, meglio se tesserati, se non al partito, almeno al sindacato. problemi, insuccessi, ritardi, polemiche a non fini-re, disprezzo del ruolo delle istituzioni,

da gubbio per CaMbiare l’aMMinisTrazione

anche religiose. Questo è l’andazzo che contraddistingue la maggioranza di sini-stra. non risolvere i problemi della città, non rispondere ai cittadini e imposses-sarsi solo di associazioni e clientele, ci

sembra un sano disfattismo condito da demagogia e populismo. le nostre propo-ste a beneficio della collettività cittadina (vedi istituzione di una sezione del liceo scientifico) non vengono nemmeno prese

per onestà intellettuale è giusto eviden-ziare che l’inquinamento atmosferico

dipende da numerose variabili. per questo non si può evitare di sottolineare l’appros-simazione con cui è stata gestita questa questione. era dicembre del 2009 quando a Foligno ci fu la prima avvisaglia di in-quinamento. oltre un anno e mezzo fa i

Misure insuffiCienTi ConTro l’inQuinaMenTo a foligno

in considerazione. prevale la logica del partito chiuso, autoreferenziale e nume-ricamente autosufficiente. Altro che sini-stra pluralista. credo che sia giunto il momento di im-pegnarsi per la vita amministrativa con indirizzi concreti, con trasparenti metodi e tempi certi di realizzazione, che siano soggetti, giorno dopo giorno, alla verifica e al controllo dei cittadini. cadute le con-trapposizioni ideologiche, la scelta non è

tra la destra e la sinistra, ma tra chi vuole cambiare o meno il volto di Gubbio. Serve un ricambio generazionale che ci aiuti ad affrontare la sfida e a superare la sfiducia della gente nei confronti dell’Am-ministrazione comunale, per le promesse irrealizzate e l’as-setto amministrativo della cit-tà immutabile ormai da troppi anni. c’è necessità di una pas-sione civica, forte e disinteres-sata, che conduca ad operare una discontinuità nel comune di Gubbio, per portarlo al pas-so con l’Italia e con l’europa

unita, che lavora e cresce. Diciamo basta alla peggiore continuità. proviamo ad im-pegnarci per una nuova speranza.

nicola aloia (gubbio)

livelli delle polveri sottili erano sopra la soglia e ci furono i primi problemi con il traffico, ma con l’arrivo dell’anno nuovo e dei mutamenti atmosferici, i superamen-ti delle soglie si azzerano. pertanto, come in ogni cosa che accade nella nostra città, non si sono presi né provvedimenti, né si è pensato a qualche intervento per risolve-re la questione nel futuro. Stavolta la so-luzione “dell’attesa senza intervenire” (in questo l’amministrazione è specializzata) sperando che passi l’anno, appare ardua in quanto i problemi sono iniziati già da qualche giorno e pensare solo di arriva-re alla fine dell’anno è impossibile. Cosi l’amministrazione è costretta a correre ai ripari e lo fa nel modo con cui finora si è contraddistinta: improvvisando qual-che fantasiosa soluzione, fatta in maniera approssimativa, senza una minima pro-

grammazione. Risultato: una gran con-fusione per tutti i cittadini che non sono stati adeguatamente informati, non sanno dove possono circolare e con che tipo di mezzi, senza una minima segnaletica che faccia comprendere il comportamento da tenere. oggi si tenta di risolvere il proble-ma con delle disposizioni di limitazione al traffico e al riscaldamento quantomeno approssimative e che non servono prati-camente a nulla. tra un po’ per sopperire alla mancanza di una minima program-mazione ogni cittadino farà così: la mat-tina si sveglia e va su internet per control-lare l’inquinamento atmosferico e quindi a quel punto decide in che modo va al la-voro, poi spera che nel frattempo in quella zona non siano iniziate le pavimentazioni altrimenti troverà la strada chiusa.

riccardo Meloni (foligno)

Page 15: caffè report febbraio

Pagina 15R PORTR PORTCaffCaff e parola al terrItorIo

la nostra azienda, la RcG Rossi co-struzioni Generali S.r.l., con sede vi-

cino Perugia, nasce 32 anni fa e si occu-pa di carpenteria meccanica per usi civili e industriali. Il gruppo si avvale di circa 40 dipendenti. Siamo la prima azienda italiana ad aver costruito una torre di lan-cio per vettori (Vega). e siamo anche le-ader nella fabbricazione e montaggio di macchinari per la lavorazione dei rifiuti. tra i nostri clienti si possono annoverare la Sorain cecchini tecno, Gesenu di pe-rugia, l’enel di Roma, colacem, tenova, paul Wurt, cementerie Barbetti, Rhein metall, Selex e thyssenkrupp. Fortu-natamente, della crisi del 2008 e 2009 non ne abbiamo risentito molto. ma nel 2010 la Rcg ha registrato un’inversione di tendenza. Dal novembre scorso abbia-mo infatti registrato un calo del 25-30% sul fatturato. malgrado questa, la RcG, ha sposato la linea di non licenziare i propri dipendenti, non usufruendo così degli ammortizzatori sociali. per noi è

riduzione del faTTuraTo, Ma senza liCenziaMenTi

stata una scelta dura, un sacrificio, ma abbiamo voluto pensare alle famiglie dei lavoratori. un altro grande proble-ma che ha caratterizzato questo periodo è quello dei pagamenti, passati da 60 a 120/150 giorni. e questo ovviamente si è riversato sul nostro pagamento del tasso di interesse alle banche, che è cre-sciuto in modo esponenziale, facendo perdere all’azienda una cifra consistente di denaro. così, per far fronte a questa situazione di forte disagio, ci siamo rim-boccati le maniche, cercando di ideare nuove strategie. oggi la RcG sta cer-cando di entrare in mercati europei con l’aiuto di società che creano e gestisco-no rapporti commerciali esteri. Inoltre la RcG, in collaborazione con altre realtà nazionali, sta creando un consorzio con sede a Roma, puntando sull’aumento di sinergie, potenzialità e tecnologie. Al fine di creare una rete strutturata a livello nazionale, ma allo stesso tempo differenziata. la parola chiave per noi è diventata unirsi, aggregarsi ad altri per migliorarsi ed essere competitivi con i colossi esteri. In tutto ciò, devo riscon-trare che le amministrazioni locali non hanno fatto alcunché per cercare di fron-teggiare le problematiche connesse con questo crack economico. non c’è stato nessun contributo da parte loro verso le nostre piccole realtà. Almeno potrebbero sistemare le strade tutte rovinate intorno alle aziende, visto che il trasporto su ro-taia è poco efficiente.

luca rossi (perugia)

CiTTadinanzaTTiva inaugura

la sua sedeAlla presenza dei vertici regionali, del presidente paolo Baronti e della segretaria Anna Rita cosso, è stata inaugurata la sede di cittadinanzAtti-va a città di castello. la necessità di aprire la sede nel comune più impor-tante dell’Alta umbria era avvertita da tempo, anche per consentire ai cit-tadini di avvalersi di tale associazione per dialogare con le istituzioni sulle problematiche che tutti i giorni vivo-no nei più svariati campi della vita civile. ottimamente rappresentata nel settore della sanità con la sezione “tribunale diritti del malato”, citta-dinanzAttiva si propone l’ambizioso traguardo di portare all’interno delle istituzioni preposte i disagi che i cit-tadini incontrano nella loro vita quoti-diana e che potrebbero essere superati con il dialogo e proposte concrete per il loro superamento. I temi di intervento dell’ associazio-ne spaziano dall’ ambiente alla ormai improcrastinabile riqualificazione del centro storico, dai trasporti alla scuo-la e alla gestione delle aziende muni-cipalizzate.

giancarlo Minelli (Città di Castello)

Lo statalismo non risolve mai i problemi economici e per di più impoverisce le risorse nazionali, complica le attività individuali, non solo nella vita materiale e

degli affari, ma anche nella vita dello spirito”

luigi sturzo (1871-1959) politologo

Page 16: caffè report febbraio

R PORTR PORTCaffCaff ePagina 16

R PORTR PORTCaffCaff eDirettore Responsabile: Mario Timio

Editore: Maria rosiRegistrazione: Tribunale di perugia, n. 61 del 15/12/2010

Tipografia: ella perugiaSede: via birago, 10/a, 06121 perugia

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BRI

A

Dopo aver studiato all’Istituto euro-peo del design a milano, indirizzo

progettazione industriale, Sandro Gon-nella, nativo di perugia, fa uno stage per un anno presso la marcolin a treviso. Qui comincia a disegnare occhiali. li produce per la mont Blanc e per costu-

me national. poi lavora per un’azienda in toscana, dove lancia una linea donna che viene presentata nel 2001 alla mo-stra internazionale di ottica, optometria e oftalmologia (mido) a milano. torna quindi a perugia, dove compra un mac-chinario per la produzione di occhiali. nel 2006 apre nel centro storico di pe-rugia un negozio chiamato ozona, che poi non è altro che il brand degli occhiali che egli stesso produce. nel 2009 pre-senta dei pezzi unici insieme a oliviero toscani presso l’ottico Aspesi di mila-no. ormai il suo cammino costellato di successi è inarrestabile. Risulta vincitore del concorso per nuovi talenti organizza-to nell’ambito di pitti uomo 2010, deno-minato “Who is on next”. nel gennaio

gli oCChiali ozona proieTTaTi verso l’esTero

la scuola di formazione politicaapre i battenti con il primo Semi-nario di studi sul tema “il bene comune per i cattolici” che si svolge l’11 marzo 2011 alle ore 16.00 ad Assisi presso la Sala del-la conciliazione del palazzo co-munale. la lezione sarà tenuta dal prof. pierluigi Grasselli, ordinario di economia politica all’universi-tà di perugia. Introduce i lavori il sindaco di Assisi claudio Ricci e modera il prof. mario timio, pre-sidente dell’Associazione medici cattolici di perugia. Il corso è rivolto a coloro che sono già impegnati in politica e a chi in-tende entrarvi per arricchirsi delle categorie esperienziali dell’inse-gnamento sociale della chiesa e del pensiero politico di luigi Stur-zo. per ulteriori informazioni ed even-tuali adesioni, rivolgersi all’indi-rizzo mail: [email protected]

2011 partecipa al concorso Alta moda Roma come designer emergente, espo-nendo un pezzo unico in legno pregia-to e argento su acetato. la sua passione per gli occhiali comincia ad espletarsi durante il suo periodo di stage presso la marcolin. una passione che segue il suo

destino. Infatti Sandro, sin dalla giovane età, ha sempre amato gli occhiali che collezionava con cura e ricercava con forte inte-resse. oggi, la sua distri-buzione, oltre a perugia, si concentra a milano, Roma, Forte dei marmi e Asti. All’estero è presen-te a new York e a tirana. nel frattempo sta aprendo

un canale anche in Giappone e londra. entro il 2012 prevede di espandersi a

artI e MestIerI

parigi e Berlino. per ora il suo obiettivo è quello di specializzarsi sull’ “occhiale sartoriale”, vale a dire un occhiale fatto su esplicita richiesta del compratore. In realtà già dal 2006 produce questo tipo di occhiali. Attualmente le linee che di-segna e produce sono tre: pronto ven-dita, pezzi unici e occhiali su misura. I prodotti ozona sono rivolti a una fa-scia medio-alta di acquirenti, vale a dire a persone che ricercano un prodotto di qualità, originale e innovativo.


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