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7/25/2019 Dal Libro Al Libretto. Tre Drammi Musica
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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI TORINODOTTORATO IN CULTURE CLASSICHE E MODERNE XXVI CICLO
Dal Libro al libretto
Tre drammi musicali biblici del primo Seicento
Tesi di dottorato di
Simona Santacroce
ANNO ACCADEMICO 2012/2013
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vivendo, immo moriendo et damnando fit theologus,non intelligendo, legendo aut speculando
Le professoresse Maria Luisa Doglio, Clara Leri e Luisella Giachino mi sono state di guida e sproneprima e durante la stesura di questa tesi. I professori Germano Galvagno e Francesco Saverio Venutomi hanno permesso di arricchire le parti teologiche e bibliche.Tutti e ciascuno di loro ringrazio dellaiuto.
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Sommario
Abbreviazioni dei libri biblici .................................................................................... 6
Introduzione Cantate Domino canticum novum........................................................ 7
1. Un Olimpo cristiano:Il sacrifitio dIsac di Scipione Agnelli .............................. 14
1. I fiori di Gerusalemme nei giardini delle muse: un nuovo spettacolo per il
duca ................................................................................................................... 14
2. Buon oratore e poeta, miglior teologo e perfetto storico............................ 17
3. Il silenzio sulla rappresentazione.................................................................... 20
4. Abramo, Isacco (e Sara): un modello di fede................................................. 22
5. Laltare della fede sulla cima del Monte......................................................... 23
6. Bianca mia veste ....................................................................................... 27
7. Da Maddalena ad Abramo .............................................................................. 29
8. O padre glorioso, o figlio avventuroso!...................................................... 33
9. Spettatori di un gran miracolo ........................................................................ 41
10. Sacra rappresentazione in musica................................................................ 45
11. Beato chi non vede e non vedendo crede!................................................. 52
12. Il confronto con due grandi modelli: Rinuccini e Striggio........................... 55
13. Tragicomico cristiano................................................................................... 60
2. Verso la commedia sacra in musica:La celeste guida di Jacopo Cicognini ........ 64
1. La Scala per le Altezze .................................................................................... 64
2. Un comico non professionista ......................................................................... 66
3. La trama della Celeste guida .......................................................................... 68
4. Spettacoli alla Compagnia della Scala ........................................................... 70
5. Il modesto diletto di una farsa abbellita: La benedittione di Jacob ................ 72
6. Opera di un poeta geniale, commedia fine e amabile................................. 79
7. A Iobbe, oltre a tutte le perdite e alla lebbra, gli fu data la [] moglie
fantastica e ritrosa .......................................................................................... 81
8. Maghi ipocriti e sciocchi alchimisti ................................................................ 86
9. N da me sono stati mai introdotti in alcuna favola duoi imenei conclusi. 93
10. Con suavissima voce ..................................................................................... 98
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11. Lincontro tra sacro e profano.................................................................... 104
3. Pregar cantando:Il gigantedi Leone Santi ........................................................ 106
1. Il primo dramma gesuitico in volgare........................................................... 106
2. Fu questuomo riputato per uno depi dotti........................................... 108
3. Il David musicusdi Alessandro Donati: un illustre precedente sconosciuto113
4. Le feste per la canonizzazione: dal tragico al tragicomico musicale?......... 115
5. Un dramma musicale nato quasi per caso .................................................... 123
6. Giordan [], non senza tua gloria futura vittoria: un nuovo tipo di
prologo ............................................................................................................ 126
7. Uninvenzione poetica nella quale va intrecciata la verit della Sacra
Istoria ............................................................................................................ 132
8. Gelosia lo tormenta, invidia e frode: Teagene cortigiano ambizioso....... 136
9. Il coraggio di Ionata ..................................................................................... 139
10. Il sole tra le nubi: per una teologia del Dio gi e non ancora rivelato...... 147
11. Fida coppia di amici gran tesoro............................................................. 150
12. Furie e demoni ............................................................................................ 153
13. Le furie di Saul egro e dolente................................................................ 156
14. Sommo cantor del sommo duce: David musico e guaritore........................ 164
15. Un finale aperto alla tragedia.................................................................... 171
16. Se il soggetto della tragedia possa anche ritrarsi dalla Sacra Scrittura173
17. Metri irregolari, metri disdicevoli.............................................................. 184
18. Per unaria di dolore atroce: Leone Santi nel Corago........................... 189
Bibliografia ............................................................................................................ 194
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Abbreviazioni dei libri biblici
AbdAbdia
ActAtti degli Apostoli
AggAggeo
AmAmos
BarBaruc
1-2 ChrCronache
ColLettera ai Colossesi
1-2 CorLettere ai Corinzi
CtCantico dei Cantici
DanDaniele
DtDeuteronomio
EcclEcclesiaste
EphLettera agli Efesini
EsdEsdra
EstEsterExEsodo
EzEzechiele
GalLettera ai Galati
GenGenesi
HabAbacuc
HbrLettera agli Ebrei
IacLettera di Giacomo
IdcGiudici
IdtGiuditta
IerGeremia
IoGiovanni
1-3 IoLettere di Giovanni
IobGiobbe
Ioel Gioele
IonGiona
IosGiosu
IsIsaia
IudLettera di Giuda
LamLamentazioni
LcLuca
LevLevitico1-2 MacMaccabei
MalMalachia
McMarco
MichMichea
MtMatteo
NahNahum
NehNeemia
NumNumeri
OsOsea
PhilLettera ai Filippesi
PhmLettera a Filemone
PrProverbi
PsSalmi
1-2 Ptr Lettere di Pietro
1-2 RegLibri dei Re
RomLettera ai Romani
RuRut
1-2 SamLibri di Samuele
SapSapienza
SirSiracide
SophSofonia1-2 ThLettere ai
Tessalonicesi
1-2 Tim Lettere a Timoteo
TitLettera a Tito
TobTobia
ZacZaccaria
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Introduzione
Cantate Domino canticum novum
Parnaso no, ma Paradiso i fiori
verser neteatri a mani piene.
[...]
Cos dItalia in bando, o sacro, o pio
Signor, tu scacci Apollo, e gi si fanno
i teatri dAmor cieli di Dio.
Con queste parole solenni nel 1622 il vescovo mantovano Scipione Agnelli dedica
al duca Ferdinando Gonzaga Il sacrifitio dIsac, poesia sacra [] in musica,che,
nelle intenzioni dellautore, avrebbe dovuto inaugurare il nuovo genere del
melodramma di argomento sacro e, soprattutto, segnare la fine del teatro musicale
di argomento pastorale e mitologico, basato esclusivamente sulle storie impudiche
delle divinit pagane. Il progetto di Agnelli probabilmente cadde nel vuoto, forse
perch nessun compositore si rese disponibile a musicare il dramma, e Il sacrifitio
dIsac non venne mai messo in scena. Negli stessi anni, per, almeno un altro
autore tentava la stessa impresa: gi nel 1621 Andrea Salvadori aveva pronta la
Regina SantOrsola, ma anche in questo caso i tentativi di rappresentazione
fallirono fino a che, nel 1624, lopera, con musiche di Marco da Gagliano, venne
finalmente recitata a Firenze. Ormai la strada era aperta e, solo due anni dopo, il
sodalizio Salvadori-Gagliano produrr unaltra opera di argomento sacro, questavolta per ispirata alle vicende bibliche, la Giuditta. In poco meno di ventanni il
teatro sacro per musica diventer uno dei generi pi coltivati, approvato anche dal
teorico Giovan Battista Doni, di solito piuttosto diffidente nei confronti di drammi
interamente cantati. Nel capitolo dedicato A quali specie di azioni dramatiche
convenga pi o meno la melodia dellaLyra Barberina,Doniafferma che solo due
generi si adattano bene alla musica rappresentativa: la tragicommedia pastorale e
quella spirituale; questultima poi ha, secondo Doni, gi raggiunto un grado dielaborazione cos alto da vantare un raffinatissimo modello da imitare, il
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SantAlessio di Giulio Rospigliosi. Con il papa comico, e, pi in generale, con la
produzione operistica romana degli anni 30-40, il dramma sacro per musica tocca
infatti il suo apice e diventa una delle espressioni pi importanti della
drammaturgia barocca.
Questo lavoro intende indagare il periodo che intercorre tra i primi tentativi di
dramma per musica e la trionfale stagione rospigliosiana.
Nonostante linizio difficile, il dramma musicale sacro diventa presto uno dei
generi pi coltivati del teatro secentesco. A ben vedere, a parte limportante
eccezione di Federico Della Valle, nel primo Seicento il teatro sacro presente
quasi esclusivamente nella forma cantata: non va infatti dimenticato che, in questi
stessi anni, la storia sacra, e in particolare quella biblica, portata sulla scena anche
dalloratorio. In questa sede ho per deciso di limitarmi a testi pi spiccatamente
melodrammatici, che per la complessit delle trame e degli adattamenti scenici
potevano essere pi fruttuosi per uno studio storico-letterario. Il melodramma sacro
secentesco da sempre guardato con interesse da storici della musica e del teatro,
mentre sono ancora pochi gli studi che si soffermano principalmente su una precisa
analisi dei libretti e del loro rapporto con la fonte, scritturale o agiografica, e con il
contesto politico e culturale.
La necessit di un maggiore approfondimento del panorama teatrale sacro tra gli
anni 20 e 40 mi era parsa evidente gi durante la stesura della tesi magistrale,
dedicata alla produzione profana di Rospigliosi, e di lavori successivi sullo stesso
tema. Pi in particolare, mentre negli ultimi anni linteresse critico per i drammi
allegorico-moraleggianti o costruiti sul racconto delle vite dei santi ha conosciuto
un risveglio, i miei studi precedenti hanno appurato che il filone biblico del
melodramma sacro continua a restare pressoch ignorato, a parte il caso dellaGiuditta salvadoriana. Si tratta effettivamente del filone meno coltivato dai
librettisti secenteschi, tanto che a met secolo scompare quasi del tutto. Rispetto
alle trame agiografiche, adattare alla scena gli episodi biblici poteva apparire meno
stimolante e pi problematico: le leggendarie vite dei santi offrivano spunti per
storie con molti personaggi, di sapore romanzesco, che data lincertezza delle fonti
potevano facilmente venire mutate, ampliate o ridotte per la mise en scne. Gli
episodi della Bibbia invece, oltre che presentare intrecci meno avventurosi,ponevano il grande problema di come e se fosse possibile teatralizzare il Testo
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Sacro in piena epoca post-tridentina, e dunque modificarlo con aggiunte e
variazioni per costruire un testo che rispettasse le unit aristoteliche e le
convenzioni del dramma per musica (che, in quegli anni, veniva spesso identificato
con il dramma pastorale). Si trattava dunque di compiere unoperazione complessa
e potenzialmente rischiosa, che scoraggiava pi di un autore: basti pensare che
nella tragedia Gionata Tortoletti non solo afferma di aver tratto la trama dal Sesto
Libro dellAntichit di Giuseppe Ebreo, e quindi non dalla Bibbia, ma si premura
di specificare che lo stesso argomento anche compendiosamente descritto ne
Sacri Libri de Re, si protesta per e dichiara lautore che non intende di
contravenire alla mente di Santa Chiesa con averlo ridotto in forma tragica e
introdottivi sacerdoti, capitani, messi, cori e altri simili personaggi.1
Nel teatro musicale biblico il rapporto con la fonte appare quindi particolarmente
complesso e il passaggio dalla narrazione del Libro al libretto non pu prescindere
da una particolare concezione teologica ed esegetica della Bibbia. La lettura di
questi testi permette allora di indagare il rapporto tra letteratura e letture della
Bibbia all'indomani delle prime applicazioni dei decreti tridentini, in un periodo per
il quale il rapporto Scrittura-cultura ancora oggetto oggi di ampio dibattito. La
presunta scomparsa della Bibbia dall'immaginario culturale della cattolicit europea
e italiana cui si sarebbe assistito nel Seicento stata infatti recentemente messa in
questione, una volta constatata la cospicua presenza di filoni letterari, teatrali e
musicali di chiara ispirazione scritturale. Non da ultimo, questi drammi sono
interessanti anche per quanto concerne la critica biblica, che negli ultimi anni
sempre pi guarda con attenzione alla Wirkungsgeschichtedel Grande Codice.
Per esplicitare in maniera precisa limportanza del filone biblico nello sviluppo del
genere melodrammatico sacro e melodrammatico tout court ho scelto di analizzare
in maniera dettagliata tre drammi che nellarco di circa tre lustri testimoniano tredifferenti modalit di pensare e realizzare il difficile connubio tra Bibbia, teatro e
musica: Il sacrifitio dIsacdi Scipione Agnelli, esperimento mantovano di teatro
sacro per musica;La celeste guida di Jacopo Cicognini, che, nella stessa Firenze di
Salvadori, propone un teatro biblico solo parzialmente musicato, pur se con le
partiture di Giovan Battista da Gagliano e Jacopo Peri, e pi vicino ai moduli della
1 BARTOLOMEO TORTOLETTI, Gionata []. Al serenissimo [] Signor Principe MaurizioCardinale di Savoia, in Macerata, Appresso Pietro Salvioni, 1624, pp. 9 e 14.
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commedia che al tragicomico; e infine un grande dramma gesuitico, il primo in
lingua volgare, Il gigante (poi ripubblicato come Il David) di Leone Santi, che si
colloca nei primi anni della grande stagione operistica barberiniana. Con Santi il
dramma musicale biblico conosce il suo pi alto grado di sviluppo in virt di un
innovativo e coraggioso sperimentalismo drammaturgico, teologico e anche
metrico-musicale. Come si nota, tutti questi drammi sono incentrati su storie
dellAntico Testamento: tralasciando il genere delle sacre rappresentazioni, nel
Seicento forse solo Andreini avr il coraggio, nella Maddalena, di mettere tra i
protagonisti di un dramma regolare Ges, che pure non compare mai in scena.
Tuttavia, specialmente nel Sacrifitio dIsac e nel Gigante, la trama sempre
strutturata secondo uninterpretazione tipologico-cristologica.
Il lavoro quindi organizzato come segue.
Il primo capitolo analizzaIl sacrifitio dIsac, un precoce tentativo di dramma sacro
interamente per musica, scritto con il chiaro scopo di rivoluzionare il genere su
istanza del duca Ferdinando Gonzaga. Fino ad ora nessuno studio mai stato
dedicato a questopera, che viene cursoriamente menzionata soltanto in un paio di
lavori che ne ipotizzavano la rappresentazione in occasione delle nozze di Eleonora
Gonzaga con Ferdinando II dAsburgo. Data la scarsit della bibliografia, ho
effettuato ricerche presso lArchivio di Stato mantovano sulla base delle quali
propongo che il dramma non sia mai stato messo in scena; a conferma di ci, va
detto che la metrica del libretto risulta del tutto monotona e quindi difficilmente
musicabile, e gi in passato le opere di Agnelli erano state rifiutate da compositori.
Tuttavia Il sacrifitio dIsac presenta aspetti notevoli anche di l dalla precocit
della sua proposta: probabilmente ispirato anche dalla Maddalena dellAndreini,Agnelli produce una completa cristianizzazione delle convenzioni teatrali. Allo
stesso modo, anche attraverso luso di elementi scenografici Agnelli intendeva
rileggere in chiave sacra limpresistica gonzaghesca e dunque limmagine stessa
della casata. Dalla mia lettura lintero dramma emerge come trasfigurazione
cristiana dellemblema pi rappresentativo dei Gonzaga, laltare della Fides, non
pi posto sulla cima dellOlimpo ma sul monte Moria per segnare il passaggio da
una civilefidesdi stampo paganeggiante a una vera fede religiosa. Anche alla lucedi ci ho quindi letto il rapporto con le fonti, come appare per esempio nella scena
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dello struggente monologo di Abramo, in cui il patriarca, diviso tra due sentimenti
contrapposti, lamore umano verso il figlio e lamore e lobbedienza a Dio. Il
modello certamente il topos melodrammatico per eccellenza del lamento
dellinnamorato diviso tra amore e onore, ma nel cristianizzarlo tramite la figura di
Abramo Agnelli riprende e teatralizza anche attraverso la mediazione del Belcari
lo scontro interiore cos come descritto da Origene nelle Omelie sulla Genesi.
Il secondo capitolo della tesi esamina la commedia, in prosa ma con ampie parti
musicali, La celeste guidadi Jacopo Cicognini, rappresentata nel 1623 a Firenze
dai membri della Compagnia dellArcangelo Raffaello. La strada dello spettacolo
musicale sacro era gi stata battuta da Cicognini, che nel 1614 aveva tentato di
scrivere un dramma interamente musicato, Il martirio di SantAgata, senza per
riuscirvi. Forse proprio il fallimento di quella esperienza porta Cicognini a provare,
con una commedia solo parzialmente cantata, una strada pi tradizionale;
nonostante ci, nelleconomia dello spettacolo la musica e le coreografie risultano
tuttaltro che accessorie e La celeste guida considerata dagli studiosi una tappa
importante nello sviluppo del genere. Ho quindi analizzato le scene che
prevedevano parti cantate, concentrate soprattutto a fine dramma.
Oltre che per laspetto musicale la commedia mi parsa degna dattenzione
soprattutto per il soggetto: negli anni 20 del Seicento un dramma sul Libro di
Tobianon era semplicemente un omaggio al patrono della Compagnia, ma segno di
una precisa politica religiosa di chiaro stampo antiprotestante. In effetti, tra i
drammi presi in esameLa celeste guida quello su cui il contesto politico ha avuto
pi influenze. Per dimostrare la completa adesione di Cicognini al programma di
propaganda culturale promosso dalla reggente Maria Maddalena dAustria, che
amava presentarsi come paladina della vera fede, ho confrontato il dramma conunopera sullo stesso soggetto, rappresentato a Firenze a fine Cinquecento e oggi
quasi del tutto sconosciuta, Il Tobiadi Giovan Maria Cecchi, uno degli autori pi
influenti sulla produzione religiosa di Cicognini. Le differenze pi rilevanti tra i
due testi si ritrovano sul piano della comicit: dopo aver spiegato come Il Tobia
cecchiano sviluppi la misoginia gi presente nella fonte biblica (soprattutto nella
versione girolamiana), ho ipotizzato che Cicognini si fosse volontariamente
allontanato da questo modello, ormai incompatibile con il nuovo contesto culturalee politico, dominato da una donna, e che abbia quindi costruito una trama al tempo
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stesso sacra e comica partendo dallopposizione tra efficacia della preghiera e
inutilit della magia. La satira sui maghi stolti e imbroglioni della Celeste guida
non solo, a mio parere, semplice ripresa di un toposrinascimentale, ma sviluppa
uno dei messaggi pi forti del Libro di Tobia, che gi secondo lesegesi secentesca
sminuisce la presunta potenza di filtri e incantesimi alla luce della felicit che solo
una fede sinceramente vissuta pu dare.
Il gigantedel gesuita Leone Santi, cui dedicato il terzo capitolo del mio lavoro,
stato il libretto che ha richiesto maggior impegno e che ha dato i risultati pi
soddisfacenti e inaspettati. Rappresentato a Roma dagli alunni del Collegio
romano, venne pubblicato una prima volta nel 1632 e fu poi riedito, col titolo Il
David, nel 1637. Bench si tratti di unopera piuttosto famosa in quanto primo
dramma gesuitico in volgare,Il gigante sempre stato letto in maniera superficiale
e nessuno studio ha saputo coglierne appieno la ricchezza drammatica, teologica e
stilistica.
Dopo aver tratteggiato una breve panoramica della drammaturgia musicale e
tragicomica gesuitica della Roma del primo Seicento mi sono concentrata
sullanalisi del testo a partire dal prologo, il primo in cui compaiono molti
personaggi che dialogano tra loro. Linvenzione del prologo drammatico con pi
protagonisti, che sar sviluppata dalla produzione melodrammatica successiva, era
stata finora attribuita a Giulio Rospigliosi, che lavrebbe sperimentata la prima
volta nellErminia sul Giordano.In realt il mio studio vuole dimostrare che egli
non fece altro che riprendere, con lievi adattamenti, il prologo del Gigante.
Ho dedicato molta attenzione alle scene pi musicali, soprattutto a quella
dellesorcismo cantato di Saul, e a quelle in cui sono inseriti personaggi ed episodi,
anche non secondari, non presenti nella fonte biblica. A questo proposito acquistagrande rilievo la prefazione dellopera, presente nella prima edizione e riproposta
con numerose integrazioni nella seconda con il titolo Discorso del poetar
drammatico sopra glargomenti presi da Sacra Scrittura. A mio parere questo
ampliamento nasce in risposta alle argomentazioni sullimpossibilit
dellinvenzione poetica nei drammi di argomento biblico esposte nella celebre
Rinovazione dellantica tragedia di Tarquinio Galluzzi, il quale aveva sicuramente
presente lopera di Santi. La libert dellinventiodrammaturgica, difesa sulla basedella Tradizione patristica ed esegetica, sostenuta a partire da una precisa visione
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teologica della Scrittura e della sua inerranza, che per Santi solo soteriologica e
del tutto insostenibile sul piano della verit storiografica.
Un altro aspetto del tutto eccezionale, e che merita approfondimenti futuri, quello
metrico. Il dramma musicale si ormai aperto a nuove trame e il consueto
repertorio metrico, pensato per esprimere affetti legati allamore, viene ormai
vissuto come insufficiente. Perci i trattatisti suggeriscono di sperimentare metri
insoliti, anche inediti. Santi allora, per esprimere ritmicamente sentimenti di dolore
e follia, inventa una metrica cacofonica, con versi che possono arrivare anche a
quattordici piedi. Pur se nessuno oser poi ricalcare le sue orme, questo coraggio
sar accolto con entusiasmo dalla critica coeva e soprattutto dall anonimo Corago:
tra gli esempi metrici, fino ad ora mai identificati dagli studiosi, che questo trattato
cita come modello per i futuri librettisti ho infatti riconosciuto i versi pronunciati
nel Gigante da Saul e dal coro. Questa scoperta potrebbe portare dunque a
collocare in ambiente romano la misteriosa figura dellautore del Corago.
Pochi saranno gli autori che accoglieranno la lezione di Santi e che tenteranno la
strada del dramma musicale biblico. Tra gli anni 30 e 40 solo alcuni padri gesuiti
seguiranno le sue orme, talvolta con discreto successo. il caso del Sacrificio di
Abramodi Paolo Belli, che dopo alcune fortunate rappresentazioni in Sicilia nel 48
pubblicher il libretto a Roma dietro lo pseudonimo Lelio Palumbo. Ma si tratta di
un ultimo e isolato epigono di un genere ormai in estinzione. Prevarr in quegli
anni una concezione sempre pi rigida del primato magisteriale sullinterpretazione
delle Scritture, e gli autori tendenzialmente preferiranno non azzardare trame
compromettenti: non un caso che in questo medesimo periodo anche il romanzo
biblico si estingua. Di certo un dramma biblico comportava margini di libert
inventiva pi ristretti e quindi di sicuro inadatti ad accogliere le innovazionisuccessive, soprattutto quelle che operer il geniale sperimentalismo di Giulio
Rospigliosi. La sua imponente figura segner infatti il trionfo del melodramma
sacro, ormai completamente identificabile con quello agiografico e, al tempo
stesso, la scomparsa di quello biblico, che dovr aspettare decenni prima di
rinascere in nuove forme.
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1. Un Olimpo cristiano:
I l sacri fi tio dI sac di Scipione Agnelli
1. I fiori di Gerusalemme nei giardini delle muse: un nuovo spettacolo per il duca
Questa, Prencipe Serenissimo, la sacra poesia che Vostra Altezza mi
command. Sogliono tutti i fiumi ritornar al mare dal quale derivano, e
questoperetta ritorna umilmente a Lei, poich da Lei ebbe la propria origine,
essendo a guisa duna tromba che riconosce tutto lo spirito da Vostra Altezza,
oppure a guisa dun edifizio che riconosce tutta la sua gloria dal valore
dellarchitetto.2
Nel 1622 Scipione Agnellipubblica a Mantova Il sacrifitio dIsac,precocissimo
esperimento di poesia sacra rappresentata in musica. Dopo il grosso fallimento
delle Nozze di Peleo e Teti, intermedio per la comedia grande scritto per le
nozze del duca Ferdinando con Caterina de Medici, mai rappresentato a causadelle aspre critiche di Monteverdi,3Agnelli ha finalmente loccasione di rinvigorire
2 IL SACRIFITIO | DISAC, | POESIA SACRA: | RAPPRESENTATA | in Musica lAnno M.
DC. XXII.|[marca] | IN MANTOVA. | Appresso Aurelio, & Lodovico Osanna fratelli Stampa- | tori
Ducali.|(dora in poi Il sacrifitio),p. n. n. Per la trascrizione dei testi antichi ho seguito i seguenti
criteri: ho sciolto le abbreviazioni; ho modernizzato luso degli apostrofi e degli accenti, la
punteggiatura e luso delle maiuscole; ho eliminato la h etimologica o pseudoetimoligica; ho distinto
u da v; ho reso -ti e -ttipiu vocale con -zi e -zzi; ho unito le preposizioni articolate; ho unito le parole
purch non in presenza di raddoppiamento sintattico (esempio: in vano in invano); ho conservato
doppie e scempie.
3 Cfr. PAOLO FABBRI, Monteverdi, Torino, EDT, 1985, p. 209. Come noto, in una celebre
lettera indirizzata a Alessandro Striggio, Monteverdi, rifiutando di comporre le musiche per Le
nozze di Teti e Peleo, [] afferma principi basilari per la futura opera musicale: lesigenza di
unorchestra per esprimere tutte le gamme sentimentali, il rifiuto di vocalizzare entit astratte e non
umane [...], la essenzialit di un libretto capace di muovere gli affetti per il suo contenuto e la sua
carica drammatica: FRANCA ANGELINI, Il teatro barocco, Roma-Bari, Laterza, 1975, p. 57. La
lettera integralmente riportata in FABBRI, Monteverdi, cit., pp. 206-207, ove si sottolinealimportanza di questo documento per penetrare nellofficina monteverdiana, con la sua poetica
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la sua fama di librettista con una novit eccezionale: il connubio fra teatro sacro e
recitar cantando.
Stando alla lettera dedicatoria,Il sacrifitio dIsac nasce in risposta a un progetto del
duca Ferdinando, intenzionato a cristianizzare le scene:
Fra lalte infinite virt di Lei non questa la minore, ch ella sappia con
felicissime invenzioni trasportare i cedri del monte Libano fra gli allori di
Parnaso, condurre lacque del Giordano nefonti dIppocrene e transpiantare
i fiori di Gierusalemme negiardini delle Muse. Rallegransi ora le scene, pur
troppo sazie di favole vane e lascive, desser favorite con sacre poesie
rappresentate in musica.4
della variet e della caratterizzazione, ottenute anche timbricamente, la teoria dellimitazione e il
suo gracile platonismo, la ricerca delle valenze affettuose e dellumanit di un testo o di una
situazione scenica utilizzabili a fini musicali, la necessit di una loro diretta efficacia
drammaturigica; Fabbri ricorda anche che lo stesso Striggio aveva avanzato dubbi sulla
musicabilit del testo dellAgnelli e che, pur se poco convinto dellimpresa, Monteverdi aveva
iniziato a scrivere la partitura; tuttavia, poco dopo gli giunse lordine di sospendere il lavoro: ivi, p.
208-210. Nel corso dei festeggiamenti mantovani per le nozze Gonzaga-Medici venne rappresentata
La Galatea di Gabriello Chiabrera, per cui cfr. CLAUDIA BURATTELLI, Spettacoli di corte a Mantova
tra Cinque e Seicento, Firenze, Le Lettere, 1999, p. 25.
4 Il sacrifitio, p. n. n. La necessit di preferire soggetti sacri a quelli pagani incarnata dal
programma poetico espresso dalla Poesis probis et piis ornata documentis primaevo decori
restituenda di Maffeo Barberini, per cui si vedano almeno ERALDO BELLINI, Umanisti e Lincei.
Letteratura e scienza a Roma nellet di Galileo, Padova, Antenore, 1997, pp. 144-145; MARC
FUMAROLI,Lcole du silence. Le sentiment des images au XVII sicle,Paris, Flammarion, 1994, pp.
101-103 e ID., Le sicle dUrbain VIII, in I Barberini e la cultura europea del Seicento. Atti del
convegno internazionale Palazzo Barberini alle Quattro Fontane, 7-11 dicembre 2004, a cura di
Lorenza Mochi Onori et alii, Roma, De Luca Editori dArte, 2007, pp. 1-14; il capitolo Maffeo
Barberini Urban VIII, the Poet-Pope or: the power of poetic propaganda inPETER RIETBERGER,
Power and religion on Baroque Rome. Barberini Cultural Policies,Leiden-Boston, Brill, 2006, pp.
95-142; GIOVANNI BAFFETTI,Poesia e poetica sacra nel circolo barberiniano, in Rime sacre tra
Cinquecento e Seicento, a cura di Maria Luisa Doglio Carlo Delcorno, Bologna, Il Mulino, 2007;
Baffetti ricorda che tra i testi fondatori della nuova poetica un ruolo eminente veniva assegnato alle
Prolusiones Academicae (1617) del padre Famiano Strada, con il loro risoluto impegno
programmatico di moralizzazione dellarte, ispirato a un ideale estetico che legava indissolubilmente
la sublimit dello stile al decoro e alla nobilit dei soggetti, con lintento esplicito di contrapporre
alleros trasgressivo della lirica profana i temi e gli affetti sacri di una nuova poesia cristiana (pp.187-188).
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Dunque, gi prima della rappresentazione della SantOrsola di Salvadori vi furono,
non solo a Firenze, tentativi di dar vita al teatro per musica di argomento sacro; 5in
particolare a Mantova, nel 1622, oltre a Scipione Agnelli anche Ettore Marliani
manifestava lintenzione di lavorare a unopera in musica di soggetto sacro
(scriveva a un segretario fiorentino: poich non si pu havere l opera di
SantOrsola del Salvadori, io mi risolvo di comporne una et farla fare in
musica al Monteverde, et se non sar la medesima historia sar qualche altra
simile [...]).6
Dopo aver cercato invano di mettere in scena a Mantova la Regina SantOrsola,
che Salvadori aveva gi scritto ma che non era ancora stata rappresentata,7il duca
Ferdinando infatti cerc di incoraggiare i suoi poeti a scrivere un altro libretto
sacro: Agnelli rispose a questa richiesta con unopera religiosa che avrebbe dovuto
rinvigorire il prestigio teatrale della corte mantovana:8
5 Cfr. PAOLO FABBRI, Il secolo cantante. Per una storia del libretto dopera nel Seicento,
Bologna, Il Mulino, 1990, pp. 41-42: fu La regina SantOrsola di Andrea Salvadori ad inaugurare
in musica quel tipo di teatro religioso [...]. Esponendo lArgomento del suo lavoro nelledizione a
stampa della partitura [...] Salvadori vantava la cristianizzazione dello spettacolo in musica,
mettendo finalmente in scena, lasciate le vane favole de Gentili, le vere e sacre azioni dei
cristiani.
6 BURATTELLI, Spettacoli di corte,cit., p. 122.
7 Anche se rappresentata solo nel 24, lopera era stata commissionata al Salvadori gi nel
21 per le nozze di Claudia de Medici con Federigo Ubaldo di Urbino, ma la scomparsa di Cosimo
nel febbraio [...] imped che in aprile, al momento della celebrazione degli imenei, fosse
rappresentata: DANIELA SAR,Andrea Salvadori alla corte medicea,Medioevo e Rinascimento,
XVI / n. s. XIII (2002), p. 282. Un altro tentativo di dramma religioso interamente cantato era stato
fatto, sempre a Firenze, da Jacopo Cicognini con Il Martirio di SantAgata, ma il progetto si
realizzer solo sette anni dopo e la rappresentazione sar solo parzialmente cantata: SAVERIO
FRANCHI,Il melodramma agiografico del Seicento e la S. Agnese di Mario Savioni , inLa musica e
il sacro. Atti dellincontro internazionale di Studi. Perugia, 29 settembre-1 ottobre 1994, a cura di
Biancamaria Brumana Galliano Ciliberti, Firenze, Olschki, 1997, p. 76. Sempre nel 1622 fall il
progetto di rappresentare un altro dramma del Salvadori, Il Medoro, scritto per le nozze di Eleonora
Gonzaga con Ferdinando II dAsburgo: cfr. BURATTELLI, Spettacoli di corte,cit., p. 73 n. 58.8 La povert di risorse di quegli anni aveva drasticamente ridotto gli spettacoli mantovani:
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Per te, Signor, non decaduchi allori
che nutre Pindo alle bellaure amene,
ma delle palme or fioriran le scene
a cui Libano sparge ombre e licori.
Parnaso no, ma Paradiso i fiori
verser neteatri a mani piene.
[...]
Cos dItalia in bando, o sacro, o pio
Signor, tu scacci Apollo, e gi si fanno
i teatri dAmor cieli di Dio.9
2. Buon oratore e poeta, miglior teologo e perfetto storico
Nacque a Mantova nel 1586 dal conte Lepido e da Girolama Pavese.
Educato fin da fanciullo nelle corti di Mantova e del Monferrato, si dedic
ben presto alle lettere, laureandosi inoltre in teologia e in diritto civile
canonico. [...] Dal duca Ferdinando Gonzaga fu proposto ad Urbano VIII per
coprire la sede vescovile di Casale Monferrato, diocesi che resse per lo pi
per mezzo di un vicario dal 24 febbraio 1624.10
Poche sono le fonti storiografiche che si interessano di Scipione Agnelli, autore
noto per lo pi come erudito compilatore di cronache e come politico al soldo di
casa Gonzaga. La sua vita rappresenta un tipico caso di ecclesiastico di corte
dellAntico Regime:11 fedelissimo ai Gonzaga, venne premiato con la fiducia pi
un segno particolarmente evidente dellinvoluzione subita dalla vita teatrale mantovana durante il
ducato di Ferdinando costituito dal tono dimesso delle feste che accolsero Caterina de Medici. I
preparativi [...] furono pesantemente condizionati, in pari misura, da incapacit decisionali e da
gravi difficolt finanziarie, in uno stallo organizzativo ed economico esemplare della situazione
dellintero stato. Il susseguirsi di incertezze e ripensamenti port ad annullare tutti i progetti che
erano stati concepiti nella fase iniziale: BURATTELLI, Spettacoli di corte,cit., p. 24.
9 Il sacrifitio, p.n.n.
10 GIULIANO CAPILUPI, Agnelli, Scipione, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dellEnciclopedia Italiana, 1960, vol. I, s. v.
11 Per questo ruolo rimando soprattutto a FLAVIO RURALE,Introduzione a I religiosi a corte.Teologia, politica e diplomazia in antico regime,Roma, Bulzoni, 1998, pp. 9-50.
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sincera da parte della casa ducale, tanto che fu nominato vescovo di Casale proprio
nel difficile momento a ridosso dello scoppio della Seconda Guerra del Monferrato,
quando questa diocesi necessitava di essere governata da un uomo la cui lealt
verso Mantova fosse assoluta.
La sua abilit politica venne riconosciuta anche da Carlo di Nevers, che negli anni
20 e 30 gli affid importanti ambasciate, tra cui quella in Spagna (1628), per
annunciare larrivo a Mantova del nuovo duca [...] e rendergli favorevole quella
corte, ma con esito negativo; ed in Francia (1638) per la tutela degli interessi
economici connessi ai beni feudali di Carlo II di Nevers.12
Lunico scontro che Agnelli ebbe con la casa ducale avvenne nel 1624 a causa della
spinosa questione del tasso della Cittadella, per la quale Agnelli dovette rivestire il
difficile ruolo di mediatore tra Mantova e la Sede Pontificia. I Gonzaga avevano
tentato di imporre questa tassa anche agli ecclesiastici, sia per non aumentare la gi
eccessiva pressione fiscale sulla popolazione sia soprattutto per evitare abusi,
giacch molti laici, per evitare la tassazione, registravano i propri possedimenti
come propriet di ecclesiastici compiacenti. In un primo momento Agnelli, conscio
di questa situazione, aveva difeso le posizioni dei suoi signori, per venire per
subito redarguito da Roma. Agnelli voleva rendere noto al Pontefice che
molte amministrazioni comunali registravano propriet di laici sotto il nome
[...] di chierici. [...] Lo stesso vescovo ammetteva che questa pratica aveva
finito per rendere insopportabile il peso dei carichi addossati sulle spalle della
popolazione civile [...]. Ma lAgnelli [...] parlava pi da servitore e ministro
dei Gonzaga che da difensore delle prerogative ecclesiastiche. Da Roma [...]
fu risposto che glecclesiastici non erano tenuti al peso o taglia del tasso
della cittadella, del tutto contrario alle disposizioni papali in materia di clero
e fisco statale. Si invitava dunque il vescovo a non tentare pi di mediare tra
le parti (gli ecclesiastici e i ministri ducali) [...] senza far prevalere le ragioni
della diocesi.13
Alla carriera politica Agnelli abbin anche unattivit letteraria piuttosto intensa.
12 CAPILUPI,Agnelli, Scipione, cit.
13 BLYTHE ALICE RAVIOLA,Il Monferrato gonzaghesco. Istituzioni ed lites di un micro-stato(1536-1708), Firenze, Olschki, 2003, pp. 369-370.
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NelleNotizie [...] di circa mille scrittori mantovani [] Carlo dArco cita Agnelli
non solo quale esperto politico, ma soprattutto come buon oratore e poeta, miglior
teologo e perfetto storico.14Questa pluralit di interessi riflessa dai suoi scritti,
tra cui
una sua sestina (sei madrigali) dal titolo Lagrime damante al sepolcro
dellamata, musicata da O. Monteverdi per cinque voci (1610) [che] fu
pubblicata nel 1614. [...]Per volere del duca Vincenzo Gonzaga, nel 1611
pronunzi lorazione funebre per la di lui moglie Eleonora deMedici [].
Tra le sue opere ricordiamo ancora: Vita della Beata Osanna, Mantova
1597 e 1607; De ideis libri tres disceptationum, Venetiis 1611, in cui
difende contro Aristotele la dottrina di Platone intorno alle idee (ristampatacol titolo Disceptationes de ideis in tres libros distributae [...]); numerosi
scritti di carattere religioso, tra cui ilMariale, o sia dellinterna croce della
Madre di Dio,Venetia 1634 (dedicato a Urbano VIII); ilBonifacio, tragedia
sacra, Venetia 1629. Si ricorda infine la ponderosa opera postumaAnnali di
Mantova fino al 1637, Tortona 1675, compiuta e curata dal nipote L. M.
Agnelli, dedicata al duca Ferdinando Carlo Gonzaga.15
Capilupi non citaIl sacrifitio dIsac, lopera di Agnelli pi sfortunata e dimenticatadalla critica, nella quale per lautore riponeva grosse ambizioni. Con il primo
dramma sacro per musica egli non solo cercava di raggiungere un successo che
superasse i confini mantovani, ma con tutta probabilit sperava di contribuire a una
riforma morale della politica culturale mantovana che, a partire dal governo del
duca Vincenzo, era giunta a un degrado per lui insopportabile. Molti anni dopo,
ormai alla fine della vita, negliAnnali di MantovaAgnelli cos ricorder il contesto
morale e culturale dei primi due decenni del Seicento:
quasi insensibilmente perdutasi la parsimonia che fioriva sotto il duca
Guglielmo, e vivendosi in ozio e tranquillit di perpetua pace, nacque il lusso
e le pompe come dalla grassezza i vermi e la putredine [...]. Per tutto si
vedevano feste [...], comedie, musiche, delizie, balli e danze [...]. Erano
14 CARLO DARCO, Notizie [...] di circa mille scrittori mantovani [...], ms. inedito, Archivio
di Stato di Mantova, vol. I, pp. 65-66.15 CAPILUPI,Agnelli,Scipione, cit.
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piene le galerie e le sale defurti di Marte con Venere, di Leda col cigno [...]
e di varie e impudiche pitture provocatrici dellumana debolezza e che
fomentano con le favole degli dei le vere istorie de peccati moderni. [...]
LAndreine e le Florinde sopra le scene, le cantatrici ne palagi con un
lamento dArmida o dArianna [...] discacciavano per le case e palagi
lonest e introducevano i licenziosi costumi.16
3. Il silenzio sulla rappresentazione
Probabilmente con Il sacrifitio dIsac Agnelli non riscosse il successo che si
aspettava. Stupisce infatti lassenza di qualsiasi documento che menzioni la
rappresentazione: come nota Franchi, lunica fonte dellopera il libretto [...]
contenente una dedica del poeta al duca Ferdinando [...] in data 16 aprile 1622.17
Ma la stessa lettera dedicatoria resta molto vaga e non riporta nessuna informazione
utile sulla messinscena, sul compositore delle musiche, sugli attori, e, bench
insista sulla novit eccezionale dellopera, non viene spesa neanche una parola a
proposito della reazione del pubblico. Non rimasta nessuna partitura, e il
compositore delle musiche (ammesso che il libretto sia stato davvero musicato)
ignoto. Di fatto, lunica prova a favore di un avvenuto allestimento il frontespizio,
che appunto precisa che la poesia sacra stata rappresentata in musica lanno
1622.
Secondo Franchi, possibile che Il sacrifitio dIsac sia stato rappresentato nel
quadro delle feste per le nozze di Eleonora Gonzaga con l imperatore.
Effettivamente questo evento viene menzionato nella dedicatoria, ma Agnelli nonvi dedica che poche righe:
Iddio, che fece Vostra Altezza a questo divino Imperatore simile nel nome,
lha fatta ancora simile nella cattolica piet, poichella in mezzo a tumulti
della guerra tutte le proprie speranze parimenti fond nella protezione di Dio.
E veramente chi mosse i maggiori potentati del mondo a favorire della
16 Riportato in BURATTELLI, Spettacoli di corte, cit., p. 8.17 FRANCHI,Il melodramma agiografico,cit., p. 76 n. 10.
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giustizia della sua causa, se non la protezione di Dio? Chi fece spender
tantoro e tanto sangue alla corona di Spagna per difendere il Monferrato, se
non la protezione di Dio?E chi pure ha fatta la sorella di Vostra Altezza la
maggior donna e principessa del mondo, se non la protezione di Dio?18
Il matrimonio di Eleonora non qui certo indicato come l occasione della
rappresentazione, ma solo citato come una delle tante prove del prestigio
internazionale del ducato mantovano e dei legami con la casa d Austria; inoltre, le
parole di Agnelli sembrano suggerire che il matrimonio sia gi stato celebrato,
poich Eleonora gi descritta come la donna pi importante del reame asburgico:
uneventuale rappresentazione sar allora da collocarsi dopo le nozze.
Nel prologo del dramma la coppia imperiale non nemmeno citata, e si lodano
invece i duchi Fernando e Caterina eccelsi pregi | dItalia, anzi, del mondo altera
speme. Si pu quindi dedurre la presenza della duchessa tra il pubblico, e ci pu
aiutare a formulare qualche ipotesi cronologica. Caterina deMedici faceva infatti
parte del corteo che accompagn Eleonora in Austria e, se il dramma stato
davvero rappresentato, la messinscena sar da collocarsi prima del 16 aprile 1622
(data della dedicatoria), e dopo il ritorno della duchessa.19
18 Il sacrifitio, p. n. n. Ovviamente lelogio di Agnelli dimentica che nel 1614, dopo un anno
di scontri contro le truppe sabaude, Ferdinando Gonzaga non pot fare a meno di affidare il
governo dello Stato di Monferrato a don Alfonso dAvalos, generale dellesercito spagnolo. [...]
Poco si sa del governo casalese del dAvalos, ma sicuro che contribu a rendere ancora pi precaria
la situazione [...]. Tuttavia, fino al termine della guerra (settembre 1617) che vide vittoriose proprie
le forze spagnole guidate dal governatore dello Stato di Milano Pedro de Toledo, il duca prefer
assecondare il mal governo del DAvalos piuttosto che inimicarsi un protettore cos potente:
RAVIOLA,Il Monferrato,cit., pp. 241-243.
19 Si veda OTTO SCHINDLER, Viaggi teatrali tra lInquisizione e il sacco , in I Gonzaga e
lImpero. Itinerari dello spettacolo. Con una selezione di materiali dallArchivio informatico Herla
(1560-1630),a cura di Umberto Artioli Cristina Grazioli, Firenze, Le Lettere, 2005, p. 127: in
gennaio la sposa intraprese il viaggio verso Innsbruck. La accompagnarono il fratello Don Vincenzo
Gonzaga (il futuro Duca) e la cognata, la Duchessa Caterina [...]; il Duca stesso aveva dovuto
rinunciare a partecipare a causa di una malattia. A ogni stazione del percorso il corteo della sposa
venne accolto trionfalmente. Il 2 febbraio si raggiunse Innsbruck, dove lImperatore era gi arrivato
il giorno precedente. [...] Il 5 febbraio [...] dopo la cena [...] Eleonora Gonzaga e la Duchessa
Caterina de Medici danzarono di fronte a Ferdinando un [...] ballettocreato da loro stesse, cheprocur sommo gusto allImperatore [...]. Il 7 febbraio la coppia degli sposi intraprese il viaggio a
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4. Abramo, Isacco (e Sara): un modello di fede
Se le vicende inerenti allallestimento restano oscure, del tutto chiare appaionoinvece le motivazioni che hanno portato Agnelli a scegliere questo soggetto
classico di sacra rappresentazione.20Innanzitutto, come dichiara lo stesso Agnelli,
Abramo lesempio supremo di quella fede incondizionata che caratterizza il duca:
ma tanto pi volentieri a Lei ne viene questo mio devoto componimento
quanto niuna cosa pi conforme alla piet e religione di Vostra Altezza che
la piet dAbramo e la religione dIsac [...], percioch [...] fin daprimanni
avrebbe volentieri cambiate le grandezze del mondo con la povert della
religione, se Dio non lavesse destinata al governo deSuoi stati.21
Nel prologo, non a caso recitato dalla Fede, il legame tra la storia di Abramo e la
Vienna. Nello stesso volume, cfr. anche la raccolta di documenti, a cura di Simona Brunetti e
Cristina Grazioli, Mantova, Verona, Innsbruck, Vienna, denburf: viaggio nuziale di Eleonora
Gonzaga Imperatrice (novembre 1621-febbraio 1622) e lincoronazione a Regina dUngheria
(luglio 1622),pp. 415-431.
20 FRANCHI,Il melodramma agiografico,cit., p. 76. Poich sia il melodramma di Agnelli sia
quello progettato da Marliani (cfr. supra p. 2) si collocano nella primavera del 22, non da
escludere che lo scopo iniziale di questi spettacoli fosse quello di festeggiare i due duchi, in quanto
i compleanni del duca Ferdinando e della sua consorte Caterina [...] cadevano a pochi giorni di
distanza, rispettivamente i 26 aprile e il 2 maggio. Tale prossimit [...] aveva ispirato, sin dai primi
tempi del legame nuziale, una sorta di festeggiamento prolungato durante il quale gli sposi solevano
vicendevolmente offrirsi intrattenimenti teatrali e musicali: PAOLA BESUTTI, Cose allitaliana e
alla tedesca in materia di ricreatione,inI Gonzaga e lImpero,cit., p. 256.
21 Il sacrifitio, p. n. n. Ferdinando fu devoto come doveva esserlo un ex-prelato, amico di
Federico Borromeo e sostenitore della canonizzazione di Carlo: SERGIO BERTELLI, Mantova, inI
Gonzaga e lImpero,cit., p. 15. Forse proprio per questa religiosit AGNELLI negliAnnali (p. 943) si
dimostrer poco severo nel giudizio su Ferdinando: perch non si possa dire cosa umana senza
imperfezione [...] a lui fu attribuita la facilit degli amori e qualche soverchia liberalit. Ma non fu
egli di Sansone pi forte, di Davide pi santo, n di Salomone pi savio, che vincendo gli altri, e in
altro se stessi, furono vinti nondimeno dalle femminili affezioni. Oltra che pi spesse volte pi
peccano i cativi ministri chi buoni principi, n mancano molti eunuchi per introdurre Giuditte adOloferne.
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biografia di Ferdinando appare meno generico:
FERNANDO e CATERINA eccelsi pregi
dItalia, anzi, del mondo altera speme
da cui felici apprenderanno insieme
gli incliti esempi e le reine e i regi,
quale a verace f gloria succede
nel gran figlio dAbram voi ludirete,
e nellaltrui vostra piet vedrete
sperando a simil gloria egual mercede.
Cos al vostro devoto e santo zelo
arrida lieto il Creator del mondo,
e voi daugusta prole, e qui fecondo
renda di pace omai dItalia il Cielo.22
Dopo aver invitato i due duchi a seguire lo spettacolo specchiando la propria fede
in quella di Abramo e Isacco, lautore augura alla coppia una prole numerosa:
questo nel 1622, dopo sei anni di matrimonio senza figli, quando la sterilit di
Caterina era ormai evidente e la crisi dinastica inevitabile. In questi versi Agnelli
sembra quindi alludere non tanto alla vicenda che sta per essere recitata, quella del
sacrificio, quanto piuttosto al suo antefatto, e cio la nascita dIsacco, quasi per
suggerire che grazie alla loro fede tenace Ferdinando e Caterina riusciranno
finalmente ad avere lerede tanto atteso.
5. Laltare della fede sulla cima del Monte
ANGELO IN SEMBIANZA DI DIO
Prendi, Abramo, il tuo figlio,
quel figlio a te s caro,
lunigenito tuo, di te ben degno,
a tua cadente et fido sostegno.
Prendilo Abramo, e su quel monte altero
chio ti voglio mostrar, che poi fia detto
22 Il sacrifitio, Prologo, p. 12.
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monte di vision, Calvario santo,
mi soffra per tua mano
lamato figlio in sacrificio eletto.23
Dietro le sembianze di un angelo, Dio mette alla prova Abramo chiedendogli di
sacrificare Isacco: lincorruttibile fede del patriarca messa di fronte alla pi
temibile prova. Agnelli riprende il passo biblico quasi testualmente e, anche qui,
Dio ordina di effettuare il sacrificio sulla cima di un monte.
La scena in cui Abramo si accinge a salire con il figlio ancora inconsapevole tra
le pi commoventi del dramma. Proprio come in Genesi, Isacco porta con s tutto il
necessario per preparare il suo olocausto:
ABRAMO
Tutte le cose hai tu recate insieme
chio dissi a te che reparar dovessi
al sacrifizio santo?
ISAC
Ecco il foco e le legna, ecco la spada.
ABRAMO
Tieni tu dunque salde
sugli omeri le legna, []
ISAC
Andianne, o padre, avventurosi e lieti.
ABRAMO
Andianne, ma tu, figlio,
deh quel nome di padre
non mi dir tante volte.24
Tutta la vicenda si svolge attorno al monte sacro e al suo altare ed quindi
23 Ivi,atto I, scena VII, p. 18.24 Ivi,atto II, scena I, p. 22.
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probabile che la scenografia prevedesse come sfondo una montagna con un altare
sulla sommit. Non nemmeno da escludere il progetto, ben pi ambizioso, di
costruire una piccola altura, con tanto di sentieri e altare, intorno a cui gli attori
avrebbero potuto muoversi. Una macchina teatrale esattamente di questo tipo fu
utilizzata, proprio nel 1622, per gli spettacoli pirotecnici in onore di Eleonora
Gonzaga, per i quali
fu perci fabricata limagine di questo monte, la cui pianta era per la
maggior parte rotonda [...] e di sopra finiva in un piano sul quale era
riquadrato uno spazio di quattro lati uguali [...] con i suoi piedistalli sugli
angoli, e da un piedistallo allaltro correvano le balaustrate dipinte ad
imitazione delle pietre mischie sopra la quali stavano situati molti vasi difrutti e fiori diversi che ottimamente imitavano il vero. Aveva questo monte
le sue strade, per le quali in giro se gli andava salendo dal piede sino alla
cima, tutte guarnite darbori di diverse sorti, con quattro grotte a mezo la sua
altezza [...].
Sopra la cima del monte, in mezo al quadrato grande, era posto laltare della
fede parimente quadrato [...], tutto adornato di diversi compartimenti di
fogliami finti doro; [...] vera a grandissime lettere doro scritto il nome
fides.25
Questo grandiosa macchina, progettata da Gabriele Bertazzolo, ingegnere idraulico
e uomo di spettacolo, riproduceva chiaramente limpresa del Monte Olimpo, la pi
cara alla famiglia Gonzaga.26Lapparato inoltre prevedeva anche uno spazio per i
25 GABRIELE BERTAZZOLO, Breve relatione dello sposalitio fatto della Serenissima
Principessa Eleonora Gonzaga con la Sacra Cesarea Maest di Ferdinando II Imperatore [],
Mantova, Osanna, 1622, p. 9.
26 Attivit inerente alla sua carica di ingegnere idraulico, che includeva, inoltre, la cura delle
fontane di corte [...] e lordinamento dei giardini [...] fu quella di apparatore e sovrintendente agli
spettacoli pirotecnici e galleggianti: ELENA POVOLEDO in Dizionario Biografico degli Italiani,
cit., 1969, vol. 9, s. v. Bertazzolo, Gabriele;cfr. anche BURATTELLI, Spettacoli di corte, cit., p. 106:
il Bertazzolo dimostr di sapersi muovere anche nei campi della drammaturgia e della scenografia
prospettica; tra le sue prime prove abbiamo la Gonzaga, unopera drammatica a carattere
encomiastico, illustrante lorigine del dominio gonzaghesco in Mantova. Limpresa dellOlimpo,
ripresa da Bertazzolo in occasione di queste nozze, un omaggio alla Fides gonzaghesca, saldissimaanche nelle avversit, come spiega TORQUATO TASSO,Il Conte o vero delle imprese,a cura di Bruno
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musici, dentro la balaustrata del corritore che cingeva laltare.27
Prima di dare inizio ai fuochi artificiali, Bertazzolo aveva previsto una piccola
azione musicale di cui protagonista assoluta era lallegoria della Fede:
al suono di trombe fu veduta uscire da una grotta situata al piede del Monte
Olimpo la Fede, accompagnata da gran numero di virt [...], e queste tenendo
la Fede in mezo cominciarono salire il monte precedendole prima il sodetto
coro di trombe e poi un altro di diversi stromenti musicali da fiato, presso a
questi uno di voci isquisite e indi un altro di stromenti da corda, quali tutti di
quando in quando sonavano a vicenda emedesimamente cantavano.28
Limmagine di un monte sovrastato da un altare su cui iscritto il motto FIDEScostituirebbe per Il sacrifitio dIsac lo sfondo ideale, ed probabile che, forse
ispirato da Bertazzolo, anche Agnelli volesse mettere in scena la stessa impresa,
riletta per secondo una chiave cristiana: il monte Olimpo diventa infatti Monte di
Visione, simbolo per eccellenza della vera fede. Forse, almeno in una fase
preliminare, Agnelli intendeva proporre Il sacrifitio dIsac come dramma da
recitare sullOlimpo di Bertazzolo in occasione dei festeggiamenti nuziali. In ogni
caso, il monte con in cima un altare non il solo punto in comune tra i duespettacoli: come visto, anche il prologo previsto dal Bertazzolo era affidato
Basile, Roma, Salerno, 1993, p. 133: lOlimpo infatti, come si scrive, sempre sereno ne la
sommit, e quieto da limpeto de venti, laonde coloro che in cima vi sacrificavano, lasciandovi le
ceneri rimase nel sacrificio, vi trovavano lanno seguente. Questa impresa was included in the
thirty-six Gonzaga devices given by Jacobus Typotius in his Symbola varia diversorum Principum
[...]. Typotius associated this device with Guglielmo Gonzaga Duke of Mantua (1550-1587) [...] but
it was conferred, supposedly, by the Emperor Charles V in 1522 on Federico, on account of his
valiant defence of Pavia against the French. Mount Olympus was considered to be never troubled by
storms and winds: MARIO PRAZ, The Gonzaga devices,in Splendours of the Gonzaga. Catalogue.
Exhibition 4 November 1981-31 January 1982, edited by David Chambers Jane Martineau,
Cinisello Balsamo, Pizzi, 1981, p. 64. Cfr. anche AMEDEO BELLUZZI WALTER CAPEZZALI, Il
palazzo dei lucidi inganni. Palazzo Te a Mantova, Mantova, Museo Civico-Galleria dArte
Moderna, 1976, p. 34, secondo cui limpresa venne inclusa nel programma iconografico di Palazzo
Te come segno della fedelt allImperatore.
27 BERTAZZOLO,Relatione, cit., p. 26.28 Ivi, p. 26.
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allallegoria della Fede.29
6. Bianca mia veste
Arrivata poi la Fede sulla cima del monte, [...] fatto gratissimo silenzio nel
popolo, cos ad alta voce parl:
Non senza alto stupore
i sommi dei,
che nacquero immortali,
negli alti chiostri, ove il gran Giove nume,
mi vider nata innanzi lui che regge
con scettro onnipotente il cielo e l mondo.
Senza principio isono
e non soggiaccio a potest terrena,
ma quella sono che lImperio adorno,
e pongo fra viventi e pace, e vita.
La Fede son, mortali,
che nei pi casti e nei pi giusti petti
mia stanza tengo, e dabitar maggrada.
Diva il mondo mi tenne
a mio onor sovrani tempi eresse,
olocausti mofferse, e mi fur grati,
ma godo pi che sullaltar del core
il candor depensieri ognun mi doni,
perch se alcun di picciol neo minfetta
lesser mi toglie, e di immortal chio sono
mortal mi rende, e s infedel dimostra.30
29 Secondo una tradizione ormai consolidata, tutti gli spettacoli avvenivano in Piazza San
Pietro, per loccasione illuminata con un centinaio di lumiere di pani di sego poste a terra e alcune
migliaia di lanterne di carta multicolore sui tetti e alle finestre; le rappresentazioni erano sempre
introdotte dallallegoria dellavvenimento o del personaggio che sintendeva celebrare:
BURATTELLI, Spettacoli di corte, cit., p. 111.30 BERTAZZOLO,Relatione,cit., pp. 26-27.
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Qui la Fede si presenta non tanto come una virt quanto piuttosto come una vera e
propria divinit pagana, immortale e venerata dagli uomini e dagli dei olimpici.
Eppure i suoi attributi sono quelli della Fede cattolica: riccamente vestita di
bianco, e, soprattutto ha un cuore infiammato in mano31che, tradizionalmente,
mostra lilluminazione della mente nata per la fede, che discaccia le tenebre
dellinfedelt e dellignoranza dei non credenti.32
Una tale compresenza di elementi pagani e cristiani non pu certo presentarsi nel
prologo di un dramma sacro, e infatti la Fede del Sacrifitio dIsac si connota in
maniera nettamente diversa:33
Non di Cinzia o dAmor larco e gli strali,
non di Febo o di Marte empia sembianza,
ma sorella dAmor e di Speranza
me qui riconoscete, o voi mortali.
Bianca mia veste, perch bianca e pura
io rendo ognalma, e porto lali e l lume
perch nel grembo a Dio fermo le piume,
e son qual sole a vostra mente oscura.
Deterno Fattor son i miei pensieri,
aprir le glorie e rivelar gli arcani,
e posso far prodigi alti e sovrani,
transpiantar monti e trasformar imperi.
Io posso anco del sol, che sempre gira,
sospender le dorate eterne rote:
31 Ivi, p. 26.
32 CESARE RIPA,Iconologia, Siena, Florimi, 1613,p. 233,s.v. Fede cattolica.Sempre secondo
Ripa il bianco degli abiti nota [] che facil cosa deviar da questa santa virt, come facile
macchiare un candidissimo vestimento, e per questa cagione molti, incorrendo in un solo errore con
pertinacia, sono a ragione ributtati dalla Santa Chiesa: ivi,p. 232.
33 In questo senso Agnelli incarna pienamente la radicata avversione [] dellet tridentina
contro la mondanit delle Muse profane, con i loro sospetti contro gli intrecci di sacro e pagano che
minavano il primato del mistero religioso e lopposto desiderio di piegare a scopi di persuasione
edificante ogni genere di linguaggio artistico, compreso quello cerimoniale, teatrale e visivo:
DANILO ZARDIN,Bibbia e letteratura religiosa in volgare nellItalia del Cinquecento, Annali di
Storia moderna e contemporanea, 4 (1998), p. 605. Un caso analogo si riscontra anche nel Gigantedi Leone Santi, che legger in senso cristiano lallegoria della Sapienza, per cui cfr. infra, cap. 3.4.
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ben sallo Giosu, che per me puote
sfogar contrAmorrei limpeto e lira.
Per me cantan di Dio limmensa gloria
i tre fanciulli entralle fiamme ardenti,
per me combatton congiurati i venti,
ondebbe Teodosio alta vittoria.
Io son colei challa beata sede
(altro che via di latte o dauree stelle!)
lanime guido e fo pi chiare e belle.
Che pi saper bramate? Io son la Fede.34
In entrambe le versioni la Fede svela ai mortali la sua identit solo dopo un lungo
elenco delle proprie qualit. Se per nel prologo di Bertazzolo la Fede si vantava di
esser venerata da tutti gli dei olimpici, in Agnelli invece essa fin da subito
sottolinea la sua alterit rispetto agli idoli antichi: sorella delle altre due virt
teologali, le sue pi grandi imprese sono i miracoli di Dio; non si accontenta di
abitare nei petti casti ma vuole condurre le anime in Cielo: finalmente
depaganizzata, la Fede di Bertazzolo diventa in Agnelli allegoria cristiana.
7. Da Maddalena ad Abramo
Lallegoria della Fede che apre Il sacrifitio dIsac pu essere letta come
trasfigurazione cristiana del corrispettivo di Bertazzolo e, pi in generale, di tutte
quelle figure mitologiche che fino ad allora avevano introdotto i drammi musicali.
Scipione Agnelli, formalmente rispettando la convenzione che vuole il prologo
affidato a un personaggio mitologico o allegorico,35 riesce al tempo stesso a
34 Il sacrifitio,pp. 11-12. Cfr.Ios10, 12-14 (il miracolo del sole);Dan 3,24-97 (i tre fanciulli
nella fornace; ove non diversamente indicato, le citazioni bibliche sono tratte dalla Vulgata
nelledizione Sisto-Clementina, Roma, 1592).
35 Cfr. NINO PIRROTTA,Inizio dellopera e aria ,inLi due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi,
Torino, Einaudi, 1975, pp. 309-310: le strofe [...] cantate da un solo personaggio allegorico o
mitologico, che troviamo usate con uniforme regolarit nelle prime opere, si direbbe siano la
continuazione di una pratica affermatasi gi in precedenti forme teatrali; i prologhi quindi, pocopi che comodi accessori teatrali nel teatro del primo Rinascimento, giunsero allopera con lo stato
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purificare il suo dramma da ogni pur vago riferimento pagano. A ben vedere,
unoperazione cos forte non sar compiuta nemmeno da Andrea Salvadori, n nella
Regina SantOrsola, il cui Prologo cantato da Urania:
io chho dal cielo il nome,
oggi solo trarr dal cielo il canto:
sdegno mirti profani, e per mio vanto
sacra fronda immortal cingo alle chiome36
n nella successiva Giuditta, aperta dal canto di Calliope:
Magnanima Giuditta, era pi giustoche lasciando cantar Fedra impudica,
o spietata Medea, la scena antica
cantasse da te tronco il fiero busto.
Ma poscia che sdegnaro Argo e Micene
la Donna udir fatta dal Ciel ardita
ora dal Sol del Vaticano udita
pregio sar de le toscane scene.37
Per rispettare le convenzioni del prologo, Salvadori mette in scena due muse, che,
bench in versione cristianizzata, restano pur sempre figure appartenenti
allimmaginario pagano. Agnelli invece opera una scelta pi netta, accostabile
forse solo a quella operata da Giovan Battista Andreini qualche anno prima per la
Maddalena.38Ledizione mantovana del 1617 era, di fatto, uno dei pochi esempi,
sociale di accresciuta dignit che avevano acquistato nella pastorale. Sul prologo cinquecentesco
cfr. almeno DONATELLA RIPOSIO, Nova comedia vappresento. Il prologo nella commedia del
Cinquecento, Torino, Tirrenia Stampatori, 1989; EUGENIO REFINI, Prologhi figurati. Appunti
sulluso della prosopopea nel prologo teatrale del Cinquecento, Italianistica, 3 (2006), pp. 61-86;
DAVIDE COLUSSI, Saggio di un commento allAminta di Torquato Tasso (Prologo, vv. 1-91), in
Tilelli. Scritti in onore di Vermondo Brugnatelli, a cura di Giorgio Francesco Arcodia et alii, Cesena-
Roma, Caissa, 2013, pp. 59-71 (in particolare p. 61).
36 Riportato in FRANCHI,Il secolo cantante,cit., p. 42.
37 Riportato in KELLEY HARNESS,Echoes on Womens voices. Music, Art, and Female
Patronage in Early Modern Florence,Chicago-London, University of Chicago Press, 2006, p. 131.38 LA | MADDALENA | SACRA RAPPRESENTATIONE | DI GIO BATTISTA ANDREINI
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se non lunico, di prologo cantato adatto a teatro di soggetto sacro:39
FIORENTINO | ALL ILL.MO ET ECCEL. MO DON | ALESSANDRO PICO PRINCIPE | DELLA
MIRANDOLA | ET. C |IN MANTOVA | Appresso Aurelio, e Lodovico Ossanna Fratelli Stampatori
Ducali | 1617. Al tema di Maddalena Andreini dedic moltissime opere lungo tutto il corso della sua
vita, come riassume ROSSELLA PALMIERI, Introduzione a GIOVAN BATTISTA ANDREINI, La
Maddalena lasciva e penitente, Bari, Palomar, 2006, pp. 25-26 (e cfr. bibliografia ivi indicata):
Andreini si accost a Maddalena con un poema in ottave (La Maddalena, 1610, ristampata nel
1612) e compose poi lopera in cinque atti [...] pubblicata nel 17. In questa versione grande
importanza hanno le parti musicali, composte per loccasione da Monteverdi, Rossi ed Efrem. [...]
Successivamente, a Praga, nel 1628 Andreini dedic una ristampa de La Maddalena al cardinale
dHarrach [...]. dellanno successivo La Maddalena. Composizione rappresentativa (Vienna,
1629); del 1643 un divoto componimento pubblicato a Parigi (Le lagrime) e infine, in tre atti econ unaccentuazione del fasto scenografico e dellaspetto coreografico, La Maddalena lasciva e
penitente, azione drammatica e divota (1652). Cfr. lo stesso Andreini nella lettera A chi legge
delledizione del 1617 (p. n. n.): Conosco adunque e lo confesso il mio troppo ardire, ma
perch devoto, sia lode il fallo e dicasi che s come lamante, o delloro, o della vert, o dellarmi, o
della caccia, o degli amori, sempre di quello discorre che pi ama, cos di Maddalena devoto amante
anchio altro che Maddalene, Maddalene alle stampe dar non potea. Sui rapporti tra la produzione
andreiniana e la tradizione letteraria e artistica su Maddalena si veda il capitolo Santa Maria
Maddalena degli attori: il modello della conversione in FABRIZIO FIASCHINI, Lincessabil
agitazione. Giovan Battista Andreini tra professione teatrale, cultura letteraria e religione ,Pisa,
Giardini, 2007, pp. 95-130. Cfr. anche MICHAEL ZAMPELLI, From Rome to Eternity: Catholicism
and the Arts in Italy, ca. 1550-1640, edited by Pamela Jones Thomas Worcester, Leiden, Brill,
2002, pp. 63-85. Unaccurata bibliografia sulla fortuna della Maddalena nel Seicento artistico e
letterario si legge in CLARA LERI,Davide e Maddalena perfetti maestri di penitenza nei Riflessi di
spirito di Bernardo Finetti, in Luce di Dio. Santi e figure bibliche nella letteratura del Seicento,
Alessandria, DellOrso, 2013, pp. 67-90.
39 Anche per ci che concerne La Maddalena non vi sono prove dirette di uneffettiva
messinscena, anche se ormai una fitta serie di indizi [...] concorrono a ipotizzare con buone
probabilit il suo allestimento in occasione delle nozze di Ferdinando con Caterina de Medici,
forse nellambito dei festeggiamenti fiorentini: FIASCHINI, Lincessabil agitazione, cit., p. 125.
Cfr. anche BURATTELLI, Spettacoli di corte, cit., p. 206. Come faranno poi Bertazzolo e Agnelli,
anche Andreini aveva forse previsto una scenografia alludente allimpresistica gonzaghesca:
Fiaschini infatti nota la presenza ricorrente negli abiti di scena del celebre trigramma di Cristo
inscritto nel sole raggiante, che si pu intendere sia come rilettura cristiana dellimpresa del sol
invictus sia come omaggio alla devozione di Caterina de Medici, nata nel giorno dellInvenzione
della Croce, per il crocifisso, la cui immagine spesso associata al tema solare: Lincessabil
agitazione, cit., pp. 125-126. Sulla presenza dellimmagine del sol invictus nella Maddalena cfr.anche PALMIERI,Introduzione,cit., p. 35.
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IL FAVOR DIVINO
Su le penne deventi il ciel varcando
faretrato fanciullo a voi ne vegno.
Son tutto luce, son di Gloria il segno,
ad eccelsa armonia voce accordando.
Ben allali dipinte, allarco aurato
gi il volgo sciocco mi dichiara Amore:
son Amor, ma non cieco, unalma, un core
saetto s, ma colpo io fo beato.
Non perchabbia dallor monili e fregi,
non ghirlanda di fiori al braccio, al crine,
narro chho, vincitor, palme divine,
poichal vinto don io le frondi e i pregi.40
Nella Maddalena, opera che, pur non potendo definirsi in musica come
lOrfeo,41 comunque considerata lultimo stadio della trasformazione della
sacra rappresentazione in melodramma,42il prologo cantato eseguito dal Favor
Divino, vero e proprio travestimento cristiano di Cupido.43Allo stesso modo e
probabilmente proprio seguendo il grande modello andreiniano Agnelli reinterpreta,
attraverso uno spostamento di significato in direzione religiosa, la generica Fede di
40 ANDREINI,La Maddalena, 1617, p. 1. Lo stesso concetto era presente anche nellincipitdel
poema del 1610, ancora pi vicino al prologo dellAgnelli: infatti Andreini comincia lopera
annunciando [che] non saranno qui ospitati Ares ed Eros, cari alla tradizione epica, ma si tratter di
Maddalena: MAURIZIO REBAUDENGO, Giovan Battista Andreini tra poetica e drammaturgia ,
Torino, Rosenberg & Sellier, 1994, p. 89. Cfr. anche FIASCHINI, Lincessabil agitazione,cit., p.
106 n. 1: le ottave desordio ricalcano il consueto topos del rifiuto [...] della poesia erotica e di
quella eroica di matrice paganeggiante in nome dellumile, ma tanto pi nobile e gloriosa, poesia
sacra.
41 SILVIA CARANDINI,Prefazione a ANDREINI,La Maddalena, a cura di Palmieri, cit., p. 17.
42 ROSSELLA PALMIERI, Introduzione a La Maddalena, cit., p. 25. Cfr. la voce dedicata
allAndreini a cura di FRANCA ANGELINI in Dizionario Biografico degli Italiani, cit.,1963, vol. 3,
ove si afferma limportanza dellAdamo e della Maddalena, drammi sacri che segnano la
decadenza della sacra rappresentazione, della quale conservano solo il nome trattandosi piuttosto di
melodrammi, poich larga parte vi data alla musica e al canto.
43 MAURO SARNELLI, Col discreto pennel dalta eloquenza. Meraviglioso e Classiconella tragedia (e tragicommedia) italiana del Cinque-Seicento,Roma, Aracne, 1999, p. 47.
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Bertazzolo, di cui prende gli attributi figurativi e scenici. La stessa operazione,
come visto, viene applicata anche alla scenografia del monte della fede. Come nella
Maddalena, nel Sacrifitio dIsac non siamo di fronte a una semplice allegoria
classica cristianizzata, ma a una allegoria squisitamente cristiana che indossa abiti
di scena fino ad allora riservati a personaggi troppo vicini a un universo
paganeggiante.
8. O padre glorioso, o figlio avventuroso!
DallAdamo andreiniano in poi, adeguare una vicenda biblica o agiografica alle
regole teatrali e alle esigenze di spettacolarit , per gli autori, sicuramente ladifficolt maggiore.44 A questo problema Andreini risponde specialmente nella
Maddalenacon la moltiplicazione di episodi e personaggi secondari, dando cos
vita a unopera particolarmente variegata e complessa, ove il sacro si avvicenda
spesso al licenzioso e al comico.45 Anche Agnelli aumenta i personaggi per poter
44 La letteraAl benigno lettorecos descrive le difficolt di composizione dellAdamo: Stetti
per gran pezza in forse sio doveva o poteva tentare composizione a me per molti capi
difficilissima, poich, cominciando la sacra tela della creazione delluomo sin l dov scacciato dal
Paradiso terrestre (ch sei ore vi corsero, come ben narra SantAgostino nel libro della Citt di Dio),
non ben lo vedeva come in cinque atti soli s brieve fatto raccontar si potesse, tanto pi disegnando
per ogni atto il numero almeno di sei o sette scene; difficile per la disputa che fece il demonio con
Eva prima che linducesse a mangiare il pomo, poich altro non abbiamo se non il testo che ne
faccia menzione dicendo Nequaquam moriemini et eritis sicut Dii, scientes bonum et malum:
LADAMO | SACRA RAPPRESENTAZIONE | DI GIO. BATTISTA ANDREINO | FIORENTINO |
ALLA M. TA CHRIST.MA DI MARIA DE MEDICI | REINA DI FRANCIA | Dedicata | Con
Priviliegio | Adinstanza Geronimo Bordoni libraro | in Milano. 1613, p. n. n. (7).
45 ANGELINI, Andreini, Giovan Battista, cit. Cfr. QUINTO MARINI, Maria Maddalena
peccatrice santa tra narrazione e scena. Un percorso cinque-seicentesco,in Sacro e/o profano nel
teatro fra Rinascimento ed Et dei lumi. Atti del Convegno di studi (Bari, 7-10 febbraio 2007) ,a
cura di Stella Castellaneta Francesco Saverio Minervini, Bari, Cacucci, 2009,cit., pp. 116-117:
occorre qui aggiungere come linserimento del soggetto sacro nella peculiarit della Commedia
dellArte abbia accentuato la contaminazione tra sacro e profano, con un effetto di barocchissimo
intreccio tra alto e basso, comico e tragico []: la tensione tra questi due poli a dare tensione alla
pice e a creare un impasto ibrido-mostruoso che in grado anche degli inserti musicali e dellalto
tasso di spettacolarit [] punta a commuovere lo spettatore oltre che a divertirlo. Nellequilibriotra il delectare e il docere si inserisce cos il movere.
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adattare il brano biblico ai tre atti del suo dramma, ma le scene secondarie non solo
non sviluppano nessun elemento comico, peraltro fino ad allora estraneo al teatro in
musica, ma nemmeno godono di uno sviluppo autonomo e hanno invece la sola
funzione di commentare il racconto principale.
Un primo elemento totalmente nuovo rispetto a Gen22 si ha gi nel primo atto.
Isacco entra in scena timoroso per un cattivo presagio: da tempo le sue notti sono
agitate da un incubo ricorrente e anche la foschia mattutina aumenta i suoi cattivi
presentimenti. Nella seconda scena, la madre lo consola convincendolo della
vacuit dei sogni:
SARA
Chi crede asogni pi desogni vano.
Ombre false, o mio figlio,
vera virt non teme.
Non sa che sia dolor lanima grande.
Oh qual fiamma si spande,
figlio, per te daltissime speranze,
di glorie e di contenti?
Se ti protegge il Ciel, di che paventi?46
Nella scena seguente compare anche Abramo, cui Isacco rivela il contenuto dei suoi
incubi:
ISAC
Parmi ognor di sentire
che freddissima mano il cor mi stringa,
parmi ognora di udiregemiti e pianti e strida.
Qui miro un giglio in sul fiorir reciso,
[...]
e l bel frutto acerbo
dal suo cultor istesso,
che s lavea gradito,
esser colto e rapito.
46 Il sacrifitio, atto I, scena II, p. 14.
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Ohim, che mi parea nel sogno infausto
che tu, mio padre, ancora,
non so per qual sventura,
avessi con tua mano
di sangue uman la tua magione aspersa.47
Siamo dunque di fronte ad un vero e proprio incubo, in cui non compare alcun
elemento che possa suggerire il lieto fine della vicenda.
Certamente qui Agnelli si ispira al tema biblico del messaggio divino trasmesso
per somnium, in visione nocturna, quando irruit sopor super homines, et dormiunt
in lectulo,48ma riprende anche una tipica convenzione teatrale. Lespediente del
sogno era stato infatti utilizzato in molti drammi, e in uno di questi, famosissimo, sinarra di un padre convinto di dover sacrificare il figlio finch non viene fatto
chiaro [...] repugnare alla volont degli iddii che quella vittima si consagri.49Nel
47 Ivi,atto I, scena III, p. 15.
48 Iob 33, 15. Sui sogni divini e la loro interpretazione si pronunci anche THOMAS, Summa
Theologiae, II, ii, q. 95 De superstitione divinativa, art. 6 Utrum divinatio quae fit per somnia sit
illicita: illi qui interpretantur somnia, proprie utuntur divinatione somniorum. Sed sancti viri
leguntur somnia interpretari, sicut Ioseph interpretatur somnia pincernae Pharaonis et magistri
pistorum, ut legitur GenXL, et somnium Pharaonis, ut legitur GenXLI; et Daniel interpretatus est
somnium regis Babylonis, ut habetur Dan II et IV. Ergo divinatio somniorum non est illicita.
Praeterea, illud quod communiter homines experiuntur, irrationabile est negare. Sed omnes
experiuntur somnia habere aliquam significationem futurorum. Ergo vanum est negare somnia
habere vim divinationis. Ergo licitum est eis intendere (ed. consultata Cum textu ex recensione
leonina,cura et studio Petri Caramello, Romae-Taurini, Marietti, 1962, vol. II, p. 456). Per unacuta
analisi del sogno nella Bibbia rimando alla voce Sogno in JOHN L.MCKENZIE, Dizionario biblico,
edizione italiana a cura di Bruno Maggioni, Assisi, Cittadella, 1973, in cui si nota che, anche se
alcuni passi dellAntico Testamento fanno pensare che in certi ambienti e in certi tempi i sogni
venivano cosiderati un mezzo di comunicazione divina, in linea generale la fede nellefficacia del
sogno [] non si pu dire una caratteristica della Bibbia, [] e sembra che tali passi si debbano
considerare pi come riflesso di tradizioni folcloristiche che come esempi di genuina fede biblica;
anche negli episodi pi famosi, come quelli narrati nel ciclo di Giuseppe o nel Libro di Daniele,
interessante notare che gli eroi biblici siano non sognatori ma interpreti: nella Bibbia infatti la
maggior parte di rivelazioni di sogni [] fatta a persone non israelite, giacch gli israeliti erano
convinti che Yahweh parlava direttamente al suo popolo.
49 Si veda lArgomento di GIOVAN BATTISTA GUARINI, Il pastor fido, a cura di ElisabettaSelmi, Venezia, Marsilio, 1999, p. 78.
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primo atto del Pastor fido, il racconto profetico di un sogno cui affidata
lanticipazione degli avvenimenti50 inserito in una scena che si connota per
landamento tragico e grave, e cio quella in cui, durante una discussione a
proposito delle nozze tra Silvio e Amarilli, Montano parla a Titiro di una visione
notturna che gli fa presagire il ritrovamento del figlio: il sogno ha qui il chiaro
scopo di rivelare, prima che la peripezia si sviluppi, il finale felice.51
La funzione drammatica del sogno, secondo un uso che i tragici del Cinquecento
riprendono da Seneca,52viene esplicitata dallo stesso Guarini nelle Annotazioni a
corredo delledizionedel 1602:
Luso desogni nelle drammatiche favole fu raro appresso degreci. [...] Da
Seneca il trovo usato due volte, [...] che poi stato con gran giudizio e
50 SELMI, ivi,p. 312.
51 GUARINI,Il pastor fido, cit., atto I, scena IV, vv. 776-830, pp. 106-107. Titiro obietter a
questa rivelazione sostenendo linconsistenza delle immagini oniriche (proprio come fa Sara nel
Sacrifitio dIsac): son veramente i sogni | de le nostre speranze, | pi che de lavenir, | vane
sembianze (vv. 830-832, p. 107). Il personaggio che mette in dubbio laffidabilit della visione
parte integrante del topos del sogno, per cui cfr. anche infra n. 52. Anche nella Maddalena di
Andreini descritto un sogno che anticipa lincontro della protagonista con Cristo: si veda SILVIA
CARANDINI, Inchiostri, sudori e lacrime: il teatro sacro di Giovan Battista Andreini comico
dellArte, in I Gesuiti e i primordi del teatro barocco in Europa. Convegno di studi, Roma 26-29
ottobre 1994, Anagni 30 ottobre 1994,a cura di Federico Doglio Maria Chiab, Viterbo, Centro
studi sul teatro medievale e rinascimentale, 1995, pp. 452-453: la vicenda inizia allalba con il
risveglio di Maddalena [...], un brutto sogno [le] ha travagliato il sonno [...], guardandosi allo
specchio la bella smarrisce il senso della sua vita [...]. FIASCHINI (Lincessabil agitazione, cit., p.
116) nota che lAndreini si focalizza [...], dilatandolo a dismisura, su un aspetto del racconto
maddaleniano del tutto trascurato dalle fonti e ripreso solo sporadicamente nella letteratura: il sogno
della peccatrice redenta precedente allincontro con Cristo. Su questo episodio marginale viene [...]
fondata la struttura portante dellintera sacra rappresentazione, tutta costruita intorno allangoscia di
Maddalena, turbata fin dal suo primo apparire in scena da una visione di cui non riesce a interpretare
il significato.
52 SELMI in Il pastor fido,cit., p. 312. Cfr. anche p. 314: lo spunto del sogno premonitore
viene sfruttato nella tradizione tragica per accrescere il pathos e, secondo luso classico, adombrare
gli eventi della catastrofe (cos: nella Canace [....]; nella Sofonisba [...]; nella Tragedia non finita e
ancora nel Torrismondo [...]). Per una classificazione generale degli altri usi del sogno nella
letteratura cinquecentesca si veda FRANCESCO GANDOLFO,Il dolce tempo. Mistica, Ermetismo eSogno nel Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1978, pp. 21-25.
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vaghezza ricevuto dai tragici moderni soli, perciocch essendo i sogni portati
nelle tragedie quasi presagi degli avvenimenti o buoni o cattivi, servono
grandemente per far maggiore il terrore. Servono ancora alle favole,
massimamente tragicomiche, per far conoscere agli spettatori qual fine abbia
daver la favola, o tristo o lieto.53
Infatti il tema del sogno che anticipa il finale diffusissimo, oltre che nel teatro
tragicomico, in quello tragico; soprattutto, nel teatro europeo, lo si ritrova nelle
tragedie di soggetto biblico, in cui spesso sognano personaggi che nella Bibbia
non cerano o non sognavano, sognano nello stile dei personaggi del mito
classico,54e queste visioni notturne anticipavano gi a inizio dramma la triste fine
della vicenda. Nel Sacrifitio dIsac, dramma sacro e dunque riconducibile al generetragicomico55 anche e soprattutto per la lietissima conclusione, viene inserito un
sogno premonitore di tipo invece spiccatamente tragico, in cui le immagini che
tormentano Isacco si succedono in un crescendo orroroso che non apre a nessuna
speranza.56 Lo scopo di Scipione Agnelli infatti non pu essere quello di far
conoscere agli spettatori qual fine abbia daver la favola, giacch Il sacrifitio
53 GIOVAN BATTISTA GUARINI, Il Pastor fido. Con annotazioni,Milano, Societ Tipografica
de Classici Italiani, 1807, pp. 68-69.
54 BENEDETTA PAPASOGLI, Il sogno premonitore nella tragedia sacra ,in Il tragico e il sacro
dal Cinquecento a Racine. Atti del Convegno Internazionale di Torino e Vercelli (14-16 ottobre
1999),a cura di Dario Cecchetti e Daniela Della Valle, Firenze, Olschki, 2001, p. 228.
55 Secondo le classificazioni secentesche, i primi melodrammi rientrano senza dubbio nel
genere tragicomico: cfr. PIRROTTA, Li due Orfei, cit., p. 336. Ci vale anche per i drammi di
soggetto religioso, come testimonier GIOVAN BATTISTA DONI, nel Trattato della musica scenica,
scritto intorno al 1640 e poi pubblicato in Lyra Barberina, Firenze, 1763 (reprint Bologna, Forni,
1974), pp. 15-16: queste tragicommedie si possono ridurre a due capi principali, di
rappresentazioni spirituali e di pastorali.
56 Cfr. per esempio la somiglianza tra questa scena e quella dapertura della Sofonisba, in cui
la protagonista confida il suo incubo premonitore a Erminia, che la invita a non credere alla vanit
dei sogni: SOFONISBA: Appresso, un duro sogno mi spaventa | chio vidi inanzi lapparire de
lalba. | Esser pareami in una selva oscura | circundata da cani e da pastori, | che avean preso e legato
il mio consorte | [...] ERMINIA: [...] A quel sogno crudel, | che vi spaventa, | non devete prestare
alcuna fede, | chogni fiso pensier che il giorno adduce, | partita poi la luce, | con la notte, e col
sonno a noi si riede, | e con varie apparenze alor cinganna: GIAN GIORGIO TRISSINO, Sofonisba, in
La tragedi