Progetto
"fertiLIFE"
Fertilizzazione sostenibile di un’area orticola intensiva mediante l’utilizzo di biomasse vegetali locali di scarto
LIFE02/ENV/IT/000089
RAPPORTO ANALISI AMBIENTALE PREVENTIVO
CONSORZIO AGRITAL RICERCHE
Aggiornamento settembre 2005
Fertilife
LIFE02 ENV/IT/000089 - RAPPORTO ANALISI AMBIENTALE PREVENTIVO - pag 1
CONTENUTO
INTRODUZIONE 1. Inquadramento geologico e geomorfologico dell'area di studio pag. 2 2. Storia e situazione socio-economica attuale del territorio pag. 7 MATERIALI E METODI I campi dimostrativi pag. 11 Metodologia seguita per la valutazione agroambientale dei terreni pag. 18 RISULTATI DELLE ANALISI INIZIALI pag. 21 BIBLIOGRAFIA pag. 37
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INTRODUZIONE 1. Inquadramento geologico e geomorfologico dell'area di studio Il progetto è localizzato in un'area compresa tra Fiumicino, Palo, Castel Di Guido ed il
Porto di Traiano (Fig.1). In quest'area, facente parte della riserva statale del Litorale
romano, coesistono due tipologie di paesaggio dalla morfologia diversificata. Ad Ovest
dell'autostrada Roma-Civitavecchia (A12) i terreni hanno prevalentemente giacitura
pianeggiante mentre ad Est il paesaggio è prevalentemente collinare. Tale differenza
morfologica risente delle vicende geologiche avvenute tra la fine del Pliocene ed il
Pleistocene. Il territorio pianeggiante è in realtà formato da una serie di rilievi, non più
alti di 8 m, intervallati da blande depressioni; si tratta di un insieme di cordoni dunari, più
o meno paralleli, localmente detti "tumuleti". La fascia dunare, che dalla costa si allarga
verso l'interno per circa 2-4 km, costituisce l'area dove sono stati edificati i centri abitati
di Fiumicino, Fregene e Focene. Essa è costituita prevalentemente da sedimenti
sabbiosi portati al mare dal fiume Tevere negli ultimi 2.000 anni. A ridosso della fascia
sabbiosa si nota un'area pianeggiante caratterizzata, da zone con quote prossime al
livello del mare e, localmente, anche più basse. Vi è una differenziazione anche per
quanto riguarda il terreno: allontanandosi dalla zona più costiera con suoli
prevalentemente sabbiosi, vi è un arricchimento in argilla, limo e torba. È quanto
rimane, assieme ad una fitta rete di canali artificiali, di un antico sistema di laghi costieri
noti con i nomi di bonifica delle Pagliete, di Maccarese e di Porto. Questi laghi costieri
rappresentano la fase di chiusura di una antico sistema lagunare. Le due aree
esaminate formano l'ala Nord-Occidentale del delta tiberino, esteso per circa 180 kmq,
e vengono rispettivamente chiamate piana deltizia inferiore e piana deltizia superiore. A
cavallo dell'autostrada e della via Aurelia, assistiamo al passaggio tra la pianura e l'area
collinare che si eleva fino a 75 m (s.l.m.) nella zona di Castel di Guido.
Fino a circa un milione di anni fa, l'intera area in esame era occupata dal mare aperto.
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Ciò è testimoniato dal fatto che i terreni sono costituiti da argille (Argille di Cerveteri) e
da sabbie calcaree di età pliocenica (da 3,40 a 1,79 Milioni di anni) affioranti a Nord di
Palidoro (Fosso della Caldara) e nelle vicinanze di Palo. L'ambiente marino permane in
tale territorio fino alla fine del Pleistocene inferiore (0,88 Ma). In questo lungo intervallo
di tempo si hanno ripetute oscillazioni del livello del mare che determinano temporanee
emersioni dei fondali marini. Le cause di queste variazioni vanno cercate sia in eventi
che hanno interessato l'intero globo terrestre, come i cambiamenti dell'estensione delle
calotte polari durante le epoche glaciali, sia a cause più regionali come il sollevamento
della catena appenninica.
Alla fine del Pleistocene inferiore, il continuo sollevamento delle aree retrostanti l'attuale
costa tirrenica produce un cambiamento del quadro paleogeografico; dall'iniziale
ambiente marino profondo passiamo a condizioni epicontinentali che evolveranno ad
ambienti emersi di tipo fluvio-palustre. L'area della Riserva che meglio conserva la
testimonianza di questa serie di eventi si trova nei pressi di Ponte Galeria. I particolari
rapporti geometrici tra le ghiaie, le sabbie e le argille affioranti in questa zona indicano
che ci troviamo in prossimità di un articolato ambiente deltizio costruito da un fiume che
veniva alimentato dalle acque e dai sedimenti dell'Appennino: il Paleotevere.
Il Paleotevere, a causa dei continui assestamenti del substrato sul quale scorreva, è
soggetto a continue migrazioni che determineranno lo spostamento della sua foce
dall'area di Ponte Galeria verso Sud. Intorno ai 600.000 anni fa, con l'inizio dell'attività
eruttiva, a carattere prevalentemente esplosivo, dei vulcani Sabatini a nord-ovest e dei
Colli Albani a Sud-Est il paesaggio subisce una radicale modifica: le depressioni vallive
vengono colmate, i rilievi ammantati ed i corsi d'acqua deviati da una spessa coltre di
tufi, ceneri, lapilli e pomici. La deposizione di chilometri cubi di materiale piroclastico
produrrà uno degli effetti più importanti per il nostro territorio; il confinamento del tratto
superiore del Paleotevere nel suo corso attuale.
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Fig.1. Veduta d’insieme del territorio della zona di Maccarese (Fiumicino, Roma) in cui sarà svolta la prova dimostrativa con l’ubicazione dell’impianto di
compostaggio e delle principali aziende presso le quali sono stati allestiti i campi dimostrativi.
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Intorno ai 18.000 anni fa, alla fine dell'ultima glaciazione (Würm), il livello del mare era
più basso di quello attuale di circa 120 metri e la linea di costa probabilmente doveva
trovarsi a non meno di dieci chilometri dall'attuale. Numerosi indizi geologici fanno
pensare che, in quel periodo, il corso del Tevere proseguisse in aree oggi invase dal
mare, incassato in quella che gli studiosi chiamano Paleovalle Tiberina. Con la
deglaciazione delle calotte polari e montane, conseguenti al ristabilirsi di condizioni
climatiche più miti, il livello del mare comincia lentamente a salire e ad invadere di
nuovo il nostro territorio e la Paleovalle Tiberina. La foce del Tevere, a causa di questo
evento, subisce un forte arretramento. Grazie a numerosi sondaggi possiamo
ricostruire, nelle linee generali la paleogeografia del territorio in esame; il Tevere con il
suo apparato deltizio sfociava all'interno di un'ampia laguna divisa dal mare aperto da
una serie di barriere costiere discontinue allungate parallelamente alla costa. Dalle
colline retrostanti gli abitati di Focene e Fregene scendevano dei corsi d'acqua, tra i
quali probabilmente il fiume Arrone, che deponevano i loro sedimenti all'interno della
laguna contribuendo così al suo riempimento.
Intorno ai 7.000-5.000 anni fa il livello del mare termina la sua risalita; il fiume Tevere
dopo essere ulteriormente arretrato (zona Centro di Mezzo) si posiziona definitivamente
nel corso attuale e comincia ad avanzare dapprima all'interno della laguna, via via
sempre meno profonda, poi in mare aperto fino a raggiungere, in epoca storica, l'attuale
conformazione. Dell'antica laguna non rimarranno altro che una serie di laghi costieri
oggi completamente bonificati.
La maggior parte del territorio che viene interessato direttamente dal progetto rientra
nella fase finale del bacino idrografico del fiume Arrone.
Emissario del lago di Bracciano il fiume Arrone dopo un percorso di circa 37 km sfocia
nei pressi di Fregene. L'area di raccolta delle acque superficiali (bacino idrografico) è
ampia, cosiderando il lago di Bracciano, poco più di 200 kmq. Il bacino idrografico ha
un'altezza media di circa 98 m s.l.m. e presenta una forma allungata in direzione Nord-
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Sud; esso confina ad Est con il bacino del Fosso Galeria, affluente in destra del Fiume
Tevere, e ad Ovest con i bacini del Rio Tre Denari e del Fosso delle Cadute, entrambi
sfocianti in località Passo Oscuro e Marina di Palidoro. All'interno del bacino principale
si osservano tre sottobacini primari; il primo relativo al fiume Arrone, il secondo al Fosso
dei Prataroni ed il terzo al Rio Maggiore entrambi affluenti in destra del corso d'acqua
principale. La confluenza dei tre corsi d'acqua avviene in corrispondenza della S.S. N°1
Aurelia. Arricchito dalle portate degli affluenti l'Arrone, dopo aver attraversato il territorio
di Maccarese sfocia nel Mar Tirreno.
Giunto alla zona di confluenza il bacino idrografico si allarga decisamente
presentandosi pianeggiante e ricco di depositi alluvionali. A Sud della Via Aurelia il
corso d'acqua percorre il suo tratto finale prima di raggiungere il mare. In questo tratto il
fiume Arrone mostra le tracce dei numerosi interventi; il restringimento della sezione
fluviale e la creazione di argini artificiali hanno eliminato gran parte degli originari
ambienti ripariali e impediscono al fiume di avere una maggiore libertà di movimento.
Giunto all'altezza della Torre di Maccarese il fiume Arrone subisce una improvvisa
deviazione verso Nord-Ovest.
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2. Storia e situazione socio-economica attuale del territorio Il nome Maccarese sembrerebbe derivare da "Vaccareccia" o "Vaccarese", a causa del
fatto che negli acquitrini si praticava l’allevamento di bestiame, bovini di razza
maremmana e bufali, probabilmente sin dal tempo dei Longobardi nel VI secolo d. C. Le
famiglie nobiliari, che nel tempo si sono successe nella proprietà, mantennero i terreni
allo stato primitivo utilizzandoli per l’allevamento allo stato brado. Il Governo Italiano,
subito dopo l'occupazione di Roma (1870), si occupò della bonifica per liberare il
territorio dal flagello della malaria. Un tentativo era stato effettuato qualche anno prima
dallo Stato Pontificio, ma senza esito positivo. Nel 1878 venne approvata una legge per
la bonifica dei terreni intorno a Roma. Arrivarono dal Nord i primi "ravennati" che nel
1884 iniziarono l'opera di bonifica dei grandi stagni di Ostia e di Maccarese. Furono
realizzati 94 km di canali ed un impianto idrovoro. L'opera si concluse nel 1891 ma il
prosciugamento nella zona di Maccarese non fu completato. Il parziale fallimento era
dovuto principalmente alla mancata trasformazione fondiaria: i latifondisti, infatti, non
erano affatto interessati a sostenere le elevate spese di manutenzione delle opere di
bonifica poiché gli acquitrini erano l'ambiente più idoneo all'allevamento delle loro
mandrie di bufali. Al fine di realizzare la necessaria trasformazione fondiaria, nel 1925
viene fondata da parte della Società Generale per le imprese di bonifica e irrigazione,
gestita da importanti istituti finanziari, la "Maccarese Società Anonima di bonifiche",
SAB, che nell'aprile 1925 entrò in possesso della tenuta, acquistando oltre 4.500 ettari
di territorio in gran parte coperto da palude. L'obiettivo era quello di bonificare e rendere
coltivabili i terreni per incrementarne il valore fondiario. Nel 1925 vi erano 50 residenti,
l'anno successivo si passò a 3.000 grazie alla rete stradale e all'acquedotto potabile
realizzati dallo Stato.
Nel 1927 venne approvato con decreto governativo il progetto per la bonifica dell'area.
Le opere vennero realizzate in due lotti: il primo, affidato in concessione al consorzio
costituitosi nello stesso anno tra il principe Giovanni Torlonia e la SAB, riguardò il
bacino a Sud dell'Arrone fino al porto canale di Fiumicino; il secondo lotto riguardò il
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bacino delle Pagliete, a Nord dell'Arrone e venne dato in concessione alla SAB
(proprietaria del 60% dell'area). Contemporaneamente si procedette alla costruzione di
case e impianti. Gli insediamenti abitativi furono dimensionati per 4.000-5.000 abitanti,
divisi in tre aggregazioni principali: un villaggio a ridosso del Castello San Giorgio,
provvisto di ospedale, parrocchia, scuola, ufficio postale, negozi e officine; il centro
industriale adiacente la stazione, comprendente un silos per 20.000 quintali di cereali,
una centrale per la raccolta del latte, una cantina per 60.000 ettolitri di vino, magazzino
per le macchine agricole, stalla per l'esposizione e la vendita del bestiame; 35 micro
aziende agricole poste a distanza regolare. Venne installata una rete elettrica ed una
rete per l'acqua potabile, che attingeva da tre pozzi artesiani.
La scelta delle colture fu effettuata tenendo conto delle diverse caratteristiche dei
terreni: nelle zone irrigue cereali, foraggi e ortaggi, nelle aree più asciutte delle dune
costiere furono impiantati estesi vigneti. Ai bufali vennero sostituiti bovini di provenienza
alpina e olandese e venne avviato l’allevamento di cavalli e muli per l'esercito. Vennero
ingaggiati circa cinquemila coloni con un contratto di gruppo, il cui compenso
comprendeva una parte dei prodotti agricoli. I coloni provenivano dalle regioni povere
del Nord, dal Veneto in particolare, che all'epoca attraversavano un periodo di
grandissima povertà. Si creò quindi una vita sociale interna all'azienda che per molti
anni fu completamente separata dal circondario. La bonifica si concluse nel 1936.
Alcuni dati statistici, riportati in tabella 1, mostrano l’impatto della bonifica sull’assetto
produttivo del territorio.
Tabella 1. Impatto della bonifica dell’agro di Maccarese sulla struttura produttiva ed infrastrutturale del territorio. 1925 1931 A bonifica ultimata VIABILITA' km. 2 85 95 FABBRICATI Vani abitabili 87 1.375 1.869
Case rurali mq. 410 26.509 35.167 BESTIAME 1.667 -- --
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Bovini e cavalli bradi Pecore e capre 2.360 -- -- Vacche da latte -- 2.100 3.780 Equini di allevamento -- 520 920 E’ evidente che le opere di bonifica cambiarono completamente l'aspetto e la funzione
del territorio e costituirono un'impresa di consistente rilevanza sia per la vastità che per
concezione. Furono necessari ingenti finanziamenti i cui interessi erano di molto
superiori ai guadagni dell'azienda che quindi andò incontro ad una forte crisi
economica, determinando una stallo nello sviluppo dell'impresa. Nel 1937 la SAB passa
all'IRI. La crisi economica dell'azienda peggiora in seguito ai fatti storici di quel periodo:
la guerra di Spagna del '36 e poi quella di Etiopia e maggiormente con la seconda
guerra mondiale. Fu necessario, dopo la guerra, ricostruire alcune opere della bonifica
danneggiate dai tedeschi che nella ritirata avevano allagato nuovamente le terre. In
breve tempo Maccarese ritornò ad essere una grande azienda pilota. Negli anni '50 le
aree bonificate subirono un processo di urbanizzazione. Ad Ostia e Casal Palocco si
svilupparono insediamenti abitativi previsti dai piani urbanistici di Roma. A Nord del
Tevere si costruì l'aeroporto Leonardo da Vinci ed ebbe inizio lo sviluppo di Fregene.
Tutta la rimanente urbanizzazione, non autorizzata, si sviluppò in modo abusivo e,
quindi, senza alcuna pianificazione lungo la costa, quasi ininterrottamente da Fiumicino
a Passo Oscuro. L'unica area esente da questo fenomeno è la tenuta di Maccarese.
Nel 1959 si costituì un unico Consorzio di Bonifica dalla fusione dei consorzi di Ostia e
di Porto Maccarese, quest'ultimo unitosi nel 1951 con quello delle Pagliete.
L'azienda agricola si pose come modello di moderna agricoltura negli anni '50-'60, con
un bilancio che alterna attivi e passivi. Per sanare i passivi negli anni '50 furono venduti
500 ettari di terre coltivabili di cui 350 alla società Latte Sano.
Nel 1963 si costituì la società Forus a cui vennero trasferiti 450 ettari di bosco e
macchia, che due anni dopo il Piano regolatore del Comune di Roma vincolerà a verde
pubblico. Nello stesso anno, con la convenzione Financo, si realizzarono a Fregene 2
milioni di metri cubi di costruzioni a spese della pineta e della macchia mediterranea.
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Negli anni '60 i vini di Macccarese erano considerati tra i migliori d'Italia. Nel 1968 si
coltivano 2.850 ettari di terreno di cui 1.200 a foraggio. Negli anni '70 sono rilevanti le
produzioni di vino, di latte (tutto per la Centrale di Roma) e di ortaggi. All'inizio degli anni
'70 si incomincia ad ipotizzare la vendita dell'azienda. Nel 1972, 373 ettari vengono dati
in proprietà ai mezzadri, superando il contratto di mezzadria, introdotto nel 1938, e 330
ettari passano al conduzione diretta. Nel 1975 si propone un piano che prevede di
assegnare alle 400 famiglie di lavoratori il possesso e la gestione dell'azienda che,
però, non viene accettato dai sindacati i quali propongono invece il rilancio
occupazionale.
Nel 1980 la Maccarese è posta in liquidazione; l'IRI la cede per 31 miliardi al gruppo
capeggiato dalla famiglia Gabbellieri, vincolandola per cinque anni all'uso agricolo; 134
ettari vengono ceduti alla Forus e le aree gestite dagli ex mezzadri e compartecipanti
diventano di loro proprietà. Interviene la Magistratura e la vendita ai Gabbellieri è
invalidata: la preoccupazione delle associazioni ambientaliste è quella della
salvaguardia della funzione agricola dell'area.
I bilanci della Maccarese continuano ad essere negativi con un pareggio nel 1994. Nel
1993 un ulteriore tentativo di vendita fallisce. Nel 1998, nell'ambito del programma di
privatizzazioni avviate dal Governo, viene acquistata da Edizione Holding del Gruppo
Benetton che ne avvia la ristrutturazione.
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MATERIALI E METODI I campi dimostrativi I terreni in cui si sono allestiti i campi dimostrativi del progetto appartengono a quattro
aziende: S.A.TI, Valentini (fino al 2004 facente parte della Cooperativa S. Antonio),
Salvalaio e Torre in pietra Leprignana.
La S.A.TI, Società Agricola Tirrena, è un’azienda di produzione e trasformazione
ortofrutticola che lavora dal 1971 carote, meloni, cocomeri, verze, finocchi, pomodori e
altri prodotti stagionali sia di propria produzione che per conto terzi. L'azienda è
attualmente specializzata nei prodotti della quarta gamma e copre i mercati di Roma,
Bologna, Milano e Padova. Attualmente da' lavoro ad una trentina di addetti ed i terreni
di produzione consistono in 206 ha (Fig. 2).
Campo dimostrativo S.A.TI. (campo1)
Fig. 2. Localizzazione del campo dimostrativo presso l’azienda S.A.TI. (scala 1:1671)
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Il terreno destinato alla prova (definito nei rapporti come campo 1 o “A”) di
distribuzione del compost è costituito da un appezzamento di circa 2 ha in leggera
pendenza verso Sud-Ovest.
Tale terreno si trova ad un’altitudine di circa m. 20 s.l.m., con coordinate geografiche
pari a 41°52’23” Lat. Nord e 12°15’25” Long. Est. Tale terreno ricade all’interno del
comprensorio del Consorzio di Bonifica di Ostia e Maccarese. Per la Land Capability,
risulta appartenere alla classe III, con difetti dovuti alle caratteristiche del suolo
(profondità, scheletro, tessitura, permeabilità o reazione). Per quanto riguarda la
tipologia pedologica, il terreno risulta assegnato per la carta dei suoli d’Europa alla
classe Cambisol (classificazione FAO).
L’azienda "Valentini Augusto" operativa dal 1984 con circa 7,5 ha di terreni in
proprietà e 5 ha in affitto, localizzata in via dei Monti dell’ARA, in prossimità del centro
40 e del Lago Tre Denari, un bacino di raccolta artificiale.
L’azienda ha fatto parte fino al 2004 della Cooperativa S.Antonio, una centrale
ortofrutticola composta da circa 40 soci che ha goduto di stanziamenti su fondi
comunitari, del Ministero dell'Agricoltura e della Regione Lazio per circa 10 miliardi di
lire per l'ampliamento degli stabilimenti di trasformazione. Questi occupano un'area di
24.000 mq di cui 4.000 coperti in cui è possibile stoccare, lavare e confezionare fino a
100 tonnellate di carote al giorno. La Cooperativa dispone complessivamente di circa
130 ha di terreni produttivi.
Il terreno di proprietà dell’azienda agricola Valentini si estende per una superficie
complessiva di circa 7,5 ha ed ha giacitura pianeggiante. Si trova ad un’altitudine di
circa m 4 s.l.m. Le coordinate geografiche del sito corrispondono a latitudine 41°54’27’’
Nord, longitudine 12°12’11” Est. All’interno di questo terreno (Fig. 3) sono stati
individuati diversi campi da destinare alle prove dimostrative: Campo 2 (o campo “B”), campo 3 (o “D”), campo 4 e campo 5. Inoltre è stato utilizzato anche un campo
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situato in un terreno preso in affitto dall’azienda Valentini situato nelle adiacenze, in via
dei Tre Denari (Campo 6, definito anche come “campo C”).
I terreni ricadono all’interno del comprensorio del Consorzio di Bonifica di Ostia e
Maccarese e risulta essere classificato, secondo i criteri della Land Capability
dell’USDA, nella II Classe, ovvero come terreno coltivabile con difetti e limitazioni di
media entità. In particolare esistono limitazioni dovuti al drenaggio, causati dalla
presenza di falda superficiale. Per quanto riguarda la precessione colturale negli anni
precedenti la prova, il proprietario ha dichiarato che il terreno era in precedenza incolto.
Tuttavia, dal sopralluogo effettuato, risulta probabile che in precedenza vi siano state
coltivate ortive. Per quanto riguarda la tipologia pedologica, anche questo terreno
Campo 2
Fig. 3. Localizzazione dei campi dimostrativi dell’azienda Valentini (ex Cooperativa S.Antonio).
Campo 6
Campo 5
Campo 4
Campo 3
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risulta assegnati per la carta dei suoli d’Europa alla classe Cambisol (classificazione
FAO).
L’azienda agricola “Fratelli Salvalaio” è operativa dalla fine degli anni ‘80 con circa 60
ettari di terreno in parte di proprietà ed in parte in affitto all’azienda di Maccarese ed è
specializzata in colture ortive, in particolare carote ed insalatame. L’azienda
commercializza i suoi prodotti essenzialmente nell’Italia Centrale ed in particolare nel
bacino di Avezzano. Si è deciso di inserire questa azienda alla fine del primo anno del
progetto in quanto è particolarmente interessante la natura dei terreni coltivati (sabbia al
95%, Tab. 6-7 e contenuto in sostanza organica dello 0,62% circa,) tipici della fascia
costiera dell’area di Maccarese-Torrimpietra a ridosso della duna marittima.
Fig. 4. Localizzazione del campo dimostrativo presso l’Azienda Salvalaio
Campo dimostrativo Az. Salvalaio
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Inoltre per il tipo di ortaggi che vengono prodotti, lattuga e carota rappresentano la
produzione tipica della zona, particolarmente remunerativa e pregiata in quanto a
Maccarese viene prodotta parzialmente contro stagione rispetto ad altri grandi
comprensori nazionali di coltivazione. Il terreno della prova (Campo 7) di circa 3 Ha, di
proprietà aziendale, è situato in località S. Ninfa, in prossimità della pista di atterraggio
dell’aeroporto di Fiumicino. Si trova ad un’altitudine di circa m 4 s.l.m. Le coordinate
geografiche del sito corrispondono a latitudine 41°48’49’’ Nord, longitudine 12°14’11”
Est (Fig. 4).
Anche questo terreno ricade all’interno del comprensorio del Consorzio di Bonifica di
Ostia e Maccarese e risulta essere classificato, secondo i criteri della Land Capability
dell’USDA, nella III Classe, ovvero come terreno coltivabile con difetti e limitazioni di
notevole entità. In particolare esistono limitazioni dovuti alla tessitura ed al drenaggio,
causati dalla presenza di falda superficiale. Per quanto riguarda la precessione colturale
negli anni precedenti la prova, il proprietario ha dichiarato che il terreno era stato
coltivato a carota ed insalate. Per quanto riguarda la tipologia pedologica, anche
questo terreno risulta assegnati per la carta dei suoli d’Europa alla classe Cambisol
(classificazione FAO).
Anche l’azienda “Torre in pietra Leprignana” è stata inserita nel progetto alla fine del
primo anno e quindi non era stata riportata nella precedente stesura di questa
relazione. L’azienda è nata dalla divisione dell’Azienda di Torrimpietra Carandini , una
delle più grandi aziende agricole private che effettuarono la bonifica dell’Agro-Romano
negli anni ’3. Produce su circa 50 ettari di terreno ed è attualmente specializzata in
produzioni vinicole I.G.T., con una quantità annua che si aggira sui 4000 ettolitri e che
viene commercializzata sia in Italia che all’estero. Particolarmente rinomato è il vino
“Terre di Breccia” ricavato da un vitigno merlot, allevato in purezza e affinato in
barrques. Si è deciso di inserire questa azienda nel progetto in quanto è
particolarmente interessante per la natura del suolo, tipico della fascia collinare
dell’area di Torrimpietra. E’ importante anche la tipologia di produzione attuata: la vite
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era infatti assai estesa in precedenza e attualmente si sta di ridiffondendo nell’area di
Maccarese-Torrimpietra. L’inserimento di questa azienda ha avuto inoltre un notevole
impatto sull’incremento delle azioni dimostrative del progetto, in quanto organizza da
anni visite guidate a scolaresche e gruppi di turisti alle proprie cantine ed al castello che
è uno dei monumenti di maggior interesse storico nell’area in questione.
La prova prevede la realizzazione di un campo dimostrativo (campo 8) di circa un
ettaro su vite (Vitis vinifera) ricavato da un appezzamento a merlot di circa 13.000 mq,
in produzione dal 1996. Si trova in località “Colli di Mezzaluna – Centro Breccia” ad
un’altitudine di circa m 25 s.l.m. Le coordinate geografiche del sito corrispondono a
latitudine 41°53’37’’ Nord, longitudine 12°14’11” Est (Fig. 5).
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Fig. 5. Localizzazione del campo dimostrativo presso l’Azienda Torrimpietra-Leprignana
Anche questo terreno ricade all’interno del comprensorio del Consorzio di Bonifica di
Ostia e Maccarese e risulta essere classificato, secondo i criteri della Land Capability
dell’USDA, nella II Classe, ovvero come terreno coltivabile con difetti e limitazioni di
media entità.
Campo dimostrativo Az. Torre in Pietra
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Metodologia seguita per la valutazione agroambientale dei terreni e delle acque di drenaggio Per poter rilevare e caratterizzare dal punto di vista agroambientale la situazione di
partenza dei terreni individuati per la prova di distribuzione in campo del compost, sono
stati effettuati prelievi di campioni di terreno secondo la metodologia non sistematica,
seguendo uno schema a W (Lulli, 2000). I campioni sono stati presi nei campi 1, 2, 3, 6,
e 7. I campi 4 e 5 erano perfettamente assimilabili al campo 3 riguardo alle
caratteristiche del terreno. Infatti, in realtà si tratta di uno stesso appezzamento la cui
suddivisione in campi (3, 4 e 5) è stata operata sulla base di necessità
tecnico/produttive dovute alla differenti colture praticate . Per quanto riguarda invece il
campo 8 (Az. Torre in pietra Leprignana) sono state effettuate solamente analisi
standard del terreno, in quanto la prova è stata inserita nel progetto solo al secondo
anno e non si possono effettuare i tre cicli di distribuzione del compost come nel caso
del campo 7. Infatti la prova allestita riguarda una coltura perenne (la vite) che non
abbisogna di una concimazione ripetuta annualmente, ma di un apporto di compost per
una sola volta. In tale maniera risulterebbe non metodologicamente corretto inserire tale
prova in uno schema di valutazione dei cambiamenti di sostanza organica presente nel
terreno dopo tre anni di valutazione e di concimazione. Per ciascun punto di
campionamento sono stati prelevati campioni elementari a 3 diverse profondità (0-15
cm, 15-30 cm e 30-45 cm) in modo da comprendere interamente lo strato interessato
dallo sviluppo radicale delle colture, altresì interessato dalle lavorazioni del terreno e
dal successivo interramento del compost. Per ciascun campo dimostrativo sono stati
utilizzati 5 punti di prelievo che sono stati determinati e posizionati utilizzando uno
squadro agrimensorio, in modo da poter effettuare i prelievi di campioni di terreno
esattamente negli stessi punti a fine ciclo dimostrativo. Sui campioni elementari
prelevati sono state effettuate, presso il laboratorio analisi del suolo del Dipartimento di
Produzione Vegetale, le seguenti analisi chimico – fisiche:
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-scheletro % -granulometria -costanti idrologiche -carbonio organico totale -salinità (conducibilità elettrica) -pH -calcare totale -azoto totale -fosforo totale -potassio totale -carbonio da acidi umici e fulvici -cadmio totale -mercurio totale -rame totale -zinco tot -nichel tot -piombo tot -cromo esavalente. Tali analisi saranno effettuate anche su campioni di compost prodotto dall’impianto
dell’AMA di Maccarese per ciascuno dei tre anni di durata del progetto, non appena
questo sarà reso disponibile. Su tale materiale si effettuerà oltre che analisi specifiche
tipiche del prodotto come: percentuale di inerti, di residui di materie plastiche e di vetri
l’indice di germinazione, anche un’analisi multiresiduale per individuare la presenza di
eventuali principi attivi di fitofarmaci contenuti nel materiale di origine vegetale conferito
all’impianto di compostaggio. In caso di risultati positivi si estenderanno tali analisi
anche ai campioni di terreno (nel frattempo conservati presso il laboratorio del
Dipartimento di Produzione Vegetale dell'Università della Tuscia) per poter essere in
grado di valutare l’eventuale effetto di contaminazione dovuto alla somministrazione del
compost. Infatti si è ritenuto che non fosse pienamente efficiente la strategia di
effettuare analisi su possibili residui di fitofarmaci direttamente sul terreno, vista la
complessità della dinamica di trasformazione delle molteplici possibili molecole di
principi attivi utilizzabili.
Per quanto riguarda le analisi delle acque di drenaggio, previste nella valutazione
iniziale della situazione ambientale dei campi dimostrativi, ci sono stati alcuni problemi
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per il campionamento dovuti al periodo siccitoso in cui si sarebbero effettuare i prelievi.
In tale periodo la falda si era notevolmente abbassata ed il prelievo dei campioni dai
canali di scolo del sistema di drenaggio è risultato impossibile. Si è quindi deciso di
valutare le potenzialità di contaminazione delle acque di drenaggio da parte del
compost mediante la percolazione di campioni di acqua usata per l’irrigazione nelle due
aziende in esame attraverso colonne di terreno degli appezzamenti in cui si sarebbe
successivamente distribuito il compost. Tale percolazione è stata effettuata in condizioni
standard in laboratorio usando campioni medi dei due appezzamenti usando un
rapporto 1:5 tra peso di terreno e quantità d’acqua percolata.
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RISULTATI DELLE ANALISI INIZIALI 1. Terreni
I risultati riguardanti il contenuto di scheletro dei terreni, determinato secondo la
metodica ufficiale (metodo ufficiale n. II.1, G.U. n. 248 del 21.10.1999), sono riportati in
tabella 2.
Tabella 2. Contenuto in scheletro nei campioni di terreno dei campi dimostrativi
Az. Valentini via M.
dell'ARA
Az. Valentini via M.
dell'ARA
Az. Valentini via Tre Denari
Az. SATI Az. Salvalaio Az. Torre in Pietra
Campo 2 Campo 3 Campo 6 Campo 1 Campo 7 Campo 8 profondi tà (cm)
scheletro (g/kg)
profondi tà (cm)
scheletro (g/kg)
profondi tà (cm)
Scheletro
(g/kg)
profondi tà (cm)
scheletro (g/kg)
profondi tà (cm)
scheletro (g/kg)
scheletro (g/kg)
0-15 60.3 0-15 22.0 0-15 12.0 0-15 8.1 0-15 12 15-30 58.3 15-30 18.3 15-30 9.8 15-30 5.1 15-30 5 30-45 51.6 30-45 27.7 30-45 15.3 30-45 6.9 30-45 10 0-15 20.8 0-15 30.5 0-15 14.7 0-15 3.0 0-15 5 < 50 15-30 22.5 15-30 26.8 15-30 17.8 15-30 2.2 15-30 4 < 50 30-45 22.1 30-45 21.9 30-45 22.0 30-45 2.5 30-45 3 < 50
0-15 47.0 0-15 6.6 15-30 44.1 15-30 7.8 30-45 26.8 30-45 4.0 0-15 22.1 0-15 8.2 15-30 24.3 15-30 3.5 30-45 27.9 30-45 4.7 0-15 32.7 0-15 7.2 15-30 23.5 15-30 3.9 30-45 28.6 30-45 2.5
Il terreno all’interno della Cooperativa S. Antonio via Monti dell'ARA, via dei Tre Denari
ed a Torre in Pietra risultano avere un contenuto di scheletro superiore a quello delle
aziende S.A.TI e Salvalaio. . Tuttavia in tutti i terreni la quantità di scheletro risulta
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sostanzialmente bassa e si può considerare che l’effetto di questo componente sulle
caratteristiche agronomiche del suolo sia trascurabile.
La composizione granulometrica (eseguita secondo la metodica standard, con il metodo
della pipetta, metodo ufficiale n. II.5, G.U. n. 248 del 21.10.1999) utilizzando le
definizioni dimensionali delle classi della I.S.S.S.) dei terreni dei campi dimostrativi, è
riportata rispettivamente di seguito.
Tab. 3 Composizione granulometrica dei campioni di terreno prelevati presso la Az. Valentini via M. dell'ARA Campo 2
Profondità
cm argilla
% limo %
sabbia grossa%
sabbia fine %
Tot sabbia %
classe tessitura
0-15 11.7 9.3 55.5 23.5 79.1 sabbioso 15-30 10.9 11.0 54.5 23.6 78.1 sabbioso 30-45 10.8 10.6 56.7 21.9 78.6 sabbioso 0-15 11.8 9.3 49.6 29.3 78.9 sabbioso
15-30 11.6 9.1 52.5 26.8 79.3 sabbioso 30-45 11.2 10.0 53.9 24.8 78.8 sabbioso
Tab. 4 Composizione granulometrica dei campioni di terreno prelevati presso la Az. Valentini via M. dell'ARA Campo 3
Profondità
cm argilla
% limo %
sabbia grossa%
sabbia fine %
Tot sabbia %
classe tessitura
0-15 12.1 7.7 57.3 22.8 80.2 sabbioso 30-45 11.0 9.5 59.7 19.8 79.5 sabbioso 0-15 12.2 9.3 54.2 24.4 78.5 sabbioso
30-45 13.0 2.4 58.8 25.8 84.6 sabbioso 0-15 19.4 7.9 50.2 22.5 72.8 sabb.-argill
30-45 17.8 8.2 50.8 23.2 74.0 sabb.-argill 0-15 13.3 9.6 55.1 22.0 77.1 sabbioso
30-45 12.1 9.7 55.4 22.9 78.2 sabbioso 0-15 12.8 11.4 54.0 21.8 75.8 sabbioso
30-45 12.4 7.0 52.7 27.9 80.6 sabbioso
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Tab. 5 Composizione granulometrica dei campioni di terreno prelevati presso la Az. Valentini via dei Tre Denari, Campo 6
Profondità
cm argilla
% limo %
sabbia grossa%
sabbia fine %
Tot sabbia %
classe tessitura
0-15 15.3 11.4 41.2 32.2 73.4 sabb.-argill 15-30 15.7 11.0 41.5 31.9 73.4 sabb.-argill 30-45 16.9 10.1 42.8 30.2 73.0 sabb.-argill 0-15 15.0 10.2 40.0 34.8 74.7 sabb.-argill
15-30 16.5 10.2 38.5 34.8 73.3 sabb.-argill 30-45 15.3 11.4 38.8 34.6 73.4 sabb.-argill
Tab. 6 Composizione granulometrica dei campioni di terreno prelevati presso SATI Campo 1
Profondità cm
argilla %
limo %
sabbia grossa%
sabbia fine %
Tot sabbia %
classe tessitura
0-15 23.6 9.6 27.5 39.3 66.8 sabb.-argill 30-45 23.5 7.3 25.4 43.8 69.2 sabb.-argill 0-15 25.9 7.7 26.7 39.7 66.4 sabb.-argill
30-45 25.1 2.5 27.1 45.2 72.3 sabb.-argill 0-15 28.7 7.9 27.9 35.5 63.4 sabb.-argill
30-45 29.2 7.3 27.8 35.7 63.5 sabb.-argill 0-15 15.8 6.7 34.1 43.4 77.5 sabb.-argill
30-45 16.5 6.6 33.0 43.9 77.0 sabb.-argill 0-15 17.7 7.9 36.9 37.4 74.3 sabb.-argill
30-45 18.8 7.2 30.6 43.4 74.0 sabb.-argill
Tabella 7. Composizione granulometrica dei campioni di terreno prelevati presso l'Az. Salvalaio Profondità
cm argilla
% limo %
sabbia grossa%
sabbia fine %
Tot sabbia %
classe tessitura
0-15 4.4 0.5 18.5 76.7 95.2 sabbioso 15-30 4.7 0.4 14.5 80.4 94.9 sabbioso 30-45 4.1 0.8 14.9 80.1 95.0 sabbioso 0-15 3.9 0.4 23.0 72.7 95.7 sabbioso
15-30 3.7 0.8 23.1 72.4 95.5 sabbioso 30-45 3.6 1.3 25.2 69.8 95.1 sabbioso
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Tabella 8. Composizione granulometrica dei campioni di terreno prelevati presso l'Az. Torre in Pietra Profondità
cm argilla
% limo %
sabbia grossa%
sabbia fine %
Tot sabbia %
classe tessitura
0-45 17 8 75 sabb.-argill
Da tali dati risulta evidente la sostanziale omogeneità per quanto riguarda le
caratteristiche di tessitura del terreno per l’appezzamento presso la l'azienda SATI che
risulta essere di grana sabbiosa-argillosa. Il terreno degli appezzamenti scelti per la
prova di distribuzione del compost presso l’azienda Valentini via Monti dell'ARA risulta
leggermente più variabile, mostrando in alcuni punti di campionamento una maggiore
argillosità. Tuttavia anche questo terreno è prevalentemente di tessitura sabbiosa. Per
quanto riguarda il terreno di via dei Tre Denari (Campo 6) la tessitura risulta essere di
tipo sabbioso-argillosa.
Spiccatamente sabbiosi sono i terreni dell’Az. Salvalaio, con contenuti in sabbia che si
aggirano attorno al 95%, mentre l’Az. Torre in Pietra ha terreni di natura sabbioso-
argillosa.
Per quanto riguarda i dati concernenti il contenuto di carbonio organico totale e dunque
di sostanza organica del terreno della Azienda Valentini via M. dell'ARA, determinato
con il metodo Lotti (Tabella 9), mostra che il campo 3 (B) ha una dotazione generale
medio-alta, mentre il campo 2 (A) è generalmente poco dotato.
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Tabella 9. Contenuto in sostanza organica dei campioni di terreno prelevati presso l’az. Valentini , via
M. dell'ARA - campo 2 – 3
campo profondità (cm)
Carbonio organico
totale (g/kg)
Sostanza organica (g/kg)*
Dotazione sostanza organica
3 0-15 10.6 18.3 media 3 30-45 19.0 32.7 elevata 3 0-15 14.5 24.9 elevata 3 30-45 12.2 21.1 media 3 0-15 10.8 18.6 media 3 30-45 17.7 30.4 elevata 3 0-15 13.5 23.2 elevata 3 30-45 12.9 22.2 media 3 0-15 13.2 22.7 media 3 30-45 17.3 29.8 elevata 2 0-15 5.7 9.9 bassa 2 15-30 5.3 9.1 bassa 2 0-15 7.8 13.4 bassa 2 15-30 7.5 12.9 bassa
* = fattore di conversione 1,724 Nella maggior parte dei punti di campionamento, lo strato più superficiale risulta
leggermente impoverito per quanto riguarda il contenuto di sostanza organica.
Per quanto riguarda i dati del contenuto di carbonio organico totale e dunque di
sostanza organica del Campo 6 della Az. Valentini, via dei tre Denari (Tabella 10)
evidenziano una sostanziale media dotazione di tale elemento.
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Tabella 10. Contenuto in sostanza organica dei campioni di terreno prelevati presso la Az.
Valentini, campo 6, via dei tre Denari
profondità (cm)
Carbonio organico
totale (g/kg)
Sostanza organica (g/kg)*
Dotazione sostanza organica
0-15 9.1 15.7 media 15-30 8.4 14.5 bassa 0-15 10.1 17.4 media
15-30 9.5 16.3 media * = fattore di conversione 1,724
I dati riguardanti le caratteristiche idrologiche del terreno (rilevati solamente per le
aziende Valentini e SATI), e sono in accordo con quanto atteso a causa della tessitura
prevalentemente sabbiosa del suolo in oggetto.
Tabella 11. Caratteristiche idrologiche dei campioni di terreno prelevati
presso l’Az. Valentini via M. dell'ARA campo 2 – 3
campo profondità (cm)
Umidità % in peso a 15 bar
Umidità % in peso a 0.3 bar
Acqua disponibile (%)
2 0-15 3.2 8.9 5.7 2 30-45 4.2 9.1 5.0 2 0-15 4.0 9.8 5.9 2 30-45 3.0 8.2 5.2 2 0-15 7.0 14.9 7.9 2 30-45 10.2 14.0 3.8 2 0-15 4.9 9.0 4.1 2 30-45 3.6 10.2 6.6 2 0-15 5.6 9.3 3.7 2 30-45 6.1 10.3 4.2 3 30-45 5.5 9.2 3.7 3 0-15 5.3 9.0 3.7 3 30-45 5.6 10.0 4.5 3 0-15 5.3 9.1 3.8
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Il valore medio dell'acqua disponibile per il campo 2 (tabella 11) si attesta su valori di
3,9% mentre per il campo 3 il valore è del 5,2%. Questa differenza è dovuta sia ad un
contenuto maggiore in argilla che in sostanza organica del campo 3 rispetto al campo 2.
Comunque si nota la scarsa capacità di ritenzione idrica di questi terreni e dunque la
scarsa possibilità di costituzione di una riserva durevole per l'approvvigionamento idrico
delle colture. In terreni di questo tipo è necessario limitare i volumi di adacquamento ed
utilizzare brevi turni irrigui. Tale necessità risulta peraltro facilmente accolta mediante
un opportuno utilizzo del metodo di irrigazione a goccia, prevalentemente utilizzato
nell’azienda in questione sulle colture ortive. La dotazione di sostanza organica non
appare pienamente sufficiente a migliorare le caratteristiche idrologiche del terreno, che
si presume dunque possa avvantaggiarsi dall’apporto di ammendanti organici quali il
compost. Per quanto riguarda la reazione (pH in acqua 1:2.5), il terreno risulta neutro
(pH compreso tra 6.6 e 7.3) oppure subacido (pH compreso tra 6.1 e 6.5) ed in alcuni
punti moderatamente acido. In base alla determinazione della conducibilità elettrica
dell’estratto di pasta satura (ECe) il terreno non risulta presentare livelli di salinità in
grado di esercitare alcun effetto rilevante in termini di riduzione della produttività, tranne
che sulle colture più sensibili (es. fagiolo, fragola, cipolla, carota). L’esame di tale
parametro è di particolare interesse perché talvolta il compost apporta un certo grado di
salinità (tabella 12)
Il calcare totale, determinato mediante il metodo De Astis, ha fatto rilevare in tutti i casi
valori inferiori a 2.5%. Si tratta dunque di terreni poveri di calcare, come peraltro già
rivelato dall’esame dei dati riguardanti la reazione.
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Tabella 12. Reazione e salinità dei campioni di terreno prelevati presso l’az. Valentini campo 2 - 3
campo profondità
(cm) pH ECe
(dS m-1 a 25°C) 3 0-15 6.4 0.130 3 30-45 6.3 0.137 3 0-15 6.2 0.152 3 30-45 6.3 0.149 3 0-15 6.4 0.186 3 30-45 6.6 0.161 3 0-15 5.9 0.117 3 30-45 6.1 0.120 3 0-15 5.9 0.133 3 30-45 6.0 0.106 2 0-15 7.1 0.311 2 15-30 7.1 0.279 2 30-45 7.3 0.198 2 0-15 6.9 0.357 2 15-30 7.0 0.280 2 30-45 7.0 0.173
Il campo 6 in via dei Tre Denari presenta caratteristiche idrologiche leggermente
migliori, che sono in accordo con il maggior contenuto in agilla di questo; infatti la media
dell'acqua disponibile si aggira intorno al valore di 5,8 % (tabella 13) . Per quanto
riguarda la reazione il terreno risulta neutro (pH compreso tra 6.6 e 7.3). In base alla
determinazione della conducibilità elettrica dell’estratto di pasta satura (ECe) il terreno
non risulta presentare livelli di salinità in grado di esercitare alcun effetto rilevante in
termini di riduzione della produttività delle colture che esso può ospitare (tabella 14).
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Tabella 13. Caratteristiche idrologiche dei campioni di terreno prelevati presso l’az. Valentini campo 6
profondità
(cm) Umidità % in peso a 15 bar
Umidità % in peso a 0.3 bar
Acqua disponibile (%)
0-15 7.34 12.54 5.20 30-45 7.58 13.33 5.76 0-15 7.45 12.57 5.13
30-45 9.31 16.35 7.04
Tabella 14. Reazione e salinità dei campioni di terreno prelevati presso l’az. Valentini campo 6
profondità (cm)
pH ECe (dS m-1 a 25°C)
0-15 7.1 0.311 15-30 7.1 0.279 30-45 7.3 0.198 0-15 6.9 0.357 15-30 7.0 0.280 30-45 7.0 0.173
Per quanto riguarda il terreno dell’Azienda SATI, la dotazione di sostanza organica
misurata appare bassa in tutti i campioni esaminati a prescindere dalla profondità (Tab.
15), con valori nettamente inferiori a quelli rilevati nei campioni prelevati presso la
azienda Valentini.
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Tabella 15 . Contenuto in sostanza organica dei campioni di terreno prelevati presso l'azienda
SATI campo1
profondità (cm)
Carbonio organico
totale (g/kg)
Sostanza organica (g/kg)*
Dotazione sostanza organica
0-15 7.7 13.2 Bassa 30-45 8.8 15.2 Media 0-15 7.3 12.6 Bassa 30-45 6.7 11.5 Bassa 0-15 7.0 12.1 Bassa 30-45 7.2 12.4 Bassa 0-15 7.3 12.5 Bassa 30-45 6.7 11.6 Bassa 0-15 8.3 14.3 Bassa 30-45 7.5 12.9 Bassa
* = fattore di conversione 1,724
Tale minor dotazione di sostanza organica è probabilmente da attribuirsi alla gestione
della concimazione che non prevede apporti di fertilizzanti organici ed alla presenza
frequente, nell’avvicendamento colturale effettuato sull’appezzamento, di cereali da
granella. Le caratteristiche idrologiche sono in accordo con il maggior contenuto in
agilla di questo; infatti la media dell'acqua disponibile si aggira intorno al valore di 4,4
%, ed in accordo con l'alto contenuto in frazione sabbiosa, che attribuiscono al terreno
una limitata capacità di trattenuta idrica (tabella 16). Per quanto riguarda la reazione
(pH in acqua 1:2.5), il terreno risulta subacido (pH compreso tra 6.1 e 6.5) ed in alcuni
punti moderatamente acido (pH compreso tra 5.1 e 6.0). I valori misurati di salinità del
terreno, anche per quanto riguarda questo appezzamento, non destano particolari
preoccupazioni di tipo agronomico (tabella 17), essendo la conducibilità dell’estratto di
pasta satura molto inferiore ai valori soglia perché si verifichino problemi alle colture.
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Tabella 16. Caratteristiche idrologiche dei campioni di terreno prelevati presso la SATI campo 1
profondità
(cm) Umidità % in peso a 15 bar
Umidità % in peso a 0.3 bar
Acqua disponibile (%)
0-15 7.12 10.97 3.86 30-45 6.74 10.85 4.11 30-45 6.13 10.37 4.23 0-15 6.23 10.01 3.78
30-45 9.70 14.90 5.20 0-15 9.31 14.83 5.52
Tabella 17. Reazione e salinità dei campioni di terreno prelevati presso l'Azienda SATI
campo 1
profondità (cm)
pH ECe (dS m-1 a 25°C)
0-15 6.2 0.08 30-45 6.2 0.08 0-15 5.9 0.07 30-45 6.2 0.06 0-15 6.1 0.07 30-45 6.2 0.07 0-15 5.9 0.07 30-45 6.1 0.07 0-15 6.0 0.07 30-45 5.9 0.06
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Per quanto riguarda il terreno dell’Azienda Salvalaio Invece, i dati del contenuto di
carbonio organico totale e dunque di sostanza organica del Campo 7 (Tabella 18)
evidenziano una dotazione bassa di tale elemento.
Tabella 18. Contenuto in sostanza organica dei campioni di terreno prelevati presso l'Az. Salvalaio, campo 7
profondità (cm) Carbonio organico
totale (g/kg)
Sostanza organica
(g/kg)
Dotazione sostanza organica
0-15 4.70 8.11 bassa 15-30 4.71 8.12 bassa 30-45 4.57 7.88 bassa 0-15 2.62 4.34 bassa 15-30 2.52 4.53 bassa 30-45 2.45 4.23 bassa
Infine va rilevato che per quanto attiene alla Az. Torre in Pietra, il contenuto di sostanza
organica del Campo 8 rivela una dotazione particolarmente bassa di tale elemento, che
dall’analisi effettuata si aggira su un valore di 1,27 g/kg. Reazione e salinità del terreno
rivelano un pH del 7,4% ed una salinità maggiore di quella della SATI (EC dS m-1
0,166).
Gli altri i principali parametri per la caratterizzazione ambientale dei terreni sono riportati
in tabella 19. Per queste analisi, considerata la poco probabile stratificazione in
profondità, all’interno dello strato di terreno normalmente sottoposto a lavorazione, delle
variabili da misurare, si è proceduto in maniera da ottenere un campione medio per ogni
punto in cui è stato effettuato il prelievo.
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Tabella 19. Risultati analisi qualità ambientale dei terreni per la prova dimostrativa sul compost a Maccarese
Caratteristica Unità di misura
Az. Valentini
Azienda SATI Az. Torre in Pietra
Fosforo totale mg kg-1 365.6 ± 32.9 231.4 ± 18.4 61 Potassio totale mg kg-1 1447.4 ± 431.3 1588.0 ± 523.5 289 Rame totale mg kg-1 16.4 ± 3.1 5.7 ± 2.6 13,8 zinco totale mg kg-1 29.2 ± 3.7 26.1 ± 6.4 2,4 Piombo totale mg kg-1 17.8 ± 4.4 22.2 ± 2.5 24 Cromo totale mg kg-1 24.5 ± 3.8 18.6 ± 3.2 18 Cadmio totale mg kg-1 <0,5 <0,5 <0,5 Nichel totale mg kg-1 11.6 ± 3.8 15.3 ± 4.6 18 Mercurio totale mg kg-1 0.1 ± 0.0 0.2 ± 0.0 0 Cromo esavalente mg kg-1 <0,5 <0,5 <0,5 Carbonio organico umificato
g kg-1 3.6 ± 1.1 4.1 ± 0.4 n.r.
Nella tabella 19 sono quindi riportati i valori medi per tutti i punti di campionamento di
degli appezzamenti delle Az. Valentini e SATI con la deviazione standard associata.
Tali dati evidenziano una notevole dotazione di fosforo e potassio di entrambi i terreni,
probabile conseguenza di ingenti quantitativi utilizzati nelle fertilizzazioni ma anche della
natura stessa dei terreni, soprattutto per quanto riguarda il potassio. Quest’ultimo
aspetto è confermato dalla evidente stretta correlazione tra la percentuale di argilla e la
concentrazione di potassio totale misurata nei campioni raccolti nei due terreni (Fig. 6).
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La relazione tra contenuto di argilla e concentrazione di potassio nel terreno spiega
anche la elevata variabilità riscontrata per questo parametro (cf. valori delle deviazioni
standard in tabella 10). Infatti in entrambi i terreni è presente un punto di
campionamento in cui il contenuto di argilla è molto maggiore rispetto agli altri (cf. Tab.
3 e 4 punto di campionamento n.2).
Per quanto riguarda i metalli pesanti, i valori riscontrati sono tutti molto al di sotto delle
soglie considerate degne di attenzione per quanto riguarda la possibilità di effetti
fitotossici.
Fig. 6. Relazione tra contenuto di argilla e concentrazione di potassio totale nei terreni del campi dell’Az. Valentini (Coop. S.Antonio) e SATI in cui sarà svolta la prova di applicazione del compost
500
700
900
1100
1300
1500
1700
1900
2100
2300
2500
5 15 25 35
Contenuto di argilla (%)
Pota
ssio
tota
le (m
g kg
-1)
Cooperativa S.AntonioAzienda SATI
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2. Acque di drenaggio
L’analisi delle acque di drenaggio (Tabella 20), simulate attraverso la percolazione in
colonne di terreno nei terreni delle az. Valentini e SATI, ha rivelato la presenza di valori
alquanto elevati di salinità, indicata da valori alti di conducibilità elettrica e di residuo
fisso. La salinità è presumibilmente determinata da elevati valori di concentrazione dei
cloruri (superiori al limite di 200 mg l-1 suggerito per le acque potabili). L’acqua ha una
durezza abbastanza alta, determinata da sali di Calcio e di Magnesio. Per quanto
riguarda i composti azotati vi è un elevata presenza di nitriti (superiori ai limiti consentiti
per le acque potabili) e di ammoniaca ma non di nitrati. E’ alto anche il valore dei solfati
anche se inferiore superiore al limite richiesto per le acque potabili (250 mg l-1).
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Tabella 17. Analisi delle acque di drenaggio dei campi dimostrativi
Parametro Az. Valentini Azienda SATI
PH 7.46 7.33
Cloruri (mg l-1) 245 273
Conducibilità elettrica (µS cm-1) 1525 1515
Residuo fisso (mg l-1) 1144 1136
Solfati (mg l-1) 144 143.76
Nitriti (mg l-1) 1.55 1.73
Nitrati (mg l-1) 8.40 7.51
Durezza (°F) 38 43
Fluoruri (mg l-1) 1.16 0.91
Ferro (mg l-1) - -
Ammoniaca (mg l-1) 0.34 0.31
Fosfati (mg l-1) 0.6 -
Non vi sono rilevanti differenze tra i campioni prelevati presso l’azienda SATI e quelli
presso l’az. Valentini.
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BIBLIOGRAFIA Bellotti P., Carboni M. G., Milli S., Tortora P. & Valeri P., (1989) - La piana deltizia del Fiume Tevere: analisi di facies e ipotesi evolutiva dall'ultimo low stand glaciale all'attuale. Giornale di Geologia, ser. 3, vol.51/1, pp. 71-91. Comune di Fiumicino, Maccarese: Studio economico ed ambientale etc., 1996-'97 Di Loreto E., Giacopini L., Mantero D., Mantero M. F., "Il comprensorio Maccarese Castel di Guido" nella rivista Verde Ambiente, nov./dic. 1993 Faccenna C., Funicello R. & Marra F. (1995) - Inquadramento geologico strutturale dell'area romana. Mem. Des. della Carta Geol. d'It., vol. L pp. 31-47. Huyzendveld Arnoldus A., Crovato C. & Zarlenga F. (1991) - Analisi paleoambientali dei depositi "intrawürmiani" ed Olocenici della piana di Maccarese. ENEA pp.3-29. Lulli L., 2000. Prelievo. In: Metodi di analisi chimiche dei suoli, MiPAF, FrancoAngeli ed. Verdi, Ambiente e Società Maccarese: dalla bonifica alla grande speculazione Conf. stampa 13.10.1993 Approvazione dei "Medodi ufficiali di analisi chimica del suolo" n. II.1, G.U. n. 248 del 21.10.1999
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Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto “Fertilizzazione sostenibile di un’area orticola intensiva mediante l’utilizzo di biomasse vegetali locali di scarto – Fertilife” (LIFE02/ENV/IT/000089), nel mese di
febbraio del 2003 e aggiornato a settembre 2005 da:
Stefano Carrano – Consorzio Agrital Ricerche
Raffaele Casa – Dipartimento Produzione Vegetale Università della Tuscia
Fabio Pieruccetti - Dipartimento Produzione Vegetale Università della Tuscia
Massimo Muganu - Dipartimento Produzione Vegetale Università della Tuscia
Si ringraziano Giovanni Zorzi per la documentazione che è stata utilizzata
relativa alla Bonifica di Maccarese ed il WWF ed il Parco del Litorale Romano
per quella sulla situazione geomorfologia del territorio.