Giuseppe Martelli : “Il ‘mondo’ nel Nuovo Testamento”___________________ 2
SSoommmmaarriioo
Errore. Il segnalibro non è definito.INTRODUZIONE ........................................................ 3 PERCHÈ QUESTO STUDIO ....................................................................................................... 4 DEFINIZIONI DI “MONDO” ..................................................................................................... 5 IL “MONDO” NELLA BIBBIA .................................................................................................. 5 IL “KOSMOS” NELLA BIBBIA ................................................................................................. 6 IL “KOSMOS” NEGLI SCRITTI EXTRABIBLICI .......................................................................... 7 LIMITI E CONTENUTI DI QUESTO STUDIO ............................................................................... 8 “KOSMOS” COME UMANITÀ E COME SISTEMA ....................................................................... 8 ORDINE DELLA SUCCESSIVA TRATTAZIONE .......................................................................... 9
CAPITOLO 1: IL “KOSMOS” COME UMANITÀ E COME SISTEMA ................................ 10
PREMESSE .......................................................................................................................... 10 IL “KOSMOS” COME SISTEMA .............................................................................................. 12
1. Le sue caratteristiche ............................................................................................ 13 2. Il suo presente e il suo futuro ................................................................................ 15
IL “KOSMOS” COME UMANITÀ ............................................................................................ 17 1. Le sue caratteristiche ............................................................................................ 18 2. Il suo presente e il suo futuro ................................................................................ 19
CAPITOLO 2 : GESÙ CRISTO E IL “KOSMOS” ............................................................. 21
PREMESSE .......................................................................................................................... 21 CARATTERISTICHE E DIFFERENZE ....................................................................................... 22
1. Il “mondo” e Cristo ............................................................................................. 23 2. La persona di Cristo rispetto al “mondo” ............................................................ 24 3. L'opera di Cristo rispetto al “mondo” ................................................................. 24
AMORE E VOLONTÀ DI SALVEZZA ....................................................................................... 26 1. L'amore incondizionato di Dio ............................................................................... 26 2. La ferma volontà di salvezza di Dio ....................................................................... 27
CAPITOLO 3 : I FIGLI DI DIO E IL “KOSMOS” .............................................................. 29
PREMESSE .......................................................................................................................... 29 CARATTERISTICHE E DIFFERENZE ....................................................................................... 30
1. I figli di Dio sono nel mondo .................................................................................. 31 2. I figli di Dio non sono del mondo ........................................................................... 32
SEPARAZIONE E TESTIMONIANZA ....................................................................................... 33 1. I figli di Dio devono separarsi dal mondo ............................................................ 33 2. I figli di Dio devono amare gli uomini del mondo ................................................ 36 3. I figli di Dio devono testimoniare agli uomini del mondo .................................... 37
CONCLUSIONI E APPLICAZIONI .............................................................................. 39
CONCLUSIONI RIASSUNTIVE ............................................................................................... 39 APPLICAZIONI PRATICHE .................................................................................................... 39
BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................... 41 ELENCO DEI BRANI CITATI ..................................................................................... 43
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IINNTTRROODDUUZZIIOONNEE
SSi racconta che, agli albori degni anni '60, all’inizio del grande boom economico
verificatosi in Italia in quel decennio, un cristiano evangelico fosse molto titubante sulla scelta se acquistare o meno un apparecchio televisivo. Troppi pro e contro, soprattutto in merito al pericolo di farsi attrarre eccessivamente da quella “scatola a colori” e, interessandosi sempre più delle “cose del mondo”, come singolo e come famiglia non avrebbero dedicato più tanto tempo alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio.
Quest’uomo timorato stava pregando molto seriamente in merito a questa scelta, anche perchè sua moglie lo incalzava e gli chiedeva ogni giorno di rompere gli indugi, dal momento che ella desiderava guardare i programmi televisivi direttamente a casa sua, senza essere costretta a chiedere a qualche amica di ospitarla a tale scopo .
Ebbene, un giorno questo credente prese finalmente la sua decisione. Con la famiglia si recò da alcuni parenti che, guarda caso, con orgoglio fecero loro
vedere l'apparecchio televisivo che avevano appena comperato e, nel promuovere il nuovo acquisto, il padrone di casa disse: “Vedete, è proprio utile comprare la televisione perchè, una volta che ce l'hai, hai il mondo in casa tua!”. A questo punto, il credente non ebbe più dubbi: non bisognava acquistare la TV perchè era proprio vero che questa “scatola” ti faceva entrare il mondo in casa!
La storia può far sorridere ma, a parte il giusto timor di Dio di quest'uomo (ah,
quanto dovremmo imparare da lui!), non può non colpire come nella sua mente si siano immediatamente sovrapposte e identificate fra loro due concezioni diverse di “mondo” o, quantomeno, due differenti accezioni che attengono a questo stesso concetto.
Se da un lato, infatti, è semplicistico pensare di restare immuni da qualsiasi influenza mondana nella vita di un figlio di Dio perchè basta evitare di possedere un apparecchio televisivo per essere vaccinato contro il rischio delle influenze culturali di questo mondo perduto, dall’altro lato il mondo nel suo complesso non è un concetto negativo di per sé stesso anche se contiene numerose “controindicazioni” spirituali per i figli di Dio.
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Il credente non appartiene a questo mondo né deve identificarsi con la sua cultura e i suoi costumi, ma allo stesso tempo la maturità cristiana conduce a non essere pregiudizievoli e, per esempio, a non evitare a priori di seguire, sempre e comunque, le notizie del telegiornale. E’ saggio, piuttosto, chiedere a Dio di usare la luce di Cristo per spegnere il televisore (o il computer…) al momento opportuno e per dedicare il meglio delle energie fisiche e spirituali quotidiane alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio.
PPeerrcchhèè qquueessttoo ssttuuddiioo
Ma perchè, allora, intraprendere uno studio biblico sul “mondo” nella Parola di Dio? La storia raccontata poc'anzi può far comprendere la necessità, per i cristiani del
XXI secolo, di fare chiarezza (anche) su quest'argomento. Ma tale necessità risulta ancora più evidente se si leggono due brani della Scrittura1 che, ad una prima lettura, sembrano contraddittori fra loro (Gv 3:16 e 1 Gv 2:15):
“Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”
“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui”
Questi due brani provengono entrambi dall'inerrante Parola di Dio ed entrambi sono ispirati dallo Spirito Santo. Provengono, quindi, dallo stesso Autore divino e anche dallo stesso autore umano, l'apostolo Giovanni. Eppure sembrano contraddittori fra loro.
Da un lato, in Gv 3:16 sta scritto che Dio ha amato il mondo, anzi che lo ha tanto amato da donare addirittura il Suo unigenito Figlio per la sua salvezza. Dall'altro lato, in 1 Gv 2:15 sta scritto che i cristiani, cioè i seguaci di quello stesso Dio, non devono amare il mondo né le cose che sono nel mondo. Come si conciliano fra loro questi due versetti? Come mai Dio ama il mondo e ai Suoi figli lo stesso Dio comanda di non amarlo?
Evidentemente, dato che la Bibbia è inerrante, sarà piuttosto la nostra piccola
mente umana che rischia di sbagliare, soprattutto se cerca inutilmente di comprendere qualcosa che all'apparenza non è sufficientemente chiaro e quindi giunge a conclusioni affrettate, per non dire sbagliate.
Per esempio, cadremmo in un grave errore se accusassimo la Bibbia di contraddizione nei due versetti menzionati perchè, evidentemente, c'è qualcosa che non è facile comprendere a primo acchitto… in questi brani biblici, infatti, si parla di “mondo” in due accezioni diverse fra loro.
1 Per quanto riguarda le citazioni bibliche di questo studio, ci siamo avvalsi soprattutto nella cd. “Nuova Riveduta” (NR), edita dalla Società Biblica di Ginevra, nell’edizione del 2003. Preannunciamo al lettore, comunque, che menzioneremo anche altre versioni della Bibbia, con part icolare riferimento alla “Diodati” (D), alla cd. “Nuova Diodati” (ND) e alla “Riveduta” o “Luzzi” (L), oltre alle versioni inglesi della “King James Version” (KJV) e della “New International Version” (NIV).
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DDeeffiinniizziioonnii ddii ““mmoonnddoo””
La parola “mondo” non possiede un solo significato ed è saggio distinguerli nei vari contesti in cui viene a trovarsi questo vocabolo.
Le due principali accezioni del termine “mondo”, secondo un comune vocabolario della lingua italiana2, sono le seguenti:
1) Entità geografico‐astronomica corrispondente all'idea di massima ampiezza e di sfondo o di sostrato della vicenda umana e naturale.
2) Unità astronomica, geografica o storica riconducibile al concetto di autonomia, individualità, totalità, compiutezza, anche con riferimento ai singoli o alle classi sociali.
Il concetto di “mondo”, in altre parole, ha origine con riferimento alla realtà geografica del globo terrestre per poi estendersi all'universo creato da Dio e, in senso traslato, a tutto ciò che manifesta grandezza e completezza, oppure autonomia e originalità.
Questi significati sono presenti anche nella Parola di Dio ed è possibile sviscerarli ancora più nel dettaglio se è vero che, consultando un comune dizionario biblico3, è possibile elencare almeno le seguenti accezioni:
1) L'universo, cioè tutto il mondo creato da Dio (es. Ge 1:1). 2) La terra abitata, ovvero quella conosciuta e popolata dagli uomini (es. Lc 2:1). 3) L'umanità, cioè l'insieme di tutti gli uomini e le donne creati da Dio (es. Gv 3:16). 4) Il sistema culturale e sociale dominante, che è lontano da Dio e sotto il potere di
Satana (es. 1 Gv 5:19). 5) L'epoca storica attuale, della quale viene profetizzata la fine (es. Mt 13:39).
IIll ““mmoonnddoo”” nneellllaa BBiibbbbiiaa
Dal momento che il termine “mondo” non contiene in sé un unico significato, non c'è da meravigliarsi se nel versetto di Gv 3:16 questo termine assume l'accezione di umanità amata da Dio, mentre in 1 Gv 2:15 sta piuttosto a rappresentare il sistema sociale e culturale che il cristiano è chiamato a non amare perchè esso è in opposizione a quello stesso Dio che lo ama.
D'altro canto, è bene sottolineare che nel Nuovo Testamento4 la parola “mondo”, presente 182 volte, traduce soprattutto il termine greco κοσμος (kosmos), rinvenuto
2 Vedi G. DEVOTO E G.C. OLI, Vocabolario illustrato della lingua italiana, ed. Selezione dal Reader's Digest, Milano, 1974, qui nel vol. 2 a p. 162. 3 Ci riferiamo al testo di R. PACHE (a cura di), Nuovo Dizionario Biblico, ed. Centro Biblico, Napoli, 1987, qui a pp. 567ss. 4 Nel presente studio non tratteremo l'uso della parola “mondo” nell'AT, dove essa è presente 40 volte soprattutto con il termine ebraco ארץ (‘erets) e con riferimento alla “terra” intesa come pianeta e come mondo abitabile, ovvero come sfera dell'att ività umana e divina (es. Sl 19:4). Per i rilievi generali che seguono nel testo, vedi soprattutto Pache, op. cit., p. 569; <laparola.net> alla voce “Mondo”; R.A. MULLER, voce “World”, in The International Standard Bible Encyclopedia, ed. Eerdmans, Grand Rapids, 1994, vol. 4, pp. 113ss; e W. E. VINE, M. F. UNGER, W. WHITE jr, Vine's Complete Expository Dict ionary of Old and New Testament Words, ed. Nelson, Nashville, 1996, qui alla parte 2, voce “World”, p. 685.
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ben 155 volte, mentre residuale è l'uso del termine αιών (aiòn), che rende più che altro il concetto storico di “epoca, periodo di tempo” (es. Lc 16:8) e del termine οικουμένη (oikumène), che significa piuttosto “terra abitata” in senso geografico (es. At 11:28).
E' interessante notare che i cinque significati elencati poc'anzi per rendere il concetto di “mondo” nella Bibbia, non sono distribuiti uniformemente nella Parola di Dio nel suo complesso: l'Antico Testamento (AT), per esempio, non ha un’unica parola ebraica per indicare l'universo e la creazione di Dio e, invece di “mondo”, usa spesso l'inciso “i cieli e la terra” (es. Ge 1:1). Nel Nuovo Testamento (NT), poi, prevalgono le accezioni legate al concetto di umanità e di sistema socio‐culturale, quest'ultimo anche nella sua natura spirituale ovvero come “entità indipendente da ogni volontà umana, che ha una sua propria esistenza, organizzazione e sussistenza”5.
IIll ““kkoossmmooss”” nneellllaa BBiibbbbiiaa
Per quanto riguarda, in particolare, l'uso del termine greco κοσμος (kosmos) nel NT, possiamo notare che esso si rinviene 137 volte, soprattutto negli scritti giovannei6, con particolare riferimento al Vangelo (in 58 versetti, per complessive 77 volte) e alla Prima Lettera (in 17 versetti, per complessive 23 volte) scritti dall’apostolo Giovanni.
L'idea originaria è quella di “cosmo” (il cui concetto deriva, appunto, da kosmos), inteso come complesso armonioso di parti singole ben assemblate insieme. In tal senso, quest’idea si applica anche al concetto di “mondo” quale insieme ordinato di cose esistenti, oltre a collimare con l'accezione più generale di “totalità”, che è simile all’idea moderna di “universo”.
Con riferimento ai principali significati biblici del termine greco κοσμος, nella
Parola di Dio è possibile individuare almeno le seguenti accezioni: 1) In senso originario, κοσμος significa “ornamento, ordine” e in tale accezione si
riscontra solo in 1 Pt 3:3. 2) In termini generali, come “totalità” oppure come “somma totale”, nel Nuovo
Testamento questo termine è rinvenibile solo in Gm 3:6 ma è molto utilizzato nella filosofia moderna (es. Bultmann, Lowe).
3) In senso filosofico, come “somma totale di tutto ciò che esiste, qui ed ora”,
5 Queste sono parole di M. J. ERICKSON, Christ ian Theology, ed. Baker Book House, Grand Rapids, 1996, qui alla voce “World”, p. 643. 6 Per i dati che seguono ho consultato G. V. WIGRAM, The Englisman’s Greek Concordance of the New
Testament, ed. Hendrickson, Peabody, 1996, voce κοσμος, pp. 429ss. In merito, invece, ai signif icat i del termine kosmos che elencheremo fra breve, ho fatto tesoro di quanto riscontrato in Erickson, op. cit., p. 644; in Muller, op. cit., p. 1113; in Vine, op. cit., p. 685; oltre che in W. F. ARNDT e F. W. GINGRICH, A Greek‐English Lexicon of the New Testament and Other Early Christ ian Literature, edito da W. Arndt e
tradotto da W. Arndt e F. Gingrich, Chicago Press, 1993, voce κοσμος, pp. 445ss; in G. GIRARDET, in Dizionario Biblico, ed. Claudiana, Torino, 1984, voce “Mondo”, qui a p. 402; e in H. SASSE, Theological Dict ionary of the New Testament, edito da G. Kittel e G. Friedrich, tradotto da G. Bromiley e condensato
in un solo volume (cd. «Little Kittel»), ed. Eerdmans, Grand Rapids, 1992, voce κοσμος, qui a pp. 459ss.
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κοσμος è rinvenibile per esempio in Gv 21:25; nella variante di “cielo”, in contrasto con la terra, esso è presente anche in altri passi come Gv 17:5 e Ap 13:8.
4) In senso geografico, talvolta il nostro vocabolo si riferisce all'universo, come insieme di tutte le cose create (es. At 17:24), ma più spesso si riferisce alla “terra” come pianeta nel quale viviamo, sia in senso generale (es. Mc 16:15) sia come luogo che ospita l'umanità (es. Gv 16:21) o anche in contrasto col “cielo” (es. Gv 9:39).
5) In termini sociologici, κοσμος indica la somma totale di tutti gli esseri viventi superiori agli animali (es. 1 Co 4:9), anche in relazione all'umanità in generale (es Mt 18:7) o ai soli non ebrei (es. Rm 11:12) o ai soli credenti in Cristo (es. Gv 6:33), o ancora con riferimento all'ambiente in cui viene vissuta l'esistenza umana (es. Mt 16:26).
6) In senso spirituale, infine, κοσμος rappresenta l’attuale condizione della comunità umana (es. 1 Co 2:12) e tutto ciò che è ostile a Dio perchè è rovinato o depravato dal peccato (es. Gv 8:23); in altre parole, si tratta di una vera e propria forza spirituale autonoma, in antitesi col Regno di Dio, nell’ambito della quale si sviluppa e si personifica ogni sorta di male e di peccato.
IIll ““kkoossmmooss”” nneeggllii ssccrriittttii eexxttrraabbiibblliiccii
E’ bene precisare una scelta di fondo da noi operata: abbiamo scelto, cioè, di impostare il presente studio esclusivamente sui dati biblici e su quanto la Parola di Dio afferma in merito al “mondo”, con particolare riferimento ad alcune accezioni relative al termine greco kosmos.
Allo stesso tempo, prima di addentrarci nell'esame dell'argomento da noi prescelto, riteniamo opportuno fare una veloce carrellata su quanto affermano altri scritti extrabiblici7 in merito al concetto di “mondo”.
Dal momento che il termine kosmos possiede un'etimologia incerta, nel greco
classico esso riporta varie accezioni collegate al concetto generale di “ordine cosmico iniziale” (es. Omero), dal quale ha avuto origine l'attuale “ordine umano” (es. Pitagora, Eraclito, Platone, Aristotele) e del quale ne è ancora la struttura portante e intrinseca.
Di conseguenza, il kosmos è caratterizzato dall'unità interna dovuta al contributo di ogni sua parte le quali, pur diverse ciascuna da tutte le altre, vanno a comporre un'unità perfetta. Il kosmos, inoltre, rappresenta tutto ciò che è assemblato insieme per gli uomini (es. una città, un esercito), anche talvolta con un contenuto positivo e piacevole (es. in relazione a una donna).
Oltre a ciò, è opportuno evidenziare che nella traduzione greca dell'AT, detta dei LXX, la parola kosmos è presente soprattutto come “ornamento, ordine”, perchè non era possibile rendere il concetto ebraico di “mondo” in senso fisico, dato che quest’ultimo veniva rappresentato dall'inciso ebraico “i cieli e la terra”.
Nello stesso periodo storico del NT, poi, anche Filone di Alessandria e Giuseppe
7 Per i rilievi che seguono, ho tenuto nel debito conto quanto riscontrato nei volumi di Arndt, op. cit., pp. 445s; di Muller, op. cit., pp. 1112ss; e di Sasse, op.cit., p. 460.
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Flavio fecero uso del termine kosmos come “ordine”, oppure come “somma dell'esistente” o ancora come “terra” in senso fisico.
I cd. “Padri della Chiesa”, dal canto loro, nei primi tre secoli dopo Cristo hanno evidenziato soprattutto la dicotomia fra un “mondo” amato da un Dio sovrano e un “mondo” dominato da Satana e dagli spiriti malvagi a causa del peccato dell'umanità.
LLiimmiittii ee ccoonntteennuuttii ddii qquueessttoo ssttuuddiioo
Lo studio che ci accingiamo a presentare al lettore non può essere esaustivo rispetto a tutto ciò che la Bibbia dice sul “mondo”. Non può e non vuole esserlo.
Non può esserlo perchè sarebbe arduo, almeno per chi scrive, commentare organicamente tutti i 222 versetti in cui troviamo la parola “mondo” nelle Sacre Scritture8. Questo studio, inoltre, non vuole neppure essere esaustivo perchè lo scopo che ci siamo prefissati è esclusivamente quello di esaminare che cosa dice la Parola di Dio in merito ad alcuni dei significati della parola “mondo”.
Nel prosieguo del presente lavoro di ricerca, infatti, il lettore non troverà commentate tutte le referenze bibliche che contengono la parola “mondo” ma solo quelle in cui tale parola traduce il termine greco kosmos. Oltre a ciò, il lettore dovrà accontentarsi di due dei vari significati che kosmos riporta nella letteratura del NT: non ci occuperemo, per esempio, del concetto filosofico di “somma totale di tutte le cose”, né dell'accezione geografica relativa alla creazione di Dio e al mondo in senso materiale. Esamineremo insieme, invece, il kosmos sia come umanità in senso sociologico e sia come sistema culturale e spirituale in cui viviamo ogni giorno.
““KKoossmmooss”” ccoommee uummaanniittàà ee ccoommee ssiisstteemmaa
Delle 137 referenze bibliche in cui rinveniamo il termine greco kosmos nel NT, ben 75 hanno a che fare col suo significato prioritario di “sistema socio‐culturale e spirituale”, mentre in altri 50 casi kosmos sta ad indicare l'umanità come soggetto collettivo che comprende tutti gli uomini e le donne creati da Dio. In ulteriori 10 versetti, poi, non è agevole distinguere i due significati appena citati, mentre solo in altre 2 occasioni la parola kosmos indica il “mondo” in senso fisico (Mt 26:13; Gv 13:1a): di tali ultimi 2 versetti, pertanto, non ci occuperemo nel nostro studio.
Naturalmente, la Parola di Dio avrà il posto principale nell'analisi che stiamo per
iniziare, nel senso che è nostro desiderio fondarci sui dati scritturali per conoscere il pensiero di Dio in materia, mentre non mostreremo un particolare interesse per i concetti filosofici e teologici legati al concetto di “mondo” né per le discussioni e i dibattiti che possono essersi sviluppati su quest'argomento.
8 Ci riferiamo, in part icolare, alla versione della cd. “Nuova Riveduta” (NR). Naturalmente, ogni versione della Bibbia fa le sue scelte di traduzione e, quindi, troviamo la parola “mondo”, per esempio, 223 volte nella “Nuova Diodati” (ND) e 237 volte nella “Diodati” (D), ma solo 216 volte nella “Luzzi” (L), per non parlare della traduzione cattolica della CEI dove la riscontriamo ben 310 volte...
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Il lettore, in altre parole, qui di seguito troverà soprattutto un esame ragionato dei dati biblici e un commento dei principali versetti in cui kosmos viene adoperato nelle Sacre Scritture del NT.
OOrrddiinnee ddeellllaa ssuucccceessssiivvaa ttrraattttaazziioonnee
Preavvertiamo infine il lettore che, per oggettivi limiti di spazio e di tempo, non troverà commentati neppure tutti i 135 versetti in cui kosmos viene usato dallo Spirito Santo per indicare sia l'umanità che il sistema socio‐culturale dominante. Cercheremo, comunque, di menzionare il più alto numero possibile di questi passi biblici e di commentarne la maggior parte.
Dal punto di vista operativo, seguiranno ora tre capitoli: nel primo esamineremo i
termini biblici generali di kosmos come umanità e come sistema; nel secondo affronteremo i rapporti fra Gesù Cristo e il kosmos; nel terzo capitolo, infine, vedremo insieme i rapporti tra i figli di Dio e questo kosmos. Concluderemo il nostro studio con un breve paragrafo che ne riassumerà i contenuti principali e ne delineerà alcune applicazioni pratiche utili per la vita quotidiana.
Lasciamo questo lavoro di ricerca nelle mani dell'Iddio Onnipotente, del Re dei re e del Signore dei signori, affinchè esso possa benedire ciascun lettore almeno quanto Egli, nella Sua grazia, ha benedetto me nel portarlo avanti.
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CCaappiittoolloo 11
IIll ““kkoossmmooss”” ccoommee uummaanniittàà ee ccoommee ssiisstteemmaa
DDiamo inizio al nostro studio cominciando ad esaminare i dati biblici concernenti
il kosmos come umanità e come sistema socio‐culturale‐spirituale che condiziona l'esistenza terrena degli uomini.
Esiste una stretta correlazione fra i due significati di “mondo” che stiamo per analizzare: questa umanità, infatti, che se renda conto oppure no, è profondamente immersa in questo sistema di cose che, a sua volta, viene alimentato dal peccato degli uomini e delle donne i quali, in tal modo, magari senza neanche accorgersene si pongono sempre più sotto la signoria di Satana, da un punto di vista individuale ma anche collettivo e sociale.
PPrreemmeessssee
E' significativo, sotto questo profilo, che nel NT in più di un'occasione gli apostoli Paolo e Giovanni abbiano parlato di kosmos senza distinguere i due significati appena accennati, a riprova del fatto che tali accezioni vivono una forte osmosi reciproca. In 1 Co 1:20‐21,27‐28, per esempio9, leggiamo:
“Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo? Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio,
nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione... ...ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose
9 Vi sono almeno altri quattro passi del NT, negli scritt i dell'apostolo Paolo, in cui kosmos ha il duplice signif icato di umanità e di sistema: si tratta di 1 Co 2:12; 3:19; 8:4; e di Ef 2:12. Tutte le altre principali traduzioni evangeliche della Bibbia in quest i versett i rendono, sempre e soltanto, kosmos con “mondo”.
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deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono”.
In questo brano, l'apostolo Paolo riprende il brano di Is 29:14 e afferma che il mondo‐sistema ha una sua propria sapienza, ma con essa il mondo‐umanità non è assolutamente in grado di conoscere Dio perchè tale sapienza mondana è stata resa pazza dal Signore Onnipotente e ha caratteristiche in stridente contrasto con la Sua sapienza. Per esempio, l’Eterno ha mostrato questa Sua sapienza per mezzo della pazzia della predicazione, che è agli occhi Suo un mezzo potente per proclamare la salvezza dei credenti ma è del tutto inconsueto per la cultura di questo kosmos10.
Oltre a ciò, nella chiesa di Dio non vi sono (e in quella di Corinto non vi erano) molte persone sapienti, nobili o potenti dal punto di vista del mondo‐sistema (v. 26): il Signore, nella Sua sapienza, ha infatti scelto dal mondo‐umanità delle persone che sono11 pazze o deboli o ignobili (lett. “tenute in nessun conto”) per il kosmos, il quale le disprezza e le considera nulla, mentre per Javè esse sono preziose come la pupilla dell'occhio Suo...
Anche l'apostolo Giovanni, che più di chiunque altro ha fatto uso del termine
kosmos, utilizza talvolta questo vocabolo nel duplice senso di “umanità” e di “sistema”. A tal proposito basta12 citare 1 Gv 4:4, dove sta scritto che...
“Voi siete da Dio, figlioli, e li avete vinti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo”
Delle ventitrè referenze del termine kosmos presenti all’interno della prima lettera di Giovanni, ben sei di esse si trovano nei primi sei versetti del capitolo quarto dell'epistola. In essi si alternano le due accezioni principali del nostro vocabolo: il “mondo”, infatti, rende il concetto di “umanità” nei vv. 1,3 e 5c ma anche il concetto di “sistema spirituale” nei vv. 5a e 5b. Nel versetto 4 al nostro esame, poi, kosmos può essere interpretato sia come “umanità”, in mezzo alla quale Satana è vivo e vegeto, sia come “sistema socio‐culturale”, del quale lo stesso Satana è principe ed ispiratore.
Nel nostro brano è presente, inoltre, un forte contrasto tra questo mondo, che accoglie falsi profeti e lo stesso spirito dell'anticristo, e la nuova creazione di Dio, cioè la Chiesa universale che include l'umanità riscattata e rigenerata, nella quale dimora lo
10 Nella prima parte del v. 20, da noi non menzionata, troviamo la domanda retorica: “Dov'è il contestatore di questo secolo?”. A tal proposito, Morris fa notare che qui viene adoperato il termine greco aiòn, invece di kosmos che troviamo nella seconda parte del versetto al nostro esame, aggiungendo che che ciò sottolinea come “questo mondo non è che una scena passeggera e la sua sapienza scompare con esso” (L. MORRIS, La prima epistola di Paolo ai Corinzi, ed. Gruppi Biblici Universitari, Roma, 1974, qui a p. 52). 11 Condividiamo, a tal proposito, la posizione di Morris, il quale ritiene che il senso dell'inciso biblico sia che “Dio non ha scelto solo coloro che il mondo considera 'pazzi' e 'deboli', ma coloro che effettivamente sono i 'pazzi' e i 'deboli' di questo mondo” (op. cit., p. 57, enfasi mia). 12 Vi sono almeno altri tre brani del NT, negli scritti canonici dell'apostolo Giovanni, in cui kosmos contiene il duplice significato di umanità e di sistema: si tratta di Gv 7:7 e di 1 Gv 3:13, che sono complementari fra loro, nonché di Ap 11:15.
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Spirito Santo di Dio. In questo brano, infine, è presente anche il contrasto fra questo mondo come sistema, retto dal suo principe diabolico che lo ispira ed al quale appartengono i falsi profeti, ed il Re dell'universo che è più grande del Diavolo13.
IIll ““kkoossmmooss”” ccoommee ssiisstteemmaa
Iniziamo, dunque, a considerare il kosmos come sistema spirituale e socio‐culturale. In linea generale, bisogna premettere che questo mondo ha delle origini e delle
precise caratteristiche di tipo spirituale, che risalgono all'entrata del peccato nella vita dell'umanità (cfr Rm 5:12): dopo che i nostri primi progenitori disubbidirono a Dio, infatti, tutti gli uomini e tutte le donne uscirono dalla sfera di protezione e di benedizione divina e si sottomisero, più o meno coscientemente, alla dominazione di Satana.
Il Signore “ha gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male” (Ab 1:13) e sin dall'inizio, dopo la ribellione nel giardino di Eden, Javè dovette scacciare Adamo ed Eva dalla Sua santa presenza (Ge 3:22‐24). Ancora oggi, la natura adamitica ci porta a peccare contro di Lui e l’Eterno è costretto ad allontanarci dalla Sua presenza perchè ci sporchiamo di quella macchia indelebile che si chiama peccato e che non consente alcuna comunione con il Dio tre volte santo.
In tal modo, tutti gli uomini e tutte le donne, ancora oggi, a causa delle loro iniquità sono sotto la signoria di Satana e vivono schiavi del peccato (cfr Gv 8:44), entrando a far parte di quel sistema spirituale corrotto e malvagio che chiamiamo “mondo”, il quale è sottoposto alla signoria del Diavolo ed è alimentato dai peccati dell’uomo.
D'altro canto, tale sistema si manifesta visibilmente con caratteristiche sociali e
culturali ben definite, anche se variabili nel tempo e nello spazio. Non tutti gli uomini si rendono conto del carattere spirituale di questa realtà, ma per molti è più facile riconoscere almeno il basso livello etico e morale in cui vive la nostra società, la quale non è guidata da persone che incarnano valori di giustizia e di equità, e quindi la stessa cultura dominante è molto lontana dai princìpi biblici di amore e di uguaglianza.
Ciò vale per l'Italia odierna come, ad esempio, per la Francia del Medio Evo, per i cd. “Paesi del Terzo Mondo” affossati dalla fame e dalle guerre, oltre che per i cd. “Paesi ricchi” che vendono loro le armi e si appropriano delle fonti di reddito e di sopravvivenza dei cd. “Paesi poveri”...
E cosa dire, dal punto di vista culturale, dell'incoerenza fra il dire e il fare che è presente in molti di noi e che nasconde la costante rincorsa a perseguire i propri interessi personali o di casta, al servizio del “Dio Mammona”? Ciò vale, ad esempio, per il sottosegretario del Ministro e per il consigliere regionale che usano a scopi personali e
13 Per le osservazioni appena lette circa 1 Gv 4:4, mi sono avvalso soprattutto dei commentari di G.W. BARKER, “1 John”, in The Expositor's Bible Commentary, ed. Zondervan, vol. 12, 1981, qui a p. 341; nonchè di E. BOSIO, Le epistole cattoliche, ed. Claudiana, Firenze, 1923; rist. anast. 1990 col titolo “Epistola agli Ebrei, epistole cattoliche, Apocalisse”, qui a p. 202. Commenteremo ancora questo versetto infra, a p. 30 del presente studio.
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illeciti i fondi pubblici di cui dispongono, ma vale anche per il comune cittadino che cerca la “raccomandazione” per ottenere un posto di lavoro oppure salta la fila all’ufficio postale “perchè conosco qualcuno” e subito dopo supera i limiti di velocità “perchè tanto nessuno mi vede”...
Sì, non si tratta di casi isolati e di ipotesi casuali, ma di vere e proprie cartelle di un
puzzle ben preciso che si chiama “mondo”, il quale è irrimediabilmente rovinato dal peccato ed è ostile a Dio. Solo in Gesù Cristo questo kosmos può essere rigenerato e trasformato verso il bene, perché esso è una vera e propria forza organizzata dal punto di vista spirituale e sociale, un vero e proprio potere e un vero e proprio ordine invisibile che si pongono in netto contrasto e contrapposizione con il Regno di Dio.
La Bibbia ci rivela che esiste una reale inimicizia di questo mondo contro Dio (cfr Rm 8:7) ed un odio profondo contro Gesù Cristo (cfr Gv 7:7) e, quindi, anche contro i Suoi seguaci (cfr Gv 15:18‐19; 1 Gv 3:13). In questo “teatro dell'umanità decaduta”14 e nella tribolata storia dei rapporti del kosmos‐sistema con il Creatore dei cieli e della terra, una conferma di quest’inimicizia e di quest’odio può essere data, per esempio, dalle persecuzioni del Medio Evo contro i veri cristiani e da quelle oggi perpetuate in tante parti del mondo contro i seguaci di Cristo.
11.. LLee ssuuee ccaarraatttteerriissttiicchhee
Entriamo, ora, nel dettaglio di alcune delle caratteristiche di questo mondo‐sistema, così come sono delineate nelle Sacre Scritture.
Innanzitutto15, come abbiamo già accennato, la Bibbia è chiara nell'affermare, da un lato, che Satana è “il principe di questo mondo” (Gv 12: 31; cfr anche 14:30 e 16:11) e, dall'altro lato, che “tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno” (1 Gv 5:19).
Dal primo punto di vista, il Signore Gesù usa qui un appellativo di Satana ben noto ai Suoi interlocutori perchè esso era utilizzato spesso dai rabbini antichi16. Anche in quei tempi, infatti, era evidente che il Diavolo avesse un certo potere su questo mondo perduto, proprio perchè il peccato allontana l'umanità dal Dio Onnipotente e la tiene schiava del “dio di questo mondo”, che ne ha accecato le menti (2 Co 4:4).
Dal secondo punto di vista, la Parola del Signore non ci illude in alcun modo circa l'identità di colui che è attualmente il detentore di un potere spirituale fortissimo in questo mondo‐sistema. “Il maligno”, cioè Satana in persona, è colui al quale Javè sta concedendo potenza spirituale sul kosmos, che pertanto “giace” sotto il suo controllo e
14 E' una definizione usata da Girardet, op. cit., p. 403; e da Sasse, op. cit., p. 463. Per queste considerazioni introdutt ive al kosmos come sistema, ho fatto tesoro anche di quanto rinvenuto in Erickson, op. cit., p. 644; oltre che in Muller, op. cit., p. 1114. 15 Se il lettore volesse approfondire i rilievi che seguono nel testo, suggeriamo la consultazione di Erickson, op. cit., p. 644ss; di Girardet, op. cit., p. 403; di Pache, op. cit., p. 567; oltre che di Sasse, op. cit., p. 463. 16 In questo senso vedi R.G. STEWART, Commentario esegetico pratico dei quattro Evangeli – parte quarta ‐ Giovanni, ed. Claudiana, Firenze, 1923; rist. anast. col titolo “L'Evangelo secondo Giovanni”, ed. Claudiana, Torino, 1981, qui a p. 926.
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sotto il suo potere. Viene qui utilizzato un verbo molto forte e significativo, che “esprime lo stato di passiva e completa sottomissione al dominio che Satana esercita sul mondo alieno da Dio”17.
Oltre a tutto ciò, la Bibbia insegna che questo sistema di cose controlla, in varia
misura e sotto il profilo spirituale, tutti coloro che non sono di Cristo, i quali vivono “seguendo l'andazzo di questo mondo”. Ciò significa, dal punto di vista di Dio, seguire “il principe delle potestà dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli” (Ef 2:2).
In altre parole, esiste una vera e propria subordinazione spirituale nei confronti di Satana e del kosmos da lui controllato18, in modi e forme più o meno consapevoli, da parte di tutti coloro che non appartengono a Cristo e sono, pertanto, schiavi del peccato (cfr Gv 8:34). Infatti la natura adamitica degli uomini increduli li porta, in varia misura, a fare ciò che piace al Diavolo, cioè a commettere ogni sorta di iniquità: proprio come un leopardo non può da sé cambiare il colore delle sue macchie (cfr Gr 13:23), gli uomini inconvertiti non possono fare a meno di peccare contro Dio e non possono fare a meno di fare la volontà dal loro padre spirituale, il Diavolo (cfr Gv 8:44).
Ecco perchè il Signore Gesù, rivolgendosi al Padre, affermò senza tema di
smentite: “Il mondo non ti ha conosciuto” (Gv 17:15). Nel prologo del suo stesso vangelo, inoltre, parlando di Gesù Cristo l'apostolo Giovanni affermò similmente che “il mondo non l'ha conosciuto” (Gv 1:10).
In termini biblici, la “conoscenza” non ha un carattere meramente intellettuale ma include piuttosto la totalità dell'essere, implicando intimità e profondità: in questo senso, allora, non bisogna farsi illusioni perchè questo mondo non può avere una vera relazione con Dio poichè si trova immerso nel peccato e ciò lo divide irrimediabilmente dalla presenza del Santo.
Non meraviglia, dunque, che la Scrittura parli del kosmos come di un sistema spirituale e culturale autonomo e indipendente, che possiede una sua “sapienza” e una sua “tristezza”, che sono ben diverse e molto lontane dalla sapienza e dalla tristezza secondo Dio (cfr 1 Co 3:19; 2 Co 7:10).
Questo “mondo” possiede anche, e innanzitutto, un suo proprio “spirito”, che viene “ricevuto” da tutti gli uomini e da tutte le donne sin dal primo momento in cui essi commettono peccato ed almeno fino a quando non vengono rigenerati dallo Spirito Santo. In quel momento, infatti, essi ricevono “lo Spirito che viene da Dio” (1 Co 2:12).
17 Così si esprime Bosio, Cattoliche, cit., p. 215. Per ulteriori commenti a 1 Gv 5:19, vedi anche M. HENRY, Commentario Biblico, ed. Casa della Bibbia, Torino, 2003, qui nel vol. 12, a p. 696. 18 A tal proposito, MacArthur afferma che il “mondo” si riferisce qui “al sistema mondiale, cioè all'insieme dei valori e delle leggi dell'umanità priva di Dio e di Cristo”. Queste ult ime, anche alla luce di 2 Co 10:4‐5, sono “come fortezze in cui gli uomini sono imprigionati, bisognosi di liberazione e di essere condott i a Cristo e all'ubbidienza alla verità” (J. MACARTHUR, Note e commenti a “La Sacra Bibbia”, cd. “Nuova Riveduta”, ed. Società Biblica di Ginevra, ed. 2007, qui a p. 1800).
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Si tratta, palesemente, di due entità di carattere spirituale19 in netto ed insanabile contrasto fra loro, che si guerreggiano nei luoghi celesti e poi anche nel kosmos visibile.
22.. IIll ssuuoo pprreesseennttee ee iill ssuuoo ffuuttuurroo
La Parola di Dio non nasconde le caratteristiche di questo mondo‐sistema, nella sua conformazione attuale, e neppure nasconde quale sia la volontà dell'Eterno in rapporto al suo futuro.
In primo luogo20, nella Bibbia il kosmos è spesso equiparato alla presente epoca della storia umana. La stessa espressione biblica “questo mondo”, infatti, viene utilizzata frequentemente nel NT per indicare la condizione attuale di tutte le cose.
La transitorietà del kosmos è riscontrabile sotto diversi aspetti, nella Parola di Dio: i Giudei con cui il Signore parlava, per esempio, erano “di questo mondo” ma Gesù stesso “non era di questo mondo” (Gv 8:23; cfr 17:14), anche se era “venuto in questo mondo” (Gv 9:39).
Oltre a ciò lo Spirito Santo, per bocca dell'apostolo Paolo, è stato molto chiaro
nell'affermare che “la figura di questo mondo passa” (1 Co 7:31b).
Il termine “figura” traduce qui la parola greca (schèma), la quale “denota la forma esteriore, specialmente quando vi è qualcosa che sottolinea la sua mutabilità; si accorda con la volubilità e la moda che cambia. Così com'è congegnato questo mondo, non v'è nulla in esso di solido e duraturo; il 'passare' è insito nella sua natura”21.
E' degno di nota che altrove, per bocca dell'apostolo Giovanni, lo Spirito Santo
abbia ricordato a tutti che “il mondo passa via con la sua concupiscenza” (1 Gv 2:17). Non ci si può fare illusioni: questo mondo, proprio come la concupiscenza che lo
contraddistingue, ha natura effimera e passeggera, perchè “si trova all'interno di un processo continuo di disintegrazione ed è votato alla completa distruzione”22. In altre
19 Morris esclude che questo “spirito del mondo” individui Satana e ritiene, piuttosto, che esso rappresenti “lo spirito della sapienza umana oppure l'indole di questo mondo” (op. cit., p. 68). Bosio, dal canto suo, cerca di dare un contenuto a questo spirito quando afferma che esso “è la personificazione delle capacità naturali dell'uomo lasciato a sé. Può, con queste, giungere a risultati splendidi nel campo delle scienze fisiche, naturali, storiche, matematiche, ma è incapace di giungere alla conoscenza della Verità...” (E. BOSIO, Le epistole di S. Paolo ai Corinzi, ed. Claudiana, Torre Pellice, 1938; rist. anast. 1989 col titolo “Le epistole ai Romani, I‐II Corinzi”, qui a p. 28). 20 Per i rilievi che seguono, ho fatto tesoro di ciò che ho riscontrato nei volumi di Muller, op.cit., p. 1115; e di Pache, op. cit., p. 568. 21 Queste sono parole di Morris, op. cit., pp. 138s. Nel suo commentario, Mare aggiunge che il termine schema debba essere tradotto con “la presente forma” e abbia il significato di “cose materiali”, per loro natura provvisorie e transeunti (W. H. MARE, “1 Corinthians”, in The Expositor's Bible Commentary, ed. Zondervan, vol. 10, 1976, qui a p. 235). Dal canto suo, Bosio afferma che la “figura di questo mondo” sia da intendersi “come una visione fuggevole che passa davanti agli occhi... ossia tutto ciò che dà al mondo attuale ed alla vita terrestre i suoi lineamenti, la sua fisionomia distintiva” (Corinzi, cit., p. 61). 22 Così si esprime MacArthur, op. cit., p. 1976. Per le altre considerazioni sul brano di 1 Gv 2:17, ho consultato Barker, op. cit., p. 322; Bosio, Cattoliche, cit., p. 187; oltre a Henry, op. cit., vol. 12, p. 657.
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parole, il nostro kosmos contaminato dal peccato ha già cominciato a decomporsi perchè è come un cadavere non ancora sepolto, destinato ad essere distrutto, dal punto di vista sia fisico che spirituale.
L'umanità non vivrà per sempre sul pianeta Terra e ben presto lo stesso Universo cesserà di esistere, con buona pace di tutti i nostri egoismi che ci hanno portato ad accumulare tesori ed onori solo per questa vita, senza considerare l'eternità.
La fine del kosmos attuale, però, non sarà indolore, ma passerà per le forche
caudine del giusto giudizio di Dio. A tal proposito leggiamo nella Bibbia che il Signore Gesù, usando un presente e poi un futuro di schietto sapore profetico, in Gv 12:31 affermò che “ora avviene il giudizio di questo mondo” e che “ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo”.
Gesù era appena entrato trionfante in Gerusalemme (12:12‐19) ed alcuni Greci pii avevano espresso il desiderio di conoscerLo (vv. 20‐22). Sembrava un momento di grande popolarità, ma il Signore sapeva bene che era arrivata la Sua ora e quindi parlò della Sua prossima morte (vv. 23‐24).
In tale contesto il Figlio di Dio intese chiarire ai suoi ascoltatori che, “sebbene la croce potesse apparire come il simbolo della vittoria di Satana su Dio, essa era in realtà il segno della sua sconfitta”23. Fra poco l'Agnello di Dio sarebbe stato glorificato (cfr v. 28) e non sconfitto; inoltre, con la croce si sarebbe verificato lo spartiacque fra credenti e non credenti, e sarebbe anche giunto l'inizio della fine per il Nemico di Dio.
Naturalmente, dal punto di vista storico‐cronologico, in termini visibili e definitivi l'allontanamento e la sconfitta di Satana non sono già avvenuti dopo la morte e la resurrezione di Cristo, ma certamente avverranno negli ultimi tempi, secondo le promesse di Dio contenute nella Bibbia (es. Ap 20:10).
La croce di Cristo, comunque, è il fondamento della salvezza o della perdizione eterna e, quindi, nel futuro stabilito dal Giusto Giudice, insieme a Satana sarà giudicato e condannato24 anche questo mondo corrotto e immerso nel peccato, da intendersi qui sia come sistema che come umanità. Infatti, se è vero che Satana è “il dominatore di questo mondo di tenebre” (Ef 6:12), è anche vero che il giudizio eterno nei suoi confronti corrisponderà al giudizio eterno del kosmos da lui retto e governato.
Altrove, lo stesso Signore Gesù Cristo parlerà ancora più esplicitamente del
giudizio divino contro Satana, stavolta con un verbo al tempo passato e nel contesto dell'opera di convincimento dello Spirito Santo. In Gv 16:11, infatti, il Messia d'Israele
23 Queste sono parole di MacArthur, op. cit., p. 1591. Per gli altri rilievi contenuti nel testo, ho consultato soprattutto Henry, op. cit., vol. 10, pp. 706s; e M.C. TENNEY, “John”, in The Expositor's Bible Commentary, ed. Zondervan, vol. 9, 1981, qui a p. 130. 24 Stewart (Giovanni, cit., p. 926), dopo aver elencato le varie interpretazioni del sostantivo “giudizio” contenuto in questo brano, preferisce quella che la fa corrispondere a “liberazione” invece che a “condanna”, nel senso che l'allontanamento di Satana dovrebbe piuttosto essere un atto che porterà liberazione dalle sue tentazioni e dalle sue lusinghe.
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dirà che tale opera coinvolgerà anche il profilo del giudizio, “perchè il principe di questo mondo è stato giudicato”.
Da un lato, questo giudizio è relativo al presente, perchè lo Spirito di Dio sa convincere gli uomini in merito alla definitiva vittoria sulla croce di Gesù Cristo, l'unico Giusto, ed alla conseguente sconfitta eterna di Satana, il padre della menzogna e l'ingannatore delle anime nostre. Dall'altro lato, quest'opera di convincimento riguarda il giudizio finale, quando Dio sederà sul Suo Trono e il diavolo con i tutti i demoni e con gli uomini increduli saranno giudicati colpevoli e condannati per l'eternità a causa della loro ribellione alla giusta legge di Dio25.
Una domanda potrebbe sorgere spontanea, a questo punto: chi giudicherà questo
mondo? Per rispondere, basterà leggere il versetto di 1 Co 6:2 dove sta scritto: “Non sapete che i santi giudicheranno il mondo?”
Il kosmos attuale, quindi, non solo è destinato a concludere la sua esistenza come sistema ma verrà anche sottoposto al giudizio di Dio tramite l’intervento dei Suoi figli, sia in senso generale (cfr Da 7:22) sia con particolare riferimento agli apostoli per il popolo d'Israele (cfr Mt 19:28) ed a quelli che avranno vissuto la Grande Tribolazione, i quali assisteranno Cristo nella Sua funzione di giusto Giudice del mondo, poco prima dell'inizio del regno milleniale (cfr Ap 20:4).
I “coeredi di Cristo” partecipano pienamente della vita e delle attribuzioni del loro fratello maggiore26, e fra queste ci sono anche il compito di giudicare gli uomini e le donne increduli, nonché di governare il mondo futuro con fermezza e con giustizia (cfr Ap 2:26‐27; 3:21).
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Il “mondo”, in termini biblici, non rappresenta soltanto un freddo sistema spirituale che domina l'umanità creata da Dio, ma rappresenta anche quella stessa umanità che è dominata dal sistema satanico. Questo kosmos‐umanità, alla luce delle Sacre Scritture, non ha vie di scampo, se non quella di essere riscattata e rigenerata dall'opera salvifica del Figlio di Dio.
In termini di frequenza di significati, nel NT sono molto più numerose le referenze di kosmos come umanità che come sistema socio‐culturale e, pertanto, vale la pena
25 Per le osservazioni nel testo circa il brano di Gv 16:11, ho fatto tesoro di quanto rinvenuto in Henry, op. cit., vol. 10, p. 790; in Stewart, Giovanni, cit., p. 973; nonché in Tenney, op. cit., pp. 157s. Quest'ultimo Autore, in particolare, fa notare che il verbo greco usato qui per “è stato giudicato” si trova al perfetto (kekritai) e rende l'idea di una situazione ben definita, per cui la realtà dei fatti è che Satana “è già sotto giudizio: la sua sentenza è stabilita ed è permanente” (ibidem, p. 158). 26 In questo senso si esprimono Mare (op. cit., p. 222); Morris (op. cit., p. 109); e soprattutto S. NEGRI (Prima lettera ai Corinzi, ed. Movimento Biblico Giovanile, Rimini, 1996, qui a p. 63). Di contrario avviso è invece Henry, il quale ritiene che i credenti “non sono partecipi del mandato assegnato al loro Signore, ma hanno l'onore di sedergli accanto per assistere ed approvare il procedimento che egli conduce contro il mondo empio” (op. cit., vol. 11, p. 755).
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dedicare a quest’accezione la presente sezione del nostro studio. Per esempio, l'umanità o la razza umana corrisponde a quel kosmos nei confronti
del quale vengono indirizzati i “guai” del Signore Gesù nel caso in cui vengono scandalizzati “i piccoli” che credono in Lui (cfr Mt 18:6‐7). Ma è anche quell'umanità il cui peccato è stato “tolto”, una volta per sempre, dall'Agnello di Dio (cfr Gv 1:29).
Altrove, kosmos indica un'umanità più selezionata: i non Giudei sono il “mondo” che
è stato raggiunto dal vangelo dopo il rifiuto del popolo ebraico (cfr Rm 11:12), mentre a loro volta i credenti corrispondono al “mondo” cui viene data vita dal Pane disceso dal cielo (cfr Gv 6:33).
Indubbiamente, l'umanità è la parte più importante della creazione di Dio, ed ecco perché il termine kosmos è più spesso utilizzato in tale accezione: questo “mondo” è l'oggetto dell'amore di Dio (cfr Gv 3:16), anche se esso è in piena ribellione a Lui e ha fatto entrare il peccato come elemento di disturbo dell'originaria comunione esistente fra il Creatore e la creatura. In Cristo Gesù, però, lo stesso Creatore è diventato anche il Redentore di questo kosmos e ciascuna creatura umana può ritrovare la strada della pace con Dio e della vera felicità eterna27.
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Nella Bibbia troviamo una duplice caratteristica del kosmos come umanità. Da un lato, abbiamo un kosmos corrotto e schiavo del peccato, che “giace sotto il
potere del maligno” (1 Gv 5:19) ed è completamente incapace di liberarsi dalle catene che lo tengono vincolato perchè il suo padrone spirituale, come un tiranno intransigente, lo tiene irrimediabilmente soggiogato. Non basta neppure la semplice volontà, anch'essa corrotta dal peccato, per consentire all'uomo di essere liberato da questi vincoli spirituali.
In Cl 2:20 si parla, a tale proposito, di “elementi del mondo” che tengono schiavi gli
uomini e le donne e che consistono in “precetti quali :'Non toccare, non assaggiare, non maneggiare' (tutte cose destinate a scomparire con l'uso), secondo le dottrine e i comandamenti dell'uomo”.
Questi precetti incidono sull'indole religiosa dell'uomo e lo tengono legato ad obblighi esteriori che non valgono a soddisfare i bisogni spirituali, ma piuttosto alimentano la natura carnale e la peccaminosità dell’uomo stesso. Il kosmos, allora, viene qui in gioco sia come sistema, composto dagli elementi e dai precetti menzionati, sia come umanità, che è succube di questi stessi precetti, i quali si pongono come strumenti della dittatura spirituale di Satana28.
27 Nel compilare la parte introdutt iva a questa nuova sezione del nostro studio, ho fatto tesoro di quanto rinvenuto in Arndt, op.cit, p. 446; in Vine, op. cit., p. 685 e soprattutto in R.G.V. TASKER, voce
“mondo”, in Dizionario Biblico GBU, ed. Gruppi Biblici Universitari, Chiet i‐Roma, 2008, qui a pp. 1028s. 28 Per queste considerazioni ho tratto spunti dal volume di Tasker, op. cit., p. 1029. Ho già commentato il passo di Cl 2:20 nel mio precedente studio dal titolo: “...E sarete veramente liberi!”, c.i.p., Roma, 2014,
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In tale contesto non desta meraviglia che la Scrittura affermi che il kosmos‐umanità
“non può ricevere” lo Spirito della Verità “perchè non lo vede e non lo conosce” (Gv 14:17; cfr Gv 17:25; 1 Gv 3:1) e che, piuttosto, questo mondo è incline ad ascoltare i falsi profeti “sorti nel mondo” (1 Gv 4:1,5). Ciò anche perché “lo spirito dell'anticristo è già nel mondo” (1 Gv 4:3).
Sussiste, quindi, una netta contrapposizione ed un conflitto apparentemente insanabile fra il bene e lo Spirito Santo, da un lato, ed il male e il kosmos‐umanità, dall’altro, tanto che ogni creatura è del tutto incapace di fare il bene e di piacere a Javè, se vuol fare semplice ed esclusivo uso della sua volontà corrotta dal peccato.
Dall'altro lato, il Vangelo e l'opera di Cristo possono e vogliono salvare ciascun
uomo e donna appartenente a questo kosmos e dare ad essi una profonda e completa liberazione da ogni schiavitù spirituale. Se è vero che il kosmos‐umanità è soggiogato al potere di Satana, è anche vero che l'amore di Dio per questo stesso kosmos, e la Sua onnipotenza che è pronta a spiegarsi a favore delle Sue creature più amate, sono certamente più forti di qualsiasi altra potestà che è nei luoghi celesti.
Da tale punto di vista è utile sottolineare che l'apostolo Paolo, nei suoi scritti ispirati dallo Spirito Santo, fa prevalere la sovranità di Dio su ogni influenza demoniaca. In tale ambito, non meraviglia che l’apostolo parli del Vangelo come di quel messaggio salvifico che “nel mondo intero porta frutto e cresce, come avviene anche fra di voi” (Cl 1:6).
Il kosmos, infatti, è considerato da Paolo come il principale destinatario dell'opera di riconciliazione di Dio29 (cfr Rm 11:15; 2 Co 5:19): il Signore, infatti, ha mostrato tutto il Suo amore e la Sua volontà di salvezza nei riguardi di questo mondo, proprio nei riguardi di questo stesso kosmos‐umanità che lo ha abbandonato e che gli ha voltato le spalle con la disubbidienza e col peccato.
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Dal punto di vista del suo rapporto con Dio, nel tempo presente il kosmos‐umanità è diviso in due parti: una è sottoposta al giudizio che già incombe sul peccato e, quindi, anche su tutti i peccatori; un’altra sperimenta la gloria che già rifulge in chi ha creduto in Gesù Cristo ed è stato perdonato dalle sue iniquità, ricevendo il dono dello Spirito Santo e la vita eterna.
Da un lato, ecco la ribellione e la perdizione, già in questa vita, perchè “il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte” (Rm 5:12); dall'altro lato, ecco la redenzione e la comunione con Dio, già in questa vita, per chi ha creduto ne “l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1:29).
nel quale il lettore troverà anche ulteriori osservazioni sul tema della schiavitù spirituale dell'uomo e della liberazione che Dio vuole produrre in ogni Sua creatura. 29 In questi termini si esprime Muller, op. cit., p. 1115.
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Sotto un diverso profilo, è bene ricordare quanto la Bibbia afferma su un altro punto: il kosmos‐umanità non conclude la sua esistenza nell'attuale panorama storico ma la estende verso l'eternità, in un futuro che non conoscere alcun limite temporale.
Anche in tale ambito si ripropone la dicotomia esistente nel tempo presente: se è vero che questo mondo, inteso come insieme di tutti gli uomini e di tutte le donne di tutti i tempi, è destinato al giudizio di Dio (cfr Rm 3:6), è anche vero che tale giudizio prevede due destini completamente diversi ed inconciliabili fra loro, uno che porta allo stagno di fuoco e alla condanna eterna, l'altro che conduce al paradiso e alla presenza ineffabile del Signore.
Il Figlio di Dio è venuto sulla terra, come un giorno Egli disse al Padre, “affinchè il
mondo creda che Tu mi hai mandato” (Gv 17:21). Cristo è “la propiziazione dei peccati di tutto il mondo” (1 Gv 2:2) e, credendo in Lui, si può avere la remissione dei peccati e la riconciliazione con Dio Padre. Se ciò non accade, però, vale la Parola secondo cui “tutto il mondo sia riconosciuto colpevole davanti a Dio” (Rm 3:19): il kosmos‐umanità, infatti, verrà giudicato con giustizia da quello stesso Javè che, ancora oggi, offre gratuitamente la salvezza in Cristo Gesù.
Verrà il tempo in cui gli stessi credenti in Cristo giudicheranno l'attuale kosmos‐umanità (1 Co 6:2) e ciò renderà ancora più palese quella dicotomia che esiste nel tempo presente, a livello spirituale, fra le due parti in cui si compone questo mondo.
L'attuale kosmos, infatti, verrà condannato a causa dei suoi peccati contro Dio (cfr 1 Co 11:32) e in quel momento si potrà, finalmente, proclamare che “il regno del mondo è passato al nostro Signore” (Ap 11:15), realizzando la perfetta volontà di Dio per il tempo e per l'eternità.
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CCaappiittoolloo 22 :: GGeessùù CCrriissttoo ee iill ““kkoossmmooss””
AA questo punto del nostro studio possiamo procedere ad alcuni
approfondimenti delle tematiche fin qui esposte. Da un lato, in questo capitolo, desideriamo esaminare meglio ciò che la Bibbia afferma in merito ai rapporti fra Gesù Cristo e il kosmos, mentre nel capitolo successivo faremo una “zoomata” sui dati scritturali inerenti i rapporti tra i figli di Dio e questo mondo.
PPrreemmeessssee
Iniziamo con l’approfondire le caratteristiche e le differenze che, secondo la Parola di Dio, esistono a livello strutturale ed esistenziale fra il Signore Gesù Cristo e il kosmos, da intendersi qui sia come umanità che come sistema.
I primi due versetti che vogliamo sottoporre all'attenzione del lettore sono contenuti in Gv 8:12 e in Gv 3:19, dove sta scritto che Gesù, in due occasioni diverse, affermò30:
“Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”
“Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie”.
Le tenebre, nella Bibbia, sono spesso associate a questo mondo perchè ricordano l'oscurità spirituale in cui camminano tutti gli uomini senza Dio (es. Is 5:20; Mt 6:23; At 26:18), mentre invece la luce riporta alla mente la santità e la purezza di Dio.
Nel dichiarare che Egli era la luce di questo mondo, il Signore Gesù realizzava diverse profezie dell'AT (es. Is 42:6; 49:6; 60:19‐22) e poneva Sè stesso in netto e forte contrasto con le caratteristiche più strutturali del kosmos‐sistema, affermando altresì che tutti coloro che avrebbero seguito Lui, invece di seguire il principe di questo
30 Se il lettore volesse approfondire i brani di Gv 3:19 e 8:12, che fra poco commenteremo brevemente, suggeriamo la consultazione dei volumi di Henry, op. cit., vol. 10, pp. 431,568; di MacArthur, op. cit., p. 1579; di Stewart, Giovanni, cit., pp. 793,871; nonché di Tenney, op. cit., pp. 50,92.
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mondo, avrebbero camminato non più nelle tenebre spirituali ma nella luce della verità e della vita (cfr il brano parallelo di 1 Gv 1:8‐9).
Nel brano di Gv 3:19, poi, Gesù espresse la previsione che gli uomini, nel loro
complesso, avrebbero volontariamente scelto di amare di più le tenebre che la luce spirituale, per il semplice fatto che essi normalmente vivono nel buio del peccato e sono ottenebrati da Satana e da questo mondo corrotto.
Di conseguenza, dato che le loro opere sono malvagie gli uomini, davanti alla luce di Cristo e alla sua vita che “è la luce degli uomini” (1:4), restano accecati e rifiutano la Sua potente luce spirituale, preferendo starsene ben lontani, nei loro meandri di peccato (cfr 3:20).
CCaarraatttteerriissttiicchhee ee ddiiffffeerreennzzee
La Parola di Dio è estremamente chiara su questo punto: le peculiarità di questo mondo e le caratteristiche intrinseche della persona e dell'opera di Gesù Cristo rendono i due contendenti totalmente ed irrimediabilmente incompatibili l'uno all'altro.
Non a caso, con due delle Sue mirabili sintesi, in più occasioni (Gv 8:23; 17:14b,16c) il Signore Gesù affermò31:
“Io non sono del mondo...” “Io non sono di questo mondo...”
Sincerità e franchezza emergono in queste parole: il Figlio di Dio non ha lasciato alcuna illusione circa possibili ecumenismi culturali e spirituali con il sistema dominante nella nostra società. Egli ha vissuto dando il perfetto esempio di anticonformismo, cioè di santità e di disinteresse per le cose di quaggiù. Del Cristo si può dire certamente che Egli non era di questo mondo nel senso che, pur avendo vissuto su questa Terra, Egli non apparteneva allo spirito e alla cultura di questo kosmos.
In fede, l'Agnello di Dio affermò che neppure i Suoi discepoli sarebbero appartenuti al kosmos‐sistema (“Essi non sono del mondo”, Gv 17:14,16), pur facendo parte a pieno titolo al kosmos‐umanità. Nel mondo dello spirito, davanti a Dio Padre che li guarda attraverso i meriti di Dio Figlio, i componenti del popolo dei nati di nuovo sono perfetti e santi: in loro dimora Dio Spirito ed essi sono perfettamente separati da questo mondo, avendo ricevuto la natura divina e la vita eterna.
Tutto ciò al contrario degli uomini irrigenerati, ai quali Gesù disse: “Voi siete di
questo mondo” (Gv 8:23). Essi, infatti, sono senz’altro membri del kosmos‐umanità ma, anche laddove fossero dei bravi religiosi, appartengono dal punto di vista spirituale a Satana e al kosmos‐sistema da lui dominato. In questo senso, allora, si comprendono
31 In riferimento alle considerazioni che seguono, circa i brani di Gv 8:23 e 17:14,16, ho tenuto nel debito conto quanto ho riscontrato nei commentari di Henry, op. cit., vol. 10, pp. 575,822; di Stewart, Giovanni, cit., pp. 873,990; oltre che di Tenney, op. cit., pp. 93,165.
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meglio le parole de Signore, quando disse, nella stessa occasione e rivolgendosi agli stessi uomini inconvertiti: “Voi siete di quaggiù” (D “da basso”). In tal modo, infatti, il Signore evidenziava ancora la stridente differenza di natura spirituale che esisteva fra gli uomini che non avevano fede e Lui, che invece era “di lassù” (8:23).
11.. IIll ““mmoonnddoo”” ee CCrriissttoo
Se, da un lato, è vero che Gesù Cristo non era di questo mondo, pur essendo il suo Creatore ed essendo venuto nel mondo per un tempo (Gv 1:10a,14; 9:39), dall'altro lato è vero anche che “il mondo non Lo ha conosciuto” (Gv 1:10c).
Il kosmos‐umanità nel suo complesso, in altre parole, non ha avuto nessun vero rapporto con il Messia, perchè non aveva alcuna intenzione di sottomettersi al Figlio di Dio e di mettersi in discussione, avendo fede nell'opera del Cristo come unico possibile e necessario mezzo di liberazione e di espiazione dei propri peccati.
Anche la “porzione” di kosmos‐umanità rappresentata dal popolo d'Israele, nel suo complesso, non ha “ricevuto” (v. 11) il Messia che pure era venuto “in casa sua”, cioè in questo mondo32. E’ meraviglioso considerare, però, che “a tutti quelli che lo hanno ricevuto”, siano essi Giudei o non Giudei, il Signore ha dato il “diritto di diventare figli di Dio”, perchè hanno ricevuto la natura divina e sono nati dall'Alto (v. 12).
In generale, dunque, il mondo non ha accolto né ha ricevuto la testimonianza
dell'Agnello di Dio. La più alta forma di opposizione che l'umanità ha manifestato contro il Messia è avvenuta con la Sua condanna a morte e con la Sua crocifissione. A tal proposito l'apostolo Paolo coglie nel segno quando, ispirato dallo Spirito Santo, in 1 Co 2:7‐8 ebbe ad affermare che...
“...la sapienza di Dio, misteriosa e nascosta... che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta...
perchè, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria...” In altre parole, se i “dominatori” (D, L “prìncipi”) umani di questo kosmos, da
intendersi come sistema e come umanità, si fossero umiliati e avessero riconosciuto la superiorità della sapienza di Dio, non avrebbero mai potuto desiderare e tanto meno realizzare la morte cruenta dell'Agnello di Dio... il Quale, però, proprio sulla croce ha chiesto al Padre di perdonare tutti gli uomini, perchè “non sanno quello che fanno” (Mc 23:34). E, proprio con quella morte cruenta, Gesù Cristo ha tolto il peccato di quello stesso mondo ribelle e ingrato nei Suoi confronti!
Le colpe delle autorità umane, civili e religiose, che condannarono Gesù sono le colpe di tutta l'umanità. Il kosmos, creato perfetto da Dio, a causa della sua disubbidienza si è corrotto ed è spiritualmente decaduto perchè si è posto in ostilità contro il suo Creatore. Di conseguenza, nella Bibbia si parla di “questo mondo”, iniquo e perduto com'è ancora oggi sotto i nostri occhi: esso ha rifiutato Cristo, “il Signore della
32 Stewart (Giovanni, cit., p. 751) ritiene che l’espressione “casa sua” si riferisca alla terra di Canaan, alla città di Gerusalemme e al suo Tempio. Per ulteriori commenti al brano di Gv 1:10‐11, vedi anche Henry, op. cit., vol. 10, p. 376; nonché Tenney, op. cit., p. 31.
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gloria”, e ha rifiutato il Suo amore, preferendo continuare a vivere nella superbia e nella concupiscenza (1 Gv 2:16)33.
22.. LLaa ppeerrssoonnaa ddii CCrriissttoo rriissppeettttoo aall ““mmoonnddoo””
Se esaminiamo i dati biblici inerenti la persona del Signore Gesù Cristo, per quanto concerne i Suoi rapporti con il kosmos, salta subito agli occhi la completa alterità del Figlio di Dio, nel carattere e nel comportamento, rispetto alle peculiarità del mondo di allora, che sono ancora le peculiarità del mondo di oggi.
In termini generali, se il mondo vive nelle tenebre (cfr Gv 1:5) Gesù è la luce, anche di questo mondo (cfr Gv 8:12); se l'umanità è spiritualmente morta a causa dei suoi peccati (cfr Ef 2:1) Gesù è la vita, anche di questo mondo (cfr Gv 1:4; 14:6) ; se il kosmos giace sotto il potere del maligno (cfr 1 Gv 5:19) Gesù è il Salvatore di questo mondo (cfr Gv 4:42; 1 Gv 4:14) perchè l'Agnello di Dio ha tolto il peccato del mondo (cfr Gv 1:29).
In termini più specifici, nella Sua vita terrena Gesù ha manifestato una mitezza e un'umiltà (cfr Mt 11:29) che sono del tutto sconosciute a questo mondo, in cui domina ancora oggi la cattiveria e la superbia; Egli ha parlato d'amore e di perdono (cfr Mt 5:38‐48) a questo kosmos‐umanità, nel quale le regole etiche principali sono, ancora oggi, l'egoismo e la sopraffazione.
Perciò Gesù ha potuto dire, davanti a Ponzio Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18:36a). Con queste parole, il Signore della gloria intendeva confermare che non v'era nulla in comune fra la Sua persona e questo kosmos e che, inoltre, la sfera del Suo regno, in termini sia spirituali che materiali, non apparteneva all'attuale sistema di cose né era “di qui” (v. 36c) ma era di un altro “mondo”, quello dei cieli.
Sotto un certo punto di vista, queste parole potevano tranquillizzare Pilato, perchè Gesù non aveva soldati né ambizioni di conquista militare (cfr v. 36b)34 e il Suo regno aveva solo una prospettiva futura, non costituendo alcun genere di minaccia per l'identità politica e militare di Roma oltre che per l'identità nazionale e religiosa di Israele. Dall'altro lato, però, le parole del Signore contenevano indicazioni profetiche sul prossimo stabilimento di un Regno che avrebbe avuto natura spirituale (cfr Lc 17:21) e che in futuro sarebbe stato anche stabilito sulla Terra (cfr Ap 11:15) ma non avrebbe avuto nulla in comune con l'attuale kosmos, corrotto e lontano da Dio.
33.. LL''ooppeerraa ddii CCrriissttoo rriissppeettttoo aall ““mmoonnddoo””
Se prendiamo in esame, invece, l'opera del Signore Gesù Cristo rispetto al mondo in cui anch'Egli ha vissuto, non possiamo fare a meno di evidenziare le Sue parole
33 Per questi rilievi, vedi Henry, op. cit., vol. 11, p. 728; Morris, op. cit., p. 65; Tasker, op. cit., p. 1029; nonché R. DIPROSE, 1 Corinzi: una lettera per i nostri tempi, in “Lux Biblica” n. 48\2013, ed. IBEI, Roma, qui a p. 30. 34 In questo senso vedi Mac Arthur, op. cit., p. 1604. Per altri commenti al brano di Gv 18:36, ho consultato anche i volumi di Henry, op. cit., vol. 10, pp. 853s; di Stewart, Giovanni, cit., p. 1004; e anche di Tenney, op. cit., p. 175. D'altro canto, Gesù non nascose di essere Re (cfr v. 37) e che il Suo Regno fosse reale, ancorchè di natura e di origini diverse dai regni di questo mondo...
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riportate in Gv 16:33, dove il Figlio di Dio disse, lapidariamente: “Io ho vinto il mondo”
In questo caso Gesù si riferì al kosmos‐sistema ed all'apparente trionfo di quest'ultimo sugli uomini e sulla stessa Chiesa: in realtà, questo “mondo” è destinato ad essere vinto e ad essere completamente sconfitto dalla realizzazione finale di tutte le promesse di Dio in Cristo Gesù!
Anzi, a guardar bene il versetto al nostro esame, si può notare che il Signore non disse che in futuro Egli avrebbe vinto questo mondo, ma piuttosto che Egli aveva già conseguito la vittoria, definitiva e completa, sull'attuale sistema di cose, vittoria che è alla portata dei Suoi discepoli e che sarà visibile a tutti, però, solo nel futuro35.
Questa vittoria è stata conseguita alla croce, dove l'Agnello di Dio ha dato
completamente Sé stesso per redimere questa umanità peccatrice, spiritualmente morta nelle sue iniquità. A tal proposito Gesù potè dire, in Gv 6:51b, che...
“…il pane che darò è la mia carne, per la vita del mondo” Il kosmos‐umanità è morto, spiritualmente parlando, e solo il Signore vivente può
conferire vita a questo mondo defunto. Nella circostanza appena menzionata, il Cristo parlò del Suo sacrificio e del contenuto materiale della crocifissione: la Sua “carne” era esattamente il Suo corpo fisico, che di lì a poco sarebbe stato donato per tutta l'umanità, immersa e morta nei suoi peccati, affinchè ciascun uomo e ciascuna donna potesse avere vita in Lui.
Il “pane” di cui Gesù parlò in questa circostanza (vedi anche i vv. 33 e 47) aveva invece carattere spirituale e rappresentava il Suo corpo fisico, che realmente sarebbe stato donato dall'Agnello di Dio per riscattare l'umanità peccatrice, dopo essere stato straziato a causa di tutte le iniquità di questo kosmos perduto, nel supremo sacrificio vicario che solo Dio poteva compiere per noi...36
La vittoria sul mondo, tramite l'opera di Cristo sulla croce, produce effetti anche
quotidiani e profondi in coloro che hanno ricevuto il perdono dei peccati e la vita eterna. Oltre alla pace con Dio, uno di questi risultati straordinari è la pace di Dio. Come dice lo stesso Gesù in Gv 14:27...
“Io vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non vi do come il mondo dà...” Molti cristiani, nel corso dei secoli, hanno sperimentato questa profonda shalom
nel loro spirito, anche nei momenti e nelle circostanze più difficili. Ed anche qui, allora, c'è un aspetto della vittoria dell'opera di Cristo sulla logica e sul potere del kosmos‐sistema: quest'ultimo promette pace ma elargisce invece stress e dolori; al contrario, Gesù concede, ancora oggi, una pace che il mondo non può dare perchè supera ogni
35 Per queste osservazioni sul brano di Gv 16:33 ho fatto tesoro di quanto rinvenuto nei commentari di Henry, op. cit., vol. 10, p. 804; di Stewart, Giovanni, cit., p. 981; oltre che di Tenney, op. cit., p. 160. 36 Nel redigere le suesposte osservazioni circa il testo di Gv 6:51, mi sono avvalso soprattutto di quanto contenuto in Henry, op. cit., vol. 12, p. 528; in Mac Arthur, op. cit., p. 1573; in Stewart, Giovanni, cit., p. 845; nonchè in Tenney, op.cit., p. 77.
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possibile conoscenza umana (cfr Fl 4:6). Questa pace può provenire solo da Dio, perchè Lui è il Principe di pace (cfr Is 9:5) ed è la nostra pace (cfr Ef 2:14)!37
AAmmoorree ee vvoolloonnttàà ddii ssaallvveezzzzaa
Non possiamo studiare i dati biblici sui rapporti fra il Signore Gesù e il kosmos prescindendo dall'atteggiamento di fondo che il Figlio di Dio ha avuto nei confronti di questo mondo, inteso sia come umanità sia come sistema.
E quest'atteggiamento di fondo può essere riassunto in un binomio inscindibile: amore e volontà di salvezza. Nel Nome di Dio Padre, Dio Figlio ha mostrato (e continua a mostrare ogni giorno, tramite Dio Spirito) un amore incondizionato ed una ferrea volontà di salvezza nei riguardi di ciascun uomo e di ciascuna donna che appartiene al kosmos‐umanità ed è immerso nel kosmos‐sistema.
11.. LL''aammoorree iinnccoonnddiizziioonnaattoo ddii DDiioo
Uno dei soavi ritornelli più ripetuti nella Bibbia è quello relativo all'amore di Dio per l'uomo. In tale ambito, il versetto di Gv 3:16 è probabilmente quello più conosciuto (la cd. “Bibbia in miniatura”) e contiene un esplicito riferimento sia all'amore di Dio sia al suo destinatario, il kosmos‐umanità38. Sta scritto, infatti:
“Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio affinchè chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna”
Si tratta di un amore eterno ed incommensurabile, che si rivolge a chiunque ed è costato l'altissimo prezzo del sacrificio del Figlio di Dio, superando qualsiasi vincolo di tempo e di spazio e trascendendo ogni limite di razza e di nazione (cfr, ma solo per Israele, il passo di Gr 31:3).
Si tratta di un amore che è anche incondizionato, perchè Dio si offre all'uomo, a qualsiasi uomo e donna di tutti i tempi, senza chiedere nulla in cambio, se non una risposta di fede e un abbandono senza riserve fra le braccia dell'Onnipotente. In altre parole, proprio questo mondo corrotto è l'oggetto dell'amore di Dio, di quell'amore profondo e insistente che solo Dio può avere, persino nei riguardi dei Suoi nemici e di coloro che si ribellano a Lui.
L’amore di Dio, inoltre, si manifesta al massimo grado sempre, a prescindere dalla natura peccaminosa e dai comportamenti ribelli degli uomini da Lui stesso creati: Egli ci ama “tanto”, con un termine che “pone enfasi sull'intensità del Suo amore”39. E l'amore eterno ed incondizionato di Dio si rivolge agli uomini peccatori, a tutti gli uomini peccatori, con lo scopo non recondito di salvarli per il tempo e per l’eternità.
37 Se il lettore volesse approfondire i commenti a Gv 14:27, suggeriamo la consultazione di Henry, op. cit., vol. 12, p. 764; di Mac Arthur, op. cit., p. 1596; di Stewart, Giovanni, cit., p. 955; oltre che di Tenney, op.cit., p. 148. 38 Abbiamo già accennato a tale riferibilità di Gv 3:16 al kosmos‐umanità supra, a p. 4 di questo studio. 39 Queste parole sono di Mac Arthur, op. cit., p. 1562. Per altri commenti al brano di Gv 3:16, il lettore potrà consultare anche Henry, op. cit., vol. 12, p. 429; Stewart, Giovanni, cit., p. 791; nonchè Tenney, op. cit., p. 50.
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22.. LLaa ffeerrmmaa vvoolloonnttàà ddii ssaallvveezzzzaa ddii DDiioo
In Gv 3:17, immediatamente dopo il versetto appena commentato, troviamo la logica continuazione del discorso di Dio, che parte dal Suo amore incondizionato e arriva alla Sua ferrea volontà di salvezza. Sta scritto, infatti, che...
“…Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”
Con la prima venuta sulla terra di Suo Figlio, Dio Padre non aveva lo scopo di giudicare questo mondo corrotto ma piuttosto aveva l’obiettivo di salvarlo (così Gesù si esprimerà anche in Gv 12:47), manifestando una volontà così determinata da essere disposto a sacrificare addirittura la vita del Suo unigenito e amato Figlio.
Se è vero che il mezzo per giungere a tale salvezza è stato il sacrificio cruento del Messia, se è vero che il motore di quest’atto sublime è stato l'amore incondizionato di Dio, è anche vero che lo scopo ultimo di Javè era quello di salvare eternamente tutta l'umanità di tutti i tempi, sulla base della fede in Lui (cfr v. 18) e nella perfetta consapevolezza che non vi era (e non c'è neanche oggi) alcun altro mezzo per essere riconciliati con Colui che è tre volte santo40.
In questo versetto, il mondo corrisponde al kosmos‐umanità ed è il destinatario del sublime progetto di Dio: la redenzione dal peccato e la vita eterna per mezzo del costo più alto che sia possibile immaginare, le sofferenze atroci ed il sacrificio espiatorio dell'Agnello di Dio.
La salvezza del Signore, in altre parole, è molto più che un formale atto di cambio
di religione: essa è redenzione, riscatto, liberazione radicale. Non a caso, in 2 Co 5:19, leggiamo che...
“…Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo non imputando agli uomini i loro falli...”
Il mondo, dunque, nel bel mezzo della storia umana, è stato riconciliato con Dio Padre per mezzo del sacrificio cruento di Dio Figlio. E ciò è avvenuto in quelle interminabili sei ore in cui il Cristo ha donato la sua vita, perfetta e senza peccato, allo scopo di cancellare le iniquità di tutti gli uomini di tutti i tempi41.
40 Una conferma indiretta di tale assunto può essere data dai brani di 1 Tm 1:15, in cui l'apostolo Paolo afferma che “…Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”, oltre che di 1 Gv 4:14, dove l'apostolo Giovanni dichiara che “…noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figliuolo per essere il Salvatore del mondo”. In questi passi, infatti, è chiaro che il Cristo è venuto “nel mondo” (1 Tm 1:15), nel senso di kosmos come sistema e come umanità (così anche in 1 Gv 4:9), mentre i “peccatori” di 1 Tm 1:15 corrispondono al “mondo” (cioè al kosmos‐umanità) di 1 Gv 4:14, perchè sono loro che hanno bisogno della salvezza di Dio. Per quanto riguarda i rilievi contenuti nel testo con riferimento a Gv 3:17, vedi Henry, op. cit., vol. 12, p. 430; Stewart, Giovanni, cit., p. 792; oltre a Tenney, op.cit., p. 50. 41 Sasse (op. cit., p. 464) fa notare, a tal proposito, che biblicamente questa redenzione, completa e profonda, non si limita al kosmos‐umanità ma si estende senz'altro al kosmos come creazione di Dio. Da brani come Rm 8:19‐23 desumiamo, infatti, che la redenzione futura e finale coinvolgerà anche l'intera creazione, che nel tempo attuale “geme ed è in travaglio...e aspetta con impazienza la manifestazione dei
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E' il kosmos‐umanità a venire in gioco in questo caso: il termine “mondo”, infatti, va qui inteso in senso generale, visto che l'offerta di salvezza è proposta a tutti, ma anche in senso particolare, visto che essa è efficace solo per chi crede al Vangelo e si ravvede dai propri peccati.
Questa volontà di salvezza di Dio per il mondo, chiaramente espressa nelle pagine delle Sacre Scritture, è una volontà ferma e decisa, incrollabile e inalterabile, che da secoli ripropone sé stessa a qualsiasi uomo ed a qualsiasi donna.
Il Dio della Bibbia ha preso concretamente l'iniziativa nei confronti dell’umanità da Lui creata, allo scopo di offrire al kosmos e all'uomo peccatore una possibilità di salvezza eterna, senza che a ciò l’Eterno fosse obbligato, se non dal Suo grande amore.
figli di Dio”. Per i rilievi contenuti nel testo, vedi anche MacArthur, op. cit., p. 1763.
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CCaappiittoolloo 33 :: II ffiiggllii ddii DDiioo ee iill ““kkoossmmooss””
NNon possiamo esaminare i dati biblici sul “mondo” senza tenere in debita
considerazione quelli che sono (e che devono essere) i suoi rapporti con gli uomini e le donne nati di nuovo e rigenerati dallo Spirito Santo.
La Parola di Dio tratta, apertamente, le caratteristiche del kosmos come sistema e la sua opposizione a Gesù Cristo, ma parla altrettanto chiaramente del conflitto spirituale esistente fra lo stesso kosmos e i discepoli del Signore.
Ciò che accomuna questo conflitto e quello esistente fra il mondo e Cristo è la realtà della sovranità relativa di Satana su questo kosmos ed il suo tentativo di infastidire e di danneggiare, per mezzo dei suoi demoni, sia l'opera di Dio sia la vita dei discepoli del Messia.
PPrreemmeessssee
Dal punto di vista della rivelazione biblica, il rapporto fra il kosmos e i figli di Dio può essere esaminato anche dalla prospettiva del Signore. In tal senso non è difficile notare che Cristo è la luce del mondo (cfr Gv 8:12) ma anche che Egli ha detto dei Suoi seguaci, in Mt 5:14:
“Voi siete la luce del mondo” Questo mondo42 giace nelle tenebre e Javè ha individuato un duplice mezzo per
rischiarare il suo buio spirituale: da un lato, l’Unigenito Figlio è venuto sulla terra per illuminare il kosmos dal punto di vista spirituale, con le Sue parole e con la Sua opera; dall'altro lato, i Suoi figli continuano ad avere la stessa funzione di portatori di luce per il nostro mondo perduto, specialmente come propagatori del Vangelo, almeno nella misura in cui essi rimangono legati a Colui che è la luce del mondo e nella misura in cui
42 Per i rilievi che seguono, vedi Henry, op. cit., vol. 9, p. 83; oltre a R.G. STEWART, Commentario esegetico pratico dei quattro Evangeli – parte prima, Matteo, ed. Claudiana, Torre Pellice, 1929; rist. anast. 1984 col titolo “L'evangelo secondo Matteo e Marco”, ed. Claudiana, Torino, qui a p. 35.
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essi sono ripieni dello Spirito Santo. Sotto un altro profilo è interessante che, appena nel versetto precedente a quello
in esame, il Signore disse che i cristiani sono anche “il sale della terra” (v. 13). Da queste due immagini usate nelle Beatitudini possiamo desumere che i figli di Dio possono e devono esercitare un'influenza positiva nella società e ciò sia dall'interno, come fa il sale negli alimenti, sia dall'esterno, come fa la luce del sole per la terra in cui viviamo.
E’ noto che i cristiani hanno puntati addosso gli occhi degli altri uomini che compongono questo kosmos, per cui sono chiamati a farsi riempire da Lui e a vivere la santità dell'Eterno (cfr 1 Pt 1:15‐16).
In termini pratici, la santità produrrà luce spirituale e questa non potrà rimanere nascosta, come accade per una lampada in una casa (v. 15). E’ assolutamente necessario, infatti, che “risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinchè vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (v. 16).
CCaarraatttteerriissttiicchhee ee ddiiffffeerreennzzee
Nel considerare i rapporti tra i figli di Dio e il mondo, esattamente come accade per i rapporti fra il Cristo e questo kosmos, bisogna innanzitutto tener conto che, Bibbia alla mano, esistono caratteristiche peculiari e differenze sostanziali, specie dal punto di vista spirituale, fra queste due entità.
Una considerazione preliminare s'impone. Stiamo parlando di differenze e di
conflittualità spirituali ma è bene ricordare che, secondo le Sacre Scritture, tale combattimento non è aperto a qualsiasi esito finale perchè vede e vedrà un solo vincitore: Gesù Cristo.
Inoltre, nel tempo presente questa vittoria è già dei Suoi discepoli, nella misura in cui essi vivono la sottomissione e l'ubbidienza al loro Maestro. In questo senso citiamo innanzitutto le parole dell'apostolo Giovanni riportate in 1 Gv 4:4, dove sta scritto che...
“Voi siete da Dio, figlioli, e li avete vinti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo ”
E' una dichiarazione di fede e, allo stesso tempo, una realtà ben nota nei luoghi celesti: lo Spirito di Cristo “è più grande” dello spirito di satana perchè Cristo stesso è infinitamente più potente del diavolo. Non c'è paragone fra i due: il primo è il Creatore ed il Re onnipotente, il secondo è una creatura angelica che ha lasciato la sua dignità originaria (cfr Gd 6) e ha una temporanea sovranità e una limitata potenza, da esercitare solo ed esclusivamente nell’ambito dei ristretti confini segnati dal Re dei re e Signore dei signori...43
In tale contesto, bisogna anche considerare le due verità spirituali contenute nel
passo di 1 Gv 5:4, in cui lo stesso apostolo Giovanni, ispirato dallo Spirito Santo,
43 Abbiamo già commentato, più diffusamente, il brano di 1 Gv 4:4 supra a pag. 11 del presente studio, alla quale rimandiamo per ulteriori approfondimenti da parte del lettore.
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afferma: “Tutto quello che è nato da Dio vince il mondo;
e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” La prima verità spirituale è forte e chiara: questo mondo non può resistere ed è
vinto senz'altro44 da “tutto quello che è nato da Dio”. Con quest'espressione, il Signore voleva riferirsi alla potenza spirituale che risiede in ogni persona nata di nuovo, perchè l'uomo e la donna che si convertono a Cristo nascono da Dio e ricevono in dono la Sua natura, la vita eterna e lo Spirito Santo. E se Dio Spirito dimora e regna nel cuore del credente, niente e nessuno potrà opporsi all'opera di Javè, Satana rimarrà sempre sconfitto e il mondo sarà certamente vinto.
La seconda, importantissima, verità spirituale contenuta in 1 Gv 5:4 è altrettanto forte e chiara: il kosmos‐sistema è vinto senz'altro nella misura in cui il cristiano aziona davvero, ed efficacemente, la propria fede in Gesù Cristo, la quale è una formidabile arma spirituale contro Satana. Questa vittoria sul mondo e sulla sua malvagità è così certa che Giovanni utilizza qui il cd. “passato profetico”, con un participio aoristo che rende l'idea secondo cui la fede in Cristo e nella Sua deità (cfr v. 5) è la vittoria che ha già vinto il mondo45...
11.. II ffiiggllii ddii DDiioo ssoonnoo nneell mmoonnddoo
Un primo aspetto strutturale da considerare è quello che leggiamo in Gv 17:11, allorchè il Signore Gesù disse:
“Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo…” E' un dato di fatto inconfutabile: quando una persona si converte, dal punto di vista
spirituale passa dalle tenebre alla luce, nonchè dal potere di Satana a Dio (cfr Cl 1:13). Dal punto di vista fisico, però, non cambia nulla e questa persona non viene tolta dal mondo per il semplice fatto di essere diventato un figlio di Dio. No, il credente nato di nuovo continua a vivere “in questo mondo” (cfr 1 Gv 4:17) e continua a far parte del kosmos‐umanità, anche se ora è chiamato ad uscire, una volta per sempre, dal kosmos‐sistema.
Proprio perchè il figlio di Dio vive ancora nel mondo, egli non è immune dalle sofferenze che caratterizzano spesso la vita umana (cfr 1 Pt 5:9) ed anzi talvolta è destinatario di particolari prove e dolori, come lo stesso Gesù preannunciò in Gv 16:33a quando esclamò:
“Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio: Io ho vinto il mondo!”
44 A tal proposito, MacArthur (op. cit., p. 1982) ricorda che “il sostantivo 'vincitore' deriva da un termine greco che significa 'conquistare' o 'avere il sopravvento', 'essere superiori' o 'possedere una forza vincente'. Questo termine designa un'effettiva superiorità che porta ad una vittoria schiacciante. Gesù utilizzò questo stesso termine parlando di sé stesso (Gv 16:33); in virtù dell'unione con Cristo, anche i credenti prendono parte alla sua vittoria”. Per altre osservazioni sulla prima parte del brano di 1 Gv 5:4, vedi anche Barker, op. cit., p. 349; Bosio, Cattoliche, cit., p. 209; oltre a Henry, op. cit., vol. 12, p. 684. 45 In questo senso si muove Barker, op. cit., p. 349. Per ulteriori commenti a questa seconda parte del passo di 1 Gv 5:14, il lettore potrà consultare ancora Bosio, Cattoliche, cit., p. 209; nonchè Henry, op. cit., vol. 12, p. 684.
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Il Signore non ha illuso nessuno e non ha nascosto sofferenze e tribolazioni, dovute al semplice fatto di appartenere a Lui, ma ha promesso anche la Sua presenza e la Sua liberazione46.
Naturalmente, in questo mondo i cristiani non devono soltanto soffrire e patire. La Scrittura, infatti, riporta che essi possono anche “avere beni di questo mondo” (1
Gv 3:17). Bisogna riconoscere che ciò accade nella normalità dei casi, almeno qui nell’opulento Occidente, ma bisogna anche riconoscere che i credenti falliscono spesso nel dare eccessiva importanza ai beni materiali.
D'altro canto, più in generale la Bibbia prevede che i figli di Dio non debbano uscire da questo mondo (cfr 1 Co 5:20) ed anzi che essi possano “usare di questo mondo” (1 Co 7:31a), ma senza farsi dominare da esso, ovvero “come se non ne usassero” pienamente.
Ciò anche nel senso positivo di onorare Dio con questi beni, mettendoli al servizio degli altri e utilizzandoli per l’avanzamento del Suo Regno. Inoltre, il figlio di Dio è chiamato a non estraniarsi dalle faccende politiche e sociali del kosmos, ma anzi di approfittare dei possibili benefici legati al far parte di questo kosmos‐umanità per portare avanti l'opera di Javè nell’ambito lavorativo o in quello scolastico, solo per fare due esempi di contesti sociali in cui ogni cristiano viene normalmente a trovarsi47.
Certo, si tratta di un compito delicato e anche pericoloso, perché potrebbe condurre a compromessi e a rilassamenti spirituali. Infatti l'apostolo Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, nel contesto immediato del brano di 1 Co 7:31 ricorda anche la precarietà di questo mondo e afferma che “il tempo è ormai abbreviato” (v. 29) e quindi i fratelli che già usano di questo mondo non devono abusarne “perchè la figura di questo mondo passa” (v. 31b).
22.. II ffiiggllii ddii DDiioo nnoonn ssoonnoo ddeell mmoonnddoo
Il secondo aspetto strutturale dei rapporti tra i figli di Dio e il mondo concerne la realtà spirituale secondo cui essi, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, sono passati da questo regno di tenebre al regno di luce che appartiene all'Eterno (cfr Cl 1:13). In altre parole, come in un paio di occasioni disse lo stesso Signore Gesù rivolgendosi ai Suoi discepoli e parlando di loro a Dio Padre (Gv 15:19d e 17:16a)...
“…non siete del mondo… …essi non sono del mondo…”
Cristo ha scelto gli apostoli “in mezzo al mondo” (Gv 15:19c) ed essi, che prima erano “senza Dio nel mondo” (cfr Ef 2:12), dal punto di vista della loro natura spirituale ora non appartengono più al kosmos‐sistema ma piuttosto sono diventati figli del Dio tre volte santo, il Quale a sua volta li ha consegnati a Dio Figlio (cfr Gv 17:6b).
A prescindere da ciò che i credenti fanno nella loro vita terrena, a prescindere dalla
46 Abbiamo già commentato questo versetto supra, a p. 25 di questo studio, alla quale rimandiamo per ulteriori approfondimenti. 47 In questo senso vedi Bosio, Cattoliche, cit., p. 61; Girardet, op. cit., p. 403; Henry, op. cit., vol. 12, p. 769; Mare, op. cit., p. 135; oltre a Diprose, op. cit., p. 76; Morris, op. cit., p. 138, e Sasse, op. cit., p. 464.
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loro coerenza con gli insegnamenti biblici, resta incontrastato il fatto ed è immutabile la realtà spirituale secondo cui essi, al cospetto del Dio onnipotente, sono uniti a Cristo.
Di conseguenza, vale la Scrittura secondo cui i credenti non sono di questo mondo, inteso come sistema culturale e spirituale, esattamente come il loro Maestro non è di questo mondo (cfr Gv 17:16b). La vera vita dei credenti non è più nel kosmos ma è nascosta con Cristo Gesù in Dio Padre (cfr Cl 2:20; 3:3) dal momento che, come per l'apostolo Paolo, il mondo‐sistema è stato crocifisso per loro ed essi sono stati crocifissi per questo kosmos (cfr Ga 6:14)48.
Naturalmente, questa è la realtà spirituale che esiste davanti al Trono di Dio, ma non sempre essa corrisponde alla realtà materiale che è visibile davanti ai nostri occhi, ogni giorno. I discepoli di Cristo, infatti, sono anche esortati a non conformarsi a questo mondo (cfr Rm 12:2) ed a conservarsi puri dal presente kosmos (cfr Gm 1:27), risplendendo in esso come astri spirituali (cfr Fl 2:15). Tra l’altro queste esortazioni dimostrano che, evidentemente, è alto il rischio che i figli di Dio vivano come tutte le altre creature e si conformino ai modelli culturali e sociali di questo kosmos‐sistema.
Dell’argomento che abbiamo appena accennato, concernente la santificazione progressiva del credente, ci occuperemo più approfonditamente nella prossima sezione del nostro studio.
SSeeppaarraazziioonnee ee tteessttiimmoonniiaannzzaa
Nei rapporti, di natura visibile e invisibile, esistenti fra il kosmos‐sistema e i figli di Dio, emergono due parole chiave che sintetizzano il piano di Dio per i Suoi figli e la Sua volontà per loro in mezzo a questo mondo.
Le due parole chiave sono: separazione e testimonianza.
11.. II ffiiggllii ddii DDiioo ddeevvoonnoo sseeppaarraarrssii ddaall mmoonnddoo
Sì, è proprio così: Bibbia alla mano, i figli di Dio devono separarsi da questo mondo per il semplice motivo che, davanti al Signore e spiritualmente parlando, essi sono già separati dal kosmos‐sistema.
Quest'affermazione, con ogni probabilità, suonerà stonata per le delicate orecchie ecumeniche del XXI secolo, le quali amano crogiolarsi nell'illusione intellettuale che “l'uomo è buono per natura” e che “tutte le religioni portano a Dio”. Queste sono menzogne, perché la Parola di Dio afferma con chiarezza che l'uomo nasce peccatore (cfr Rm 3:23) ed è destinato all'inferno (cfr Gv 3:36), mentre l'unica Via per tornare al Padre è Gesù Cristo (cfr Gv 14:6) e tutte le altre strade sono delle pie illusioni che portano soltanto alla condanna eterna dell'uomo.
Ciò, almeno, è quanto insegnano le Sacre Scritture le quali, come corollario, richiedono ai figli di Dio di non confondersi con questo kosmos‐sistema, perduto e corrotto, per dedicarsi piuttosto alla sua evangelizzazione (cfr At 26:17‐18).
48 Per i rilievi appena esposti e per quelli seguenti ho consultato Erickson, op. cit., p. 646; Pache, op. cit., p. 567; nonché Sasse, op. cit., p. 464.
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Il punto essenziale da cui partire è la consapevolezza, come diceva l'apostolo Paolo
in Ga 6:14, secondo cui... “…il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo”
Una volta convertito a Cristo, il credente si è unito a Lui nella crocifissione e ha cambiato padrone, chiudendo per sempre con la logica e con la cultura di questo malvagio sistema chiamato “mondo”! Che noi ce ne rendiamo conto oppure no, c'è stata una dichiarazione reciproca di condanna a morte, per cui ogni figlio di Dio non può e non deve più riconoscersi come appartenente a questo kosmos‐sistema che, a sua volta, ha dichiarato morto il credente rigenerato dallo Spirito Santo perchè non lo riconosce più come di sua proprietà49.
Non c'è più niente in comune fra queste due entità nè ci dev'essere un campo neutro di condivisione, dal punto di vista spirituale e culturale, perchè il discepolo di Gesù è “morto, con Cristo, agli elementi del mondo” (Cl 2:20a) e, di conseguenza, non deve e non può “lasciarsi imporre dei precetti, quali: «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare» (tutte cose destinate a scomparire con l'uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini” (Cl 2:20b‐22).
Questa separazione non dev'essere fisica, cioè non deve avvenire materialmente
con le persone che vivono in questo mondo (cfr 1 Co 5.10). Essa, piuttosto, deve avere caratteristiche spirituali e culturali, per cui il cristiano si opporrà sempre, e strenuamente, ai tratti distintivi che caratterizzano il kosmos, dal momento che essi portano lontano dalla verità del Vangelo.
Questo tipo di separazione coincide con il “conservarsi puri dal mondo” (Gm 1:27), perchè “l'amicizia del mondo è inimicizia contro Dio” (4:4). Se da un lato, infatti, siamo chiamati a “soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni” (1:27), dall'altro lato è vero che i contatti con questo mondo corrotto non devono portarci a corrompere l’anima nostra scendendo a compromessi morali. Al contrario, con l'aiuto di Dio, il cristiano non cadrà nella tentazione e rimarrà fermo nella sua santità davanti all'Eterno, senza farsi coinvolgere in pratiche morali illecite per Dio e senza indulgere in forme di peccato che potrebbero anche risultare a prima vista “innocue” (cfr Sl 1:1‐3).
Se il credente non adotterà misure concrete per realizzare questo tipo di
separazione spirituale e culturale, facilmente egli potrà diventare “amico del mondo” perché, prima o poi, si legherà e si affezionerà alla cultura e alle abitudini del sistema corrotto in cui viviamo.
Ciò, però, non è indifferente davanti al Signore, perchè in tal modo il cristiano
49 Per queste considerazioni sul brano di Ga 6:14, ho consultato soprattutto MacArthur, op. cit., p. 1794; oltre a E. BOSIO, Le prime epistole di san Paolo, ed. Claudiana, Firenze, 1914; rist. anast. 1990 col titolo “Le epistole di Paolo (seconda parte)”, qui a p. 168. Questa reciproca condanna a morte, probabilmente, è oggi più evidente nei Paesi in cui la Chiesa è aspramente perseguitata, perché lì l’odio del mondo e la condanna a morte dei cristiani non hanno soltanto un carattere “spirituale”…
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diverrà “adultero”50 e “nemico di Dio”, facendo riecheggiare sinistramente gli adultèri spirituali di Israele (cfr Os 9:1) e facendo ricordare a tutti ciò che il credente era prima di conoscere il Signore (cfr Rm 5:10)...
Il fatto di aver creduto in Cristo non è garanzia di fedeltà e di ubbidienza all’Eterno e, se finiremo con l'amare questo mondo, sperimenteremo una vita di disubbidienza a Dio e un'eternità senza corone celesti (cfr 2 Tm 4:8; Gm 1:12; 1 Pt 5:4), seppure l'amore per il mondo non implicherà in nessun modo la perdita di quella salvezza acquistata da Cristo sulla croce una volta per sempre.
Più in particolare, vale la pena soffermarsi su quanto lo Spirito Santo rivelò
all'apostolo Giovanni in 1 Gv 2:15‐16, laddove sta scritto: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui.
Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita,
non viene dal Padre, ma dal mondo” Abbiamo già commentato questo brano nel presente studio51, ma qui desideriamo
sottolineare ulteriormente il contrasto insanabile che esiste tra la filosofia di questo mondo perduto e l'impostazione mentale e pratica che Javè fornisce ai Suoi figli tramite la Bibbia.
Nella vita del vero credente non c'è spazio alcuno, infatti, per la “concupiscenza della carne” (cioè per tutti gli intensi desideri e i piaceri della natura peccaminosa dell'uomo), nè per la “concupiscenza degli occhi” (cioè per ogni brama delle cose visibili e desiderabili, come il denaro), nè per la “superbia della vita” (cioè per l'orgoglio e l'arroganza di chi si gloria di sé stesso, della sua reputazione o dei suoi averi). Tutte queste cose vengono dal mondo, cioè da Satana, e non da Dio Padre.
La persona che “ama” queste cose dimostra di nutrire affetto profondo ed attaccamento per lo spirito di questo kosmos peccatore e, di conseguenza, dimostra che “l'amore del Padre non è in lui”. Si tratta di due realtà antitetiche ed assolutamente inconciliabili fra loro52.
Più lo Spirito Santo dimorerà e regnerà nella vita del figlio di Dio, più la Parola vivente del Signore albergherà abbondantemente nella mente e nel cuore del discepolo
50 E' interessante notare, a conferma di ciò, che in Gm 4:4 il termine greco è al femminile (correttamente tradotto “gente adultera”) e richiama i rimproveri di Javè al popolo d’Israele nell'AT, allorchè il popolo è spesso paragonato a una giovane sposa che lascia il marito per darsi agli amanti (cfr es. Os 2:2‐5). Per queste considerazioni, ed altre contenute nel testo sui due due brani di Giacomo da noi appena commentati, vedi Henry, op. cit., vol. 12, pp. 522, 541; nonché D.W. BURDICK, “James”, in The Expositor's Bible Commentary, ed. Zondervan, vol. 12, 1981, qui a p. 193. 51 Vedi supra, p. 4. Per i commenti che seguono, ho fatto tesoro di quanto rinvenuto nei testi di Barker, op. cit., pp. 321s; di Bosio, Cattoliche, cit., pp. 186s; nonché di Henry, op. cit., vol. 12, p. 657; e di MacArthur, op. cit., p. 1976. 52 Per i rilievi appena esposti, ho fatto tesoro anche di quanto rinvenuto nei volumi di Erickson, op. cit., p. 646; di Pache, op. cit., p. 568; oltre che di Tasker, op. cit., p. 1029.
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di Cristo... più egli non farà fatica a separarsi dalla cultura e dalla filosofia di questo mondo malvagio e, di conseguenza, ubbidirà al Suo Maestro in tutti i comandamenti che Javè ha dato per disciplinare l'esistenza quotidiana del credente.
22.. II ffiiggllii ddii DDiioo ddeevvoonnoo aammaarree ggllii uuoommiinnii ddeell mmoonnddoo
La separazione dal mondo, in rapporto alla quale sussiste un vero e proprio obbligo per i figli di Dio, non dev'essere confusa con la separazione dagli uomini e dalle donne che compongono il kosmos.
Sarebbe come ripetere lo stesso errore di alcuni Giudei dei tempi apostolici i quali, allo scopo di ubbidire alle prescrizioni divine circa i cibi impuri, non entravano nelle case degli stranieri ed evitavano anche di avere rapporti con questi ultimi (cfr At 10:28a). Il Signore stesso, però, insegnò all'apostolo Pietro che Egli non ha riguardi personali e che gradisce chiunque Lo teme ed opera giustamente, di qualunque nazione o razza egli sia (cfr At 10:34‐35).
In altre parole, se è vero che i figli di Dio non devono amare questo mondo nè le cose che sono in esso (cfr 1 Gv 2:15), è anche vero che i credenti sono chiamati ad amare tutti gli uomini e tutte le donne che compongono il kosmos come amano sé stessi, e ciò per il semplice motivo che tutti gli uomini e tutte le donne sono amati da Dio.
Questo è il secondo principale comandamento di Javè (cfr Mc 12:31), che discende direttamente dal primo, col quale viene richiesto all'uomo di amare il Signore con tutte le proprie forze materiali e spirituali (cfr Mc:12:30). E il comandamento di amare il prossimo come sé stessi riassume tutti gli altri comandamenti (Rm 13:9)… anzi, chi lo osserva adempie l'intera Legge di Dio (cfr Ga 5:14)!
Tutto ciò vale anche se, e quando, i cristiani vengono odiati e perseguitati, solo
perchè essi sono seguaci di Cristo, proprio da quelle stesse persone che fanno parte del mondo, sia come umanità sia come sistema.
Queste ultime hanno tutte, indistintamente, un grande bisogno di essere amate e di conoscere l'amore di Dio per la loro salvezza eterna. Eppure, come un giorno disse Gesù ai Suoi discepoli in Gv 15:18…
“…Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me” Ancora oggi queste53 parole fanno comprendere ai cristiani, specie dove la Chiesa è
perseguitata, che l'opposizione di questo mondo è ben conosciuta dal nostro Signore e che essa non ha niente di strano in sé, dal momento che ha un carattere prettamente spirituale (cfr Ef 6:12).
In termini pratici, come Cristo è stato odiato e oltraggiato, eppure ha amato questo mondo tanto da dare addirittura la Sua vita per esso, così noialtri Suoi discepoli siamo
53 Parole in qualche modo analoghe sono state dette da Gesù subito dopo, quando Egli spiegò ai discepoli che il mondo li odiava perchè essi non appartenevano a questo kosmos (v. 19). Poco più tardi, nella stessa serata e alla fine della cd. “ultima cena”, il Signore ribadirà lo stesso concetto parlando con Dio Padre nell'ambito della cd. “preghiera sacerdotale” (cfr Gv 17:14).
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chiamati ad amare questo stesso kosmos e a fare azioni consequenziali, anche se in cambio dovessimo ricevere disprezzo e violenza.
33.. II ffiiggllii ddii DDiioo ddeevvoonnoo tteessttiimmoonniiaarree aaggllii uuoommiinnii ddeell mmoonnddoo
L'amore per gli uomini e per le donne che compongono il kosmos porterà necessariamente a preoccuparsi del loro destino eterno e, quindi, a testimoniare loro dell'amore incondizionato di Dio, oltre che della Sua ferma volontà di salvezza.
In questo senso sono assai significative le parole che il Signore Gesù disse al Padre nella cd. “preghiera sacerdotale” allorchè, in Gv 17:18, il Messia affermò:
“Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo” C'è un parallelismo fra la missione del Cristo e quella dei Suoi discepoli, e c'è anche
una sorta di prosecuzione fra l'ubbidienza di Dio Figlio al compito datogli da Dio Padre per la sua vita su questa terra e l'ubbidienza all'ordine conferito dal Signore Risorto a tutti coloro che avrebbero creduto in Lui.
Il cd. “Grande Mandato” di Mc 16:15 sta lì a confermarlo: ancora oggi il Signore ci manda “per tutto il mondo” allo scopo di “predicare il vangelo ad ogni creatura”. Non ci sono limiti geografici e neppure di carattere personale: tutti i discepoli di Cristo sono chiamati ad andare in tutto il mondo e predicare la Buona Notizia a tutto il mondo‐umanità, senza timori reverenziali nei confronti del mondo‐sistema, senza farsi scrupoli e senza avanzare obiezioni (cfr At 10:20,29).
Non si tratta, però, solo di parlare e di testimoniare verbalmente dell'amore di Dio. Bisogna essere coerenti in tutta la vita quotidiana, quella visibile e quella invisibile agli altri, cioè quella che si trascorre davanti al computer o dentro le mura di casa e dove nessun pastore o anziano potrà mai arrivare.
Il Signore sa e vede. E retribuisce. In questo senso assume un profondo significato
l'esortazione apostolica di Fl 2:15‐16a, nella quale troviamo scritto così: “Siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo
in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita…”
In un mondo spiritualmente buio solo la luce di Cristo, riflessa tramite i Suoi discepoli, potrà rischiarare le fitte tenebre che avvolgono ogni uomo e ogni donna inconvertiti.
Per poter davvero risplendere54 come astri luminosi, occorre innanzitutto che ci nutriamo sempre di più della Parola di Dio, mettendola in pratica in ogni aspetto della quotidianità. Solo così, infatti, senza timori potremo tenere in alto, con l’aiuto del Signore, questa meravigliosa “parola della vita”55, dal momento che la nostra vita sarà
54 MacArthur afferma che il verbo per “risplendere” debba essere qui inteso in senso prescrittivo come “dover risplendere”, il che significa “che i credenti devono mostrare il proprio carattere spirituale nel mezzo di una cultura oscura, proprio come il sole, la luna e le stelle risplendono in un cielo altrimenti buio” (op. cit., p. 1820). 55 Analogamente al precedente verbo “risplendere”, anche l'espressione “tenendo alta la Parola di vita”
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irreprensibile e tutti potranno testimoniare della nostra integrità. Se è vero che la nostra generazione, come quella di Paolo, è “storta e perversa”, è
anche vero che noi dobbiamo camminare “senza biasimo”, esattamente come i destinatari della lettera paolina. Solo così potremo proclamare a tutti che c'è un Dio che ama questo mondo e che ha mandato Suo Figlio a soffrire e a morire per salvarlo.
In tale contesto sarà di fondamentale importanza anche l'unità dei figli di Dio. Noi
non viviamo come atomi impazziti che vagano qua e là in modo selvaggio ed autonomo, ma da Cristo siamo stati inseriti in un Corpo spirituale che è la Sua Chiesa. Il Signore vuole che noi tutti, Suoi discepoli, siamo uniti in Lui proprio come il Padre è unito al Figlio, e ciò “affinchè il mondo creda” (Gv 17:21)56.
Questo è il grande progetto d'amore di Dio per il kosmos‐umanità, e per realizzarlo
vuole servirsi dei Suoi figli: li ha tratti fuori dal kosmos‐sistema e li ha destinati all'eternità con Lui, ma nel frattempo essi sono i Suoi testimoni affinchè sempre più uomini e donne si convertano e passino dal regno di tenebre di Satana al regno meraviglioso di luce dell'Agnello di Dio, che ha tolto il peccato del mondo.
Gloria a Dio!
va intesa, secondo Martin, in senso prescrittivo e va costruita come un imperativo, del tipo: “tenete alta la Parola di vita!”, per rendere meglio il senso di quella “potente influenza” che i figli di Dio possono e devono avere “nel mezzo del mondo buono e ignorante” (così R.P. MARTIN, L'epistola di Paolo ai Filippesi, ed. Gruppi Biblici Universitari, Roma, 1992, qui a p. 147). 56 In riferimento alle osservazioni contenute in questo paragrafo, ho consultato Girardet, op. cit., p. 403; Pache, op. cit., p. 568; nonchè Tasker, op. cit., p. 1029.
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CCOONNCCLLUUSSIIOONNII EE AAPPPPLLIICCAAZZIIOONNII
AA conclusione della ricerca che il Signore mi ha concesso di svolgere fino a
questo momento, desidero elencare qui di seguito alcune considerazioni finali ed alcune proposte di applicazioni pratiche in rapporto a quanto ho personalmente imparato dalla Parola di Dio in relazione all’argomento fin qui esaminato.
CCoonncclluussiioonnii rriiaassssuunnttiivvee
1. La parola “mondo” assume svariati significati ma, dal punto di vista della Parola di Dio, i due più importanti fra essi attengono alle accezioni di “umanità” e di “sistema socio‐culturale”, sulle quali si è basato il nostro studio biblico.
2. Il “mondo come sistema” è destinato a cessare ma, al momento attuale, esso è sottoposto alla signoria di Satana ed è alimentato dal peccato degli uomini, che non sono assolutamente in grado di svincolarsene, con le loro sole forze.
3. Il “mondo come umanità”, invece, comprende tutti gli uomini e tutte le donne che abitano il pianeta terra, la maggior parte dei quali è lontana da quello stesso Dio che in Cristo lo vuole salvare per l’eternità.
4. Non c’è niente in comune fra il kosmos e Cristo: il Signore ha vissuto in questo mondo per un breve tempo ma ne era “completamente altro”, sia per peculiarità interne (specie per umiltà e mitezza), sia per comportamento esterno (specie per amore pratico ed azioni volte alla liberazione altrui).
5. Non deve esserci niente in comune fra il credente e il kosmos: per quanto vivano in questo mondo, i cristiani non vi devono appartenere in quanto a mentalità e a comportamento, perché essi hanno ricevuto la natura divina e lo Spirito Santo.
AApppplliiccaazziioonnii pprraattiicchhee
A questo punto non ci rimane altro da fare che elencare alcune applicazioni pratiche per la nostra vita di tutti i giorni. Naturalmente, le applicazioni che seguono sono solo esemplificative, anche perché hanno un carattere personale; ciascun lettore
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ne potrà individuare altre, che il Signore metterà sul suo cuore.
1. Grazie, Signore, perchè con la Tua Parola ci apri gli occhi sulle realtà spirituali, come anche sull’esistenza di un sistema socio‐culturale che ha origini e caratteristiche sataniche e domina la mentalità della nostra società.
2. Sempre di più voglio vedere amici e parenti non credenti come anime in varia misura al servizio di Satana e del suo “mondo”: bisognose di conoscere la verità dell’amore di Cristo per passare da questo mondo al Regno di Dio.
3. Voglio lodare di più e sempre meglio il Signore Gesù per la Sua perfetta santità e alterità da questo mondo: il Suo Spirito è in me, per la Sua grazia, e voglio assomigliargli sempre di più, con il Suo aiuto!
4. Voglio vivere ancora meglio la realtà spirituale per cui io non appartengo più a questo mondo; in particolare, voglio amare di più tutti gli uomini non credenti e desiderare che essi abbandonino questo mondo per abbracciare Cristo, testimoniando più efficacemente dell’amore di Dio per loro.
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BBIIBBLLIIOOGGRRAAFFIIAA
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20. G. V. WIGRAM, The Englisman’s Greek Concordance of the New Testament, ed. Hendrickson, Peabody, 1996.
Giuseppe Martelli : “Il ‘mondo’ nel Nuovo Testamento”___________________ 43
EELLEENNCCOO DDEEII BBRRAANNII CCIITTAATTII
Per concludere, in questa pagina proponiamo l’elenco dei principali brani scritturali
direttamente citati e commentati in questo studio: nel complesso, essi sono 39, tutti del NT. A fianco di ciascun passo citato, il lettore potrà rinvenire il numero della\e pagina\e ed eventualmente anche della nota (n) ove il brano stesso viene menzionato.
Mt 5:14 29 Gv 14:27 25 1 Co 1:20‐28 10s 1 Tm 1:15 27n
Mc 16:15 37 Gv 15:18 36 1 Co 2:7‐8 23 Gm 1:27 34
Gv 1:10 23 Gv 15:19 32s, 36n 1 Co 2:12 15 Gm 4:4 34
Gv 3:16 4, 26 Gv 17:16 32s 1 Co 6:2 15, 17 1 Gv 2:15‐16 4, 35
Gv 3:17 27 Gv 16:11 17 1 Co 7:31 15, 32 1 Gv 2:17 15s
Gv 3:19 21s Gv 16:33 25, 32 2 Co 5:19 27 1 Gv 4:4 11, 30
Gv 6:51 25 Gv 17:11 31 Ga 6:14 34 1 Gv 4:14 27n
Gv 8:12 21 Gv 17:14,16 22, 36n Ef 2:2 14 1 Gv 5:4 31
Gv 8:23 22 Gv 17:18 37 Fl 2:15‐16 37s 1 Gv 5:19 13, 18
Gv 12:31 13, 16 Gv 18:36 24 Cl 2:20 18, 34