ISTITUTO COMPRENSIVO DI CAPENA
Scuola Secondaria di 1° grado
Ipertesto realizzato dalla classe 1^A
Docente coordinatore: Prof.ssa Eugenia Preziosi
A.S. 2018/2019
SOMMARIO
INTRODUZIONE .................................................................... 3
ITALIANO: Quattro curiosità sull’italiano .............................. 4
STORIA: La cosmetica dalla Preistoria ad oggi ..................... 10
GEOGRAFIA: Le turf house .................................................. 13
ARTE: La tecnica dello zentangle .......................................... 16
MUSICA: L’evoluzione degli strumenti musicali nel tempo . 17
EDUCAZIONE FISICA: Il canottaggio ................................. 20
RELIGIONE: I quattro evangelisti ......................................... 23
INGLESE: L’inglese nel mondo ............................................ 27
SPAGNOLO: Fanzara, quando l’arte riporta la pace ............. 32
SCIENZE: La Cimatica .......................................................... 34
MATEMATICA: Lo straordinario mondo dei numeri ........... 36
TECNOLOGIA: I 10 metalli più rari al mondo...................... 40
INTRODUZIONE
Durante l’UdA del 2° quadrimestre abbiamo realizzato,
guidati dai nostri insegnanti, questo ipertesto nel quale
vengono presentate delle curiosità su ciascuna delle
discipline scolastiche.
Siamo stati suddivisi in gruppi, ciascuno formato da due
studenti. Ad ogni gruppo è stata assegnata una disciplina.
Abbiamo fatto ricerche su Internet su argomenti particolari,
“strani”, curiosi, di cui non si sa molto e abbiamo scoperto
tante cose nuove che hanno aumentato ancor di più la nostra
voglia di conoscenza e, come si suol dire, di allargare i nostri
orizzonti.
L’ipertesto è stato arricchito con immagini, note, link, video
ed un sommario interattivo.
Ringraziamo i nostri insegnanti di classe per questo lavoro
originale ed entusiasmante che ci ha altresì aiutati a
sviluppare competenze digitali di cui ancora non eravamo in
possesso.
Buona lettura!
ITALIANO: Quattro curiosità sull’italiano
a cura di Bernardinetti Sofia e Pennacchietti Nicole
1. Parole strane
La lingua italiana ha un fascino particolare, non solo per la
sua musicalità ma anche per la ricchezza di lessico ed
espressioni. Esistono alcune parole che possono essere
definite “strane” e di cui spesso non si conosce il significato.
Eccone alcune:
Astruso: difficile a intendersi per troppa sottigliezza o
astrattezza.
Cuoiaio: chi concia o vende pellami di cuoio.
Ammaliare: esercitare una malìa, affatturare, legare con arti
magiche la volontà altrui. Quasi esclusivamente in senso
figurato: affascinare, sedurre.
Favellare: parlare.
Gaglioffo: di persona buona a nulla, sciocca e ignorante o
goffa.
2. Dieci parole che non si usano più
Ogni anno entrano nella nostra lingua neologismi che fanno
storcere il naso agli amanti della lingua italiana. Si tratta di
parole nate in seguito alle funzionalità dei nuovi social
network come “taggarsi” oppure “friendzonare”, o parole
straniere che entrano nel nostro vocabolario sostituendosi
alle originali. Purtroppo ci sono anche parole che, con il
passare del tempo, non si sono più usate. Eccone alcune:
Sagittabondo: che scocca sguardi che fanno innamorare.
Sgarzigliona: fanciulla prosperosa.
Inanità: inutilità, vacuità.
Sacripante: uomo grande e grosso, briccone.
Pletorico: più numeroso del necessario, eccessivo.
Trasecolare: rimanere sbalordito e sconcertato, allibire
Bislacco: di chi si comporta in modo strambo.
Smargiasso: persona che si vanta di capacità o imprese
inventate o ingigantisce le proprie qualità.
Luculliano:(riferito ai pasti) abbondante e raffinato.
Vattelapesca: chi lo sa, vallo a sapere.
3. Quattro errori grammaticali diventati di uso comune
Scopriamo ora quattro espressioni che un tempo erano
considerate errori da evitare e ora sono entrate nell’uso
comune o addirittura nei manuali scolastici.
“Piuttosto che” con valore di “oppure”
Secondo l’Accademia della Crusca, è solo dagli anni
Ottanta che si è iniziato a registrare l’uso
dell’espressione “piuttosto che” con il valore
disgiuntivo di “o”, “oppure”. Ad esempio: “Sono
indeciso se rivolgermi al notaio piuttosto che al
commercialista”.
“Se stesso” non accentato
“Se stesso” o “sé stesso”? A scuola ci insegnano la
regola d’oro: il pronome “sé” vuole sempre l’accento
tranne quando è seguito da stesso. Tuttavia, questa
regola non ha fondamenti grammaticali, ma si tratta
semplicemente di un uso talmente consolidato da
diventare preponderante.
Lastrico e l’astrico
La parola “lastrico” indica propriamente le lastre di
pietra utilizzate per pavimentare le strade. Da qui la
frequente espressione “essere sul lastrico”, che significa
non avere più niente, essere in condizioni di
accattonaggio. Tuttavia, l’etimologia della parola rivela
che alla base di questo termine vi è un errore
grammaticale di antica data: lastrico deriva infatti dal
latino astracum, ma nei secoli l’accostamento frequente
della parola all’articolo determinativo maschile
(“l’astrico”) ha fatto sì che si trasformasse nell’attuale
forma lastrico. In questo caso l’errore ha addirittura
sostituito la regola, dal momento che la lingua italiana
non accetta più la dicitura originaria.
“Ha piovuto” o “è piovuto”?
Un altro esempio di errore grammaticale entrato nell’uso
comune è rappresentato dall’utilizzo dell’ausiliare
“avere” nei verbi meteorologici, come “piovere” o
“nevicare”. L’originaria forma corretta richiederebbe
l’ausiliare “essere”: è piovuto e non ha piovuto, è
grandinato e non ha grandinato. Tuttavia, anche in
questo caso le due forme sono ormai entrate
nell’abitudine dei parlanti, e l’Accademia della Crusca
le considera entrambe corrette. Solitamente si fa il
seguente distinguo: ausiliare “essere” quando non è
indicata la durata del fenomeno: ieri è piovuto; giovedì
è nevicato; domenica è grandinato. L’ausiliare “avere”
quando è indicata la durata del fenomeno: ieri ha piovuto
dalle 16.00 alle 23.00; giovedì ha nevicato tutto il
giorno; domenica ha grandinato solo la mattina.
4. Parole simili di cui si confonde il significato
Ecco infine alcuni esempi di parole di cui confondiamo
spesso il significato:
Emoji/ Emoticon
Emoji ed emoticon sono utilizzate comunemente con lo
stesso senso, ma in realtà le due parole hanno un significato
diverso.
Le emoji sono le “faccine digitali” che inviamo
quotidianamente tramite le diverse chat, ad esempio
Le emoticon, invece, sono le espressioni nate dalla
combinazione di più segni di punteggiatura e servono per
esprimere uno stato d’animo. Ad esempio
:-) :’-( :-*
Divisa/Uniforme
Nonostante le due parole vengano utilizzate per delineare la
stessa cosa, in realtà l’etimologia è molto differente. La
parola uniforme deriva dal latino “uniformis”, che significa
forma uguale, mentre divisa proviene da “dividere” che
significa separare. L’origine delle due parole delinea anche
la differenza che viene riconosciuta ancora oggi.
Serie tv/ Telefilm
In realtà sono pochi quelli che ad oggi affermano di seguire
un telefilm, quasi tutti optano ormai per la parola “serie tv”.
Vediamo qual è la differenza tra le due parole. Il telefilm è
caratterizzato da episodi “chiusi”, in cui, in ogni puntata vi è
un inizio e una fine, ognuna è indipendente dall’altra. Le
serie tv, diversamente, sono “aperte” e ogni episodio non si
conclude, ma lascia questioni irrisolte che si rilanciano
direttamente alla puntata successiva.
Spina/Presa
Può sembrare scontato, ma in realtà le due parole vengono
spesso confuse. La spina è il connettore che grazie a un filo
permette di attaccarsi alla corrente elettrica. La presa, invece,
è la “scatola” in cui viene inserita la spina per ricaricare un
apparecchio tramite la corrente elettrica.
STORIA: La cosmetica dalla Preistoria ad oggi
a cura di Biscotti D’Agostino Marzia
Sin dall’antichità il genere umano sentì il bisogno di curarsi
esteriormente e interiormente. Partiamo per un viaggio ricco
di curiosità, per scoprire l'evoluzione della cosmetica nella
storia.
Le testimonianze più importanti risalgono ai tempi degli
Egizi. Questo antico popolo dava molta importanza alla cura
della persona, infatti erano soliti ricoprire il corpo di
unguenti e dipingere i propri occhi con il kajal, una polvere
composta principalmente di galena, malachite, antimonio e
grasso animale che usavano per scurire le palpebre e
delineare il contorno degli occhi tramite un apposito
bastoncino di feltro. Inoltre, coloravano le labbra con ossido
di rame e ferro.
Anche altri popoli hanno fatto ricorso all’utilizzo di
cosmetici, ad esempio i popoli mesopotamici coloravano i
loro volti con l’ocra, i Greci spalmavano sui loro capelli uno
speciale unguento e dipingevano il volto con il piombo
bianco o con il colore vermiglio.
Oltre alla cura del viso, c'era anche quella del corpo:
depilazione delle gambe e tonificazione del collo. Per la
depilazione si impiegava l’orpimento, un minerale di colore
giallo oro, ricavato dall'arsenico; per le gambe si utilizzava
l’olio di palma, mentre per tonificare il collo, il timo.
Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, racconta di
come i Romani abbondassero di trucchi, oli e profumi. Lo
stesso, narra anche di come le donne immergessero il loro
corpo nel latte d’asina, per rendere la pelle più morbida.
Inoltre, erano solite riprodurre sul proprio volto dei nei
artificiali e ricorrevano a maschere notturne di bellezza per
il viso, a base di erbe.
La preparazione dei composti, finalizzati ad un utilizzo
cosmetico, era un compito che spettava alle giovani schiave
chiamate cosmetae.
La cosmesi ebbe un notevole sviluppo nel corso del '500. In
questo periodo, le donne iniziano a fare uso oltre che di
unguenti e colori, anche di essenze per profumare il corpo,
ricavate da oli naturali.
Nel XVIII secolo, oltre alla cura del corpo, iniziò anche
l'impiego di parrucche, per valorizzare i capelli, sia per gli
uomini che per le donne.
Un altro periodo importante per la cosmesi fu il 1800,
quando iniziarono ad essere impiegati i primi saponi
profumati, dalla forma solida, per la detersione del corpo.
La cosmesi è andata incontro ad una trasformazione
progressiva, che l’ha vista passare da una alchimia medievale
ad una chimica “moderna”, che ebbe il suo massimo
sviluppo nel XX secolo. In questo periodo venne realizzato
il primo stick da labbra in varie tonalità e le prime ciprie
ricavate dalla polvere di riso, con proprietà assorbenti e
opacizzanti, che consentivano di fissare meglio il trucco.
GEOGRAFIA: Le turf house
a cura di Curcio Federico
Le case di torba islandesi o turf house, sono abitazioni
famose in tutto il mondo per i loro caratteristici tetti,
costituiti da torba. La torba è un composto naturale organico,
simile ad un terriccio composto da sfagni1 dalle proprietà
isolanti. La maggior parte delle notizie sulla nascita di queste
case ci arrivano dai Vichinghi (IX secolo), anche se venivano
utilizzate sin dall’età del ferro.
L’Islanda è un’isola quasi priva di alberi, quindi fin dai tempi
antichi la popolazione locale ha imparato ad usare le risorse
di questa terra, appunto ricca di torba e di pietre laviche. La
prima, infatti, veniva mescolata con le pietre per la
formazione di mattoni resistenti e isolanti; le pietre laviche,
invece, venivano utilizzate nella costruzione delle
1 Sfagni: piante da sottobosco
fondamenta delle abitazioni. Il legno veniva utilizzato per
realizzare le strutture portanti del tetto e le facciate.
Le case non duravano più di settanta anni perché la torba,
con il passare del tempo, perdeva le sue proprietà isolanti.
Quando una casa veniva abbandonata i materiali ancora
sfruttabili venivano riutilizzati per altre strutture.
Le turf house sono state abbandonate nel corso del tempo per
un semplice motivo: all’inizio della prima guerra mondiale
ci fu una grande ondata di modernizzazione e le turf house,
ormai diventate troppo scomode e poco durature, furono
lasciate al loro destino.
Le turf house internamente avevano poche camere. Erano
composte da una piccola cucina con forno a legna, un piccolo
salotto ed una camera da letto con più letti e non erano
provviste di acqua corrente. Quelle più moderne erano
strutturate come una casa odierna.
L’unica turf house ancora abitata è la Lidarbakki house,
composta anche da cemento, materiale poco usato in Islanda.
Questa casa si trova al centro del paese Borgarfjörður Eystri;
la proprietaria Elisabet Sveinsdottir la acquistò nel 1979.
Oggi è una signora anziana che durante l’inverno vive a
Reykjavik, ma d'estate usa la Lidarbakki house come casa
delle vacanze. I vicini, durante l’inverno si impegnano a
mantenere la casa pulita e in ordine.
Come è stato prima accennato le turf house sono state
progressivamente abbandonate, fin a divenire inabitate.
Oggi, sono adibite a musei e dal 2011 sono diventate
patrimonio dell'umanità.
La torba è un materiale utilizzato ancora oggi in molti paesi
del Nord Europa, per la copertura dei tetti di alberghi e
residence, grazie al suo potere altamente isolante. Ne è un
esempio il residence islandese “NET ZERO”, che è stato
realizzato con questo materiale naturale.
ARTE: La tecnica dello zentangle
a cura di Melchiorri Maria e Rosso Samuel
Lo zentangle (da tangle = intreccio e zen = meditazione) è
un metodo di disegno artistico a mano libera dove vengono
realizzate forme geometriche. Lo scopo è di introdurre calma
e meditazione attraverso linee, cerchi, triangoli e altre forme.
La tecnica è semplice da capire oltre ad essere divertente e
rilassante.
I creatori dello zentangle, Maria Thomas e Rick Roberts,
sostengono che tutti possono realizzare belle immagini anche
se non sono portati per il disegno. L’obiettivo principale è di
aumentare la concentrazione e la creatività. Recenti studi
hanno scoperto che il 27% dei ragazzi avvertono uno “stress
estremo” durante l’anno scolastico: è qui che interviene la
tecnica dello zentangle che dà calma.
Ecco alcune immagini di disegni in cui è stata usata questa
tecnica originale.
MUSICA: L’evoluzione degli strumenti musicali nel
tempo
a cura di Matera Davide e D’Angelo Davide
I primi strumenti musicali usati dall’uomo provenivano dalla
natura. Inizialmente i ritmi si ispiravano ai battiti del cuore,
poi si iniziarono a creare melodie imitando la natura: ad
esempio, ascoltando il soffio del vento, si idearono gli
strumenti a fiato, mentre le melodie si ispiravano al canto
degli uccelli. Analogamente nacquero gli strumenti a
percussione (i più antichi) in cui la cassa di risonanza poteva
essere un tronco scavato o una zucca svuotata.
Successivamente l’uomo iniziò a creare strumenti più
elaborati. Un grande contributo lo diedero i Sumeri che
fecero apparire l’arpa e la lira, popolari tra il mondo egizio,
greco e romano. Per fabbricarli servivano pietre, legno e
metalli preziosi, mentre le corde erano ricavate dai nervi e
dall’intestino degli animali.
Fu in epoca Ellenistica che nacquero i primi esemplari di
tromba.
Fin dalla notte dei tempi ci fu il problema di come raccontare
la musica e si inventò la scrittura dei primi primitivi esempi
di come dovessero essere eseguiti i suoni.
Le note come le chiamiamo oggi (do, re, mi, fa, sol, la, si)
nacquero nel Medioevo, grazie al famoso musicista Guido
D’Arezzo e al monaco, storico e poeta, Paolo Diacono autore
dell’Inno a San Giovanni:
«Ut 2 queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes»
«Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue gesta
i servi Tuoi,
cancella il peccato
dal loro labbro impuro,
o San Giovanni»
A segnare l’epoca moderna fu il maestoso “fortepiano”
(principale precursore del pianoforte) inventato dall’italiano
Bartolomeo Cristofori all’inizio del XVIII secolo.
Tale strumento a corda si diffuse nel Settecento insieme ai
violini, in particolare quelli prodotti dai liutai Antonio
Stradivari e Bartolomeo Giuseppe Antonio Guarnieri detto
Del Gesù.
2 Inizialmente la nota “DO” era chiamata “UT”
Nacque poi la moderna chitarra, che assunse l’attuale forma
nell’Ottocento, mentre la versione elettrica prese forma dagli
anni Trenta del Novecento.
I progressi tecnologici hanno portato a strumenti musicali
detti “elettrofoni”.
A partire dagli anni Ottanta c’è stato il “boom” degli
strumenti elettrici: batterie, tastiere, chitarre, campionatori o
sintetizzatori che hanno reso possibile la composizione di
brani attraverso il semplice uso di un computer.
Bello e interessante il video che suggeriamo qui di seguito.
https://www.youtube.com/watch?v=Iocs6zKkxYk&list=RDIocs6zKkxYk&start_radio=1
EDUCAZIONE FISICA: Il canottaggio
a cura di Mazzotta Sara e Di Stefano Martina
Il canottaggio è uno sport di velocità e resistenza che può
essere praticato su fiumi, laghi o sul mare. Le barche
moderne utilizzate hanno forma affusolata e sono costruite
in fibra di carbonio o materiali compositi, quindi sono molto
leggere e sempre più veloci ed idrodinamiche.
Gli atleti siedono su seggiolini mobili chiamati "carrelli",
scorrevoli o fissi, e usano dei remi per far muovere
l'imbarcazione.
Le principali differenze nelle imbarcazioni usate per il
canottaggio sono date dal numero di componenti
dell'equipaggio, dal numero di remi azionati da ogni
vogatore, che possono essere uno "di punta" o due "di
coppia" e dalla presenza o meno di un timoniere ("con" o
"senza").
Nelle barche con più di un vogatore è molto importante la
figura del capovoga, cioè colui che siede sul primo carrello
partendo da poppa. Il suo compito è quello di dare il giusto
ritmo alla barca e di scegliere una giusta strategia di gara.
Le imbarcazioni da canottaggio olimpico sono lunghe e
strette allo scopo di scivolare bene sull'acqua. Questa forma
le rende instabili: essere in grado di tenere in equilibrio la
barca, ponendo al tempo stesso il massimo dello sforzo nei
remi, è una dote essenziale per il canottaggio.
I vogatori praticano questo sport a livello amatoriale o
agonistico. Esistono diversi tipi di competizioni nel
canottaggio. Le regate si tengono in primavera e in estate e,
generalmente, il campo di regata permette di gareggiare ad
un massimo di otto imbarcazioni (ognuna ha una sua corsia
delimitata dalle altre), ma le gare ufficiali internazionali si
disputano su sei corsie, per questo motivo la gara viene
suddivisa in una serie di batterie (con eventuali recuperi),
semifinali e una finale.
I vogatori possiedono una potenza tra le più alte di tutti gli
sport, vengono utilizzate tutte le fasce muscolari. Il vogatore
adatta la respirazione al ritmo della remata, tipicamente
inalando ed esalando due volte per remata, contrariamente ad
altri sport, come ad esempio il ciclismo, dove l'atleta può
respirare liberamente.
Il nostro Istituto ha aderito al progetto “Rowing a scuola” e
noi alunni abbiamo avuto l'occasione di provare il
remoergometro. Questo attrezzo meccanico simula
fedelmente il gesto atletico della vogata.
Il remoergometro viene generalmente utilizzato dagli atleti
professionisti e dalle scuole di canottaggio per l'allenamento
anche durante il periodo invernale, e anche dagli amatori
nelle palestre che ne sfruttano la completezza nei movimenti.
Il macchinario, inoltre, è utilizzato in esclusiva da atleti che
partecipano alle competizioni di indoor rowing.
RELIGIONE: I quattro evangelisti
a cura di Di Pietro Silvia e Pjetri Lorenzo
“Evangelista” è il nome con il quale si identificano le quattro
persone che hanno redatto i Vangeli e sono Matteo, Marco,
Luca e Giovanni.
Non tutti sanno che a ogni evangelista la tradizione cristiana
ha associato un simbolo: è la Sacra Quadriga, il misterioso
cocchio di Dio, condotto – secondo una visione del profeta
Ezechiele, ripresa dall’Apocalisse – da quattro esseri viventi
che avevano sembianze di uomo, di leone, di toro, di aquila.
Gli antichi autori cristiani applicarono agli evangelisti le
simboliche sembianze della profezia, riconoscendo nel
Vangelo il nuovo trono di Dio.
È facile vedere nelle chiese, sui Lezionari, sui leggii o nelle
decorazioni di amboni, pulpiti ed altari, la riproduzione dei
quattro simboli degli evangelisti: è una tradizione veneranda
che vuol sottolineare la fede cristiana nell’unico “Vangelo
quadriforme”.
Nonostante sia opera di quattro autori diversi, il cuore del
Vangelo è Gesù stesso, protagonista della storia della
salvezza, mandato da Dio Padre a rivelare agli uomini il
nuovo messaggio dell’amore.
Un esempio di rappresentazione dei simboli degli evangelisti
lo troviamo nella Cattedrale di Genova nella lunetta in cui è
scolpito il martirio di San Lorenzo sotto la figura del Cristo
benedicente.
LUCA
È di Antiochia in Siria. È un medico, compagno di
predicazione di Paolo. Scrive verso l’80 d.C. in greco. È
anche l’autore degli Atti degli apostoli.
Luca rappresenta Gesù come amico dei poveri e salvatore
degli uomini. Il vangelo che scrive può considerarsi la
biografia più vicina a Gesù.
Luca scrive rivolgendosi ai pagani di cultura greca. Il suo
vangelo è rappresentato dal toro perché introduce come
primo personaggio del suo racconto Zaccaria, il padre del
Battista, il quale, essendo sacerdote del tempio, come tale
offriva sacrifici di tori.
MATTEO
Matteo è di Cafarnao.
Il suo vangelo è rappresentato dall’uomo
perché nella prima pagina riporta la
genealogia di Gesù, e dunque parla della sua
origine umana.
MARCO
È di Gerusalemme. Non è discepolo diretto
di Gesù, ma segue l’apostolo Pietro di cui
diventa il segretario.
Scrive a Roma verso il 65 d.C. in lingua
greca. Probabilmente è il primo ad aver
messo per iscritto il vangelo.
Marco mette in evidenza che Gesù ha
manifestato a poco a poco la sua divinità.
Nel suo vangelo non racconta la vita di Gesù, ma ne presenta
la personalità.
Scrive rivolgendosi ai pagani di Roma che non avevano mai
sentito parlare di Gesù e tanto meno conoscevano la religione
degli ebrei.
Il suo vangelo è rappresentato da un leone, perché nella
prima pagina presenta il Battista che, come un leone, grida la
sua testimonianza nel deserto.
GIOVANNI
Giovanni è di Betsaida. È simboleggiato dall’aquila perché
il suo vangelo si apre con la contemplazione di Gesù Dio ed
è caratterizzato dalla capacità di vedere oltre il presente e di
volare in alto.
INGLESE: L’inglese nel mondo
a cura di Miliucci Alessio e Matei Raul
L’inglese (lingua di origine germanica) è la lingua più
importante del mondo. È la lingua ufficiale in Nuova
Zelanda, USA, Australia, Canada…
Curiosità britanniche
La bandiera
La bandiera inglese, chiamata Union Jack, è nata dall’unione
di tre bandiere: scozzese, inglese e gallese.
L’inglese e i paesi anglofoni
I paesi dove si parla inglese sono detti “anglofoni” (da Angli,
la popolazione Germano-Inglese più importante insieme ai
Sassoni). I paesi anglofoni sono moltissimi, perciò la lingua
inglese è diventata la seconda più parlata al mondo (dopo lo
spagnolo e seguita dal cinese).
L’inglese è prima lingua in Australia
Il nuovissimo continente è collegato all’Europa da tantissimo
tempo. This is very strange!
L’Australia è considerata il “nuovissimo” continente ma in
realtà è legato al Regno Unito da molto tempo. Infatti in
passato era una colonia di prigionieri inglesi. Questo fatto
spiega perché in Australia si parla inglese e perché nella
bandiera australiana in alto a sinistra è rappresentata la
bandiera inglese.
L’inglese neozelandese
Anche in Nuova Zelanda si parla inglese. Questa varietà
linguistica è più simile all’ inglese britannico che all’inglese
americano, anche se si sono sviluppati dei dialetti simili all’
americano. L’ortografia britannica e neozelandese
rimangono comunque differenti tra loro, soprattutto nel
lessico.
L’inglese in Canada
In Canada si parla una versione particolare dell’inglese,
lingua madre di 19.000.000 di Canadesi. Una parte dei
Canadesi parla anche francese, mentre il 20,6% parla altre
lingue. L’inglese del Canada possiede caratteristiche sia
dell’inglese britannico, che dell’inglese americano. Si
avvicina a una varietà detta “General American”.
https://it.wikipedia.org
L’inglese è seconda lingua in India
Agli inizi del XVIII secolo l’India conosce il popolo
britannico e nel XIX secolo ne viene colonizzata. Diventa
uno Stato a sé nel 1947 per opera di Gandhi. Con il tempo
l’India assimila lentamente la lingua inglese. In India la
lingua madre è l’indo, ma anche l’inglese è molto diffuso.
L’inglese in Sudafrica
L’inglese è una delle 11 lingue ufficiali parlate in Sudafrica.
La più parlata è lo zulu (lingua madre del 24% della
popolazione) seguita dallo xhosa. L’inglese è, invece, la
quinta lingua più parlata. Prima del 1994 era, insieme
all’afrikaans, l’unica lingua ufficiale.
Le nazioni che formano il Regno Unito
Il Regno Unito è formato dall’unione politica di 4 nazioni:
Scozia
Inghilterra
Irlanda del Nord
Galles
Le scuole inglesi
Nel Regno Unito sono rinomate le scuole. Università come
Oxford e Cambridge sono famosissime e situate nelle
omonime città.
Le uniformi scolastiche
Oxford Cambridge Eton
Giacca Nera Nera nera
Cravatta Blu Nera rossa
Camicia Bianca azzurrina bianca e rossa
Pantaloni Neri Neri neri
Accessori Assenti Assenti gemelli da polso
Dal punto di vista culturale, sono importanti le “School
Uniforms” che vengono indossate dagli studenti. In genere
prevedono giacca, cravatta (anche per le donne) e una
camicia.
Cucina britannica
La cucina inglese, influenzata dal clima, dalla
conformazione geografica e dalla storia del paese è molto
particolare: oltre ai cibi tradizionali (pane, formaggi,
arrosti…) sono diffusi gli alimenti originariamente
americani (patata, pomodoro, peperoncino…), spezie e curry
provenienti dall’India. Anche i piatti fritti basati sulla cucina
cinese e su quella thailandese sono diffusi nella cultura
britannica. Nel Regno Unito, inoltre, la cucina è molto aperta
e continua ad assorbire idee culinarie da tutto il mondo.
La storia del kilt
Il kilt è un indumento scozzese maschile simile a un
“gonnellino”. È stato inventato da Thomas Rawilson
(imprenditore tedesco) grazie ad una grande azione
commerciale avvenuta nel 1730 circa: osservò i suoi operai
abbattere gli alberi e pensò di semplificarne l’abbigliamento
in modo da renderlo meno ingombrante. Sostituì, allora, le
vecchie “tute da lavoro” con quello che sarebbe diventato il
kilt scozzese.
SPAGNOLO: Fanzara, quando l’arte riporta la pace
a cura di Dionisi Andrea e Alfieri Jennifer
Fanzara è un piccolo borgo della Comunidad de Valencia
dove due fazioni opposte, divise dai tempi degli Arabi,
vivevano in conflitto, fino a quando un festival di murales ha
riportato l’armonia.
Sono stati chiamati artisti da tutto il mondo per decorare il
paesino, che ora è ricoperto di murales. Le opere decorano
ogni angolo del borgo, dai muri degli edifici agli arredi
urbani. Fanzara si è trasformata in questo modo in un museo
a cielo aperto chiamato “MIAU”, in cui sono conservate ed
esposte vere e proprie opere d’arte.
Questo progetto artistico ha avuto anche uno scopo sociale e
di convivenza tra cittadini e artisti di strada. Infatti, gli artisti
stranieri sono stati ospitati a casa dei cittadini di Fanzara per
il periodo sufficiente a realizzare i murales e sono proprio gli
stessi cittadini a offrire loro le mura esterne della propria casa
per realizzare le opere.
Migliaia di turisti e scuole ogni anno visitano il paese e
questo ha permesso un miglior sviluppo dell’economia.
SCIENZE: La Cimatica
a cura di Fugaro Roberto e Ursini Lorenzo
La Cimatica è una teoria, dovuta allo studioso svizzero Hans
Jenny, che studia l'effetto morfogenetico delle onde sonore.
Questa disciplina rappresenta un portale sul mondo invisibile
delle forme del suono.
Verso la metà del Novecento Jenny pubblicò il primo di due
volumi intitolati “Kymatic”, nel quale sostenne l’esistenza di
un sottile potere attraverso il quale il suono struttura la
materia. Buona parte del suo studio traeva ispirazione
dall’opera di Ernst Chladni, musicista e fisico tedesco del
XVIII secolo il quale, facendo risuonare con un archetto una
lastra di metallo cosparsa di sabbia finissima, applicata alla
cassa armonica di un violino, notò che l’energia sonora agiva
sulla sabbia e ne plasmava l’assetto, disegnando su di essa
delle figure geometriche caratterizzate da forme regolari e da
linee simmetriche che si modificavano al mutare dell’altezza
della nota. Le figure così ottenute sono tuttora designate con
il nome di “figure di Chladni”.
Secondo Jenny queste strutture, che ricordano i mandala o
altre forme ricorrenti in natura, sarebbero la manifestazione
della forza invisibile del campo vibrazionale ed ogni forma
conterrebbe le informazioni sulle vibrazioni che l’hanno
generata.
Tra i primi a scoprire che un corpo in vibrazione produce
sequenze di figure “regolari” ci fu Galileo Galilei che nel
suo “Dialogo sopra i due massimi sistemi” (1632), scrisse:
«Mentre raschiavo una lastra d'ottone mediante uno scalpello
di metallo appuntito con l'intento di rimuovere alcune
macchie, mi resi conto che facendo scorrere rapidamente lo
scalpello sulla superficie potevo sentire distintamente un
suono prodotto dalla lamina. Osservando la lastra più
attentamente, notai che quelle che pensavo fossero delle
macchie formavano delle lunghe file di strisce parallele ed
equidistanti l'una dall'altra. Raschiando con lo scalpello più
volte, scoprii che queste macchie si formavano solo nel
momento in cui lo scalpello produceva il suono sibilante,
quando il raschiare non era accompagnato dal suono non vi
era traccia di alcuna macchia».
MATEMATICA: Lo straordinario mondo dei numeri
a cura di Dumitru Cristian e Vacca Elena Sofia
Il concetto di numero è molto antico. Rappresentare una
quantità con un simbolo ha permesso al pensiero umano di
raggiungere mete notevoli.
La teoria dei numeri è quel ramo della matematica pura che
si occupa delle proprietà dei numeri interi e contiene molti
problemi aperti che possono essere facilmente compresi
anche da chi non è un matematico.
Qui di seguito vengono descritte alcune tipologie di numeri
che solitamente non si conoscono.
NUMERI AMICI
Due numeri si dicono amici se la somma di tutti i divisori del
primo numero (escluso se stesso) è uguale al secondo
numero, e viceversa.
Per esempio: 220 e 284 sono amici perché la somma dei
divisori di 220 è uguale a 284, e la somma dei divisori di 284
è uguale a 220.
NUMERI PERFETTI
Un numero si dice perfetto quando è uguale alla somma di
tutti i suoi i divisori, escluso se stesso.
Per esempio: 6 è perfetto perché la somma dei suoi divisori
escluso 6, cioè 1,2 e 3, dà 6.
Dopo 6 il successivo numero perfetto è 28, infatti i suoi
divisori sono 1, 2, 4, 7 e 14, che sommati danno 28.
NUMERI PALINDROMI
Un numero si dice palindromo quando anche letto al
contrario si legge allo stesso modo.
Per esempio: 88, 101, 252, 484, 1001, 5995, 37073 …
NUMERI FELICI
Un numero felice è definito tramite il seguente processo:
partendo con un qualsiasi numero intero positivo, si
sostituisca il numero con la somma dei quadrati delle sue
cifre, e si ripeta il processo fino a quando si ottiene 1. È
evidente che tutte le potenze di 10 sono numeri felici, quindi
i numeri felici sono infiniti.
Ad esempio 7 è un numero felice, e la sequenza ad esso
associata è:
72 = 49
42 + 92 = 16 + 81 = 97
92 + 72 = 81 + 49 = 130
12 + 32 + 02 = 1 + 9 + 0 = 10
12 + 02 = 1
NUMERI GEMELLI
I numeri gemelli sono una coppia di numeri primi la cui
differenza è uguale a 2.
Per esempio: 3 e 5, 5 e 7, 11 e 13, 17 e 19, 29 e 31 …
NUMERI TRIANGOLARI
I numeri triangolari sono quei numeri poligonali
rappresentabili in forma di triangolo ovvero, preso un
insieme con una cardinalità (quantità di elementi) pari al
numero in oggetto, è possibile disporre i suoi elementi su una
griglia regolare, in modo da formare un triangolo equilatero
o un triangolo isoscele, come nella figura qui sotto.
NUMERI FORTUNATI
Un numero fortunato è un numero naturale in un insieme
generato da un “crivello” simile al crivello di Eratostene che
genera numeri primi.
Si inizia con una successione di numeri interi a partire da 1:
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19,
20, 21, 22, 23, 24, 25 ...
Si eliminano tutti i secondi numeri, lasciando quindi solo i
numeri dispari:
1, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15, 17, 19, 21, 23, 25 …
Il secondo termine in questa sequenza è 3, dunque si
eliminano tutti i numeri terzi (si contano cioè tre posizioni,
si elimina il terzo e si riparte con il conteggio, e così via):
1, 3, 7, 9, 13, 15, 19, 21, 25 …
Il terzo numero rimasto è ora 7, dunque si eliminano tutti i
settimi numeri rimanenti:
1, 3, 7, 9, 13, 15, 21, 25 …
Ripetendo la procedura indefinitamente, i rimanenti sono
numeri fortunati:
1, 3, 7, 9, 13, 15, 21, 25, 31, 33, 37, 43, 49, 51, 63, 67, 69,
73, 75, 79, 87, 93, 99 …
TECNOLOGIA: I 10 metalli più rari al mondo
a cura di Benedetti Massimiliano e Marziali Federico
I 10 metalli più rari al mondo, comprendono metalli
abbastanza conosciuti ed altri quasi totalmente sconosciuti
dalla maggior parte delle persone. Eccoli di seguito riportati:
Iridio: è l’elemento più raro su tutta la crosta terrestre
(circa 12 volte più raro dell’oro); l’origine del metallo
sarebbe extraterrestre, arrivato con lo stesso asteroide
che portò all’estinzione dei dinosauri. È duro e tenace,
viene usato con apparecchi esposti ad alte temperature.
Rodio: appartiene al gruppo del platino; estrarlo è
un’impresa molto complessa perché si trova mescolato
con altri metalli. È duro e fragile, è impiegato spesso
come catalizzatore.
Tellurio: allo stato fuso, il tellurio è in grado di
corrodere metalli quali il rame, il ferro e anche l’acciaio
inossidabile. Ha sia le proprietà dei metalli sia dei non
metalli.
Rutenio: è un metallo molto difficile da produrre per le
sue particolari caratteristiche chimico-fisiche. Perciò il
rutenio è presente in commercio in quantità assai ridotte
e i suoi prezzi sono particolarmente elevati (attualmente
circa 60 dollari per oncia).
Osmio: anche l’osmio appartiene al gruppo del platino
e il suo tetrossido viene utilizzato per il rilievo delle
impronte digitali. È il metallo più pesante in natura. Si
usa come catalizzatore.
Renio: il renio non esiste in natura allo stato libero e
nemmeno nei minerali più comuni. L’unica possibilità è
di ottenerlo dal perrenato di ammoniaca.
Oro: anche l’oro è tra i metalli più rari del mondo.
È distribuito un po’ su tutta la crosta terrestre, con una
concentrazione media di 0,03 parti per milione,
corrispondenti a 0,03 grammi per tonnellata. Serve per
realizzare gioielli.
Platino: è presente in natura allo stato puro o in lega con
l’iridio. I suoi composti, altamente tossici, sono
piuttosto rari in natura e alcuni di essi, ad esempio
il cisplatino, sono utilizzati come farmaci anti-tumorali.
È duttile e malleabile, viene usato in oreficeria.
Palladio: anch’esso appartenente al gruppo del platino,
viene largamente impiegato come catalizzatore. Ha
colore bianco argentato.
Bismuto: è usato soprattutto nel settore farmaceutico e
per la preparazione di leghe a basso punto di fusione
come, per esempio, quelle per i fusibili.