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  • ISMAIL KADARE'

    VITA, AVVENTURE E MORTE DI UN ATTORE

    INDICE. 1. Prologo 2. Lui Mazrek 3. Vjollcia Morina 4. La giornata del ministro 5. La noia del soldato 6. Brutto tempo, bel tempo 7. Amore 8. L'enigmatico invito 9. Intermezzo segreto 10. Il vuoto 11. L'inverosimile 12. Ripresa della stagione teatrale 13. La fine

  • Gli eventi raccontati in queste pagine ebbero luogo nel corso di un'estate in una piccola citt sulla costa albanese. Era una bella estate, di una limpidezza da dare i brividi, il genere di estate che sembra pi facile immaginare quando la fine del secolo si annuncia molto pericolosa. Il luogo, a sua volta, non era meno sontuoso: un litorale disseminato di piccole spiagge, il lungomare municipale che seguiva il tracciato della costa, i ristoranti, i bar e infine il Grand Hotel che, con la sua terrazza a picco sul mare, era il posto ideale, a detta di tutti, per prendere il caff del mattino. Nonostante le numerose tracce e i pi svariati rifiuti che vi si potevano trovare, dalle cicche di sigaretta ai rossetti e i preservativi usati eccetera, di cui si erano verosimilmente serviti alcuni dei protagonisti di questa storia, i due isolotti disabitati situati proprio di fronte non sembrano avere giocato un ruolo essenziale nel suo svolgimento. Al contrario, invece, bench invisibile a occhio nudo, l'antico teatro di Butrint, situato un po' in disparte, verso l'interno, venne fin da subito sospettato, dalla posizione di secondo piano in cui pareva sonnecchiare, di aver influito sul corso degli eventi. La cosa divenne chiara vari anni dopo, quando, durante un processo che suscit un notevole clamore, giornalisti, psichiatri e inviati della Corte internazionale dell'Aia cercarono di portare alla luce la genesi del crimine. Secondo l'istruttoria del processo, alcuni attori del dramma avevano passeggiato tra le rovine dell'antichissimo teatro e si erano addirittura seduti sui suoi gradini di pietra, ma niente riusc a provare una sua pi diretta implicazione. Per quanto riguarda poi l'altra ipotesi, secondo la quale quella pretesa influenza non era affatto stata diretta, ma era stata esercitata in maniera obliqua, in particolare sul modo in cui gli eventi si erano intrecciati per giungere a quella terribile tensione che pu trovare espressione solo su una scena teatrale, essa venne ben presto considerata solo un'elucubrazione da letterati. Tuttavia, con grande stupore di tutti, i giudici dell'Aia non smisero mai di mostrare una particolare attenzione quando il nome del teatro veniva casualmente menzionato nel corso del processo. Come spieg in seguito uno di loro, pensavano che i condannati avrebbero utilizzato il riferimento al teatro come una circostanza attenuante ogni volta che si fosse cercato di ritornare alla primitiva idea del crimine. In altri termini, si erano aspettati che gli accusati tentassero di discolparsi - loro stessi o i loro superiori - facendo una cosa mai vista prima in un tribunale: gettando la responsabilit del primo incitamento al crimine su un teatro abbandonato. Chiunque fosse stato interessato alle premesse del dramma non avrebbe potuto non notare che la maestosit del quadro e della stagione estiva erano in armonia con i suoi protagonisti. Nella maggior parte dei casi erano giovani e belli, ragazze e ragazzi provenienti da diverse citt e soprattutto da Tirana. Li si riconosceva subito, tra i vacanzieri, per via del loro abbigliamento ricercato, del loro modo di comportarsi, di parlare e perfino di portare alle labbra una tazzina di caff. Pi tardi, agli occhi dei loro familiari e amici, sarebbero apparsi ancora pi splendidi, come accade a tutti coloro che sono andati incontro alla morte o all'abominio. In apparenza, era stata proprio quella grazia a suscitare immediatamente, nell'altro gruppo, quello che si era incaricato di perseguitarli, uno zelo cos esacerbato nel dar loro la caccia. N il loro cupo destino, n il fatto che potessero finire sfigurati dalle pallottole o dai cani avrebbe mai potuto attenuare la gelosia che attanagliava i loro boia durante i pedinamenti tra i piccoli bar e gli altri locali della costa. Tra i due campi si muoveva una folla imparziale, o almeno quasi indifferente, di vacanzieri provenienti dai quattro angoli dell'Albania, di sfaccendati e posapiano, di turisti di Paesi nordici che per la prima volta erano stati autorizzati ad andare in vacanza in quel luogo, di prostitute che si schieravano ora con l'uno ora con l'altro gruppo e di testimoni occasionali che non capivano nulla o avevano troppa paura di capire. Per alcune settimane, tutte queste persone si erano incrociate in uno spazio chiuso, a volte sfiorandosi, a volte senza neppure vedersi, come dei ciechi. C'era stato anche un momento in cui quelli che erano

  • riusciti ad avvicinarsi tanto da mescolare i loro corpi, i loro baci e i loro piaceri si erano persi di vista, e, estranei come ombre, si erano volatilizzati per sempre. CAPITOLO 2. Lui Mazrek La settimana era iniziata male per Lui Mazrek. Proprio luned, quando aspettava la telefonata che lo avrebbe informato se era stato ammesso o meno alla Scuola di Arte drammatica, era saltato il collegamento telefonico con Tirana. Prima di recarsi al bar La Libert, pass all'ufficio postale. Tutti chiedevano la stessa cosa, quando sarebbe stata ripristinata la linea. Il bar era quasi vuoto. Dato che non aveva ancora messo niente nello stomaco, il bicchiere di Fernet Branca lo stord. Uscendo si ricord di passare per il teatro. Le prove del Gabbiano di Cechov continuavano, ma senza entusiasmo. Da Tirana non era ancora arrivato il permesso per la rappresentazione. Era stato il truccatore a dirglielo, la settimana prima. Nel corso di quei noiosi pomeriggi andava a casa sua per truccarlo - per non perdere la mano, diceva. Gi, per il piacere di farlo! rideva fra s Lui Mazrek. Allora? lo interrog l'altro quando lo incroci. Niente, rispose Lui, le comunicazioni con Tirana sono ancora interrotte. La linea venne ripristinata marted sera e il cugino lo chiam dopo cena. Nell'udire la sua voce sent un nodo allo stomaco. Alla fine, quando si rese conto che si perdeva in inutili giri di parole, gli chiese seccamente: Perch stai sprecando tempo, sputa il rospo, l'ho vinto o no il concorso? All'altro capo del filo il cugino sbott, quasi gridando: Se la metti cos te lo dir senza mezzi termini. Una bella merda hai vinto! Lui imprec a lungo, e lo stesso fece il cugino. Tirarono fuori tutte le parole volgari che conoscevano, tanto che alla fine facevano fatica a trovarne altre. Che c'? indag la madre. Ti hanno preso o no in quell'accidenti di scuola? Lui stava quasi per rispondere merda!, ma riusc a trattenersi. Il sollievo procuratogli dalle imprecazioni era stato momentaneo, la tristezza, invece, perdurava. Osserv un istante sua madre, poi scosse la testa in segno negativo. Non te la prendere, disse la madre. Del resto che razza di scuola ? Ne ha solo il nome! Smettila, mamma. And in camera e si butt sul letto, poi si accese due sigarette una dopo l'altra. Ecco, il suo sogno di diventare attore professionista si era appena infranto, il giorno dopo sarebbe tornato al teatro per chiedere se per caso avevano una particina di quart'ordine per lui nel prossimo spettacolo. Gli avevano fatto una mezza promessa. Si sarebbe piegato ad accettare il proprio destino di dilettante in una compagnia di provincia. Uno di quelli a cui ogni tanto si gettava un osso da rosicchiare e ai quali, durante le cene dopo una prima, si concedeva un posto all'estremit dell'allegra tavolata, come per carit. Sdraiato sul letto, contempl per un attimo il riquadro della finestra. Gli sembr di notare qualcosa di insolito, magari un po' di quel torpore rassicurante di cui aveva tanto bisogno. Con gesti lenti, quasi temesse di rompere qualcosa, si alz e si avvicin alla finestra. Il cielo era nuvoloso, ma dalla sua opacit sembrava trasparire una strana luminosit. Per poco non si lasci andare a un'esclamazione. Bisognava essere un asino calzato e vestito per non capire che stava per nevicare. Senza sapere bene perch si infil il cappotto per scendere in strada. Non solo il cielo, ma anche il vento annunciava la nevicata imminente ed ebbe l'impressione di respirare un'aria permeata di un tenue color malva. Mentre percorreva la strada principale, gli torn alla mente, senza motivo, la sua professoressa di chimica al liceo. Durante le lezioni aveva sempre un'aria pensierosa e un'espressione imbronciata che a tratti, quasi di colpo, si illuminava. La cosa era andata avanti cos per tutto il terzo trimestre fino al giorno in cui una delle ragazze della classe aveva scoperto il suo segreto: la prof era innamorata. Di fronte al cinema apparve davanti a lui Nik Balliu. Ti vedo in forma, gli disse. Sembra che tu ce l'abbia fatta, no? Una merda, invece! replic Lui.

  • Davvero? Eppure mi parevi avere l'aria contenta... Te l'ho appena detto, una faccenda chiusa ormai. Lui questa volta riusc a evitare la parola merda. Non prendertela troppo, via, disse l'altro. Lui, per educazione, gli chiese come andassero le cose per lui. Tiro avanti, rispose Nik Balliu. Come si dice: ci si arrangia... Tornarono al bar La Libert per bere un bicchiere. Mentre parlavano, Lui venne sfiorato dall'idea che ben presto il venti per cento della lingua albanese sarebbe stata costituita dalle parole culo, merda e stronzo. Di questo passo quel piccolo orifizio grande come un bottone nel posteriore dell'uomo rischiava di avere la meglio sulla sola e unica lingua erede dell'illirico. Ho avuto l'impressione che stesse per nevicare, butt l Lui per cambiare l'argomento della conversazione. L'amico guard fuori. Credi? Non so che dire. In questa citt di merda non riesco neppure a pensare che possa nevicare. E' che la signorina Neve una smorfiosa, a quanto si dice, e ci guarda due volte prima di posare il culo da qualche parte! Lui si lasci sfuggire un sospiro. Senti, riprese Nik Balliu, ti ricordi di quella rossa della scuola per infermiere? La magrolina per la quale facevano a botte tutti i bulli dei quartieri bassi? Una sua amica mi ha detto che era innamorata di te. Non mi guardare come la sfinge di... Molire, o di quell'altra testa di cazzo di cui non ricordo il nome. Ascolta quello che ti dico, piuttosto. E' vero che ha l'aria gracilina e che non ha niente di una star, ma per quanto riguarda quella cosina che ha tra le gambe, sembra proprio che sia una vera delizia. Basta che ci troviamo un sabato da me, d'accordo? E non fare quella faccia da muezzin con la luna storta... Be', ora vado, perch c' un duro della malora che mi aspetta... Nik Balliu pag al banco e lev le tende. Da fuori picchi con le dita contro il vetro e gli strizz l'occhio, con aria complice. Durante i due giorni successivi, Lui Mazrek ebbe l'impressione di aver ritrovato un po' di autocontrollo. Ormai sapeva quello che lo aspettava alla fine della settimana. Gi prima di leggere la cartolina del servizio di leva, aveva notato le lacrime sul volto della madre. Dopo si era impadronito del foglio: lo aveva scorso dapprima rapidamente, poi in modo pi lento, come se stesse ripetendo una battuta per trovare il ritmo giusto. Non ci poteva essere testo pi arzigogolato di quello. Lo stile era antiquato, quasi monarchico, o, peggio ancora, ottomano, pieno di termini che nessuno avrebbe pi osato utilizzare nella vita quotidiana. Io, primo capitano Hodo Garunja, ordino... Io, in caso di non comparizione, ti condanner... Subito dopo si succedevano, in buon ordine, le parole diserzione, messa ai ferri, corte marziale, prigione... Ci mancava solo: Io, primo capitano Hodo Garunja, come puoi ben vedere, mi fotto tua madre! Se sua madre non fosse stata l, Lui avrebbe gridato la stessa cosa al capitano. Si accontent di farlo mentalmente, poi appoggi il foglio sul tavolo, per riprenderlo un istante dopo e verificare la data di convocazione. Era per il gioved successivo. Gli occhi pieni di tenerezza della madre riuscivano solo ad accrescere la sua esasperazione. Ah questa poi! esclam lei alla fine. Si pu ben dirlo: le disgrazie non arrivano mai sole. E a coronamento di tutto, ecco che era anche costretto a sopportare la litania dei proverbi. Fin dagli anni del liceo, quando si era messo a recitare poesie e monologhi, sensibile com'era alla bellezza dei testi, si era detto che i proverbi facevano parte di quel registro linguistico che invecchia automaticamente chi lo usa. E ora l'invecchiamento della madre finiva con il manifestarsi nelle parole. In precedenza ne aveva gi cercato le tracce sul suo corpo, nei suoi tratti, come nella maggior parte delle madri, ma in lei era andata diversamente. Pi suo padre appariva sciupato, pi lei rifioriva. E, cosa che indispettiva ulteriormente Lui, i suoi vestiti diventavano pi allegri. Gir la testa verso lo specchio appeso accanto alla credenza e si pass una mano tra i capelli. Prov una stretta al cuore: Io, primo capitano Hodo Garunja, ti raper a zero e mi far la

  • tua vecchia... Lui Mazrek aveva voglia di urlare. Il cortile del centro di arruolamento era una specie di esagono irregolare. Gli edifici di vari piani che lo circondavano da ogni lato rendevano quel luogo ancora pi lugubre. Gli appelli venivano fatti a gruppi, in piedi o seduti sui gradini. Di tanto in tanto un sottufficiale faceva capolino da una delle porte, con una lista in mano; quelli che sentivano chiamare il proprio nome entravano, gli altri continuavano a sfumazzare o guardavano cadere una pioggerellina fine. Ora la volta degli artisti, disse una voce dietro Lui. Fece finta di non aver sentito e non si volt, ma l'altro insistette, ostinato: Ti ho visto l'anno scorso, al mio paese, con un gruppo culturale, riprese, continuando a rivolgersi a Lui. Ah s? E' possibile. Da quanto mi hanno detto, gli artisti non li prendono nell'esercito, intervenne un altro ancora. Non sono un artista, replic Lui. Come non sei un artista! protest il primo. Hai anche recitato Agricoltura e pastorizia di Naim Frasheri. Non era affatto male! E dopo ti ho visto in uno sketch. Roba da studenti, disse Lui. Gett un'occhiata verso la porta nella speranza che il sottufficiale che faceva l'appello riapparisse. Il pomeriggio era gi piuttosto avanzato quando Lui sent infine chiamare il suo nome. A piccoli gruppi di dieci, entrarono in una grande sala in cui borbottava una stufa a carbone e ricevettero l'ordine di spogliarsi. Il consiglio di revisione era riunito nella stanza accanto. Furono percorsi da un'ondata di vergogna e di morbosa concupiscenza; alcuni ragazzi si coprirono i genitali con le mani e uno di loro si mise a singhiozzare mentre un altro impallidiva. Lui si sentiva inebetito. Ritorn in s solo quando si trov davanti al tavolo dietro cui sedevano gli ufficiali del consiglio, ma non riusc a identificare quello che aveva minacciato di scoparsi sua madre... a parte lui stesso! Come un sonnambulo, sal sulla bilancia, poi si infil sotto la tesa e sent le parole uno e settantasei. Una mano ruvida gli afferr i testicoli. In quella mano percep al contempo una certa mollezza e della cattiveria. Pens che si sarebbe messo a urlare. Abile! tuon la voce potente dell'ufficiale. Al ritorno a casa, cascava dal sonno. Cen presto, poi and a letto, ma fatic ad addormentarsi e verso mezzanotte sogn di svegliarsi. Le sue membra erano molli, come sotto l'effetto di una lascivia sconosciuta, simile a una nebbia; una coltre di volutt lo avvolgeva inesorabilmente nelle sue spire. Erano in tre, in costume adamitico, come nella sala del consiglio. Erano dei coscritti, ma erano anche dei ceri, tanto che a un certo punto ebbe addirittura l'impressione di rischiarare il proprio stesso corpo disteso tra quello degli altri due... A quel punto si svegli davvero, in preda al panico. Che mi stia per succedere qualcosa di brutto? si chiese. Si sentiva ancora posseduto dalla stessa sensualit, una volutt simile a cera tiepida colava lungo i suoi fianchi. I corpi della maggior parte dei coscritti gli erano apparsi cos: lisci e lividi come candele. E in tutti spiccava il rilievo prominente delle costole. Non si era ancora mai trovato in mezzo a una simile nudit. Si rassicur pensando che probabilmente era proprio quella l'origine del suo sogno, tuttavia ripet pi volte fra s: purch non mi succeda nulla! Poi si gir su un fianco per liberarsi dalla sensazione di troppo pieno del suo corpo. Gli era capitato raramente di essere cos rapido nel masturbarsi. Solo qualche istante dopo, svuotato e sfinito, si riaddorment. Due settimane pi tardi ricevette una notizia decisamente migliore: avrebbe svolto il suo servizio militare tra le guardie di frontiera, in riva al mare, all'estremo sud del paese. Tutti quelli a cui lo diceva restavano a bocca aperta: non stai scherzando, vero, a sud, a Saranda? Felicitazioni allora! Questo non servizio militare, questa una vacanza da sogno. Te lo giuro, scambierei volentieri il mio noioso lavoro d'ufficio per un anno laggi. Ed erano tutti di quel parere, perfino quelli che vedevano sempre tutto nero. Era senza dubbio una vera botta di fortuna. Dopo due o tre mesi piovosi, sarebbe arrivata l'estate e si diceva che laggi la bella stagione fosse meravigliosa. In pi, per il suo curriculum sarebbe stata una cosa eccellente, era un segno di fiducia da parte dello Stato. Lui aveva subito pensato alla Scuola di Arte drammatica. Una volta fatto il servizio militare avrebbe potuto provare di nuovo. Certamente, gli avevano risposto, dopo che avrai svolto il tuo servizio militare al confine, tutto ti sar pi facile. Soprattutto se sei stato laggi, a Saranda. Saranda: pericolosa, dunque cruciale...! Forse ne era al corrente, la met delle evasioni aveva luogo laggi. Lui non riusciva a liberarsi della propria espressione attonita.

  • Era la seconda volta che lo sentiva dire. Si sforz di ripensare al teatro. Se il servizio presso il confine sud del paese era considerato come qualcosa di eroico, lo avrebbe certo aiutato a superare le forche caudine del concorso di ammissione. La biografia non viene mai trascurata in questo genere di circostanze. La settimana trascorse per lui in una specie di euforia dovuta a questa nuova speranza. Sabato era il compleanno di Nik Balliu, che aveva invitato parecchi amici, ragazzi e ragazze. Tra di loro c'era anche la Rossa. Nik suon la chitarra e poi tutti cantarono in coro vecchie canzoni di Korga. Mentre ballavano, la Rossa si strinse a lui e appoggi la testa sulla sua spalla. Era un po' meglio di come l'aveva immaginata, si chiamava Magda e gli confess che dopo averlo visto, un giorno, alle olimpiadi teatrali dei licei, non aveva pi smesso di pensare a lui. E perch? le aveva chiesto lui con aria volutamente disinvolta. Gli rispose che l'avevano stregata la sua voce che declamava e il colore dei suoi occhi. Andava pazza per i ragazzi dagli occhi grigi. Alla fine della serata la riaccompagn fino alla soglia di casa. Dopo aver aperto il cancello, la ragazza lo prese per mano e lo trascin dentro una specie di capanna, in fondo al giardino. L, si baciarono per un po' nella semioscurit. Non gli oppose alcuna resistenza e si sbarazz spontaneamente degli indumenti intimi non appena le mise una mano tra le gambe. Quando ebbero finito, Lui si accese una sigaretta. Perch non dici nulla? sussurr lei. Ti annoi con me? No... Per niente! Ma s, ti annoi, me ne accorgo, sai. La ragazza si lasci andare a un lungo sospiro. Non si sa mai come comportarsi con i ragazzi: se non cedi, ci restano male, se cedi troppo in fretta, si annoiano. Non sono quel genere di ragazzo, io! esclam. Hai capito? Non sono uno di quegli idioti che pi una ragazza li istupidisce pi la adorano. Piuttosto il contrario! Le accarezz i capelli e le mormor delle parole tenere in un orecchio. Anche se non mi ami, non importa, disse lei. Basta che tu sia gentile con me. Lui prov un pizzico di rimorso. Sei una brava ragazza, le rispose. Non pensare pi a quello che mi hai appena detto. Detesto quelle che ti tengono sulle spine e poi non ti concedono mai nulla... Capisci quello che voglio dire? All'improvviso, ebbe un gran desiderio che lei gli credesse. Lui, che di solito era cos taciturno, divenne estremamente loquace. Le parl dei due o tre tipi di ragazza che aveva avuto occasione di frequentare, di quelle che, quando vuoi baciarle, ti presentano la fronte come capre cocciute e i cui capelli, sulla nuca, hanno l'odore del sapone di bucato - per non parlare poi delle mutande, ruvide e rigide che sembrano fatte di bigello! Mutande da guerra, diceva Nik Balliu. Lei fece fatica a trattenere una risata. Oddio, come parli bene! Mica per niente sei un artista. Basta cos! Ti chiedo una sola cosa: non pronunciare mai pi quella parola. Ma eravamo rimasti alle mutande. Tu porti degli indumenti intimi molto fini, di seta ci scommetto, vero? Li sono andati a cercare apposta per te... e non stato per niente facile trovarli... Le accarezz di nuovo il pube. Quella birichina che hai l dolce come il miele... Davvero? Il desiderio, che avvampava di nuovo in lui, rese le sue parole pi crude, prive di pudore. Volle che anche lei gli parlasse nello stesso modo. Oltre che dei suoi indumenti intimi, la ragazza allora si sbarazz delle ultime reticenze e gli rispose, ansimante, nella stessa lingua. ... Di ritorno a casa, si sent svuotato. L'amore era davvero una strana faccenda. Non era come la moto. In quel caso, una volta imparato a guidare, stava a te approfittare della libert; e se facevi una stupidaggine potevi cadere e romperti l'osso del collo. Mentre con l'amore non si sapeva mai come comportarsi. Non c'era macchina pi imprevedibile, dove tutti gli ingranaggi giravano alla rovescia. L c'era una povera ragazza dai capelli rossi innamorata cotta di lui! La sua cosina era davvero dolce come il miele. Ma a che scopo? A lui, la faccenda non diceva gran che, mentre laggi, a Tirana, durante la settimana del concorso, si era innamorato almeno due o tre volte di sconosciute della capitale che non l'avevano nemmeno degnato di uno sguardo. Allora, per la prima volta, si era chiesto se il

  • teatro gli piaceva per se stesso, cos come si apprezza questa o quella attivit artistica, o se forse non lo amava proprio a causa loro. A volte gli sembrava di s, a volte di no. Apparentemente, le due cose erano strettamente intrecciate. Del resto, non era un caso che quelle ragazze esibissero sul proprio corpo tutti i segni della scena: unghie laccate, ciglia allungate con il rimmel... se fosse stato permesso avrebbero addirittura indossato delle maschere. Bisognava essere davvero dei cretini per non accorgersi che il desiderio di gloria era legato a quello delle donne. Almeno in parte. Per la parte che contava. Quarantotto ore pi tardi, incontr di nuovo Nik Balliu al Torcibudella. Dopo il terzo cognac, la conversazione scivol sull'argomento ragazze della capitale. Lo vedo, sai, che ti restato qualcosa sullo stomaco, con quelle l, gli disse Nik. Non me ne parlare, rispose lui. Non sono mica come quelli che vanno in giro a vantarsi, una volta tornati da Tirana. E io qui, e io l... Io te lo dico chiaro e tondo, laggi mi sono sentito un cane bastonato. E mi sembrava anche logico: sono solo un bifolco, era quello che mi meritavo. Se un giorno potessi essere ammesso come studente e soprattutto se diventassi attore, sarei come gli altri, introdotto nel loro ambiente, avrei accesso a ogni cosa. Ma in quel caso, te lo giuro, non sarei cos meschino come quelli che pensano solo a vendicarsi per essere stati trattati come delle nullit. Al contrario, apprezzerei tutto senza secondi fini. Non mi vergogno a dirlo, le ragazze di Tirana mi fanno impazzire! Ti capisco, approv Nik Balliu. Del resto, da un sacco che ne vai matto. Perch tu no, forse? Mah... S, anch'io, ma non come te. Per me non sono il massimo. Voglio dire che al di sopra delle ragazze di Tirana ce ne sono anche altre, fenomenali, dicono! A Parigi, a Montecarlo... Lui scoppi a ridere. Ma noi parliamo di questo mondo! Avanti di questo passo, se no, potresti tirarmi fuori anche il Paradiso e la Beatrice di Dante! Se devo essere sincero non mi attraggono poi tanto quelle l... Ma mica sono in cielo Parigi e Montecarlo, idiota! No, no, sono quaggi, sulla terra! Ma lasciamo perdere questa discussione. Ci facciamo il bicchiere della staffa? Mentre vuotava il bicchiere, la testa rovesciata all'indietro, gli occhi di Nik Balliu sembravano non potersi staccare dai suoi. Nel suo sguardo c'era una sorta di velo, di umidit. Non c' niente di meglio del posto dove stai per andare, sai! La Grecia proprio l di fronte e le luci di Corf sono visibili come quelle del quartiere accanto... S, lo so. Lui non amava le persone che non ti guardano negli occhi, ma anche quel suo modo di fissarlo aveva qualcosa che lo metteva a disagio. Ci sono state delle evasioni a Saranda, in questi ultimi tempi. S, lo so, ripet Lui. Ne ho sentito parlare. Gli occhi dell'amico brillarono in modo inquietante. Ti invidieranno tutti, continu subito dopo, con voce impastata. Soprattutto i ragazzi e le ragazze di Tirana, proprio quelli che ti considerano uno zotico. Lui sorrise amaramente. E perch? chiese poi, dopo un istante di silenzio. Come perch? Moriranno di invidia! Parlo di quelli a cui piacerebbe molto passare dall'altra parte. Via, non farmi ridere. Secondo te dovrebbero essere gelosi perch potr contemplare le luci di Corf? No, non per questo. Naturalmente no! esclam Nik con voce sempre pi impastata. Laggi sar come stare a un banchetto, un banchetto durante il quale potrai mangiare a saziet, mentre gli altri non fanno che sbavare a distanza. Lui fece la faccia di chi non capiva. Non capisco. Era lui, ora, a sfuggire il suo sguardo. Volevo dire... tu sarai laggi, sulla costa, quando gli altri non possono avvicinarsi se non rischiando la pelle a causa dei cani e del filo spinato. Mentre a te, se solo lo volessi, basterebbe fare due o tre passi, e hop!, dall'altra parte. Non mi guardare come se fossi un ritardato mentale... Non ho detto che lo farai, ho detto quello che potrebbero pensare quei buoni a nulla di Tirana, quelli per i quali eri solo un sempliciotto appena arrivato dal suo villaggio. Lui

  • ascoltava, col muso lungo. Non mi frega niente di quello che pensano i buoni a nulla di Tirana! esclam qualche istante dopo. Imbronciato, butt gi quello che restava sul fondo del suo bicchiere e guard l'orologio. Si fatto tardi, Nik. Se andassimo? Andiamo, acconsent l'altro. Si svegli a mezzanotte, con la bocca amara come il fiele. Si alz per andare a bere un po' d'acqua al lavello della cucina, poi torn a letto. Che schifo di cognac, brontol fra s. Ma sapeva che era qualcosa d'altro ad avergli fatto girare la testa. Non poteva far finta di non capire, l'amico glielo aveva detto quasi apertamente: fortunato Lui Mazrek che stava per avere la possibilit di tagliare la corda! Fuori, nel deserto o nella notte, si sentiva il canto languido di un ubriaco. Le parole si capivano appena: Mia regina, oh mia regina per te andrei fino all'inferno... Lui mugugn. Aveva voglia di aprire la finestra e di fulminarlo. O canti bene o ti togli dai piedi! Allontanandosi, la voce dell'ubriacone si fece pi cupa. Non rivedr mai pi mio padre e mia madre dei gitani mi accompagneranno al cimitero... Da dove diavolo venivano simili canzoni? Questa volta apr la finestra per sentire il seguito, ma lo sconosciuto, come se avesse voluto prendersi gioco di lui, ora taceva. - Doveva essere gi molto lontano quando si rimise a cantare, su un'aria conosciuta, che aveva gi sentito al compleanno di Nik Balliu: Sui monti la neve ha sparso il suo candore nelle strade non ce pi un solo passante... Al diavolo! si disse Lui, sentendo di nuovo il gusto aspro delle parole di Nik. All'improvviso pens che nei giorni che gli restavano la cosa migliore da fare era non frequentare i caff e soprattutto evitare Nik Balliu. CAPITOLO 3. Vjollcia Morina A duecento chilometri di distanza, il secondo personaggio di questa storia, Vjollcia Morina, ventitr anni, abitante nella capitale e tirocinante presso la Banca nazionale, camminava a testa bassa come chi cerca di proteggersi dal vento o dagli sguardi indiscreti. In via Fortuzi non c'era vento e i passanti erano rari in quel pomeriggio di marzo. Tuttavia, mantenne lo stesso atteggiamento fino a quando non pens di essersi sufficientemente allontanata dallo stabile a quattro piani dal quale era uscita qualche istante prima. Era la stessa identica sensazione provata un anno prima, quando, con grande trepidazione, aveva salito per la prima volta i gradini di quell'edificio ripetendo fra s: terzo piano, appartamento numero quattro... Ogni volta che vi entrava, provava le stesse palpitazioni e veniva invasa dallo stesso senso di colpa che l'aveva perseguitata fin dall'inizio. Camminando sul marciapiede aveva sempre l'impressione che i suoi tacchi producessero un rumore pi forte del solito. Solo quando arrivava all'incrocio, l dove la via Fortuzi si congiungeva con il Grande Viale, cominciava a calmarsi un poco. Prima era il martellare dei tacchi ad attenuarsi, poi il suo ansimare e infine anche il suo passo si faceva pi sicuro. Quel pomeriggio si ripet lo stesso rituale. Dopo essersi ripresa, Vjollcia sent come al solito il bisogno di guardarsi in uno specchio, e poco dopo, ancora pi pressante, quello di fare un bagno. Le imposte a piano terra della modesta casa che si ergeva in mezzo al giardino erano chiuse. Si ricord all'improvviso che i genitori dovevano essere andati a fare gli auguri per un fidanzamento. Mentre cercava la chiave nella borsa pens con piacere che avrebbe potuto occupare la stanza da bagno per tutto il tempo che voleva. La chiave si era sporcata di rossetto e lei sorrise prima di pulirla. All'interno faceva abbastanza freddo. Accese la stufa e vi mise sopra due secchi pieni d'acqua. Nel bagno, occupato dalla biancheria stesa su un filo che lo attraversava da una parte all'altra, si gelava. Era ormai

  • da parecchio tempo che il vecchio scaldabagno non funzionava pi e la vasca scrostata e arrugginita serviva da tinozza dove mettere a bagno la biancheria. In quella strada c'erano diverse case unifamiliari costruite all'epoca della monarchia, ma non era mai stato possibile rimettere in funzione le loro stanze da bagno. All'esterno il sole calava, senza fretta. Prese della biancheria pulita, poi si sedette sul divano di fronte alla stufa che nel frattempo aveva iniziato a borbottare. L'acqua bollente dei due secchi mescolata ad acqua fredda riemp solo in parte la vasca. Tuttavia, in un giorno come quello, Vjollcia preferiva senza dubbio la vecchia vasca alla doccia equipaggiata con uno scaldabagno a petrolio che il fratello aveva messo insieme alla bell'e meglio. Si svest lentamente, quasi esitando di fronte a ogni pezzo di vestiario di cui si liberava e, altrettanto pensierosa, si immerse nell'acqua. Come aveva previsto, l'acqua copr la maggior parte del suo corpo, restavano fuori solo i seni e un po' di pelo pubico. Mescol l'acqua con le mani e chiuse gli occhi. La giornata era stata lunga e particolarmente faticosa. Mentre si lavava con una spugna ebbe l'impressione di volersi sbarazzare di ogni traccia di quel giorno. Il pensiero che ci fossero cose in questo mondo che si perdevano per sempre le attravers la mente. Sfior con delicatezza la fessura del proprio sesso come se, tramite la mano, gli volesse comunicare l'idea che non era mai stato colpevole, non pi di quanto lo fosse lei del resto. Tuttavia, era stata proprio quella esigua zona del suo corpo ad aprire la porta alla grande complicazione della sua vita. Era l, in quel sottile lembo di tessuto che separava la dolce anfrattuosit dall'altro orifizio, quello che, subdolamente celato tra i bianchi declivi delle sue natiche, poteva apparire trascurabile, che nel corso di una notte umida si era prodotto l'equivoco, il sordo corpo a corpo al quale la sua vita era in seguito restata attaccata come a un amo di cui fosse impossibile disfarsi. Aveva ancora la sensazione di arrossire fino alla radice dei capelli quando ricordava il momento in cui quel tipo in piedi davanti a lei, quell'uomo dal volto liscio dietro gli occhiali dalla montatura fine, che inizialmente gli erano sembrati ridicoli e poi sempre pi autorevoli, le aveva detto: Compagna Vjollcia, se insistiamo affinch lei divenga una nostra collaboratrice, perch abbiamo qualche buona ragione per farlo, perch la conosciamo bene... La frase poteva essere tanto chiara quanto equivoca. Avevano delle buone ragioni: la fiducia che ispirava il suo curriculum. O, in tutt'altro senso: conoscevano una qualche sua zona d'ombra. Quella era stata la prima volta in cui Vjollcia aveva perso la sua abituale sicurezza. Fino ad allora aveva detto sempre no con naturalezza, quasi con un certo brio. Ringraziava per la fiducia che veniva riposta in lei, ma no, non poteva, non si sentiva adatta per quel tipo di lavoro, non era proprio il suo genere. Dopo un breve istante di silenzio, con una voce che le era sembrata stranamente flebile, aveva chiesto: Ma perch insistete tanto con me? Che cosa vi rende cos sicuri? Che cosa sapete di me? Gli occhi dell'altro erano freddi come le sue parole. Con frasi gelide, che sembravano essere state prelevate nelle regioni pi settentrionali della lingua, le aveva spiegato. Vjollcia si era coperta il viso con le mani. Si era aspettata qualsiasi cosa, salvo quella. Avrebbe voluto gridare: Porco! al tipo in piedi davanti a lei, ma soprattutto a quell'altro, a Sami Braja, il suo ex amante, da tempo depennato dalla sua vita. Ogni volta che qualcosa glielo ricordava, cercava di pensare ad altro e anche quando aveva saputo che era in prigione per una faccenda di gioco d'azzardo, non aveva provato nessun dispiacere per lui. Era il solo che avrebbe potuto rivelare quel segreto e doveva senza dubbio averlo tirato fuori servilmente, durante un interrogatorio, per compiacere i giudici, o, ancora peggio, in prigione, fra le risate, davanti agli altri detenuti. Quel porco! Aveva ripetuto, questa volta ad alta voce. Aveva deciso che il dolore insopportabile che aveva provato allora in fondo alle reni non lo avrebbe mai pi provato. Tuttavia il ricordo le risultava ancora pi intollerabile. L'uomo in piedi davanti a lei non aveva mai smesso di fissarla e una parte della sua ira aveva continuato macchinalmente a riversarsi su di lui. Dopo essere arrossita, aveva sentito le guance impallidire, farsi livide e ghiacciate. Che gente cattiva, si era detta. Feccia, nient'altro che feccia. Senza nascondere il proprio disprezzo, aveva alzato gli occhi. E allora? aveva protestato con voce fioca. Secondo lei, dato che avrei fatto questa cosa vergognosa... contro natura... sarei capace di commettere qualsiasi porcheria?

  • Sembrava essere preparato a questa obiezione, altrimenti non avrebbe potuto risponderle tanto direttamente, senza la minima esitazione. Lei doveva aver capito male. Non pensava affatto che quella cosa segnalasse una cattiva inclinazione generale della persona incriminata. Malgrado i pregiudizi, dopo tutto era un vizio molto diffuso, praticato da milioni di individui. Se vi aveva fatto allusione, non era perch voleva far pensare che Vjollcia Morina fosse capace di ogni genere di ignominia, ma per ricordarle che, quando lo voleva, era capace di fare cose che uscivano dall'ordinario. Era tutto qui, e le chiedeva scusa se il suo modo di esprimersi sembrava aver rasentato la villania. All'improvviso era tornato dolce e rassicurante, come all'inizio. Non le chiedevano di fare nulla di immorale, aveva ripetuto. N calunnie, n bassezze. Al contrario: solo la verit. Per il bene dello Stato e quello di tutti. Non le nascondeva, naturalmente, che prima che la loro scelta fosse caduta su di lei, si erano informati su tutto ci che la riguardava. Presentava tutte le qualit che andavano cercando nei nuovi collaboratori: era una ragazza istruita, sincera, integra e senza macchia. Lo Stato non poteva andare avanti con persone che approfittavano della sua protezione per perpetrare le loro vendette personali. Aveva ragione nell'invocare il problema della calunnia. Circolavano in effetti molti pettegolezzi e denunce odiose. Lo Stato fa l'impossibile per metterle a tacere. Forse questo le sembra esageratamente idillico? Ma cerchiamo di ragionare insieme: esiste forse al mondo uno Stato che desideri essere ingannato? Penso che anche lei sia del mio parere: uno Stato potr avere mille difetti, ma in nessun caso amer essere ingannato. E lo Stato albanese in questo non fa eccezione. Desidera conoscere la verit. Ora, questa verit non gli poteva essere certo rivelata da un pugno di vecchi o di spioni, bens da gente come lei. Voleva anche raccontarle un'altra cosa, ma le chiedeva di tenerla per s, naturalmente. Qualche tempo prima c'erano state delle denunce contro il violinista Ylli Beltoja. Pura delazione, in realt, suscitata dalla gelosia, che tuttavia gli aveva impedito di partecipare a un concorso nei Balcani. E che cosa abbiamo fatto, noi? Gli abbiamo presentato una delle nostre ragazze. A prima vista pu sembrare brutto, una ragazza che si mette a frequentare un violinista per spiarlo! E' questo che si dir di primo acchito, una storia da prendere con le molle. Ma che cosa accaduto? La ragazza ha fatto il suo rapporto, in completa contraddizione con le chiacchiere su di lui. E, in realt, lo ha salvato. Come deve aver senz'altro sentito, Ylli Beltoja andato, due settimane fa, al concorso internazionale di Sofia dove ha anche vinto un premio. Che cosa ne dice di questo? L'uomo aveva smesso di parlare per tirare un profondo respiro. Come se anche lei fosse stata infine di nuovo in grado di respirare, Vjollcia aveva sospirato. Lui l'aveva guardata e aveva continuato, con voce mielata: Poi, oltre a tutto ci che ho appena detto, devo anche aggiungere che lei attraente... terribilmente attraente. Vjollcia si era sentita di nuovo nuda. Quel verme di Sami Braja, Dio sa cosa gli avr raccontato! aveva pensato. Non ne poteva davvero pi. Ma sapeva che non l'avrebbero mollata tanto facilmente. Come quel pomeriggio, non desiderava altro che sfuggire al supplizio; senza altre esitazioni, aveva dichiarato che ci avrebbe riflettuto. Una settimana dopo aveva firmato un accordo di collaborazione. ... Con le dita continuava ad accarezzare il proprio sesso. Dieci anni prima, quando una compagna di classe le aveva ripetuto quella frase conturbante che aveva sentito a un matrimonio e secondo la quale la donna racchiude nel suo corpo tutto l'universo, aveva a lungo scrutato in uno specchio la profonda depressione che aveva tra le cosce. In seguito, ogni volta che aveva rifatto quel gesto per esaminare come cresceva il pelo pubico che via via diventava pi folto, non aveva mai prestato la minima attenzione al piccolo otturatore circolare che assomigliava pi di ogni altra cosa a un bottone color caffelatte aureolato di pieghe e di striature. Era dovuta accadere quella cosa spaventosa perch tutto, nell'immaginario della ragazza, si rovesciasse. Era come se il piccolo disco cieco si fosse vendicato per essere stato cos a lungo trascurato. Era sempre passato vicino alla grande festa del desiderio, ma nessuno si era

  • mai occupato di lui. Guardiano muto e tuttofare, testimone senza voce dei piaceri dell'altro, in silenzio, con tenace pazienza aveva atteso la sua ora. E la sua ora era suonata in quella soffocante notte d'agosto in cui il pene di Sami Braja, invece di insinuarsi come al solito nella dolce fessura aveva all'improvviso cambiato direzione e, indifferente di fronte alle lacrimose proteste della ragazza, cieco e feroce, era penetrato l dove non si doveva penetrare. Qualche giorno pi tardi, temendo di avere ancora qualche lesione, Vjollcia aveva pregato un'intima amica, studentessa in medicina, di esaminarla. Non avrebbe mai potuto immaginare, allora, che le conseguenze di quella ferita si sarebbero manifestate solo sei anni dopo. Ogni volta che veniva convocata, mentre si avvicinava all'edificio a quattro piani si ripeteva la stessa frase: ma mi avevate promesso che non mi avreste mai chiesto di fare delle porcherie! Fino ad allora non era mai stata costretta a pronunciarla, perch in effetti non le avevano ancora chiesto nulla di speciale. Di solito la interrogavano sulle sue impressioni generali dopo un plenum o un congresso: che cosa pensavano le persone presenti? L'ardore che avevano mostrato era autentico? C'era qualcosa che la insospettiva? E perch? C'era sempre quell'uomo dallo sguardo fisso dietro gli occhiali da capoufficio al ministero delle Finanze. Sembrava che lo avessero scelto apposta per suscitare diffidenza, eppure era successo proprio il contrario. Lui, che nel suo intimo Vjollcia aveva soprannominato da tempo il Serpente, era riuscito a poco a poco a conquistarsi la sua fiducia e proprio perch era stata cos difficile, questa vittoria ormai sembrava essere definitiva. Non le aveva mai chiesto di fare nomi, anche quando discutevano di argomenti delicati - per esempio se l'Albania dovesse o meno accettare crediti provenienti dal mondo capitalista. Le aveva pazientemente spiegato che se lo Stato desiderava conoscere tutte quelle cose che la gente non osava esprimere ad alta voce, non era per punire queste persone, come pensava la maggioranza, ma prima di tutto per meglio individuare i propri difetti. Ogni Paese sembra orgoglioso di s e d l'impressione di non voler riconoscere i propri torti. Ma da parte sua lo Stato, se sufficientemente consapevole delle proprie responsabilit, cerca sempre di emendarsi. Doveva crederlo, quello non era il genere di confidenza che si faceva a chiunque. Ormai faceva parte del fior fiore dei collaboratori, un'lite che non aveva nulla in comune con le centinaia di spie ordinarie che lo Stato, consapevole della loro debolezza, utilizzava comunque per i propri scopi. Come aveva senza dubbio immaginato, non sarebbe stata retribuita in modo diretto. Era considerata un'idealista che serviva la patria senza contropartita. Ci che la patria poteva fare per lei era un capitolo a parte. Vjollcia aveva apprezzato il suo atteggiamento e a poco a poco la sua coscienza si era liberata del senso di colpa che aveva provato all'inizio; ma sar davvero sempre cos? Solo di tanto in tanto si chiese: Quel pomeriggio, quando aveva visto il volto chiuso dell'uomo che la interrogava di solito, aveva provato una stretta al cuore. Era sempre lo stesso salotto, con un bicchiere d'acqua appoggiato sul tavolo, lo stesso thermos di caff e lo stesso mazzo di fiori in un vaso di cristallo. Tuttavia era chiaro che nulla era pi come prima. L'idillio non poteva durare, si era detta. La maschera ora sarebbe caduta. Il suo interlocutore non aveva fatto alcuno sforzo per apparire pi cordiale. Le aveva versato una tazza di caff, aveva acceso una sigaretta, cosa che faceva raramente, poi si era messo a parlare. Lo Stato albanese, il ministro, l'Ufficio politico e perfino la Guida suprema erano sempre pi inquieti a causa di una situazione che era sotto gli occhi di tutti e che appariva gravida di conseguenze: il numero di evasioni continuava ad aumentare. La voce era monocorde, le parole precise, come se stesse parlando a una conferenza stampa o a una riunione. A preoccuparli non erano le evasioni di criminali che avevano infranto la legge, n quelle dei montanari che dopo essersi accapigliati con il direttore della loro cooperativa, ebbri di collera, ma non avendo pi altre carte da giocare, si affrettavano a passare il confine per poi sparire per sempre. No, si trattava spesso di ragazze e ragazzi istruiti, a volte studenti che, senza nessun preavviso, mettevano in atto simili propositi. Cercavano di attraversare i passi montani o i due grandi laghi del Paese, ma soprattutto, negli ultimi tempi, tentavano di evadere via mare. Per partire utilizzavano delle barche o delle zattere di fortuna, si aggrappavano alla camera d'aria di un camion o addirittura si avventuravano a nuoto. Nella maggior parte dei casi fallivano, si facevano ammazzare dalle guardie di frontiera, rimanevano presi nel filo spinato, venivano divorati

  • dai cani o annegavano. Tuttavia, continuavano a provare. Raramente lo Stato si era dovuto confrontare con un problema simile. Il clima, normalmente cos gioioso, del socialismo veniva completamente guastato da questo flagello. Lo Stato era deciso a fare l'impossibile... Vjollcia lo aveva ascoltato con attenzione. Bench non la formulasse, la domanda che cosa c'entro io in tutto questo? era comunque ben leggibile nel suo sguardo. Come era sua abitudine, lui l'aveva preceduta. Lo Stato ricorreva giorno e notte a migliaia di persone per sorvegliare le proprie frontiere. Disponeva dell'esercito, di strumenti di sorveglianza, di fuoribordo, di tecnici e di spie, ma tutto ci non era sufficiente. Aveva pi che mai bisogno della parte pi preziosa e sofisticata della sua arma segreta. Vjollcia aveva cominciato a capire. In provincia, le spie, dei perfetti rimbambiti, non riuscivano a prevedere le evasioni potenziali, ecco perch bisognava erigere un ultimo ostacolo, insospettabile, nelle zone di passaggio. La ragazza non aveva dissimulato la propria delusione. Aveva sperato di lavorare negli ambienti universitari o diplomatici ed ecco che le veniva chiesto di fare la guardia costiera! L'aveva pregata di ascoltarlo fino in fondo e di rispondergli solo alla fine. La cosa riguardava la stagione estiva. La prossima stagione turistica. Per la prima volta si era lasciato sfuggire un sorriso. Naturalmente, non avrebbe dovuto pattugliare le spiagge alla ricerca dei fuggitivi, al contrario, avrebbe potuto riposare come una regina in uno dei pi begli alberghi del Paese. Avrebbe avuto la sua camera, con tutti i confort e una lussuosa stanza da bagno. Avrebbe potuto fare quello che voleva, quando lo voleva e come voleva, era libera come l'aria. Quanto al modo migliore per snidare i fuggitivi, sarebbe stata lei a decidere quale potesse essere. Alla vigilia della separazione, diventavano spesso sentimentali. La libido aveva un'impennata e... Lo sguardo della ragazza si era fatto sempre pi cupo. La frase che non aveva mai osato pronunciare, ma mi aveva promesso di non chiedermi di fare delle porcherie, alla fine era venuta fuori. L'altro l'aveva guardata con aria pensierosa, quasi malinconica, aveva chiuso un attimo gli occhi, poi aveva respirato profondamente: Ascolta, Vjollcia, le aveva detto con voce completamente diversa. Sei libera di credermi o non credermi, ma ti parlo come se fossi la mia sorella minore. Ascolta... e non interrompermi! La prima cosa che devi sapere che noi abbiamo una sola parola. Non ti chiederemo mai di fare qualcosa di immorale. La seconda, e la pi importante, che tu devi essere convinta che quello che ti chiediamo di fare, ovvero infiltrarti fra gruppi di ragazzi e ragazze che potrebbero tentare di evadere, non solo non qualcosa di brutto, ma addirittura una delle cose pi nobili che tu possa fare in tutta la tua esistenza. Con voce lenta e affaticata aveva articolato il suo ragionamento. Un'evasione evitata era in realt una vita umana che era stata salvata. Come le aveva gi detto, la maggior parte di quelli che partivano finivano per andare a marcire in fondo al mare. Quanto a quelli, molto rari, che riuscivano ad arrivare dall'altra parte, sarebbero sempre stati divorati dai rimorsi. Immagina cosa deve essere abbandonare i propri vecchi genitori che finiranno i loro giorni da deportati. Con i rimorsi si diventa nevrastenici, depressi, poi si arriva al ricovero in ospedale se non addirittura al suicidio. Alcuni marciscono anche in questo momento davanti alla porta delle nostre ambasciate: Lasciateci rientrare, siamo pronti a scontare la nostra pena, purch sia in Albania! Vjollcia lo aveva ascoltato a testa bassa. Non mentiva, qua e l circolavano frammenti di simili storie. Le aveva spiegato che la pena inflitta per un'evasione era di circa sette anni. La buona condotta in prigione, un sincero pentimento, le amnistie in occasione delle feste la riducevano in genere della met. Se quei giovani avessero scoperto un giorno a chi dovevano la loro salvezza, le sarebbero stati riconoscenti per tutta la vita. Quanto alle loro madri, l'avrebbero benedetta come una santa. Probabilmente aveva preso il suo silenzio come una forma di consenso.

  • Come per inciso, aveva evocato di nuovo il lusso dell'hotel, poi le spese, che sarebbero naturalmente state tutte a carico loro, comprese le consumazioni sulla terrazza dell'albergo, i taxi, la discoteca e qualsiasi altro acquisto avesse fatto in citt. Prima di metterla al corrente di un altro dettaglio che aveva tenuto per ultimo, come si fa di solito per le belle notizie, aveva sorriso, come se avesse rinunciato ormai a ogni rigidit. Bench la si considerasse fredda e senz'anima, la polizia segreta, di tanto in tanto, si mostrava meno severa. Una volta, le collaboratrici avevano rigidi princpi, si chiedeva loro di sedurre, mai di concludere. Ormai, l'era delle suore rosse era passata. Le collaboratrici erano donne in carne e ossa, non c'era ragione di chiedere loro un simile sacrificio. Vjollcia aveva di nuovo avuto l'impressione di arrossire. Quel mascalzone di Sami Braja non doveva aver omesso nulla. Senza dubbio aveva descritto loro il suo corpo, come amava fare, aggiungendovi le proprie esclamazioni infervorate: che donna, gran dio, fatta per l'amore! ... Vjollcia usc dalla vasca prima che l'acqua fosse diventata completamente fredda. Mentre si asciugava i capelli davanti al vecchio specchio attraversato da un'insopportabile incrinatura, pens a quella camera d'albergo in riva al mare. In cucina faceva caldo. Appoggiata al divano, pass in rassegna nella sua testa alcuni frammenti di quella faticosa giornata. Dispersi come schegge di vetro che non si riescono pi a individuare con precisione, parevano privi di legami gli uni con gli altri. Era gi buio quando i suoi genitori rientrarono. Le diedero varie notizie del fidanzamento, riferendole in particolare le voci e le lagnanze sul fatto che la futura sposa fosse gi incinta. Cenarono senza aspettare suo fratello. Lei guard il telegiornale, poi disse che era stanca morta e che andava a dormire. A letto, i frammenti sparsi della giornata tornarono a dominare la sua attenzione. E come se non bastasse, a tutto quel groviglio confuso si sovrapponevano le immagini dell'estate futura: la terrazza dove si prendeva il primo caff del mattino, lo smalto color malva delle sue unghie mentre le dita reggevano la tazza, i volti dei giovani uomini dallo sguardo languido che implorava amore, gi indeboliti nella loro decisione. In quelle serate angosciose, cercavano un po' di dolcezza, come se, pi che le boe, pi che il grasso che si sarebbero spalmati addosso, fosse quella a dare loro la forza di sopportare la traversata delle fredde acque della Morte. Per questo paio di manette, un giorno mi ringrazierai... Nel corso della notte, palpitante di desiderio, ebbe pi volte l'impressione di aprire le gambe per stringere meglio a s i loro corpi nervosi. Il pericolo li rendeva impazienti, per non farseli sfuggire avrebbe dovuto sfoderare tutte le sue armi. E allora, ebbri di piacere, forse avrebbero finito per confessarle il segreto che conservavano cos gelosamente da mesi. Per quelle manette, s, mi ringrazierai un giorno e tua madre accender un cero per me... All'alba fece un sogno erotico. Si svegli e cap di aver goduto. Era da due settimane che non andava a letto con il suo amante. Da un po' di tempo non la attirava pi e l'estate in arrivo, la bella estate dei ventitr anni, sarebbe senza dubbio stata quella della loro separazione. Tutto ci che nella sua immaginazione si era raffigurata, i riflessi della luna sul mare, la musica della discoteca, il caff sulla terrazza, i turisti stranieri, il cero davanti alla Vergine Maria, tutto le attravers di nuovo la mente, ma in un diverso ordine. Una sola volta, una visione insolita e furtiva la fece rabbrividire. Tu, che conosci la strada, portami con te... I suoi capelli mossi dal vento mentre scivolava con lui sulla superficie del mare... Vjollcia si gir sulla schiena. Le belle donne sono perfide con gli uomini quanto sono leali verso lo Stato. Bench si fosse gi quasi di nuovo addormentata, riusc a stupirsi: che razza di strana frase era! Chi l'aveva sentita? e pronunciata da chi? L'uomo e lo Stato. L'uomo, la donna e lo Stato. Avrebbe potuto scommettere che si trattava di una formula di Sami Braja, se non si fosse ricordata bene che tra loro parlavano di tutto, salvo che dello Stato. Di quello mai. CAPITOLO 4. La giornata del ministro

  • Al contrario di quello precedente, che faceva finta di ascoltare mentre pensava a tutt'altro, il nuovo ministro pi sembrava distratto pi tendeva le orecchie. Addirittura, quando socchiudeva gli occhi, come se avesse la testa altrove, ecco che ci si doveva aspettare una sua replica. Ehi, tu, Belul Glina, ascoltami bene: la terza volta che mi parli della muraglia cinese. Ti avverto, se dovesse accadere ancora ti butto fuori seduta stante, hai capito? Non siete qui per filosofeggiare, ma per tutt'altra cosa. E dato che la muraglia cinese sembra averti tanto colpito, permettimi di dirti che una simile anticaglia, la cui costruzione andata avanti per mille anni, tutto meno che un vero muro! Gli altri si chinarono sui propri testi, verosimilmente per eliminare le parole muro di Berlino o qualsiasi altra espressione suscettibile di essere giudicata intellettualoide. Il nuovo ministro s'infiammava subito e non sapevano ancora bene come prenderlo. Nel frattempo, l'altro, il suo predecessore, marciva in prigione, e Dio solo sapeva che cosa stava confessando in quel momento. Che avrebbe finito per assumere su di s la colpa della scarsa vigilanza di fronte alle evasioni, tutti potevano immaginarlo. Ma ci si poteva addirittura aspettare che confessasse di averle scientemente moltiplicate con il suo atteggiamento disinvolto. Il capo della polizia segreta della citt di Korga stava concionando. Riuscire ad arginare le evasioni, diventate ormai il problema numero uno, richiedeva un'analisi che prendesse in considerazione tutta la complessit della cosa. Non bastavano i controlli sui treni, gli autobus e i taxi diretti verso le zone a rischio, n le denunce e gli avvertimenti dei collaboratori segreti. Non bastava neppure modernizzare le reti di filo spinato, la flotta di fuoribordo e i radar, n reclutare nuovi cani. Bisognava far emergere le cause profonde che spingevano la gente a evadere. Sul piano della lotta di classe, naturalmente, ma anche tenendo conto delle debolezze dell'insegnamento ideologico e della superficialit con cui venivano studiati i testi della Guida ecc. Oltre che dei malintesi e delle tensioni tra gli abitanti. L cominciava l'evasione, non alle frontiere! Il ministro tamburellava con le dita sul tavolo. Fin per interrompere chi stava parlando in quel momento per ricordargli che era inutile ripetere cose che tutti gi sapevano. Tutto ci stato gi detto nel corso dell'ultima riunione. Come potete constatare, vi ho convocato d'urgenza affinch faceste dei nuovi rapporti e presentaste nuove soluzioni. Stiamo per affrontare una stagione difficile. Tutti aspettano l'estate con impazienza: vacanze, sole, spiagge. Salvo che, per noi, come dire, peggio che l'inverno! L'Ufficio politico, la Guida in persona, contano su di noi affinch ce la mettiamo tutta quest'estate. Questo non significa che non ci sar pi nessuna evasione, sarebbe impossibile. Ma da qui ad attendersi di nuovo le cifre record dell'anno scorso... Significherebbe che n voi n io avremo pi l'occasione di riunirci in questo ufficio! Mentre scrutava i loro volti, not che i responsabili di Scutari e Pogradec, due regioni in cui si trovavano grandi laghi, si erano seduti l'uno a fianco dell'altro, mentre quelli del litorale si erano sparpagliati in giro. Tra i ventisei capi regionali della polizia segreta, i nove che avevano direttamente a che fare con l'elemento acquatico avevano una gran brutta cera. Sto aspettando, disse il ministro. Il suo sguardo incroci quello del capo di Tropoj, che assunse un'espressione sorpresa. S, s, proprio a te che mi rivolgo, prosegu il ministro. Ti stupisce, eh? Pensi che perch ti trovi a duecento chilometri dal mare la cosa non ti riguardi? Che potrai cavartela facilmente e potrai stare a guardare mentre noialtri sgobbiamo? Dato che sei circondato da montagne ti dici che l'unico problema per te la neve, vero? Compagno ministro... cerc di protestare l'altro con voce flebile. Silenzio! Voglio che mi ascoltiate fino in fondo, tu e tutti quelli che si occupano di regioni interne! Nel caso di fuggiaschi via mare originari della tua regione, sarai tu il primo a risponderne, ben prima di quelli di Shngjin o di Saranda. E chiaro? Ritenendo che la sua regione si trovasse ancora pi lontano dal mare di Tropoj, e sentendosi dunque ancora pi parte in causa, il capo di Erseka scarabocchi su un pezzo di carta, rivolto al suo vicino, il capo di Librazhd: Se la Grande Muraglia non un muro, allora che cos'? Una balaustra? Intanto il capo di Fier aveva preso la parola. Nel corso della discussione della settimana prima era stata sollevata una questione: ammettere o non ammettere che avevano luogo delle evasioni? In altri termini, bisognava riferirne, cosa che le avrebbe trasformate in questioni del Partito, o si doveva continuare a considerarle problemi pertinenti al ministero degli Interni? Ecco

  • una domanda interessante, dichiar il ministro. E qual stata l'opinione dei compagni? Le opinioni non erano concordi. Il capo di Fier concluse il suo intervento proponendo di non considerare pi le evasioni un argomento tab. Da parte sua, non vedeva alcun inconveniente nel mostrare alla televisione degli evasi pentiti che erano rientrati. Il capo della polizia segreta di Tepeleni lo contraddisse. Per lui avrebbe significato stimolare le cattive inclinazioni della popolazione e suggerire alla gente idee malsane. D'altronde, mostrare clemenza in casi di quel genere rischiava di venir interpretato come un segno di rammollimento politico. Presentare l'evasione come un errore perdonabile poteva solo essere dannoso per lo Stato. Sono sempre stato e resto uno di quelli che pensano che lo Stato deve saper mostrare le unghie. Se si comincia a fare concessioni, si avranno solo guai, come accaduto ai cechi. Non ho parlato di lassismo! protest il capo di Fier. Mi sono limitato a dire che si potrebbe parlare pi liberamente di certe cose. Ma dove porta tutto questo parlare liberamente? Alla rilassatezza! replic il collega di Tepeleni. Il volto del capo di Fier divent paonazzo. Falso! protest. Senza contare poi che bisogna intendersi su cosa significa liberamente' in questo genere di situazioni. Trascinare il cadavere di un evaso attraverso un villaggio non mi sembra un gesto di grande acume politico! L'altro mugugn qualcosa di indistinto. Come? chiese il ministro. Niente, rispose quello. Volevo solo ribadire la mia opinione. Forse ho torto, e in questo caso giusto che i compagni mi correggano, ma continuo a pensare che lo Stato debba mostrare i denti. E va bene, ma non zanne da cane poliziotto! ribatt il capo di Fier. Andiamo, via, intervenne il ministro. Che cosa c'entrano adesso queste zanne canine? Guard prima i due capi in questione, poi tutti gli altri, ed ebbe l'impressione di scorgere sui loro volti il tipico riserbo di chi non desidera ritrovarsi immischiato in qualche vecchia ruggine. Curiosamente, gli antagonisti, che sembravano all'improvviso rimpiangere di essersi lasciati trascinare dalla discussione, ora sembravano voler evitare lo scontro. A voce bassa, il ministro chiese al proprio vice, che sedeva di fronte a lui, che cosa significavano quel cadavere e quelle zanne di cane. Anche lui ebbe una breve esitazione prima di dirgli che si trattava delle spoglie di uno studente abbattuto alla frontiera che in seguito era stato riportato a Tepeleni su un trattore. I fatti risalivano a due anni prima. Sul cadavere si vedevano ancora i fori delle pallottole e i morsi dei cani delle guardie di frontiera. Ah, disse il ministro. Aveva in effetti l'impressione di essersi imbattuto, qualche tempo prima, quando era appena stato nominato a quella carica, in qualcosa del genere, ma nel dossier i fatti erano riportati in maniera pi succinta e confusa. Continuiamo, brontol. L'orologio al muro segnava quasi mezzogiorno. Il segretario della Guida l'aveva avvertito che quest'ultimo avrebbe forse desiderato incontrarlo pi tardi. Pens di aver fatto bene a non comunicarlo agli altri; anche senza questa informazione, tutti sembravano avere i nervi a fior di pelle. Per chiarire meglio il suo pensiero, il capo di Scutari si avvicin alla carta appesa al muro. Alcune frecce e qualche tratto blu cielo indicavano i percorsi pi battuti dai fuggiaschi. Si tratta di capire chi si scoragger per primo, noi o loro? Ecco perch, come ha detto il compagno ministro, quest'estate sar cruciale per tutti. Il capo di Erseka ha affermato che laggi, sui passi montani, i problemi, talvolta, sono diversi dall'idea che ce ne possiamo fare nella capitale. Io ho dovuto andare varie volte a Tirana per giustificare le decorazioni concesse a due cani delle guardie di frontiera. Uno di loro era stato ferito nel corso di una rissa con alcuni fuggiaschi. Eppure tutti rispettano gli animali e nel mondo intero si conferiscono loro titoli e medaglie di ogni genere, perch solo noi dovremmo mostrarci cos tirchi? Mi sembra addirittura che in un Paese ben noto, il Belgio se non mi sbaglio, un cane sia stato nominato vicepresidente del Senato e nessuno vi abbia trovato nulla da ridire! No, non in Belgio, ma nell'antica Roma! rettific il viceministro. E se ricordo

  • bene non si trattava di un cane, ma di un cavallo... Cane, cavallo, che cosa cambia? insistette l'altro. La questione un'altra. La questione : dobbiamo picchiare duro e terrorizzarli una volta per tutte, o continuare a usare il guanto di velluto come dei pappamolle? Sempre pi spesso, i pensieri del ministro erano attraversati dall'immagine del cadavere dello studente di Tepeleni. Quella storia aveva molte possibilit di ripetersi, in una forma o nell'altra. Non era un caso se rispuntava fuori periodicamente tra vecchie volpi come loro. Ma non riusciva a capire per quale ragione ci giravano intorno con tante precauzioni e tanta diffidenza. Ora era il capo di Saranda ad aver preso la parola. Ma pazzo, questo qui? si chiese all'improvviso il ministro. Non so se ho capito bene, aggiunse ad alta voce, stavo sognando o hai veramente parlato di cani e filo spinato? A che diavolo ti servono in mare aperto? Era proprio quello che cercavo di spiegare, compagno ministro. Se vero che non so cosa farmene di filo spinato e di cani, devo affrontare ben altri problemi, pi delicati. Come sapete bene, l'anno scorso Saranda era al primo posto in materia di evasioni. Siamo pronti a impegnarci per ridurne il numero, addirittura per farle scendere quasi a zero... E qui non mi sto lamentando di una mancanza di mezzi. Tutto quanto richiesto sta arrivando: radar equipaggiati di nuovi sistemi di illuminazione, donne... Il punto trovare la miglior risposta possibile. Che diavolo c'entrano le donne? scarabocchi il capo di Erseka su un biglietto. D'ora in poi saranno le donne a difendere le nostre frontiere? Zitto! gli sussurr il vicino. Sono le prostitute. Individuano gli aspiranti evasori pi rapidamente di un radar! Ah! Il punto trovare la migliore risposta possibile, ripet l'oratore, sfogliando i propri appunti. E a questo proposito ho un certo numero di problemi da sottoporvi. La Grecia solo a due passi da noi e arrivano anche turisti stranieri. Quest'anno si anche deciso di aumentarne il numero. Ci si pu scommettere che cercheranno di ficcare il naso dappertutto. Tra di loro di potrebbero essere dei giornalisti infiltrati, degli inviati di Amnesty International e chiss chi altro ancora. Per non farla troppo lunga, ritorno alla questione gi sollevata dai compagni: come devo intervenire, apertamente o in segreto? Il ministro scrut i loro volti che di nuovo divennero impenetrabili. Qui casca l'asino, si disse. Dal corpo senza vita di Tepeleni, i suoi pensieri corsero all'immagine dell'ex ministro incatenato nella sua cella. Senti, sussurr al suo vice. Sono stati imbottiti i muri della cella numero tre? L'altro rispose con un cenno affermativo del capo. Ci hanno pensato la settimana scorsa. Tuttavia, a scanso di problemi, si preferito lasciare il casco da moto sulla testa del nostro amico... Pensi che l'imbottitura non basti a evitare che riesca a fracassarsi il cranio? Dovrebbe bastare, ma da quando Terne Grapshi, forse ne hai sentito parlare, l'ex procuratore generale - riuscito a lacerarla con i denti, sono state prese misure pi drastiche. Che idiota! comment il ministro. E che cosa ne ha ricavato? Niente. Adesso vorrebbe parlare, ma visto il poco cervello che gli rimasto, non riesce nemmeno pi a pronunciare due frasi di seguito. Il capo di Erseka aveva chiesto la parola. Allora, dicci cosa ti sta sullo stomaco, pens il ministro. Dalla porta, che si era bruscamente aperta, senza nessuna delle usuali precauzioni, fece irruzione uno dei segretari. Sul suo volto si poteva leggere che era latore di un messaggio che il suo corpo avrebbe fatto fatica a contenere ancora a lungo. Si avvicin al tavolo, alle spalle del ministro, e si chin verso di lui per comunicarglielo. Dapprima il ministro non parve avere alcuna reazione, poi si alz di scatto, sussurr qualcosa al suo vice e si precipit verso la porta. L, si ricord dei propri appunti. Torn sui suoi passi, li raccolse a precipizio e ripart senza rivolgere neppure uno sguardo agli astanti. Era previsto per questo pomeriggio, disse al segretario che lo tallonava. Sei sicuro di aver capito bene? Non oggi pomeriggio, adesso, ripet il segretario. Il ministro guard l'orologio. Ma a quest'ora si trova al Palazzo dei pionieri... Adesso insistette il segretario. Subito. Ho capito, smettila di ripetermelo. L'incontro con i pionieri deve essere stato annullato, pens mentre si infilava in macchina. Fuori, sotto la pioggerellina

  • fine, si scorgevano le auto della polizia parcheggiate davanti alla galleria delle Arti figurative. Pul con la mano il finestrino appannato e not che il Grande Viale, come sempre in quei casi, era deserto. Dall'hotel Dajti, di fronte al parco della Giovent, fino al ministero degli Esteri, i poliziotti erano tutti ai loro posti. Eppure, si disse, sembra che non sia stato annullato nulla. Forse l'incontro con i pionieri era stato differito e loro non ne sapevano ancora niente... A meno che... a meno che non avesse deciso di portarlo con S?... Ebbe la sensazione di fare cenno al no con la testa. Non era mai successo che il ministro degl'Interni partecipasse a quel tipo di cerimonie. L'incontro probabilmente era stato rinviato fino a quando non avesse terminato con... Muoviti! ordin all'autista. Proprio in quel momento, dalla via perpendicolare alla sede del Comitato centrale, apparvero le prime auto del convoglio ufficiale. Ed ecco la Sua immensa Mercedes... A bocca aperta le guard sfilare davanti a lui in fila indiana. Che cosa sta succedendo? si chiese non senza ansia. Lo faceva chiamare e poi partiva senza neppure aspettarlo? L'autista, che aveva rallentato durante il passaggio del convoglio, acceler di nuovo. Stava quasi per dirgli: non vale pi la pena di correre!, quando si diede una pacca sulla fronte con il palmo della mano. Imbecille! pens. Idiota completo! Stupido cretino! A bordo dell'enorme Mercedes doveva senza dubbio esserci il Sosia. Quale occasione pi propizia per l'uso del Sosia dell'incontro con quei piccoli sciocchi. Scimunito! si disse ancora con aria di rimprovero. Si era occupato personalmente della tourne del Sosia nei villaggi abitati dalla minoranza greca e se ne era gi dimenticato! Sbrigati, disse all'autista. Era proprio una grande invenzione quella del Sosia, pens mentre l'auto cominciava a rallentare. Tu te ne resti tranquillo a casa tua, seduto accanto al fuoco, e spedisci come uno specchio il tuo riflesso in giro per il mondo. Non era un caso se durante il Medioevo, in un'epoca in cui non esisteva ancora la televisione, ci si serviva spesso dei sosia. Oggigiorno erano tornati di moda. Si diceva addirittura che una parte dei dirigenti socialisti fossero morti da tempo e che fossero i sosia a regnare al loro posto. Nell'anticamera, dove venne pregato di attendere, tir fuori gli appunti e cominci a sfogliarli, ma invece di concentrarsi sul loro contenuto i suoi pensieri deviarono verso la sala piena di allegria in cui i pionieri avevano senz'altro gi iniziato a recitare poesie sotto lo sguardo commosso dei loro insegnanti. La mano si paralizz sulle sue scartoffie: e se fosse stato realmente l e quello che lo aspettava nella sua stanza fosse stato il Sosia? Stai perdendo la tramontana, si rimprover. Con una sorta di amarezza pens anche che era da tempo, da ben prima dell'apparizione del Sosia, che Lui si era in un certo senso sdoppiato. Il suo volto radioso, luminoso, era sempre destinato ai pionieri, agli accademici e agli artisti mentre a loro, cani fedeli dello Stato, era destinata solo la sua faccia oscura. Senza saper dire esattamente perch, gli sembrava che pi la copia, laggi, con i bambini, fosse stata sorridente e gioiosa, pi l'originale, qui, nel suo studio, con lui, sarebbe stato pieno di alterigia. La porta si apr e il segretario la richiuse dolcemente alle proprie spalle. Si avvicin e gli chiese a bassa voce: Compagno, sei armato? Sgran gli occhi, poi ricord all'improvviso il tentativo di putsch. Da allora si era deciso di rivedere tutte le regole di sicurezza. No, rispose con voce incolore. Grazie, gli disse il segretario prima di sparire di nuovo dietro la porta. Il ministro la trov all'improvviso terribilmente alta. Calmati! disse fra s. Ma si riprese subito: no, era anche troppo calmo, invece. Non c'era ragione di preoccuparsi, pens. Dopotutto non lo avevano neppure perquisito. La porta tardava a riaprirsi. Cerc di concentrarsi sui propri appunti, tir addirittura fuori una penna rossa. Stava sottolineando le parole il caso di Tepeleni, quando il sospetto

  • che fosse proprio il Sosia quello che lo aspettava dall'altra parte gli attravers di nuovo la mente, ma, questa volta, in modo pi cocente. Invece di ripetere a se stesso che stava perdendo la tramontana, fiss gli occhi sui fogli e prov una sensazione di vuoto nello stomaco. Il suo predecessore, il giorno in cui era caduto in disgrazia, era stato ricevuto dal Sosia. Chiss quale dialogo demenziale doveva essersi svolto tra loro. Forse il Sosia si era preso gioco di lui dicendo: credevi davvero che perdesse ancora il Suo tempo con un moribondo come te, o forse contavi su quest'ultimo incontro per gettarti su di lui come una belva?... Non c'era alcun motivo di tremare, si disse il ministro. Il fatto che gli avessero chiesto se era armato, al contrario, doveva rassicurarlo. Questo provava che ad attenderlo non c'era il Sosia, ma Lui in persona. Del resto, sarebbe stato preferibile che lo avessero perquisito. Infine, la porta si apr. Il segretario gli fece cenno di entrare. Al ministro mancarono le gambe. Ebbe l'impressione che la porta avanzasse da sola verso di lui. Riusc ancora fugacemente a pensare che il supplizio era cos insopportabile che in fondo era del tutto incapace di dire chi avrebbe preferito tra i due: il Sosia o il suo padrone. Era gi quasi arrivato a met della stanza quando si convinse che era veramente Lui. Lo guardava avvicinarsi con i suoi occhi vuoti, eccessivamente melanconici. Gli fece cenno di sedersi. Al ministro tremarono di nuovo le gambe. Nel punto indicato dalla Guida non c'era alcuna sedia. Riprenditi, si disse. Tutti sapevano che la Sua vista si era molto indebolita negli ultimi tempi. Afferr una sedia e la tir discretamente verso di s. Adesso era assolutamente certo che si trattasse di Lui, ma privo del proprio sguardo. Ad altri, bambini, accademici senili, il suo sorriso; a lui, il suo ministro, questo sguardo vacuo da sopportare. Ti ho fatto convocare, come avrai immaginato, per questa storia delle evasioni, disse lentamente. La sua voce era ancora calda come una volta, solo sulle ultime sillabe sembrava sfilacciarsi, arrochirsi. Al ministro si strinse il cuore. L'Altro continuava a fissare la propria scrivania. Stando ai rapporti, sono in aumento. Il ministro fece un cenno affermativo col capo, ma l'Altro continuava a tenere la testa bassa, e rest cos per qualche istante. Quando sollev gli occhi, l'espressione del suo volto era ancora pi amara. Il ministro pens che la sua collera sarebbe stata pi tollerabile di quella sofferenza. Le fermeremo, disse con voce strozzata. Le argineremo con i nostri stessi corpi se sar necessario! Non appena ebbe pronunciato queste parole si vergogn del fatto che potessero essere scambiate per cattiva letteratura. Davanti al Suo doppio, laggi, nel Palazzo dei pionieri, qualcuno avrebbe potuto declamarle, certo, ma non qui, non davanti a Lui! Per fortuna, Lui non sembrava averle sentite. Lo fissava con i Suoi grandi occhi scuri color caff, come se volesse dire: Lo capisci, tu, s, tu che sei ministro, fino a che punto sono afflitto? Il ministro ebbe voglia di gridare: Come, puoi, Tu, essere afflitto, Tu che con un sorriso resusciti tutti noi? Ripens al Palazzo, laggi, dove, intorno al Sosia, gli accademici scatenati pigolavano ora di giubilo insieme ai ragazzini. Lui, che sapeva trascinare nel suo entusiasmo tutto il Comitato centrale e l'intero Paese, come era possibile che fosse incapace di conservare una piccola parcella di quella gioia per Se stesso? Un'ondata di compassione, di quelle che il ministro si sforzava di contenere in quel genere di circostanze, lo sommerse. Si direbbe proprio che l'essere umano sia capace di riversare su di s solo del veleno, mai della gioia. Il ministro faceva sempre pi fatica a sostenere lo sguardo vuoto dell'Altro. Ascoltami bene, sussurr Lui come se volesse rivelargli un segreto. Lo fanno per farmi morire di dolore. Il ministro rest pietrificato. Prima ancora di cogliere il senso delle parole, cap che era un modo di parlare strano, forse mai utilizzato prima fra quelle quattro mura. Probabilmente proprio per quello era cos difficile da capire. In apparenza, l'Altro ne era ben consapevole. Lo lasci marinare per un momento, poi ripet la frase. Il ronzio nella testa del ministro non accennava ad attenuarsi; le frasi, gli slogan, le citazioni che risuonavano da anni nelle riunioni, nei plenum, fra bandiere sventolanti, con accenti di

  • fanfara, arretravano per lasciare il posto a una parola semplice e da tempo bandita: dolore. In nessun testo di Marx e neppure di Engels gli pareva di averla mai incontrata. Era comparsa come una vedova vestita a lutto in mezzo a una festa, insolita e amara. Il ministro ebbe l'impressione di essere sul punto di cogliere qualcosa, ma il terrore glielo imped. Si rese conto che doveva scegliere, o fare l'ingenuo, o mettersi in pericolo mostrando di aver capito. Sentiva che non era una buona cosa che la Guida gli stesse facendo una simile confidenza, ma fare finta di niente forse era ancora peggio. Seduta stante, opt per la prima soluzione. Come liberato da un crampo, il suo spirito si rimise in moto. E' chiaro che lo facevano per darGli un dolore! O, peggio ancora, per offenderLo in modo subdolo... Gli altri - un popolo intero - giubilavano all'idea di vivere sotto il suo stesso cielo. Arrivavano da tutto il mondo, dal Brasile, dalla Svezia, dalla Costa d'Avorio, solo per incontrarlo... E loro volevano offenderLo: no, non vogliamo pi vivere nello stesso Paese in cui vivi Tu! Poi, gambe in spalla, tagliavano la corda tra la neve delle montagne, inseguiti dai cani, o fra le onde del mare. Resterai solo, qui, come un appestato! Che disgrazia, si disse il ministro. Avrebbe voluto risponderGli: perch prendersela tanto, allora, per un pugno di derelitti, ma ricord che tra i primi sulla lista dei fuggiaschi c'erano tre studenti e un violinista dell'Opera. Avrebbe voluto ricordarGli che la gente poteva essere spinta a evadere dalle pi diverse ragioni, baruffe private, malintesi professionali, gelosie di artisti, come in quest'ultimo caso; ebbene, neppure stavolta os farlo. L'Altro aveva preso su di S la responsabilit di tutte quelle partenze e nessuno avrebbe pi potuto, tranne Lui, fare qualcosa. Se ne vanno a causa mia... La compassione del ministro era immensa. La Guida aveva preso il fardello sulle Sue spalle, come i santi di una volta, e ora soffriva in silenzio. Erano ormai ventidue anni che si era rinchiuso in quel Paese. Gli arrivavano inviti da ogni parte, ma Lui li declinava sistematicamente. Mentre loro non pensavano che a fuggire. Il ministro scosse la testa per dire no, ma rest incapace di emettere il minimo suono. Un tale cumulo di autopunizione e di sconforto in un solo e unico essere ostacolava ogni ragionamento. Hanno provato di tutto, disse infine l'Altro con voce stanca. Poi continu a parlare, ma il suo discorso sembr ora avvolto nella nebbia, come era accaduto all'ultima riunione dell'Ufficio politico. Il ministro cerc mentalmente di renderlo pi coerente. Dopo aver tentato tutto, dunque, cospirazioni, omicidio con il veleno a effetto lento, campagne di diffamazione ecc., ecco che avevano trovato un ultimo modo di vendicarsi di Lui, provocandogli un immenso dolore, spezzandogli il cuore... Nei suoi occhi la tristezza lasci lentamente il posto a un gelido rancore. Il ministro ricord che, nel caso di una denuncia che colpiva uno scrittore, si era imbattuto in una citazione secondo la quale, per una fatale aberrazione della natura, la dotazione di rancore prevista in principio per un'esistenza di circa trecento anni, come quella del corvo, era stata attribuita per errore all'uomo. Nelle vecchie casupole di Argirocastro, in base a quello che aveva detto il delatore, si potevano ancora incontrare simili rancori. E' proprio cos, concluse Lui osservando di nuovo il ministro. Hanno provato di tutto. Fare una cosa simile a Lei... Che portino il Suo dolore con loro l dove vanno a finire... in fondo al mare! Subito si rese conto che anche le sue parole erano poco usuali tra le mura di quell'ufficio, ma si disse: sia come sia! Gli occhi dell'Altro si addolcirono e per la prima volta la Guida sorrise. Il ministro sent il prepotente desiderio di gettarsi ai Suoi piedi. Lasciate in pace quest'anima, porci! pens con trasporto, allontanate le vostre luride grinfie da questo santo! O dovrete vedervela con me! Balbettando per l'emozione, gli disse parole che in altre occasioni avrebbe senza dubbio evitato o che al massimo avrebbe forse osato proferire davanti al Sosia. Alcune espressioni, per descrivere, ad esempio, in che modo avrebbe catturato quei mascalzoni, ovunque avessero cercato di nascondersi, fino in fondo al mare se fosse stato necessario, parvero anche a lui prive di senso, ma la cosa non arrest affatto il suo slancio. L'Altro ascoltava, e due o tre volte annu addirittura con la testa. Capisco cosa vuoi dire, mormor alla fine. Adesso, dimmi di cosa puoi aver bisogno per metterlo in atto. Hai abbastanza uomini e mezzi? Abbiamo tutto, non chiediamo

  • nulla. Solo che Lei dorma tranquillo. Con uomini come te posso dormire tranquillo. La ringrazio per la fiducia. Far l'impossibile per meritarla... I compagni sono tutti qui. Li ho lasciati in riunione. Pensiamo ormai a questo giorno e notte. Il ministro sentiva che qui rischiava di spingersi un po' troppo oltre, ma era trascinato dall'ebbrezza delle parole. Parl delle misure d'urgenza, dei radar, di nuove idee, come quella di trascinare i cadaveri... Questa storia dei cadaveri l'ho gi sentita, lo interruppe l'Altro. E non ha proprio nulla di nuovo. E' vecchia addirittura come il mondo. Il ministro farfugli qualcosa: I pareri sono discordi... Cosa meglio, che lo Stato mostri i denti, oppure... Forse Lei... E' una vecchia storia, quella prosegu pensierosa la Guida. Devi averla letta nell'Iliade dei greci. Se non mi sbaglio, vi si parla di un cadavere trascinato e degli abitanti che lo guardano. Non ricordo pi quale impressione produca su di loro questa visione... Ma farai come ti sembrer meglio. Consult l'orologio e il ministro comprese che per lui era venuto il momento di andarsene. Nel risalire in macchina si sent pi sereno. Il Grande Viale era sempre deserto, probabilmente il Sosia non era ancora tornato dalla festa. Nel suo ufficio ormai i posacenere dovevano traboccare di cicche. Tuttavia, quando furono in prossimit della piazza dei Ministeri disse all'autista: Non all'ufficio, alla prigione. I cancelli si aprirono cigolando l'uno dopo l'altro. La prima cosa che vide entrando nella cella dell'ex ministro fu il casco da moto sulla testa del prigioniero, poi not i ferri alle caviglie e ai polsi. Senza una parola si avvicin al muro e sfior con una mano l'imbottitura. Che mascelle da cavallo doveva avere quel Terne Grapshi per essere riuscito a lacerarla! Non sei stato molto chiaro all'istruttoria sul caso di Tepeleni, disse alla fine. Ehi, parlo con te! A causa del casco non vedeva n gli occhi n le mascelle del detenuto. Non so cosa dire, rispose quest'ultimo con voce spenta. Non so cosa state cercando. Non penso che potrai cavartela delirando come durante l'istruttoria! Non ho delirato. Non sapevo cosa dire. Sai benissimo cosa si cerca di scoprire durante un'istruttoria. Ne hai condotte tu stesso. Rispondimi direttamente: hai incitato o frenato il progetto consistente nel trasportare cadaveri da un villaggio all'altro? Sono stato accusato di entrambe le cose. Qual la verit? Non l'ho n incitato n frenato. Sapevo che era un'arma a doppio taglio e non sapevo che posizione prendere. Un'arma a doppio taglio? Che cosa vuoi dire con questo, spiegati meglio. Ehi, sto parlando con te! Voglio dire esattamente questo: un'arma a doppio taglio. Tutti ne erano consapevoli. Il ministro ebbe l'impressione che da dietro il casco sfuggisse un profondo sospiro. Spiegati pi chiaramente, ti dico! Era una situazione persa in partenza. Un incubo a cui era impossibile sfuggire. Se eri a favore avrebbero detto che aizzavi volutamente la collera degli abitanti. Se eri contro, che lasciavi languire la lotta di classe. Nel mio dossier, come ti ho detto, troverai entrambe le accuse. E con ci che cosa vorresti insinuare? Che l'istruttoria stata condotta in modo ambiguo? Non ho detto questo. E tu personalmente, che cosa ne pensavi: era utile o no, per far cessare le evasioni, esibire questi cadaveri? Non saprei cosa risponderti. In certi momenti mi sembrava di s, in altri di no. Con chi lavoravi? Con chi ti sfogavi? Con nessuno. Tutti evitavano di parlarne. Da quello che ne so, non sei andato a porre il problema all'Ufficio politico. Ne ho discusso con la Guida in persona. Davvero? E che cosa ti ha detto? Sotto il casco vi fu un silenzio ancora pi lungo dei precedenti. Un riflesso, probabilmente provocato da un movimento della testa del detenuto, accec il ministro. Sto parlando con te! Rispondi. Niente, disse l'altro. 'Leggi l'Iliade.' Ecco quello che mi ha detto. Il ministro si sent agghiacciare. Per poco non prese a pugni il casco, ma non sapeva come fare. Menti! Non mento. E' proprio quello che mi ha detto. Menti! url per la seconda volta il ministro precipitandosi verso la porta. Quando si ritrov all'esterno, il suo volto era ancora scomposto. Al mio ufficio, disse all'autista.

  • Fuori, il giorno cominciava a declinare. L'auto delle guardie del corpo lo precedeva a forte velocit lungo il Grande Viale. Tutti erano ancora l, come aveva immaginato. Avrebbero almeno potuto svuotare i posacenere, si disse. Non aveva certo bisogno di quello per capire con quale ansia lo avevano atteso. Adesso lo fissavano intensamente e aspettavano di sapere dove era stato, quali ordini portava; ma non aveva pi voglia di dire nulla. Era stato invaso da un sordo rancore contro tutti loro, di cui non riusciva a precisare l'origine. Avrebbero dovuto fare a meno del suo aiuto, come del resto lui stesso non poteva pi sperare di ricevere aiuto da chicchessia. Ormai dovevano cavarsela da soli, ognuno per s, in quelle tenebre. Quel cattivo presentimento non lo aveva ancora abbandonato quando li salut, augurando loro buon lavoro. Il fatto stesso di formulare un simile augurio sembr aggravare il suo cattivo umore. A casa, mentre si sbarazzava del cappotto, nell'ingresso, il suo sguardo cadde sul casco della moto di suo figlio appoggiato per terra. Hai l'aria distrutta, gli disse la moglie quando furono a tavola. Dove hai pranzato? Dove mai, secondo te? Dopo cena and nel suo studio, tir fuori gli appunti dalla cartella e cominci a sfogliarli. A causa della fatica aveva gli occhi doloranti. Le lettere erano quasi illeggibili, come se non le avesse tracciate con la sua mano. Frasi senza capo n coda, come vipere tagliate a pezzi. Se ne vanno per farmi morire di dolore. Quelle parole non figuravano da nessuna parte, la sua mano pietrificata non aveva osato annotarle. Non facevano che lasciar planare, altere, la loro ombra su tutte le altre. Il ministro afferr il telefono e chiese di parlare con il suo vice. L'Iliade? rispose l'altro, senza dissimulare la propria sorpresa, con un insistente punto interrogativo che sembrava voler dire: l'Iliade a un'ora simile? S, s, l'Iliade, ne ho bisogno al pi presto, fin da stasera! Chiama il presidente dell'Accademia. E' troppo tardi per svegliare quel vecchio barbogio? Allora chiama uno dei nostri! Nessuno dei nostri vicepresidente? Com' possibile? Ah, il nostro vicepresidente partito in delegazione. Va bene, va bene, trova una soluzione. Pronto! Ascoltami, stava per passarmi di mente: non dimenticare di chiedere in quale capitolo un corpo viene trascinato per terra. Hai capito bene? S, dove si parla di un cadavere trascinato nella polvere... Muoviti, ora. Aspetto la tua telefonata. Accasciato sul divano, socchiuse gli occhi e cerc di non pensare a nulla. ESTRATTO DELL'ISTRUTTORIA SUCCESSIVA. DIECI ANNI DOPO IL VICEPRESIDENTE DELL'ACCADEMIA: Era la seconda volta che mi chiedevano la stessa cosa: l'Iliade. Le voci erano diverse, ma, curiosamente, l'ora era la stessa, intorno a mezzanotte. Oltre al libro desideravano sapere in quale punto si racconta il modo in cui il corpo di Ettore viene trascinato da Achille, episodio che, come senza dubbio sapete, si trova nel ventiduesimo canto. Sapevano ci che stavano cercando? Era un malinteso, o aveva a che fare con qualcosa di completamente diverso: per esempio il controllo discreto di un manoscritto di uno scrittore che parlava di fatti analoghi a quelli dell'antichit, ma destinati in realt a fare allusione al presente? Di sicuro non ignorate che ci sono gi stati casi simili. Quando, per la prima volta, corse voce che un cadavere era stato trascinato nello stesso modo a Tepeleni, o lungo la costa, mi sono detto che doveva esserci un rapporto. Ma non riuscivo a capire quale. Si mettevano a confronto due cose in ogni caso inassimilabili. Se si fosse trattato, per esempio, di un disertore che avesse voluto lasciare Troia, o che avesse cercato di fuggire e che i troiani, per rappresaglia, avessero trascinato sotto gli occhi di tutta la popolazione riunita, l'analogia sarebbe stata, eventualmente, comprensibile. Ma l si trattava di un capo morto come un eroe, Ettore. Inoltre gli spettatori appartenevano ai due campi nemici: i greci che esultavano e i troiani che piangevano. Non c'era nulla che potesse ricordare gli eventi di Tepeleni o di Pogradec. L'ipotesi che l'idea di trascinare il cadavere venisse dalla lettura di Omero, mi sembra ancora pi inverosimile. Come e stato ricordato a pi riprese nel corso di questo processo, permettetemi a mia volta di sottolineare che in questo campo le persone appartenenti alla polizia segreta hanno ben

  • pi esperienza e immaginazione degli antichi greci e dei romani messi insieme. Ma vogliate perdonarmi questa breve parentesi... Volevo semplicemente dire quanto grande fu la mia sorpresa quando i due ministri successivi, il primo, quello che venne rinchiuso in prigione per poi essere fucilato, e il secondo, che prese il suo posto e che compare qui oggi, mi chiesero, a diversi mesi di distanza, negli stessi termini, una stessa cosa, e, come ho appena detto, verso la stessa ora: intorno a mezzanotte. Dato che non vedevo altre spiegazioni, pensai che avessero entrambi perso la ragione, o che una fatale inclinazione li spingesse, prima di precipitare negli abissi, a immergersi, Dio solo sa perch, in quell'opera immortale. CAPITOLO 5. La noia del soldato Landa desolata. Rocce e sassi. In scena, Lui Mazrek... Idiota! Incorreggibile cretino! pens. Ricominci? Per tutta la settimana, dal giorno del suo arrivo, aveva creduto che quelle sciocchezze fossero ormai acqua passata. Ma anche gli altri avevano la stessa aria inebetita. E' sempre cos, all'inizio, dicevano i pi vecchi, ti senti tutto scombussolato. Tanto pi che non siete stati molto fortunati con il tempo. Ed vero che il tempo era stato orribile. Una pioggerellina fine, che faceva tutt'uno con la nebbia, chiudeva l'orizzonte, cancellando costa, mare e cielo. Nelle ore di pausa dopo l'addestramento, Lui passeggiava intorno al dormitorio, vicino alla riva. Da l si distingueva pi nettamente la torretta di osservazione sulla quale era installata la mitragliatrice. Il pennone della bandiera si ergeva poco lontano, davanti al campo di pallavolo. Nascosto in una specie di caletta galleggiava il fuoribordo di p


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