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UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA

Facoltà di Scienze dell’Educazione

EA0522 Il sistema preventivo nella storiaProf. Aldo GIRAUDO

Elementi essenziali

del Sistema Preventivo

nell’educazione della gioventù

Studente:  Orizio Lucia

Matricola: 15695E

Curricolo: Pedagogia e comunicazione mediale

Roma, 2007-2008

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«Ricordatevi che l'educazione è cosa di cuore e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremmo riuscire a cosa alcuna,

se Dio non ce ne insegna l'arte e non ce ne dà in mano le chiavi...studiamoci di farci amare...» (E, 4, 209)

Introduzione

La pedagogia di don Bosco è segnata da una convinzione fondamentale: ilcuore dei giovani, e di ogni giovane, è buono. Tale persuasione si fonda sullaconsapevolezza che la persona è creata a immagine e somiglianza di Dio, eporta dentro di sé la sua impronta divina che, benché ferita dal peccato,possiede le risorse necessarie per svilupparla e portarla alla sua pienezza.

Questa fiducia è la premessa fondamentale che dà all’educatore il coraggioe l’ottimismo per affrontare l’appassionante, ma non facile azione educativa.Affermava don Bosco: «Siccome non vi è terreno ingrato e sterile che per mezzodi una lunga pazienza non si possa finalmente ridurre a frutto, così è dell’uomo,vera terra morale, che per quanto sterile e restìa, produce non di meno presto otardi pensieri onesti e poi atti virtuosi, quando un direttore con ardenti preghiere aggiunge i suoi sforzi alla mano di Dio nel coltivarla e renderlafeconda e bella».

Don Bosco è stato un pedagogo più che un pedagogista, e la flessibilitànell'intuire le esigenze dei giovani del suo tempo ha fatto di lui un precursorenel campo dell’educazione. «Bisogna che cerchiamo di conoscere i nostri tempi

e di adattarvici» fu suo principio.Per distinguere il suo metodo dal sistema repressivo  dell’educazione,

prevalente nel XIX° secolo in Italia, egli chiamò il suo metodo SISTEMAPREVENTIVO, proprio perché cerca il modo di prevenire la necessità dellapunizione, collocando il ragazzo in un ambiente in cui è incoraggiato a dare ilmeglio di sé. È un approccio congeniale, amichevole, integrale all’educazione.

I giovani e l’educazione

I giovani per don Bosco sono la porzione più preziosa e più delicata dellasocietà, quella parte di corpo che va curata con più attenzione e tenerezzaperché costituisce il futuro dell’umanità e perché in essa si ripongono lesperanze di un mondo migliore. In questo “terreno buono”, quindi, non si devemai smettere di seminare, adottando la strategia dei tempi lunghi, quella tipicadei contadini che don Bosco ben conosce, e che si esprime in una pazienza riccadi fiducia, umile e rispettosa, certa del raccolto finale1.

L'educazione della persona comporta il passaggio da uno stato di «immaturità» a quello di «maturità». L'educando, durante il suo periodo

evolutivo, è per natura, disarmonico, non possiede cioè garanzie interiori su cui1 G. B. Lemoyne., Memorie biografiche di don Giovanni Bosco, S. Benigno Canavese, Scuola Tip.Salesiana 1905, 367.

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può contare nel suo agire; nasce di qui l'esigenza di formarsi . La progressivamaturazione lo renderà finalmente capace di assumere la guida della

 propria vita. È un passaggio qualitativo che chiama in causa la presenza dimolteplici fattori.

Al centro di tutto il processo si trova la persona dell'EDUCANDO,

soggetto attivo e primario di maturità; accanto all'educando troviamo la figuradell'EDUCATORE chiamato ad offrire la sua indispensabile collaborazione; edinfine urge la presenza di VALORI e strumenti .

Lungo questo processo di formazione, il ragazzo acquisisce un equilibrioche nel linguaggio cristiano si chiama VIRTÙ (= prudenza, saggezza pratica). Èproprio la presenza di questa virtù che rende l'uomo maturo, prudente,saggio. La virtù, che è sempre frutto di una scelta, è garanzia per:

- garantire la presenza della ragione- preservare l'uomo da possibili squilibri

- facilitare la tensione verso il bene- permettere l'uso sereno ed equilibrato della libertà.

Il compito della virtù morale è quindi opera di moderazione, di guida e disubordinazione al «bonum» (= ufficio della temperanza); è opera di freno, dipotenziamento, di orientamento (= ufficio della fortezza); è anche ricerca diequilibrio di tutti gli appetiti... nella disponibilità per tutto ciò che riguarda lerelazioni con gli altri (= ufficio della giustizia); sarà compimento delle azioniminute e contingenti di ogni giorno... come una speciale dotazione di abiti virtuosi  fornita all'intelletto, nella sua funzione pratica di guida dell'azione

umana del quotidiano agire (= ufficio della prudenza).La dimensione morale rimane così il centro unificatore dell'educazione

cristiana in quanto ne stabilisce con chiarezza il fine ultimo: la pienarealizzazione umano-cristiana, di ogni uomo.

Nell'itinerario di formazione, la carità occupa un posto di eccellenza, comeappare in particolare nel limpido cammino di santità di Domenico Savio. Farsicarico dei piccoli e grandi problemi del prossimo, saper vivere gioiosamente incomunione con i compagni, crescere nella convivialità e nell'amicizia è il primocomandamento di vita nella " casa " dei giovani di Don Bosco. "Fare famiglia",

vivere vita associata è l'obiettivo fondamentale. La carità si nutre e si consolidanell'esercizio delle opere buone, di obbligo o di edizione. Nell'Oratorio e nelCollegio i più maturi aiutano i più piccoli e indirizzano i nuovi arrivati. Èesemplare l'esperienza di Michele Magone, il quale condivide i giochi con i timidio gli sprovveduti, consola i malinconici, presta servizi materiali a quelli indifficoltà, assiste i malati, rasserena gli assetati di vendetta. «L'esattezza ne'suoi doveri non lo impediva di prestarsi a quei tratti di cortesia che sono dallaciviltà e dalla carità consigliati. Perciò egli offerivasi pronto a scrivete lettere per chi ne avesse avuto bisogno. Il pulire abiti altrui, aiutare a portar acqua;

aggiustare i letti; scopare, servire a tavola; cedere i trastulli a chi li avessedesiderati; insegnare agli altri il catechismo, il canto; spiegare difficoltà di

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scuola, erano cose cui egli prestavisi col massimo gusto ogni qualvolta se ne

fosse data occasione»2.

Il sistema preventivo nell’educazione della

gioventùIl sistema preventivo mira a creare un clima che ‘trae fuori’ (educere) il

meglio dal ragazzo, che incoraggia la sua completa e piena espressione di sé,che aiuta il ragazzo ad acquisire atteggiamenti che lo guidino a scegliere ciò cheè buono, sano, gioioso, favorendone la crescita e la libertà. Si tratta di un’operaeducativa che coglie la realtà umana in tutti i suoi aspetti: fisico, sociale,spirituale, presente, passato, futuro.

In termini educativi PREVENIRE significa...

• Per evitare effetti devastanti nell'educando:

- evitare al giovane quelle esperienze negative che potrebbero compromettereseriamente la sua crescita;

- offrire gli strumenti per affrontare in forma autonoma la vita con tutte le suedifficoltà e contraddizioni;

- creare un ambiente in cui i valori che si intendono trasmettere sono vissuti ecomunicati.

• Per far emergere il bene:

a) riconoscere in se stessi e nel giovane un'energia sufficiente capace dicondurlo all'autonomia (ottimismo);b) risvegliare la voglia di camminare, di costruirsi, dandone per primi l'esempio;c) aiutare il giovane a prendere coscienza delle sue qualità positive e offrire al

tempo stesso delle concrete possibilità per cui queste possano esplodere intutta la loro potenzialità.

Un unico segreto in tre parole

«Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopral'amorevolezza» (Don Bosco). «Nella santità di Don Bosco, infatti, il trinomio  pedagogico fondamentale del sistema raggiunge le punte massime; laReligione diventa fede robusta ed incrollabile, l'amorevolezza si fa caritàsoprannaturale eroica, e la ragione si illumina della luce della "saggezza" e del"consiglio"» (Braido).

1)RAGIONE: atteggiamento che porta l’educatore ad essere equilibrato, serenoe gioioso, attraverso l’incoraggiamento del ragazzo, mentre questi prova arealizzare il suo progetto. La ragionevolezza è costantemente motivata e

2 G. BOSCO, Cenno biografico del giovanetto Magone Michele allievo dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, 21866, VII Puntualità né' suoi doveri, , 218.

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integrata dalla sincerità della pietà religiosa e dalla partecipazione empaticadel’educatore attivamente presente.

2)AMOREVOLEZZA: è coinvolgimento emotivo, partecipativo, costantementeilluminato dalla ragione e dalla fede.  L’amorevolezza è un amore

“dimostrato” - indissolubilmente affettivo e effettivo - che porta alla pienezzadi umanità: a Giovannino, la Vergine impartì una lezione diventata il cardinedel sistema educativo… “non con le percosse ma con la mansuetudinee la carità”... “Chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto,soprattutto dai giovani”. Far conoscere che si ama, condividere sinceramentele inclinazioni dei giovani così come la pietà, l’affabilità sono “piccole virtù”dell'amorevolezza.

3)RELIGIONE: indica che la pedagogia di Don Bosco è costitutivamente

trascendente, in quanto l’obiettivo che si propone è la formazione delcredente. È, inoltre, alla base dei rapporti ragionevoli e amorevoli. Colonnedell’edificio educativo sono: l’Eucarestia, la Penitenza, la devozione allaMadonna.

Eucarestia: pedagogia eucaristica: messa, comunione, visita. Di DomenicoSavio ama ricordare che «era per lui una vera delizia il poter passare qualcheora davanti a Gesù sacramentato».

Penitenza: evento di grazia, occasione di direzione spirituale, educazione eterapia morale della corruzione del peccato. Il peccato è il più grande nemico

dei giovani, il primo nemico è l’impurità3. Il sacramento della riconciliazione èportatore di grazia e di gioia. «Finché voi non avete un confessore stabile, in cuiabbiate tutta la vostra confidenza, a voi e mancherà sempre l'amicodell'anima»4.

Devozione alla Madonna: la pedagogia della pietà, più che enunciata, èvissuta nella serie di pratiche che ritmano le giornate, le settimane, i mesi,l'anno liturgico e solare. Le feste religiose sono rallegrate dalle forme gioiose edel canto e della musica. Tra le devozioni occupa un posto di eccellenza quellaalla Vergine Madre, il sostegno di ogni fedele cristiano, ma in particolare dellagioventù. Michele Magone5 sentirà la devozione alla Madonna quasi come unavocazione dal giorno in cui gli fu regalata una sua immagine, e incominciò aonorarla sotto il titolo di “Madre Celeste, Divina Maestra, Pietosa Pastora”6.

Metodo pedagogico, Impegno pastorale,Spiritualità

3 G. BOSCO, Cenno biografico ... IX Sua sollecitudine e sue pratiche per conservare la virtù della purità, 221-

222.4 G. BOSCO, Cenno biografico ... V Una parola alla gioventù, 212-213.5 G. BOSCO, Cenno biografico ... VIII Sua divozione verso la B. Vergine Maria, 218.6 G. BOSCO, Cenno biografico ... VIII Sua divozione verso la B. Vergine Maria, 219.

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Il Sistema preventivo è una impostazione di una relazione tra educando eeducatore, quindi investe la realtà educativa nei suoi vari aspetti, come metodoeducativo, impegno apostolico e vita spirituale. Tre aspetti di un'unica realtà.

Metodo PEDAGOGICO

L'educazione è quel processo interpersonale, lungo nel tempo, che hacome finalità la formazione di ‘buoni cristiani e onesti cittadini’. Non sieduca imprigionando la libertà, ma aiutando il giovane ad usarla bene e perquesto occorre:

• competenza educativa;

• amore alla vita profonda;

• sguardo positivo su se stessi e sugli altri;

• passione per i giovani.

Implica quindi:• la volontà di stare tra i giovani condividendo la loro vita, guardando con

simpatia il loro mondo, attenti alle loro vere esigenze e valori

• l’accoglienza incondizionata che si fa forza promozionale e capacitàinstancabile di dialogo

• il criterio preventivo che crede nella forza del bene presente in ognigiovane, anche il più bisognoso, e cerca di svilupparla medianteesperienze positive di bene

• la centralità della ragione, fatta ragionevolezza delle richieste e delle

norme, flessibilità e persuasione nelle proposte; della religione, intesacome sviluppo del senso di Dio insito in ogni persona e sforzo dievangelizzazione cristiana; della amorevolezza, che si esprime come unamore educativo che fa crescere e crea corrispondenza

• un ambiente positivo intessuto di relazioni personali, vivificato dallapresenza amorosa e solidale, animatrice e attivante degli educatori e delprotagonismo degli stessi giovani e contemporanea-mente caratterizzatoda quella che viene chiamata “pedagogia del dovere e del lavoro”

• uno stile di animazione, che crede nelle risorse positive del giovane, dapromuovere tenendo in conto l’uso scrupoloso del tempo.

Impegno PASTORALEQuesta proposta originale di evangelizzazione giovanile parte dall’incontro coni giovani là dove si trovano, valorizzando il patrimonio naturale esoprannaturale che ogni giovane ha in sé, in un ambiente educativo carico divita e ricco di proposte.Si qualifica come:

• cammino educativo che privilegia gli ultimi e i più poveri• promuove lo sviluppo delle risorse positive dei ragazzi

• propone una forma particolare di vita cristiana e di santità giovanile.Metodo pastorale privilegiato è la promozione del   protagonismo giovanileattraverso il teatro, la musica e il canto, l'animazione, le feste, le escursioni, la

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vita di cortile... "Amate le cose che amano i giovani" ripeteva ai suoi educatori.La pedagogia della gioia e della festa è elemento costitutivo del sistema,inscindibile dallo studio, dal lavoro e dalla pietà. La gioia, prima di essereespediente metodologico, un mezzo per far accettare e ciò che è serio ineducazione, è per Don Bosco forma di vita e assume un significato religioso.

L'allegria è fatta coincidere con la santità, e diventa, nelle diverse forme diricreazione e durante i giochi all'aria aperta, importante mezzo diagnostico e pedagogico per gli educatori; e per i giovani stessi irradiazione di bontà.

La riflessione sulle strategie educative con cui don Bosco si faceva vicino airagazzi, come l’incontro con Michele Magone7, ci aiutano a individuare quei passiche tracciano l’itinerario dell’educatore nell’avvicinare i giovani oggi:

- Creare un “canale comunicativo” affettivo: attraverso l’accoglienza piena ecordiale del ragazzo; l’offerta di un aiuto concreto in base al suo bisogno; ildono cordiale di sé.

- Suscitare attesa, desiderio, entusiasmo: aiuta ad “alzare lo sguardo”; apreun nuovo orizzonte che faciliti l’uscita da una situazione difficile darisolvere.

- Stimolare e motivare nel ragazzo: la corrispondenza, la buona volontà el’impegno; a partire dalla relazione affettiva e dal senso di riconoscenza.

- Inserire in un ambiente “formativo” articolato:  ricco di valori, di relazioniumane, di attività e stimoli educativi; variato e dosato nei ritmi di vita(doveri, divertimento, spiritualità); attraverso l’accompa-gnamento

personalizzato di un amico sincero, motivato e maturo.- Condurre alla presa di coscienza di sé, della propria situazione: nel

confronto con l’ambiente, i suoi valori e la qualità delle persone;valorizzando emozioni, sentimenti, reazioni psicologiche, morali e spirituali.

-   Aiutare ad elaborare una nuova sintesi interiore: senza sostituirsi algiovane, lo orienta ad appropriarsi di un sistema di valori superiore, alquale egli liberamente decide di aderire, con convinzione, totalità e“gusto”.

SPIRITUALITÀIl sistema preventivo trova la sua sorgente e il suo centro nell’esperienza

della carità di Dio che previene ogni creatura con la sua Provvidenza,l’accompagna con la sua presenza e la  salva donando la vita. Questaesperienza dispone l'educatore ad accogliere Dio nei giovani , convinto che inloro Dio gli offre la grazia dell’incontro con Lui, e lo chiama a servirlo in loro,riconoscendone la dignità, rinnovando la fiducia nelle loro risorse di bene ededucandoli alla pienezza della vita. Questa carità pastorale crea un rapportoeducativo sulla misura del giovane e del giovane povero, frutto della

convinzione che ogni vita, anche la più povera, complessa e precaria, porta in

7 G. BOSCO, Cenno biografico ... I Curioso incontro 203-204.

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sé, per la presenza misteriosa dello Spirito, la forza del riscatto e il semedella felicità.

L'educando

Forse Don Bosco non ha colto tutti i dettagli profondi che le scienze umanecontemporanee hanno rilevato, ma è un fatto però che il suo stile e la suadinamica educativa era fortemente orientata verso questa dimensionefondamentale centrata nell'educando quale soggetto agente dell'educazione,come “quid unum” che va orientato verso il vero, il bene, il bello,nell’ambito della formazione alla socialità.

1. Al centro di ogni processo educativoNella misura della crescita della sua libertà, l'educando determina il suo

avvenire. Nello spazio del suo IO SOVRANO vengono recepite delle proposte erespinte delle altre. Egli possiede potenti energie di autorealizzazione.L'incontro armonioso tra i valori che presenta l'educatore e le energie insitenell'educando, fa scaturire la realizzazione della personalità. Ad ungiornalista (25 aprile 1884) che gli chiedeva quale fosse il suo sistemaeducativo, Don Bosco rispose: «Semplicissimo; lasciare ai giovani pienalibertà di parlare di cose che loro maggiormente aggradano. Il punto sta discoprire in essi i germi delle loro buone disposizioni e procurare di svilupparli . E poiché ognuno fa con piacere soltanto quello che sa di poter 

fare, io mi regolo con questo principio ed i miei allievi lavorano tutti non solocon attività, ma con amore» (MB, 17, p. 85-86).

Il principio del primato dell'educando nel processo educativo, risulta moltoevidente nell'arte educativa di Don Bosco. La definizione stessa di Don Boscodel «sistema preventivo», mette al centro la più sollecita ed attenta

 preoccupazione per le persone. La Ragione, la Religione, la Amorevolezzaappellano direttamente alla coscienza ed attendono la risposta libera epersonale di ognuno. Lo stile educativo di Don Bosco fortementepersonalizzante ed individualizzato («parolina all'orecchio») rifugge dai

consensi anonimi e collettivi ed appella invece all'adesione consapevole e personale del singolo.

2. Tutto il giovaneIl pericolo del dualismo è stato sempre presente nell'antropologia occidentale(Platone, Descartes). Certo per Don Bosco non era così facile la percezione alivello filosofico della realtà unitaria della persona umana. Imperavaprepotente in quel periodo e in quella zona, la pedagogia giansenistafortemente dualista.

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Don Bosco, da geniale educatore eminentemente pratico, coglie l'unità dellapersona e supera ogni dualismo orientando la sua azione educativa a tuttol'educando: essa si dirige alla sfera fisica (il gioco), alla sfera religiosamorale, intellettuale, affettiva; coglie l'unità dell'uomo nella molteplicitàdell'agire. Come educatore cattolico, e soprattutto come santo, Don Bosco ha

colto l'unità della persona nella dimensione religiosa. È la religione che dà ilfine ultimo all'uomo: la Santità. In linguaggio comune Don Bosco parla di«buoni cittadini ed onesti cristiani». «L'opera dei salesiani e dei loroCooperatori tende a giovare al buon costume, diminuendo il numero deidiscoli che abbandonati a se stessi corrono il rischio di andar a popolare leprigioni. Istruire costoro, avviarli al lavoro, provvederne i mezzi e, dove sianecessario, anche ricoverarli, nulla risparmiare per impedirne la rovina, anzifarne buoni cristiani ed onesti cittadini...» (MB, 13, 618). «... Io vi assicuro chevi raccomando ogni giorno nella Santa Messa, domandando per ognuno i tre

soliti S, che i nostri sagaci giovani tosto sanno interpretare: sanità, sapienza,santità» (lettera ad un direttore, MB, 11, 124).

3. Verso il vero, il bene, il belloLa persona-educando è fortemente orientata verso il vero, il bene, il bello. Laconcezione cristiana riconosce che nel processo educativo c'è un realepassaggio dal meno al più, dalla potenza all'atto, dall'immaturità allamaturità. Nell'educando cioè è presente ed insita la capacità di vita spiritualesul piano sia degli atti e degli abiti di virtù sia di scienza e di sapienza

(Braido). Si coglie una concezione realistico-ottimistica della capacità umana.In Don Bosco la triplice dimensione umana della ricerca del bene, del bello edel vero, informa tutto il suo stile educativo:

• lo studio, quindi la ricerca della verità (vero)• l'allegria, lo sport , la gioia, la contemplazione, quindi la ricerca

della bellezza (bello)• l'onestà, la sincerità, la santità, quindi la ricerca della  bontà

(bene).

«...Sempre abbiate presente lo scopo di questa congregazione, diceva ai suoidirettori, che è di istruire la gioventù, ed in generale il nostro prossimo, nellearti e nelle scienze e più nella Religione, cioè, in una parola, la salvezza delleanime, la santità» (MB, 10, 1063).Nel 1875 scrivendo ai giovani del collegio di Lanzo Don Bosco dice: «Volendo poi venire a qualche augurio particolare, io vi desidero dal cielo sanità,studio, moralità».

SALUTE - «È questo un prezioso dono del cielo. Abbiatene cura. Guardatevidalle intemperanze, dal sudar troppo, dal troppo stancarvi, dal repentino

  passaggio dal caldo al freddo. Queste sono le ordinarie sorgenti dellemalattie».

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STUDIO - Al giovane viene offerta la possibilità dello studio,dell'apprendimento di un mestiere con cui guadagnarsi la vita ed essere unonesto cittadino nel mondo. «Siete in collegio per farvi un corredo dicognizioni con cui potervi a suo tempo guadagnare il pane della vita.Qualunque sia la vostra condizione, la vocazione, lo stato vostro futuro,

dovete fare in modo, che se vi mancassero tutte le vostre sostanzedomestiche e paterne, voi possiate altrimenti essere in grado di guadagnarvionesto alimento. Non si dica mai di noi che viviamo dei sudori altrui».

MORALITÀ – è il legame che unisce insieme la sanità e lo studio, ilfondamento su cui sono basati. «Credetelo, miei cari figli, io vi dico unagrande verità: se voi conservate buona condotta morale, voi progredite nellostudio, nella sanità» (MB, 11, 15).

4. In relazione con gli altriLa persona-educando si realizza nella comunicazione con gli altri. Nelcontesto della formazione integrale dell'uomo l'educazione alla socialitàne costituisce un aspetto fondamentale. Tutta la vita di don Bosco fu uncontinuo colloquio a livello di gruppo ed a livello personale con i suoiallievi8. «Ho bisogno che ci mettiamo d'accordo e che fra me e voi regni veraamicizia e confidenza» (MB, 7, 504).  L'amorevolezza costituisce il supremoprincipio del metodo educativo di Don Bosco. Nella comunicazione, nelrapporto soggettivo c'è in Don Bosco la presenza dell'Altro per eccellenza:Gesù Cristo, Dio. Egli percepiva chiaramente che Cristo era per il giovane

la risposta più perfetta al suo desiderio di amore, di relazione, di comunione. 

L'educatore

Il Sistema Preventivo è un metodo educativo, che mira a “costruire ”positivamente il giovane, preparandolo, fortificandolo e dotandolo di esuberantienergie interiori. Fondamentale è la presenza di un educatore che si proponecome modello: “l’educatore è un padre che non abbandona i suoi figli fino aquando non siano capaci di governarsi da sé”. Don Bosco lo definisce come "unindividuo consacrato al bene dei suoi allievi " che perciò deve essere prontoad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile,morale, scientifica educazione dei suoi allievi (cfr. P. Braido).

1. Necessità dell'educatoreSono assolutamente necessarie sollecitazioni e contributi che vengono

dall'esterno perché il giovane compia il suo cammino verso la maturità. «Si sainfatti che la crescita dell'uomo non si può concepire come l'espansioneautonoma e assolutamente interiore di uno spirito auto creativo, ma come il

8 G. BOSCO, Cenno biografico ... III Difficoltà e riforma morale, 209-210.

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  progressivo arricchimento di un essere personale, spirituale e corporeochiamato a realizzarsi in un mondo»  (Braido ). Questa presenza funzionaledell'educatore è da ritenersi assolutamente necessaria.

L’impegno dell’educatore comporta «un'attenzione intelligente eamorosa alle aspirazioni, ai giudizi di valore, ai condizionamenti, alle

situazioni di vita, ai modelli ambientali, alle tensioni, rivendicazioni, propostecollettive. Si tratta di percepire l'urgenza della formazione della coscienza, delsenso familiare, sociale e politico, della maturazione nell'amore e nellavisione cristiana della sessualità, della capacità critica e della giusta duttilitànell'evolversi dell'età e della mentalità, avendo sempre ben chiaro che lagiovinezza non è solo un momento di transito, ma un tempo reale di graziaper la costruzione della personalità»9.

2. Modello ed esempioIn questo contesto la presenza dell'educatore si configura come causa di

esperienze di crescita: «l'educando non può agire per virtù propria. Egli deveagire in virtù dell'educatore, che si suppone capace di creare le condizioni 

 percepibili dall'immaturo in quanto tale che inducono in lui la disposizione,lo stato interiore...; per ottenere questo si servirà dei mezzi educativi:disciplina, leggi, precetti, ecc.» (Braido).

La presenza dell'educatore si configura pure come causa esemplare neldinamismo educativo: l'educatore per mezzo dell'esempio, del suocomportamento, influisce fortemente sull'educando. Non solo cioè si limita a

guidare l'educando dicendogli ciò che deve fare, ma egli stesso diventa il modello esemplare di quella che deve essere la condotta dell'educando.Non si limita a formulare precetti e imposizioni, ma mostra con l'esempioquale è la forma di vita più conveniente.

Con il crescere della maturità dell'educando, l'educatore si varitirando progressivamente fino al punto di scompariredefinitivamente.

Nel suo sistema, don Bosco parla di un insieme di persone: direttore,  prefetto, catechista, consigliere, maestri... tutte in funzione

dell'educando. Egli sintetizza l'azione di tutti nella parola «assistenza».«L'assistenza infatti - scrive Braido - significa   presenza educativaininterrotta, di tutti gli educatori, fino alla direzione vera e propriadell'assistente degli assistenti, che è il direttore. Essa esprime, in concreto,nella sua integralità, il senso del sistema preventivo inteso come azione

  positiva, di direzione, di orientamento, di influsso continuo e persistente».

Parlando del suo sistema, Don Bosco dice: «Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un istituto e poi sorvegliare in

guisa che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del direttore odegli assistenti, che come padri amorosi, parlino, servano di guida

9 Giovanni Paolo II, Lettera Juvenum Patris, 1211

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(causalità esemplare) ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmentecorreggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nell'impossibilità di commettere mancanze» (cf ap. sul sist. Preventivo).

Ma per Don Bosco, l'educatore per eccellenza dovrebbe essere ilDirettore. A lui è riservata in modo speciale la   paternità feconda

all'interno della famiglia educativa. «Egli lo è soprattutto nel contattocontinuo con gli alunni nei colloqui, nella direzione spirituale e per mezzodella buonanotte, uno degli elementi di primordine in mano del direttore per la creazione ed il rinnovamento del clima della famiglia nella comunitàeducativa» (Braido). «Sceso dalla cattedra dopo la buona notte - nota ilbiografo - i giovani gli si stringevano attorno bramosi che dicesse a ciascunodi loro una parola confidenziale» (MB, 6, 105).

3. Qualità dell'educatore

Qualità essenziali che una pedagogia moderna e dinamicaattribuisce ad un buon educatore:

- amore pedagogico, l'amore dell'educatore nei riguardi del ragazzo e deivalori

- tatto pedagogico, presenza di specifiche qualità, di psicologia pratica,che permettono all'educatore di intuire il «momento opportuno», «ilquando si deve», «il giusto momento»

- autorità personale interiore ed esteriore, conseguenza logica di una

personalità ricca- religiosità, punto di convergenza della molteplicità degli interventi

- carattere, che deve servire da modello, dotato di ottimismo, equilibrio,pazienza.

- Amore pedagogicoIn Don Bosco questo l’amore pedagogico sfocia nella CARITÀ (agape),

cioè nel dare fiducia alle forze di bene presenti nella persona, che l'educazioneha il compito di far crescere e maturare. Significa amare principalmentenell'uomo il Figlio di Dio: «Trattiamo i giovani, come Gesù Cristo stessotratteremmo, se fanciullo abitasse in questo collegio. Trattiamoli con amore edessi ci ameranno, trattiamoli con rispetto ed essi ci rispetteranno. Bisogna cheessi stessi ci riconoscano superiori. Se noi vorremo umiliarli con parole per laragione che siamo superiori, ci renderemo ridicoli...» (MB, 14, 846-847). 

È la carità, l'amore di misericordia che si dirige specialmente ai deboli e aipoveri, a coloro che hanno fame e sete, ai malati e ai carcerati ed anche acoloro che cercano consiglio. L'amore cresce con l'amore. Non può vivere senzareciprocità. L'amore è generato dall'amabilità. Per Don Bosco l'educazione è

questione di cuore. La pratica di questo sistema è tutta poggiata sulle parole disan Paolo che dice: "La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tuttoe sostiene tutto" (1Cor 13). Don Bosco era convinto che solo Dio ci può insegnare

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l'arte di amare come Lui e di educare. E, prevedendo le difficoltà che comportaquesto sistema di educazione, ha trovato nella «santità» dell'educatore lachiave di un possibile superamento.

Don Bosco voleva che questo amore fosse imparziale: «Dopo aver messo in pratica tutte le regole della casa - scrive nel 1868 - procurate anche di

farle osservare dai giovani... Andate sempre con quelli che hanno bisogno diessere consolati, cogli infermi, e ispirate loro coraggio, animateli alla pazienza...ciò fate non solamente con quelli che ci piacciono, che sono buoni, che hanmolto ingegno, ma anche con quelli che sono di poca virtù, di pocoingegno, e anche con i cattivi » (MB, 9, 356-357).

Perché la relazione educativa sia feconda ed efficace si fa pure necessarioche l'educando ami il suo educatore. Per riuscire ad avere e poi conservarequesto amore il maestro dovrà essere amabile, simpatico, di caratteredisponibile. A don Bonetti Don Bosco scrive: «A te: fa in modo che tutti quelli,

cui parli, diventino tuoi amici» (MB, E, 2, 434). 

Pilastro fondamentale nel sistema di Don Bosco è l'amore. Amore cheimplica benevolenza, promozione, reciprocità, ottimismo.

Benevolenza: affetto che esprime un atteggiamento verso gli altri nella loroindividualità, stimare e valorizzare l’altro come persona, come figliodi Dio.

Promozione: atteggiamento affettivo che invita a promuovere l'altro nellasua alterità. Il simbolo della promozione è l'amore paterno verso i

figli che devono maturare e sviluppare secondo le proprie esigenze:non decide tutto al posto del figlio, non impone nulla con laviolenza, ma lo aiuta a prendere personalmente in mano la propriaesistenza. L’educazione apre delle prospettive di verità e di valori,invitando ad impegnarsi, sostenendo nella fragilità.

Reciprocità: la promozione dell'altro come altro, implica essenzialmentel'esigenza che l'altro risponda e collabori  alla propriapromozione.

- Tatto pedagogicoIl tatto pedagogico è una qualità che rende attiva la personalità educativa, è

lo strumento attraverso il quale l'amore pedagogico sviluppa la sua azione.Herbart dice che: «il tatto pedagogico è il tesoro maggiore dell'arte dellaeducazione». Aristotele parla di Kairòs, «tempo opportuno», del «quando sideve», del «gusto del momento».

Esso presuppone nell'educatore:

• maturità personale

• libertà interiore• visione profonda della Religione e della vita

• conoscenza delle leggi dello sviluppo e delle caratteristiche del bambino13

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• capacità di un persistente adattamento dell'attenzione e della volontàalla situazione del bambino.

Il tatto pedagogico è efficace se prende come supporto la ragione (ilcriterio) e l'amore pedagogico. Si tratta di una sintesi tra teoria e pratica. Lo

ritroviamo sintetizzato in un paragrafo del sistema preventivo: «Questo sistemasi appoggia tutto sulla ragione, religione ed amorevolezza...» (op. sul sist.

Preventivo).Dire amorevolezza  è dire amore pedagogico. Essa non è semplice amore

umano né sola carità soprannaturale. È un atteggiamento quotidiano, cheesprime una realtà complessa ed implica disponibilità, sani criteri ecomportamenti adeguati. L'amorevolezza si traduce nell'impegno dell'educatoretotalmente dedito al bene degli educandi, presente in mezzo a loro, pronto adaffrontare sacrifici e fatiche nell'adempiere la sua missione. Tutto ciò richiede una

vera disponibilità per i giovani, simpatia profonda e capacità di dialogo.Quello che importa è che “i giovani non siano solo amati, ma che essi conoscanodi essere amati”.

La ragione permea tutto lo stile di Don Bosco. Ad un assistente Don Bosco:«Lasciati guidar sempre dalla ragione e non dalla passione» (MB, 10, 1023).Ragione significa, anzitutto, razionalità, guida degli animi con la chiarezzadelle idee e della verità e non mediante la suggestione o la pressioneemotiva e sentimentale. In questo senso essa costituisce un elementoessenziale della carità soprannaturale e dell'autentica amorevolezza, che nond'essere puro slancio affettivo, e istintivo. L'amore umano appunto perché tale,è spirituale e razionale». Ma ragione, «ragionevolezza», nella concezione vissutada Don Bosco è anche buon senso, semplicità, fuga da ogni artificio.Essere ragionevoli educativamente significa, allora, evitare stranezze, artifici,complicazioni.

- AutoritàNel contesto educativo si presenta anche il problema del rapporto tra

autorità e libertà. Una pedagogia realista trova la soluzione in unacoesistenza dinamica delle due realtà. L'autorità è educativa in quanto ciò cheimpone all'educando è razionale, prudenziale, virtuoso, orientato cioè arealizzare la persona.

È naturale che l'educatore, trattandosi di un problema così delicato, debbaessere munito di tutti i requisiti che lo abilitino ad esercitare una certasuperiorità di servizio nei riguardi dell'educando. Si può così parlare diresponsabilità giuridica, in quanto fa le veci dei genitori; di responsabilitàetica che presuppone nell'educatore saggezza pratica e prudenziale; di 

capacità tecnica e culturale che lo renda atto a promuovere realmente il  progresso virtuoso dell'educando.

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Don Bosco ha superato l'antinomia autorità-libertà nell'esigenza di una«disciplina nella amorevolez-za», la quale esclude ogni atteggiamento diautoritarismo: «Voglio così perché sono superiore». «Ragione e Religione sonogli strumenti, di cui deve costantemente far uso l'educatore, insegnarli, eglistesso praticarli, se vuole essere ubbidito ed ottenere il suo fine» (op. sul sist.

 prev.). E più avanti: «Il sistema preventivo rende amico l'allievo, chenell'assistente ravvisa un benefattore che lo avverte, vuol farlo buono, liberarlodai dispiaceri, dai consigli, dal disonore» (idem).

Il sistema preventivo si modella sulla forma della famiglia, pur con diversetonalità secondo i diversi ambienti. Il paradigma della famiglia sembra essere aDon Bosco il più adatto a far fiorire la confidenza tra alunni e superiori - chediventano padri e fratelli -, l'affettuosa condivisione di vita tra i giovani, fraterniamici, e la solidarietà tra tutti. Uno dei principali esiti dello stile famigliare è ilsuperamento, non solo teorico, dell'antinomia di autorità e consenso, due fattoriessenziali all'educazione. L'obbedienza nella casa è adesione a un ordineoggettivo che coinvolge indistintamente tutti, garantendo una convivenzaarmonica e laboriosa. Superata la tensione tra autorità e obbedienza nellacomune adesione a una regola comune, è creata la condizione più adatta pertrasformare il clima di famiglia in effettiva abituale familiarità, quale mezzoper abbattere la barriera della diffidenza, favorire la spontaneità dellaconvivenza comunitaria, la fraterna amicizia tra i giovani, la crescita culturale ereligiosa.

«L'autorità pedagogica non è costituita soltanto dall'autorità oggettiva dei

  principi etico-religiosi proposti all'alunno, ma anche dall'incarnazione  di questi principi nella persona dell'educatore che ama ed è, quindi,diventato amico e benefattore del giovane ed è riconosciuto da lui come tale» (P. Braido). Al ministro Rattazzi, meravigliato del fatto avvenutonella Generala, Don Bosco diceva: «Eccellenza, la forza che noi abbiamo è unaforza morale; a differenza dello Stato, il quale non sa che comandare e punire,noi parliamo principalmente al cuore della gioventù, e la nostra parola èla parola di Dio» (MB, 5, 225).

La “libertà” di Don Bosco contiene già in sé l'autorità, proprio perché è lalibertà dell'individuo fatto libero in Cristo e rigenerato dalla grazia; che dunqueama l'autorità e dall'autorità è amato: e dov'è amore, la fatica cede e lecostrizioni cadono. A conclusione di una buona notte diceva: «Credete forse chesi facciano le cose per capriccio? Un superiore prima di deliberare si mettealla presenza di Dio, esamina la sua coscienza, prega perché il Signorevoglia illuminarlo e fargli vedere se quella disposizione che intendedare è per il bene dei suoi soggetti ... Date confidenza ai vostri superiori,seguite fiduciosi il loro consiglio... Essi hanno un po' più di età, pratica,esperienza, scienza di voi. E poi vi AMANO» (MB, 12, 147). «Nell'assistenza... si

dia agio agli allievi di esprimere liberamente i loro pensieri ; ma si stiaattento a rettificare le espressioni, gli atti non conformi alla cristianaeducazione» (Regolamento).

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- Religiosità Religione dice che la pedagogia di Don Bosco è costitutivamente

trascendente, in quanto l'obiettivo educativo ultimo che egli si propone è la

formazione del credente. L'uomo formato e maturo è il cittadino che ha fede,che mette al centro della sua vita l'ideale dell'uomo nuovo proclamato da GesùCristo e che è coraggioso testimone delle proprie convinzione religiose. IlBattesimo inserisce l'uomo in una nuova vita di comunione dialogica epersonalizzante: in Cristo si partecipa alla comunione eterna della trinità,l'uomo si fa in Cristo membro vivo della santità divina. Non si tratta diuna religione speculativa e astratta, ma di una fede viva, radicata nella realtà,fatta di presenza e di comunione, di ascolto e di docilità alla grazia. “Colonnedell'edificio educativo” sono l'Eucaristia, la Penitenza, la devozione alla

Madonna, l'amore alla Chiesa e ai suoi pastori. La sua educazione è un“itinerario” di preghiera, di liturgia, di vita sacramentale, di direzione spirituale:per alcuni, risposta alla vocazione di speciale consacrazione; per tutti, laprospettiva e il conseguimento della santità. Parlando di Don Bosco, Caviglia,dice: «Il movente della sua pedagogia è la santità»

Per Don Bosco è fondamentale anche la scelta dello “stato di vita”, dellavocazione: chiamata di Dio e risposta dell’uomo. Il giovane deve essereabilitato a vedere i segni del disegno di Dio su lui. «Finche abbiam tempodomandiamo al Signore che c’insegni la strada per la quale dobbiamocamminare ». I mezzi per scoprire la propria vocazione sono principalmente tre:la trota delle buone opere, la testimonianza degli altri, il parere positivo delconfessore.

- CarattereUna caratteristica fondamentale dell’educatore è l’ottimismo. L’ottimismo

è la consapevolezza che ogni ragazzo ha in sé un punto accessibile al bene,qualcosa di positivo, facendo leva sul quale si ottiene molto di più di quanto sipensi. Don Bosco guardava al giovane con simpatia: "Basta che siate giovani

  perché io vi ami assai". Questa disposizione crea così tra educatore ededucando un canale comunicativo che permette la trasmissione di valori. Unottimismo realista che tiene conto del positivo presente in ogni giovane, chelavora educativamente perché si crei una   personalità armonica, capace diconiugare in se stessa i valori della vita e quelli della fede, ma che sa anche diavere a che fare i conti con elementi "inquinanti", provenienti dal cuore delsoggetto e da cattivi influssi dell'educazione precedente e della società.

Conclusione

Don Bosco imposta l’agire educativo attraverso un sistema educativo,preventivo, fortemente facilitante: l'amore, la ragione, la religione ne sono i

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cardini. Innamorato dei giovani, ha saputo cogliere le istanze più caratteristicherifuggendo da eccessivi soprannaturalismi: l'allegria, l'amore, la contemplazionedella natura... sono infatti le espressioni più normali del suo agire. In questocontesto di spontaneità trova posto l'atteggiamento della «ragionevolezza» edella «familiarità» che deve regnare tra l'educando e l'educatore. Attraverso il

dialogo, il rapporto personale, la collaborazione, si può stabilire il clima idealeper comunicare valori e trovare disponibilità di recezione.

Il vero educatore partecipa alla vita dei giovani, si interessa ai loroproblemi, cerca di rendersi conto di come essi vedono le cose, prende parte alleloro attività sportive e culturali, alle loro conversazioni; come amico maturo eresponsabile, prospetta itinerari e mete di bene, è pronto a intervenire perchiarire problemi, per indicare criteri, per correggere con prudenza e amorevolefermezza valutazioni e comportamenti discutibili. In questo clima di "presenzapedagogica" l'educatore da “superiore”, diventa “padre, fratello e amico”.

L'educazione è opera faticosa, dai tempi lunghi, con successi e fallimenti alterni;non ha ricette preconfezionate, perché deve fare i conti con l'irripetibilità di ognipersona, si fonda sulla convinzione che il bene presente in ogni soggetto è unvalore tale per cui vale la spesa "dare la vita".

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Tavola biografica essenziale di Don Bosco

16 agosto1815

Giovanni Bosco nasce ai Becchi, un borgo contadino

1817 muore il padre

1824 vede prefigurata In un "sogno" la sua missione

1826 prima Comunione

1827 garzone a Cascina Moglia

25 ottobre1835

veste l'abito talare e 5 giorni dopo entra in seminario aChieri

5 giugno 1841 ordinazione sacerdotale8 dicembre1841

incontra Bartolomeo Garelli

2 aprile 1842 Nasce san Domenico Savio

12 aprile 1846 a Pasqua l'Oratorio si trasferisce a casa Pinardi, Valdocco

1854 Domenico Savio entra a Valdocco

1855 il primo salesiano, don Rua, emette i voti

18 dicembre1859

inizia la Congregazione Salesiana

1868consacrazione della basilica di Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco

1872 fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice

11 novembre1875

prima spedizione missionaria

1876 fondazione dei Cooperatori Salesiani

1886 viaggio in Spagna di Don Bosco

31 gennaio1888

Don Bosco muore all'alba a Torino

"Ho promesso a Dioche fin l'ultimo respiro

sarebbe stato per i miei giovani"

San Giovanni Bosco18

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Bibliografia

BOSCO G., Cenno biografico del giovanetto Magone Michele allievo

dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Francescodi Sales, 21866.

BRAIDO P., Prevenire non reprimere. Il sistema educativo di don Bosco, Roma,LAS, 1999.

BRAIDO P., L’esperienza pedagogica di Don Bosco, Roma, LAS 1988.

CIAN L., Il sistema preventivo di don Bosco e i lineamenti caratteristici delsuo stile, Torino, Elle Di Ci, 1978.

GIOVANNI PAOLO II, Lettera Juvenum Patris, 1988.

LEMOYNE G. B., Memorie biografiche di don Giovanni Bosco, S. BenignoCanavese, Scuola Tip. Salesiana 1905, 367.

NANNI C., Il sistema preventivo di Don Bosco. Prove di rilettura per l’oggi, Torino, Elle Di Ci, 2003.

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Indice

Introduzione .............................................................................................................................................2

I giovani e l’educazione ..................................................................................................2

Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù ..................................3

Un unico segreto in tre parole ....................................................................................4

Metodo pedagogico, Impegno pastorale, Spiritualità.................................... 5

L'educando ............................................................................................................................7

1.Al centro di ogni processo formativo ........................................................7

2.Tutto il giovane ..................................................................................................... 8

3.Verso il vero, il bene, il bello .........................................................................8

4.In relazione con gli altri ....................................................................................9

L'educatore.............................................................................................................................9

1.Necessità dell’educatore .................................................................................9

2.Modello ed esempio .........................................................................................10

3.Qualità dell’educatore ....................................................................................10

Amore pedagogico ..................................................................................11

Tatto pedagogico ...................................................................................... 12

 Autorità ........................................................................................................... 13

Religiosità ...................................................................................................... 14

Carattere ........................................................................................................

14Conclusioni ...............................................................................................................................14

 Tavola biografica essenziale di Don Bosco ........................................................... 16

Bibliografia ..............................................................................................................................17

Indice............................................................................................................................................18

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