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LAVORO DI DIPLOMA DI

MICHELE PIFFERI

MASTER OF ARTS SUPSI IN INSEGNAMENTO NELLA SCUOLA MEDIA

ANNO ACCADEMICO 2010/2011

L’EVOLUZIONE DEL PENSIERO FILOSOFICO

NELL’ANTICA GRECIA

RELATORE

PASQUALE GENASCI

1

Indice

1. Introduzione ........................................................................................................................... 3

1.1 Presentazione dell’argomento ........................................................................................... 3

2. La progettazione del lavoro .................................................................................................... 5

2.1 Quadro teorico .................................................................................................................. 5

2.2 Le fonti ............................................................................................................................. 8

2.3 Le scelte didattiche ........................................................................................................... 9

2.4 Obbiettivi didattici .......................................................................................................... 11

3. L’esecuzione del percorso didattico ..................................................................................... 15

3.1 Le classi .......................................................................................................................... 15

3.2 Prima fase: le preconoscenze .......................................................................................... 15

3.3 Seconda fase: dai miti alla filosofia ................................................................................ 17

3.4 Terza fase: i filosofi della natura .................................................................................... 18

3.5 Quarta fase: i filosofi di Atene ....................................................................................... 20

4. La raccolta e l’analisi dei dati .............................................................................................. 23

4.1 Modalità di raccolta dei dati ........................................................................................... 23

4.2 Analisi dei dati ................................................................................................................ 24

4.2.1 Verifiche formative ................................................................................................... 24

4.2.2 Verifica sommativa .................................................................................................. 25

4.2.3 Questionario ............................................................................................................ 26

5. Conclusioni ........................................................................................................................... 29

6. Bibliografia ........................................................................................................................... 31

7. Indice degli allegati .............................................................................................................. 33

Michele Pifferi

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Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

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1. Introduzione

1.1 Presentazione dell’argomento

Il tema scelto per la redazione del lavoro di diploma è lo sviluppo del pensiero filosofico

nell’antica Grecia. In particolare vorrei verificare la possibilità di trattare la suddetta tematica

con ragazzi di undici anni, per poter eventualmente permettere ad altri docenti di considerare

questo argomento come un possibile approfondimento od un capitolo a sé stante all’interno

della propria programmazione.

Ammetto che si tratta di un argomento piuttosto particolare e può sembrare ardito il suo

inserimento all’interno di un programma di prima media. Tutto ciò che è legato alla filosofia,

è infatti generalmente considerato troppo ostico per poter essere proposto a degli undicenni.

Per rilevare questo diffuso sentimento mi è bastato osservare le reazioni delle persone con le

quali ho discusso del lavoro di diploma: sguardi perplessi, espressioni sbalordite,… ma anche

interesse. Da un lato per l’argomento in sé, che per quanto possa apparire complicato suscita

un certo fascino, dall’altro per il modo con cui sarei riuscito a sviluppare l’argomento con

ragazzi in giovane età.

D’altronde la capacità di astrazione del proprio pensiero progredisce con la crescita del

bambino, ed essa si sviluppa nella sua pienezza proprio durante gli anni della scuola media.

La filosofia è dunque da considerare oggettivamente difficile in tale età.

Da queste considerazioni di carattere generale e partendo dall’assunto che la filosofia

richieda capacità di astrazione non indifferenti e poco attuabili da ragazzi di prima media, è

sorta, in maniera spontanea, una semplice quanto intrigante domanda. È possibile riuscire,

attraverso l’ideazione di attività didattiche particolari, trasporre su un piano più accessibile o

addirittura più concreto, i pensieri di alcuni dei più grandi filosofi greci, in modo tale che

possano essere compresi e apprezzati da ragazzi di soli undici anni? È fattibile avvicinare

pensieri di per sé molto diversi dal vissuto quotidiano di adolescenti undicenni ad essi,

affinché questi li percepiscano non più come concetti astrusi o impalpabili idee, ma come

ragionamenti legati ad esperienze del mondo reale, oppure legati ad oggetti o immagini

concrete? È possibile offrire il pensiero filosofico greco come valida alternativa o aggiunta ad

altri temi che si possono affrontare nelle classi prime della scuola media e non più solo come

breve compendio marginale?

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Sono a conoscenza che alcuni docenti già inseriscono breve parentesi di filosofia quando

trattano l’antica Grecia. La mia domanda di partenza si spinge però oltre. Lo scopo della

ricerca è valutare se non vi siano le possibilità per approfondire alla scuola media un

argomento ritenuto troppo complesso che rientra nell’ambito della storia culturale dell’antica

Grecia, spesso messa in disparte dagli importanti temi di storia politica del periodo. Questo

non significa creare conflitti tra due tipologie di storia, ma offrire l’opportunità di considerare

anche questo aspetto come possibile ulteriore argomento da trattare.

Vorrei dimostrare come anche da un punto di vista storico avvicinarsi al mondo della

filosofia abbia una sua ragione. È a mio avviso importante concedere la possibilità ai ragazzi

di volgere lo sguardo sullo sviluppo di una determinata capacità e volontà di pensare

diversamente di alcuni importanti personaggi del mondo greco; in fondo la storia ha come

oggetto principale l’uomo in tutte le sue sfaccettature e la straordinaria capacità di riflettere,

pensare e ragionare ha avuto un peso determinante nello sviluppo della civiltà umana.

Conoscere gli esordi e i primi sviluppi della filosofia non significa limitarsi a esplorare un

capitolo della nostra storia, bensì cominciare un libro che potrà essere ampliato negli anni

seguenti, inserendo all’interno delle unità didattiche successive accenni e richiami ad altri

filosofi che con il loro pensiero e la loro ricerca hanno contribuito allo sviluppo scientifico e

razionale dell’umanità. D’altronde, già trattando la Rivoluzione scientifica o l’Illuminismo, i

ragazzi di terza media vengono necessariamente in contatto con alcuni filosofi dell’epoca.

Sarebbe bello e arricchente poter far sì che ciò si inscriva all’interno di un discorso più ampio

cominciato in prima media.

Per dimostrarne la fattibilità ho articolato un percorso didattico in più fasi, alternate da

verifiche formative. Dopo una verifica delle preconoscenze, si è passati ad esplorare le

differenze tra i miti e la filosofia, per determinare le circostanze della sua nascita. Nella terza

fase vengono affrontati i primi filosofi greci, che si concentravano sull’osservazione di ciò

che avveniva attorno a loro ed erano dediti alla realtà sensibile. L’ultima parte verte invece sui

filosofi di Atene: i sofisti, Socrate, Platone e, come approfondimento non obbligatorio,

Aristotele (si vedano gli allegati 5 e 7). Essi elevano il pensiero a concetti molto più astratti

dei predecessori (il relativismo, l’etica, il mondo delle idee, …). Infine ho distribuito un

questionario inerente il percorso svolto, nonché una verifica sommativa per stabilire se sia

effettivamente possibile svolgere in maniera incisiva questa tematica in prima media.

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

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2. La progettazione del lavoro

2.1 Quadro teorico

Restaino (1999) ci mette subito in guardia asserendo che è praticamente impossibile

definire cosa sia la filosofia, così come di conseguenza definire cosa sia la “storia della

filosofia”.1 Non ho la presunzione di entrare nel dettaglio, tuttavia per ciò che concerne più da

vicino il tema scelto è possibile rifarsi sempre a Restaino, quando trattando della nascita della

filosofia parla dei filosofi greci come padri del pensiero filosofico occidentale, capaci di

staccarsi dalle soluzioni offerte dalla tradizione poetica ed adottando un sistema di

ragionamento razionale.

Per Reale e Antiseri (2009) vi sono invece tre caratteri essenziali di cui la filosofia non può

fare a meno e che possono essere riassunti ed integrati come segue: la filosofia vuole spiegare

tutta la realtà secondo un metodo ed una spiegazione che si vogliono razionali avendo uno

scopo puramente contemplativo, ovvero scevro da qualsiasi utilizzo pratico. Cercando inoltre

di avvalorare la sua tesi sull’eccezionalità della filosofia greca, Reale et al. (2009) insistono

sull’assenza di scientificità nelle sapienze orientali.

Sviluppare un percorso dedicato al pensiero filosofico, inserito ovviamente in un contesto

ben preciso quale è il mondo della Grecia antica, ha una sua giustificazione nonché

importanza. Dobbiamo infatti ai filosofi greci importanti sviluppi nelle scienze nonché

importanti insegnamenti quali l’atteggiamento critico che occorre dimostrare di fronte a ciò

che ci circonda e verso noi stessi, all’ importanza dell’Uomo in quanto tale e la valorizzazione

delle sue potenzialità. Le Goff (1995) a questo proposito scrive:

I Greci sono stati i primi grandi scienziati e filosofi dell’Europa. […] Hanno insegnato agli europei

a sviluppare i valori positivi e le potenzialità che l’uomo possiede, a essere degli “umanisti”.

Quando il cristianesimo ha voluto insegnare agli europei a essere principalmente uomini che hanno

fede in un solo Dio, la lezione di saggezza dei greci, l’importanza della ragione e dello spirito

critico non sono state dimenticate (p. 30).

Insistendo sull’enorme influenza che la nascita del pensiero filosofico in Grecia ha avuto

sul modo di pensare dell’Occidente, anche Reale et al. (2009) esprimono l’eccezionalità di

questa svolta sulla quale a loro avviso è possibile basare una prima grande differenza tra il

1 Restaino argomenta la sua affermazione sottolineando come la varietà di correnti filosofiche sia talmente

eterogenea che difficilmente è possibile tracciare una storia che possa andare bene per tutte, così come scovare

una definizione che calzi a pennello per ogni corrente.

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mondo occidentale e quello orientale, privo della “scienza” sviluppatasi invece in Occidente

grazie all’interesse per il mondo circostante dimostrato dai primi filosofi greci:

Rilevare tutto ciò significa, né più né meno, riconoscere che in questo campo i Greci diedero alla

civiltà qualcosa che non aveva, e che – come vedremo – si sarebbe rivelata di tale portata

rivoluzionaria da mutare il volto alla civiltà medesima. Senza tener ben presente tale concetto, è

impossibile comprendere perché la civiltà dell’intero Occidente abbia preso, sotto la spinta dei

Greci, una direzione completamente diversa da quella dell’Oriente (p. 21).

Non tutti sono concordi con le affermazioni di Reale e Antiseri per quanto concerne

l’assoluta originalità del pensiero filosofico greco. Altri autori non negano infatti influenze

orientali, mentre Reale ed Antiseri le collocano unicamente su un piano culturale, politico e

religioso, separandole nettamente dalla filosofia. Si confrontino ad esempio Cambiano e Mori

(2001), molto espliciti su questo punto:

L’acquisizione e l’elaborazione di forme di sapere non sono dunque una prerogativa del solo

mondo greco, come non lo sono l’elaborazione e la conservazione scritta di esso. Gli antichi stessi,

sin dai tempi di Platone e di Aristotele, si posero la questione se la filosofia avesse avuto origine in

Grecia oppure più remotamente presso altre civiltà. […]. Forme di sapere erano esistite anche in

Oriente, ma solo in Grecia il sapere stesso era divenuto oggetto d’indagine e perno intorno al quale

costruire una forma di vita superiore ad ogni altra (pp. 5-6).

Tuttavia, come è possibile osservare, non si nega la peculiarità della filosofia greca. In altri

testi da me consultati e presenti in bibliografia è comunque presente il pensiero, come

espresso da Reale e Antiseri, che lo sviluppo del pensiero filosofico greco abbia avuto un

notevole impatto su quello che sarebbe poi stato il percorso culturale dell’Uomo occidentale.

All’interno di queste considerazioni di carattere generale sulla nascita e l’importanza della

filosofia greca sulla storia dell’Uomo, perlomeno per quel che concerne i Paesi occidentali, ho

naturalmente individuato quelle che vengono identificate normalmente come le tappe

principali del percorso che prese il pensiero filosofico.

La nascita del pensiero filosofico è attribuibile ai primi passi compiuti nello studio della

natura, in particolar modo si vede in Talete e nella sua ricerca di un arché il punto di inizio

(Sassi, 1990).2 Dopo di lui si succederanno una serie di filosofi la cui attività principale sarà il

tentativo di attribuire delle spiegazioni razionali a fenomeni naturali osservabili da ogni essere

2 Altri autori citati da Sassi non concordano con quanto asserito da quest’ultima e generalmente supportato da

Cambiano, Reale e Restaini. Essi infatti negano che l’attività presocratica abbia un vero e proprio carattere

filosofico. Personalmente ho deciso di seguire la posizione di Sassi poiché ho potuto constatare che non è

certamente solitaria né controcorrente. Cambiano spiega che lo stesso Aristotele considerò filosofi i presocratici.

Volevo inoltre evitare di intromettermi in discorsi specialistici che esulano dalle nostre competenze.

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umano. I primi pensatori greci, da taluni definiti teologi della natura (sebbene Sassi non sia

completamente concorde), rifiutarono una spiegazione del mondo circostante attraverso

l’utilizzo degli Dei olimpici, poiché il divino a loro avviso rientrava nella natura stessa (Sassi,

1990). Vi è dunque una prima grande frattura su cui occorre riflettere e che ci permette di

comprendere quali siano state le premesse per la nascita e lo sviluppo del pensiero filosofico

nella Grecia antica. È importante fornire la giusta considerazione al distacco che avvenne con

la religione tradizionale, in favore di una visione non priva del divino, ma maggiormente

incentrata sulla ragione e la razionalità delle spiegazioni (Restaino, 1999).

Benché Sassi non ne sostenga il punto di vista a causa dell’assenza di una raccolta

sistematica dei dati, all’interno del suo volume richiama il filosofo austriaco Popper, il quale

presentava i presocratici come degli scienziati consapevoli delle modalità con le quali

conducevano le proprie indagini (Sassi, 1990). Si ha l’impressione che effettivamente tale

nomea sia esagerata, tuttavia sia la visione critica dei primi filosofi verso gli altri, sia

l’importante ruolo dell’osservazione, per quanto monco, permettono a mio avviso di scorgere

i primi esordi di quella che sarebbe poi diventata in seguito una ricerca scientifica più

accurata. Da un punto di vista storico, e soprattutto del mio tema, soffermarsi sui filosofi della

natura era dunque d’obbligo.

I risultati dei primi filosofi si annullavano tuttavia a vicenda, senza pervenire ad una valida

conclusione per tutti; di conseguenza le attenzioni dei pensatori greci si spostarono

gradualmente su un altro oggetto di studio: l’Uomo. A ciò contribuirono inoltre un

progressivo indebolimento dell’aristocrazia nonché la diffusione delle conoscenze da parte dei

viaggiatori su usi, costumi e tradizioni diverse dalle proprie (Reale & al., 2009). Per

correttezza occorre sottolineare come il passaggio da una fase all’altra non sia così netto, in

quanto tenendo conto delle date biografiche di ciascun filosofo è possibile notare come le due

fasi siano in parte l’una sovrapposta all’altra.

Proprio la diffusione delle informazioni sulle diversità culturali dei popoli pose le basi per

il relativismo dei sofisti, altro punto sul quale mi sono concentrato prima di passare ai grandi

filosofi di Atene. I sofisti, contrariamente ai filosofi precedenti, posero la loro attenzione

sull’Uomo ed in particolar modo sulle sue concezioni. L’argomento, oltre ad essere una tappa

obbligata, si presta molto bene nell’ambito di una riflessione inerente il saper essere.

Atene, polo culturale per eccellenza, avrà l’onore di ospitare tre grandi filosofi dell’età

antica: Socrate, Platone ed Aristotele. Queste figure emergono in una città dove governa la

democrazia e dove il dibattito ed il confronto politico sono diffusi; la polis di Atene è un

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trionfo di sculture, edifici, storia,… che permette di porre l’Uomo al centro di tutto. Come

detto in precedenza si parla ancora della natura e dell’universo, ma oramai ci si concentra

sulla nuova realtà cittadina, sulla vita politica e morale (Restaino, 1999).

Con Socrate la filosofia diventa una missione per eliminare i pregiudizi e migliorare la

società, ricercando la risposta nel sapere; Platone istituzionalizza la filosofia fondando

l’Accademia e muta nuovamente trovando il suo scopo nello sviluppo e nell’unificazione del

sapere. Si giunge ad affrontare argomentazioni assai più variate astratte concernenti la realtà

intangibile (Reale & al., 2009). Aristotele prenderà le distanze dal mondo delle idee,

ritornando ad occuparsi del mondo reale; tuttavia allargherà il campo di azione della filosofia,

il cui scopo è oramai quello di accrescere il sapere in vari ambiti (Restaino, 1999).

2.2 Le fonti

L’argomento da me trattato è ovviamente legato al mondo greco nonché ai vari frammenti

di testi filosofici a noi pervenuti. Poiché non conosco il greco antico non ho potuto lavorare su

fonti originali per documentarmi circa le varie correnti filosofiche sorte in Grecia.

Naturalmente esistono molte traduzioni in italiano dei suddetti frammenti, e mi sono

premurato di leggerne qualcuno per approfondire il pensiero dei vari filosofi trattati, senza

tuttavia avere la pretesa di coglierne eventualmente gli aspetti più profondi. È altrettanto

scontato, ma doveroso, evidenziare come tali frammenti siano troppo difficili per essere

presentati a dei ragazzi di undici anni, sia per il loro contenuto che per il lessico utilizzato.

Pensando ad un lavoro coi ragazzi ho dunque preferito sorvolare sugli scritti dei filosofi

concentrandomi sugli aspetti generali. È pur vero che si sarebbe potuto pensare ad un percorso

che facesse un uso sistematico di frammenti semplificati, tuttavia non volevo rischiare di

cadere nella banalizzazione del messaggio. Benché ne abbia fatto uso in un’occasione ho

pertanto preferito agire differentemente.

Per prepararmi al lavoro di diploma ho cercato di approfondire la conoscenza

dell’argomento partendo innanzitutto da manuali dedicati alla storia della filosofia. In

particolar modo mi sono rifatto al manuale di Cambiano e Mori, che contiene al suo interno

un’ interessante serie di frammenti tradotti che permettono al lettore di approfondire e

verificare quanto esposto nelle pagine scritte dall’autore. Accanto ad essi ho consultato dei

libri inerenti la storia greca, in particolar modo quella del V secolo a.C. ; lo sviluppo del

pensiero filosofico è infatti strettamente legato alla nascita della democrazia ateniese e allo

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sviluppo della polis. Mi è sembrato inoltre importante avere una visione globale del contesto

nel quale si inscrive il tema da me scelto per il lavoro di diploma.

Mi sono poi dedicato alla lettura di volumi più specifici, dedicati in particolar modo alla

storia della filosofia contenenti importanti informazioni inerenti i principali filosofi trattati

con gli allievi. Essi ci hanno permesso di costruire un sapere scientifico grazie al quale

abbiamo potuto costruire con discernimento le schede distribuite in classe.

Trattandosi di ragazzi di undici anni, ho dovuto rielaborare le nozioni ed i concetti per

poterli trasmettere in maniera semplice ma non banale e per quanto possibile accattivante. Ho

dunque deciso di leggere alcuni libri di filosofia destinati ad un pubblico giovane, nonché un

romanzo, “Il mondo di Sofia”, che mi ha ispirato dandomi l’idea di svolgere un lavoro sul

pensiero filosofico e si è rivelato ottimo dispensatore di consigli. Esso è infatti un libro che ha

riscosso un notevole successo al momento della sua pubblicazione; scritto da un professore

universitario di filosofia, percorre i filosofi più importanti spiegando in maniera arguta ed

originale il loro pensiero. Per lo svolgimento del mio lavoro è stato quindi molto importante.

Sempre nell’ambito di pubblicazioni destinate ad un pubblico di ragazzi ho letto il libro di

Le Goff, estrapolando in particolare le sue interessanti considerazioni sull’importanza del

pensiero greco per la nostra civiltà occidentale.

Trattandosi un lavoro che fonde ricerca e didattica ho inoltre letto due quaderni che

vertono da un lato sulla storiografia, dall’altro su considerazioni più strettamente didattiche.

Essi hanno supportato e avvalorato le mie intenzioni, ovvero quelle di dedicarmi ad un

percorso di storia non tanto basato sugli avvenimenti, così come era concepita la storia

antecedentemente, quanto piuttosto ad una storia culturale. Essi mi hanno inoltre fatto

riflettere sull’opportunità o meno di determinate scelte, quali ad esempio l’introduzione di

documenti all’interno delle schede.

I due quaderni non mi hanno aiutato tanto nella redazione e preparazione delle lezioni,

quanto piuttosto nel ragionare su ciò che stavo facendo, rendendomi talora maggiormente

consapevole nelle mie scelte (ad esempio sul fatto di concentrarmi su una storia più

propriamente culturale che positivista).

2.3 Le scelte didattiche

Dal mio punto di vista era importante che gli allievi giungessero all’argomento nel modo

più naturale possibile, senza forzature. Evidentemente ho cercato di non scontrarmi con il

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Piano di formazione, che rimane pur sempre un punto di riferimento. A questo proposito è

utile sottolineare come la società civile e la cultura greca siano esplicitamente inserite come

temi centrali da trattare con le classi prime.

Per questa ragione prima di dedicarmi a questo percorso abbiamo avuto modo di parlare

della crescente capacità di astrazione dell’Uomo all’interno del percorso sulla scrittura,

nonché di leggere degli estratti di alcuni filosofi (Aristotele e Platone in primis), concernenti

la polis e il livello di considerazione che si aveva allora per gli schiavi. Dopo aver trattato la

società ateniese ci siamo pertanto calati nel nuovo argomento. Verrani, asserisce d’altronde

che la filosofia è figlia della polis greca (Sassi, 1990), pertanto era naturale da parte mia

parlarne non solo perché stabilito dal Piano di formazione, ma anche per poter poi introdurre

l’unità didattica successiva, quella sullo sviluppo della filosofia nella Grecia antica.

Per poter trovare una risposta alle mie domande di ricerca e trovare conferme alle mie

ipotesi, ho ritenuto indispensabile elaborare un percorso didattico (si vedano gli allegati 1 e 7)

che attraverso il connubio di schede e particolari attività, potesse aiutarmi a trasferire la

filosofia su un piano più concreto e maggiormente contiguo a quelle che sono le esperienze, le

conoscenze e le capacità degli allievi di prima media, senza tuttavia evitare anche elementi

che avrebbero potuto costituire un ostacolo più o meno grande.

Il problema maggiore da risolvere era come impostare il percorso affinché fosse perlomeno

possibile tentare di dimostrare che sia possibile parlare di filosofia anche con ragazzi di undici

anni, giudicati solitamente troppo piccoli per chinarsi su questioni astratte. In mio soccorso

sono naturalmente giunti i libri destinati ad un pubblico giovane citati innanzi nonché in

bibliografia. Essi mi hanno permesso innanzitutto di credere alla fattibilità del mio progetto,

nonché di darmi gli spunti migliori per affrontare l’argomento in maniera più concreta.

Questo era infatti a mio avviso il prerequisito per affrontate l’argomento: la concretezza.

Ero infatti convinto che per coinvolgere gli allievi fosse necessario creare delle attività in

classe che potessero spiegare in modo tangibile il pensiero di questo o quel filosofo. È per

questa ragione che ho inserito all’interno delle schede dei particolari esercizi, a fianco di

domande più tradizionali.

La scelta si è imposta considerando che vi era a mio avviso un’ulteriore ostacolo al

tentativo di rendere attrattivo l’argomento. Generalmente è infatti mia abitudine chinarmi su

vari tipi di supporto: tabelle, schemi, immagini,… Dedicandomi ad un argomento che fa del

pensiero un suo punto di forza mi era molto difficile escogitare il sistema di non limitarsi ad

una serie di testi scritti dal docente che fornissero spiegazioni su determinati punti. Non

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potendo contare troppo sull’aiuto delle immagini (che abbiamo comunque utilizzato per

rendere da un lato più concreta la persona stessa del filosofo e per rendere più accattivanti o

degni di curiosità alcuni esercizi), ho optato pertanto per particolari attività: talvolta

scientifiche, talvolta ludiche, talvolta di confronto con i propri compagni,… È sempre stata

una mia onnipresente preoccupazione quella di variegare il più possibile gli esercizi in classe,

anche perché era mio desiderio coinvolgere tutti gli allievi e non solamente i più avvezzi alla

lettura e alla scrittura, potenzialmente favoriti nell’argomento in questione.

Detto ciò, ammetto di essere cosciente dello spazio rilevante che occupano lettura e

scrittura all’interno del percorso; pur utilizzando le attività sopracitate, mi era difficile

impostare un percorso diverso, proprio a causa dell’argomento in sé. Spesso la lingua con la

quale si esprimono i concetti non è semplice, per quanto abbia tentato di renderla meno

complessa. Tuttavia, non era nemmeno mia intenzione banalizzare quanto stavamo facendo,

così come vi è in me il desiderio di arricchire il linguaggio degli allievi evitando di utilizzare

ogni volta vocaboli già conosciuti o scontati. L’italiano non è una materia relegabile

unicamente nelle sei ore a settimana concesse dal piano orario, bensì una disciplina

trasversale che occorre coltivare in ogni momento. Inoltre, mi sono sempre soffermato a

spiegare le parti più ostiche o i vocaboli poco noti.

2.4 Obbiettivi didattici

Il tema di ricerca proposto dai formatori di storia “La scuola, l’istruzione, il sapere”,

offriva un’ampia gamma di scelte didattiche, nonché la possibilità di affrontare l’argomento

da vari punti di vista, permettendoci di decidere dove concentrare principalmente la nostra

attenzione.

Come accennato, l’introduzione di un percorso sul pensiero filosofico può essere

giustificato in vari modi: l’influenza che la filosofia greca ha avuto sulle concezioni

dell’uomo occidentale, la possibilità di creare un percorso che si sviluppi anche nei successivi

quattro anni di scuola media, la nascita di un pensiero che si voleva più razionale,…

A ciò corrisponde una diversa tipologia di obbiettivi. Infatti, oltre a quelli più legati alla

conoscenza ve ne sono altri indirizzati verso un saper fare strettamente connesso al saper

essere. Prima di elencare i vari obbiettivi raggiungibili con il percorso didattico, vorrei

soffermarmi brevemente sull’ultimo aspetto da me sollevato in quanto l’abbiamo ritenuto

estremamente importante sin dall’inizio dell’ideazione del lavoro di diploma. Durante questi

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anni di formazione si è posto molto l’accento sul bisogno di educare gli allievi alla

cittadinanza, cercando di trasmettere quei valori indispensabili affinché la nostra società possa

sentirsi sana e costruttiva. Ho pensato che il tema di fondo sul quale innestare il mio lavoro di

diploma potesse essere un’occasione per trattare un argomento che potesse rifarsi in maniera

particolare proprio al saper essere.

Affrontare il percorso sullo sviluppo del pensiero filosofico consente agli allievi di

confrontarsi con un nuovo modo di vedere il mondo, di rispettare le opinioni altrui sia che

vengano ritenute giuste e veritiere sia che vengano ritenute strampalate e false, di mettere in

discussione le proprie convinzioni,…

Non voglio anticipare la lista di obbiettivi didattici che seguirà a breve, tuttavia mi

premeva sottolineare questo aspetto, proprio perché lo ritengo una componente basilare del

mio percorso. Ovviamente sono cosciente di trovarmi di fronte allievi di prima media e che il

raggiungimento degli obbiettivi legati al saper essere è possibile solo attraverso un lungo e

costante lavoro. Tuttavia, questo percorso può a mio avviso consentire di cominciare ad

affrontarli, sollevando alcune questioni e provando a far riflettere gli allievi sui punti appena

nominati.

Al di là degli obbiettivi attribuibili alle competenze, mi auguro che questa tematica abbia

potuto essere apprezzata dagli allievi e che sia riuscita ad interessarli.

Sapere (obbiettivi cognitivi)

L’allievo conosce alcuni elementi della religione greca, in particolar modo il ruolo rivestito

dagli Dei greci.

L’allievo è in grado di definire cosa sia un arché, riconoscendo di conseguenza lo scopo a cui

miravano i primi filosofi greci.

L’allievo conosce a grandi linee dove si sviluppò la filosofia ed il periodo di maggior sviluppo

(nell’ambito del percorso trattato).

L’allievo individua i fattori che consentirono uno sviluppo più agevole del pensiero filosofico

nell’antica Grecia.

L’allievo coglie nell’affermazione della democrazia ateniese uno dei presupposti per lo

sviluppo della filosofia verso l’Uomo e non più solamente verso la natura.

L’allievo individua la differenza che intercorre tra una spiegazione svolta tramite il mito ed

una tramite la filosofia.

L’allievo capisce il ruolo e lo scopo che secondo alcuni filosofi aveva la filosofia.

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L’allievo coglie le implicazioni che le affermazioni di taluni filosofi potevano avere per la

società greca, in particolare percepisce quanto un pensiero controcorrente possa essere

ritenuto minaccioso da una società che poggia su valori e usanze consolidate.

L’allievo riconosce lo sviluppo ed il cambiamento che subì il pensiero filosofico, che passò

dall’osservazione del mondo circostante all’osservazione del ruolo dell’Uomo nella società e

nel mondo.

L’allievo conosce alcune correnti filosofiche dell’antica Grecia e le associa ai filosofi trattati.

Saper fare (obbiettivi metodologici)

L’allievo sa esprimere oralmente e per iscritto le proprie opinioni e considerazioni personali

senza timore di dover essere necessariamente nel giusto.

L’allievo sa confrontarsi con testi di non sempre facile comprensione, rispondendo a delle

domande inerenti a quest’ultimi.

L’allievo riflette su problemi posti dal docente, cercando di immedesimarsi nei filosofi greci.

L’allievo sa completare schemi riassuntivi.

L’allievo riesce a risolvere alcuni problemi attraverso il ragionamento adottato da taluni

filosofi visti in classe, mettendo in pratica quanto visto nella teoria.

L’allievo si adatta a studiare l’argomento attraverso attività che richiedono capacità differenti

(completare schemi, disegnare, risposte aperte, esperimenti “scientifici”, colorare,…).

Saper essere (obbiettivi socio-affettivi)

L’allievo lavora costruttivamente aiutando i propri compagni quando si rivela necessario,

apportando il proprio contributo in maniera positiva.

L’allievo mette in discussione le proprie convinzioni personali o concetti radicati nella nostra

società, riconoscendo che vi sono diversi punti di vista non necessariamente in

contrapposizione tra loro o suddivisibili in categorie riconducibili a “giusto” o “sbagliato”.

L’allievo sviluppa un senso di rispetto nei confronti di opinioni diverse le une dalle altre, per

quanto possano essere distanti dalla sua o dal senso comune.

L’allievo si confronta con un approccio al mondo circostante e all’essere umano molto

diverso rispetto a quello che solitamente si è portati ad avere.

L’allievo sviluppa un senso di curiosità nei confronti del ruolo dell’Uomo nel mondo e nei

confronti di ciò che lo circonda.

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3. L’esecuzione del percorso didattico

3.1 Le classi

Il percorso è stato svolto in due classi di prima media. Una classe è composta da 11 maschi

e 11 femmine. Ci sono sette allievi il cui profitto globale è al di sotto o appena sopra la

sufficienza. Ci sono un paio di allievi particolarmente brillanti, tuttavia non si può dire che la

classe nel suo insieme sia particolarmente forte. A ciò si aggiunge una generale mancanza di

curiosità e di interesse che ho avuto invece modo di constatare in altre classi di prima in cui

ho lavorato. Ciò può essere un riflesso delle carenze oggettive di diversi allievi.

L’altra classe è composta da 9 maschi e 12 femmine. Gli allievi deboli sono pochi rispetto

alla classe precedente; al di là del profitto, ciò che è possibile cogliere in loro è la curiosità.

Sia i ragazzi che le ragazze sono molto più attivi e partecipi, portano libri in classe, si

dimostrano interessati, vogliono scendere nei particolari e raccontano di episodi privati legati

in un modo o nell’altro a quello che stiamo facendo in classe (ad esempio la visita ad un

museo). Il clima di lavoro è dunque differente.

Con il percorso si intendeva verificare l’eventuale difficoltà per gli allievi più bravi, la

capacità di assimilazione da parte degli allievi più fragili, o la sostanziale uguaglianza dei

risultati rispetto a quelli ottenuti con le altre unità didattiche (ciò sarebbe comunque un

risultato interessante perché dimostrerebbe la sostanziale fattibilità dell’inserimento della

materia nel programma).

3.2 Prima fase: le preconoscenze

La verifica delle preconoscenze (si veda l’allegato 6) aveva più scopi: controllare quanto

gli allievi già sapessero in maniera generale sull’argomento, incuriosirli, osservare le loro

reazioni di fronte a domande particolari (ad esempio quella sui coccofanti) e verificare la loro

capacità di adattarsi a questa particolare situazione.

La verifica inizia con domande generali per poi entrare nel dettaglio. Da definizioni e

coordinate (luogo, tempo, nomi), si giunge ad una domanda difficile che richiedeva dei

prerequisiti.

Le ultime tre domande riflettono invece il pensiero di tre filosofi differenti: Talete, Zenone

e Platone. Abbiamo scelto loro in quanto a mio avviso rappresentativi del percorso compiuto.

Michele Pifferi

16

Non ho ritenuto opportuno trascrivere i risultati in una tabella per farne un’analisi

dettagliata in quanto le domande lasciavano una tale libertà di risposta da rendere vana una

categorizzazione delle varie opinioni degli allievi. Mi limiterò a brevi osservazioni.

Prima domanda: le risposte sono state molto variegate. In generale ci si è risposti

definendo la filosofia una specie di racconto, di riassunto o di poesia; altri l’hanno definita

una forma di scrittura, lo studio dei caratteri dell’Uomo, una scienza; qualcuno ha posto

l’accento sul diverso modo di pensare, sul porsi delle domande e sull’osservazione della realtà

da un diverso punto di vista.

Seconda domanda: 14 allievi non hanno dato la risposta, sono stati troppo vaghi (“nella

storia”, “nel mondo”) o hanno sbagliato Paese (U.S.A, Egitto). Le difficoltà maggiori si sono

riscontrate con la datazione, dove le risposte sono state dettate dall’azzardo.

Terza domanda: la maggior parte degli allievi ha scritto uno o più nomi dei filosofi che

avevamo incontrato nell’UD precedente (Aristotele, Platone e Senofonte). Una decina di

allievi ha lasciato in bianco, mentre in sei casi sono spuntati nomi diversi: Archimede, Galileo

e Voltaire. Ciò può essere dovuto sia a lezioni svolte con altri docenti (penso soprattutto a

matematica per Archimede) che a conoscenze personali.

Quarta domanda: era certamente la domanda più difficile poiché richiedeva che gli allievi

sapessero già cosa fosse la filosofia e cosa fossero i miti. Solo 13 ragazzi hanno fornito una

risposta, attribuendo solitamente un carattere più veritiero alla filosofia ed un carattere

menzognero o fantastico al mito. In un solo caso è stato espresso il contrario.

Quinta domanda: Essendo la domanda poco impegnativa tutti hanno risposto, sebbene la

maggior parte si sia limitata a rispondere “sì” o “no” in maniera casuale. Gli altri hanno usato

la logica affermando che l’acqua è un liquido, oppure assumendo un atteggiamento

“filosofico” asserendo che dall’acqua si crea tutto.

Sesta domanda: Gli allievi si sono divisi in parti uguali tra sostenitori del “sì” e sostenitori

del “no”. Chi ha fornito una ragione al no, si è basato sull’esperienza, chi ha risposto

affermativamente ha ragionato in termini di condizioni fisiche dell’uomo in gara.

Settima domanda: Tutti hanno risposto, fornendo in generale delle spiegazioni fataliste:

“perché è stato voluto così”, “perché Dio ha deciso così”, “perché è così punto e basta”.

Accanto ad esse ci sono state risposte più scientifiche: “non si possono accoppiare due

animali di specie diverse”, “perché ogni animale ha la sua specie”.

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

17

3.3 Seconda fase: dai miti alla filosofia

L’obiettivo di questa fase del percorso (si vedano gli allegati 1 e 7) è di mostrare il

cambiamento di prospettiva ad un dato momento della storia della Grecia antica. Non ritenevo

infatti opportuno immergersi in campo filosofico senza aver prima osservato più da vicino

quali erano le credenze ed il modo di concepire il mondo da parte dei Greci. L’avvento del

pensiero filosofico coincide infatti con un primo distanziamento dalla religione tradizionale,

concepita attraverso i miti (in particolare quelli cosmogonici) e gli Dei dell’Olimpo.

Occorreva pertanto che gli allievi entrassero in contatto con la cultura religiosa greca, non

necessariamente ad un livello profondo, ma quanto bastava per consentire loro di cogliere poi

la differenza del pensiero filosofico rispetto a quello religioso. Due punti importanti dovevano

in particolar modo emergere: da un lato la critica rivolta ad una concezione religiosa

considerata ormai da taluni ben poco realistica e veritiera, dall’altro il tentativo e la volontà di

spiegare il mondo attraverso la ragione e la razionalità. Tutto ciò evitando di sminuire il ruolo

che la religione manteneva comunque nella società greca e finanche nella maggior parte dei

filosofi, che pur rifiutando il modello tradizionale non si spingevano fino a negare l’esistenza

del Divino (Cambiano & al., 2001).

Per affrontare queste tematiche con la classe ho pensato innanzitutto ad un lavoro a gruppi

(si vedano gli allegati 2 e 8) che permettesse agli allievi di venire in contatto con il mondo

degli Dei greci in maniera curiosa e per quanto possibile divertente o stimolante, attraverso

l’utilizzo di miti, immagini e schemi che indicassero come la società degli Dei concepita dai

Greci non fosse altro che un riflesso della stessa società greca, con i suoi vizi e le sue virtù.

L’aspetto esteriore, i sentimenti, le emozioni, e diverse attività svolte o patrocinate dagli Dei

sono infatti direttamente paragonabili agli esseri umani.

Ho in seguito abbordato tramite delle schede sia il significato di filosofia che la differenza

rispetto ai miti. In particolar modo ci si è concentrati sulle critiche che i filosofi rivolgevano

alla religione, ciò grazie anche all’ausilio di un frammento piuttosto esplicito scritto da

Senofane. Ho pertanto optato eccezionalmente per una testimonianza diretta, sia per fornire

una sfida differente agli allievi, sia per fornire maggiore credibilità alle nostre affermazioni e

scoprire concretamente quale fosse l’opinione di una di queste persone che osavano fornire

un’altra interpretazione dei fatti.

Al termine di questa fase ho cercato di riallacciarmi all’unità didattica precedente per

identificare e richiamare alla memoria quei fattori direttamente o indirettamente implicati

nello sviluppo del pensiero filosofico. Per quanto strano possa sembrare, la circolazione della

Michele Pifferi

18

moneta in sostituzione al baratto e la diffusione e l’utilizzo dell’alfabeto introdotto a suo

tempo dai Fenici modificarono le capacità di pensiero ed astrazione dell’Uomo, rendendolo

meno legato alla realtà e più avvezzo a simboli e mezzi più o meno simbolici (naturalmente il

valore delle monete era ancora intrinseco all’epoca, visto che erano d’oro, d’argento o di altri

metalli; tuttavia la moneta non aveva nessun legame con l’oggetto).3 La democrazia

costringeva inoltre al dialogo e alla ricerca di compromessi, sviluppando le capacità

dialettiche e linguistiche, non di tutti i Greci ovviamente, ma di una parte di essi, seppur

minima.

Gli allievi hanno generalmente accolto con piacere il lavoro a gruppi e mi sono sembrati

interessati sia alle modalità di lavoro proposte che alle schede a loro distribuite.

Tutti i gruppi sono giunti, chi in modo più dettagliato chi in maniera più semplicistica, alla

conclusione che gli Dei greci somigliavano agli umani, in base ai vari livelli evidenziati in

precedenza (fisico, emotivo,…).

3.4 Terza fase: i filosofi della natura

In questa fase lo scopo era di avvicinarsi ai primi filosofi greci, principalmente vissuti nelle

colonie greche dell’Asia minore. Una volta osservata la differenza tra la religione greca e

l’approccio filosofico dettato dalla ragione, i nostri sforzi si sono concentrati

sull’esemplificazione delle principali correnti di pensiero e dei primi passi mossi dalla

filosofia, che come detto in precedenza si occupò di razionalizzare gli eventi naturali

sottraendoli al puro arbitrio degli Dei.

Le modalità di scelta dei filosofi sono già state esplicitate in precedenza, per cui non

ritorneremo su questo argomento. Come già asserito in precedenza, per rendere tangibile il

pensiero filosofico di alcuni pensatori greci, ci siamo avvalsi di piccole attività concrete che

permettessero agli allievi di cogliere l’essenza del ragionamento o di verificarlo in prima

persona (si vedano gli allegati 1 e 7). Nel caso specifico, poiché i primi filosofi possono

essere quasi definiti degli “scienziati”, abbiamo optato per due esperienze scientifiche che

permettessero di supportare le teorie di Talete, come è possibile vedere nell’allegato 1 sia a

pagina 8 che a pagina 9.

3 Nel supportare tali affermazioni mi avvalgo delle dichiarazioni orali fatte dal prof. Franco Zambelloni durante

un corso di filosofia sull’antica Grecia.

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

19

In seguito ci siamo addentrati nel campo della logica con Parmenide e Zenone, avversari

dell’arché. In questo caso le difficoltà erano visibilmente più grandi. Ci era difficile

immaginare di portare la logica su un piano concreto, soprattutto perché lo stesso concetto di

paradosso utilizzato da Zenone è un ostacolo oggettivamente arduo. Abbiamo pertanto deciso

di utilizzare degli esempi per cercare di rendere comprensibili sia il pensiero di Parmenide che

quello di Zenone. L’idea originale era di realizzare fisicamente la storiella di “Achille e la

tartaruga”, facendo impersonare i due personaggi a due ragazzi per classe. Tuttavia, alcuni

dubbi che avevo sono maturati fino a convincermi che, per quanto accattivante, la modalità

non era la migliore. Ho quindi optato per un’attività di disegno, in quanto consentiva la

visualizzazione di un maggior numero di spostamenti. I ragazzi hanno comunque apprezzato

l’attività.

In maniera succinta abbiamo poi brevemente osservato la contrapposizione tra Parmenide

ed Eraclito, in modo tale che fosse più semplice affrontare Empedocle, le cui teorie sono state

dimostrate attraverso delle attività di colorazione. Infine, grazie ai Lego, abbiamo cercato di

individuare la folgorante idea di Democrito sulla struttura del mondo.

Rispetto alla fase precedente in cui ci si chinava su argomenti generali di vasta portata, con

questa parte del percorso si inizia un viaggio nel particolare, ricercando le peculiarità di

ciascun pensatore greco trattato nelle schede.

Assecondando le mie speranze, gli allievi si sono immediatamente appassionati

all’argomento, soprattutto grazie alle attività speciali proposte. I ragazzi erano molto curiosi

di verificare le loro ipotesi ed hanno apprezzato questo nuovo approccio alla materia

attraverso domande, osservazioni e testimonianze in merito a questioni sulle quali erano più o

meno informati. Con mio stupore la parte sulla logica ha avuto un buon successo, nonostante

in una classe ci sia voluta un’intera ora per vincere le reticenze dovute alla difficoltà di

staccarsi dalla realtà. Nell’altra gli allievi hanno quasi immediatamente accettato il pensiero di

Parmenide e Zenone, cogliendo al volo gli esempi. Sono rimasto piuttosto colpito dalla

flessibilità mentale che molti ragazzi hanno dimostrato di possedere in relazione a questo

argomento.

In generale, se spronati e sollecitati gli allievi si sforzavano immediatamente di trovare

delle soluzioni più complete o specifiche. Sorprendentemente sono i miti ad aver causato il

maggior numero di difficoltà. Tali testi sono stati in seguito letti da tutta la classe in modo tale

che ciascuno potesse partecipare alla discussione. Gli allievi hanno colto immediatamente

l’insegnamento celato dietro il mito, ma non riuscivano a focalizzarlo concretamente. Le loro

Michele Pifferi

20

risposte non erano errate, ma quasi nessuno si avvicinava ad identificare l’origine o la nascita

da un lato del ragno, dall’altro delle stagioni. Infine gli sguardi si sono illuminati, tuttavia è

occorso parecchio tempo. Vorrei evidenziare che il mito non è un argomento prettamente

filosofico, bensì fa parte del programma di italiano di prima media. In questo caso le difficoltà

erano pertanto legate alla comprensione e al genere testuale, non al tema della filosofia.

3.5 Quarta fase: i filosofi di Atene

In quest’ultima fase del lavoro mi sono occupati di mostrare l’evoluzione del pensiero

filosofico che, dopo essersi soffermato inizialmente su tematiche naturali, si è infine dedicato

sempre più al ruolo dell’Uomo nella società civile e allo spazio che esso occupa nel mondo (si

vedano gli allegati 1 e 7). Le polis si evolvono e ad Atene, modello di città vincente anche da

un punto di vista culturale, appare la democrazia; occorre far fronte ad una nuova realtà

cittadina in cui taluni si devono assumere le proprie responsabilità e amministrare la polis.

Appaiono così i primi interrogativi sull’etica, sulla morale e sulla politica, suprema forma di

espressione e cultura per i Greci.

I tre filosofi per eccellenza di questo periodo sono Socrate, Platone ed Aristotele. Per

ragioni puramente tempistiche ho lasciato come approfondimento non obbligatorio la

poliedrica figura di Aristotele, senza tuttavia intaccare gli obbiettivi del mio lavoro ( si vedano

gli allegati 5 e 7). L’evoluzione del pensiero è infatti già molto evidente occupandosi di

Socrate e soprattutto di Platone.

Prima di dedicarmi a queste importanti figure, ho deciso di affrontare i sofisti. Ci sono due

motivazioni principali che mi hanno indotto ad operare questa scelta. Innanzitutto, ritenevo

che il concetto espresso da questo gruppo di filosofi operanti nell’arco del V secolo a.C. fosse

molto interessante, arricchente e degno di discussione. A mio avviso con i sofisti si possono

toccare degli aspetti del “saper essere” non indifferenti. I valori in cui crediamo, su cui si

fonda la nostra società sono relativi? Le mie idee personali sono necessariamente le migliori e

le più corrette? Il modo in cui gli altri popoli concepiscono il mondo è sbagliato? Vi sono

varie domande che si potrebbero porre e vi sono vari indirizzi che è possibile seguire in base

alla reazione della classe. Secondo la mia opinione è comunque possibile includere

nell’argomento quella famosa e tanto auspicata “educazione alla cittadinanza”. La seconda

motivazione è puramente tecnica: i sofisti vengono trattati in maniera distinta anche nei

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

21

manuali e viene inoltre affermato come spesso si tenda ad assimilare Socrate ai sofisti. Per

correttezza scientifica ho dunque separato gli argomenti.

Le difficoltà concettuali di questi filosofi sono oggettivamente più alte rispetto ai filosofi

della natura ed i temi trattati molto più numerosi. Ho quindi operato delle scelte ponderate

senza avere la presunzione di poter approfondire i vari aspetti di ciascuno. Anche per questa

fase ho prediletto alcune attività particolari: per i sofisti ho optato per un sondaggio, per

quanto concerne Socrate mi sono affidato domande stravaganti e difficilmente risolvibili

correttamente o consapevolmente dagli allievi; con Platone ho operato su vari fronti facendo

disegnare gli allievi, preparando dei biscotti da mostrare ai discenti e facendo brevi domande

di comprensione, concentrandomi principalmente sul mondo delle idee e sul ruolo che la

filosofia avrebbe dovuto avere.

Gli allievi hanno reagito positivamente a questo nuovo capitolo, che nonostante la

complessità ha suscitato curiosità. La mia impressione è che gli allievi abbiano aumentato il

loro grado di interesse con il progressivo passaggio a temi maggiormente difficili. Credo che

le attività abbiano giocato un ruolo importante, poiché gli allievi si sono divertiti a svolgerle e

di conseguenza ciò ha permesso di superare gli ostacoli più grandi. Rimane comunque

fondamentale la capacità del docente di proporre degli esempi vicini alla realtà degli allievi e

alla loro portata, soprattutto quando sembra che il concetto non sia stato correttamente o

pienamente recepito da tutti gli allievi. A mio avviso ritengo che questa parte, al di là dei

risultati sia stata un successo, in quanto anche durante altre lezioni gli allievi si riallacciavano

ai filosofi precedenti e cercavano di sconfessare o porre sotto un’altra luce quanto stavamo

svolgendo sia a storia che a italiano.

L’approfondimento su base volontaria di Aristotele riflette il mio desiderio di affrontare

dei temi riconducibili all’educazione della cittadinanza: uguaglianza, diversità e dignità

dell’essere umano mi sembrano aspetti decisamente importanti e centrali anche in un’ottica

educativa. Per affrontarli ho optato in parte delle domande e un’attività semplice che consiste

nel completare uno schema. Da parte mia ho cercato di non rendere il tutto più difficile di

quanto già non fosse.

Michele Pifferi

22

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

23

4. La raccolta e l’analisi dei dati

4.1 Modalità di raccolta dei dati

Per raccogliere dati concernenti i progressi degli allievi, l’assimilazione dei concetti

principali e la capacità di applicarli quando richiesto, ho optato per la distribuzione di tre

verifiche formative (si veda l’allegato 9) che permettessero di fare un punto della situazione al

termine di ogni fase e che mi consentissero di rispiegare quegli aspetti che non erano stati

compresi a fondo o che presentavano ancora delle lacune.

Le verifiche formative, dopo un primo approccio più sistematico e laborioso, sono state

svolte in modalità di lezione dialogata. Questo perché mi sono accorto che il rapporto

tempo/risultati non era soddisfacente. Il tempo impiegato era molto e portava a risultati che

avrei potuto ottenere in maniera molto più semplice e forse più utile, consentendomi di

percepire immediatamente dove si nascondessero i problemi e le difficoltà, sondando in

particolare gli allievi più fragili; senza contare la possibilità di intervenire immediatamente

rilanciando la discussione e aumentando il coinvolgimento degli altri. Per rimediare a concetti

parzialmente o totalmente non compresi, mi sono spesso affidato a spiegazioni tra pari. In

questo modo avevo anche la possibilità di verificare la correttezza del ragionamento di chi

proponeva il chiarimento; altre volte ho preso in disparte alcuni allievi e ho spiegato loro ciò

che non era perfettamente chiaro. Ciò è avvenuto soprattutto nei casi in cui gli allievi

manifestavano insicurezza verso le conoscenze apprese e occorreva unicamente un breve

riordino delle idee. Il fatto di avere infine delle risposte uguali o simili per tutti era inoltre

motivo di sicurezza per gli allievi.

La vera e propria raccolta di dati sistematici è stata possibile grazie ad una classica verifica

sommativa, riassuntiva dei vari contenuti trattati nel percorso (si vedano gli allegati 4 e 11).

Ad ogni domanda sono associati dei punti che, una volta raccolti, mi hanno permesso di

stabilire una valutazione individuale per ciascun allievo.

Le tre verifiche formative e la verifica sommativa sono costruite prevalentemente su

domande dirette, il che può essere visto come una contraddizione rispetto alla costruzione del

percorso. Tuttavia, mi era assai difficile concepire delle verifiche formative che integrassero

le attività particolari svolte lungo il percorso; mi riferisco soprattutto alle attività più ludiche o

alle esperienze. Il mio obbiettivo non era inoltre verificare la capacità di disegnare, colorare

od utilizzare dei Lego, bensì permettere agli allievi di recepire determinati concetti. Le attività

Michele Pifferi

24

avevano unicamente lo scopo di favorire l’assimilazione dei concetti permettendo a tutti di

affrontare domande inerenti l’argomento; esse erano solamente un mezzo e non il punto di

arrivo sul quale poi testare gli allievi. Insisto su questo punto poiché altrimenti non si

riuscirebbe a capire l’apparente incongruenza tra il modo in cui è stato concepito il percorso e

le verifiche sottoposte agli allievi.

Per quanto concerne la raccolta di dati in relazione alla percezione che gli allievi hanno

avuto del percorso didattico, ho distribuito ad entrambe le classi un questionario con domande

aperte. Un questionario con domande chiuse sarebbe stato ideale per poter avere dei dati

precisi e quantificabili, tuttavia vista l’ampiezza dell’argomento e la mia assenza di esperienza

nel costruire questionari, ho optato per un questionario meno tecnico che mi concedesse

comunque la possibilità di avere dei risultati indicativi per poter elaborare un commento

globale.

4.2 Analisi dei dati

4.2.1 Verifiche formative

Non mi soffermerò molto su questo punto in quanto, come detto in precedenza, le verifiche

formative avevano uno scopo prettamente personale ed erano funzionali ad una migliore

preparazione degli allievi. In generale ho potuto constatare un aumento di partecipazione e di

un certo spirito critico col progressivo aumento della complessità degli argomenti. Benché mi

sia reso conto delle difficoltà che incontravano gli allievi, la maggior parte di essi si è attivata

raccogliendo la sfida sia con curiosità che con perplessità. Anche alcuni allievi molto fragili

che solitamente sono poco partecipi o poco attenti si sono saltuariamente attivati rispondendo

ai quesiti o ponendo loro stessi delle domande.

Non posso certo affermare che tutti gli allievi abbiano saputo agganciarsi positivamente

all’argomento o che abbiano mostrato dei progressi, tuttavia sono rimasto colpito dal fatto che

nonostante le oggettive difficoltà concettuali, molti – tra cui alcuni allievi deboli – si siano

interessati sempre più all’argomento. A mio avviso le verifiche formative sono servite a

diversi allievi per rafforzare quanto già si sapeva e per aggiustare quanto era poco chiaro. Ad

un’esigua minoranza dubito sinceramente che possano essere servite, per quanto io abbia poi

fornito spiegazioni supplementari.

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

25

4.2.2 Verifica sommativa

I risultati emersi dalla verifica sommativa sono confortanti in quanto la maggior parte degli

allievi ha conseguito un risultato positivo; anche allievi che solitamente hanno note poco

brillanti sono riusciti ad ottenere un discreto punteggio (si veda l’allegato 12). Le poche

insufficienze sono inoltre di minore entità rispetto a quelle accumulate nel corso delle

precedenti verifiche di storia e, per quanto non possano certamente soddisfare, mostrano che

l’argomento non deve essere considerato tabù, anche perché tali allievi non hanno raggiunto

la sufficienza per pochi punti.

Gli errori in cui sono incappati maggiormente sono prevalentemente da ricondurre a

imprecisioni o alla semplice trascrizione di quanto sostenuto dal filosofo in questione, senza

allacciarsi alla domanda posta nella verifica. Le domande in cui gli allievi hanno brillato

meno sono la 3 e la 6. Nel primo caso in diversi si sono limitati a spiegare il meccanismo

utilizzato da Zenone, senza esplicitare il fondamento stesso dell’esempio, ovvero la volontà di

dimostrare l’assenza di movimento nella realtà. Non credo che questo sia dovuto ad una

scarsa conoscenza dell’argomento, quanto alla tendenza di fiondarsi immediatamente nello

spiegare il punto della situazione a scapito del contesto nella quale la stessa si inserisce.

L’ultima domanda, essendo il commento ad un’immagine, richiedeva invece di toccare più

punti; vi è pertanto chi si è dilungato su un aspetto tralasciando gli altri, perdendo così la

possibilità di raggranellare qualche punto in più.

Gli esercizi che hanno sollevato meno problemi sono invece quelli su Parmenide ed i

sofisti. Le domande non erano certamente più semplici o molto dissimili rispetto alle altre, a

dimostrazione che con un po’ più di attenzione e concentrazione si sarebbe riusciti ad evitare

le imprecisioni riscontrate altrove e di cui si è accennato poc’anzi. La verifica era alla portata

dei ragazzi, sebbene ovviamente per i più deboli non si sia mostrate molto più abbordabile

rispetto a quelle svolte nei mesi precedenti. Tuttavia, come già detto, diversi allievi sono

riusciti a mantenere o migliorare anche in modo significativo i propri risultati.

Come evidenziato dalle tabelle, molti allievi sono infatti riusciti ad ottenere il pieno

punteggio in vari esercizi e ad assicurarsi un esito positivo anche nei rimanenti. Come docente

sono piuttosto soddisfatto poiché all’inizio del percorso, benché lo sperassi, non mi attendevo

uno scenario di questo tipo. Non credo che la verifica fosse facile rispetto a quanto svolto in

classe, poiché accanto a domande più vincolate allo studio ve ne erano altre in cui si

richiedeva un collegamento con delle teorie per poi risolvere un problema pratico. Da questo

punto di vista ritengo che le verifiche formative siano state certamente utili.

Michele Pifferi

26

Tali risultati, benché limitati a due sole classi di prima media e pertanto non generalizzabili

a tutte le classi nel Cantone, evidenziano la fattibilità di seguire un percorso orientato più sulla

storia culturale in senso stretto che sulla storia evenemenziale e consentono di riflettere sulla

possibilità di introdurre un nuovo argomento all’interno della programmazione di prima

media.

4.2.3 Questionario

Il questionario (si vedano gli allegati 3 e 10) è stato compilato in forma anonima, per

garantire ai ragazzi la riservatezza nei confronti delle loro opinioni. I risultati emersi non mi

hanno stupito in quanto sia negli aspetti positivi che in quelli negativi sono apparse delle

risposte alle quali avevo già pensato e che erano prevedibili.

In generale gli allievi hanno rimarcato quanto il percorso sia stato interessante, poiché

trattava un argomento molto particolare, poco conosciuto, al cui interno si scoprivano pensieri

strani e differenti rispetto ai nostri. L’altro elemento largamente apprezzato dagli allievi è

stato l’utilizzo delle attività particolari svolte per avvicinare i ragazzi al pensiero filosofico.

Sono state ritenute divertenti nonché utili all’apprendimento.

Gli aspetti negativi erano abbastanza prevedibili. La lunghezza del percorso, assieme

all’alto numero di filosofi trattati, alle troppe domande e ai troppi nomi strani è l’onnipresente

aspetto negativo citato dagli allievi. Anche in vista dello studio per la verifica il materiale è

stato considerato troppo vasto, benché abbia più volte ricordato loro che non pretendevo

minimamente che essi sapessero le biografie, le date o l’elenco di tutti i filosofi trattati. Ero

cosciente che il percorso fosse molto lungo, ma questo rientrava nello scopo del lavoro: avevo

bisogno di testare il maggior numero di situazioni possibili per giungere ad una conclusione

rilevante e completa il più possibile. Ho sentito il bisogno di affrontare vari filosofi per

individuare dove si situassero le maggiori difficoltà. Detto ciò, anche io a posteriori avrei

sicuramente accorciato o tolto determinati passaggi.

Il percorso è stato ritenuto da una larga maggioranza di media difficoltà. Un quarto degli

allievi l’ha ritenuta difficile, mentre tre allievi l’hanno ritenuta facile. In base alla percezione

degli allievi non si evidenzia dunque una maggiore complessità rispetto ad altri argomenti.

Infatti il percorso è stato ritenuto proponibile nuovamente ad altre classi di prima media in

quanto interessante, divertente e particolare.

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

27

Gli elementi facili e difficili sono molto disparati e dipendono dall’allievo in questione. In

generale i filosofi della natura, le schede sugli Dei e le attività sono stati considerati facili,

mentre Parmenide, i nomi ed in generale i pensieri dei filosofi sono stati ritenuti difficili. Vi è

però anche chi ha espresso il contrario, perciò è piuttosto difficile farsi un’idea più accurata.

Le proposte degli allievi riflettono le critiche rivolte al percorso. I ragazzi hanno proposto

in generale meno fogli, meno filosofi e l’abolizione delle brevi biografie; vi sono stati anche

dei ragazzi che hanno chiesto un minor utilizzo della scrittura (aspetto largamente previsto e

discusso nelle riflessioni). Alcuni hanno proposto l’utilizzo di filmati in sostituzione delle

schede. Al di là delle indicazioni generali vi sono poi le varie sensibilità personali, molto

diverse tra di loro e spesso in contrapposizione (ad esempio più esercizi/meno esercizi).

Michele Pifferi

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Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

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5. Conclusioni

Il percorso svolto con gli allievi è stato lungo e faticoso, sia per i ragazzi che per il docente.

Vorrei ribadire che non era mia intenzione affrontare l’argomento trattato in maniera

accademica, precisa e scevra da contestazioni. Ciò per due semplici ragioni: da un lato sono

solo appassionato all’argomento, non sono un esperto né tantomeno mi sto abilitando

all’insegnamento della filosofia alla scuola media. Secondariamente stiamo parlando del

modo di affrontare temi piuttosto complicati con ragazzi di undici anni; era dunque necessario

semplificare il tutto, per quanto io abbia tentato di non banalizzarlo. Lo scopo ultimo era di

osservare le reazioni degli allievi di fronte all’argomento, provare a proporlo in maniera

divertente o coinvolgente, nella speranza di interessare ed incuriosire gli allievi, consentendo

loro di apprendere cose nuove e di lavorare sul loro saper essere.

I risultati scaturiti dalla verifica sommativa e dal questionario, per quanto circoscritti a due

sole classi, sono incoraggianti. I ragazzi sono riusciti ad ottenere dei buoni risultati, ma

soprattutto a migliorarli rispetto alle valutazioni delle verifiche precedenti, segno che

l’argomento trattato è alla loro portata e che con piccoli accorgimenti può essere svolto

esattamente come le altre tematiche stabilite per la prima media. Le impressioni raccolte

tramite il questionario sono molto eloquenti, poiché gli allievi sono stati molto lucidi

nell’evidenziare quanto poteva essere modificato od eliminato, così come sono stati molto

chiari nel ritenere riproponibile l’argomento a nuove classi di prima media in quanto ritenuto

interessante, innovativo e divertente. Tali affermazioni non sono state scritte per compiacere il

docente poiché al di là dell’anonimato la buona relazione che intercorre tra me e la classe è

dovuta alla consapevolezza che accetto di buon grado le osservazioni che mi vengono fatte,

siano esse positive o negative.

In conclusione vorrei sottolineare che, pur non essendo stato facile, l’elaborazione e la

conduzione di un percorso sull’evoluzione del pensiero filosofico nell’antica Grecia è

fattibile, purché il docente cerchi di collegare quanto viene svolto al vissuto quotidiano degli

allievi e i contenuti siano proposti attraverso attività diverse e coinvolgenti. Lo sforzo è

notevole, ma i risultati possono essere positivi anche in classi poco brillanti, come dimostrato

dall’esito della verifica sommativa. L’argomento, per quanto inizialmente guardato con

sospetto, è stato infine accettato con entusiasmo dalla maggior parte degli allievi, i quali

hanno avuto modo di arricchirsi non solo con delle conoscenze, ma anche con importanti

valori. Diversi allievi hanno apprezzato la possibilità di esprimere liberamente le loro opinioni

Michele Pifferi

30

e le loro ipotesi senza essere criticati, di conoscere nuovi modi con cui osservare il mondo o

di venire in contatto con pensieri diversi dai loro. Nell’ottica di un’educazione alla

cittadinanza ritengo questi risultati assai più importanti di quelli conseguiti con la verifica

sommativa.

Questa pubblicazione, LO SVILUPPO DEL PENSIERO FILOSOFICO NELL’ANTICA

GRECIA, scritta da MICHELE PIFFERI, viene rilasciata sotto licenza Creative Commons

Attribuzione – Non commerciale 3.0 Unported License.

Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

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6. Bibliografia

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Michele Pifferi

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Lo sviluppo del pensiero filosofico nell’antica Grecia

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7. Indice degli allegati

Allegato 1: Percorso didattico (vuoto)

Allegato 2: Lavoro a gruppi (vuoto)

Allegato 3: Questionario (vuoto)

Allegato 4: Verifica sommativa (vuota)

Allegato 5: Approfondimento su Aristotele (vuoto)

Allegato 6: Preconoscenze (svolte)

Allegato 7: Percorso didattico (svolto)

Allegato 8: Lavoro a gruppi (svolto)

Allegato 9: Verifiche formative (svolte)

Allegato 10: Questionario (svolto)

Allegato 11: Verifica sommativa (svolta)

Allegato 12: Tabelle verifica sommativa

Allegato 13: Compito inerente Democrito


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