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La riattualizzazione… del sistema preventivo… …a quali condizioni?

aceronevito

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premessa

Dividerò il mio intervento in 3 parti:

1) cos’è il sistema preventivo?

2) perché occorre attualizzarlo?

3) come attualizzarlo in pratica?

Concluderò con alcune osservazioni «vocazionali»-educative

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“don Bosco visse nell’incontro con i giovani del primo oratorio un’ESPERIENZA SPIRITUALE EDUCATIVA, che chiamò sistema preventivo” (Costituzioni salesiane n.20)

Il Sistema preventivo: è un’IDEA (= prevenire, non reprimere), ma è più che un’idea…

È un METODO: che fa forza sulle energie positive del ragazzo e lo spinge al bene, in spirito di

famiglia, con ragione, religione e amorevolezza: ma è più che un metodo (che va oltre gli scritti

stessi di don Bosco)

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Il fondamento

..Era per lui un amore che si dona gratuitamente, attingendo alla carità di Dio che previene ogni creatura con la sua Provvidenza, l’accompagna con la Sua presenza e la salva

donando la vita…

(Costituzioni salesiane 20)

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Il sistema preventivo..per la tradizione salesiana è…

• …un modo di vivere e di lavorare per comunicare il Vangelo e salvare i giovani con loro e per mezzo di loro…

• …Esso permea le nostre relazioni con Dio, i rapporti personali e la vita di comunità, nell’esercizio di una carità che sa farsi amare”….

(Cost. 20)

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In un OGGI per tanti versi diversoIl nostro mondo conosce, e spesso sopporta, fenomeni che don Bosco neppure lontanamente poteva immaginare: la globalizzazione non solo della imprenditoria e del mercato ma della vita e della cultura; l’irruzione nella vita di tutti dei mass-media, dei nuovi media, dei computer, dei telefonini; l’accelerazione vorticosa del mutamento e dell’innovazione a tutti i livelli dell’esistenza privata e pubblica; il pluralismo e la crisi dei sistemi di significato e delle agenzie del consenso sociale; la crisi dei valori e delle certezze etiche tradizionali, che ha fatto parlare di post-modernità; la complessificazione crescente dell’esistenza individuale e sociale; la tendenziale omogeneizzazione culturale a cui il mercato internazionale e le esigenze del consumo conducono; la spersonalizzazione e la estrema soggettivizzazione dei modelli di comportamento individuale e sociale; lo schiacciamento dei pensieri e delle prospettive sul presente (anzi sui valori del momento), con la conseguente difficoltà per una buona memoria del passato e per progetti di futuro a lunga gittata, la secolarizzazione della vita familiare e sociale, e così via.6

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OGGI: le categorie del SP?

1. Cosa vuol dire “FARE PREVENZIONE, STARE CON, ANDARE AI GIOVANI”

• …della generazione della globalizzazione…,

• …della web generation (del telefonino, del computer, dell’internet, del facebook, del twitter, dei blog…)

• …della generazione “senza” tempo, ideali, futuro, speranza? …

• …della generazione del, a, nel disagio, droga…? ma anche della generazione del volontariato con tanta sete di felicità, di bellezza, di senso…

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2. Cosa vuol dire “RAGIONE” nell’era del relativismo post-moderno e delle nuove tecnologie digitalizzate? del Web2.0? delle Biotecnologie, della robotica…?

3. come realizzare una relazione educativa AMOREVOLE nell’era del digitale, del chattare, della piazza, degli happening, dei centri commerciali…), lontano dalla famiglia, dalla tradizione..?

4. e quale RELIGIONE in un contesto dove c’è il pluralismo religioso, il dialogo interreligioso, ma anche il problema della laicità/laicismo? l’assenza di Dio, l’indifferenza,la religiosità individualistica, il settarismo, il fondamentalismo?

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5. cosa significa “ONESTI CITTADINI” nella società post-industriale, nella società complessa? e nella società della globalizzazione…della mafia, della corruzione, dell’assenza del bene comune nella politica fin troppo «partitica»

6. cosa significa “BUONI CRISTIANI” nell’età del pluralismo, del post-moderno, del relativismo, dell’autorealizzazione, del soggettivismo, della multicultura religiosa, della new age?

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7. Come essere, in quanto educatori, PADRE, oggi nella crisi della figura paterna, del permissivismo… e persino dell’abuso sui minori?

8. Come essere MAESTRI in una società insicura e frammentata e con adulti che “giocano” ad essere “giovani” e non mostrano modelli di vita adulta umanamente degna e non ne danno testimonianza concreta?

9. Come essere AMICI dei giovani in una società “gerontocratica” che frena il protagonismo giovanile, dilaziona il loro ingresso nel mondo adulto, ed è succube del consumismo e del mercato mondializzato?

10. Cosa vuol dire la “SALVEZZA dei giovani”?

Quale teologia, quale spiritualità, …quale santità può/deve sostenerla?

11. Spirito di FAMIGLIA. Quale famiglia? Quale menage

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. ..Come

rileggere il sistema preventivo e attuarlo oggi?

…almeno in termini generali…

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1. Criteri interpretativi

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1. Il SP va collocato nel suo contesto/significato storico: è decisamente datato, pur nei suoi stimoli indubbiamente vivi ancora oggi … e sempre differenziato contestualmente

2. Non ideologizzare il SP in schemi rigidi e prefissati=>: non è solo quello scritto, ma anche quello esperienziale, vitale già in don Bosco

3. Avere il senso della misura delle possibilità e dei limiti del SP: è buono per tutti e dovunque? A che patto?

4. Tener conto dei progressi delle scienze, e dei mutamenti strutturali e culturali, che incidono sui giovani d’oggi e sull’educare di oggi

5. Tener conto anche dell’autocoscienza della congregazione e della famiglia salesiana attuale non più piemontese-italiana (e della sua pluralistica sensibilità umana teologica, pedagogica)

Quindi reinterpretare sul piano teorico e metodologico-pratico le grandi idee del sistema preventivo e i suoi grandi orientamenti di metodo, alla luce della situazione e della coscienza pedagogica contemporanea e delle necessità

della attuale domanda sociale di formazione/educazione

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2.Criteri educativo-pratici

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I. RIPETERE «L’OPERAZIONE DI DON BOSCO»

1. fare dell’educazione una scelta di vita

2. far proprie le idee forza e i principi di metodo del sistema preventivo

3. ricercare l’educazione integrale dei giovani come opera personale e comunitaria

4 Essere presenti, come educatori, nei “non luoghi” oltre che nei «luoghi» formativi dei giovani principio dell’assistenza, come atteggiamento e come metodo amare ciò che i giovani amano… (Lettera da Roma)

4.Volendo bene ai giovani, volendo il bene dei giovani, volendolo bene, facendolo bene

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II. RILEGGERE EDUCATIVAMENTE IL CONTESTO E LA CONDIZIONE GIOVANILE ATTUALE

1. con ottimismo e studio, “schierati” dalla parte dei giovani e delle loro esigenze

2. Abilitarsi a una lettura educativa di fatti persone e eventi, che coglie sempre e dappertutto “il punto accessibile al bene” e le risorse dell’ambiente;

3.Coniugando il sentire, il vedere, l’inquadrare, il prospettare, l’operazionalizzare, il verificare

4. (Imparare a) saper progettare le condizioni di esercizio di una relazione educativa e di un’azione educativa comunitaria

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III. RIPENSARE MODI E FORME DELL’EDUCAZIONE

1. Lavorare “alla soglia e alla base dell’umano”, “educando” la domanda formativa dei giovani e degli adulti

2. Articolare e calibrare proposte fiduciose e personalizzate di senso

3. “ proporre ragionevolmente i valori”: ritrovandoli in loro, nei diritti umani, nei valori condivisi /e/ nella “profezia” delle beatitudini (del Vangelo, di Gesù)

4. Ponendosi relazionalmente tra ricerca dell’equilibrio /e/ sguardo oltre l’esistente: «l’ottimo è nemico del bene» (don Bosco)

5. agendo tra guida /e/ compagnia educativa6. coniugando spirito del fine /e/ volontà di ricerca

dei mezzi

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Riflessioni «vocazionali»1. Il sistema preventivo invita a ripensare la vocazione educativa, la fedeltà ad essa, e a integrare tendenzialità nativa, intenzionalità, dono di grazia 2. e a livello relazionale integrare: eros philia e agape, amore benevolo parentale: per volere bene ai giovani, volere il loro bene, volendolo bene e facendolo bene «ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani»(MB XVIII 258)

CONCLUSIONE

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“la nostra vita di discepoli del Signore è una grazia del padre che ci consacra con il dono del

suo spirito e ci invia ad essere apostoli dei giovani […]

“la missione [educativa] dà a tutta la nostra esistenza il suo tono concreto, specifica il

compito che abbiamo nella Chiesa e determina il posto che occupiamo tra le famiglie religiose”

(Cost.3)

2. Il SP dà senso alla missione di [religiosi/e] educatori/trici

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3.Il sistema preventivo invita a approfondire la vita religiosa nella sua

specificità salesiana• Don Bosco ispirandosi alla bontà e allo

zelo di san Francesco di Sales, ci ha […] ci ha indicato un programma di vita di massima: “da mihi animas, cetera tolle” (MB, XVII,365,366,280) - (Cost. 4)

• Nel compiere questa missione troviamo la via della nostra santificazione (Cost. 2)

• Approfondimento: conseguenze nella vita personale e comunitaria?

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Per l’approfondimento:

Leggere le tre «introduzioni» («giovani carissimi») alle Vite dei giovani-di Domenico Savio: pp. 39-40-di Michele Magone: pp. 113-114-di Francesco Besucco: 161-162a)per capire come scrive don Bosco: indicate 3 caratteristicheb)che intenti muovono don Bosco a scrivere: indicatene 1c)che indicazioni educative per intervento con i giovani d’oggi vi sembrano prospettati da don Bosco e tali da assumerli noi oggi: indicarne 2.

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Appendice

Altri materiali

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Don Bosco non era un teorico. Ma un “riflessivo nell’azione”: in lui si può ancora oggi cogliere alcune idee forza:

1) una scelta personale di operare per il bene integrale dei giovani («Da mihi animas»);2) una grande solidarietà con i giovani che incontrava;

3) una immensa preoccupazione pastorale, che diventò in lui una “carità educativa”;4) Una profonda fede nella benignità misericordiosa di Dio: ragion per cui volle san Francesco

di Sales protettore e modello di educatore della famiglia salesiana;5) una profonda convinzione circa la fragilità del ragazzo ( ma che gli faceva dire: “anche nel ragazzo più disgraziato c’è un punto accessibile al bene”) e circa la sua dignità di figlio di Dio,

che lo portava a dire: «senza di voi non posso far nulla»;6) uno stile di intervento improntato alla ragionevolezza, all’amorevolezza e alle motivazioni di

una visione religiosa della vita;7) una struttura educativa di base, fondata sulla presenza attiva ed amichevole (= assistenza e preventività) ed esemplata sulla struttura, le dinamiche, le funzioni e lo spirito di famiglia, in

modo tale che ognuno si sentisse «a casa sua»;8) un’opera finalizzata a formare «buoni cristiani e onesti cittadini», nella linea di un progetto-uomo che coniugava lavoro, religione, virtù, allegria, e in vista di un più vasto progetto civile,

che ricercava pietà, moralità, cultura, civiltà.9) Di queste idee venivano impregnate sia l’organizzazione della vita quotidiana (i

«regolamenti», che egli costantemente aggiornava e adattava alle novità e alle persone).10) l’ambiente veniva ad essere già di per sé stesso educativo, un mezzo e un luogo di

educazione.

2. Idee forza del sistema preventivo

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in TEMPI e SOCIETA’IN CAMBIAMENTO

laCARITA’ OPERATIVA

di don Boscosi traduce

nell’EDUCAZIONEcome PREVENZIONE

chedà luogo al

SISTEMA PREVENTIVOrivolto a

SALESIANI“FAMIGLIA SALESIANA”

cooperatori - giovani

“GIOVANI”classi popolari – poveri –

abbandonati – “pericolanti”

per i quali si concretizza in

“ORATORIO”casa che accoglie

parrocchia che evangelizzascuola che prepara alla vitacortile in cui ci si conosce in

gioia e allegria

STAM

PAA

ZIO

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SO

CIA

LE

E

MIS

SIO

NA

RIA

secondo

InSPIRITO DI FAMIGLIA

preventività – assistenza – guida e compagnia

insieme con

RAGIONERELIGIONE

AMOREVOLEZZAindividui studenti – artigiani –

associazioni – massa oratorianaricerca

SANITA’ STUDIO SANTITA’ ALLEGRIA STUDIO PIETA’

al fine di essereBUONI CRISTIANI

e ONESTI CITTADINIche coniugano

LAVORO RELIGIONE VIRTU’ PIETA’ MORALITA’ CULTURA CIVILTA’

3.Una sintes

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ragioneamorevolezza

Diosanti

Buoni cristiani e onesti cittadini

Fiducia nei giovani

RELIGIONE

Come una BUSSOLA


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