Progetto Continuità
Scuola Primaria A. Cavicchiclassi V A/B
a.s. 2006/2007
I Partigiani erano uomini, donne, ragazzi, soldati, sacerdoti, lavoratori, operai, contadini, insomma gente di diverse idee politiche o fede religiosa e di diverse
classi sociali, ma che avevano deciso di impegnarsi in prima persona (rischiando la propria vita ) per porre fine al fascismo e fondare in Italia una democrazia
basata sul rispetto dei diritti umani e della libertà individuale, senza distinzione di razza, di idee, di sesso e di religione.
La festa del 25 APRILE era chiamata, fino a qualche anno fa, la “FESTA DELLA LIBERAZIONE”.
Infatti questa data ricorda la fine del periodo nazi-fascista e la liberazione dell’Italia dalla dittatura di Mussolini (alleato di Hitler) e la
vittoria dei PARTIGIANI ANTIFASCISTI che organizzarono la Resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia.
Proprio il 25 Aprile i Partigiani (con l’aiuto e l’appoggio degli alleati americani e inglesi) entrarono vittoriosi nelle principali città, liberando
l’Italia e gettando le basi per una nuova democrazia.
Marciavano sui monti i partigiani :
lo zaino sulle spalle e il fucile,
un pane stretto stretto tra le mani
e là sui monti a viver come cani.
Li presero un mattino di fine inverno,
li presero e li uccisero sul monte,
li uccisero i fascisti con le botte
e un colpo di fucile sulla fronte.
Chi era sopra i monti a far la guerra?
I contadini c’erano, gli operai,
gente di mezza età, studenti e poi
uomini colti e no, alcuni preti.
Sui monti, tra i fienili e i casolari,
la gente li aiutava e poi taceva e poi taceva :
ai militi che armati su correvan
le donne niente mai dicevan.Era la lotta della Resistenza
di un popolo schiacciato che non muore
ma si solleva anche dal dolore
e vince perché vuol la libertà.
Questa RESISTENZA PASSIVA vide le DONNE protagoniste e permise ai combattenti per la libertà di superare il periodo più critico.
La Germania aveva bisogno di lavoratori stranieri per poter mandare a combattere il maggior numero di lavoratori tedeschi.
Ma pochissimi operai e contadini italiani si lasciarono convincere a trasferirsi nelle industrie germaniche.
I tedeschi allora cominciarono a deportare i lavoratori italiani.
Intanto, specialmente nelle città, scarseggiava il cibo, non garantito neppure dal razionamento.
La popolazione di fronte a tale situazione di fame e di violenza, appoggiò sempre più i Partigiani, che trovarono generalmente ospitalità ovunque.
Alla fine saranno ammazzati quasi tutti: i ragazzi mentre tentano di scappare dalle valli, e Agnese, riconosciuta come la donna che aveva ucciso il soldato tedesco.
Per meglio capire il contributo che le donne hanno dato alla Resistenza, abbiamo visto il film “L’AGNESE VA A MORIRE”.
La storia inizia con Agnese, una donna di mezza età, lavandaia del paese, che incontra un giovane soldato, un “disertore“, al quale offre cibo e ospitalità nella sua casa.
Ma i tedeschi che hanno ricevuto la “soffiata” da una vicina di Agnese, perquisiscono la casa e non trovando il soldato, arrestano il marito. Poiché Agnese sa che non lo rivedrà più, riversa allora tutto il suo affetto su una gatta che era appartenuta a lui e, quando
un soldato tedesco quasi per gioco la uccide, lei ammazza il soldato.
Ormai è costretta a scappare : troverà rifugio presso i Partigiani che erano stati amici del marito e che lei aveva aiutato dopo la sua morte.
Diventa partigiana per necessità : tutte le persone di cui si fida sono Partigiani, solo i Partigiani possono proteggerla dai tedeschi che le hanno ammazzato il marito e che la
cercano.
Agnese per i compagni partigiani non solo diventa una staffetta incaricata dei lavori più pesanti, ma è considerata soprattutto la mamma di tutti, premurosa nel preparare da
mangiare, attenta che non manchi nulla a nessuno.
“ Sono rimasta turbata dal fatto che ad Agnese, una donna che tranquilla faceva il suo mestiere di
lavandaia, i tedeschi portarono via da casa, con grande crudeltà, il marito e le ammazzarono
anche il gatto, al quale il marito era molto affezionato. Ho provato molta rabbia e tanta tristezza nel vedere i partigiani quasi morti di
fame e senza un tetto. Per i partigiani fu quello un periodo molto difficile e noi siamo stati fortunati a
non vivere a quei tempi “.
ASIA
“Le mie sensazioni dopo il film sono state molte ; ad esempio ho pensato che nel periodo della guerra io non sarei potuta vivere, perché mi sembra molto
difficile resistere tanti giorni senza né mangiare né bere e non dormire quasi mai per scappare dai tedeschi, proprio come facevano i partigiani.
Nel film i tedeschi, quando vedevano una persona che scappava, non si accertavano chi fosse : sparavano e
basta! Nella scene in cui ho visto le persone uccise senza alcuno scrupolo, io ho provato dentro di me
tanta rabbia“. GIULIA D.B.
” Ho provato tanta rabbia nel vedere i tedeschi che godevano
nell’uccidere tante persone innocenti. Per me vivere in quel periodo sarebbe stato
davvero impossibile”. LORENZO
” Le sensazioni che ho provato sono state di profonda tristezza e di grande rabbia. Non mi sarebbe
piaciuto vivere in quel periodo con tutti quei tedeschi pronti ad
ammazzarti per nulla! “.
GIORGIO
“Non mi è piaciuta la scena in cui è stato ammazzato il gatto, perché
per me è stata una grande ingiustizia. Mi è invece piaciuta la
scena in cui Agnese può farsi un bel bagno caldo, perché è evidente il
suo piacere”. NICOLE
” Il film che ho visto era bello, ma un po’ difficile la storia. Mi è piaciuta Agnese
perché è stata molto coraggiosa, soprattutto quando ha ucciso il soldato tedesco. Invece non mi è piaciuto quando i soldati tedeschi
hanno fatto scoppiare i rifugi dei partigiani”.
MARCO T.
”Del film mi è piaciuto quando Agnese, la protagonista, ha portato la dinamite ai
partigiani e questi hanno fatto esplodere il ponte dove stava passando un convoglio di militari tedeschi. Mi è dispiaciuto quando
Agnese è morta, perché pensavo che sarebbe sopravvissuta. Non mi sarebbe
piaciuto vivere in quel periodo perché tutti correvano il rischio di essere ammazzati”.
MARCO B.
” A me questo film è piaciuto molto. Mi è piaciuto soprattutto perché i partigiani con molto poco riuscivano a tenere testa ai
tedeschi. Questo film è perciò bello, perché fa vedere come era dura e difficile la vita di quei tempi; è avventuroso senz’altro, ma anche triste perché muoiono tanti bravi partigiani e alla fine della storia la stessa protagonista
Agnese muore. Mi è dispiaciuto che lei sia morta, perché aveva fatto tanti lavori importanti per i partigiani ed era
stato solo grazie a lei se erano riusciti in tante imprese.Come ci aveva già detto la maestra, le donne a quei tempi,
aiutarono moltissimo i partigiani ed è grazie a loro se riuscirono a superare tante difficoltà”.
MARCO
” Per me Agnese è stata molto brava nella sua missione di partigiana e ho capito che senza l’aiuto di donne come Agnese, i partigiani
non avrebbero potuto fare grandi cose. Non mi sarebbe piaciuto vivere in quel periodo, perché per me sarebbe stato molto difficile
resistere al dolore per la perdita di tanti amici”
VALENTINO
” E’ stato bruttissimo vedere tutti quei partigiani morire per il loro
paese. Secondo me i tedeschi dovrebbero vergognarsi delle
loro azioni e non so proprio come abbiano fatto ad essere così
cattivi e crudeli”.
MATTEO
” Nel vedere il film ho provato rabbia quando i tedeschi hanno
ucciso tutti quei poveri partigiani. A me il film è piaciuto moltissimo; mi è piaciuta soprattutto Agnese,
una donna forte e coraggiosa,. Penso che quel periodo sia stato
davvero brutto”.
REBECCA
” Nel vedere i partigiani in quelle condizioni, mi sono reso conto che la loro vita era
durissima. La cosa che mi ha colpito di più è con quanta facilità i tedeschi uccidevano le persone, anche quelle che le aiutavano. Essi
non avevano un briciolo di cuore nei confronti di quella povera gente e questa è la cosa che, nel film, mi ha rattristato di più”.
FRANCESCO
” Il film ci presenta un periodo della storia italiana in cui non c’era libertà e questo è molto triste.
Io ammiro molto il coraggio di Agnese che, per onorare il marito deceduto a causa dei tedeschi, si unisce ai partigiani. Agnese accetta tutti gli incarichi dei suoi
compagni, anche i più pericolosi. In questo film i momenti tristi sono molti, ma Agnese resiste e non cede
alla paura di essere uccisa dai nazisti. Io ammiro i partigiani, perché combatterono fino alla fine per la
libertà dell’Italia”.SAMUELE
” Per me il film è stato molto bello e ho capito come si viveva in quel periodo. Ad
esempio ho capito la paura di essere ammazzati che provavano ogni giorno
uomini, donne e bambini”.IRENE
” Il film mi ha fatto capire meglio il periodo della guerra. La storia è stata molto bella. Mi è dispiaciuto vedere
Agnese uccisa alla fine del film. Comunque Agnese è stata davvero una
donna molto coraggiosa”.
CLARA
”Per me questo film è triste. Anche se è realtà, non riesco a capire come gli uomini possano essere così cattivi verso i propri simili. Sono rimasta colpita
dalla crudeltà dei fatti e dal desiderio di sopravvivenza dei familiari rimasti in vita, senza né mangiare né bere, ma con la volontà di riscattarsi. Vorrei che queste cose non succedessero mai più e
che si andasse tutti d’accordo nel mondo, ma purtroppo si sente sempre parlare di guerra”.
MARTINA
” Questo film mi è piaciuto molto e mi ha fatta pensare alla vita dei ragazzi di quel periodo. Mi è dispiaciuto tanto vedere un
tedesco riconoscere Agnese, la protagonista, e ucciderla con freddezza.
Non so proprio come facevano i tedeschi ad essere così crudeli verso le persone!”.
PAOLO
” A me il film è piaciuto, ma mi è sembrato anche un po’ violento. Ora so però quanto è stato difficile il periodo della guerra : bisognava essere astuti e furbi se ci si voleva salvare. L’idea che mi sono
fatto di quel periodo è davvero terribile. Ora so che la guerra è difficile e sarebbe meglio che non esistessero le armi e i criminali che le usano”.
GIULIO
” Il film mi è piaciuto molto all’inizio, quando Agnese e suo marito salvano un
soldato italiano.Dopo la morte del marito, la vita di Agnese è stata davvero
bruttissima, piena di sofferenza e di dolore a causa dei tedeschi”.
NICCOLÒ ” Il film mi è piaciuto, anche se non immaginavo che in quel
periodo si vivesse così male. A me non sarebbe piaciuto vivere
a quei tempi, perché c’erano troppe guerre”. ADRIANO
Alcuni di noi sono riusciti ad avere notizie di donne partigiane, parlando
direttamente con queste donne o facendoselo raccontare da chi le ha
conosciute.Ecco il loro racconto :
La pattuglia iniziò allora a sparare e una pallottola la colpì ad una
gamba.
La storia di Rosita ha avuto inizio in Emilia-Romagna nel 1943: la donna era vedova con due figli maschi, membri attivi di un gruppo di partigiani che volevano combattere contro
le angherie dei fascisti e dei nazisti.
Come sempre Rosita partiva all’imbrunire, ma una brutta sera incappò in una pattuglia tedesca che le intimò di fermarsi. Rosita non poteva fermarsi perché stava andando a fare
una consegna ai partigiani, così la donna cominciò a scappare.
Per aiutare i suoi figli Rosita ogni cinque o sei giorni, saliva sulle montagne emiliane per portare cibo e vestiario ai suoi ragazzi e ai loro compagni. La donna non si stancava mai di salire e scendere dalle montagne, perché era sempre felicissima di abbracciare i suoi figli.
Rosita fortunatamente se la cavò e ancora oggi la gente del suo paese
ricorda la sua grande eroina.
Ormai quasi dissanguata, arrivò al rifugio dei partigiani e lì i suoi figli
riuscirono alla meglio a fermare l’emorragia.
Nonostante la ferita Rosita riuscì a non farsi prendere dai tedeschi; una volta andata via la pattuglia,
riprese la via della montagna.
Purtroppo durante uno di questi spostamenti Piera fu catturata dai tedeschi, ma nella sua sfortuna fu
fortunata, perché arrivarono gli americani e la liberarono.
All’epoca della seconda guerra mondiale Piera era una ragazza figlinese di soli ventiquattro anni, che aiutava la madre nelle faccende di casa.
Il padre e il fratello erano due attivi partigiani.
Oggi l’unico dispiacere di Piera è quello di non aver saputo più nulla della madre rimasta a casa dopo
che lei fu arrestata.
La ragazza si specializzò nel fare la spola tra i centri abitati e i comandi delle unità partigiane.
Da quel giorno Piera non li vide più perché furono ammazzati dai tedeschi. Questo episodio le suscitò così tanta rabbia che Piera decise di continuare l’opera del padre e del fratello,
diventando lei stessa una partigiana attiva.
Un giorno Piera sentì un forte rumore avvicinarsi alla sua casa ; uscita sulla porta vide una pattuglia tedesca: erano venuti a prendere il padre e il fratello.
Lina Becattini è nata a Reggello, in provincia di Firenze; all’età di venti anni lavorava come domestica presso la famiglia di un comandante dei carabinieri della nostra zona.Con l’inizio della guerra tale comandante fu trasferito in un paese dell’Italia settentrionale. Al nord la giovane Lina ebbe i primi contatti con le formazioni partigiane ed entrò come membro nella Resistenza.
Giuseppina Cavicchi, sorella maggiore dell’eroe partigiano
Aronne, aveva quindici anni quando arrivarono i tedeschi a Figline. Non
partecipò attivamente alla Resistenza, ma ospitò in casa sua i
partigiani e riuscì a salvarsi dal massacro della sua famiglia, perché
quel giorno non era in casa.
Il suo ruolo era quello di portare cibo, armi, lettere ai partigiani, perché per le donne era più facile spostarsi senza destare sospetti.Partecipò attivamente anche ad azioni militari ed ebbe diverse disavventure con i tedeschi ; fu più volte arrestata, ma riuscì sempre a scappare. Alla fine della guerra è ritornata a Figline dove attualmente vive.
A conclusione di questo lavoro abbiamo deciso di provare a raccontare noi, sotto forma di fumetto, la
storia di una partigiana, come simbolo di tutte quelle donne il cui compito, sicuramente meno appariscente,
ma non per questo meno essenziale, aiutò tanti partigiani italiani a lottare per la libertà del proprio
paese.
È una grigia serata invernale. La signora Pina, vedova dal 1944 del
partigiano Lorenzo, vive con la figlia Maria e i nipoti Laura e Gabriele di
diciassette e quindici anni.
Storia a fumetti scritta dalle classi V
Scuola Primaria “Aronne Cavicchi”
È proprio in queste serate che Pina, davanti al fuoco scoppiettante del camino, ama ricordare le imprese vissute da lei e dalle sue amiche, come membri dell’associazione
“Donne partigiane italiane”.
Ai nipoti piace molto ascoltarla perché le storie che la nonna racconta, sembrano proprio quelle di un bel film d’azione.
É un’occasione per ricordare che la libertà non è un bene gratuito, che esiste automaticamente, ma è un bene che va
difeso giorno per giorno.
Oggi la Festa del 25 Aprile viene chiamata