Provincia di Caserta
PROVIDUNE (LIFE07NAT/IT/000519) Conservazione e ripristino di habitat dunali
nei siti delle Province di Cagliari, Matera, Caserta
Interventi nel SIC IT8010019 “Pineta della Foce del Garigliano” Comune di Cellole e Sessa Aurunca
PROGETTO ESECUTIVO
Allegato: 1.3.7
Tavola:
Scala:
Data: Ottobre 2013
Stralcio degli studi sedimentologici e geomorfologici del Progetto LIFE
Responsabili per la progettazione esecutiva
CRITERIA s.r.l. _ Città:RIcerche:TERritorio:Innovazione:Ambiente via Cugia, 14 - 09129 Cagliari (Italy) tel. +39 070303583 - fax +39 070301180 E-mail: [email protected]; www.criteriaweb.com
Arch. Paolo Falqui – Direttore Tecnico
Dott. Geol. Maurizio Costa
Dott. Biol. Patrizia Sechi
UNICA
Provincia di Cagliari
Provincia di Caserta
Provincia di Matera
TECLA
SOMMARIO
1 Premessa ....................................................................................................................... 2
2 Inquadramento dell’area in studio ................................................................................... 6
3 Geologia ......................................................................................................................... 8
4 Morfologia ....................................................................................................................... 9
5 Evoluzione morfologica ................................................................................................. 11
6 Area costiera ................................................................................................................ 11
7 Piattaforma continentale ............................................................................................... 12
7.1 Caratteri morfologici ............................................................................................. 12
7.2 Processi idrodinamici ............................................................................................ 14
8 Studi eseguiti ................................................................................................................ 14
8.1 Rilievo topografico ................................................................................................ 14
8.2 Prelievo campioni in sito ....................................................................................... 16
9 Analisi dei dati............................................................................................................... 17
9.1 Morfologia ............................................................................................................ 17
9.2 Sedimentologia ..................................................................................................... 18
10 Conclusioni sugli studi della spiaggia emersa ........................................................... 23
11 Studi sedimentologici e geomorfologici della spiaggia sommersa ............................. 24
11.1 Sedimentologia ..................................................................................................... 27
11.2 Dinamica dei sedimenti ........................................................................................ 27
11.3 Modellizzazione degli scenari di mareggiata ......................................................... 28
11.4 Geomorfologia ...................................................................................................... 28
12 Conclusioni............................................................................................................... 30
13 Bibliografia ............................................................................................................... 31
PROVIDUNE Conservazione e ripristino di habitat dunali nei Siti delle Provincie di Cagliari, Matera e Caserta
Sito di Importanza Comunitaria di Pineta della Foce del Garigliano (IT8010019) Progetto Esecutivo – Stralcio degli studi sedimentologici e geomorfologici del Progetto LIFE
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1 Premessa
Nella presente sezione sono sintetizzati i risultati ottenuti dagli studi sedimentologici e
geomorfologici del litorale oggetto di indagine, propedeutici al Progetto di conservazione e
ripristino di habitat dunari nell’area SIC Pineta della Foce del Fiume Garigliano, in capo al
progetto LIFE07/NATURA/IT/000519 “PROVIDUNE”, presentato ai sensi dell’invito a
presentare proposte della Commissione Europea “LIFE + Natura 2007” dalla Provincia di
Cagliari, in qualità di Ente capofila, insieme ai partner Provincia di Caserta e Provincia di
Matera.
Per la realizzazione degli studi è stato creato un partenariato locale tra l’Autorità di Bacino
dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno , la Seconda Università degli Studi di Napoli e
l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” . Pertanto in data 24/09/2009 veniva
sottoscritto tra la Provincia di Caserta e la Università “Federico II” di Napoli – Dipartimento
di Scienze della Terra , ai sensi dell’art. 15 della Legge 241/90, un accordo per lo
svolgimento di attività di interesse comune nell’ambito del progetto che assegnava la
realizzazione di parte dell’azione A2 alla Università “Federico II” di Napoli – Dipartimento di
Scienze della Terra; l’accordo aveva scadenza il 31/12/2009. Le attività da svolgere per la
realizzazione di parte dell’Azione A2) erano:- Studi sedimentologici e dinamica marino-
costiera, risultavano le seguenti. In particolare:
− costruzione della rete geodetica locale per il posizionamento dei rilievi e campionamenti;
− rilievi topografici su spiaggia emersa (misure basate su DGPS – Real time kinematic) con
cadenza stagionale; griglia random o rilievi trasversali impostati sulle principali zone
dinamiche della spiaggia emersa, duna compresa;
− campionamento sistematico della spiaggia emersa e dei campi dunali;
− rilevamento geomorfologico e misurazione delle strutture sedimentarie, relative ai
processi di deflazione, e delle forme (blowouts, saucers, tipologia di dune); scala di rilievo
compresa tra 1:2.000 e 1: 5.000;
− definizione legende delle carte;
− rapporto tecnico sugli studi sedimentologici e geomorfologici;
− carta geomorfologica-scala compresa tra 1:2.000 e 1: 5.000;
− carta sedimentologica-scala compresa tra 1:2.000 e 1: 5.000;
− carta di facies- scala compresa tra 1:2.000 e 1: 5.000.
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L’attività inerente gli studi di cui sopra è stata espletata entro il termine previsto del
31/12/2009, con il sopporto di tecnici incaricati dalla Provincia di Caserta, che hanno svolto
la loro attività sotto il coordinamento scientifico della Prof.ssa Micla Pennetta, relativamente
alle seguenti azioni:
− rilievi topografici, morfologici, sedimentologici eseguiti in sito,
− prelievo di campioni di sedimento,
− analisi granulometriche,
− elaborazione dati delle analisi granulometriche.
Il Dipartimento di Scienze della Terra, con il coordinamento tecnico e scientifico della
Prof.ssa Micla Pennetta, attraverso l’analisi e lo studio di tutti i dati ricavati dalle indagini, la
loro trasposizione su cartografia tematica dedicata, oltre l’esame integrato dell’assetto
geologico, geomorfologico e morfoevolutivo della fascia costiera, ha prodotto quindi,
nell’ambito dell’Azione A2, una relazione finale oltre a una serie di allegati, riportati
nell’elenco che segue:
5.2.1 Relazione tecnica studi sedimentologici e geomorfologici
6.2.2 Carta tracce dei percorsi DGPS – RTK
7.2.3 Carta topografica (scala 1:5.000; sistema di riferimento delle coordinate UTM WGS84)
8.2.4 Carta dell’evoluzione stagionale nel 2009 della linea di riva (scala 1:5.000; sistema di
riferimento delle coordinate UTM WGS84)
9.2.5 Carta ubicazione delle stazioni di campionatura (scala 1:5.000; sistema di riferimento
delle coordinate UTM WGS84)
10.2.6 Dossier delle schede con i risultati delle analisi granulometriche dei 100 campioni
prelevati, complete delle curve cumulative, degli istogrammi, delle percentuali delle frazioni,
dei percentili, dei parametri statistici.
11.2.7 Carta geomorfologica (scala 1:5.000; sistema di riferimento delle coordinate UTM
WGS84)
12.2.8 Carta documentazione fotografica
13.2.9 Carta della distribuzione areale del valore medio della distribuzione di frequenza dei
sedimenti (scala 1:5.000; sistema di riferimento delle coordinate UTM WGS84)
14.2.10 Carta della distribuzione areale della deviazione standard dei sedimenti (scala
1:5.000; sistema di riferimento delle coordinate UTM WGS84)
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15.2.11 Carta della distribuzione areale del coefficiente di asimmetria dei sedimenti (scala
1:5.000; sistema di riferimento delle coordinate UTM WGS84)
16.2.12 Carta delle facies granulometriche (scala 1:5.000; sistema di riferimento delle
coordinate UTM WGS84)
17.2.13 Carta sedimentologica (scala 1:5.000; sistema di riferimento delle coordinate UTM
WGS84).
L’analisi dei risultati delle indagini in sito ed in laboratorio hanno consentito di studiare ed
analizzare la spiaggia sommersa prospiciente l’area emersa oggetto degli studi. Tutti i
risultati ottenuti sono stati inquadrati nel contesto geologico regionale e nel contesto
geologico, geomorfologico, sedimentologico e morfoevolutivo di dettaglio del sistema
spiaggia incluso nell’area SIC Pineta della Foce del Garigliano. In tale contesto sono state,
fra le altre, elaborate le carte tematiche in appresso, tutte in scala 1:5.000, opportunamente
georiferite nel sistema di riferimento UTM WGS 84.
1. Carta delle isobate Giugno 2010 (redatta in base ai rilievi eseguiti durante la prima
campagna batimetrica, fine del mese di maggio - inizio giugno 2010, restituita con isobate
ogni 0.50 m); allegato All. A2 16 CE
2. Carta delle isobate Luglio 2010 (redatta in base ai rilievi eseguiti nel corso della seconda
campagna, negli ultimi giorni del mese di giugno 2010, interpolati con dati della batimetria
AdBN, 2007; restituita con isobate ogni 0.50 m); allegato All. A2 17 CE
3. Carta delle isobate Dicembre 2010 (redatta in base ai rilievi eseguiti nel corso della terza
campagna di rilievi, nel dicembre 2010; restituita con isobate ogni 0.50 m); allegato All.A2 18
CE
4. Carta della variazioni della linea di riva, redatta in base sia ai tre rilievi eseguiti nel 2010
sia ai rilievi storici degli anni 1954, 1988, 2009; allegato All. A2 19 CE
5. Carta dell’ubicazione delle stazioni di campionatura della spiaggia sommersa con prelievo
campioni eseguiti nel mese di giugno 2010; la carta è completa anche di una tabella con le
coordinate e le profondità di prelievo dei campioni di fondo. Allegato All .A2 20 CE
6. Carta della distribuzione areale del valore medio della distribuzione di frequenza dei
sedimenti di fondo prelevati nella spiaggia sommersa; la carta è completa di una tabella di
sintesi della distribuzione di Mz. Allegato All. A2 21 CE
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7. Carta della distribuzione areale del valore modale della distribuzione di frequenza dei
sedimenti di fondo prelevati nella spiaggia sommersa; la carta è completa di una tabella di
sintesi della distribuzione della moda. Allegato A2 22 CE
8. Carta della distribuzione areale della deviazione standard dei sedimenti di fondo prelevati
nella spiaggia sommersa; la carta è completa di una tabella di sintesi della distribuzione del
parametro tessiturale calcolato. Allegato All. A2 23 CE
9. Carta della distribuzione areale del coefficiente di asimmetria dei sedimenti di fondo
prelevati nella spiaggia sommersa; la carta è completa di una tabella di sintesi della
distribuzione del coefficiente di asimmetria (SKI). Allegato All. A2 24 CE
10. Carta della distribuzione areale del coefficiente di appuntimento dei sedimenti di fondo
prelevati nella spiaggia sommersa; la carta è completa di una tabella di sintesi della
distribuzione di KG calcolato. Allegato All. A2 25 CE
11. Carta delle facies granulometriche della spiaggia sommersa; elaborazione grafica curata
dal Dott. D. Gioia. Allegato All. A2 26 CE
12. Carta sedimentologica della spiaggia sommersa; la carta è completa di una tabella di
sintesi della distribuzione areale del valore medio della distribuzione di frequenza (Mz) dei
sedimenti di fondo. Allegato All. A2 27 CE
13. Carta geomorfologica della spiaggia sommersa; elaborazione grafica curata dal Dott. D.
Gioia. Allegato All. A2 28 CE
14. Relazione tecnico scientifica finale a cura del Responsabile Scientifico; All.A2 29 CE.
Gli elaborati completi relativi a tutti gli studi, analisi e ricerche condotte nella azioni
propedeutiche del LIFE, con relativi autori, collab oratori e referenti istituzionali sono
reperibili presso il sito web www.providune.it
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Inquadramento dell’area in studio
Nella Campania settentrionale si delinea un’ampia ansa litoranea conosciuta come Golfo di
Gaeta, nella quale si sviluppano caratteri costieri nel complesso omogenei fino al limite
meridionale costituito dal distretto vulcanico dei Campi Flegrei. Tale golfo è delimitato
nell’entroterra dai rilievi carbonatici dei Monti Aurunci e dei Monti di Caserta. I primi giungono
con le propaggini fino a mare, a N di Gaeta, per poi arretrare, attraverso sistemi di faglie
dirette, per diversi chilometri verso S, creando le condizioni di sviluppo della piana costiera
del Fiume Garigliano. Anche i secondi rilievi, arretrati in misura maggiore, hanno determinato
la genesi della più ampia piana costiera del Fiume Volturno. Le due piane, che si affacciano
sul golfo, sono divise dalla dorsale del Monte Massico trasversale alla linea di costa. Gli
elementi così delineati riflettono una struttura ad horst e graben, tipica del fianco occidentale
dell’Appennino campano, generatasi successivamente all’impilamento mio-pliocenico della
catena (BRANCACCIO et al., 1991).
Le aree ribassate, rappresentate dalle suddette piane costiere, sono state sede di intensa
sedimentazione, facilitata dalla notevole subsidenza esauritasi prima a Nord e quindi a Sud
del tratto esaminato. In particolare, il riempimento della Piana del Garigliano è costituito da
circa 1.000 m di depositi quaternari (IPPOLITO et al., 1973), mentre quello della Piana del
Volturno da quasi 3.000 m di depositi quaternari (IPPOLITO et al., 1973; ROMANO et al.,
1994).
La costa campano-laziale compresa tra Gaeta e Cuma si sviluppa per un estensione di circa
65 Km con andamento NW-SE in corrispondenza delle piane costiere dei fiumi Garigliano e
Volturno; quest’ultimo presenta un pronunciato apice del complesso di foce in via di
erosione. Più a nord tra Formia e Gaeta la costa presenta un’ampia curvatura con
andamento dapprima NE-SW quindi NW-SE in corrispondenza del promontorio di Gaeta.
Lungo la costa si sviluppano spiagge sabbiose anche di notevole estensione cui si
intercalano tratti limitati di costa alta e rocciosi (Monte Orlando, Monte D’Argento). Su questi
ultimi, o sui rilievi nell’immediato entroterra, sono presenti elementi morfologici quali terrazzi
marini quaternari, presenti nell’area continentale tra i 230 e i 30 metri, ed incisioni, visibili ad
altezze diverse sulle falesie, che testimoniano livelli del mare più alti rispetto a quello attuale.
I solchi di battente più significativi si rinvengono ad una altezza di 5,3 e 1,3 metri
(ANTONIOLI, 1991; OZER et al., 1987) e l’età dei depositi ad essi associati consente di
ascrivere queste forme, rispettivamente, all’Eu-Tirreniano e al Neo-Tirreniano (HEARTY &
DAI PRA, 1986; BRANCACCIO et al., 1990). Sono presenti, inoltre, forme attualmente
sommerse attribuibili a livelli del mare più bassi dell’attuale (ANTONIOLI, 1991).
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Figura 1 – Area SIC “Pineta della Foce Garigliano”
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2 Geologia
Figura 2 – Schema geologico semplificato della Camp ania (da IPPOLITO et alii, 1973 mod). Strutture plio-pleistoceniche: A) faglia normale; B ) faglia inversa; C) asse di sinclinale; D) asse di anticlinale; E) limite di sovrascorrimento sepolto nella Fossa Bradanica. Strutture mioceniche: A) fag lia normale; B) faglia inversa; C) sovrascorrimento tor toniano: D) sovrascorrimento langhiano. 1) Unità Silentina e del Frido; 2) Unità Sicilide; 3) Unità di M. Foraporta, M. della Maddalena, Alburno-Cervat i e M. Bulgheria-Verbicaro; 4) Unità di Lagonegro Superior e (a) ed Inferiore (b); 5) Unità Irpinidi; 6) Unità di Frosolone, Matese, M. Maggiore e M. Croce; 7) Unità di Altavilla; 8) Unità Apulo-Garganica; 9) sedimen ti quaternari; 10) rocce metamorfiche (serpentini, gab bri, diabasi); 11) gneiss granitici.
La Piana del Fiume Garigliano, insieme alla piana del Fiume Volturno, si inserisce nella
porzione settentrionale della Piana Campana. Quest’ultima, con una superficie di 1350 km2,
costituisce la più vasta delle pianure costiere del Margine Tirrenico Meridionale; presenta
una forma sub-rettangolare con ampiezza pari a circa 50 Km, e lunghezza pari a 150 km che
si sviluppa in direzione NW-SE (Brancaccio et al., 1995). Essa rappresenta l’espressione
superficiale di una depressione tettonica individuatasi all’inizio del Pleistocene, impostata su
substrato carbonatico, ed è delimitata da faglie con direzione antiappenninica. Queste ultime
hanno generato il graben costiero e la concomitante surrezione dei massicci carbonatici
meso-cenozoici degli Arunci e del Massico che attualmente bordano la Piana del Garigliano,
rispettivamente a NW e a SE. Il Monte Massico, il cui margine meridionale risulterebbe
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ancora attivo (Billi et al., 1997), rappresenta un horst ad andamento antiappenninico che
separa le piane alluvionali del fiume Garigliano, verso N, e del fiume Volturno, verso S.
3 Morfologia
Figura 3 – Carta morfologica della piana del F.Gari gliano (da ABATE et alii, 1998); terrazzi fluviali: di I (1), II (2), III (3), IV (4) e V (5) ordine; duna olocen ica (6), eutirreniana (7); depressione retrodunare (8); allinenamento di crinali (9); alveo abbandonato (10 ); drenaggi susseguenti (11); orlo di terrazzo (12)
Il sistema costiero in studio, incluso nell’area SIC per la sua parte emersa, si sviluppa per
una lunghezza della linea di riva pari a circa 2.7 km ed una profondità allo stato pari a circa
500 m. E’ caratterizzato da una spiaggia emersa nel complesso limitata e da una serie di
cordoni dunari ubicati a tergo, passanti verso l’entroterra al margine della depressione
retrodunare, area palustre, denominato Pantano di Sessa (Sessa Aurunca). L’ampiezza della
spiaggia emersa è ovunque ridotta, variando da 7 a 35 m; generalmente è meno ampia nel
tratto settentrionale, attestandosi su valori di una decina di metri, e gradualmente più ampia
nel suo tratto meridionale. È costituita da sabbie, generalmente giallastre o brune; nei pressi
della foce nella sabbia sono presenti anche clasti scuri per arricchimento di minerali di ferro
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derivanti dalla degradazione delle vulcaniti di Roccamonfina. E’ interessata da una generale
tendenza all’arretramento in tempi storici. Inoltre, una modesta tendenza al protendimento
mostrata nel ventennio 1975-1998 è nel suo complesso riassorbita da una complessiva e
netta tendenza all’arretramento che è tuttora manifesta, atteso che il limite a mare dell’area
SIC, corrisponde alla linea di riva, estratta e georeferita dalla tavoletta IGM, del 1954
(elaborati 2.3, 2.4, 2.7). L’entità dell’arretramento è valutabile nell’intorno dei 130 m nel tratto
settentrionale; gradualmente verso Sud tende a diminuire attestandosi intorno ai 75 m per
poi ridivenire circa 120 m nel tratto meridionale oltre il Canale Macchine Vecchie. Pertanto si
individua un tasso di erosione per grandi linee variabile tra 2.3 e 1.3 m/anno negli ultimi 55
anni. Il confronto tra le linee di riva stagionali rilevate nell’ambito della presente attività di
ricerca nei mesi di agosto e di dicembre del 2009, sebbene da sole non siano indicative di un
processo morfoevolutivo significativo in corso, se rapportato alla linea di riva del 2005, e più
estesamente alle altre linee di riva di cui in precedenza, confermano sostanzialmente la
tendenza all’arretramento del litorale in oggetto.
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4 Evoluzione morfologica
L’evoluzione morfologica della Piana del Garigliano è subordinata sia alle varie fasi
tettogenetiche che si sono susseguite nell’area durante l’orogenesi appenninica che alla
conseguente subsidenza dei settori occidentali connessi con l’apertura del Mar Tirreno. Essa
è legata alle oscillazioni climatiche quaternarie, con conseguenti oscillazioni eustatiche,
nonché alle azioni antropiche che, in tempi storici, hanno assunto un ruolo determinante.
L’evoluzione quaternaria della Piana del F. Garigliano risulta controllata sia dagli eventi
tettonici distensivi del Pleistocene, responsabili della formazione del graben campano, sia
dalle oscillazioni eustatiche, responsabili della formazione dei cordoni dunari presenti
nell’area costiera.
Figura 4 – I sistemi di cordoni dunali (quadretti i n azzurro). Nell’area prospiciente il mare si indiv idua la fascia dunare olocenica ed attuale, oggetto del pre sente studio; in quella interna la fascia dunare euturreniana
5 Area costiera
Nell’area costiera si rileva un doppio sistema di cordoni dunari che presentano una
depressione nella zona retrodunare. Di questi il primo più interno, fossile, è ascritto
all’Eutirreniano mentre quello più esterno, è di età olocenica (ABATE et al., 1998). Le forme
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di origine marino-costiera, rappresentate dalla duna olocenica e da quella eutirreniana
(ABATE et al., 1998), presentano un andamento parallelo alla costa, interrotto dalle
reincisioni operate dal fiume Garigliano e da alcuni torrenti attualmente canalizzati. La duna
eutirreniana è costituita da sabbie quarzose debolmente cementate di colore rossastro
contenenti sedimenti piroclastici sciolti scarsamente rielaborati. La duna olocenica, invece, è
costituita da sabbie fini di colore grigio giallastro con elementi quarzosi e calcarei.
Nelle aree retrodunari sono presenti forti depressioni colmate da modesti specchi d’acqua,
detti “laghi costieri”o in cui si sono sviluppati ambienti lagunari e palustri.
La morfoevoluzione dell’intero litorale dalla foce del F. Garigliano a Cuma in tempi storici,
dall’epoca greco-romana fino all’incirca al 1950, è segnata da una generale fase di
progradazione e stabilità della linea di riva, con sviluppo di un cordone dunare. Quest’ultimo
è esteso senza soluzione di continuità e colonizzato da una fitta vegetazione a macchia
mediterranea, a W di una duna più antica d’età preromana. A partire all’incirca dal 1950 e
fino ad oggi, invece, l’incremento della domanda di territorio ha causato un generale e spinto
arretramento della linea di riva, soprattutto nelle zone prossime alle foci fluviali dei Fiumi
Garigliano e Volturno, dell’ordine di decine di metri all’anno e con perdita di migliaia di metri
cubi di sedimenti. L’arretramento della riva è connesso soprattutto alla costruzione di
sbarramenti e briglie fluviali nei fiumi Garigliano e Volturno, alla coltivazione di cave di sabbie
in questi alvei nonché direttamente sulle spiagge; tali asporti, pertanto, hanno determinato un
pesante deficit nel bilancio sedimentario costiero. L’intensa antropizzazione del territorio,
mediante la costruzione di strutture ed infrastrutture sui cordoni dunari e soprattutto nelle
zone circostanti le foci fluviali, oltre che gli interventi di bonifica, regimazione ed arginatura
fluviale, ha innescato il rapido smantellamento delle dune già minacciate dall’erosione, con
ingente perdita di territorio ad alta naturalità.
6 Piattaforma continentale
6.1 Caratteri morfologici
La piattaforma continentale prospiciente la fascia costiera in studio è nel complesso
debolmente inclinata; presenta la sua ampiezza massima al largo del F. Garigliano (20 Km)
e minima in corrispondenza di Cuma (circa 10 Km); passa alla scarpata superiore ad una
profondità di circa 120-130 m (shelf break). In corrispondenza del F. Garigliano, entro la
profondità di -50 m, si riconosce una pronunciata convessità delle isobate verso mare
riconducibile al complesso di foce recente ed attuale (PENNETTA et al., 1998).
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Tale convessità si riconosce anche in prossimità della costa, nella spiaggia sommersa, entro
la profondità di 10 m (Fig. 16); in destra e sinistra foce si individuano in genere due ordini di
barre entro la batimetrica dei 4 m. Il primo, ad una distanza dalla costa di 100 m circa, con
creste tra -0.5 e -1.5m; il secondo ordine, ad una distanza di circa 300m, con creste tra -2.0
e -2.5 m (COCCO et al., 1986).
La successione sedimentaria, riconosciuta dai profili acustici da diversi autori (BARTOLE,
1984; AIELLO et al., 1996), depostasi durante il Plio-Quaternario è ricollegabile in parte al
riempimento delle piane costiere. Il substrato è costituito dai sedimenti silicoclastici miocenici
trasgressivi sui carbonati mesozoici, ben esposti nei rilievi dell’entroterra, nonché da
sedimenti flyscioidi tardo miocenici, affioranti nelle valli che dissecano i rilievi stessi.
Figura 5 – Stralcio carta batimetrica
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6.2 Processi idrodinamici
I processi idrodinamici agenti in questo settore di margine continentale risultano
particolarmente complessi. Studi oceanografici consentono di definire due zone del Golfo di
Gaeta differenti sotto il profilo prettamente idrodinamico: una zona costiera ed una più
esterna (PENNETTA et al., 1998). La prima è essenzialmente caratterizzata da circolazioni
chiuse (cicloniche o anticicloniche) ed è separata, in corrispondenza del limite piattaforma-
scarpata, da quella più esterna interessata prevalentemente da un flusso settentrionale.
In particolare, nel periodo invernale il flusso principale delle acque, proveniente da S, dopo
aver intercettato l’isola di Ischia (Fig. 5), si muove lungo il limite suddetto innescando sulla
piattaforma celle secondarie in corrispondenza dei principali corsi d’acqua. In regime estivo,
al contrario, con flussi provenienti essenzialmente da N, la circolazione delle acque risente
sia del disegno costiero, sia della presenza dell’alto morfostrutturale ubicato in
corrispondenza del promontorio di Gaeta. Comunque, l’intensità delle correnti che si
sviluppano nell’area costiera è tipicamente minore di quella rilevabile nella fascia più esterna
quando essa è interessata dal ramo settentrionale della circolazione ciclonica del Tirreno
Meridionale.
I due diversi regimi di circolazione individuati, costiero ed esterno, hanno come effetto un
mescolamento dei sedimenti che non presentano pertanto una diminuizione delle dimensioni
procedendo verso il largo.
7 Studi eseguiti
Analisi delle carte topografiche a partire dal 1954 prodotte dall’Istituto Geografico Militare in
differenti periodi:
- Analisi delle Carte Tecniche Regionali del 2004 e delle aerofotogrammetrie ORCA del
2005;
- Campagna di rilievo topografico
- Prelievo di campioni di sedimento superficiale.
7.1 Rilievo topografico
Il monitoraggio costiero costituisce un elemento essenziale per la pianificazione e la gestione
delle coste in maniera sostenibile; esso fornisce informazioni ai gestori delle aree costiere
circa l’assetto e l’evoluzione. I rilievi sono stati condotti lungo transetti perpendicolari alla
linea di riva con un interasse pari a 3 m, nell’area compresa tra la linea di riva e la pineta, e
variabile, in relazione alle difficoltà operative, nell’intervallo compreso tra 5 e 20 m nell’area
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pinetata. Particolare cura è stata tenuta nel rilievo anche di modeste variazioni morfologiche
espresse da variazioni altimetriche anche decimetriche. Tutti i rilievi di cui in precedenza
hanno consentito di costruire i n. 10 profili topografici; lungo gli stessi, i cerchietti in giallo
consentono di individuare le stazioni di campionatura dei sedimenti. E’ stata impostata una
forte esagerazione verticale dei profili al fine di rilevare anche modeste variazioni
morfologiche del litorale.
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Figura 6 – Stralcio Elaborato 2.4 Carta dell’evoluz ione stagionale nel 2009 della linea di riva
7.2 Prelievo campioni in sito
Sono stati prelevati n. 100 campioni di sedimento superficiale, sottoposti poi ad analisi
granulometriche e sedimentologiche, di cui n. 60 lungo n.10 transetti e n°40 in posizione
random ma comunque tale da coprire in maniera omogenea la restante parte (Fig. 20 e carta
con ubicazione delle stazioni di campionatura nell’elaborato 2.5). Il prelievo di sedimenti
lungo i transetti è stato effettuato, in accordo con BELLOTTI et al., (2006), in corrispondenza
di siti morfologicamente e sedimentologicamente significativi, quali la spiaggia sommersa in
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prossimità della linea di battigia, la spiaggia esterna, la spiaggia interna, il piede della duna,
la cresta della duna e la retroduna
I campioni non sono stati prelevati nelle aree occupate da strutture ricettive estive e nelle
aree interessate dalla presenza di suolo. Si sottolinea, inoltre, la presenza di mezzi
meccanici destinati alla pulizia della spiaggia emersa mediante rimescolamento dei
sedimenti superficiali.
In particolare sono stati calcolati:
• Valore medio della distribuzione di frequenza
• Deviazione standard
• Coefficiente di asimmetria
• Coefficiente di appuntimento
8 Analisi dei dati
8.1 Morfologia
L’attività in sito è stata completata con un rilevamento geomorfologico; i dati ricavati sono
stati restituti nella carta geomorfologica (elaborato 2.7) georeferita in UTM-WGS84, definita
su rilievo topografico con isoipse, con scala pari a 1:5.000.
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Figura 7 – Stralcio Elaborato 2.7: Carta geomorfolo gica
8.2 Sedimentologia
Sono stati analizzati tutti i dati tessiturali ricavati per ognuno dei 100 campioni (elaborato 2.6;
Tab.I , Tab.II) ed è stata altresì analizzata la loro distribuzione ricavata dalla cartografia
dedicata in allegato. In particolare sono state redatte:
- carta della distribuzione areale del valore medio della distribuzione di frequenza dei
sedimenti (Mz), elaborato 2.9;
- carta della distribuzione areale della deviazione standard dei sedimenti (elaborato 2.10);
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- carta della distribuzione areale del coefficiente di asimmetria dei sedimenti (SKI),
elaborato 2.11.
L’analisi e lo studio dei dati, la loro interpretazione e correlazione anche in funzione
dell’assetto geologico, morfologico e sedimentario dell’area, inserito anche nel contesto
geologico e morfoevolutivo regionale, hanno consentito di redigere le:
- carta delle facies granulometriche, elaborato 2.12;
- carta sedimentologica, elaborato 2.13.
Tutte le carte, in scala 1:5.000, sono state opportunamente georeferite secondo il sistema di
riferimento delle coordinate UTM-WGS84 e poi sovrapposte al rilievo topografico con
isoipse; per la carta sedimentologica è stato utilizzato un D.E.M. di base al fine di mettere in
relazione il tipo di sedimento, i suoi caratteri sedimentari e la morfologia del suolo.
Figura 8 – Stralcio Elaborato 2.9: Carta della dist ribuzione areale del valore medio della distribuzio ne di
frequenza dei sedimenti
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Figura 9 – Stralcio elaborato 2.10: Carta della dis tribuzione areale della deviazione standard dei sed imenti
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Figura 10 – Stralcio elaborato 2.11: Carta della di stribuzione areale del coefficiente di asimmetria
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Figura 11 – Stralcio elaborato 2.12: Carta delle fa cies granulometriche
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Figura 12 – Stralcio elaborato 2.13: Carta sediment ologica
9 Conclusioni sugli studi della spiaggia emersa
Gli studi svolti hanno consentito di definire che il settore costiero in studio è interessato
diffusamente da processi erosivi legati a fattori naturali ma anche ad attività antropica di
vario tipo.
I processi naturali che determinano l’erosione costiera sono legati all’attività del moto ondoso
e delle correnti in relazione all’apporto sedimentario del Fiume Garigliano ed alla morfologia
della costa e della piattaforma continentale; altri processi naturali sono da ascrivere a
fenomeni di subsidenza della piana costiera del F. Garigliano.
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Oltre ai processi naturali anche l’azione antropica, almeno a partire dal 1950 circa, ha
favorito l’erosione costiera a seguito degli interventi nell’entroterra. L’espansione urbanistica
a fini residenziali e turistici della fascia litoranea ha amplificato la vulnerabilità del settore
costiero in studio determinando modificazioni ambientali; l’espansione urbanistica
generalizzata peraltro ha ridotto le aree di ruscellamento. A questo si aggiunga la
cementificazione degli argini fluviali e la costruzione di briglie lungo l’alveo del Garigliano e
l’estrazione degli inerti lungo il fiume che hanno prodotto un impoverimento del trasporto
solido e quindi un minore rifornimento della spiaggia. Anche le opere a difesa del litorale
posto a N dell’area in studio (nella regione Lazio), intercettando i sedimenti coinvolti nel
trasporto litoraneo, procurano un mancato rifornimento alla costa.
Non va infine trascurato che le azioni antropiche di cui innanzi si riflettono sui cordoni dunali
e sulla loro integrità; altre impatti antropici determinano ancora i frequenti elementi di
discontinuità quali i solchi trasversali alla duna, frequentemente utilizzati per l’accesso
incontrollato alla spiaggia, da cui si dipartono altre zone di calpestio diffuso.
L’attraversamento delle dune ed il calpestio diffuso innescano sia importanti fenomeni erosivi
che il depauperamento della vegetazione autoctona oltre alla penetrazione e diffusione di
specie aliene. Effetti simili saranno da attendersi anche nell’area della duna terziaria pinetata
percorsa da incendio.
Per effetto di tali processi si è determinato, in estrema sintesi, un notevole arretramento della
linea di riva (mediamente un centinaio di metri negli ultimi 55 anni) cui ha corrisposto, oltre la
perdita in generale di un enorme patrimonio culturale, anche l’arretramento della seriazione
di comunità vegetali psammofile gradualmente più strutturate, tipico di un’area costiera, oltre
che alterazioni rispetto al modello di zonazione. Basti pensare alla determinante assenza
dell’avanduna, deputata al rifornimento di sedimento delle altre dune, ed alla posizione
dell’attuale duna secondaria, che dovrebbe essere stabile mentre invece è in via di
smantellamento (solo 50 anni fa era terziaria e stabile). Si sottolinea quindi il ruolo
fondamentale delle dune fisse per i loro effetti positivi sulla spiaggia, retrospiaggia e in
generale sull’ambiente costiero.
10 Studi sedimentologici e geomorfologici della spi aggia sommersa
L’analisi dei risultati delle indagini in sito ed in laboratorio hanno consentito di studiare ed
analizzare la spiaggia sommersa prospiciente l’area emersa oggetto degli studi di cui ai
precedenti capitoli. Tutti i risultati ottenuti sono stati inquadrati nel contesto geologico
regionale e nel contesto geologico, geomorfologico, sedimentologico e morfoevolutivo di
dettaglio del sistema spiaggia incluso nell’area SIC Pineta della Foce del Garigliano. In tale
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contesto sono state, fra le altre, elaborate le carte tematiche in appresso, tutte in scala
1:5.000, opportunamente georiferite nel sistema di riferimento UTM WGS 84.
La spiaggia è limitata verso l’interno da un gruppo di cordoni dunari olocenici, probabilmente
almeno sei, messi in posto durante la fase trasgressiva versiliana; tale gruppo comprendeva
in origine più cordoni di quelli residuati. Attualmente il fronte dunare è costituito
principalmente da lembi di dune embrionali, addossate ad una duna secondaria, fissata da
vegetazione strutturata di tipo arbustivo e arboreo, tra cui specie di notevole pregio, come il
ginepro. Questo sistema presenta evidenze di scalzamento ed erosione sia per l’azione del
mare che per azione antropica, con versanti controvento innaturalmente più acclivi (circa
30°) rispetto a quelli sottovento. Tali anomalie sono da attribuire agli scalzamenti al piede
dovuti agli eventi meteomarini più gravosi ma anche alle operazioni di pulizia e ampliamento
della spiaggia con mezzi meccanici a spese delle dune. Numerosi varchi artificiali di accesso
al mare e conche di deflazione (blowouts) frammentano la duna, accelerando i processi di
demolizione. La spiaggia emersa passa verso mare alla spiaggia intertidale, molto ridotta nel
Mar Tirreno, e poi alla spiaggia sommersa. Quest’ultima è costituita nel suo complesso, nella
fascia prossimale, da sabbia media nel settore centro settentrionale e sabbia fine in quello
meridionale, per poi gradualmente passare verso il largo a sabbia fine e poi a sabbia molto
fine.
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Figura 13 - Elementi morfologici di una spiaggia ne l suo insieme emerso, intertidale e sottomarino (o
sommerso) (da Castiglioni, 1986, mod.)
La morfologia, ricostruita sulla base dei rilievi batimetrici eseguiti nella fascia più prossimale
è caratterizzata dalla presenza di un solo ordine di barre, entro la batimetrica dei 3 m circa,
ad una distanza dalla linea di riva di 150 m circa, con creste tra -1.5 m e -2.5 m; le barre
sono limitate verso l’interno da truogoli con profondità nell’intorno dei 3 m e distanza dalla
riva pari a circa 120 m.
Il fondale, con morfologia articolata sino alla profondità di circa 3 m, digrada regolarmente
verso la zona di transizione e poi foranea con pendenze molto blande sino alla profondità
indagata pari ad 11 m.
La fisiografia della linea di riva non mostra sostanziali modificazioni anche rispetto ai rilievi
eseguiti durante le campagne in sito nel 2009; fanno eccezione i tratti a Nord Ovest ed a Sud
Est di Canale Macchine Vecchie ove si registrano frequenti e talora anche importanti
variazioni consistenti in avanzamenti verso mare della linea di riva anche fino a circa 20 m.
Tali modifiche non naturali del disegno costiero sono da ascrivere ad interventi di
ripascimento antropico con sedimenti sabbiosi. Tale pratica è molto frequente in buona parte
del litorale analizzato ove si osservano frequentemente gli effetti di tali manomissioni, sia
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sulla spiaggia emersa che in quella sommersa e che si traducono anche in repentine
espansioni della spiaggia emersa ed altrettanto repentine fasi di erosione.
10.1 Sedimentologia
Sono stati prelevati n. 52 campioni di sedimento dal fondo marino mobile in corrispondenza
di stazioni di campionatura georeferenziate (All. A2 20CE, Tabella I). Lungo n. 13 profili sono
stati prelevati quattro campioni intorno alle profondità nell’intorno di 1.5 m, 2.5 m, 5 m e 10
m. Lo studio dei dati ricavati dalle analisi granulometriche unitamente alla valutazione dei
parametri tessiturali ricavati ha consentito di delineare i caratteri sedimentari che
caratterizzano la spiaggia sommersa. La fascia prossimale è caratterizzata da un sistema di
barre e truogoli interessata da sedimenti definiti da valori medi della distribuzione di
frequenza (All. A2 21CE) e da valori della moda (All. A2 22CE) ascrivibili a sabbie medie (1�
<Mz<2� ) mentre a sabbie fini (2� <Mz<3� ) nella porzione meridionale dell’area indagata
ed in un tratto di quella centrale. La presenza anomala di sabbie fini in questi tratti, piuttosto
che di sabbie medie come nel settore settentrionale, è verosimilmente da ascrivere a
rimaneggiamento legato alle attività antropiche di prelievo di sedimenti dal fondo e di
ripascimento della spiaggia emersa prima descritto. Gli effetti morfologici e sedimentologici di
tali attività, ma anche di altre, erano stati già individuati e descritti nel corso degli studi della
spiaggia emersa.
I valori del diametro medio dei sedimenti (Mz), nel loro complesso omogenei, e la loro
zonazione ottenuta eseguendo un raggruppamento in classi granulometriche che lascia
individuare distinte facies granulometriche (All. A2 26CE), consentono di definire una
gradazione in senso distale con progressiva diminuzione del diametro medio (Mz) verso il
largo, controllata dai processi costieri ordinari. Si osserva una distribuzione che ben si adatta
ai principali settori morfodinamici del complesso costiero, mostrando una progressiva
diminuzione del diametro medio (Mz) verso il largo, evidenziando quindi un controllo operato
dai processi litoranei (onde e correnti).
10.2 Dinamica dei sedimenti
Se dall’analisi granulometrica di ciascun campione si estraggono le frequenze relative alle
varie classi, è possibile tracciare graficamente la loro dispersione sul fondale a mezzo di
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curve di isofrequenza. Il risultato di tale elaborazione, infatti, individua la percentuale
distributiva delle varie frazioni granulometriche sul fondale, fornendo dati sulla sua
partecipazione alla suddetta dinamica nel litorale investigato. Il risultato della distribuzione
delle curve di isofrequenza granulometrica evidenzia, quindi come nei fondali più prossimi
alla linea di riva la prevalenza di sabbie medie, mentre nelle aree più distali, a parte qualche
condizione locale rilevata nei transetti settentrionali e meridionali, prevalgono le sabbie fini.
10.3 Modellizzazione degli scenari di mareggiata
La simulazione degli eventi meteomarini più significativi nell’area SIC di Pineta della Foce
Garigliano e il loro effetto sulla dinamica dei sedimenti è preceduta da una serie di
considerazioni concettuali ed elaborazioni di cartografia tematica geomorfologica e
sedimentologica ed analisi geostatistiche che permettono la precisa definizione delle
condizioni al contorno del modello. In particolare, vengono inseriti nel software i dati di base
relativi al clima d’onda, alle caratteristiche morfologiche e sedimentarie del fondale e le
caratteristiche tessiturali dei sedimenti del tratto costiero considerato. Tutti queste
informazioni inserite nel modello sono state dedotte dall’elaborazione e dallo studio dei dati
acquisiti nel corso degli studi geomorfologici e sedimentologici previsti nell’azione A2.
Successivamente sono stati costruiti i modelli d’onda specifici. Una volta impostate le
condizioni al contorno e definiti gli intervalli di tempo oggetto dell’indagine, il modello d’onda
ed il modello idrodinamico definiscono le caratteristiche del flusso e le azioni innescate sui
sedimenti per tutta la durata della simulazione.
I modelli idrodinamici ricostruiscono quindi per diversi scenari meteomarini le condizioni
relative alla (i) direzione dei fronti d’onda, (ii) alla velocità dei flussi idrodinamici che
verrebbero generati da tali scenari, ed (iii) alla distribuzione delle aree sottocosta soggette ad
escavazione e/o accumulo durante ciascun evento.
10.4 Geomorfologia
La morfologia, ricostruita sulla base dei rilievi batimetrici eseguiti (All. A2 16/17/18CE ed
Allegato B), è caratterizzata nella fascia più prossimale dalla presenza di un sistema di barre
e truogoli costituiti da sabbia media nel tratto settentrionale e, gradualmente verso SE, da
sabbia fine (All. A2 28 CE). Le barre, circa parallele alla linea di riva, ad eccezione di quelle
oblique presenti in un breve tratto più settentrionale, sono organizzate in un solo ordine,
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entro la batimetrica dei 3 m circa, ad una distanza dalla linea di riva di 150 m circa, con
creste tra -1.5 m e -2.5 m. Le barre sono limitate verso l’interno da truogoli, anch’essi quasi
paralleli alla linea di riva, con profondità nell’intorno dei 3 m e distanza dalla riva pari a circa
120 m. Il sistema è interrotto da una serie di canali incisi nel fondo prevalentemente
perpendicolari alla linea di riva che si spingono sino alla batimetrica dei 3m circa che
ricalcherebbero verosimilmente il percorso di rip currents, strette correnti ortogonali alla linea
di riva, che possono raggiungere anche velocità di 10 km/h.
Queste ultime, generate dal moto ondoso incidente perpendicolare alla costa, sono flussi
rivolti verso il largo che attraversano la zona dei frangenti, interessando tutta la colonna di
acqua, diversamente dal flusso off-shore che fluisce inizialmente in prossimità del fondo per
poi risalire in superficie; sono caratterizzate da un’elevata energia tale da incidere canali da
rip nel fondo. L’orientazione, la grandezza e l’energia delle rip currents sembrano dipendere
dalle condizioni del moto ondoso a largo, in particolare dall’altezza dell’onda, dal periodo e
dalla direzione di propagazione, ed infine dalla morfologia del fondo; la loro interdistanza
sembra essere casuale.
L’assetto morfosedimentario della spiaggia sommersa, risulta quindi articolato per la
presenza di canali modellati dalle rip currents perpendicolari alla linea di riva che, incidendo
le barre in origine parallele alla riva, le hanno frammentate in barre sabbiose minori, con
orientazione varia rispetto alla linea di riva ma nel complesso subparallele ad essa. I canali
sono incisi nel fondo prevalentemente tra 2 m e 5 m di profondità; attraverso questi avviene
l’evacuazione verso il largo dei flussi e dei sedimenti asportati dal fondo. Le rip currents
sono, tra l’altro, responsabili di modificazioni a carico del disegno della spiaggia, costituito da
una linea di riva ritmica data da cavi separati da cuspidi. L’attività di erosione delle rip
currents sul fondo marino mobile ha ripercussioni anche sulla spiaggia emersa, inducendo
processi di erosione localizzati che si traducono in discontinuità a carico del sistema dunare.
Le discontinuità promuovono la genesi di blowouts, tali forme sono comuni in ambienti di
duna costiera, soprattutto in quelle in fase di erosione, e si formano per erosione attuata dal
moto ondoso, per accelerazione del flusso d'aria sopra la cresta di dune, in risposta ai
cambiamenti climatici, per variazioni della vegetazione nello spazio o nel tempo, per
erosione delle acque superficiali e per impatto antropico.
Il fondale digrada regolarmente verso la zona di transizione e poi foranea con pendenze
molto blande sino alla profondità indagata pari ad 11 m. Tuttavia le deboli pendenze naturali
sono interrotte da aree depresse presenti dopo l’ordine di barre, verso mare; tali depressioni
sono molto vaste e localizzate prevalentemente nel settore centro meridionale dell’area in
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studio (All. A2 28CE), in pratica in corrispondenza dei tratti di spiaggia interessati da
importanti effetti di processi erosivi.
Tali aree depresse verosimilmente, sono stati prelevati negli anni i sedimenti sabbiosi
riversati poi sulla spiaggia emersa al fine di procurare un’espansione, anche se temporanea,
della spiaggia nel periodo estivo. L’espansione della spiaggia emersa viene attuata a mezzo
di importanti versamenti di volumi di sabbia tali da sollevare il profilo di spiaggia e quindi di
procurare una progradazione ed un’espansione verso mare della stessa. Tali attività hanno
influenzato e continuano ad influenzare anche la sedimentazione, in pratica rimaneggiando i
sedimenti di fondo, con asportazione della frazione piu’ grossolana, favorendo la
sedimentazione di sabbia fine. I sedimenti sabbioso fini residuali vengono comunque
coinvolti nei processi sedimentari costieri che consentono loro di essere ben selezionati e
ripuliti (winnoving) della frazione ancora più fine.
11 Conclusioni
Alla luce di queste premesse vengono sicuramente confermate tutte le misure proposte a
loro volta scaturite dallo studio della spiaggia emersa e sommersa; in pratica misure
destinate alla conservazione ed al ripristino del sistema dunale volte a preservarne l’integrità
anche come argine contro le ingressioni marine e ad assicurarne la sussistenza come
sistema fisico ed ecologico, soprattutto dal punto di vista vegetazionale. In particolare, la
ricostruzione dei cordoni dunali e la realizzazione di opere volte a facilitarne
l’attraversamento dovrebbero servirsi di tecniche naturalistiche in grado di favorire
meccanismi di feedback positivo tra la componente biologica, sedimentologica e morfologica
ed un aumento della resilienza e della stabilità dinamica del sistema spiaggia-duna quali ad
esempio processi di deposizione delle sabbie, di ricarica della falda freatica, e di re-
insediamento di specie pioniere.
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