Relazione di sintesi sulla possibilità di creare un percorso archeologico“in rete” della via romana “Flaminia minore”, dalla via Emilia (primonodo in uscita dal sito archeologico di Claterna), alla valle del Qua-derna, fino all’alta valle dell’Idice (sito di Monterenzio Vecchio e Aread’Interesse Archeologico Naturalistica di Monte Bibele).
Note informative per gli uffici competenti dei Comuni di Ozzanno dell’Emilia, CastelSan Pietro e Monterenzio volte a predisporre interventi di tutela sulla via a seguitodi segnalazione alla Soprintendenza competente.
Da parte di:
Prof. Antonio Gottarelli
Dipartimento di Storia Culture CiviltàAlma Mater Studiorum - Università di BolognaDirettore del Centro di Ricerca Te.m.p.l.aP.zza San Giovanni in Monte n.2 40124 Bologna
Direttore del Museo Civico Archeologico di Monteren-zio e dell’Area d’Interesse Archeologico Naturalisticadi Monte Bibele
uff. 051 2097728cell. 338 8975965email: [email protected]
La viabilità romana transappenninica del bolognese: brevi note introduttive
Allo stato attuale delle conoscenze, il settore appenninico Bolognese tra le valli del
Sillaro e del Reno era attraversato sicuramente da tre strade romane, costruite in
tempi diversi e con progressivo assestamento del percorso principale da est verso
ovest. Da una prima, che fu di penetrazione militare da Arezzo verso Bologna e con-
temporanea alla via Emilia, detta “Flaminia minore”, che doveva passare sul crinale
Idice-Sillaro; a quella che consegue alla fondazione di Florentia come sviluppo della
Cassia tra Firenze e Bologna e che verrà in età tarda chiamata “Claudia” tra Setta e
Savena; ad una terza, nata dallo sviluppo della stessa Cassia tra Pistoia e Modena,
detta “Cassiola”, tra Panaro e Reno.
L’individuazione su base indiziaria della “Flaminia minore” sul crinale tra Idice e Sil-
laro, è oggi retta da quattro argomenti di natura indiziaria che sono stati affrontati in
più di trent’anni di ricerche:
1) La permanenza in età mediavale sul crinale Idice-Sillaro di toponimi e odonimi
(nomi di strada) del tipo Flaminia, Flamenga, Fiamenga, varianti del nomen conso-
lare della strada, con esito identico a quello verificato sulla più nota Flaminia tra
Roma e Fano.
2) la permanenza di serie di toponimi di origine miliaria in uscita dalle città e in par-
ticolare a sud di Bologna e a nord di Firenze e di Arezzo (vd. A. Gottarelli, "Toponimi
di origine miliaria lungo la via Flaminia Minore", in "Atti e Memorie della Deputazione
di Storia Patria per le Province di Romagna", vol. XXXVI (1986), Bologna 1988,
pp.105-132; A. Gottarelli, "I collegamenti Bologna-Firenze in etа romana: la via Clau-
dia di età Imperiale", in "La viabilitа tra Bologna e Firenze nel tempo- Problemi ge-
nerali e nuove acquisizioni", Atti del Convegno, Firenzuola-S.Benedetto Val di
Sambro, 28 Settembre-1 Ottobre 1989, Bologna 1992, pp.109-126.);
3) la presenza di un incrocio sulla via Emilia di età repubblicana con una via tran-
sappenninica, testimoniato, tra Castel S. Pietro e Ozzano Emilia da due cippi milliari
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ravvicinati (vd. in allegato, A. Gottarelli, "Le Vie Publicae Romane dell'Appennino
bolognese e i cippi miliari di M.Emilio Lepido. Nuove ipotesi sul tratto terminale della
Bologna-Arezzo di etа repubblicana", in "Il Carrobbio", vol.XV (1989), pp.179-190);
4) la straordinaria rilevanza data dalla Tabula Peutingeriana, la più antica rappre-
sentazione pseudocartografica di tutte le strade dell'impero, al settore tra Reno e
Idice, con tre strade trasappenniniche indicate e con la “Flaminia minore” rimarcata
dal nome dei torrenti Isex (idice) e Silarum (Sillaro) (vd. in allegato, A. Gottarelli, "La
Tabula Peutingeriana e i collegamenti stradali tra la VII e la VIII Regio. Il Segmentum
IV.4 e le vie Flaminia "minore", Claudia e Cassiola", in "Il Carrobbio", 1992, pp.230-
241.4).
Il quadro itinerario generale è inoltre sostenuto da studi sulla rilevanza demografica
dei settori appenninici attraversati dai diversi percorsi in età preromana e romana,
con indici altissimi per le valli del Reno e dell'Idice e con la straordinaria presenza di
villaggi d'altura abitati da guerrieri celti (Monterenzio Vecchio e Monte Bibele) che
indicano una linea di difesa contro l'avanzata romana proprio in quel settore Idice-
Sillato dove si è ipotizzato il passaggio della via “Flaminia minore” (A. Gottarelli,
"Monterenzio e la valle dell'Idice: Archeologia e Storia di un territorio", Bologna 1983;
A. Gottarelli, “Appenninica.Storia delle ricerche archeologiche nella valle dell'Idice”,
Bologna, Te.m.p.l.a., 2013; A. Gottarelli, “Archeologia nell'alta valle dell'Idice. Guida
turistica, archeologico naturalistica”, Bologna, Te.m.p.l.a., 2015).
Claterna e l’innesto della via “Flaminia minore” sulla via Emilia
Nel corso degli anni questo quadro indiziario è stato via via supportato dal rinnovato
interesse rivolto alla città romana di Claterna, oggetto negli ultimi dieci anni di cam-
pagne di scavo e ricognizione della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Roma-
gna, dall’Università di Venezia e da Associazioni locali, campagne volte alla
realizzazione di un progetto complessivo di valorizzazione del sito. La stessa fon-
dazione della città, in quel punto della via Emilia, è da sempre motivo di interesse ri-
spetto alla possibilità che essa fosse nata all’incrocio delle due vie consolari del 187
a.C., la via Emilia e la “Flaminia minore”. Questo dato era per altro corroborato dalla
presenza di due cippi miliari rinvenuti a Castel San Pietro, di cui uno, quello di Ma-
razzo, era stato rinvenuto proprio tra questo centro e Claterna stessa, potendo indi-
care una diversa distanza da Roma rispetto al primo, e dunque la presenza sulla via
Emilia di un percorso transappenninico alternativo.
L’oggetto di questa relazione, prende le mosse da una importante scoperta fatta di
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recente in relazione alla topografia della città. Individuati i due decumani paralleli ed
equidistanti dal decumano maximo che è rappresentato dalla via Emilia, si trovavano
tracce del principale cardine nord-sud e di due cardini minori. Uno di questi (vedi fig.
1, A) era sul margine meridionale della città, muoveva unicamente verso sud e pre-
sentava una diversa inclinazione rispetto al cardine massimo. Questo dato è stato
in un primo tempo interpretato come il residuo di una prima fase insediativa, consi-
derando quel percorso come interno all’ambito urbano.
In realtà quell’asse sembra oggi non poter proseguire verso nord oltre la via Emilia
(decumano massimo), data la presenza in quel settore del Teatro, ma muovere de-
cisamente nella sola direzione dell’attuale via San Giorgio, dirigendo a sud verso le
sorgenti del torrente Quaderna. Una seconda possibilità era dunque che quell’asse
stradale non appartenesse al disegno della città, ma fosse la prima e straordinaria
evidenza archeologica della convergenza sulla via Emilia della transappenninica
“Flaminia minore”, fattore questo che potrebbe essere stato all’origine della nascita
di Claterna stessa.
L’antica via lastricata dell’alta valle del Quaderna
Partendo da questo dato, il gruppo di ricerca dell’Università di Bologna da me diretto,
già promotore della realizzazione del Museo Civico Archeologico di Monterenzio e
dell’Area d’Interesse Archeologico Naturalistico di Monte Bibele, ha iniziato a svol-
gere periodiche ricognizioni nell’alta valle del Quaderna, alla ricerca dell’esistenza
di possibili tracce materiali della via.
Nel corso del 2016, su segnalazione dell’ispettore onorario dell’allora Soprintendenza
Archeologica, Paolo Calligola, si osservava che a partire dal sesto chilometro dal-
l’incrocio della via Emilia di via San Giorgio, la strada Quaderna, non più asfaltata,
presentava crescenti tracce di antico lastricato, pressochè coincidente con l’attuale
strada bianca. Nel corso dell’anno successivo, per un evidente fenomeno di rapida
erosione dello stabilizzato che le ricoprivano, le tracce di lastricato diventavano sem-
pre più marcate, mostrando un’opera di basolatura stradale ancora ben conservata
e della larghezza di circa 4 metri e mezzo.
In figura 2, in alto, il tratto asfaltato da Claterna al km sesto, e, in basso l’inizio del
tratto non asfaltato con indicati i punti catalogati ove iniziano le tracce di lastricato.
L’intero percorso delle vie San Giorgio e Quaderna, dopo i primi duecento metri dalla
via Emilia che sono in territorio del Comune di Ozzano Emilia, sono in territorio co-
munale di Castel San Pietro.
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Raggiunto il chilometro 8.574, il lastricato si intensifica fino a giungere ad un punto
di scavalcamento del torrente Quaderna. In questo luogo, circa venti metri prima
dell’attuale passaggio della strada sul torrente, è emersa un’opera di lastricatura del
tutto diversa dalla pavimentazione stradale che giunge ad essa. Si tratta di un rive-
stimento pavimentale di un ponticello di antica fattura, ora del tutto sepolto sui fianchi
(vd. fig. 3). L’aspetto straordinario è che questa opera, su cui è necessario intervenire
con strumenti di tutela, indica lo scavalcamento del torrente in un’epoca che è cer-
tamente molto antica, in quanto l’ansa attuale del Quaderna risulta spostata di oltre
venti metri in avanti. Sui fianchi interrati del piccolo ponte si intravedono grossi conci
di arenaria che ne costituiscono le spalle ora sepolte, per cui si rende necessario un
intervento di scavo archeologico e interventi di sua tutela rispetto al passaggio di
mezzi pesanti.
Superato questo importante passaggio, circa 500 metri oltre, le tracce di lastricato
si intensificano, fino a giungere in un luogo ove la strada curva leggermente a destra
(vd. fig. 4). In questo punto il lastricato risulta interamente scoperto ed integro e si
ravvede la necessità di intervenire con provvedimenti di tutela urgenti. Se pure a
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questa altezza della strada i residenti localizzati a monte di questo tratto siano pochi,
quei pochi sono tutti attrezzati con mezzi pesanti, compreso trattore cingolato. Pochi
passaggi di questo mezzo sul lastricato sicuramente ne danneggerebbero irrimedia-
bilmente il rivestimento.
Proseguendo, si giunge al km 10.500, dove l’attuale strada bianca piega a sinistra
iniziando ad inerpicarsi in direzione di Monte Calderaro. Il percorso antico prosegue
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invece diritto, scendendo verso il corso del Quaderna. Allo scavalcamento risultano
nuovamente ben visibili le tracce di rivestimento di un piccolo ponte (vd. fig. 5), la
qual cosa rende certa la direzione presa dall’antica strada. Finisce qui il tratto di
competenza del Comune di Castel San Pietro, e la strada entra ora in territorio del
Comune di Monterenzio.
Le tracce del rivestimento stradale proseguono fino ai piedi di un campo che inizia
ad inerpicarsi sul ripido fianco del versante che ha in cima via collina e Ca’ del Vento.
Qui le tracce di lastricato si indirizzano decisamente a destra addentrandosi nella
fitta boscaglia. Ricognizioni all’interno del bosco, in terreni che risultano demaniali,
la strada inizia a salire il fianco di valle ed è visibile per oltre 800 metri in un rialzo
artificiale che muove lateralmente le sorgenti del Quaderna (vd. fig. 6).
Questo tratto è stato da me inserito all’interno dell’intervento GAL 2018 per la valo-
rizzazione del percorso della via “Flaminia minore” ed è ora all’approvazione. Si in-
tende procedere entro la fine del 2018 con un intervento di valorizzazione che porti
alla realizzazione di un piccolo parco archeologico tematico sulla viabilità antica a
cui andrebbe destinato un finanziamento di 53.000 euro.
Un inserimento all’interno di tale progetto del tratto di basolato romano in uscita da
Claterna a sud della via Emilia, in Comune di Ozzano dell’Emilia, e sulla via Qua-
derna, per quanto qui descritto, del ponte e dei lastricati sulla via Quaderna in Co-
mune di Castel San Pietro, sarebbero fondamentali per dare continuità all’opera di
valorizzazione di uno straordinario ed inedito percorso di conoscenza del nostro pas-
sato. L’insieme degli interventi, coordinati dall’Università di Bologna insieme ai Co-
muni di Ozzano dell’Emilia, di Castel San Pietro, di Monterenzio, e alle Associazioni
che già operano sui rispettivi territori per la valorizzazione del patrrimonio storico e
archeologico, potrebbero in ultimo determinare la costituzione di un parco archeolo-
gico “in rete” entro cui si riqualificherebbe un inedito percorso di visita turistica, dalla
via Emilia, sul sito di Claterna, al crinale Idice-Sillaro di Monterenzio Vecchio, sede
della scoperta di una importantissima necropoli celtica, oggi esposta al Museo Civico
Archeologico di Monterenzio, fino all’area d’Interesse Archeologico Naturalistico di
Monte Bibele nell’alta valle dell’Idice e dello Zena.
Prof. Antonio Gottarelli
uff. 051 2097728cell. 338 8975965email: [email protected]