I
SOMMARIO
INTRODUZIONE .............................................................................................................................. 1 A. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI PRINCI PALI DEL
PIANO E DEL RAPPORTO CON ALTRI PIANI ............................................................... 9 A.1 Contenuti del piano ....................................................................................................................... 9 A.2 Obiettivi principali del piano ...................................................................................................... 11 A.3 Complementarietà con altri piani ................................................................................................ 13 B. ASPETTI PERTINENTI ALLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE E SUA
EVOLUZIONE PROBABILE SENZA L’ATTUAZIONE DEL PIANO ......................... 16 B.1 Descrizione dello stato attuale ..................................................................................................... 16 B.2 – Attuali cause ostative alla piena fruizione balneare della Costa .............................................. 19 B.3 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano ..................................................................... 20 C. CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTI CHE DELLE
AREE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE ........................................................... 23 D. QUADRO AMBIENTALE ESISTENTE ............................................................................. 31 D.1 Fauna flora e biodiversità ............................................................................................................ 31
D1.1 La costa in rapporto alla rete ecologica – costa e aree protette e principali emergenze naturalistiche................................................................................................................................................ 31 D1.2 La vegetazione costiera....................................................................................................................... 44
D.2 Suolo ........................................................................................................................................... 48 D2.1 Le discariche costiere: “mammelloni” ................................................................................................ 49 D2.2 Impianti industriali ............................................................................................................................. 54
D.3 Acqua .......................................................................................................................................... 56 D.4 Aria e fattori climatici ................................................................................................................. 58 D.5 Popolazione e salute umana ........................................................................................................ 59 D.6 Energia ........................................................................................................................................ 60 D.7 Rifiuti .......................................................................................................................................... 60 D.8 Mobilità e Trasporti..................................................................................................................... 60 D.9 Ambiente Urbano ........................................................................................................................ 60 D.10 Turismo ..................................................................................................................................... 60 E. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE ............................................................... 61 E1 – Quadro di riferimento normativo ............................................................................................... 61 E2 – Obiettivi di protezione ambientale ............................................................................................ 62 F. POSSIBILI IMPATTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE .......................................... 64 F1 – Analisi comparata delle cartografie scientifiche riguardanti aspetti ecologici marini
della fascia costiera ................................................................................................................... 64 F2 – Valutazione degli impatti significativi sull’ambiente ................................................................ 67 F3 - Conclusioni ................................................................................................................................. 83 G. MISURE DI MITIGAZIONE ............................................................................................... 84 H. ANALISI DELLE ALTERNATIVE E CRITERI DI SCELTA ........................................ 86 I. MISURE PER IL MONITORAGGIO ................................................................................. 89 I1.1 – Descrizione della metodologia ................................................................................................ 89 I1.2 – Soggetti, ruoli e responsabilità ................................................................................................ 92 I1.3 – Piano economico ...................................................................................................................... 93 I1.4 – Report di monitoraggio ambientale ......................................................................................... 94 I1.5 – Tempo di attuazione ................................................................................................................ 94
II
Allegato n°1 – Valutazione di incidenza SIC/ZPS ITA 020023 “Raffo Rosso, Monte Cuccio e
Vallone Sagana”
Allegato n°2 – Valutazione di incidenza SIC ITA 020006 “Capo Gallo”
Allegato n°3 – Valutazione di incidenza SIC ITA 020014 “Monte Pellegrino”
Allegato n°4 – Valutazione di incidenza SIC ITA 020012 “Foce del Fiume Oreto”
Allegato n°5 – Ubicazione dei campionamenti disponibili e risultati delle analisi di laboratorio
Allegato n°6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale
Allegato n°7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale
1
INTRODUZIONE
Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale del Piano di Utilizzo del Demanio
Marittimo del Comune di Palermo (di seguito “proposta di Piano”) della specifica valutazione
ambientale strategica (di seguito processo di VAS), in adempienza del D.L.vo n. 152 del 3/4/2006 e
s.m.i. e del Modello metodologico procedurale della valutazione ambientale strategica (VAS). Lo
stesso PROPOSTA DI PIANO, inoltre, è contestualmente sottoposto alla “valutazione di incidenza”
(ex art. 5 del D.P.R. 357/97 e s.m.i., applicativo dell’art. 2 del DA 30/3/2007 e s.m.i.), i cui
contenuti tecnici sono riportati negli alleati 1, 2, 3, 4 e 5 del presente documento.
I “soggetti” interessati dal processo di VAS sono l’autorità competente e l’autorità procedente,
come indicato nella tabella.
Struttura
competente Indirizzo Posta elettronica
Sito web
Autorità Competente
1
ARTA, DRA, Servizio 1 VAS-VIA
Via Ugo La Malfa 169,
90146 Palermo
e
http://151.9.149.69/si-vvi/faces/jsp/public/navigato
re.jsp?p=articolo12
Autorità Procedente 2
Comune di Palermo
Via Ausonia 69, 90144 Palermo
[email protected] www.comune.palermo.it
L’ autorità procedente, che ha già avviato il processo di VAS con la redazione e la consultazione del
rapporto preliminare, ha redatto il presente rapporto ambientale con lo scopo di individuare,
descrivere e valutare gli impatti significativi che l’attuazione della “proposta di Piano” potrebbe
avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono
adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale della “proposta di Piano”.
La struttura del presente rapporto ambientale è stata elaborata mettendo in relazione i contenuti
forniti dall’Allegato VI del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. e quelli già individuati dal rapporto preliminare,
secondo lo schema di correlazione indicato nella tabella di seguito.
1 Autorità competente (AC): la pubblica amministrazione cui compete l’adozione del provvedimento di verifica di assoggettabilità, l’elaborazione del
parere motivato, nel caso di valutazione di piani e programmi, e l’adozione dei provvedimenti conclusivi in materia di VIA, nel caso di progetti [art. 5, comma 1, lettera p) del D.L.vo 152/2006 e s.m.i.].
2 Autorità procedente (AP): la pubblica amministrazione che elabora il piano, programma soggetto alle disposizioni del presente decreto, ovvero nel caso in cui il soggetto che predispone il piano, programma sia un diverso soggetto pubblico o privato, la pubblica amministrazione che recepisce, adotta o approva il piano, programma [art. 5, comma 1, lettera q) del D.L.vo 152/2006 e s.m.i.].
2
Allegato VI del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.
Indice del presente rapporto ambientale Indice del rapporto preliminare
Introduzione Cap. 1
Lett. a) Cap. A Cap. 2 – Cap. 3
Lett. b) Cap. B Cap. 4
Lett. c) Cap. C Cap. 4 Lett. d) Cap. D Cap. 4 Lett. e) Cap. E Cap. 5
Lett. f) Cap. F Cap. 6
Lett. g) Cap. G Cap. 7
Lett. h) Cap. H
Lett. i) Cap. I Cap. 8
Lett. j) Allegato 7
Allegato 6. Questionario di consultazione
pubblica Allegato 1
Per evitare duplicazioni nel processo di VAS della proposta di Piano in questione, sono stati
utilizzati gli approfondimenti e le informazioni, ritenuti pertinenti, provenienti da altri rapporti
ambientali di piani e programmi a vario livello.
Infine, la proposta di Piano e il presente rapporto ambientale, accompagnato dalla relativa sintesi
non tecnica (Allegato 7), saranno a disposizione dei soggetti competenti in materia ambientale, del
pubblico interessato e del pubblico, affinché questi abbiano l’opportunità di esprimersi presentando
le proprie osservazioni e fornendo nuovi ed ulteriori elementi conoscitivi e valutativi attraverso il
questionario di consultazione pubblica (Allegato 6).
Il processo di VAS
Di seguito vengono illustrati gli aspetti normativi e procedurali della valutazione ambientale
strategica e il relativo processo di VAS applicato alla proposta di Piano in questione, che è iniziato
con la redazione e consultazione del rapporto preliminare, sta procedendo con la definizione e la
consultazione della proposta di Piano ed il presente rapporto ambientale accompagnato dalla
relativa sintesi non tecnica (Allegato 7) e continuerà, dopo l’approvazione definitiva della proposta
di Piano, con il piano di monitoraggio ambientale.
La norma di riferimento a livello comunitario per la valutazione ambientale strategica (VAS) è la
Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 (GU L 197 del
21/7/2001), concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente.
Essa si pone l’obiettivo “di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire
all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e
programmi, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che venga effettuata la
valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi
3
sull’ambiente”. La stessa Direttiva, inoltre, risponde alle indicazioni della convenzione
internazionale firmata ad Aarhus nel 1998, fondata sul diritto all’informazione, sul diritto alla
partecipazione alle decisioni e sull’accesso alla giustizia.
La Direttiva 2001/42/CE è stata recepita a livello nazionale dal D.L.vo n. 152 del 3/4/2006, recante
“Norme in materia ambientale” (GURI n. 88 del 14/4/2006, Suppl. Ord. n. 96), così come
modificato dal D.L.vo n. 4 del 16/01/2008, recante “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative
del D.L.vo n. 152 del 3 aprile 2006, recante Norme in materia ambientale” (GURI n. 24 del
29/1/2008). La proposta di Piano in questione, pertanto, seguirà l’iter normativo dettato dagli
articoli da 13 a 18 di quest’ultimo Decreto, il quale prevede le seguenti fasi:
• l’elaborazione del rapporto ambientale (art. 13);
• lo svolgimento di consultazioni (art. 14);
• la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni (art. 15);
• la decisione (art. 16);
• l’informazione sulla decisione (art 17);
• il monitoraggio (art. 18).
Nell’attesa che la Regione siciliana emani una propria normativa regionale in materia di valutazione
ambientale strategica, la Giunta regionale, con propria deliberazione, ha definito il modello
metodologico procedurale della valutazione ambientale strategica (VAS) di piani e programmi
(DGR n. 200 del 10/6/2009, Allegato A)3, a cui il presente documento fa riferimento in merito ai
contenuti.
Lo svolgimento della verifica di assoggettabilità
Per il caso in questione non è stata effettuata la verifica di assoggettabilità in quanto l’autorità
procedente, consapevole che la proposta di Piano di questa Amministrazione Comunale,
interessando aree SIC/ZPS soggette a valutazione di incidenza ex art. 5 del D.P.R. 357/97, rientra
nella tipologia di piani e programmi prevista dall’art. 6, comma 2, dello stesso Decreto, ha avviato
direttamente il processo di VAS dall’art. 13.
Il rapporto preliminare
Per la prima fase relativa al rapporto preliminare sono state svolte le seguenti attività:
• con nota prot. n°586372 del 11/08/2010, e successiva nota prot. n°888575 del 02/10/2010
l’ autorità procedente avviava il processo di VAS della proposta di Piano e, contestualmente,
3 La DGR n. 200 del 10/6/2009, Allegato A è stata redatta ai sensi dell’art. 59, comma 1 della L.R. 6/2009 (GURS n. 22 del
20/5/2009), ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i..
4
trasmetteva all’autorità competente copia cartacea e digitale del rapporto preliminare e del
questionario di consultazione;
• in data 22/10/2010 (verbale di pari data) l’autorità procedente e l’autorità competente hanno
concordato:
- il periodo di consultazione per la ricezione delle osservazioni da parte dei soggetti competenti
in materia ambientale al rapporto preliminare in trenta giorni;
- di rendere disponibile ai soggetti competenti in materia ambientale tutta la documentazione in
formato cartaceo, attraverso il deposito presso i propri uffici, e in formato digitale mediante la
pubblicazione sui propri siti web, affinché questi abbiano l’opportunità di esprimersi;
- i contenuti di un’apposita nota da inviare ai soggetti competenti in materia ambientale, a cura
dell’autorità procedente, indicante le modalità di accesso alla documentazione, la tempistica
per la consultazione e la password per accedere ai documenti pubblicati sui siti web;
- l’elenco dei soggetti competenti in materia ambientale riportato nella tabella di seguito:
N. Soggetti Competenti in Materia Ambientale (SCMA)
1 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Dipartimento Regionale Territorio ed Ambiente
2 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Dipartimento Regionale Urbanistica
3 ARPA Sicilia (Dipartimento Provinciale)
4 Provincia di Palermo
5 Comune di Isola delle Femmine
6 Comune di Ficarazzi
7 Ufficio del Genio Civile di Palermo
8 Soprintendenza ai BB.CC.AA.
9 ASP Palermo
10 Ispettorato Provinciale Ripartizione Foreste
11 Azienda Regionale Foreste Demaniali Regione Siciliana R.N.O. Capo Gallo
12 AMP Capo Gallo - Isola delle Femmine
13 Capitaneria di Porto di Palermo
14 Agenzia del Demanio
15 Agenzia delle dogane
16 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Dipartimento Turismo
17 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Area Soprintendenza del Mare
18 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente –Servizio 4 Assetto del Territorio e Difesa del Suolo
19 Ufficio del Genio Civile di Palermo – Opere Marittime
20 Autorità Portuale di Palermo
• con nota prot. n°773457 del 26/10/2010, e successiva nota prot. n°888575 del 02/10/2010
l’ autorità procedente trasmetteva ai soggetti competenti in materia ambientale apposita
5
comunicazione al fine di far pervenire osservazioni e suggerimenti al rapporto preliminare e
definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel presente rapporto
ambientale. Nella stessa veniva esplicitato:
- le sedi del deposito della documentazione in formato cartaceo (Comune di Palermo, Via
Ausonia, 69 90146 PALERMO e Assessorato regionale territorio e ambiente, Dipartimento
territorio ed ambiente, Servizio 2 VAS-VIA, Via Ugo La Malfa 169, 90146 Palermo);
- i siti web ove scaricare la documentazione in formato digitale (www.comune.palermo.it/,
www.artasicilia.it/web/vas/pudmpalermo.html e http://si-vvi.artasicilia.it/si-vvi/articolo12.aspx)
e la relativa password per accedere ai documenti;
- la tempistica per la consultazione
- gli indirizzi mail ove trasmettere il questionario di consultazione in formato digitale
([email protected] e [email protected]).
• Contestualmente, con nota prot n°813454 del 09/11/2010, venivano chiesti agli Enti gestori i
pareri di competenza sulle valutazioni di incidenza ex art. 5 del D.P.R. 357/97;
• durante il periodo di consultazione sono pervenuti quattro questionari di consultazione, i cui esiti
si riportano nella tabella di seguito:
N° Questionario Ossevazione Esito 1 ASP Palermo –
Dipartimento di Prevenzione (nota prot n°20 del 04/01/2011)
Con riferimento alla presenza di discariche abusive di rifiuti pericolosi lungo il litorale, evidenziata nel cap. 4 del rapporto preliminare (quadro ambientale), può essere valutata l’opportunità di prevedere uno specifico indicatore da riferire all’obiettivo 4.
Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.2. Recepita nelle norme tecniche di attuazione della proposta di Piano (artt. 31 e 37)
2 A.R.T.A. Sicilia – Riserva Naturale Orientata “Monte Pellegrino (nota prot. n°01/11 del 03/01/2011
Tenere conto dei piani di gestione dei siti Natura 2000 denominati “Promontori del palermitano e Isola delle Femmine” approvato con D.D.G. n°589 del 25/06/2009 e “Monti di Palermo e valle del fiume Oreto” approvato con D.D.G. n°602 del 26/06/2009
Recepita nelle valutazioni di incidenza ex art. 5 D.P.R. 357/99
3 A.P.P.A. Sicilia (nota prot. n°859 del 10/01/2011)
E’ necessario dare maggiore spazio agli interventi previsti o da prevedere per eliminare gli scarichi fognari non depurati nei tratti del litorale interessato (Diga acquasanta, Ferro di Cavallo di Mondello, foce del fiume Oreto, condotta sottomarina Sferracavallo) Tale fondamentale problematica è impropriamente inserita nell’ambito delle problematiche relative alla presenza di strutture non omogenee in stato di abbandono e degrado lungo la costa. Non si concorda nel non ritenere fondamentale la problematica connessa all’eliminazione degli scarichi fognari lungo la costa.
Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.3. Recepita nel cap. E paragrafo E2 attraverso l’inserimento negli obiettivi da monitorare. Si evidenzia che la programmazione delle oo.pp. finalizzate all’eliminazione degli scarichi fognari a mare esula dagli obiettivi del presente pianto rientrando nell’attività programmatoria del P.A.R.F..
E’ necessario inoltre prevedere tra le problematiche l’emissione diffusa di polveri nel porto di Palermo dovuta ai gas di scarico delle navi e all’attività di scarico di merci pulverulente (pet-coke) che periodicamente avviene nell’area portuale
Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.4. Osservazione non accoglibile in quanto l’area del porto di Palermo è oggetto di pianificazione specifica attraverso il P.R.P. ex L. 84/94 ed esula dalle
6
competenze del presente Piano Sono inoltre da inserire tra le problematiche le aree costiere in cui è in corso un’attività di bonifica (ex Discarica Acqua dei Corsari, ex Discarica di Vergine Maria, spiaggia box a mare ENI, Deposito ESSO) in modo da dare la giusta coerenza tra i vari Piani esistenti nel litorale
Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.2.1 Recepita nelle norme tecniche di attuazione della proposta di Piano (artt. 31 e 37)
Sono infine da indicare quali punti critici gli impianti industriali attivi e/o dismessi (Chimica Arenella, impianto Bonifiche S.p.a. Diga Acquasanta, depuratore di Acqua dei Corsari) con le problematiche che ne conseguono.
Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.2.2
Il paragrafo suolo è insufficiente in quanto non indica tutte le aree costiere in cui è in corso un’attività di bonifica bonifica (ex Discarica Acqua dei Corsari, ex Discarica di Vergine Maria, spiaggia box a mare ENI, Deposito ESSO) gli impianti industriali attivi e/o dismessi (Chimica Arenella, impianto Bonifiche S.p.a. Diga Acquasanta, depuratore di Acqua dei Corsari), punti critici di contaminazione del suolo oltre che delle acque. Per i siti in cui è in corso un’attività di bonifica esistono dati di monitoraggio
Recepita nel capitolo D. paragrafo D.2.2 e nell’allegato 5
Si segnala inoltre che nella zona di Vergine Maria è in atto il monitoraggio dell’alga tossica ostreopsis ovata, che ha avuto negli anni un impatto sulla popolazione (casi di difficoltà respiratorie e irritazioni varie) e pertanto andrebbe considerato come punto critico.
Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.5. Recepita nell’art. 9, comma 6, delle N.T.A. della proposta di Piano
Relativamente alla tutela del suolo e delle acque e alla gestione dei rifiuti è opportuno inserire il D. Lgs. 152/06
Recepita nel capitolo E. paragrafo E.1
Si ricorda che gli obiettivi individuati si ritengono non esaustivi
Recepita nel capitolo E. e nel Capitolo I attraverso la definizione di due nuovi obiettivi e relativi indici di monitoraggio
4 Regione Siciliana. Servizio Soprintendenza Beni Culturali e ambientali del Mare (nota prot. n°94 del 25/01/2011)
Per effetto della delibera di Giunta di Governo n. 200 del 10.06.2009 (All. A) l’Amministrazione dei Beni Culturali della Regione Siciliana è Soggetto Competente in Materia Ambientale (SCMA) sia a livello regionale che a livello provinciale, sovracomunale e comunale. Ai fini delle opportune rettifiche nel Rapporto Preliminare, si evidenzia che il Servizio Soprintendenza Beni Culturali ed Ambientali del Mare dell’Assessorato Reg.le Beni Culturali e dell’Identità Siciliana va inserito fra gli enti in indirizzo nell’attivazione della procedura e nell’elenco SCMA
Recepita
Tra i riferimenti normativi elencati nel “rapporto preliminare” mancano, e pertanto vanno incluse, le disposizioni legislative che normano l’utilizzazione delle riserve terrestri e marine, nonché quelle contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 42/2004 e s.m.i.) e all’art. 28 della L.R. 21/2003
Recepita nel capitolo E. paragrafo E.1
In generale si constata che il Rapporto Preliminare è carente delle informazioni ambientali fondamentali, perfino di quelle ricavabili dagli altri piani regionali, distrettuali e comunali, e pertanto necessita di essere integrato in questo senso con studi ed indagini
Recepita nel capitolo F. paragrafo F.1
7
dettagliati sull’ambiente costiero e marino.
Tra le problematiche elencate nel rapporto non è evidenziato l’utilizzo abusivo del demanio marittimo da parte di soggetti privati che ha prodotto spiagge artificiali e acque marine inquinate.
Recepita nelle tavole della proposta di Piano A1.1 e A1.2 e nell’art. 24 delle N.T.A.
Per le opportune integrazioni si fa presente che: non sono menzionate la R.N.O. di Capo Gallo, la R.N.O. di Monte Pellegrino, la R.N.O. di Isola delle Femmine. Non si fa riferimento all’Area Marina Protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine istituita con L.394/91 e DM 24/07/02 e gestita dalla Capitaneria di Porto di Palermo. Non sono richiamati i seguenti SIC: Isola delle Femmine (ITA020005); Fondali di Isola delle Femmine-Capo Gallo (ITA020047); Monte Grifone (ITA020044). Si segnala l’opportunità di sottoporre alla procedura ed ai criteri di tutela del PUDM anche le aree demaniali marittime nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo, confine via della Leva-Porto Arenella fino al Porticciolo di S. Erasmo, in quanto in stretta relazione rispettivamente con il SIC ITA 020014 “Monte Pellegrino” e con il SIC ITA 020012 “Valle del Fiume Oreto”
Recepita nelle valutazioni di incidenza Allegati nn.1-4 Le aree demaniali marittime nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo sono oggetto di pianificazione specifica attraverso il P.R.P. ex L. 84/94 ed esulano dalle competenze del presente Piano
Non si accenna, lungo i tratti di costa rocciosa alta del litorale, alla distribuzione delle piattaforme a vermeti create dai molluschi Vermetus triqueter e Dendropoma petraeum specie riportata tra quelle da proteggere nella lista dell’allegato II ASPIM. Non vengono evidenziate le singolarità geologiche, paleontologiche, ambientali del territorio di Palermo dove si rinvengono lembi di terrazzi, depositi fossiliferi marini e continentali. Buona parte della linea di costa è formata da falesie, scarpate, blocchi fagliati, cavità, doline, grotte che testimoniano antiche linee di riva, piatteforme a vermetidi, estese praterie di Posidonia oceanica e di Cymodocea nodosa.
Recepita nel capitolo D. paragrafo D.1
Non vengono rilevate le caratteristiche ambientali della costa (spiaggia emersa e sommersa, ambiente di retrospiaggia con composizione granulometrica e petrografia; sono ignorate la morfologia essenziale, le caratteristiche idrologiche, geologiche, idrogeologiche, podologiche e le indicazioni fornite dal PAI.
Recepita nel capitolo D. paragrafo D.1 e nelle tavole di previsione di piano dove vengono riportati i vincoli PAI. Quest’ultimo aspetto è stato oggetto di specifica norma nelle N.T.A. (cfr. art.8 lett. j).
Dal punto di vista archeologico non si fa espresso riferimento alle seguenti aree marine e alle antistanti coste che hanno restituito importanti reperti archeologici e pertanto meritano la dovuta attenzione: zona della Cala; zona Arenella (Grotta della Regina, area Tonnara Bordonaro, Grotta della Colomba); Vergine Maria (Secca Priola, Punta Priola); Addaura; Mondello (area Circolo Lauria e area Stabilimento); Capo Gallo.
Si riscontra difficoltà a recepire l’osservazione in quanto non vi sono dati disponibili. La grotta regina all’Acquasanta e la Cala ricadono nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo, oggetto di
8
pianificazione specifica attraverso il P.R.P. ex L. 84/94, ed esulano dalle competenze del presente Piano. E’ stata inserita una norma che prevede per le opere a mare a qualsiasi titolo la necessità di acquisire preventivamente il parere della Soprintendenza del Mare (art. 12 comma 7 delle N.T.A.)
Nella tabella degli “Obiettivi di Protezione Ambientale”, nel “Quadro di riferimento normativo, programmatico e pianificatorio” relativo ai “Temi ambientali” del Paesaggio, patrimonio culturale, architettonico, archeologico e beni materiali mancano importanti riferimenti normativi quali: il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.) e la L.R. 21/2003 art. 28.
Recepita nel capitolo E. paragrafo E.1
9
A. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI PRINCI PALI DEL
PIANO E DEL RAPPORTO CON ALTRI PIANI
A.1 Contenuti del piano
Il Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime (P.U.D.M.) si configura come strumento
complementare ai vigenti strumenti di pianificazione urbanistica dell’Amministrazione Comunale
di Palermo in quanto individua le destinazioni di uso delle aree del Demanio Marittimo comprese
prevalentemente nella Fascia Costiera individuata dal PRG vigente. Esso regola la gestione, la
tutela e l’uso delle aree del Demanio Marittimo, che ricadono nel territorio del comune di Palermo
disciplinando:
1. le modalità di utilizzo del litorale marino;
2. gli usi da parte della collettività, anche per il tramite di una attività economica privata, da
attuare mediante rilascio di concessione, in conformità alle vigenti disposizioni in materia di
pubblico Demanio Marittimo.
Le aree oggetto della proposta di Piano sono quelle del tratto costiero prospiciente il territorio del
Comune di Palermo, compreso tra Sferracavallo al confine con il Comune di Isola delle Femmine e
Acqua dei Corsari al confine con il Comune di Ficarazzi.
Con riferimento al punto 1, le aree demaniali prospicienti il territorio comunale di Palermo sono
state suddivise in aree, zone e lotti, in ossequio alle linee guida di cui al punto 7) dell’Allegato A
del Decreto A.R.T.A. del 25/05/2006.
Le aree individuate sono state raggruppate sulla base di caratteristiche omogenee sotto l’aspetto
morfologico, ambientale e infrastrutturale. In considerazione che le zone rappresentano le porzioni
di territorio demaniali marittimo che individuano il passaggio da un’area ad un’altra ovvero
costituenti elementi di discontinuità all’interno di una stessa area, di seguito vengono riportati per le
aree e le zone in cui è stato suddiviso il demanio marittimo prospiciente il territorio del Comune di
Palermo le principali caratteristiche che ne hanno determinato l’individuazione. (Tav. F1 –
Previsione di Piano – Individuazione delle Aree – Scala: 1:10.000)
A1 – Aree Isola delle Femmine-Punta Matese-Barcarello-Riserva Naturale Capo Gallo-Fossa del
Gallo
I tratti costieri ricadenti in tale area sono quelli caratterizzati da una tipologia morfologica
omogenea di arenili rocciosi. Le aree presentano un particolare pregio ambientale e
paesaggistico in virtù della bellezza naturale dei luoghi. Infatti, in tali aree sono praticamente
assenti opere di urbanizzazione o manufatti edilizi.
A2 – Area Mondello
10
Si tratta dell’arenile di Mondello caratterizzato da una tipologia morfologica omogenea
sabbioso fine. Pur essendo interessata da manufatti edilizi, l’area presenta un particolare
pregio oltre che paesaggistico anche economico e sociale data la vicinanza con la borgata
marinara di Mondello e la presenza delle strutture poste a servizio del litorale.
A3 – Aree Sferracavallo-Torre Mondello-Punta Celesi-Punta Priola-Mondello-Addaura
I tratti costieri ricadenti in tale area sono quelli caratterizzati da una tipologia morfologica
omogenea di arenili rocciosi. Pur essendo interessata da manufatti edilizi, l’area presenta un
particolare pregio oltre che paesaggistico anche economico e sociale data la vicinanza con le
borgate marinare di Sferracavallo e Mondello, differenziandosi dalla tipologia di cui all’area
precedente non solo per la morfologia dell’arenile ma anche per una più marcata presenza di
manufatti edilizi che hanno irreversibilmente trasformato l’ambiente ed il paesaggio originari.
A4 – Aree Vergine Maria-Arenella-Romagnolo-Sperone-Acqua dei Corsari
Sono gli arenili generatisi a seguito dei fenomeni erosivi delle ex discariche di Vergine Maria,
Sperone ed Acqua dei Corsari. Detti tratti costieri hanno oramai tipologia morfologica di
arenile di natura ghiaiosa, e sono in parte interessati da manufatti edilizi. Dette aree hanno
come loro vocazione quella di aree connesse con la fruizione del mare anche a scopo
balneare, previa esecuzione di idonei interventi di recupero.
Z1 – Zone destinate alla fruizione pubblica
Sono le zone individuate dalle piazze e dalle superfici concesse al Comune di Palermo per uso
pubblico (piazza Beccadelli, terrazza di Mondello) e dalle superfici in prossimità delle borgate
marinare da destinare per le medesime finalità.
Z2 – Zone portuali
Sono le zone caratterizzate dalla presenza dei Porti così come individuati con Decreto
A.R.T.A.
Z3 – Zona destinata ad attività produttive esistenti non connesse al mare.
Le aree classificate come zona Z3 sono quelle dove insistono manufatti e attività produttive
non connesse all’uso del mare e alla fruizione della costa.
Z4 – Zona per attrezzature destinate ad attività di formazione, turismo ed attività sportive.
Le aree classificate come zona Z4 sono quelle dove insistono manufatti con relative aree di
pertinenza ove in atto vengono svolte attività di formazione, turistiche e sportive.
Z5 – Zona Militare.
Sono indicate come zone Z5 le aree interessate da presidi militari.
Z6 – Zone ex discariche - Foce Oreto
11
Sono le zone che negli anni ’60 sono state interessate da apporti di terra e materiali edilizi
(sfabbricidi) che nel tempo hanno assunto notevoli dimensioni, con altezze sul livello del
mare pari a circa 20 metri e modificato pertanto la linea di costa.
Z7 – Zona per esercizi di ristorazione.
Sono state classificate Z7 le zone destinate esclusivamente ad esercizi di ristorazione e
somministrazione di bevande e cibi precotti.
Le aree sono poi state suddivise in lotti, ovvero porzioni delimitate di superficie, individuati
attraverso una precisa identificazione delle relative coordinate geografiche, che formano oggetto di
rilascio di concessioni demaniali marittime. Complessivamente sono stati individuati n°6 tipologie
di lotto, nel seguito elencati, all’interno dei quali sono realizzabili determinate tipologie di iniziative
così come definite nel dettaglio nelle N.T.A. della proposta di Piano
• L1. Lotto di rilevante interesse naturalistico
• L2. Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile
• L3. Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo
• L4. Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale
• L5. Lotto per attività produttive connesse al mare
• L6. Superfici interessate dall’erosioni delle ex discariche
In merito agli usi da parte della collettività, da attuare mediante rilascio di concessione, invece,
per ciascuna tipologia di lotto e per ciascuna zona sono stati individuate le tipologie di iniziative
attuabili nonché (i) le modalità di realizzazione dei manufatti e (ii) di localizzazione delle nuove
concessioni. Con riferimento al primo aspetto, l’intento seguito è quello di omogeneizzare l’aspetto
della costa stabilendo dei criteri e parametri quantitativi generali che i manufatti realizzati in area
demaniale marittima devono rispettare. Con riferimento al secondo aspetto, invece, si è cercato di
tenere conto della dinamicità delle concessioni demaniali marittime – le quali possono essere
soggette a decadenza, ridimensionamenti ampliamenti – stabilendo dei criteri di distanza fra le
concessioni demaniali e di ridimensionamento in modo tale da rispettare il vincolo generale imposto
dall’art. 15 della L.R. 15/05 e ss.mm.ii. (per il quale una quota non inferiore al 50% del litorale deve
essere destinato alla fruizione pubblica).
A.2 Obiettivi principali del piano
In via del tutto generale, l’attività di programmazione della proposta di Piano è volta a restituire
progressivamente la costa alla città attraverso le seguenti linee guida:
1. demolizione delle opere abusive non acquisite al demanio marittimo;
12
2. miglioramento dell’accessibilità alla costa attraverso anche l’acquisizione di aree ex art. 33 del
C.d.N.;
3. messa in sicurezza e bonifica finalizzata ad un utilizzo residenziale o ad esso assimilabile dei
siti interessati in passato da fenomeni di discarica abusiva;
4. riconversione delle concessioni demaniali esistenti destinate ad attività non connesse alla
fruizione del mare;
5. programmazione e razionalizzazione del rilascio di nuove concessioni demaniali marittime ex
art. 36 R.C.d.N. e delle variazioni a quelle esistenti ex art. 24 R.C.d.N.
6. regolamentazione delle nuove concessioni in aree SIC/ZPS per promuovere un uso
ecosostenibile della fascia costiera.
Naturalmente, si è dovuto tenere conto delle modifiche al quadro normativo (precedentemente
delineato in materia dalla L.R. 15/05 e dalla L.R. 10/07) apportate dalla L.R. n°9 del 06/08/2009,
che ha imposto, nell’ambito degli aiuti alle imprese, l’obbligo per le amministrazioni competenti di
tenere conto, nella loro attività di programmazione, delle concessioni esistenti al 17//12/2005, data
di entrata in vigore della L.R. 15/05. Come si vede dall’Allegato A alle N.T.A. della proposta di
Piano, sulle aree demaniali prospicienti il territorio comunale di Palermo insistono alla data di
marzo 2009 n°141 concessioni demaniali marittime, quasi nella totalità derivanti da attività
istruttorie eseguite in data antecedente al 17/12/2005. Di fatto, la norma sopra citata ha imposto
l’obbligo per le amministrazioni competenti ti tenere conto nella loro attività di programmazione
delle concessioni demaniali esistenti al 17/12/2005, momento di entrata in vigore della L.R. 15/05.
L’efficacia delle previsioni della proposta di Piano è sicuramente operativa nei confronti dei
titoli concessori rilasciati dopo l’entrata in vigore della L.R. 15/05 (art. 4, comma 3) ma lo è anche
nei confronti delle concessioni esistenti alla superiore data del 17/12/2005. Per esse infatti, oltre al
tacito rinnovo disposto dalle leggi vigenti, è sempre prevista la rincoversione ad attività conformi
alle destinazioni d’uso previste.
Naturalmente, l’attività di pianificazione svolta è finalizzata allo sfruttamento del mare
principalmente a scopo balneare, per lo più attraverso manufatti precari e prescrizioni sui materiali
da utilizzare e modalità di installazione di manufatti (si evidenzia a tal proposito la preferenza
espressamente prevista nelle Norme Tecniche di Attuazione di utilizzare per le opere legnami
certificati FSC (Forest Stewardship Council).
Ed ancora, in tale ottica deve essere inquadrata la trasformazione prevista nelle Norme Tecniche
di Attuazione della proposta di Piano dei lotti L2 in lotti L3, in conseguenza alla cessazione del
divieto di balneazione. Tale linea di indirizzo si affianca all’obiettivo di tutela integrale (e, ove
13
necessario, recupero) delle aree demaniali interessate da SIC/ZPS, oggetto di studi ad hoc nei
precedenti paragrafi.
In tal modo si è cercato di fare rientrare le previsioni della proposta di Piano nell’ambito di una
forma di sviluppo sostenibile, che non compromette la possibilità delle future generazioni di
perdurare nello sviluppo, preservando la qualità e la quantità del patrimonio naturale.
La preferenza per la precarietà dei manufatti in uno alla previsione di demolizione pressoché
sistematica di tutte le opere abusive realizzate in aree demaniali, è manifestazione evidente
dell’aspirazione di ripristinare ciò che nei decenni si è perso.
A.3 Complementarietà con altri piani
Per quanto concerne la complementarietà con altri piani si rappresenta quanto segue.
Le aree demaniali marittime prospicienti il territorio comunale, escluse quelle ricadenti nella
sfera delle competenze dell’Autorità Portuale di Palermo oggetto di specifica attività di
pianificazione, sono già state oggetto di regolamentazione nella variante generale al P.R.G. di
Palermo approvato con D.Dir. 558 e 124/DRU/02 dell’Assessorato Regionale Territorio ed
Ambiente. Esse, infatti, ad eccezione di due tratti di costa (in prossimità della foce dell’Oreto e del
Golfo di Sferracavallo) soggetti a prescrizioni specifiche dall’Ufficio del Genio Civile, ricadono
quasi sempre all’interno della z.t.o. “Fascia Costiera” (art.22 delle N.T.A.).
Art. 22 Zone Costiere 1. Sono indicate come zone Fc le aree costiere, aggregate alle zone omogenee adiacenti, attualmente interessate, in
prevalenza, da interventi ed usi impropri rispetto ad una congrua fruizione della costa. 2. Gli interventi ammessi in queste zone saranno definiti nei piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata,
finalizzati alla realizzazione di interventi di interesse pubblico e privato relativi ad attività ricettive, ricreative e comunque connesse alla fruizione della costa, anche in deroga alle prescrizioni dettate per le zone omogenee adiacenti.
3. Fino all'approvazione dei piani di cui al comma 2 sono ammessi soltanto gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.”
Come si vede, il comma 3 del citato art.22 delle N.T.A. consente “fino all’approvazione dei
piani di cui al comma 2” solo “gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”. Il
successivo art.30 stabilisce che “1. L'Amministrazione comunale può consentire l'installazione di
chioschi, edicole, distributori di carburante e altre analoghe strutture precarie ad una elevazione, di
piccole dimensioni, su aree pubbliche o aree destinate a servizi pubblici indipendentemente dalle
prescrizioni urbanistiche di zona. … Le aree asservite, in totale, non potranno in ogni caso superare
il 10% dell'area pubblica.” Appare evidente l’intento di subordinare qualsiasi iniziativa sulle aree
demaniali ad una programmazione organica, permettendo in assenza della proposta di Piano solo
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
14
In tal senso, la proposta di Piano si inserisce quale strumento attuativo di pianificazione,
andando a definire e disciplinare gli usi connessi alla fruizione del mare ai sensi dell’art.1 della L.R.
15/05, nel rispetto di quanto disposto dall’art.15, lettera a), della L.R. n°78 del 12/06/1976.
Per quanto concerne gli aspetti legati ai problemi ambientali pertinenti al piano, dall’analisi
delle diverse attività consentite dalla proposta di Piano non si riscontrano interazioni negative nei
confronti degli aspetti ambientali presenti lungo la fascia costiera. Le varie destinazioni d’uso sono
state oggetto di attenti studi specifici, per verificare una eventuale incidenza sugli ecosistemi
costieri sia marini che terrestri; nei casi in cui è stato rilevato il rischio di una possibile interferenza
delle attività previste con gli ecosistemi naturali, sono state inserite specifiche prescrizioni nelle
norme tecniche di attuazione della proposta di Piano per regolamentare il rilascio delle concessioni
finalizzate alla riduzione del rischio e rendere il Piano sostenibile nei confronti delle risorse
naturali.
Anche dal punto di vista dell'attuazione della normativa comunitaria nel settore dell'ambiente, il
presente P.U.D.M è stato sottoposto alla procedura per la “Valutazione di Incidenza” in
ottemperanza all’art. 5 del DPR 8 settembre 1997 n° 357 e ss.mm.ii., normativa che ha consentito a
livello nazionale il recepimento delle due direttive comunitarie 92/43 “habitat” e 79/409 “Uccelli”.
La procedura ha previsto uno studio per valutare i possibili effetti che le attività previste dal Piano
potevano avere sullo stato di conservazione dei Siti di Interesse Comunitario (S.I.C) o Zone di
Protezione Speciale (Z.P.S.) presenti all’interno della fascia demaniale.
Tale studio ha consentito di mettere a confronto gli obiettivi di conservazione e protezione di
habitat e specie animali e vegetali presenti in queste aree, con le attività e la destinazione d’uso
previste dal Piano, per poter, in ultima analisi, implementare le norme di attuazione del Piano con
alcune misure che potessero regolamentare e nel contempo mitigare i possibili impatti. Ciò ha
permesso di rilevare nel dettaglio tutte quelle misure/azioni finalizzate a promuovere uno sviluppo
della fascia costiera compatibile con gli obiettivi di conservazione di questi siti.
Il Piano prevede inoltre una misura complementare, volta migliorare e/o rafforzare la
conoscenza e la sensibilità della popolazione locale riguardo gli obiettivi della politica comunitaria
in tema di protezione e valorizzazione degli ecosistemi ricadenti nell’ambito della rete europea
“Natura 2000”.
Il Piano infine recepisce e tiene conto dell’attuazione degli interventi previsti nel P.A.R.F.
approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n°376 del 07/07/1986 ed attualmente in corso
di aggiornamento, che renderanno balneabili ulteriori tratti di costa regolando e dando regole
15
precise per la riclassificazione dei lotti L2 in lotti L3 a scopo balneare, al cessare del divieto di
balneazione.
Per quanto concerne le aree demaniali marittime SIC/ZPS, come rilevato dall’Ente Gestore
Rangers d’Italia con nota prot. n°1/11 del 03/01/2011 in risposta, si è tenuto conto dei piani di
gestione dei siti “Natura 2000” denominati “Promontori del Palermitano e Isola delle Femmine”
approvato con D.D.G. n°589 del 25/06/2009 e “Monti di Palermo e Foce del Fiume Oreto”
approvato con D.D.G. n°602 del 26/06/2009.
16
B. ASPETTI PERTINENTI ALLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE E SUA
EVOLUZIONE PROBABILE SENZA L’ATTUAZIONE DEL PIANO
B.1 Descrizione dello stato attuale
Per quanto concerne le aree interessate da SIC/ZPS, gli aspetti specifici pertinenti allo stato
attuale dell’ambiente e la sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano sono stati trattati
all’interno delle valutazioni di incidenza redatte ai sensi del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii., secondo le
indicazioni di cui all’allegato 1 al Decreto ARTA del 30/03/2007.
Il confine amministrativo, oltre il quale le competenze non sono più del Comune di Palermo, è
costituito ad est dal Comune di Ficarazzi ed ad Ovest dal Comune di Isola delle Femmine. Le aree
demaniali marittime ricadenti nell’ambito della circoscrizione territoriale dell’Autorità Portuale di
Palermo, istituita ai sensi della L. 84/94 suddivide la fascia territoriale costiera in due parti: la fascia
costiera nord e la fascia costiera sud.
La costa palermitana è caratterizzata da tratti di sabbia finissima, arenili ghiaiosi e tratti di
scogli, ed è ricca di valenze paesaggistiche e naturalistiche che ne costituiscono motivo di richiamo
per i turisti.
Fiancheggiata dai Monti Billiemi e Pizzo S. Margherita, protesa verso il Mar Tirreno, ad ovest
del territorio comunale sorge Sferracavallo, un borgo marinaro costituitosi nel XV-XVI secolo
attorno ad una tonnara ed a una antica chiesetta. All’inizio la piccola comunità ebbe un’economia
incentrata sul mare, col passare del tempo gli abitanti si dedicarono anche alle attività agricole. Nel
secolo XVIII e soprattutto nei successivi secoli, la borgata di Sferracavallo (chiamata così forse a
causa delle cattive condizioni della strada che congiungeva Sferracavallo a Palermo) subì diverse
bonifiche e trasformazioni con la costruzione di una agevole arteria di collegamento e soprattutto di
ville, anche lungo la fascia marinara, tali da trasformare l’antico borgo di pescatori in una località di
villeggiatura, affermato sempre più anche come villaggio gastronomico e polo di attrazione per
turisti e non, che vogliono usufruire delle varietà gastronomiche e delle bellezze naturali. Nella
borgata inoltre è attivo un porticciolo che ospita barche da diporto.
Il tratto di mare dal confine con il territorio comunale di Isola delle Femmine a Punta Barcarello
ricade all’interno del SIC ITA020007 “Fondali di Isola delle Femmine – Capo Gallo”.
Capo Gallo è forse una delle più belle rupi calcaree del mediterraneo. La montagna è a
strapiombo sul mare ed è caratterizzata da una rigogliosa vegetazione a macchia mediterranea,
favorita nella sua crescita dall’umidità trasportata dalle brezze marine estive. Numerosi gli
endemismi botanici (specie che vivono solamente in questa zona) e anche la fauna è molto
17
interessante, per la presenza di numerosi rapaci e altri uccelli che nidificano sulle rupi. Per tali
motivazioni è stata istituita la RNO Capo Gallo (decreto ARTA n°734 del 21/06/2001).
Questa costa è rimasta pressoché inalterata principalmente a causa della sua conformazione
fisica. Essa ricade anche all’interno del SIC ITA020006 “Capo Gallo” e ITA020007 “Fondali di
Isola delle Femmine – Capo Gallo”. Con Decreto del 29/11/2006, l’Assessorato Territorio ed
Ambiente ha incluso nella riserva Naturale Capo Gallo l’area di Punta Barcarello.
Oltre il faro di Capo Gallo si apre la Fossa del Gallo, che ospita un altro piccolo porticciolo da
diporto con annesso un cantiere nautico.
La Punta Mondello, completamente occupata dall’Hotel La Torre, segna il confine occidentale
dell’omonima baia, occupata quasi interamente da una lunga spiaggia, rinomata meta estiva dei
palermitani. Fino agli inizi del secolo scorso questa zona era paludosa e malsana, ma con la
successiva bonifica effettuata tra il 1910 e il 1918 i terreni circostanti Mondello paludosi e malsani
vennero bonificati e dati in concessione alla Società Belga “Le Tramway de Palerme”, assumendo
l’aspetto attuale. La bonifica ha portato al drenaggio delle acque pluviali, attraverso un canale di
gronda, denominato Ferro di Cavallo, che per un lungo periodo ha funzionato da collettore dei reflui
della borgata e di numerosi villini sorti nella zona, soprattutto a partire dagli anni ’60.
Attualmente il Ferro di Cavallo, che sfocia in corrispondenza dei due moli che delimitano la
baia, accetta in inverno solo acque piovane grazie alla realizzazione di un impianto di sollevamento
che trasporta i liquami al depuratore di Fondo Verde.
L’antico borgo peschereccio di Mondello, appoggiato alla Torre di avvistamento, ospita ancora
una marineria dedita alla piccola pesca, che vi trova rifugio grazie anche ad un molo frangiflutti
lungo circa 100 metri. Oltre punta Celesi, dove oggi sorgono alcuni stabilimenti balneari fra cui il
“Circolo Lauria” con l’omonimo moletto, inizia l’Addaura, e con essa il fronte a mare del Monte
Pellegrino, che arriva fino alla borgata dell’Acquasanta. La costa dapprima bassa e rocciosa, con
alcune calette ciottolose, di fronte l’Istituto Roosevelt è interrotta da un porticciolo turistico
incompleto.
Da qui parte un tratto di costa di circa 850 m sul quale insiste la parte a mare del SIC ITA
020014 denominato “Monte Pellegrino”, istituito al fine di mantenere le caratteristiche originarie
degli habitat di interesse comunitario classificati rispettivamente: cod. nat. 1240 “Scogliere con
vegetazione delle coste mediterranee” e cod. nat. 1170 “Scogliere”.
In corrispondenza di Punta Priola, all’interno del SIC, la costa ridiventa alta e rocciosa e così
prosegue fino a Vergine Maria, dove si rinvengono notevoli segni degli stravolgimenti apportati alla
fascia costiera negli ultimi decenni. Si riscontra qui, infatti, la prima delle grosse discariche che
18
hanno determinato la notevole trasformazione della fisionomia costiera; al piede di questa discarica,
e da questa creata, infatti, è ora presente una spiaggia molto estesa che arriva ad un altro molo
incompleto, in corrispondenza dell’ex Tonnara Bordonaro.
Da qui fino all’Arenella la vista del mare è interamente preclusa dagli edifici realizzati sulla
fascia costiera ed è qui che troviamo il primo grande collettore fognario: alle spalle sono state
scaricate tonnellate di sfabbricidi che nel tratto di fronte l’ex Chimica Arenella hanno ricoperto la
costa e i fondali litoranei. In questo tratto di costa è in fase attuativa il progetto, relativo
all’intervento – “Chimica Arenella – Tutela integrata dell’area costiera” che si inquadra in un
insieme di interventi che riguardano il complesso dell’ex Chimica Arenella: il recupero della fascia
costiera antistante l’ex polo industriale, con la formazione di un arenile artificiale protetto da una
barriera soffolta, il recupero di uno degli immobili storici dell’ex complesso, ed il riuso come spazio
espositivo e la realizzazione delle urbanizzazioni primarie per l’intera struttura, la ridefinizione
degli spazi aperti, la realizzazione di un parcheggio in parte in superficie ed in parte sotterraneo e il
consolidamento e recupero di alcuni dei manufatti storici.
La finalità degli interventi descritti è il recupero e la rifunzionalizzazione del complesso di
archeologia industriale e del tratto di costa ad esso prospiciente. Con gli interventi, in particolare, si
pongono le precondizioni per un nuovo uso dell’area e degli immobili per attività culturali (centro
espositivo – centro congressuale – centro per le telecomunicazioni) e per attività ricettive legate
anche alla fruizione del mare.
In località Arenella, è presente il porto peschereccio costituito da tre moli che delimitano
altrettanti specchi acquei di diversa ampiezza, utilizzati dai pescatori e dai diportisti. Nel complesso
il porto dell’Arenella necessita di alcune opere infrastrutturali in grado di rendere il porto medesimo
più sicuro e funzionale.
Alle spalle del molo si è anche qui formata una grande spiaggia inesistente fino a pochi lustri fa
che individua il confine con il tratto di costa di competenza dell’Autorità Portuale di Palermo
(confine via della Leva, giusta D.M. Infrastrutture e dei Trasporti del 22/11/2005), la cui autorità si
estende senza soluzione di continuità fino al Porticciolo di Sant’Erasmo, ed il cui territorio è al di
fuori della presente pianificazione.
Limitrofo al porticciolo di Sant’Erasmo insiste il SIC ITA020012 “Valle del Fiume Oreto”, che
interessa la fascia costiera limitatamente alla foce del fiume omonimo.
Nel tratto di costa successivo esistevano fino ad alcuni decenni fa i lidi balneari molto
frequentati dai palermitani: erano molto rinomati fra gli altri i Bagni Virzì e i Bagni Italia a
Romagnolo, definitivamente abbandonati a seguito della bonifica di Mondello.
19
Oggi questo tratto di costa è inibito all’uso balneare a causa del pesante inquinamento, mentre la
presenza di almeno tre grosse ex-discariche (Oreto, Sperone e Acqua dei Corsari) ha alterato la
fisionomia costiera e distrutto le biocenosi marine originarie.
In località Bandita è presente un altro piccolo porticciolo peschereccio. In corrispondenza della
borgata di Acqua dei Corsari negli anni ’60 è stata realizzata un’enorme discarica di terra e
materiali edilizi, che nel tempo ha assunto dimensioni colossali con un’altezza sul livello del mare
di circa 20 metri aggettante di quasi 500 metri verso il largo, con una estensione sulla linea di costa
di circa 600 metri.
Tale discarica ha subito una notevole trasformazione nel corso degli anni a causa degli agenti
meteo-marini, che hanno determinato il disfacimento del materiale incoerente, con la conseguente
dispersione sui fondali circostanti: il risultato è l’attuale conformazione del sito, caratterizzato da
una elevata pendenza dei pendii, a costante rischio franoso, e il dislocamento nel sito di enormi
quantitativi di massi e blocchi di varia natura e fattura.
Dopo Acqua dei Corsari è presente un depuratore che a regime servirà gran parte della città di
Palermo e dei comuni limitrofi; attualmente serve la zona ad est del fiume Oreto, con la
conseguente eliminazione di decine di scarichi urbani che insistevano in questo tratto costiero.
Nella zona sono inoltre presenti due punti di approdo e scarico per petroliere, a servizio dei
depositi costieri Esso e Agip.
Il litorale che segue fino al confine con il territorio comunale di Ficarazzi è tutto un succedersi
di discariche di terra e spiagge per la gran parte artificiali, generate dai fenomeni erosivi e
successivo deposito delle ex discariche insistenti nel tratto di litorale.
B.2 – Attuali cause ostative alla piena fruizione balneare della Costa
La costa palermitana è ancora oggi interessata da alcuni scarichi fognari di tipo misto a mare, in
via di razionalizzazione nell’ambito del programma di disinquinamento delle acque marine e
riqualificazione della fascia costiera condotto da questa Amministrazione comunale, attraverso la
razionalizzazione della fognatura esistente e la creazione di nuovi impianti fognari.
Nelle tavole di Piano sono stati individuati in tutto n°18 scarichi fognari, la maggior parte dei
quali verranno eliminati con l’attuazione del superiore programma di disinquinamento.
Non conteggiando il tratto di costa ricadente nelle competenze dell’Autorità Portuale di
Palermo, la lunghezza del fronte demaniale prospiciente il territorio del Comune di Palermo è di
circa 30 km. I divieti di balneazione per presenza di scarichi fognari interessano circa 10 km, la
maggior parte dei quali in prospettiva futura possono essere restituiti alla città per un uso balneare.
20
Naturalmente, nell’attività pianificatoria si è tenuto conto delle attività esistenti “da tempo”
sulla costa palermitana.
Infatti, l’intento di questa Amministrazione Comunale è principalmente quello di restituire la
spiaggia alla città, consentendo soltanto usi connessi con la fruizione del mare quale la balneazione.
Naturalmente, occorre che il mare prospiciente la costa sia idoneo a potere essere “utilizzato” nel
senso sopra indicato. Gli interventi di razionalizzazione della rete fognaria hanno tempi di
attuazione differenti.
A mano a mano che gli interventi di razionalizzazione della rete fognaria verranno realizzati, i
tratti di costa non balneabili saranno soggetti a riperimetrazione e riclassificati come lotti balneabili
ed, in quanto tali, destinati iniziative di carattere pubblico e/o privato a scopo balneare.
Pertanto, allo stato attuale sui lotti nei quali insiste il divieto di balneazione possono essere
rilasciate concessoni demaniali marittime (c.d.m.) per usi diversi dalla balneazione secondo quanto
stabilito nelle Norme Tecniche di Attuazione della presente proposta di Piano (N.T.A.), con la
condizione che in caso di cessazione del divieto di balneazione e pena la decadenza della
concessione stessa, devono essere subordinate all’impegno da parte del concessionario a variare la
destinazione d’uso della concessione adeguandola a quanto prescritto per i lotti destinati ad un uso
balneare (individuati dalla sigla L3 nelle tavole di piano).
Tale orientamento risulta anche in linea a quanto stabilito dalla sopravvenuta norma, la L.R. n°9
del 06/08/2009, che ha imposto, nell’ambito degli aiuti alle imprese, l’obbligo per le
amministrazioni competenti di tenere conto, nella loro attività programmatoria, delle concessioni
esistenti al momento dell’entrata in vigore della L.R. 15/05 (17/12/2005).
Cessato il divieto di balneazione, i concessionari che intendono, alla scadenza del titolo
concessorio, proseguire con il rinnovo della c.d.m. ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 così come
modificata dalla L.R. 10/07 e dalla L.R. 9/09 per l’esercizio di attività non balneari, potranno
eseguire solo interventi di manutenzione ordinaria sui manufatti esistenti nonché realizzare opere
precarie strettamente necessarie per l’osservanza delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza
igiene ed abbattimento di barriere architettoniche, senza alcuna possibilità di ampliare e/o
modificare quanto in precedenza concesso.
B.3 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano
Come già detto, l’attività di programmazione della proposta di Piano è volta a restituire
progressivamente la costa alla città attraverso le seguenti linee guida:
1. demolizione delle opere abusive non acquisite al demanio marittimo;
21
2. miglioramento dell’accessibilità alla costa attraverso anche l’acquisizione di aree ex art. 33 del
C.d.N.;
3. messa in sicurezza e bonifica finalizzata ad un utilizzo residenziale o ad esso assimilabile dei
siti interessati in passato da fenomeni di discarica abusiva;
4. riconversione delle concessioni demaniali esistenti destinate ad attività non connesse alla
fruizione del mare;
5. programmazione e razionalizzazione del rilascio di nuove concessioni demaniali marittime ex
art. 36 R.C.d.N. e delle variazioni a quelle esistenti ex art. 24 R.C.d.N.
6. regolamentazione delle nuove concessioni in aree SIC/ZPS per promuovere un uso
ecosostenibile della fascia costiera.
Per descrivere l’evoluzione che l’utilizzo del demanio marittimo prospiciente il territorio
comunale di Palermo ha subito negli ultimi 50 anni, occorre far riferimento necessariamente al
quadro normativo.
Le aree demaniali marittime risultano tutt’oggi regolate dal Codice della Navigazione e dal
Regolamento del Codice della Navigazione. Ai sensi dell’art. 36, erano molteplici gli usi del
demanio marittimo, tra cui anche quello esclusivo, ove compatibile con l’esigenze del pubblico uso.
Avvenne, pertanto, che accanto a strutture finalizzate ad un uso “proprio” del mare, ovverossia
destinate ad attività anche commerciali connesse con la vicinanza della risorsa mare, si
affiancassero anche strutture ad uso diverso, finanche abitazioni private.
Il dopoguerra, e la ricostruzione che interessa la città assediata dai bombardamenti durante
l’ultimo conflitto mondiale, determina anche il sorgere di discariche incontrollate, tra le quali ad
esempio Vergine Maria e Sperone.
Successivamente, solo con l’entrata in vigore della L.R. n°76/78 (art. 15), il legislatore
regionale si è posto il problema di regolamentare l’uso delle aree demaniali marittime entro la fascia
di 150 m dalla battigia, restringendolo ad opere ed impianti destinata alla diretta fruizione del mare.
Tuttavia la mancanza di una regolamentazione di dettaglio ha fatto sì che strutture destinate alla
balneazione, si alternassero a strutture dedicate alla nautica o al rimessaggio, senza alcuna
distribuzione razionale dei vari usi sul litorale. A questo si è aggiunto il fenomeno progressivo che i
tratti balneabili di costa (Addaura e Mondello) sono stati oggetto nel corso dei decenni di istanze di
concessione da parte di privati interessati alla gestione di stabilimenti balneari, fenomeno, questo,
che ha comportato una drastica riduzione dei tratti di spiaggia e di costa liberi.
Successivamente con la L.R. 15/2005 e ss.mm.ii., il legislatore regionale ha maggiormente
ampliato gli usi dei beni demaniali marittimi, affiancando a quelli tradizionalmente connessi con la
22
fruizione dl mare (balneazione e rimessaggio), anche usi diversi (ristorazione, attività sportive
costruzioni di natanti) ma subordinando la loro realizzazione all’approvazione di uno strumento
organico di pianificazione, la proposta di Piano Contestualmente, all’art. 5, ha anche individuato nel
50 % la parte dell’intero litorale di pertinenza da destinare alla pubblica fruizione.
Tralasciando il fenomeno dell’abusivismo, reso possibile da un particolare momento storico
oggi impensabile, gli scenari oggi ipotizzabili in assenza della proposta di Piano sono i seguenti:
• aggravamento della distribuzione non razionale degli usi nel litorale palermitano in relazione
alle opere infrastrutturali già realizzate. Si pensi, ad esempio, alla previsione di piano di
concentrare le attività di rimessaggio e di cantieristica navale in prossimità dei porti di
categoria II, classe III, presenti sul territorio palermitano (porto Roosevelt, Porto Bandita, Porto
Sferracavallo) prevedendo la riqualificazione ed il potenziamento dell’infrastruttura portuale;
• mancanza di equilibrio nel litorale tra le parti destinate alla fruizione libera e le parti da affidare
in concessione. Le istanze di concessione tendono ancora oggi a concentrarsi sui tratti di
litorale dove sono minori gli investimenti per la riqualificazione;
• disuniformità nel paesaggio, che continuerebbe ad essere caratterizzato da tipologie strutturali e
morfologie diverse fra loro;
• impossibilità di ampliare gli usi del mare anche a quelli consentiti dall’art. 1 della L.R. 15/05 e
ss.mm.ii., differenziandoli in base alla vocazione dei vari siti;
• mancata riqualificazione dei SIC “Monte Pellegrino” e “Foce Oreto” attraverso alcuni
interventi di demolizione;
• mancato ampliamento del fronte a mare disponibile alla collettività attraverso l’apertura di
varchi pedonali secondo le procedure di cui all’art.33 del C.d.N.;
• aggravamento degli impatti sulla rete ecologica locale, in special modo a carico del corridoio
costiero, con ulteriore rischio di frammentazione e/o riduzione degli habitat.
23
C. CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTI CHE DELLE
AREE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE
Per quanto concerne le aree interessate da SIC/ZPS, come si evince dalle allegate valutazioni di
incidenza redatte ai sensi del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii., alle quali si rinvia per maggiori
approfondimenti, le previsioni di piano tendono alla salvaguardia integrale delle caratteristiche
ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree significativamente interessate, anche con
riferimento ai manufatti previsti in demolizione.
Di seguito vengono analizzate per ciascun lotto al di fuori delle aree interessate da SIC/ZPS, le
caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche e analizzato il possibile impatto delle soluzioni
proposte.
In via del tutto generale, si vuole porre in rilievo che l’art.9 delle N.T.A. della proposta di Piano
prevede che i manufatti devono avere la caratteristica di precarietà strutturale e devono essere
realizzati con materiali e metodologie che ne consentano, dove prevista, la facile rimozione.
Devono essere utilizzati materiali eco-bio-compatibili anche di tipo innovativo, lignei o similari.
Non è consentita la costruzione di opere fisse in cemento, se non limitatamente alle esigenze
tecniche di ancoraggio a terra dei manufatti e comunque previo verifica della possibilità di utilizzo
di soluzioni amovibili. Verrà data preferenza alle iniziative che prevedono per le opere lignee,
l’utilizzo di legnami certificati FSC (Forest Stewardship Council), nell’ottica di uno sviluppo
sostenibile.
Quanto sopra al fine di ridurre al minimo, praticamente annullare, ogni possibilità di ulteriore
trasformazione irreversibile della costa palermitana.
Sferracavallo tratto 3-4bis (Tavv. F2.1 e F2.2)
Il tratto di costa è caratterizzato da una tipologia morfologica omogenea di arenili rocciosi. Pur
essendo interessata da manufatti edilizi, alcuni dei quali incompiuti, che hanno irreversibilmente
trasformato l’ambiente ed il paesaggio originari, il tratto di costa presenta un particolare pregio oltre
che paesaggistico anche economico e sociale in considerazione la vicinanza con la borgata marinara
di Sferracavallo.
Nelle previsioni di piano, il tratto di costa in questione è stato classificato come lotto L3, a
destinazione balneare, essendo ammesso il rilascio di c.d.m. per strutture precarie per migliorare la
fruizione del mare, senza possibilità di mantenimento delle medesime oltre la stagione balneare,
ancorché a servizio di strutture permanenti dotate di regolare provvedimento edilizio abilitativo. Ciò
al fine di evitare ulteriori trasformazioni permanenti del territorio e del paesaggio, ripristinando lo
stato dei luoghi al termine della stagione balneare.
24
Sferracavallo tratto 4bis-5 (Tav. F2.2) (Piazza Beccadelli)
Si tratta della piazza principale della borgata marinara di Sferravallo. In tale zona, classificata
come Z1, in considerazione che tali aree risultano già fortemente trasformate, è stato privilegiato
l’uso pubblico della piazza, non essendo ammissibile il rilascio di nuove concessioni demaniali né
l’ampliamento di quelle esistenti. Inoltre, tenuto conto delle tradizionali attività gastronomiche
insistenti sulla piazza, è stata ampliata la stagione balneare tenuto conto che lo svolgimento di tali
attività non è connesso con la fruizione del mare a scopo di balneazione.
Porti di categoria II classe III
Tutti i porti ricadenti nella costa prospiciente il territorio del Comune di Palermo, al di fuori
dell’ambito di competenza dell’Autorità Portuale di Palermo, sono classificati come porto di
categoria II classe III ex D.P.R.S. del 01/06/2004, in particolare:
• Porto di Sferracavallo con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;
• Porto della Bandita con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;
• Porto di Mondello con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;
• Porto di Vergine Maria con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;
• Porto di Addaura con destinazione turistica, da diporto;
• Porto di Capo Gallo con destinazione turistica da diporto e porto rifugio;
• Porto di Punta Celesi con destinazione per piccole imbarcazioni da diporto.
Ai sensi dell’art. 30 della L.R. 21/85, la redazione del piano regolatore dei porti rientranti nella
categoria e classe di che trattasi spetta all’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente. Nella
proposta di Piano si è pertanto provveduto ad individuare l’ambito portuale di riferimento,
classificando tali aree come zona Z2. Tutti i porti di che trattasi, necessitano di opere di
adeguamento e potenziamento che li rendano compatibili con le destinazioni assegnate. Detti
interventi, naturalmente, devono essere pianificati attraverso uno studio organico, che esula dalle
finalità della proposta di Piano.
Sferracavallo - Barcarello tratto 6-7 (Tavv. F2.2 e F2.3)
Il tratto di costa a tergo la diga foranea del porto di Sferracavallo si presenta roccioso e
facilmente accessibile essendo costeggiato dalla strada pubblica che conduce all’ingresso della
R.N.O. “Capo Gallo”.
Il tratto di litorale sul quale insiste il divieto di balneazione (tratto 6 – 6bis) è stato destinato a
lotto L2, sui quali è possibile rilasciare c.d.m. per destinazioni d’uso commerciali sempre con
strutture precarie che non comportino trasformazioni irreversibili nella costa.
25
Il tratto di costa non interessato dal divieto di balneazione, invece, è stato classificato come lotto
L3, a destinazione balneare, essendo ammesso il rilascio di c.d.m. per strutture precarie per
migliorare la fruizione del mare, senza possibilità di mantenimento delle medesime oltre la stagione
balneare. Viene inoltre previsto il mantenimento a tutto il periodo dell’anno dell’opera di
riqualificazione urbana “Passeggiata sul lungomare Barcarello”, realizzata attraverso una struttura
precaria in legno, che amplia il marciapiede esistente migliorando la fruibilità del bellissimo
paesaggio.
Riserva N.O. “Capo Gallo” – Zona di preriserva tratto 8-11 (Tav. F2.7)
Come già detto, gli aspetti relativi alla R.N.O. “Capo Gallo” sono approfonditi nella relativa
valutazione di incidenza (allegato n°2). Qui si vuole solo riferire circa le previsioni nella zona “B”
di pre-riserva in corrispondenza dell’ingresso lato Mondello.
In tale tratto di costa, è prevista la realizzazione di una spiaggia libera attrezzata a gestione
comunale, per rendere fruibile la riserva naturale orientata di Capo Gallo anche ai soggetti
diversamente abili e dei relativi servizi complementari come il parcheggio.
Viene inoltre previsto l’ampliamento del demanio marittimo ex art. 33 C.d.N. acquisendo per
pubblica utilità la strada di accesso alla futura spiaggia libera attrezzata e al porto “Fossa del Gallo”.
La piccola porzione di area demaniale non balneabile viene destina a lotto L2, per piccoli
esercizi commerciali funzionali alla vocazione balneare del luogo.
Il tratto di costa tra il porto di Fossa del Gallo e l’ingresso della R.N.O. è invece classificato
come lotto L1, al fine di perseguire l’obiettivo prioritario di tutela integrale delle aree costiere
rimaste allo stato originario.
Mondello – Punta Torre tratto 11-13 (Tav. F2.8)
Il tratto di costa è caratterizzato da una tipologia morfologica omogenea di arenili rocciosi. Esso
presenta un particolare pregio oltre che paesaggistico anche economico e sociale in considerazione
la vicinanza con la borgata marinara di Mondello.
Nelle previsioni di piano, il tratto di costa in questione è stato classificato come lotto L3, a
destinazione balneare, essendo ammesso il rilascio di c.d.m. per strutture precarie per migliorare la
fruizione del mare, senza possibilità di mantenimento delle medesime oltre la stagione balneare,
ancorché a servizio di strutture permanenti dotate di regolare provvedimento edilizio abilitativo. Ciò
al fine di evitare ulteriori trasformazioni permanenti del territorio e del paesaggio, ripristinando lo
stato dei luoghi al termine della stagione balneare.
E’, inoltre, prevista in adiacenza all’ingresso della R.N.O. “Capo Gallo” la realizzazione di una
spiaggia libera attrezzata a gestione comunale.
26
Mondello – Paese 13-14 (Tavv. F2.8 e F2.9)
E’ il tratto di costa interessato dalla borgata di Mondello. La presenza dello sbocco del “Ferro di
Cavallo” e la vicinanza con il molo del porto di Mondello ha determinato l’insistenza di un divieto
di balneazione. Tenuto conto che il tratto di costa prospiciente la borgata di Mondello è ormai
interessato da pesanti trasformazioni che ne hanno irreversibilmente alterato l’aspetto morfologico
originario, si è previsto di destinare tali aree a lotti L2 e zone Z3, privilegiano la vocazione
commerciale della zona.
E’ inoltre confermata come zona Z1 la terrazza a mare, da destinare alla pubblica fruizione
senza possibilità di rilascio di nuove c.d.m.
Mondello – Spiaggia tratto 17-29 (Tav. F2.10)
E’ la spiaggia ad arenile sabbioso da Palermo, storicamente in concessione alla Immobiliare
Italo – Belga. Negli anni passati la stessa società concessionaria, nell’ambito della c.d.m. in corso di
validità, ha attuato ex art. 24 R.C.d.N. la progressiva sostituzione dell’impianto di stabilimento
balneare a cabine con la tipologia a spiaggia attrezzata con sdraio ed ombrelloni, sostituendo anche
la recinzione.
Nella proposta di Piano è prevista l’alternanza di tratti di spiaggia libera con tratti di spiaggia
attrezzata suscettibili di rilascio di c.d.m. restituendo il 50% del litorale alla pubblica fruizione.
Nei tratti di costa limitrofi al porto di Punta Celesi, dove insiste un divieto di balneazione,
eventuali punti di ristoro possono essere autorizzati esclusivamente per servizio da asporto, senza
alcun spazio dedicato per il consumo delle vivande o altre attività, essendo privilegiate le attività
sportive da spiaggia e gli spazi ombreggiati.
Addaura tratto 31-34 (Tav. F2.11)
Il litorale presenta caratteristiche morfologiche rocciose e si presenta notevolmente trasformato
a causa della presenza di manufatti. Gran parte del litorale é interessato da concessioni demaniali
marittime con finalità diverse.
La destinazione assegnata è prevalentemente quella balneare prevista per i lotti L3, con
particolari misure di salvaguardia per le aree interessate dal SIC “monte Pellegrino”, così come
descritte nella valutazione di incidenza (allegato n°3), alla quale si rimanda per gli
approfondimenti.
Viene confermata la spiaggia libera attrezzata a gestione comunale attualmente esistente, mentre
è prevista una progressiva riduzione del fronte a mare in concessione a ditte private secondo il
meccanismo descritto all’art. 8 delle N.T.A. della proposta di Piano, al fine di ristabilire il corretto
27
rapporto tra tratti di litorale in concessione demaniale e tratti da destinare alla libera e gratuita
fruizione.
E’ inoltre prevista la riconversione delle c.d.m. esistenti ad attività connesse alla fruizione del
mare da parte della collettività indifferenziata sia pur attraverso un’attività economica privata delle
concessione esistenti, tenendo in tal modo conto della proroga di cui all’art. 1, comma 18, del D.L.
n°194 del 30/12/2009, convertito in legge dall’art.1, comma 3, della L. n°25 del 26/02/2010.
Addaura Area porto Roosevelt tratto 35-36 (Tav. F2.11)
L’area demaniale in corrispondenza del porto Roosevelt si presenta fortemente trasformata. A
causa della presenza della infrastruttura portuale, l’area è caratterizzata da buona una viabilità e da
n°3 edifici identificati come “Netto Storico”. Tenuto conto della destinazione turistica e da diporto
assegnata al porticciolo dal D.P.R.S. del 01/06/2004, l’area in questione è stata destinata
prevalentemente a zona turistica. A tal fine, un corpo di fabbrica esistente è stato destinato ad
attività connesse con il porto Addaura (rimessaggio etc.) mentre i rimanenti due corpi di fabbrica ad
attività turistica/alberghiera e servizi ad essa connessi (parcheggi, verde pubblico etc.).
Addaura tratto 35-43 (Tav. F2.12, F2.13 e F2.14)
Il litorale presenta caratteristiche morfologiche rocciose e si presenta trasformato in alcuni tratti
a causa della presenza di manufatti.
Per quanto concerne la salvaguardia del SIC “Monte Pellegrino” si rinvia alla valutazione di
incidenza (allegato n°3), dove sono anche previsti gli interventi di riqualificazione ambientale.
Il tratto di costa, identificato nella tav. F2.12 dai numeri 39-40, è stato classificato come lotto
L1, per garantirne la tutela integrale in quanto unico tratto dell’Addaura rimasto con la morfologia
pressoché originaria.
Vengono altresì confermate le due spiagge libere attrezzate (Punta Priola e Addaura 2).
L’ultimo tratto, prima della ex discarica di Vergine Maria è invece inaccessibile, essendo inoltre
caratterizzato nel P.A.I. esistente da rischio di crollo / ribaltamento con pericolosità molto elevata.
Zone delle ex Discariche.
Nella costa palermitana sono interessate da ex discariche di Vergine Maria, Chimica Arenella,
Sperone, Acqua dei Corsari e foce del fiume Oreto. L’assetto determinato dalla pregressa attività di
discarica ha comportato la presenza di materiali di rifiuto di vario genere ed in particolare di inerti
tali da non permettere l’immediato utilizzo legato alla pubblica fruizione, nonché un consequenziale
degrado dell’ambiente.
Per tali aree, classificate come Z6, la proposta di Piano prescrive gli interventi di bonifica ed
ingegneria naturalistica, che dovranno pertanto essere volti al recupero della fruibilità della costa a
28
scopo ricettivo e ricreativo. Nelle more della attuazione degli interventi di recupero, è ammesso il
rilascio di nuove concessioni demaniali marittime come pure i rinnovi e le variazioni di quelle
esistenti, previa verifica delle concentrazioni limite per “siti ad uso verde pubblico, privato e
residenziale”, ai sensi del D. Lgs. 152/06. Qualora vengano rispettati i suddetti valori delle
concentrazioni limite sono realizzabili gli interventi ammessi per i lotti classificati L3 ove sul tratto
di costa non insista un divieto di balneazione permanente. In quest’ultimo caso, le attività consentite
saranno quelle ammesse per i lotti L2. Nella zona Z6 in prossimità del SIC “Valle del fiume Oreto”
sono ammessi esclusivamente interventi finalizzati alla pubblica fruizione ad iniziativa pubblica.
Addaura – Vergine Maria tratto 48-48bis (Tav. F2.16)
Il litorale oggi esistente è in parte stato modificato dall’erosione marina dell’ex Discarica di
Vergine Maria che ha determinato la formazione di spiagge di detriti, tra cui la spiaggia a tergo del
molo del porto di Vergine Maria.
Naturalmente, trattandosi di aree interessate da fenomeni erosivi di una ex discarica
incontrollata, il rilascio di nuove c.d.m. è stato subordinato alla verifica delle concentrazioni limite
per “siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale”, ai sensi del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
In tali aree, classificate come lotti L6, sono realizzabili gli interventi ammessi per i lotti
classificati L3 ove sul tratto di costa non insista un divieto di balneazione permanente. In
quest’ultimo caso, gli interventi realizzabili saranno quelli ammessi per i lotti L2, con le
prescrizioni ivi indicate.
La spiaggia di Vergine Maria è stata destinata a spiaggia libera attrezzata a gestione comunale.
Vergine Maria tratto 48-48bis (Tav. F2.16)
Si tratta dell’area demaniale prospiciente la borgata marinara di Vergine Maria.
Tenuto conto del divieto di balneazione esistente in corrispondenza dell’infrastruttura portuale,
detta zona, classificata come Z1, è finalizzata alla pubblica fruizione come luogo di aggregazione
attraverso opere di riqualificazione. La passeggiata di Vergine Maria, per la quale è previsto il
mantenimento per tutto il periodo dell’anno, rientra in questa ottica.
Vergine Maria – Arenella tratto 48bis-51 (Tavv. F2.16 e F2.17)
Morfologicamente simile al tratto di litorale precedente, anche in questo caso il rilascio di nuove
c.d.m. è stato subordinato alla verifica delle concentrazioni limite per “siti ad uso verde pubblico,
privato e residenziale”, ai sensi del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
A differenza del caso precedente, però, l’attività edilizia a tergo il confine demaniale marittimo
ha determinato nel corso degli anni l’inaccessibilità del fronte a mare. Al fine di rendere accessibile
alla collettività questo tratto di litorale, la proposta di Piano prevede l’ampliamento del demanio
29
marittimo ex art. 33 C.d.N. acquisendo per pubblica utilità le aree necessarie a creare dei varchi
pubblici pedonali, di ampiezza di m 5.
In tali aree, classificate come lotti L6, sono realizzabili gli interventi ammessi per i lotti
classificati L3 ove sul tratto di costa non insista un divieto di balneazione permanente. In
quest’ultimo caso, gli interventi realizzabili saranno quelli ammessi per i lotti L2, con le
prescrizioni ivi indicate.
La spiaggia di Arenella è stata destinata a spiaggia libera attrezzata a gestione comunale.
Foce Oreto e zone ex Discariche Romagnolo ed Acqua dei Corsari tratti 52-53 (Tav. F2.18)
54-55 (Tav. F2.20) e 60-61 (Tavv. F2.22 e F2.23)
L’analisi condotta sulla cartografia e le aerofotogrammetrie disponibili presso
l’Amministrazione Comunale ha rilevato la nascita nel tempo delle zone di discarica nella costa sud
palermitana, nonché l’evoluzione della costa.
L’area della Foce dell’Oreto si presenta in uno stato di forte degrado, legato non solo agli
scarichi fognari presenti sul fiume, di cui il programma di attuazione delle rete fognaria di questa
Amministrazione Comunale sta provvedendo alla progressiva eliminazione, ma anche alla
circostanza che la foce del fiume è stata oggetto di attività di discarica a partire 1956 per smaltire
l’enorme quantità di sfabbricidi provenienti dalle demolizioni conseguenti alla seconda guerra
mondiale e al caotico boom edilizio degli anni ’60 e ‘70. Nel 1973 sono già presenti i depositi
costituenti sia la discarica di Romagnolo sia la discarica di Acqua dei Corsari.
L’analisi della cartografia storica ha anche consentito di ricostruire l’evoluzione della linea di
costa che, da costa bassa e rocciosa, si è trasformata in costa bassa e ciottolosa grazie all’azione
marina di erosione di materiale dal corpo delle discariche e trasporto e deposito sulla costa.
La presente proposta di Piano individua le zone delle ex discariche come Z6, dove sono
prescritti interventi di bonifica ed ingegneria naturalistica, che dovranno pertanto essere volti al
recupero della fruibilità della costa a scopo ricettivo e ricreativo.
Per quanto concerne la zona della foce del Fiume Oreto, essendo interessata dal SIC “Valle del
fiume Oreto”, si rimanda alla relativa valutazione di incidenza (allegato n°4). Si aggiunge qui che
nelle zona Z6 sono ammessi esclusivamente interventi finalizzati alla pubblica fruizione ad
iniziativa pubblica. In particolare, per la zona Z6 in prossimità della foce del Fiume Oreto, l’intento
è quello di creare un continuum con il paesaggio delineato dal Foro Italico, attraverso il Porto di
Sant’Erasmo e la foce del Fiume stesso, per proseguire lungo la via Messina Marine.
Via Messina Marine (Tavv. F2.19 F2.21, F 2.23 e F2.24)
30
Come già rilevato al punto precedente, il tratto di costa di via Messina Marine ha subìto una
notevole trasformazione fisica in costa bassa e ciottolosa grazie all’azione marina di erosione di
materiale dal corpo delle discariche e trasporto e deposito sulla costa. A monte della via Messina
Marine l’area si presenta densamente abitata e costantemente interessata da un intenso traffico
veicolare.
La presenza di diversi scarichi fognari, tutti oggetto di regolare concessione demaniale
marittima, rende il tratto di costa in esame momentaneamente non idoneo alla balneazione.
Alla problematica relativa alla presenza degli scarichi fognari nella costa palermitana viene
dedicato un paragrafo specifico. Qui si vuole mettere in rilievo che la realizzazione delle seguenti
opere fognarie, in fase avanzata di realizzazione,
1. Disinquinamento della fascia costiera dall’Acquasanta al fiume Oreto – Adduzione delle acque al
depuratore di Acqua dei Corsari mediante il potenziamento del “Sistema Cala”;
2. Rete fognaria a sistema separato in via Messina Marine (dal fiume Oreto a Piazza Sperone) e relativo
impianto di sollevamento Romagnolo;
consentirà la razionalizzazione della fognatura esistente rendendo il tratto di mare balneabile.
31
D. QUADRO AMBIENTALE ESISTENTE
D.1 Fauna flora e biodiversità
La porzione di territorio oggetto del Piano si estende lungo la fascia costiera settentrionale del
territorio comunale di Palermo, includendo l’area geografica del Golfo di Palermo, per una
lunghezza complessiva di circa 30 km ed una superficie di circa 155 ha, ed è delimitato ad ovest da
Punta Matese e ad est da Capo Zafferano quest’ultimo situato oltre il territorio del comune di
Palermo. Non sono oggetto della proposta di Piano le aree demaniali marittime ricadenti
nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo, istituita con L.
n°84/94 (confine via della Leva – Porto Arenella al Porto di S. Erasmo, giusta D.M. delle
Infrastrutture e dei Trasporti del 22/11/2005).
Nelle aree demaniali marittime e nel mare prospicienti il territorio comunale di Palermo sono
presenti i seguenti SIC/ZPS:
• SIC/ZPS ITA 020023 “Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana”
• SIC ITA 020006 “Capo Gallo”
• SIC ITA 020014 “Monte Pellegrino”
• SIC ITA 020012 “Foce del Fiume Oreto”
per ciascuno dei quali si è proceduto alla redazione della relazione di valutazione di incidenza
secondo le indicazioni di cui all’allegato 1 al Decreto ARTA del 30/03/2007, a cui si rinvia per la
descrizione delle caratteristiche ambientali di ciascun sito. Gli elaborati grafici A1.1 e A1.2,
complementari alla Relazione Generale A1, riportano invece gli interventi di rinaturalizzazione e di
demolizione per i SIC “Monte Pellegrino” e “Foce del Fiume Oreto”, nei quali l’azione antropica ha
causato le trasformazioni più evidenti al sistema ambientale.
La rimanente parte di costa si presenta fortemente trasformata ed antropizzata, non essendovi
componenti di flora, fauna e biodiversità di rilievo.
D1.1 La costa in rapporto alla rete ecologica – costa e aree protette e principali emergenze
naturalistiche
Una metodologia utile per potere verificare le tendenze evolutive della biodiversità su scala
locale (urbana) è quella di valutare lo stato della rete ecologica, le cui condizioni dipendono a loro
volta dallo stato delle specie e degli habitat d’interesse comunitario presenti sul territorio.
La fascia litorale è da considerarsi un importante componente della rete ecologica nel cui ambito
assume un ruolo cruciale ed imprescindibile configurandosi ecologicamente come area di
transizione tra ecosistema terrestre e marino, come “ecotono” quindi, oltre che limite tra la terra e il
32
mare. Al contempo rappresenta un elemento con parecchie criticità e problematiche a causa della
complessità della sua gestione e del fatto di rientrare tra i territori con la maggiore densità antropica.
La densità antropica costituisce un importante indice di pressione sulla rete ecologica, in quanto
la sua crescita comporta normalmente una sottrazione di habitat naturali ed una frammentazione
degli stessi, tutto ciò a discapito della diversità biologica.
Ne consegue che, qualsiasi politica e strategia a livello locale, che sia capace di “garantire”
l’integrità della “rete ecologica” mantenendone ed incrementandone gli elementi e le connessioni
finisce per avere una ricaduta positiva sui livelli di biodiversità.
La rete ecologica palermitana comprende diverse aree ad alta naturalità. Comprende 6 Siti
d’Interesse Comunitario due dei quali coincidenti con Riserve Naturali Orientate ed uno, quello
marino, con un’Area Marina Protetta. Parecchie aree costituite da ambienti seminaturali, ospitanti
parchi storici, aree agricole ed aree incolte, giocano un importante ruolo di elementi (buffer zones,
corridoi) di interconnettività e funzionalità di tale rete. La fascia costiera, varia e diversificata, e che
si snoda da sud-est a nord-ovest attraversando sia biotopi di elevato pregio naturalistico che tratti ad
intensa antropizzazione, non può che configurarsi elemento cardine di tale rete, pur essendo, ai fini
della rete “Natura 2000” funzionale limitatamente al SIC marino (ITA 020047-Fondali di Isola
delle Femmine Capo Gallo) e ai tratti costieri dei SIC dei promontori palermitani.
All’interno della gamma di indicatori di tipo descrittivo utili alla caratterizzazione ecologica del
nostro sistema costiero un ruolo di primaria importanza assumono alcune emergenze naturalistiche
di pregio. Tali emergenze corrispondono ad habitat caratteristici dell’ambiente costiero
mediterraneo:
• il Posidonietum oceanicae (la prateria di posidonia);
• il cistoseireto (le biocenosi di alghe del genere Cystoseira);
• le biocenosi coralligene e i concrezionamenti sciafili;
• il trottoir a vermeti e le comunità di Lithophyllum lichenoides.
La loro presenza è indice di purezza e buone condizioni di stabilità ambientale, così come la
loro regressione riflette l’impatto delle attività antropiche e dell’inquinamento.
Dal punto di vista ecologico l’importanza di tali emergenze, laddove non possiedano già
particolare valenza andando a costituire vere e proprie unità ecosistemiche (come nel caso della
prateria di Posidonia oceanica) piuttosto che “biocostruzioni” (come nel caso del trottoir a vermeti e
del coralligeno), è che esse rientrano nella categoria delle biocenosi bentoniche, prestandosi quindi
più di altre associazioni marine, al ruolo di indicatori dello stato ambientale.
33
Una tipica struttura di ambiente bentonico superficiale nei nostri litorali rocciosi.
La capacità che le comunità bentoniche (viventi in stretta relazione col fondo) hanno di prestarsi
al ruolo di indicatori dipende dal fatto che esse, avendo una notevole componente di organismi poco
mobili o fissi al substrato, sono strettamente legate alle condizioni fisico-chimiche dell’ambiente e
ne riflettono le variazioni. Non a caso tali associazioni di organismi vengono scelte dagli studiosi
(nell’“analisi bionomica”) quali ideali soggetti per studiare il sistema costiero.
Nel caso del litorale palermitano è bene affermare che laddove si rinvenga una presenza
strutturata delle biocenosi di pregio sopra citate la pianificazione della fascia litorale debba
orientarsi verso i massimi livelli possibili di conservazione ambientale.
Gran parte di queste formazioni marine si trovano localizzate lungo i biotopi di Montepellegrino
e Capo Gallo che forniscono quelle condizioni edafiche ideali alla loro esistenza, condizioni che si
identificano soprattutto nei substrati calcarei le cui caratteristiche si traducono sovente in alti livelli
di biodiversità.
Si fa presente inoltre (facendo a seguire i riferimenti caso per caso) che tali emergenze
naturalistiche, oltre a costituire habitat d’interesse comunitario, compaiono in altre misure,
protocolli, accordi internazionali di conservazione e che alla loro vulnerabilità si aggiungono altri
criteri che li rendono meritevoli di tutela (presenza di specie protette o considerate di grande valore
naturalistico, intrinseco valore estetico, economico, patrimoniale, rarità).
LE BIOCOSTRUZIONI LITORANEE E IL TROTTOIR A VERMETI.
Le piattaforme a vermeti (o vermetidi), così come descritto nella scheda tipo dell’habitat 1170
(reefs), rientrano nella tipologia di quelle concrezioni biogeniche derivanti da organismi viventi o
morti, che a loro volta forniscono habitat per specie epibiotiche. Tali organismi vengono anche
definiti “biocostruttori”.
34
Le biocostruzioni a vermeti di Capo Gallo
Tra i vegetali biocostruttori che costruiscono piattaforme (o cornici) litorali presenti nel tratto in
questione vi sono alghe rosse Corallinacee del genere Lithophyllum, mentre tra gli animali il
mollusco vermetide Dendrompoma petraeum, principale biocostruttore della piattaforma detta,
appunto, a vermeti .
I reef a vermeti presentano una struttura complessa alla quale concorrono più specie e che
(analogamente a quanto avviene per i reef a madreporari delle barriere coralline) è in grado di
modificare l’ambiente fisico costiero, creando nuovi habitat ed incrementando i livelli di
biodiversità. Andando a vedere l’elenco delle biocenosi bentoniche mediterranee indicate dagli
studiosi come degne di protezione (vedi il RAC/SPA di Tunisi) gli habitat legati alla presenza dei
vermetidi compaiono addirittura sotto due diverse voci: facies a Vermeti dei fondi duri e rocciosi
del Piano Infralitorale e, spostandosi sul soprastante piano mesolitorale (zona di marea), pozze e
lagune talora associate a vermetidi (enclave infralitorale). La cornice esterna (quella che lo separa
dal mare aperto) di questo tipo tipo di reef, infatti, delimita sovente piccole depressioni, note come
pozze di marea (cuvette), costituenti veri e propri specchi d’acqua a lento ricambio che accolgono
popolamenti appartenenti al sottostante piano infralitorale (“enclave”).
Le biocostruzioni a vermeti hanno una distribuzione rara e localizzata solo ad alcune aree del
Mediterraneo soprattutto meridionale ed orientale. La loro esistenza è legata ad alcuni fattori quali
la presenza di un piattaforma di abrasione, la natura, quindi, del substrato, l’idrodinamismo
superficiale, la temperatura, il grado di salinità e una certa purezza delle acque, nonché
l’inclinazione ed una certa esposizione della costa.
L’edificazione delle scogliere biogeniche, sia superficiali che di profondità, richiede tempi
lunghissimi. Queste formazioni hanno pertanto notevole importanza scientifica e paesaggistica.
35
Scheda 1 Emergenza naturalistica: biocostruzioni litoranee superficiali (trottoir a vermeti) Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 1170 Scogliere; ANNESSO II ASPIM (lista delle specie da proteggere) – (per la specie Dendrompoma petraeum ); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 - (per la specie Dendrompoma petraeum ); Categoria di minaccia: Le biocostruzioni superficiali sono soggette a molti fattori di disturbo quali il calpestamento, l’attracco delle
barche da turismo, l’inquinamento delle acque superficiali e richiedono specifiche misure di gestione e
conservazione. Va tenuto conto delle segnalazioni di queste formazioni sulle coste italiane per la designazione
di siti d’importanza comunitaria ai sensi della direttiva Habitat. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana, elementi di criticità: Gli studi indicano la presenza di piattaforme a vermeti, ben strutturate, nell’intero tratto dell’Area Marina Protetta e a seguire in direzione sud-ovest superando la spiaggia di Mondello, da Punta Cèlesi lungo l’intera costa dell’Addaura, da punta Priola a P.ta del Ròtolo. Proprio in corrispondenza del masso del rotolo la piattaforma a vermeti raggiunge dimensioni notevoli e pur giovando della poca accessibilità della zona si trova già al di fuori del SIC e questo la rende vulnerabile rispetto ad eventuali opere concessorie.
A parte le zone di maggiore protezione dell’Area Marina Protetta si può dire che tutte le
piattaforme a vermeti della costa palermitana ricadono in tratti interessati da diverse fonti di
impatto e da una elevata pressione antropica che si intensifica ulteriormente nel periodo balneare.
Tali, potenziali, effetti suggeriscono misure di tutela del biotopo e di quella fascia di mesolitorale
e di frangia infralitorale dove gran parte di queste biocostruzioni trova il suo habitat elettivo,
soprattutto alla luce dei molteplici fattori di disturbo quali il calpestio, il diportismo,
l’inquinamento delle acque superficiali ed altri purtroppo tuttora non del tutto quantificati da
studi esaustivi.
Gli studi più recenti sugli effetti del trampling (calpestio) umano, dimostrano che questo tipo
di impatto rappresenta una minaccia sostanziale (diretta e indiretta) all’intera comunità associata
alle biocostruzioni superficiali (feltri algali, alghe erette e fanerogame, fauna mobile e fitale) e
che tra le misure per diminuire tale impatto giova la diversificazione delle aree ai fini
dell’accesso ai visitatori (aree danneggiate da chiudere, aree ad accesso limitato e aree da aprire a
rotazione per permettere il recupero del sistema). Viene dimostrata, inoltre, la necessità di
effettuare il monitoraggio dei siti.
36
Habitat di scogliere sommerse
Tra i vegetali che costruiscono scogliere biogeniche nel nostro sistema costiero sono presenti
anche alghe rosse costituenti la Biocenosi del Coralligeno nei piani Infralitorale e Circalitorale, vale
a dire in genere al di sotto della zona fotofila e a partire dai 40 metri circa di profondità. Si tratta
quindi di biocostruzioni che nei fondali con scarsa pendenza sono localizzate ben oltre quella fascia
litorale che rientra nell’area di demanio anche se ciò non rende scontata la loro immunità da impatti
legati ad attività antropiche connesse alla gestione di tale fascia.
Il coralligeno è una complessa comunità caratterizzata da un fitto concrezionamento biologico
dovuto soprattutto ad alghe rosse calcaree della famiglia delle corallinacee (tra cui lo
Pseudolithophyllum expansum), frammiste a densi popolamenti animali. Elemento comune alla
componente animale e vegetale del coralligeno è la capacità di fissare il carbonato di calcio,
contribuendo alla strutturazione di questa biocostruzione.
Sia le biocostruzioni a vermeti che il coralligeno del circalitorale vengono indicate tra le
biocenosi a maggiore biodiversita’ del mediterraneo.
Scheda 2 Emergenza naturalistica: biocenosi del coralligeno Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 1170 Scogliere; (ANNESSO II ASPIM); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 Categoria di minaccia: mentre per le biocostruzioni superficiali il principale ruolo “erosivo” delle attività ricreative è rappresentato dal calpestio (trampling) per quelle (più profonde) del coralligeno tale ruolo antropico si esplica soprattutto nell’ancoraggio delle imbarcazioni da diporto e nello scuba diving. Quest’ultimo assume un’entità significativa in quei siti caratterizzati da elevato interesse per il turismo subacqueo (grotte, pareti, fondali di particolare attrazione), interesse che si traduce in elevati livelli di affluenza. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana: le biocenosi del coralligeno sono ben rappresentate nei fondali antistanti il tratto nord-occidentale della fascia costiera e, al pari di altre biocenosi citate, meno rappresentate nel tratto sud-occidentale, profondamente trasformato e in cui prevalgono substrati sabbio-fangosi.
LE PRATERIE DI POSIDONIA
37
La Posidonia oceanica è una fanerogama marina. Non un’alga, quindi, ma una delle poche
piante superiori che popolano l’ambiente marino mediterraneo del quale è endemica.
Forma estese praterie lungo le coste marine sabbiose, o nei tratti in cui si alternano sabbia e scogli
fra la superficie e i 30-40 metri di profondità. Il caratteristico accrescimento delle sue radici genera
delle tipiche formazioni a terrazze, generate dall’intreccio dei rizomi morti e del sedimento,
denominate matte. In genere le matte si accrescono di 1 metro ogni cento anni.
Posidonieto su sabbia (Isola delle Femmine) Posidonieto su roccia (Capo Gallo)
L’importanza, dal punto di vista ecologico, delle praterie marine a Posidonia è enorme. Esse
costituiscono una delle principali comunità climax dell’ambiente marino mediterraneo.
Tra i più importanti ruoli ecologici della Posidonia nel Mediterraneo, di cui costituisce uno dei
più importanti e rappresentativi habitat, ci sono i livelli di produzione primaria, di biodiversità e il
mantenimento dell’equilibrio nella dinamica dei sedimenti.
La posidonia può riprodursi per via asessuata ma anche per via sessuata tramite la formazione di
fiori e frutti. Quest’ultimo evento è, però, molto raro e in seguito ad esso la pianta produce frutti
chiamati “olive di mare” per la loro somiglianza con le olive i quali essendo galleggianti
permettono ai semi di andare alla deriva sospinti dalle correnti alla ricerca di nuovi spazi da
colonizzare e, in seguito alla sua apertura, far si che gli stessi possano affondare per germogliare sul
fondo.
• Offre cibo, riparo e costituisce sito di riproduzione per molti pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati;
• Costituisce l’habitat di moltissime specie di interesse commerciale avvantaggiando la pesca artigianale
• È una importante fonte di ossigenazione dell’ambiente costiero (produce fino a 20 lt/giorno di ossigeno per m2 di prateria)
• Produce ed esporta biomassa (e quindi sostanza organica) sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità)
38
Alcune importanti funzioni della prateria di posidonia Una insolita fioritura di posidonia nei fondali antistanti Mondello riscontrabile dall’eccezionale spiaggiamento di “olive di mare” documentata nel maggio del 2010.
La Posidonia oceanica ha un importante ruolo di indicatore generale della qualità dell’ambiente
marino, ruolo che oggi viene sempre più preso in considerazione ai fini delle pratiche di gestione e
studio delle coste. Essa è particolarmente sensibile ad alcuni tipi di impatto antropico e per tale
motivo è inserita nella lista delle specie marine in pericolo o minacciate di estinzione nel
Mediterraneo (Boudouresque et al., 1996).
Scheda 3
39
Emergenza naturalistica: prateria di Posidonia oceanica (Posidonion oceanicae) Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 1120* Erbari di Posidonia (*=classificato come habitat prioritario); ANNESSO II ASPIM (lista delle specie da proteggere); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 Categoria di minaccia - Criticità a livello generale e globale:: L’habitat è in regressione in tutto il Mar Mediterraneo, in particolare nelle zone turistiche e a media/forte pressione antropica. Posidonia oceanica è anche sensibile all’inquinamento, all’ancoraggio di imbarcazioni, alla posa di cavi sottomarini, all’invasione di specie rizofitiche aliene, all’alterazione del regime sedimentario. Apporti massivi o depauperamenti sostanziali del sedimento e prolungati bassi regimi di luce, derivanti soprattutto da cause antropiche, in particolare errate pratiche di ripascimento delle spiagge, possono provocare una regressione di queste praterie. La costruzione di dighe e moli frangiflutti altera la dinamica dei sedimenti marini che così grande importanza ha per lo sviluppo delle “matte” di Posidonia. Attualmente si segnala una riduzione delle praterie di fanerogame marine a livello globale di circa il 19% dell’area come conseguenza indiretta e diretta dell’attività antropica. In tutto il Mediterraneo si registra una lenta regressione delle praterie di Posidonia oceanica. Tra le cause indirette quelle legate al global ghange. Al riscaldamento del pianeta (e al conseguente fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo) è legata un’altra, non indifferente, minaccia sulla posidonia: quella dell’ingressione di specie alloctone invasive che competono con essa e tendono (in determinate condizioni) a sostituirla. Tra queste tre specie di alghe verdi del genere Caulerpa e la fanerogama Halophila stipulacea (specie lessepsiana, penetrata in seguito all’apertura del canale di Suez). Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana elementi di criticità a livello locale: Le praterie di posidonia (insieme a quelle, minori, di Cymodocea nodosa) sono presenti nei fondali del settore nord-occidentale della costa. Ben strutturati e in buono stato di salute, dal confine con Isola delle Femmine, per l’intero tratto dell’Area Marina Protetta, nei fondali antistanti Mondello e lungo l’intera costa dell’Addaura, da punta Priola fino a Vergine Maria. Nel tratto centrale del Golfo di Palermo, a causa soprattutto delle discariche di materiale di risulta, che hanno alterato pesantemente le dinamiche di sedimentazione e la qualità chimico-fisica delle acque, la prateria è praticamente scomparsa. Nel tratto dell’Area Marina Protetta la protezione della posidonia (e dei fondali sensibili in generale) è assicurata dal divieto di ancoraggio e dalla messa in opera dei campi boe per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto. Recenti studi documentano come l’entità del danno sulla prateria dipenda dalla tipologia di ancora. Nell’Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana, sulla base di questi studi, si è disciplinato l’ancoraggio autorizzando il solo uso (in dipendenza dei tipi di fondale) dei modelli di ancora a minor impatto. Tali elementi potrebbero tornare utili per la tutela degli importanti posidonieti “palermitani”che ricadono al di fuori dell’AMP. Uno degli elementi di criticità, pur non essendo direttamente collegato alle minacce sulla prateria, è rappresentato dal problema dei banchetti di foglie spiaggiate. Oggetto, spesso di interrogazioni consiliari per il probabile distrubo alla popolazione di alcune borgate marinare e questione più volte messa in evidenza dal Ministero dell’Ambiente attraverso attività di monitoraggio e questionari inviati ai Comuni .
IL PROBLEMA DELLE BANQUETTES DI POSIDONIA
Pochi sanno che gli ammassi di foglie morte di Posidonia oceanica (denominati banquettes) che
regolarmente (stagionalmente) e “naturalmente” si accumulano sui litorali prospicienti le praterie
sono essi stessi vere e proprie biocenosi dell’ambiente mesolitorale e costituiscono a loro volta veri
e propri habitat classificati come determinanti (ovvero rientranti tra quelli la cui conservazione è
indispensabile) dalla comunità scientifica internazionale.
40
Gli ammassi di foglie di posidonia spiaggiate rivestono un ruolo nello smorzare l'energia delle
onde, riducendo al minimo l'erosione del suolo, delle spiagge e delle dune, hanno inoltre un ruolo
benefico sull’ecosistema costiero costituendo una biomassa che viene rimessa in circolo e diviene
fonte di nutrienti fondamentali.
Non di meno la presenza dei banchetti, risulta problematica in quei litorali a forte vocazione
turistica o balneare, poiché l’effetto visivo e gli odori che derivano dalla loro naturale
decomposizione, risultano spesso poco gradevoli ai fruitori dei litorali.
Il protocollo SPAMI della Convenzione di Barcellona (sulle Aree Specialmente Protette e la
Biodiversità in Mediterraneo) definisce gli spiaggiamenti e banquettes elementi meritevoli di
salvaguardia e “habitat determinanti”.
41
La problematica è stata anche affrontata dall’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente con
la Circolare prot. n°35792 del 08/05/2009.
Nell’ambito di tale circolare vengono individuate quattro possibili modalità di azione per la
gestione delle biomasse spiaggiate di seguito riportate:
- A. Mantenimento in loco delle banquettes (sul modello delle “spiagge ecologiche” adottato in
Francia in alcune aree protette marine). Questa soluzione, la migliore dal punto di vista ecologico,
va attuata laddove non entri in conflitto con le esigenze di balneazione e fruizione delle spiagge o in
siti costieri dove il fenomeno erosivo sia particolarmente accentuato. È la soluzione auspicabile
nelle aree marine protette e nelle zone A e B dei Parchi Nazionali, la cui efficacia è aumentata da
campagne di informazione/sensibilizzazione dei bagnanti. In relazione agli aspetti igienico-sanitari
non risultano evidenze scientifiche per possibili meccanismi di criticità causati dalla biomassa
spiaggiata nei confronti della salute dell’uomo.
- B. Spostamento degli accumuli. La biomassa può essere stoccata a terra all’asciutto, trasportata in
zone appartate della stessa spiaggia dove si è accumulata, spostata su spiagge poco accessibili o non
frequentate da bagnanti o su spiagge particolarmente esposte all’erosione. Lo spostamento può
anche essere stagionale, con rimozione della posidonia in estate e suo riposizionamento in inverno
sull’arenile di provenienza. Le località interessate dallo spostamento e le modalità dello stesso
dovranno essere oggetto di apposito preventivo provvedimento, da adottarsi da parte di Enti Parco o
dalla Regione competente, sentiti i Comuni interessati.
- C. Rimozione permanente e trasferimento in discarica. Laddove si verifichino oggettive condizioni
di incompatibilità fra gli accumuli di biomassa e la frequentazione delle spiagge (fenomeni
putrefattivi in corso, mescolamento dei detriti vegetali con i rifiuti), le banquettes possono essere
rimosse e trattate come rifiuti secondo la normativa vigente.
- D. Riutilizzo delle biomasse. Tale modalità comprende il riutilizzo delle biomasse in argomento
nel rispetto della normativa vigente, già attuata in altri paesi compresa l'Italia, quali ad esempio
l’impiego in interventi di recupero ambientale in ambito costiero, di ricostruzione paesaggistica,
come compost in agricoltura, etc.. Si precisa che nel caso in cui si devono applicare le modalità B,
C, D, quindi spostamento delle biomasse vegetali, si fa presente che l’esecuzione resta subordinata
all’acquisizione del provvedimento autorizzativo rilasciato dal Servizio 2 - VAS/VIA e dal Servizio
9 - Demanio Marittimo, dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, Dipartimento
Territorio e Ambiente. Nel caso in cui l’area ricada all’interno dei parchi naturali e/o riserve le
istanze dovranno essere trasmesse anche all’Ente gestore, per il parere di competenza.
42
Qualora l’intervento ricada all’interno o in prossimità di aree sensibili quali SIC, ZPS, IBA, sarà
altresì necessario verificare la necessità di espletare la valutazione di incidenza ambientale ai sensi
dell’art. 5 del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii.
Sebbene l’opzione di non toccare le banquette lasciando ai cicli naturali la loro gestione sia
quella ecologicamente più indicata, va considerato (per i casi in cui ciò non è possibile) che esistono
svariati e collaudati esempi di riutilizzo delle foglie di posidonia: dall’uso delle foglie essicate
(antiche tradizioni locali) nella confezione di materassi e cuscini, a quello per fertilizzare i terreni
agricoli; oppure come materiale di imballaggio, come coibentante o per realizzare pannelli
insonorizzati, sino all’utilizzo per ricavare bio-gas. .Di sicuro il conferimento in discarica appare la
scelta meno sensata. Pertanto, si conclude di escludere la lettera C dalle modalità di azione per la
gestione delle biomasse piaggiate, secondo le modalità e le procedure di cui alla richiamata
circolare.
LE CINTURE DI CYSTOSEIRA
Altro elemento di notevole valore naturalistico ed ecologico si deve alle alghe brune del genere
Cystoseira che si localizzano a formare delle cinture, ossia delle strette fasce di vegetazione che si
sviluppano in orizzontale nella zona infralitorale caratterizzandone la parte fotofila (a maggiore
illuminazione) più superficiale (frangia), quella inferiore è infatti dominata dalla prateria di
posidonia.
Le cinture superficiali di Cystoseira
Le associazioni a Cystoseira (ognuna caratterizzata da una diversa specie) vengono anch’esse
individuate tra quelle che necessitano di particolare protezione e meritevoli di attenzione per valore
estetico, economico e di rarità. Classificati coma habitat determinanti (di cui, cioè, è indispensabile
la conservazione). Particolarmente sensibili all’impatto antropico sono, come i reef sui quali
43
attecchiscono, indicatori della buona salute del mare. Popolano le zone rocciose caratterizzate da un
buon idrodinamismo e da acque ben ossigenate.
Scheda 4 Emergenza naturalistica: biocenosi di alghe del genere Cystoseira Livelli di protezione da normativa internazionale : ANNESSO II ASPIM (lista delle specie da proteggere) – (per le specie C. amentacea, e var. spicata, C. mediterranea, C. spinosa, C. sedoides, C. zosteroides ); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 - (per le specie C. amentacea, e var. spicata, C. mediterranea, C. spinosa, C. sedoides, C. zosteroides); Categoria di minaccia: tra le pricipali minacce quella diretta del calpestio (trampling), che riguarda le biocostruzioni superficiali alle quali tali alghe sono spesso associate. Le alghe erette, specie strutturali in ambiente marino, sono molto sensibili al trampling e non è possibile identificare un’intensità sostenibile per il Sistema. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana:
LE GROTTE MARINE SEMISOMMERSE
Una biocenosi marina molto studiata per le sue singolarità è quella cosiddetta delle grotte
mesolitorali, di quelle cavità, cioè, che si aprono lungo la zona di marea andando a costituire spesso
delle grotte semisommerse. Tale biocenosi è classificata dalla comunità scientifica come habitat la
cui conservazione è indispensabile.
Oltre che costituire importantissimi habitat, le grotte marine rappresentano soprattutto
importanti emergenze di elevatissimo interesse geomorfologico, paesaggistico, archeologico.
Dal punto di visto biologico esse ospitano interessanti popolamenti che variano verso l’interno
in funzione della progressiva riduzione di luce e idrodinamismo riproducendo, in pochi metri, quei
cambiamenti nelle forme di vita animale e vegetale che verticalmente si riscontrano scendendo per
decine e centinaia di metri (enclaves) e inquadrandosi ecologicamente per la presenza di reti
trofiche caratterizzate dall’assenza quasi totale di organismi fotoautotrofi. I concrezionamenti
sciafili caratterizzano questi ambienti e la graduale estinzione della luce che si verifica muovendosi
verso l’interno è accompagnata dalla riduzione drastica della ricchezza specifica.
Scheda 5 Emergenza naturalistica: Grotte marine sommerse e semisommerse Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 8330 Grotte marine sommerse e semisommerse; Categoria di minaccia: il turismo ed in particolare il turismo subacqueo rappresenta una delle principali minacce. Nelle parti sommerse l’impatto delle attività subacquee si esplica attraverso la formazione di bolle d’aria persistenti lungo la volta delle cavità. A questo si aggiunge il danneggiamento (intenzionale o indiretto) delle delicate formazioni dell’ambiente di grotta. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana:
44
D1.2 La vegetazione costiera
Un discorso a parte va fatto per quella vegetazione terrestre che si insedia a stretto ridosso della
fascia costiera, fino al limite con la battigia. Si tratta di un elemento naturale la cui conservazione
va garantita e di cui la pianificazione non può prescindere in quanto elemento indispensabile per
mantenere un grado di naturalità dei luoghi, la funzionalità ecologica del sistema costiero e della
rete ecologica ed importanti ruoli di fruizione pubblica e di connessione tra gli ambienti naturali e
seminaturali e gli elementi del tessuto urbano.
L’importanza a livello ecologico della vegetazione costiera è testimoniata dall’inserimento di
diverse associazioni vegetali ad essa ascrivibili tra gli habitat di Interesse Comunitario e Prioritario,
nella Direttiva Habitat (92/43/CEE). Purtroppo non tutte le associazioni e specie vegetali
appartenenti a questo delicato ecosistema sono sufficientemente tutelate da normative a livello
locale e internazionale e meriterebbero misure di salvaguardia. Esse comprendono, infatti,
importantissime formazioni e specie pioniere soggette a particolari criticità e i cui habitat
coincidono con aree a forte vocazione antropica. Un esempio a riguardo è quello delle specie
psammofile, quelle, cioè, che vivono sulle dune sabbiose, ambienti caratterizzati da fattori
fortemente limitanti. Ciò si traduce in adattamenti che rendono tali specie resistenti a condizioni di
forte stress ambientale ed esclusive di questi habitat.
Lungo la fascia costiera della città di Palermo, escludendo gli impianti ornamentali e i pochi
lembi residui di vegetazione ripariale in prossimità del fiume Oreto, possiamo suddividere il
paesaggio vegetale in tre macrocategorie più o meno omogenee con una prevalente distribuzione
longitudinale, tra la sede stradale e la fascia del demanio: la vegetazione delle coste sabbiose, quella
delle scogliere rocciose e delle rupi calcaree e quella di tipo ruderale che caratterizza le aree
degradate che sulla costa coincidono soprattutto con le discariche costiere.
Cominciando dalla prima, essa si insedia sotto forma di una rada vegetazione, lungo soprattutto
i tratti meno disturbati della stretta formazione sabbiosa del tratto sud-est. È costituita da alcuni
gruppi di specie psammofile con diversa resistenza all’azione perturbatrice del mare.
La tipica zonazione, partendo dalla battigia verso la terraferma, comincia con la cosiddetta zona
afitoica, quella totalmente priva di vegetazione a causa dell’azione diretta delle onde, segue una
zona ospitante specie annuali alo-nitrofile frequenti in quei tratti dove si accumula il materiale
spiaggiato dall’azione dei flutti; tra le specie più significative vi si trovano Salsola kali e Cakile
maritima. L’associazione detta Cachiletum prende appunto il nome da una piccola crocifera
psammofila che va a costituire una vegetazione effimera che si insedia in quella fascia battuta dalle
onde nel periodo invernale ma sufficientemente riparata nei periodi primaverile ed estivo, quando la
45
pianta può appunto insediarsi. Uno dei maggiori problemi nella tutela di questo tipo di vegetazione
è che essa risulta di scarsa visibilità e valore estetico e che ai naturali cicli di distruzione ai quali
essa è soggetta (legati soprattutto all’erosione) delle spiagge si aggiungono quelli legati all’attività
antropica che si manifestano, oltre che con la distruzione delle spiagge, con quella dovuta
all’attività di balneazione, al calpestio e, spesso all’asportazione deliberata. Ad ulteriore conferma
dell’importanza di questa formazione vegetale il fatto che essa è classificata come habitat
d’interesse comunitario dalla Dir. 92/43/CEE con la denominazione di: Vegetazione annua delle
linee di deposito marine (cod. 1210). E’ un habitat pioniero che rappresenta la prima fase di
colonizzazione da parte della vegetazione superiore fanerogamica nella dinamica di costruzione
delle dune costiere. Prende quindi contatto da un lato, con le comunità dunali delle formazioni
embrionali riconducibili all’habitat 2110 "Dune embrionali mobili" e dall'altro lato con la zona
afitoica, periodicamente raggiunta dalle onde.
La vegetazione delle coste sabbiose, in molti tratti del litorale palermitano confina con le
discariche costiere dismesse dove subentra una seconda tipologia vegetazionale omogenea, questa
volta non di pregio ma facilmente riscontrabile dalle aerofotogrammetrie. Si tratta di un tipo di
vegetazione che si insedia sui terreni incolti e sulle vecchie discariche di sfabbricidi e che i botanici
chiamano nitrofilo-ruderale in quanto costituita da specie banali erbacee e arbustive che
colonizzano aree con suoli ricchi di azoto. E’ costituita per lo più da essenze con un ciclo biologico
annuale e resistenti all’aerosol marino. Tale vegetazione può essere definita “sinantropica” essendo,
infatti, adattata agli ambienti urbani e antropizzati in genere. Costituisce, comunque, lo stadio
precoce di una successione ecologica che porterà col tempo a stadi più evoluti tendendo verso la
macchia alofitica mediterranea.
La vegetazione delle coste rocciose che si insedia sulle basse scogliere o sulle rupi calcaree
rappresenta la terza tipologia riscontrabile e quella di maggior pregio. Al pari di quella delle coste
sabbiose è costituita da specie spiccatamente alofile, parte di essa comprende, inoltre, comunità
rupestri a volte endemiche o rare. I maggiori livelli di conservazione di questo tipo di vegetazione si
riscontrano in corrispondenza delle rupi inaccessibili e di quelle rimaste indenni dalla
cementificazione. A questo tipo di vegetazione appartiene l’habitat di Interesse Comunitario: 1240
(Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici), ben
rappresentato nei tratti costieri dei SIC dei promontori palermitani ma anche al di fuori di essi.
Tra le associazioni vegetali caratterizzate da spiccata alofilia, in quanto viventi a pochi metri
dalla battigia, quella del Crithmo-staticion comprende piante che si insediano su substrati
calcarenitici più o meno compatti e che sono addirittura capaci di sopportare brevi periodi di
46
sommersione. Elementi caratteristici sono il finocchio di mare (Crithmum maritimum) e due specie
di statici endemici della costa palermitana e di particolare significato ecologico e biogeografico: il
Limonium bocconei e il Limonium panormitanum.
A questa comunità appartiene anche un habitat che si localizza in prossimità di luoghi di
accumulo di acqua salmastra che si verificano ad esempio durante le mareggiate e in cui si
insediano le salicornie, specie alofile perenni tipiche delle zone umide salmastre (costituite da
piante succulente dei generi Sarcocornia e Arthrocnemum). Questi piccoli habitat litoranei,
fortemente influenzati dagli spruzzi di acqua marina, sono da considerarsi rari e in pericolo di
estinzione per la frammentazione grave degli habitat dovuta alle attività antropiche ed in generale
alle bonifiche e alle alterazioni imposte sui sistemi costieri e retrodunali.
salicornie insediate all’interno di una particolare che dimostra la loro affinità con vecchia cava costiera le pozze di scogliera
Sulle falesie costiere si insedia un tipo di vegetazione definita “casmofitica”, essa è costituita da
piccole piante capaci di sopravvivere in ambienti inospitali, in piccole fessure e spaccature della
roccia dove grazie ai loro apparati radicali riescono ad attecchire utilizzando l’esiguo strato di suolo
e di acqua che vi si raccoglie. Anche in tal caso vi è un elevato contingente di endemismi e
l’interesse fitogeografico e conservazionistico è elevato.
Lungo il litorale dell’Addaura e dell’Arenella, la vegetazione costiera di pregio risulta
estremamente alterata e disturbata dall’elevata antropizzazione e dalla cementificazione dell’area.
Attività che hanno, peraltro, già determinato la scomparsa della formazione termofila a macchia
bassa riferibile all’associazione del Pistacio-Chamaeropetum humilis, caratterizzata dalla palma
nana (Chamaerops humilis) di cui rimane appena un lembo di vegetazione. Altra formazione
47
puntiforme di questo tratto di costa estremamente disturbata a causa dell’elevata antropizazzione
dell’area, è la macchia a Ziziphus lotus riferibile all’associazione dell’Asparago acutifolii-
Ziziphetum loti. Si tratta di una formazione inquadrata come habitat prioritario dalla Dir 92/43/CEE
e denominata Matorral arborescenti di Zyziphus. Al pari della macchia a palma nana essa si
localizza a contatto col Limonietum bocconi, del quale rappresenta il naturale elemento di
connettività con le formazioni più a monte di leccio. E’ costituita da lembi residui di macchia
arbustivo-spinosa dominata da Ziziphus lotus, insediati su calcareniti organogene bianche, a quote
comprese fra 5 e 75 m s.l.m. in un breve tratto della fascia costiera della Sicilia Nord-occidentale.
Una formazione a palma nana ben strutturata e di grande bellezza si trova, infine, sul promontorio
di Punta Matese. Essa risulta degna di particolari misure di protezione.
Vegetazione sulle ex-discariche coesistenza di specie autoctone con essenze alloctone invasive (Carpobrotus sp. – in secondo piano)
Scheda 6 Emergenza naturalistica: Vegetazione costiera naturale Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE:
• habitat 1240 : Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici;
• habitat 1310: Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose
• ??habitat 8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
• habitat 5333: Formazioni di Chamaerops humilis
• habitat 5220*: Matorral arborescenti di Zyziphus (prioritario)
48
• habitat 1210: Vegetazione annua delle linee di deposito marine
Categoria di minaccia ed elementi di criticità a livello generale: • Cementificazione
• Attività turistiche e ricreative
• Incendi
• Introduzione di specie alloctone invasive: Carpobrotus acinaciformis, Agave americana, Opuntia ficus-indica.
• Riguardo alle specie psammofile, pochissime di esse sono incluse negli allegati della Direttiva Habitat e la normativa nazionale di protezione risulta carente. Vi è, inoltre, in Italia una carenza di censimenti floristici a riguardo.
La vegetazione alofitica di scogliera soffre di una frammentazione grave degli habitat dovuta alle attività
antropiche. L’associazione del Limonietum bocconei è localizzata nel tratto costiero che va da Cefalù a Trapani
e nelle isole di Ustica, Favignana e Levanzo ed è da considerare un’emergenza ambientale in pericolo che
necessita di misure di salvaguardia.
Distribuzione, presenza ed elementi di criticità sulla fascia costiera palermitana: L’associazione del Limonietum bocconei(1240), soprattutto lungo il litorale dell’Addaura, risulta particolarmente minacciata dalla cementificazione e dalle attività turistiche e ricreative durante il periodo estivo, insieme alla macchia a Ziziphus lotus (habitat proritario 5220). Le formazioni di Limonietum bocconei (1240) che si rinvengono lungo tutta la costa della Marinella e presso il porticciolo di Sferracavallo risultano particolarmente minacciate dalla cementificazione e dalle attività turistiche e ricreative durante il periodo estivo.
D.2 Suolo
Considerate le caratteristiche geomorfologiche del territorio costiero nell’ambito della sola
fascia demaniale, si evidenzia come, nella porzione settentrionale ad eccezione del golfo sabbioso
di Mondello, vi sia una predominanza di una costa alta e rocciosa di natura calcarea, a tratti con
versanti altimetricamente molto elevati (Capo Gallo –Malpasso). Mentre il settore meridionale a
partire grosso modo dall’area portuale, la costa diviene più bassa e caratterizzata prevalentemente
da depositi sabbiosi a composizione calcareo-arenacee.
Il Golfo di Mondello è caratterizzato da una spiaggia dalla tipica forma a “ferro di cavallo”,
esposto verso i quadranti nord-orientali che riceve le mareggiate con ventilazione prevalente da
“Grecale” e “Levante”. I fondali antistanti sono costituiti da fondali mobili e sabbiosi interessati da
un discreto sviluppo della fanerogama marina che costituisce il tipico habitat denominato: “Prateria
a Posidonia oceanica” considerato un indicatore della buona qualità delle acque marine.
La composizione mineralogica della componente sabbiosa è prevalentemente calcarea di origine
organica, dovuta alla deposizione dei resti di gusci di organismi marini, per lo più lamellibranchi e
49
gasteropodi, successivamente rielaborati ed erosi dall’azione del moto ondoso e movimentati dalle
correnti litoranee.
E’ probabile che un tempo nelle porzioni più interne della spiaggia emersa, si poteva riscontrare
un cordone dunale che oggi non ritroviamo a causa dell’intensa espansione edilizia che ne ha
cancellato ogni traccia.
Nei settori dove prevale la litologia rocciosa, sono pressoché assenti fenomeni di dissesto
(frane) né sono in atto processi di erosione costiera da parte del mare. Mentre nei settori meridionali
la costa sabbiosa è interessata da fenomeni di erosione e rideposizione variabili nell’intensità
secondo l’andamento meteo marino stagionale.
Dal periodo arabo in poi, a causa dell’espansione dell’area urbana, la rete idrografica è stata
oggetto di diversi interventi antropici anche drastici che in alcuni settori ha determinato profonde
trasformazioni del territorio riducendo ed a volte cancellando la funzionalità di alcuni corsi d’acqua.
Queste trasformazioni, unitamente a probabili riduzione degli apporti meteorici ha ridotto gli
apporti sedimentari sulla fascia costiera determinando un incremento dell’azione erosiva del mare.
Negli ultimi anni il fenomeno che ha interessato di più il tratto di costa in esame è l’erosione
costiera (soprattutto in corrispondenza delle ex discariche (Vergine Maria, Foce Oreto, Romagnolo
ed Acqua dei Corsari) accompagnato dalle formazioni di alcune spiagge dovuto ai fenomeni di
deposito marino a tergo di manufatti o di tratti di litorali non battuti dalle correnti del materiale,
visibile anche attraverso l’evoluzione della cartografia catastale negli anni. Tale fenomeno è
attenzionato essendo stati programmati alcuni dei necessari interventi di difesa in corrispondenza
delle zone delle ex discariche (ad es. messa in sicurezza della ex Discarica di Acqua dei Corsari).
Non sono in atto monitoraggi.
D2.1 Le discariche costiere: “mammelloni”
La principale criticità si segnala in corrispondenza di ex discariche cosiddetti “Mammelloni”
presenti il località: Foce Oreto, Vergine Maria, Romagnolo ed Acqua dei Corsari.
Questi sono costituiti da grossi corpi di discarica prevalentemente costituiti da inerti e materiali
di risulta da demolizioni provenienti da cantieri edili, ma non si esclude la presenza anche di altro
materiale potenzialmente inquinante, (idrocarburi, amianto, sostanze chimiche, plastiche ecc) che
potrebbero interferire negativamente con la qualità delle acque marine e della falda sottostante. Da
un punto di vista geomorfologico, questi depositi sono interessati da processi di erosione al piede
del fronte della discarica, che determinano il rilascio di detriti successivamente movimentati
50
dall’azione del mare e dalle correnti litoranee lungo la costa e ridepositati in aree a bassa energia,
determinando in alcuni casi la creazione di piccoli arenili.
Questo fenomeno è stato osservato in località Vergine Maria, Arenella, Bandita ed Acqua dei
Corsari.
Come nel dettaglio descritto nel seguito, le indagini preliminari effettuate hanno in generale
dimostrato valori dei parametri del suolo superiori a quelli consentiti dalla legislazione vigente per
siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V
Parte Quarta Tabella 1/A), risultando, invece, compatibili con destinazioni d’uso commerciali ed
industriali (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/B). Pertanto,
interventi connessi con la fruizione del mare, il cui uso è assimilabile a quello residenziale con
riferimento ai parametri di CSC, possono essere ammessi solo dopo opportuni interventi di bonifica.
Tuttavia, tenuto conto del lasso di tempo trascorso, è opportuno che i risultati delle predette indagini
vengano riconfermate. Si può sicuramente concludere che le zono Z6 debbano essere stralciate ed
oggetto di un intervento di bonifica complessivo.
Nell’allegato n°5 sono riportati nel dettaglio le indagini che hanno interessato il tratto di litorale
prospiciente il Comune di Palermo
EX DISCARICA VERGINE MARIA
In particolare per il “Mammellone” di Vergine Maria è stata condotta una campagna di indagini
geognostiche al fine di caratterizzare i terreni costituenti il corpo discarica, dal punto di vista
litologico, geotecnico e chimico (cfr allegato n°5 per ubicazione sondaggi e risultati).
Sono stati eseguiti n°2 sondaggi a carotaggio continuo spinti ad una profondità compresa tra i
35 e i 36m dal p.c. Nel corso dei sondaggi sono state eseguite prove penetrometriche di tipo SPT ed
il prelievo di campioni per le relative analisi geotecniche e chimiche. I relativi fori di sondaggio
sono stati attrezzati per l’inserimento di tubazione piezometrica per la misurazione del livello
freatico e facilitare le operazioni di prelievo di campioni di acqua da sottoporre alle analisi
chimiche.
Dai risultati delle analisi delle terre si evince che il corpo discarica è costituito prevalentemente
da materiali di riporto provenienti da sbancamenti e movimenti terra, da accumuli di sfabbricidi e
rifiuti derivanti dall’attività di costruzione e demolizione.
E’ bene precisare che in ambedue i sondaggi non è stato rinvenuto percolato. Infine le analisi
chimiche effettuate sui campioni di suolo hanno evidenziato valori dei parametri del suolo superiori
a quelli consentiti dalla legislazione vigente per siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale
51
(D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/A), risultando, invece,
compatibili con destinazioni d’uso commerciali ed industriali (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. –
Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/B) soltanto nello strato superficiale dei primi 2 m.
Soltanto in due campioni di acqua è stato registrato il superamento nei valori di Boro e Solfati,
delle CSC di cui alla Tabella 2 dell’Allegato 5 al Titolo V Parte Quarta. Nella letteratura
specializzata si considera che alti contenuti di boro nell’acque superficiali sono in genere da
attribuire a scarichi di acque bianche contenenti agenti lavanti domestici, inoltre in prossimità delle
zone costiere i valori di boro generalmente aumentano a causa del fenomeno dell’intrusione delle
acque marine nel sottosuolo. Anche l’anomalia riscontrata nei valori dei solfati è da attribuire alla
vicinanza del mare al sito oggetto delle indagini sottoposto a continui apporti di spray marini.
EX DISCARICA DI ACQUA DEI CORSARI
Relativamente a questo sito, il Comune di Palermo nell’ambito dell’obiettivo di recupero delle
aree costiere del palermitano, ha elaborato una proposta progettuale denominata: ”Opere di
salvaguardia e consolidamento dell’ex discarica di Acqua dei Corsari”.
Considerato che il sito è stato utilizzato negli anni come discarica abusiva, necessitava una
prima indagine per determinare la tipologia di materiale scaricato, la presenza di potenziali
inquinanti finalizzata all’eventuale necessità di mettere in sicurezza il sito stesso e procedere ad una
bonifica prima di realizzare le opere di consolidamento.
Sulla base di alcune indagini preliminari realizzati in situ previste dagli elaborati di progetto,
l’A.R.P.A. Sicilia ha svolto delle analisi su campionamenti effettuati in contraddittorio con l’Ente
proponente. In occasione della Conferenza dei Servizi del 27/12/2004 l’A.R.P.A. Sicilia presentava
i risultati di queste indagini confermando che i materiali che compongono la discarica sono
costituiti prevalentemente da inerti, ma indicava comunque un approfondimento delle indagini e
relative analisi di laboratorio dato che era stato riscontrato su alcuni campioni un superamento di
alcuni parametri rispetto alla tabella A allegato 1 del Decreto ministeriale 471/99, come sostituita
dalla Tabella 1/A dell’Allegato 5 al Titolo V Parte Quarta del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
In particolare gli indicatori evidenziati riguardavano il Benzopirene nel sondaggio S8 tra 15-16
m ed il parametro Piombo nel sondaggio S5 4,80-6 m .
Sulla base di queste considerazioni in sede di C.d.S., si approvava la necessità di realizzare i
primi interventi di messa in sicurezza e l’approfondimento delle indagini in situ per redigere il
Piano di Caratterizzazione e pervenire alla bonifica definitiva.
52
Con decreto D.D.S. n° 60/SRB del 19/03/2009 veniva approvato il Piano di Caratterizzazione
della ex discarica di Acqua dei Corsari nell’ambito del quale si prevedeva un Piano di
investigazione geognostica attraverso la realizzazione di n°45 sondaggi a rotazione e carotaggio
continuo, n°8 piezometri per il controllo ed il prelievo di campioni dalle acque di falda da
sottoporre alle analisi di laboratorio.
Al momento della stesura del presente documento, le suddette indagini sono state ultimate ma i
risultati delle analisi di laboratorio non sono stati ancora trasmessi agli Uffici competenti né tanto
meno al Comune di Palermo.
EX DISCARICA DELLA FOCE DELL’ORETO
Altra criticità assimilabile alle precedenti è rappresentata dalla Foce dell’Oreto. Principale corso
d’acqua dell’area metropolitana di Palermo, nonostante il suo tratto medio-alto e la foce conservi
ancora degli aspetti di elevata naturalità e classificato come SIC (Sito di importanza Comunitaria),
in osservanza della Direttiva UE 92/43, nel suo tratto terminale, presenta condizioni di elevato
degrado ambientale assimilabile ad una fogna a cielo aperto. Ciò deriva dagli elevati valori di
inquinanti presenti nelle sue acque, per via degli scarichi abusivi e delle trasformazioni
morfologiche della sua foce, adibita per lungo tempo a discarica di ogni tipo di rifiuto. Entrambe
concorrono, ancora oggi, a condizionare la qualità delle acque e degli arenili di un’ampia fascia
costiera che va dall’area portuale sino ad Acqua dei Corsari.
Negli anni il suo alveo oltre ad essere stato impoverito naturalisticamente, per effetto di una
totale cementificazione dell’alveo di circa 1500 m, la sua foce è stata deturpata e privata di ogni
aspetto e funzionalità ecologica. I principali detrattori ambientali sono costituiti, da una vasta area
che occupa i lati della foce utilizzata come discarica di inerti, al cui interno sono stati riversati anche
materiali plastici, ferrosi, batterie, idrocarburi, ecc che ha modificato l’originaria conformazione
della foce. Inoltre diverse costruzioni e manufatti insistono a pochi decine di metri dalle sponde,
edificati tra l’altro su area classificata dal P.A.I. ad elevato rischio idraulico.
E’ difficile immaginare che questo luogo sino alla fine dell’ottocento era descritto come un
paradiso naturale dove la popolazione locale pescava le anguille e lungo le rive sostavano uccelli
acquatici migratori come aironi, garzette, ecc.
Negli anni, quest’area è stata più volte attenzionata da parte di vari Uffici del Comune di
Palermo ognuno per le proprie competenze, al fine di poter attuare degli interventi che potessero
dare un assetto più qualificante di questo tratto costiero.
53
In particolare un progetto finanziato dal P.T.T.A. 94/96 n°82, attualmente in corso di
ultimazione, prevede il recupero di un tratto costiero a partire dalla Foce Oreto sino alla Via
Carmelo Allegra, attraverso la realizzazione di spazi da destinare alla fruizione dell’area come:
percorsi ciclopedonali, spazi a verde, solarium, rete idrica e fognaria, il tutto previa pulizia dell’area
dai rifiuti e riconfigurazione morfologica dei terrapieni.
Con lettera del 16/06/09 l’A.R.T.A. autorizzava l’inizio delle attività geognostiche
propedeutiche agli interventi progettuali per cui si è proceduto ad effettuare la campagna
geognostica consistente in :
• N° 3 Sondaggi Geognostici: mediante perforazione a Carotaggio Continuo, per un totale
complessivo di 40,00 metri di perforazione;
- Prelievo di n° 9: campioni rimaneggiati su cui eseguire le prove geotecniche di laboratorio;
• Prelievo di n° 4: campioni di terre per le analisi chimiche, prelevati a diverse quote e messi in
appositi contenitori ermetici;
• Prelivo di n° 2: campioni di acque sotterranee, prelevati in corrispondenza di n°2 sondaggi
attrezzati come piezometri;
- N° 2 prove di permeabilità secondo il metodo Lefranc;
- N° 6 prove S.P.T. in foro;
- Scavo di trincee per un totale di 880 m3;
- Esecuzione di analisi chimiche su n°2 campioni di acque, n°4 campioni di terre e n°5 campioni
di rifiuto.
I risultati di queste indagini hanno permesso di individuare tre aree nelle quali sono presenti cumuli
di inerti frammisti a materiale eterogeneo di natura prevalentemente plastica, ferrosa (area 1 e 2 –
allegato 5). Mentre una terza area risulta composta invece prevalentemente da inerti quali sabbie,
ghiaie, e sfabbricidi.
L’area 1 presenta una superficie stimata di circa 630 m2 (volume pari a circa 1.650 m3), l’area 2
presenta una superficie stimata di circa 590 m2 (volume pari a circa 850 m3), l’area 3 presenta una
superficie stimata di circa 5.800 m2 (volume pari a circa 39.000 m3).
Le analisi chimiche eseguite dal laboratorio ai sensi della tabelle 1/B e 2 dell’allegato 5 parte
quarta del d.l.gs. n°152 del 2006, su n° 5 campioni di rifiuto, n° 3 campioni di terre e n° 2 campioni
di acque (prelevate all’interno di piezometri precedentemente installati), hanno permesso di fare le
seguenti deduzioni:
54
• dalle analisi eseguite sui campioni di terre risulta che nel substrato calcarenitico non sono
presenti contaminanti in concentrazioni superiori a quelle indicate nella tabella
precedentemente citata per uso commerciale ed industriale;
• dalle analisi eseguite sui 5 campioni di rifiuto non sono stati individuati inquinanti in
concentrazioni superiori a quelle indicate nella tabella precedentemente citata;
• le analisi eseguite sulle acque hanno individuato la presenza di nitriti e manganese in
concentrazioni superiori rispetto a quelle indicate nella tabella precedentemente citata.
I dati stratigrafici derivanti dai sondaggi geognostici, hanno permesso di stabilire uno spessore
di terreno di riporto variabile tra 10 metri (sondaggio S1), 12 metri (S2), 6 metri (S3).
Il substrato in posto risulta costituito dalla formazione calcarenitico-sabbiosa o da ghiaie
(depositi litorali).
La presenza di nitriti è probabilmente da imputare ad una attività di degradazione batterica
della sostanza organica nei terreni che trasformano i nitrati in nitriti e/o da una contaminazione di
origine industriale. Mentre la presenza di manganese, considerando che il sito rappresenta una
vecchia discarica, potrebbe derivare dalla presenza di orizzonti con rifiuti ferrosi ed in genere
metallici, scaricati nel terreno e contenenti questo elemento o la presenza di rifiuti di vecchie
batterie di auto.
Sempre nella stessa area l’Assessorato Infrastrutture Mare e Coste del Comune di Palermo,
nell’Ottobre 2004 propone un “Progetto per la messa in sicurezza dell’area antistante i locali dell’ex
deposito ferroviario alla Foce del Fiume Oreto”.
Il progetto prevedeva la realizzazione di un terrapieno gradonato stabilizzato mediante tecniche
di ingegneria naturalistica ed interventi di piantumazione di essenze vegetali.
A riguardo è stata effettuata un’indagine tecnico-analitica di caratterizzazione sui depositi
presenti nell’area, costituiti in prevalenza da terre di riporto frammisti a rifiuti solidi di vario genere.
I risultati delle analisi di laboratorio condotti su n°6 campioni di suolo ad una profondità di 20 – 30
cm, in osservanza della normativa D.M. 471/99 individuava il superamento dei valori limite della
Tabella A dell’All.1 nei confronti degli elementi: Piombo e Stagno tali da poter definire il sito come
“Inquinato e/o potenzialmente inquinato”, oggi tabella 1/a dell’allegato 5 alla parte IV del D. Lgs.
152/06 e ss.mm.ii.
D2.2 Impianti industriali
Sono rappresentati dai siti dismessi di ex impianti industriali (v. Ex Chimica Arenella) e dai siti
attualmente utilizzati per lo stoccaggio di idrocarburi come l’impianto costiero dell’ENI R&M
presente ad Acqua dei Corsari.
55
EX CHIMICA ARENELLA
Si conferma il quadro descritto per l’ex discarica di Vergine Maria, in considerazione che
quest’area si trova sottoflutto rispetto al Mammellone di Vergine Maria e pertanto riceve l’apporto
di sedimenti provenienti da questa discarica, si è reso necessario caratterizzare questi apporti
presenti in questo tratto di costa, al fine di accertare la presenza o meno di elementi inquinanti e/o
dannosi per la salute umana dei potenziali fruitori.
A tal fine è stata condotta una campagna di indagini per investigare e caratterizzare dal punto di
vista geognostico, geotecnico e chimico i terreni presenti nell’area in esame, caratterizzata da
terreni eterogenei di riporto, poggianti su substrato costituito da depositi di spiaggia, sabbie e
calcareniti del Quaternario.
Sono stati effettuati di n° 2 sondaggi meccanici con sonda idraulica a rotazione a carotaggio
continuo con profondità di investigazione comprese tra ml 10,00 e ml 12,00 per complessivi ml
22,00 di perforazione.
Nel corso dei sondaggi sono state eseguite n° 4 prove penetro metriche standard (SPT), sono
stati prelevati n° 6 campioni di terreno (in doppia aliquota) da sottoporre ad analisi chimiche e n° 11
campioni rimaneggiati su cui eseguire le prove geotecniche di laboratorio. Nel corso dei sondaggi
geognostici, in corrispondenza dei sondaggi S1 e S2 sono state eseguite n° 2 prove di permeabilità
di tipo Lefranc.
Le analisi chimiche effettuate sui campioni di suolo hanno evidenziato valori dei parametri del
suolo superiori a quelli consentiti dalla normativa vigente per siti ad uso verde pubblico, privato e
residenziale (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/A), risultando,
invece, compatibili con destinazioni d’uso commerciali ed industriali (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. –
Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/B) soltanto nello strato superficiale dei primi 2 m.
Soltanto in due campioni di acqua è stato registrato il superamento nei valori di Boro e Solfati,
delle CSC di cui alla Tabella 2 dell’Allegato 5 al Titolo V Parte Quarta. Nella letteratura
specializzata si considera che alti contenuti di boro nelle acque superficiali sono in genere da
attribuire a scarichi di acque bianche contenenti agenti lavanti domestici, inoltre in prossimità delle
zone costiere i valori di boro generalmente aumentano a causa del fenomeno dell’intrusione delle
acque marine nel sottosuolo. Anche l’anomalia riscontrata nei valori dei solfati è da attribuire alla
vicinanza del mare al sito oggetto delle indagini sottoposto a continui apporti di spray marini.
IMPIANTO ENI DEPOSITO IDROCARBURI
56
Tale impianto risulta ubicato nel settore meridionale della fascia costiera in prossimità delle
borgate della Bandita-Acqua dei Corsari. Nel 1998 l’ENI accertava, nell’ambito di prove di tenuta
delle tubazioni, una perdita dell’oleodotto asservito al Deposito Costiero ENI S.p.A. con possibile
rischio di inquinamento delle falde idriche sottostanti.
A seguito della segnalazione è stata avviata prontamente la procedura M.I.S.E per la messa in
sicurezza d’emergenza del sito e la progettazione per gli interventi di recupero ambientale. Il
progetto di recupero, prevedeva la caratterizzazione dei suoli, interventi di monitoraggio delle acque
attraverso realizzazione di piezometri, campionamenti delle acque di falda e la messa in opera di
una trincea drenante, allo scopo di prelevare costantemente le acque di falda ed inviarle ad un
impianto di trattamento e depurazione, il tutto condotto nel rispetto della normativa di cui al
D.Lgs152/06.
A partire dal 1999 ad oggi l’ENI ha monitorato lo stato qualitativo delle acque di falda i cui
risultati sono stati inviati alle autorità competenti attraverso “Rapporti tecnici” con cadenza
semestrale in contraddittorio con ARPA - DAP. L’ultimo rapporto tecnico, datato giugno 2010,
riferisce che i risultati delle analisi chimiche delle acque sotterranee relative all’ultimo
campionamento effettuate in contraddittorio con gli Enti competenti “…. denotano la piena
conformità delle acque di falda alle CSC previste dal D-Lgs. 152/06, in tabella 2 all’allegato 5 alla
parte IV del Titolo V del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.”. Sulla base di queste risultanze l’ENI con
lettera di trasmissione n°853528 del 22/11/2010 chiede formalmente la chiusura del procedimento
ambientale, vista la sussistenza della conformità dei parametri ambientali entro i limiti di legge.
Come rilevato dall’A.R.P.A. nella nota prot. n°43644 del 13/07/2011, la Provincia Regionale di
Palermo non ha ancora certificato l’avvenuta bonifica dell’area.
D.3 Acqua
Il presente paragrafo fornisce maggiori chiarimenti in merito ai rilievi mossi dall’A.R.P.A. in
risposta al questionario sul rapporto preliminare ex art.13 del D. Lgs.152/06, trasmesso a questa
Amministrazione Comunale con nota prot. n°859 del 10/01/2011.
Non conteggiando il tratto di costa ricadente nelle competenze dell’Autorità Portuale di
Palermo, la lunghezza del fronte demaniale prospiciente il territorio del Comune di Palermo è di
circa 30 km.
Palermo, città di mare e sul mare, oggi non gode appieno di questa straordinaria risorsa. Fanno
eccezione soltanto brevi tratti dei complessivi trenta chilometri di litorale. I divieti di balneazione
per presenza di scarichi fognari interessano circa 10 km, la maggior parte dei quali in prospettiva
futura possono essere restituiti alla città per un uso balneare.
57
La causa è duplice: il degrado ambientale in cui versano da lungo tempo numerosi spazi urbani
lungo la fascia costiera; il cronico inquinamento delle acque marine, che da decenni vengono
deturpate dagli scarichi fognari provenienti dal centro abitato. Basti pensare che, attualmente,
confluiscono in mare i liquami prodotti da quasi 500 mila abitanti. La situazione ora descritta ha
causato l’istaurarsi di una procedura di infrazione europea 2004/2034 e 2009/2034 in tema di
fognature e depurazione (ex artt. 3 e 4 della Direttiva 91/271/CEE).
Questo insieme di fattori ha reso fino ad oggi poco fruibile la costa, sia per i cittadini
palermitani che per i turisti, penalizzando pesantemente anche il tessuto economico. L’obiettivo
dell’Amministrazione Comunale di restituire il mare alla città e ai suoi abitanti, si sta
perseguendo con progetti e interventi il cui primo obiettivo è il disinquinamento delle acque,
operazione lunga ma fondamentale e prioritaria.
Gli interventi fognari di questa Amministrazione Comunale finalizzati al raggiungimento del
superiore obiettivo sono quelli indicati nel Programma di Attuazione della Rete Fognaria
(P.A.R.F.), approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n°376 del 07/07/1986 ed
attualmente in corso di aggiornamento, ed a tale strumento si rimanda per gli approfondimenti sul
funzionamento e le previsioni della rete fognaria del territorio del Comune di Palermo.
Naturalmente, la programmazione degli interventi fognari esula dagli obiettivi del presente
piano, benché le N.T.A. del presente Piano tengono conto della circostanza che l’attuazione degli
interventi previsti nel P.A.R.F. renderanno balneabili ulteriori tratti di costa, tant’è che è già stata
normata la riclassificazione dei lotti L2 in lotti L3 a scopo balneare al cessare del divieto di
balneazione.
A seguito di quanto rappresentato dall’A.R.P.A. in risposta al questionario sul rapporto
preliminare ex art.13 del D. Lgs.152/06, è stato inserito un nuovo indicatore che consenta il
monitoraggio dell’ampliamento dei tratti di costa idonei alla balneazione a causa dell’eliminazione
degli scarichi fognari.
Detto indicatore consentirà di monitorare nel periodo di validità del presente Piano l’evoluzione
del miglioramento della fruibilità del mare a scopo balneare.
Per rendere l’attività di monitoraggio maggiormente intellegibile, la città è stata suddivisa in due
zone, la nord e la sud, separate fra loro dal territorio ricadente nell’Autorità Portuale di Palermo,
ripercorrendo lo schema di suddivisione del territorio previsto nel P.A.R.F.
Gli interventi volti all’eliminazione degli scarichi fognari rientrano nella programmazione di
questa Amministrazione Comunale e non sono oggetto degli scopi del presente Piano. Di seguito
vengono comunque elencati gli interventi relativi alle opere fognarie realizzate recentemente a cura di
58
questa Amministrazione Comunale ovvero in corso di esecuzione e/o in fase di progettazione per i
quali esiste già il finanziamento:
Descrizione intervento Stato dell’intervento
Fognatura in Via Altofonte (da Via Ponte delle Grazie a Via Villagrazia) e del relativo impianto di sollevamento
Lavori ultimati
Progetto della fognatura a sistema separato in Via Messina Montagne, Corso dei Mille, Guarnaschelli.
Lavori ultimati
Fognatura a servizio del Fondo Badami
Lavori ultimati
Rete fognaria delle zone Arenella-Vergine Maria e relativo impianto di sollevamento
In corso
Progetto 32/14 - Collettore fognario della zona Sud-Orientale di Palermo 2° lotto
In corso
Disinquinamento della fascia costiera dall'Acquasanta al Fiume Oreto - adduzione delle acque al depuratore di Acqua dei Corsari mediante il potenziamento del "Sistema Cala"
In corso
Fognatura di Via Due Vanelle (a monte del Canale Boccadifalco) e di Via Palmerino (a monte della Circonvallazione)
In fase di progettazione e finanziati
Razionalizzazione reti fognarie Tommaso Natale-Sferracavallo. Stralcio intervento su quartiere Marinella
In fase di progettazione e finanziati
Rete fognaria a sistema separato in Via Messina Marine (dal fiume Oreto a Piazza Sperone) e relativo impianto di sollevamento Romagnolo
In fase di progettazione e finanziati
Detti interventi dovrebbero consentire la razionalizzazione degli scarichi fognari del tratto di litorale
da Vergine Maria all’Arenella e da destra Oreto fino al confine con il Comune di Ficarazzi, per
complessivi 2.186 m (lotti L2 tratti 44-47 e 48bis-51) + 4.128 m (lotti L2 tratto 53-62) = 6.314 m.
D.4 Aria e fattori climatici
Esistono elementi significativi di inquinamento dell’aria dovuto alla presenza del traffico
cittadino a ridosso delle aree demaniali e delle attività Portuali del Porto di Palermo (porto di
Categoria II classe II).
Tuttavia si deve rilevare che la problematica legata all’emissione diffusa di polveri nel porto di
Palermo dovuta a gas di scarico delle navi e all’attività di scarico delle merci polverulenti (pet-
coke) che periodicamente avviene nell’area portuale, così come fatto rilevare dall’A.R.P.A. in
59
risposta al questionario sul rapporto preliminare ex art.13 del D. Lgs.152/06, trasmesso con nota
prot. n°859 del 10/01/2011, devono essere affrontate nel Piano Regolatore Portuale attualmente in
corso di approvazione, risultando l’area portuale di Palermo stralciata dal presente Piano.
Si può sicuramente concludere che le previsioni di piano per i vari lotti (che si limitano per lo
più a strutture precarie finalizzate alla balneazione) non hanno alcuna influenza sulla qualità
dell’aria.
D.5 Popolazione e salute umana
Come rappresentato dall’A.R.P.A. in risposta al questionario sul rapporto preliminare ex art.13
del D. Lgs.152/06, trasmesso a questa Amministrazione Comunale con nota prot. n°859 del
10/01/2011, nella zona di Vergine Maria, la diffusione dell’alga tossica Ostreopsis ovata ha
determinato nel corso degli anni un impatto sulla salute della popolazione (difficoltà respiratorie e
irritazioni varie). Com’è noto, si tratta di una microalga tropicale, potenzialmente tossica, presente
anche nei nostri mari come nel resto del Mediterraneo. La fioritura (bloom) dell’alga è stata
associata a disturbi respiratori e febbre. Il contatto avviene tramite l’inalazione di tossine prodotte
dall’alga o di frammenti di cellule di Ostreopsis presenti nell’aerosol marino.
Essa si manifesta attraverso la presenza di schiume (roaming) superficiali, mare opalescente con
materiale gelatinoso in sospensione. L’esistenza dell’alga è rivelata anche dalla presenza sott’acqua
di materiale sospeso che in controluce presenta puntini rossastri, mentre alcuni organismi marini
come ricci e stelle marine perdono aculei e bracci.
La sua diffusione nei mesi estivi è legata a condizioni meteo – marine favorevoli, quali:
• alta pressione atmosferica;
• scarso idrodinamismo (mare calmo) o presenza di barriere artificiali;
• elevata temperatura dell’acqua (circa 25 °C);
• venti di mare con velocità sufficienti per la diffusione dell’aerosol.
Come si vede, tali cause sono legate a macro cambiamenti climatici (riscaldamento del pianeta),
potendosi ritenere pressoché nulla l’influenza sulla diffusione della microalga legata ad uno
sfruttamento del mare principalmente a scopo balneare.
Si osserva che, comunque, nel piano non sono previste, a priori, nuove barriere soffolte per la
protezione dall’erosione marina, dovendo le stesse essere comunque precedute da uno studio
idrodinamico delle correnti e delle variazioni locali indotte dalla presenza delle barriere stesse con
riferimento anche alle biocenosi bentoniche.
60
Si può, pertanto, concludere che le previsioni di piano per i vari lotti (che si limitano per lo più a
strutture precarie finalizzate alla balneazione) non hanno alcuna influenza sulla proliferazione di tali
alghe, potendosi ritenere nullo il loro impatto. In altri termini, le previsioni del proposta di Piano
non interferiscono con la problematica in questione.
D.6 Energia
Non si denunciano siti che possano determinare situazioni di inquinamento energetico.
D.7 Rifiuti
Esistono in alcuni tratti di litorale non soggetti alla balneazione e quindi scarsamente frequentati
e vigilati problematiche di rifiuti pericolosi smaltiti abusivamente per abbandono.
Il presente P.U.D.M. prevede una razionalizzazione delle attività commerciali latu sensu con
una progressiva diminuzione del numero delle concessioni esistenti, con una riduzione complessiva
della riduzione dei rifiuti. Inoltre, occorrerà regolamentare il servizio di raccolta e smaltimento dei
rifiuti abbandonati nelle aree del litorale marino, anche mediante affidamento a ditte esterne.
D.8 Mobilità e Trasporti
A Palermo è possibile arrivare con i mezzi carrabili dalla autostrada Messina – Palermo A19 e
dalla Autostrada Palermo – Trapani – Mazara del Vallo, ovvero con il treno e l’aereo (aeroporto di
Palermo – Punta Raisi).
D.9 Ambiente Urbano
Il territorio di Palermo si sviluppa lungo la costa tirrenica per 30 km circa, Il tessuto urbano si
sviluppa lungo la costa e nell’entroterra ed ha un andamento piuttosto pianeggiante. Il comune è
dotato, ormai da anni, di Variante Generale al P.R.G., approvata con D.Dir. 124 e 558/DRU/02
dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente.
D.10 Turismo
Il territorio di Palermo presenta una spiccata potenzialità turistica con incremento di utenza
notevole nel periodo estivo. Il turismo è assorbito da case e appartamenti per vacanze, da pensioni a
carattere familiare e da alberghi.
61
E. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE
E1 – Quadro di riferimento normativo
Per l’individuazione degli obiettivi di protezione ambientale del “Piano” si è fatto riferimento a quelli
già individuati ed approvati per altri Piani e Programmi regionali di riferimento, già sottoposti a procedura di
VAS con esito finale positivo, e pertinenti al “Piano” in questione.
Nella tabella sottostante si riporta, per singolo tema ambientale, il principale quadro di
riferimento normativo, programmatico e pianificatorio da cui scaturiscono i relativi obiettivi di
protezione ambientale.
Temi ambientali Quadro di riferimento normativo, programmatico e pianificatorio Obiettivi di protezione ambientale
Fauna, flora e biodiversità • Direttiva 1992/43/CEE, (Direttiva Habitat); • Direttiva 1979/409/CEE, (Direttiva Uccelli); • Convenzione di Ramsar (1971) • Il piano d'azione per la conservazione della vegetazione marina del Mare Mediterraneo (UNEP-RAC/SPA, 1999d). • Progetto Integrato Regionale Rete Ecologica (PIR Rete Ecologica); • Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve. D. Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. L.R. n°21/03 (art.28)
Tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale e
culturale
Paesaggio, patrimonio culturale, architettonico e
archeologico e beni materiali
• Convenzione europea del Paesaggio; • Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) - Linee Guida. D. Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. L.R. n°21/03 (art.28)
Suolo • COM (2006) 231, Strategia tematica per la protezione del suolo; • Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI); • Piano Regolatore Generale comunale; • D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
Garantire una gestione sostenibile della fascia
costiera
Acqua • Direttiva 2006/7/CE, Gestione della qualità delle acque di balneazione (che abroga la direttiva 76/160/CEE); • COM(2005) 504, Strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino; • Protocollo relativo alle Aree Specialmente Protette e la Biodiversità in Mediterraneo (ASPIM), Monaco, 24/11/1996. • Protocollo della nuova Convenzione di Barcellona, 10/06/1995, legge 175 del 25/05/1999 (G.U. 140 del 17/06/1999). • Piano di tutela delle acque in Sicilia. • D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
Conservare e/o migliorare la qualità dell’ambiente marino
costiero
Aria e fattori climatici • Direttiva 2008/50/CE, Qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa; • COM(2008) 30, Due volte 20 per il 2020, l’opportunità del cambiamento climatico per l’Europa; • Piano regionale di coordinamento per la tutela della qualità dell’aria ambiente. D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
Ridurre le emissioni di gas inquinanti e climalteranti
62
Popolazione e salute umana • COM(2003) 338, Strategia europea per l’ambiente e la salute; • Piano sanitario regionale 2000-2002 e Atto di indirizzo per la politica sanitaria del triennio 2007-2009 e per l’aggiornamento del piano sanitario regionale; • Linee guida per la classificazione in zone acustiche del territorio dei comuni.
Proteggere la popolazione e il territorio dai fattori di
rischio
Energia • COM(2007) 1, Una politica energetica per l’Europa; • Piano Energetico Ambientale Regionale Sicilia (PEARS).
Promuovere politiche energetiche sostenibili
Rifiuti • COM(2005) 666, Portare avanti l’utilizzo sostenibile delle risorse - Una strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti; • Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia. D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.
Garantire una gestione sostenibile dei rifiuti e
ridurre la loro pericolosità
Mobilità e trasporti • Comunicazione della Commissione - Programma di azione europeo per la sicurezza stradale - Dimezzare il numero di vittime della strada nell’Unione europea entro il 2010: una responsabilità condivisa; • Piano regionale dei trasporti e della mobilità.
Promuovere modalità di trasporto sostenibili
Ambiente urbano • COM/2005/0718, Strategia tematica sull’ambiente urbano; • Piano Regolatore Generale comunale
Migliorare la qualità della vita dei cittadini
Turismo • Piano Regionale di Propaganda Turistica 2009 della Regione Siciliana; • Programma triennale di sviluppo turistico 2007-2009.
Garantire una gestione turistica sostenibile
E2 – Obiettivi di protezione ambientale
Gli obiettivi di protezione ambientale individuati hanno permesso di indirizzare gli interventi
del “Piano” in chiave ambientale e verificare, attraverso le misure per il monitoraggio, il loro
raggiungimento.
Le principali problematiche riscontrate e di seguito elencate, sono state tradotte in obiettivi, da
perseguire attraverso azioni ed interventi, facilmente monitorabili:
Problematiche Obiettivi Azioni/Interventi
L’impatto delle strutture balneare sul fronte a mare impedisce la visibilità del litorale
Ob. 1: Migliorare la fruibilità visiva del litorale marino
Attraverso uno studio delle diverse quote di dislivello tra il piano strada ed il piano spiaggia, al fine di consentire un notevole abbattimento visivo, sono stati individuati tratti di litorale da sottoporre a vincolo panoramico (art.9 punto 1) lett. k) delle N.T.A.). Ove le quote non hanno consentito l’imposizione di un vincolo panoramico sono state adottate opportune misure sulle modalità di collocazione di strutture precarie e pedane che limitino l’impatto visivo
63
Gli accessi attuali impediscono il corretto accesso ai diversamente abili
Ob. 2: Migliorare l’accessibilità della spiaggia ai diversamente abili
Tutte le concessioni devono essere organizzate in modo tale da abbattere le barriere architettoniche
Scarsa e/o difficoltosa accessibilità al demanio marittimo
Ob. 3: Migliorare l’accessibilità al demanio marittimo con conseguente riduzione della lunghezza del fronte del demanio marittimo inaccessibile
Sono state regolamentate le caratteristiche dei percorsi per l’accesso al demanio marittimo (art.10 delle N.T.A.) anche attraverso la razionalizzazione del posizionamento delle singole c.d.m. all’interno dei lotti e zone individuate (art.8 punto 4) lett. a) delle N.T.A.). Laddove necessario, ai fini del miglioramento dell’accessibilità, sono state regolate le procedure per l’ampliamento del Demanio Marittimo ex art.33 C.D.N. con la partecipazione di soggetti privati (art.11 delle N.T.A.).
Il fronte a mare è caratterizzato da strutture non omogenee in stato di abbandono e degrado
Ob. 4: Riqualificazione ambientale del demanio marittimo
Attraverso l’adozione di specifici indici e parametri quantitativi (art. 8 delle N.T.A.) si è cercato di coniugare le esigenze specifiche delle strutture finalizzate alla fruizione del mare con l’uniformità progettuale.
Per le aree SIC – ZPS sono state poste delle misure di salvaguardia aggiuntive. Sono stati individuati i manufatti da demolire in alcuni tratti di litorale di particolare pregio ambientale (art. 24 delle N.T.A.)
La realizzazione degli interventi fognari programmati da questa Amministrazione Comunale consentirà di restituire alla balneazione alcuni tratti del litorale.
La costa presenta larghi tratti oggetto di attività non connesse con la fruizione del mare nonché notevole frammentazione e discontinuità nella localizzazione delle tipologia di attività ammesse.
Ob. 5: Riconversione del litorale ad attività connesse per la fruizione del mare ed razionalizzazione delle attività ammesse.
Sono state privilegiate le attività connesse con la fruizione del mare a scopo balneabile prevedendo la conversione delle c.d.m. in essere finalizzate al attività diverse dalla balneazione laddove cessi il motivo del divieto di balneazione (art. 27 delle N.T.A.). Le altre attività connesse con la fruizione del mare non a scopo balneabile ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 e ss.mm.ii. sono state localizzate e concentrate nei tratti delle aree demaniali la cui vocazione era maggiormente compatibile con dette attività (attività di rimessaggio in prossimità delle aree portuali, attività di ristorazione n prossimità delle borgate marinare - artt. 30 e 32 delle N.T.A.).
Divieto di balneazione a causa della presenza di scarichi fognari
Ob. 6: Incremento della fruibilità del mare a scopo balneare
Le azioni/interventi finalizzate al perseguimento del presente obiettivo sono quelli programmati dall’Amministrazione nel P.A.R.F. vigenti, la cui regolamentazione esula dal presente piano.
Aggressione delle c.d.m. sull’ambiente marino costiero
Ob. 7: Protezione integrale dell’ambiente marino costiero
Le strutture devono rispettare criteri costruttivi che mirano alla salvaguardia dell’ambiente marino costiero. E’ previsto il graduale adeguamento delle strutture relative alle c.d.m. esistenti
64
F. POSSIBILI IMPATTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE
F1 – Analisi comparata delle cartografie scientifiche riguardanti aspetti ecologici marini della
fascia costiera
Vengono consultate le cartografie tematiche riguardanti le biocenosi bentoniche, la sensibilità
dei popolamenti costieri ed i corridoi ecologici.
1. Carta dei corridoi ecologici - versione conforme al DDG ARTA n° 589 del 25/06/09
L’intero tratto litoraneo, tra Isola delle Femmine ed Arenella, è zonizzato come: “corridoio
costiero”. Ovviamente, pur sviluppandosi longitudinalmente, anche tale corridoio comprende tratti
interconnessi a loro volta con quelli più interni ed è parte integrante di una rete terrestre e costiera i
cui flussi sono pluridirezionali.
Sono, inoltre, presenti numerosi tratti costieri non ricadenti nei SIC che sono classificati come
ad alta permeabilità ecologica dei quali va anche considerata l’importanza ai fini dei flussi secondo
un orientamento mare-monte.
I più ampi di tali tratti ricadono in prossimità della Punta di Priola, di Vergine Maria e del cimitero
dei Rotoli.
Si consideri che altrettanti tratti ad alta permeabilità combaciano con le maggiori discariche
costiere dismesse (Vergine Maria, Oreto, Romagnolo, Acqua dei Corsari). Sarebbe, quindi,
opportuno indirizzare gli interventi di bonifica nella direzione di interventi di recupero naturalistico.
Tale carta conferma l’esigenza di considerare nella pianificazione le esigenze conservazionistiche
della fascia costiera non isolatamente ma anche nell’ottica dell’intera rete ecologica palermitana.
65
2. Carta delle Azioni e delle Strategie Gestionali - versione conforme al DDG ARTA n° 589
del 25/06/09
Il tratto compreso tra Punta Celesi e Punta del Rotolo ed il tratto compreso tra Punta Barcarello e
litorale della Marinella vengono in tale carta zonizzati come: “ Regolamentazione per i servizi
turistico-ricreativi e la fruizione balneare sostenibile”.
Conferma, quindi, che le attività balneari, non solo in Area Marina Protetta ma anche in altri tratti
che non godono di protezione, vanno orientate verso tipologie sostenibili in relazione, soprattutto, al
loro impatto sui popolamenti costieri. Le N.T.A. della proposta di Piano consentono il
raggiungimento di detto obiettivo.
3. Carta biocenotica – ICRAM – Indagini sulle condizioni della fascia costiera della Sicilia
settentrionale per la tutela, il ripopolamento e lo sfruttamento ottimale delle risorse biologiche.
Riporta estesa prateria di posidonia nei fondali antistanti Mondello e lungo l’intera costa
dell’Arenella, da punta Priola fino a Vergine Maria.
Riporta, inoltre biocostruzioni litoranee da Mondello a Vergine Maria.
4. Carta delle strutture a vermeti e delle formazioni ad Astroides – CoNISMa – progetto
Riserva Naturale Marina “Capo Gallo – Isola delle Femmine”
Tale carta suggerirebbe di estendere ulteriori misure restrittive ai lotti ricadenti nei seguenti
tratti di costa:
- Cala d’Isola, zonizzato come lotto per la fruizione a scopo ricreativo ma interessato per
intero (da punta Matese a ben oltre P.ta della Catena in direzione Isola delle Femmine) da
una estesa piattaforma a vermeti. Il 70% del fronte a mare non deve essere oggetto di
rilascio di c.d.m.
- Porzione occidentale della costa di Barcarello, corrispondente a circa un terzo dell’intera
lunghezza del lungomare e confinante con la Punta di Barcarello (a partire dalla quale
inizia, per altro, anche il SIC terrestre), su tale costa è insediata una estesa piattaforma a
vermeti. L’art.41 delle N.T.A. fornisce gli accorgimenti necessari a tutelare le suddette
formazioni.
- Tratto del litorale della Marinella compreso tra il faro di Capo Gallo e la Motomar. La
porzione più meridionale di tale tratto (quella confinante col molo) risulta zonizzata come
lotto L4 (per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale). Su di essa
risulta insistere la piattaforma a vermeti. La struttura balneare non deve interessare in
alcun modo gli scogli ma solo il terrapieno a tergo degli stessi.
66
In ogni caso l’attraversamento delle piattaforme a vermeti deve avvenire attraverso
strutture galleggianti retrattili che in alcun modo poggiano sulla piattaforma e comunque
laddove la sua larghezza è inferiore a 1,50 m
5. Carta dell’uso del territorio (antropizzazione costiera) – CoNISMa – progetto Riserva
Naturale Marina “capo Gallo – Isola delle Femmine”
Al contrario del tratto a sud della Motomar, invece, proprio la punta di Torre Mondello è
interessata dalla presenza della piattaforma a vermeti. Tale tratto è zonizzato dal PIANO come lotto
L3 (per la fruizione della costa a scopo ricreativo).
La carta dell’uso del territorio indica tale tratto come interessato (al contrario di altri tratti quali
punta Barcarello) sia da turismo prevalentemente balneare e stagionale che da turismo
prevalentemente nautico e stagionale.
Questo ha suggerito di intensificare le misure di tutela nella pianificazione, considerata anche la
vulnerabilità degli habitat di scogliera in questo tratto.
6. Carta della sensibilità dei popolamenti costieri – CoNISMa – progetto Riserva Naturale
Marina “capo Gallo – Isola delle Femmine”
Nel litorale dell’Area marina Protetta (dal limite territoriale con Isola delle Femmine alla Torre
di Mondello) i maggiori livelli di sensibilità sono attribuiti all’intera striscia di frangia litorale
(quella porzione di dominio bentonico che comincia appena al di sotto del limite minimo di bassa
marea e nella quale vive il Dendropoma petraeum, principale biocostruttore del maricapiede a
vermeti) e alla prateria di posidonia, la quale risulta particolarmente vicina alla zona di battigia
proprio nel tratto tra la Motomar e la Torre di Mondello, oltre che a Capo Gallo e nel canale d’Isola.
67
7. Carta “SINPOS” – Sistema Informativo e cartografico Posidonia Sicilia – Ministero
dell’Ambiente – Servizio Difesa del Mare
Anche tale carta (come le altre carte biocenotiche) riporta presenza di posidonia su matte a
stretto ridosso con la costa nel tratto Motomar – Torre Mondello e nell’intero litorale della
Marinella (fino cioè a Capo Gallo). Riporta, inoltre, presenza di posidonia su roccia (anch’essa a
stretto ridosso della frangia litorale) nell’intero tratto di Sferracavallo da Pietra Tara alla Punta di
Barcarello, Punta Matese, Cala d’Isola fino a Isola delle Femmine quasi senza soluzione di
continuità.
8. Carta Fisionomco-Strutturale della Vegetazione del Monte Pellegrino (Palermo) - F.M.
Raimondo: Studio e catalogazione della flora della vegetazione e delle emergenze botaniche ed
ambientali del Monte Pellegrino (Palermo). Comune di Palermo Assessorato Parchi Verde e
Arredo Urbano (1992).
Questa carta mostra in modo chiaro come le formazioni delle coste rocciose siano distribuite
praticamente senza soluzione di continuità da Punta Celesi a Vergine Maria, dove si arrestano di
colpo per la presenza della discarica costiera e la repentina alterazione dei substrati a cui seguono,
proseguendo verso tratto sud-orientale della costa, altri aspetti di impatto antropico che la rendono
del tutto assente. Ne consegue che il limite del “mammellone” di Vergine Maria sia anche il limite
meridionale dell’esistenza, sulla costa palermitana di un’importantissima emergenza ambientale la
quale, in questo punto, lascia il passo ad un biotopo, quello degli arenili sabbiosi, derivato dal
degrado antropico di quello preesistente.
Gli arenili sabbiosi che da qui si susseguono fino alla costa sud-orientale sono paradossalmente
sottoutilizzati per lo scopo ricreativo al contrario di quelli rocciosi, massicciamente interessati da
attività per la fruizione estiva.
In conclusione l’analisi comparata delle cartografie scientifiche riguardanti aspetti ecologici
della fascia costiera ha consigliato l’adozione delle misure di mitigazione sopra descritte alla luce
della loro potenziale rilevanza ecologica.
F2 – Valutazione degli impatti significativi sull’ambiente
Nel presente capitolo vengono analizzati gli effetti che le attività/interventi, previsti dal
P.U.D.M, possono avere in generale sulle principali componenti ambientali dell’ecosistema
costiero, ed in particolare su tutta la fascia presente all’interno del Demanio Marittimo e al di fuori
delle aree classificate come SIC/ZPS, le cui risultanze sono state oggetto di analisi dettagliata
68
nell’ambito dello Studio di Incidenza redatto ai sensi dell’allegato 1 al Decreto ARTA del
30/03/2007.
L’analisi è stata eseguita comparando gli indicatori scelti per ogni componente ambientale con
le varie azioni/attività previste dal Piano per ogni destinazione d’Uso. Le relazioni sono state messe
a confronto attraverso delle “matrici ambientali”, derivando da queste, le probabili interferenze
positive o negative e conseguentemente la relativa incidenza/impatto sullo stato di conservazione
della componente ambientale considerata.
Per una migliore comprensione e sintesi di questa analisi vengono riportate in appendice le
matrici per ogni scenario analizzato, nelle quali vengono espresse sinteticamente le correlazioni tra
azione e perturbazione dello stato di conservazione dei parametri ambientali e suggerito una
eventuale azione di mitigazione dell’impatto indotto.
Relativamente alla fase di valutazione sono stati presi in esame alcuni indicatori riportati nelle
tabelle successive, attribuendo dei valori qualitativi dell’incidenza, non disponendo di dati
quantitativi.
METODO DI VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA APPLICATA ALLE MATRICI AMBIENTALI
Applicando metodi di valutazione matriciale, così come contenuti sulla normativa in materia ed
in letteratura, si possono preliminarmente definire i criteri dominanti dell’impatto che può essere:
- Irrilevante (se non modifica le condizioni esistenti)
- Positivo (se migliora le condizioni ambientali esistenti)
- Negativo (se peggiora le condizioni ambientali esistenti)
- Reversibile/Irreversibile (se, al cessare dell’azione impattante, l’ambiente torna allo status
quo oppure se, viceversa, gli impatti permangono nel tempo)
- Lungo/Breve (se la durata degli impatti è elevata, nell’ordine di 5-10 anni o se è limitata, in
un arco cronologico inferiore ai 5 anni)
- Locale/Ampio (se l’azione impattante ha effetto solo sul sito o nelle immediate vicinanze o,
viceversa, se l’azione impattante va oltre l’ambito del sito e delle immediate vicinanze)
Da un punto di vista metodologico, gli impatti possono essere valutati qualitativamente secondo
una stima che tiene conto di una incidenza qualitativamente variabile in relazione ai parametri presi
in considerazione e riportati nella Checklist della scheda, in base ad una teorica combinazione di
impatti è possibile stilare una gerarchia di associazioni di impatto qualitativamente crescenti:
69
Min
Impatto Nullo = IN
Impatto Reversibile e Locale = RL
Impatto Reversibile ed Ampio = RA
Impatto Irreversibile e Locale = IL
Impatto Irreversibile ed Ampio = IA
Max
Di seguito si riportano i risultati dell’analisi matriciale solo per quelle componenti del quadro
ambientale che possono subire impatti più o meno significativi dalle previsioni di piano (Fauna,
flora e biodiversità, suolo, Acqua, Popolazione e salute Umana).
Per quanto riguarda le altre componenti, il quadro ambientale (aria, energia, rifiuti, mobilità e
trasporti, ambiente urbano e turismo), tenuto conto che le previsioni della proposta di Piano, come
disciplinate dalla relative N.T.A.,
• non prevedono attività comportanti significative emissioni nell’ambiente;
• razionalizzano l’uso del demanio;
• escludono lo smaltimento in discarica delle banquettes di posidonia piaggiate;
• prevedono delle aree da destinare a parcheggio nei tratti di litorale soggetti a maggiore
pressione da parte della collettività utente;
• per le strutture a carattere non stagionale si devono prevedere spazi esterni anche al demanio
marittimo da destinare a parcheggio nella misura stabilita dal Regolamento Edilizio per
attività di ristorazione e simili;
• prevedono le stesse tipologie costruttive per le strutture da realizzare;
si è ritenuto nullo o positivo l’impatto ambientale.
COMPONENTE SUOLO
Per un’analisi degli eventuali impatti sulla componente ambientale “Suolo” il presente studio ha
preso in esame i seguenti indicatori ambientali:
a) instabilità geomorfologica;
b) erosione del suolo;
c) permeabilità del suolo;
d) inquinamento del suolo;
e) qualità acque superficiali;
f) qualità acque sotterranee;
70
g) qualità acque marine.
Analizzando le diverse destinazioni d’uso in relazione alle possibili interferenze con i suddetti
indicatori si può considerare che le previsioni della proposta di Piano non hanno delle incidenze
significative sulla componente “Suolo” prevedendo per le ex discariche (Mammelloni) interventi di
bonifica e riqualificazione ambientale e l’abbattimento di tutte quelle infrastrutture che occupano
abusivamente l’area demaniale. In particolare nell’area dell’Oreto, la presenza sulla sinistra
idrografica del fiume, di un’area come già detto, classificata dal P.A.I (Piano per l’Assetto
Idrogeologico) ad alto rischio di esondazione molto elevato (R4), potrà consentire di realizzare tutti
quegli interventi per ridurre tale rischio e mettere in sicurezza il sito.
Le uniche attività previste dalla proposta di Piano che nel complesso non hanno effetti positivi
sul parametro ambientale “Suolo” provengono dalla destinazione d’uso di tipo Z7- Zona destinata
ad esercizi per la ristorazione, le cui attività consentite sono regolamentate dall’Art. 20 – Attività
commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di
monopolio. Tali attività hanno come componente intrinseca detrattiva l’occupazione del suolo che
di per se determina come conseguenza una sua impermeabilizzazione per effetto o di opere di
cementificazione o realizzazione di pedane o manufatti in generale. Tuttavia, in ossequio a quanto
previsto dal Dec.Ass. 25-5-2006 “Linee-guida per la redazione dei piani di utilizzo del demanio
marittimo della Regione siciliana”, Allegato A punto 18, sono stati individuati nell'ambito della
prudente valutazione del fabbisogno, privilegiando il rapporto di complementarietà con gli usi del
mare e/o di servizio ad altre attività comunque rivolte alla diretta fruizione del mare, in aree ormai
irreversibilmente trasformate e destinate ormai da tempo a tali tipi di attività (Mondello e Piazza
Beccadelli).
Inoltre per le aree di spiaggia di neoformazione da ex discariche, il rilascio delle c.d.m. è
subordinata alla conoscenza preventiva delle concentrazioni limite dei parametri chimico-fisici
dettati dalla D.L. 152/06 per i “siti ad uso pubblico, privato e residenziale”.
71
Scenario relativo agli impatti sul SUOLO
DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’ CONSENTITE
INDIVIDUAZIONE DELLA MINACCIA
DESCRIZIONE DELL’IMPATTO
MISURE DI
MITIGAZIONE
VALUTAZIONE
L1 – Lotto di rilevante interesse naturalistico Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni
NESSUNA
NULLO
IN
L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile
Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;
Uso continuativo del
suolo
REVERSIBILE E
LOCALE
Non è ammessa la destagionalizzazione
IN
L3 – Lotti per la fruizione della costa a scopo
ricreativo.
Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati
NESSUNA
NULLO
IN
L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale
Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati
NESSUNA
NULLO
IN
L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Delocalizzazione
dell’attività
REVERSIBILE E
LOCALE
Temporaneità delle strutture oggetto di rilascio di c.d.m.
Localizzazione nella vicinanza delle aree
portuali
IN
L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche
Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria
NESSUNO
NULLO
IN
72
naturalistica
Z1 – Zone destinata alla fruizione pubblica
Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati
Rilascio di nuove
concessioni
REVERSIBILE E
LOCALE
Non è ammesso il rilascio di nuove concessioni né
l’ampliamento di quelle esistenti
IN
Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Rilascio di nuove
concessioni
REVERSIBILE E
LOCALE
Temporaneità delle strutture oggetto di rilascio di c.d.m.
IN
Z3 – Zona destinata ad attività produttive esistenti
non connesse al mare
Attività produttive non connesse all’uso del mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z4 – Zona per attrezzature destinate ad attività di
formazione , turismo ed attività sportive
Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z6 – Area soggetta ad interventi di bonifica Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica
NESSUNO
NULLO
Inserire questi interventi nel
Programma triennale delle OO.PP
assegnando loro un’ alta priorità
IN
Z7 – Zona per esercizi di ristorazione Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc;
Rilascio di nuove concessioni
REVERSIBILE E LOCALE
Limitare le concessioni
RL
VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA
POSITIVA
73
COMPONENTE FAUNA FLORA E BIODIVERSITA’
DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’ CONSENTITE
INDIVIDUAZIONE DELLA
MINACCIA
DESCRIZIONE DELL’IMPATTO
MISURE DI MITIGAZIONE
VALUTAZIONE
L1 – Lotto di rilevante interesse
naturalistico
Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni
NESSUNA
NULLO
IN
L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile
Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;
Uso continuativo del
suolo
REVERSIBILE E LOCALE
Non è ammessa la destagionalizzazione
RL
L3 – Lotti per la fruizione della costa a
scopo ricreativo.
Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati
Possibili impatti derivanti dalle attività regolamentate: dall’art.13 copertura del suolo di 3000 mq Art.14 – copertura del suolo di 2000mq Art.15 – attiivtà sportive Art.16 – alaggio e varo di pattìni, pedalò e similari
Riduzione, frammentazione degli areali riguardanti gli habitat costieri rocciosi sia marini che terrestri dove si prevede l’istallazione di pedane in legno. L’attività di varo e alaggio di imbarcazioni a noleggio e similari nei tratti costieri con presenza di biocostruzioni , in assenza di sistemi di sollevamento (Gru) costituisce una seria minaccia all’integrità dell’habitat. Aree interessate : costa ad ovest ed est di Punta Matese; ovest di Punta Barcarello, Addaura ; da Punta Priola al Mammellone di Vergine Maria
Estensione delle limitazioni per le strutture in area SIC di cui all’art. 41 delle N.T.A. Riduzione del fronte a mare da dare a concessione al 30% Adozione di particolari accorgimenti nell’attraversamento delle biocostruzioni imponendo l’attraversamento delle trottoir a vermeti avvenga attraverso strutture galleggianti retrattili e comunque laddove la sua larghezza è inferiore a 1,50 m Deve inoltre essere apposta apposita cartellonistica
RL
74
informativa e divulgativa per gli utenti segnalante la biocostruzione in materiale plastico. Nel tratto di Cala Isola, il 70% del fronte a mare non deve essere oggetto di rilascio di c.d.m
L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale
Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati
Art.14 – copertura del suolo di 2000mq Art.16 – alaggio e varo di pattini, pedalò e similari
L’istallazione di pedane in legno determina la riduzione, frammentazione degli areali riguardanti gli habitat costieri rocciosi sia marini che terrestri. Dove si prevede. l’attività di varo e alaggio di imbarcazioni a noleggio e similari, nei tratti costieri con presenza di biocostruzioni , in assenza di sistemi di sollevamento (Gru) costituisce una seria minaccia all’integrità dell’habitat. Aree interessate : Hotel Torre Mondello; Addaura; Punta Priola
Estensione delle limitazioni per le strutture in area SIC di cui all’art. 41 delle N.T.A. Riduzione del fronte a mare da dare a concessione al 30% Adozione di particolari accorgimenti nell’attraversamento delle biocostruzioni, imponendo l’attraversamento delle trottoir a vermeti avvenga attraverso strutture galleggianti retrattili e comunque laddove la sua larghezza è inferiore a 2,00 m
RL
L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare
Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Delocalizzazione
dell’attività
REVERSIBILE E LOCALE
Temporaneità delle strutture oggetto di rilascio di c.d.m.
Localizzazione nella vicinanza delle aree
portuali
RL
L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche
Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria
NESSUNO
NULLO
IN
75
naturalistica Z1 – Zone destinata alla fruizione
pubblica
Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati
Rilascio di nuove
concessioni
REVERSIBILE E LOCALE
Non è ammesso il rilascio di nuove concessioni né
l’ampliamento di quelle esistenti
IN
Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III
Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Passaggio di natanti a motore; sversamento di idrocarburi e suoi derivati.
Disturbo alla fauna ittica pelagica per inquinamento acustico; Degrado delle acque marine e della fauna e flora marina dovuto ad inquinamento delle acque per idrocarburi e derivati. Aree interessate: Motomar; Addaura e porticciolo di Sferracavallo
Monitoraggio periodico della qualità delle acque marine. Riconversione del porticciolo MOTOMAR in centro per la sorveglianza, monitoraggio e protezione Area Marina Protetta e SIC Capo Gallo Isola delle Femmine”. .Promozione di motori marini a basso impatto ambientale
RA
Z3 – Zona destinata ad attività produttive
esistenti non connesse al mare
Attività produttive non connesse all’uso del mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z4 – Zona per attrezzature destinate ad
attività di formazione , turismo ed attività
sportive
Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z6 – Area soggetta ad interventi di
bonifica
Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica
NESSUNO
NULLO
IN
Z7 – Zona per esercizi di ristorazione Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio
Delocalizzazione
REVERSIBILE E LOCALE
Localizzazione nella vicinanza delle aree
RL
76
ecc; dell’attività portuali
VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA
POSITIVA
77
COMPONENTE ACQUA
DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE
ATTIVITA’ CONSENTITE INDIVIDUAZIONE DELLA MINACCIA
DESCRIZIONE DELL’IMPATTO
MISURE DI MITIGAZIONE
VALUTAZIONE
L1 – Lotto di rilevante interesse naturalistico Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni
NESSUNA
NULLO
IN
L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile
Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;
NESSUNA
NULLO
IN
L3 – Lotti per la fruizione della costa a scopo
ricreativo.
Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati
NESSUNA
NULLO
IN
L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale
Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati
NESSUNA
NULLO
IN
L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare
Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Transito di natanti a motore a scoppio; pulizia
delle sentine
Inquinamento delle acque marine da
idrocarburi
Nei criteri di assegnazione della concessione dare priorità alle ditte che utilizzano l’uso di motori marini a basso impatto ambientale
RA
78
L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche
Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria naturalistica
Possibile presenza di sostanze nocive per
l’ambiente nei corpi di discarica
Inquinamento delle acque marine per
lisciviazione e rilascio di sostanze
nocive
Inserire questi interventi di bonifica nel Programma triennale delle OO.PP assegnando loro un’alta priorità
RA
Z1 – Zone destinata alla fruizione pubblica
Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati
NESSUNO
NULLO
IN
Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III
Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Rilascio di sostanze nocive in acque marine,
come idrocarburi, olii ecc
Pulizia acque di sentina, versamenti accidentali di idrocarburi, acque di raffreddamento dei motori marini ecc possono contaminare le acque marine
Maggiore controllo delle autorità competenti, favorire il ricovero di imbarcazioni a vela o imbarcazioni a motore a basso impatto ambientale(motori elettrici, motori a basse emissioni secondo la normativa europea); 2) le ditte concessionarie devono dotarsi di idonei serbatoi per lo stoccaggio delle acque di sentina e degli olii esausti delle imbarcazioni e relativo smaltimento degli stessi ; 3) è fatto obbligo ai diportisti della raccolta delle acque di sentina e relativo stoccaggio negli appositi contenitori;
RL
79
Z3 – Zona destinata ad attività produttive esistenti
non connesse al mare
Attività produttive non connesse all’uso del mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z4 – Zona per attrezzature destinate ad attività di
formazione , turismo ed attività sportive
Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z6 – Area soggetta ad interventi di bonifica Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica
Mancato intervento di bonifica e
riqualificazione dei corpi di discarica
Dilavamento e trasmissione di
sostanze tossiche e nocive per la qualità delle acque marine.
Inserire questi interventi nel Programma triennale delle OO.PP con alta priorità
RA
Z7 – Zona per esercizi di ristorazione Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc;
NESSUNO
NULLO
IN
VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA
POSITIVA
80
COMPONENTE SALUTE UMANA
DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE
ATTIVITA’ CONSENTITE INDIVIDUAZIONE DELLA MINACCIA
DESCRIZIONE DELL’IMPATTO
MISURE DI MITIGAZIONE
VALUTAZIONE
L1 – Lotto di rilevante interesse
naturalistico
Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni
NESSUNA
NULLO
IN
L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile
Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;
NESSUNA
NULLO
IN
L3 – Lotti per la fruizione della
costa a scopo ricreativo.
Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati
NESSUNA
NULLO
IN
L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale
Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati
NESSUNA
NULLO
IN
L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare
Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
NUSSUNO
NULLO
IN
L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche
Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria naturalistica
Mancato controllo e monitoraggio dei depositi provenienti dai corpi di
discarica
Rilascio nell’ambiente di sostanze nocive per la
salute dei bagnanti
Inserire questi interventi nel Programma triennale delle OO.PP con alta priorità
RA
Z1 – Zone destinata alla fruizione Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio
NESSUNO
NULLO
81
pubblica ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati
IN
Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III
Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti
Rilascio di sostanze nocive in acque marine, come
idrocarburi, olii ecc
Le sostanze inquinanti rilasciate nelle acque da parte delle imbarcazioni da diporto, motopesca ecc possono essere accumulate dalla fauna ittica ed entrare nella catena alimentare causando danni alla salute umana. Gli stessi inquinanti possono essere rilasciate in atmosfera sottoforma areosol durante le mareggiate ed entrare in contatto con la popolazione costiera
Monitoraggio periodico della qualità delle acque marine. Riconversione del porticciolo MOTOMAR in centro per la sorveglianza, monitoraggio e protezione Area Marina Protetta e SIC Capo Gallo Isola delle Femmine”. .Promozione di motori marini a basso impatto ambientale
RL
Z3 – Zona destinata ad attività
produttive esistenti non connesse al
mare
Attività produttive non connesse all’uso del mare
Non è possibile valutare
questo parametro dato che non si conosce la tipologia
dell’attività produttiva
N.V.
N.V
Z4 – Zona per attrezzature destinate
ad attività di formazione , turismo
ed attività sportive
Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare
NESSUNO
NULLO
IN
Z6 – Area soggetta ad interventi di
bonifica
Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica
Mancato intervento di bonifica e riqualificazione
dei corpi di discarica
Dilavamento e trasmissione di sostanze tossiche e nocive per le
componenti biotiche delle acque dolci
superficiali e sotterranee e delle acque marine.
Contaminazione dei suoli e sui fondali marini Rischio frane per
Inserire questi interventi nel Programma triennale delle OO.PP con alta priorità. Nuove barriere soffolte per la protezione dall’erosione marina, devono essere corredate da uno studio idrodinamico delle
RA
82
condizioni di instabilità dei corpi di discarica
correnti e delle variazioni locali indotte dalla presenza delle barriere stesse con riferimento anche alle biocenosi bentoniche
Z7 – Zona per esercizi di
ristorazione
Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc;
NESSUNO
NULLO
IN
VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA
POSITIVA
83
F3 - Conclusioni
La valutazione ambientale delle previsioni della proposta di Piano sulla componente “Suolo” del
quadro ambientale è risultata
• irrilevante per la destinazione d’uso Z7, considerando la limitata estensione delle aree
demaniali marittime interessate da previsioni di “Piano” con questa destinazione d’uso;
• positivo per tutte le altre destinazioni d’uso.
Nel presente capitolo viene definita una prima valutazione dei possibili impatti ambientali
significativi derivanti dall’attuazione del “Piano” in questione. A tal fine è stata predisposta una
matrice che mette in relazione gli Obiettivi e Azioni/Interventi del “Piano” , con i temi ambientali e
obiettivi di protezione ambientale.
Temi ambientali Azioni/Interventi del “Piano”
Ob.1 Ob.2 Ob.3 Ob.4 Ob.5 Ob.6 Ob.7
Fauna, flora e biodiversità (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Paesaggio, patrimonio culturale, architettonico e archeologico e beni
materiali
(+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Suolo (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Acqua (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Aria e fattori climatici (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Popolazione e salute umana (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Energia (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Rifiuti (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Mobilità e trasporti (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Ambiente urbano (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Turismo (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)
Legenda degli impatti
Significativi (-) Incerti ( ) Non Significativi/migliorativi (+)
Nella superiore matrice si è tenuto conto delle misure di mitigazione scaturenti dalla valutazione
di incidenza sulle aree SIC/ZPS, e recepite nell’art. 41 delle N.T.A.
Dall’analisi della matrice sopra riportata si evince che le Azioni/Interventi del “Piano” non
comportano impatti ambientali significativi, o incerti, sull’ambiente anzi si configurano come
interventi migliorativi, in quanto essenzialmente tende a riqualificare il fronte a mare in modo
coerente con le condizioni ambientali e paesaggistiche; gli obiettivi tendono ad innalzare il livello di
riqualificazione dell’ambiente urbano e delle coste senza determinare un aumento degli impatti nel
territorio.
84
G. MISURE DI MITIGAZIONE
L’adozione di opportune misure di mitigazione fa sì che le Azioni/Interventi del “Piano” non
prevedono possibili impatti significativi, o incerti, sull’ambiente assicurando l’integrazione del
principio di sostenibilità ambientale nella complessiva attuazione del “Piano” .
In particolare per le aree della costa ad ovest di Punta Matese; ovest di Punta Barcarello, fino al
confine con il Porto di Sferracavallo, l’adozione di opportune misure di mitigazione consentono di
ridurre a valori accettabili l’impatto ambientale dovuto alla riduzione, frammentazione degli areali
riguardanti gli habitat costieri rocciosi sia marini che terrestri dove si prevede l’istallazione di
pedane in legno, alle attività di varo e alaggio di imbarcazioni a noleggio e similari nei tratti costieri
con presenza di biocostruzioni, costituenti una seria minaccia all’integrità dell’habitat.
Le misure di mitigazione individuate consistono essenzialmente in:
1. Estensione delle limitazioni per le strutture in area SIC di cui all’art. 41 delle N.T.A.;
2. Riduzione del fronte a mare da dare a concessione al 30%;
3. Adozione di particolari accorgimenti nell’attraversamento delle biocostruzioni,
imponendo l’attraversamento delle trottoir a vermeti avvenga attraverso strutture
galleggianti retrattili che in alcun modo poggiano sulla piattaforma e comunque
laddove la larghezza della biocostruzione è inferiore a 1,50 m. Deve inoltre essere
apposta apposita cartellonistica informativa e divulgativa per gli utenti segnalante la
biocostruzione in materiale plastico;
4. Con riferimento alla problematica di diffusione dell’alga tossica ostreopsis,
manifestatasi nella zona di Vergine Maria, nel piano non sono previste, a priori, nuove
barriere soffolte per la protezione dall’erosione marina, dovendo le stesse essere
comunque precedute da uno studio idrodinamico delle correnti e delle variazioni locali
indotte dalla presenza delle barriere stesse con riferimento anche alle biocenosi
bentoniche.
Per quanto concerne i tratti di litorale interessati dalla presenza di SIC/ZPS, come si legge nelle
relative valutazioni di incidenza, sono state individuate delle misure di mitigazione ad hoc (art.41
delle N.T.A.), al fine di escludere qualsiasi interferenza negativa sugli habitat presenti.
E’ stata affrontata anche la problematica legata alla banquette di posidonia piaggiate. Sebbene
l’opzione di non toccare le banquette lasciando ai cicli naturali la loro gestione sia quella
85
ecologicamente più indicata, va considerato (per i casi in cui ciò non è possibile) che esistono
svariati e collaudati esempi di riutilizzo delle foglie di posidonia: dall’uso delle foglie essicate
(antiche tradizioni locali) nella confezione di materassi e cuscini, a quello per fertilizzare i terreni
agricoli; oppure come materiale di imballaggio, come coibentante o per realizzare pannelli
insonorizzati, sino all’utilizzo per ricavare bio-gas. .Di sicuro il conferimento in discarica è apparsa
la scelta meno sensata e pertanto esclusa dalle modalità di azione per la gestione delle biomasse
piaggiate, tra le modalità e le procedure di cui alla richiamata circolare. Ciò ha reso nullo l’impatto
delle previsioni di piano sulla componente rifiuti del quadro ambientale.
Per quanto concerne le zone Z6 interessate dagli interventi di bonifica devono essere indirizzati
nella direzione di interventi di recupero naturalistico finalizzati alle esigenze conservazionistiche
della fascia costiera non isolatamente ma anche nell’ottica dell’intera rete ecologica palermitana.
86
H. ANALISI DELLE ALTERNATIVE E CRITERI DI SCELTA La proposta di Piano si configura come strumento complementare ai vigenti strumenti di
pianificazione urbanistica dell’Amministrazione Comunale di Palermo in quanto individua le
destinazioni di uso delle aree del Demanio Marittimo comprese prevalentemente nella Fascia
Costiera individuata dal PRG vigente.
Le aree individuate sono state raggruppate sulla base di caratteristiche omogenee sotto l’aspetto
morfologico, ambientale e infrastrutturale.
Le alternative di pianificazione individuate a priori nella redazione del presente Piano sono
riconducibili essenzialmente a due possibili scenari:
1. individuare e disciplinare in maniera rigida gli usi del demanio nel periodo di validità di 6
anni del presente Piano, cercando di individuare a priori i lotti e gli usi per ciascun singolo
tratto di costa e rinviando eventuali adattamenti alla successiva rielaborazione del piano
stesso;
2. tenere conto nell’attività di pianificazione delle attività esistenti “da tempo” sulla costa
palermitana, cercando di “guidare” attraverso un sistema di regole il raggiungimento
dell’intento di questa Amministrazione Comunale di restituire la spiaggia alla città,
consentendo soltanto usi connessi con la fruizione del mare quale la balneazione.
Naturalmente, lo scenario 1, aveva l’innegabile vantaggio di individuare immediatamente una
conformazione funzionale ed ordinata del litorale palermitano ma avrebbe comportato un
adeguamento istantaneo delle attività inerenti le concessioni esistenti, con notevole sforzo
economico da parte dei concessionari, in un momento di difficoltà economica.
Alle difficoltà di ordine economico sopra descritte, si aggiunge che l’obiettivo di restituire la
spiaggia alla città, privilegiando gli usi connessi con la fruizione del mare quale la balneazione, può
essere perseguito solo a condizione che il mare prospiciente la costa sia idoneo a potere essere
“utilizzato” nel senso sopra indicato. Gli interventi di razionalizzazione della rete fognaria hanno
tempi di attuazione differenti e lunghi, per cui si è preferito, laddove il mare non è idoneo alla
balneazione, “tollerare” il mantenimento di usi diversi. In altri termini, a mano a mano che gli
interventi di razionalizzazione della rete fognaria verranno realizzati, i tratti di costa non balneabili
saranno soggetti a riperimetrazione e riclassificati come lotti balneabili ed, in quanto tali, destinati a
iniziative di carattere pubblico e/o privato a scopo balneare. Pertanto, allo stato attuale sui lotti nei
quali insiste il divieto di balneazione possono essere rilasciate concessioni demaniali marittime
(c.d.m.) per usi diversi dalla balneazione secondo quanto stabilito nelle Norme Tecniche di
Attuazione della presente proposta di Piano (N.T.A.), con la condizione che in caso di cessazione
87
del divieto di balneazione e pena la decadenza della concessione stessa, devono essere subordinate
all’impegno da parte del concessionario a variare la destinazione d’uso della concessione
adeguandola a quanto prescritto per i lotti destinati ad un uso balneare (individuati dalla sigla L3
nelle tavole di piano).
Tale orientamento risulta anche in linea a quanto stabilito dalla sopravvenuta norma, la L.R. n°9
del 06/08/2009, che ha imposto, nell’ambito degli aiuti alle imprese, l’obbligo per le
amministrazioni competenti di tenere conto, nella loro attività programmatoria, delle concessioni
esistenti al momento dell’entrata in vigore della L.R. 15/05 (17/12/2005). Cessato il divieto di
balneazione, i concessionari che intendono, alla scadenza del titolo concessorio, proseguire con il
rinnovo della c.d.m. ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 così come modificata dalla L.R. 10/07 e
dalla L.R. 9/09 per l’esercizio di attività non balneari, potranno eseguire solo interventi di
manutenzione ordinaria sui manufatti esistenti nonché realizzare opere precarie strettamente
necessarie per l’osservanza delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza igiene ed abbattimento
di barriere architettoniche, senza alcuna possibilità di ampliare e/o modificare quanto in precedenza
concesso.
Stabilito il criterio generale di pianificazione da adottare, si è analizzato il problema delle
tipologie da impianti da realizzare. Qui sono state prese in esame due alternative:
1. impianti che comportano strutture fisse;
2. impianti che comportano strutture precarie.
Come chiarito dall’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente con la circolare del
30/03/2010, l’entrata in vigore (28/12/2009) della Direttiva della Comunità Europea n°2006/123/CE
ha abrogato di fatto il diritto di insistenza nel rinnovo delle c.d.m. esistenti.
Uno scenario probabile dopo il 31/12/2015, data di scadenza ope legis di tutte le c.d.m., è quello
di un lotto di c.d.m. da porre a base di una gara tra diversi aspiranti gestori e da aggiudicare al
migliore offerente, secondo criteri ancora da stabilire.
Quale che sia in criterio di aggiudicazione, è innegabile il vantaggio delle strutture di cui al
punto 1) rispetto alle strutture precarie di cui al punto 2, essendo le prime maggiormente appetibili
ai soggetti gestori privati, per facilità di manutenzione e di utilizzo al di fuori della stagione
balneare.
Tuttavia, sarebbe impensabile prevedere la possibilità si realizzare ulteriori trasformazioni
irreversibili del demanio marittimo attraverso la costruzione di nuovi manufatti permanenti in
muratura, che si andrebbero ad aggiungere a quelli abusi e non, già oggi presenti.
88
Viceversa, non avrebbe avuto neppure senso prevedere la demolizione integrale dei manufatti
abusivi oggi presenti sul demanio marittimo, in quanto comunque non si sarebbe riuscito a
perseguire un obiettivo di risanamento ambientale integrale dei luoghi.
Si è, pertanto, cercato:
• da un lato, di affiancare ad una attività di demolizione mirata di alcuni manufatti abusivi il
recupero edilizio dei restanti manufatti esistenti da destinare ad attività connesse con la
fruizione del mare secondo gli usi specificati nei lotti di appartenenza;
• dall’altro di consentire solo nuovi manufatti con caratteristiche di precarietà strutturale,
realizzati con materiali e metodologie che ne consentano, dove prevista, la facile rimozione.
E’ previsto l’utilizzo di materiali eco-bio-compatibili anche di tipo innovativo, lignei o
similari. Non è stata consentita la costruzione di opere fisse in cemento, se non
limitatamente alle esigenze tecniche di ancoraggio a terra dei manufatti e comunque previo
verifica della possibilità di utilizzo di soluzioni amovibili. Viene data preferenza alle
iniziative che prevedono per le opere lignee, l’utilizzo di legnami certificati FSC (Forest
Stewardship Council), nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
Quanto sopra al fine di ridurre al minimo, praticamente annullare, ogni possibilità di ulteriore
trasformazione irreversibile della costa palermitana, senza compromettere la possibilità di mutare
nel futuro gli usi oggi individuati per i vari lotti.
89
I. MISURE PER IL MONITORAGGIO
I1.1 – Descrizione della metodologia
Nel presente capitolo si riporta l’illustrazione dei contenuti della lett. i) dell’Allegato VI del
D.Lgs. 152/06 e s.m.i. pertinenti alla proposta di Piano, che, nello specifico, riguarda la descrizione
delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi
derivanti dall’attuazione del Piano proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei
dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della
produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive
da adottare.
A tal fine, è stato redatto un piano di monitoraggio ambientale (di seguito PMA) rispondente
alle indicazioni disposte dall’art. 18 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e specificato nei paragrafi che
seguono.
Ai sensi della normativa nazionale di VAS occorre predisporre, a livello di “Piano” , le misure
da adottare in merito al monitoraggio per la fase di attuazione e gestione, con lo scopo di consentire:
• il controllo degli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del “Piano” ;
• la verifica del raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale prefissati;
• l’individuazione tempestiva degli impatti negativi imprevisti e le opportune misure
correttive da adottare.
Per il raggiungimento di tali obiettivi si ritiene che il monitoraggio ambientale del Piano debba
valutare gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del Piano attraverso un
sistema di indicatori composto da indicatori prestazionali, finalizzati ad evidenziare la performance
ambientale prodotta dall’attuazione degli interventi previsti dal Piano in rapporto agli obiettivi di
protezione ambientale prefissati.
Tali indicatori saranno popolati attraverso i dati rilevati direttamente dall’Amministrazione
Comunale durante il periodo di attuazione della proposta di Piano e sono riportati nel seguito.
Indicatori prestazionali Obiettivi Azioni/Interventi Indice di monitoraggio proposto
Ob. 1: Migliorare la fruibilità visiva del litorale marino
Attraverso uno studio delle diverse quote di dislivello tra il piano strada ed il piano spiaggia, al fine di consentire un notevole abbattimento visivo, sono stati individuati tratti di litorale da sottoporre a vincolo panoramico (art.9 punto 1) lett. k) delle N.T.A.). Ove le quote non hanno consentito l’imposizione di un vincolo panoramico sono state adottate opportune misure sulle modalità di collocazione di strutture precarie e pedane che limitino l’impatto visivo
I1 = m di strada “a visuale libera”/m di strada totale (da calcolare ove insiste il vincolo panoramico al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
I2 = m di strada “a visuale libera”/m di strada totale (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
90
Ob. 2: Migliorare l’accessibilità della spiaggia ai diversamente abili
Tutte le concessioni devono essere organizzate in modo tale da abbattere le barriere architettoniche
I2 = numero di concessioni balneari adeguate/numero di concessioni balneari (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
Ob. 3: Migliorare l’accessibilità al demanio marittimo con conseguente riduzione della lunghezza del fronte del demanio marittimo inaccessibile
Sono state regolamentate le caratteristiche dei percorsi per l’accesso al demanio marittimo (art.10 delle N.T.A.) anche attraverso la razionalizzazione del posizionamento delle singole c.d.m. all’interno dei lotti e zone individuate (art.8 punto 4) lett. a) delle N.T.A.). Laddove necessario, ai fini del miglioramento dell’accessibilità, sono state regolate le procedure per l’ampliamento del Demanio Marittimo ex art.33 C.D.N. con la partecipazione di soggetti privati (art.11 delle N.T.A.).
I3.1 = lunghezza fronte a mare accessibile/Lunghezza totale fronte a mare (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
Ob. 4: Riqualificazione ambientale del demanio marittimo
Attraverso l’adozione di specifici indici e parametri quantitativi (art. 8 delle N.T.A.) si è cercato di coniugare le esigenze specifiche delle strutture finalizzate alla fruizione del mare con l’uniformità progettuale.
Per le aree SIC – ZPS sono state poste delle misure di salvaguardia aggiuntive. Sono stati individuati i manufatti da demolire in alcuni tratti di litorale di particolare pregio ambientale (art. 24 delle N.T.A.)
La realizzazione degli interventi fognari programmati da questa Amministrazione Comunale consentirà di restituire alla balneazione alcuni tratti del litorale.
I4.1 = numero di concessioni adeguate/numero di concessioni totali (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
I4.2 = numero edifici demoliti /numero di costruzioni abusive (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
I4.3 = m di litorale balneabile/m di litorale totale (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)
I4.4 = numero di scarichi a mare eliminati di acque reflue non trattate/numero di scarichi a mare ancora presenti di acque reflue non trattate (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del Piano).
I4.5 = lunghezza del fronte a mare delle aree bonificate/ lunghezza del fronte a mare da bonificare alla data di entrata in vigore del Piano (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del Piano).
Ob. 5: Riconversione del litorale ad attività connesse per la fruizione del mare ed razionalizzazione delle attività ammesse.
Sono state privilegiate le attività connesse con la fruizione del mare a scopo balneabile prevedendo la conversione delle c.d.m. in essere finalizzate al attività diverse dalla balneazione laddove cessi il motivo del divieto di balneazione (art. 27 delle N.T.A.). Le altre attività connesse con la fruizione del mare non a scopo balneabile ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 e ss.mm.ii. sono state localizzate e concentrate nei tratti delle aree demaniali la cui vocazione era maggiormente compatibile con dette attività (attività di rimessaggio in prossimità delle aree portuali, attività di ristorazione n prossimità delle borgate marinare - artt. 30 e 32 delle N.T.A.).
I5 = numero di concessioni convertite/numero di concessioni difformi (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano sulla base delle indagini annuali condotte dall’Assessorato Regionale alla Sanità)
Ob. 6: Incremento della fruibilità del mare a scopo balneare
Le azioni/interventi finalizzate al perseguimento del presente obiettivo sono quelli programmati dall’Amministrazi one nel P.A.R.F. vigenti, la cui regolamentazione esula dal presente piano.
I6= m di costa diventata balneabile/m di costa non balneabile per scarichi fognari alla data di redazione del presente piano.
* Detto indicatore è calcolato separatamente per i tratti di costa nord e sud della città, così come suddivisi dall’ambito della Autotità Portuale di Palermo.
m di costa non balneabile alla data di redazione del presente
91
piano:
zona nord= 1.300 m
zona sud= 6.960 m
Ob. 7: Protezione integrale dell’ambiente marino costiero
Le strutture devono rispettare criteri costruttivi che mirano alla salvaguardia dell’ambiente marino costiero. E’ previsto il graduale adeguamento delle strutture relative alle c.d.m. esistenti
I7= numero di concessioni adeguate/numero di concessioni totale
A seguito di quanto evidenziato dall’ARPA nella nota prot. n°43644 del 13/07/2011 in
allegato alla quale ha trasmesso il questionario del Rapporto Ambientale, si chiarisce che si
intende per “concessione adeguata” una c.d.m. esistente per la quale sia intervenuto un
provvedimento di modifica del contenuto della c.d.m. ex art. 24 R.C.d.N. previo parere di
questa Amministrazione Comunale successivamente alla data di entrata in vigore del presente
Piano. Le concessioni adeguate nel senso sopra indicato saranno oggetto di monitoraggio
attraverso gli indicatori sopra citati.
I risultati dell’evoluzione del quadro ambientale e della performance ambientale saranno decritti
e valutati, con cadenza annuale e comunque per tutto il periodo di validità del Piano, attraverso un
rapporto di monitoraggio ambientale (di seguito RMA). Tale RMA darà adeguata informazione
delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive
adottate attraverso i siti web dell’autorità competente, dell’autorità procedente e dell’ARPA Sicilia.
Nel caso in cui dal RMA si dovessero individuare impatti negativi imprevisti saranno adottate,
tempestivamente, opportune misure correttive. Questa attività assume particolare importanza in
quanto costituisce l’elemento di dinamicità e di feed-back del processo di Piano, che permetterà,
ove fosse necessario, di rimodulare e ri-orientare gli indirizzi strategici del Piano stesso in funzione
del raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale, anche rivedendo il sistema degli
indicatori proposto.
Tali attività, il cui schema logico il cui schema logico è delineato nella figura seguente, saranno
ripetute, con cadenza annuale, per tutto il periodo di validità del Piano. Si specifica, infine, che,
qualora fosse necessario, l’attività di reporting potrebbe essere svolta anche con periodicità
inferiore.
Schema logico del funzionamento del PMA
92
I1.2 – Soggetti, ruoli e responsabilità
Per il raggiungimento degli obiettivi prefissati il PMA del Piano ha individuato i soggetti che
cureranno la sua attuazione e gestione, secondo la tabella seguente:
Struttura competente Indirizzo Posta elettronica Sito web
Autorità Procedente
Comune di Palermo Via Ausonia 69, 90146 Palermo
[email protected] www.comune.palermo.it
Autorità Competente
ARTA Sicilia, DRA, Servizio 1 VAS-VIA
Via Ugo La Malfa 169, 90146
Palermo
e
http://151.9.149.69/si-vvi/faces/jsp/public/navigatore.jsp?p=articolo12
ARPA Sicilia ARPA Sicilia Corso Calatafimi n. 217, Palermo
[email protected] www.arpa.sicilia.it
Di seguito, invece, si riporta la distribuzione dei ruoli e delle responsabilità attribuite ad ogni
soggetto individuato nella tabella precedente.
Indirizzo
Comune di Palermo
● coordina le attività del PMA;
● popola il sistema degli indicatori di prestazione.
● controlla gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del Piano;
● valuta la performance ambientale del Piano e verifica il grado di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale;
● redige il rapporto di monitoraggio ambientale. Per tale attività, ove necessario, si avvarrà del supporto
Piano di monitoraggio ambientale
Aggiornamento del contesto
ambientale Popolamento degli indicatori
prestazionali
Annuario regionale dei dati ambientali
(ARPA Sicilia)
Altri dati (Istat, ISPRA, indagini ad
hoc, etc)
Rapporto di Monitoraggio Ambientale
Valutazione della performance ambientale
Eventuali misure correttive
Attuazione del PRG
Pubblicazione sui siti web ARTA e
ARPA
93
dell’ARPA Sicilia;
● individua misure correttive onde prevenire eventuali effetti negativi imprevisti;
● pubblica il RMA sul proprio sito web e lo trasmette all’autorità competente e all’ARPA Sicilia, affinché facciano lo stesso.
ARTA Sicilia (DRA),
Servizio 1 VAS-VIA
● prende atto del RMA;
● verifica il grado di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale;
● pubblica il RMA sul proprio sito web.
ARPA Sicilia
● supporta, ove richiesto, l’autorità procedente nella individuazione tempestiva di criticità onde prevenire eventuali effetti negativi imprevisti;
● supporta, ove richiesto, l’autorità procedente nella redazione del RMA;
● prende atto del RMA;
● pubblica il RMA sul proprio sito web.
Tali ruoli e responsabilità vengono riportati nello schema logico della figura seguente.
Legenda:
Attività svolte dal Comune di Palermo
Attività svolte da ARTA Sicilia, ARPA Sicilia e Comune di Palermo
I1.3 – Piano economico
In riferimento alla sussistenza delle risorse necessarie per la realizzazione e gestione del
monitoraggio si specifica che tutte le attività che riguardano la gestione e l’attuazione del PMA
(coordinamento delle attività, popolamento del sistema degli indicatori di prestazione, controllo
degli impatti significativi sull’ambiente, valutazione della performance ambientale, verifica il grado
di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale, redazione del RMA, individuazione delle
Piano di monitoraggio ambientale
Aggiornamento del contesto
ambientale Popolamento degli indicatori
prestazionali
Annuario regionale dei dati ambientali
(ARPA Sicilia)
Altri dati (Istat, ISPRA, indagini ad
hoc, etc)
Rapporto di Monitoraggio Ambientale
Valutazione della performance ambientale
Eventuali misure correttive
Attuazione del PRG
Pubblicazione sui siti web ARTA e
ARPA
94
misure correttive onde prevenire eventuali effetti negativi imprevisti), sarà effettuato dal Comune di
Palermo.
Nel caso in cui per lo svolgimento di tali attività occorressero indagini ad hoc e/o il supporto di
ARPA Sicilia, saranno stipulati appositi protocolli d’intesa o accordi.
I1.4 – Report di monitoraggio ambientale
Coerentemente con quanto disposto dall’art. 18, comma 3 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., l’autorità
procedente deve dare adeguata informazione attraverso i siti web dell’autorità competente e
dell’autorità procedente e dell’ARPA Sicilia delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei
risultati e delle eventuali misure correttive.
Tali attività saranno garantite attraverso la redazione di un rapporto di monitoraggio ambientale
(RMA) che conterrà le seguenti informazioni:
• la valutazione degli effetti ambientali significativi connessi all’attuazione del Piano;
• la verifica del grado di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale;
• l’individuazione tempestiva degli impatti negativi imprevisti e le opportune misure correttive da
adottare.
• l’eventuale aggiornamento degli indicatori prestazionali.
Il RMA, in definitiva, darà conto delle prestazioni del Piano, rapportandole anche alle previsioni
effettuate. In base ai contenuti dello stesso il Comune di Palermo potrà valutare se avviare
approfondimenti e analisi finalizzate a produrre effettive proposte di modifica del Piano. Il RMA
sarà trasmesso dall’autorità procedente all’autorità competente con cadenza annuale, specificando
comunque che un’attività di reporting più approfondita potrà essere svolta con una periodicità
differente qualora se ne riscontri il caso.
I1.5 – Tempo di attuazione
L’attività di monitoraggio della componente ambientale del Programma affiancherà il sistema di
monitoraggio del Programma per tutta la sua durata. Le informazioni relative all’aggiornamento del
sistema di indicatori selezionato saranno presentate con cadenza.