TECNICHE DI COSTRUZIONE E MANUTENZIONE DEGLI EDIFICI TRADIZIONALI
TETTI in PIODE in OSSOLAe TICINO
IL COMPORTAMENTO STATICO DELLE STRUTTURE DI PIETRA E DELLA CARPENTERIA LIGNEA
Ing. Alessandro Grazzini_DISEG_Politecnico di Torino
Arch. Gianni Bretto_S.P.S. / Alpe_lab
S.P.S.Société scientifique internationale pour l’étude de la Pierre Sèche
Società scientifica internazionale per lo studio delle costruzioni in Pietra a SeccoSEDE SOCIALE : “MAISON DE L’ARCHEOLOGIE" –Le Val – (F)
IL TETTO in PIODE OSSOLANO – TICINESEABACO dei COMPONENTI e lessico
DESCRIZIONETetti in pietra a secco.L'armatura del tetto è costituita da capriate in legname, spessoTondo ( o squadrato all’ascia) di larice o castagno. Raggiungono anche luci notevoli, fino a otto-dodici metri, sono inclinate sull'orizzontale dai quaranta ai quarantacinquegradi e formano nell'insieme una struttura che è una triangolazione spaziale.Staticamente funziona come una struttura di tiranti e puntoni nelle tredirezioni cartesiane.E’ realizzato completamente in legno (a incastro) compresi i perni e le caviglie.Sopporta carichi enormi: quattro-cinque quintali ogni metro quadro di pesoproprio, più i carichi spesso asimmetrici della neve (la neve bagnata pesanove-dieci quintali al metro cubo) e quelli dinamici prodotti dal vento e dal sisma.I correnti orizzontali (strutture secondarie) sostenuti dalle capriate (struttureprimarie ), paralleli alla linea di gronda, sono collocati ad una distanzacostante di 15 centimetri circa, e su questa trama vengono posate le piode.Le falde del tetto, si avvicinano pertanto più ad un'apparecchiatura muraria a"falsa volta" che ad un semplice strato di copertura.Il materiale di copertura è costituito da lastre di pietra (in ossolano piode) digneiss di circa sessanta- cento centimetri di lunghezza per quaranta – sessantadi larghezza, spesse dai cinque ai dieci centimetri.
Una «pioda» pesa circa cinquanta chilogrammi, per coprire un solo metro quadratoce ne vogliono da sette a otto
Occorrono dai 3 ai 4 m2 di piode per formare 1 m2 di coperto.
E qui si nota un'altra caratteristica che unica nel suo genere: il tetto tradizionale ossolano-ticinese non è formato da lastre adagiate secondo la pendenza del tetto e disposte su di un assito, bensì le piode sono posate quasi in orizzontale come se formassero un muro a secco, rifinito, inclinato e armato con legno.
REGOLE pratiche di tracciamento
1. Si posizionano i dormienti in mezzeria ai muri portanti2. Si divide in terzi la luce (da mezzerie a mezzeria)3. Si traccia un arco di cerchio con raggio = 2 / 3 , il punto trovato è il centro del colmo (si usa una lignola da
muratore)4. Si ottiene un angolo di circa 41°, pendenze minori o maggiori sono date dallo spessore delle piode (che variano
localmente da 4-5 cm a 10-12 cm
3 / 1 3 / 1 3 / 1
546
74
2
681 681 681
082 082
904
324
03
03
955
53
11
11
4242
'52 °14
'31 °93
otnemaiccart id amehcs
3 / 1 3 / 1 3 / 1
74
2
681 681 681
'52 °14
otnemaiccart id amehcs
DIMENSIONI : luci e sezioni
• Le dimensioni (luci e sezioni) sono interdipendenti, e tendono ad uno standard su tutto il territorio ossolano e ticinese (fatte salve alcune varianti locali)
• Sono funzione del carico, quello del manto in piode varia da 400 a 600 kg al mq, a seconda dello spessore e della pendenza della falda, il carico della neve in funzione della località e dell’altitudine
• Le dimensioni riportate a fianco sono state rilevate in una casa del ‘700 a Bannio e mediamente sono ricorrenti nella maggioranza delle costruzioni delle valli maridionali (Anzasca, Antrona, Bassa Ossola) per un afascia di altitudine dai 250 ai 1000 m slm
082 082
904
324
03
955
53
11
11
4242
1: tipo con alternanza tirante / pivàt B
e solaio a quota inferiore G
2: uguale al tipo 1 ma con dente in
muratura (la muratura può essere o meno a secco)
3 : tirante B squadrato all’ascia e solaio
in mezzeria al tirante, dormiente squadrato
0 1 2 3 4 5
06
mc 0
8 -
06
08 acric 0
12
77
l ài c r
a
G G
BB
M
E
F
E
G
1 B
1 2 3
1 2 3
SISTEMA STATICO SPAZIALE
• Il sistema costituisce una sorta di capriata reticolare spaziale
• Le luci tra le capriate sono di circa 120 – 140 cm
• I controventi di falda (M) sono inseriti a 2 / 3 circa dell’altezza della capriata, si incastrano in basso sul dormiente ed in alto sul puntone, hanno sezione circolare con la minore disposta in basso
• I controventi (M) sono inseriti forzatamente quando la falda è caricata per 1 / 3 (a partire dalla gronda, si innesca così uno stato di coazione
• Le capriate centrali sono sempre collegate a due controventi che puntano nel medesimo verso della chiusura del nodo a “mezzo legno” del colmo, se così non fosse, quando i controventi lavorano tenderebbero ad aprire il nodo di colmo tra puntone e puntone (l’unione a mezzo legno è chiodata con un perno passante in legno di Maggiociondolo)
SISTEMA STATICO SPAZIALE
Nello spaccato prospettico a sn si nota :
• La presenza del “puntello” orizzontale (per capriate di grandi luci 8 – 12 m)
• Esso viene inserito forzatamente per creare uno stato di coazione ( se così non fosse risulterebbe scarico)
• L’alternanza di catene e pivàt
• La posizione del solaio di sottotetto circa 60 – 80 cm più in basso delle catene
• Il sottotetto fungeva da fienile o locale di sgombero, la presenza dei pivàt intercalati ai tiranti e la quota più bassa del solaio garantivano una migliore accessibilità
• Essendo la luce tra le capriate (in questa soluzione) di circa 120 – 140 cm si ottiene uno spazio libero da impedimenti orizzontali pari a circa 2,8 m x la luce delle capriate
• In alcuni casi si ponevano delle scalette alla cappuccina per il superamento delle catene
• In alcune vallate il solaio di sottotetto è invece in luce al tirante e quindi non esiste l’arciàl (la porzione del muro di 60 – 80 cm tra la sommità e la quota dell’ultimo solaio)
VARIANTI nei particolari costruttivi
• A sn il solaio di sottotetto in luce al tirante (diffuso in Valdivedro e Valle Antigorio) in questo caso le tavolette tra i tiranti sono mobili per ampliare il volume del fienile al vano sottostante (la luce tra le capriate è circa un metro)
• A dx in alto : abaco dei particolari costruttivi
• Sotto varianti riscontrabili nel Sopraceneri con
1. Dormienti multipli
2. Sottocatena
3. Puntone su dormiente con catena che unisce i dormienti
VINCOLI legno/legno
• 1 : appoggio puntone su tirante a dente semplice, unione tirante /dormiente a sella, vincolo doppio laterale (due caviglie E in legno duro –Maggiociondolo)
• 2 : appoggio puntone su tirante a dente semplice vincolo doppio laterale (due caviglie E in legno duro ), unione tirante /dormiente a sella, vincolo centrale (perno F in legno duro)
• 3 : appoggio puntone su tirante a dente semplice possibilità divincolo doppio laterale (due caviglie E in legno duro ), unione tirante /dormiente M a incastro
M
E
F
E
1 2 3
REGOLA: il terminale esterno del puntone sull’appoggio / il
dente sul tirante, sono allineati sulla verticale sulla mezzeria del dormiente (e del muro portante) questo allineamento fa si che la risultante di compressione del puntone e di trazione del tirante sia molto prossima alla mezzeria della muratura (e comunque entro il terzo medio)
e
P P
T
R
R
T
R e x R =M aloccip e : elibarucsart etnettelf otnemom
'R
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Logge lignee con capriata con irrigidemento a triangolo rovescio a Castiglione
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Lavatoio ad Anzino Torri a Piedimulera
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Cantinotti per il formaggio incuneati nel terreno per difendersi dalle valanghe. Valle Antrona (foto Moreno Bossone)
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Capriate su dormiente sostenuto da pilastrini legnei (questo loggiato tipico di Montecrestese,
si chiama àstic)
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Casa con àstic e scala ad arco rampante a Roldo di MontecresteseCasa completamente a secco di tre piani + fienile a Selvavecchia di Castiglione
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Capriate con “ometto” e dormiente sul muro di spina a Calasca
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Sia in Ossola che in Ticino ci sono costruzioni a pareti portanti lignee (blockbau) che non sono Walser. Senza entrare nel merito della questione (e senza voler sfatare qui molti luoghi comuni) si rileva che nella tradizione walser vi sono terzere e falsipuntoni che poggiano sulle pareti di testa e su quella di spina, che la pendenza delle falde è molto minore anche con il manto in piode, che raramente si impiega la capriata, che il contenimento delle spinte dei falsi puntoni è dato dall’effetto “scatolare” proprio del blockbau.
ALCUNI ESEMPI E CASI PARTICOLARI
Al limite dell’equlibrio, struttura labile per forze orizzontali, i tipici granai walser con le colonnine e le mauserblatten diffusi nelle colonie Walser anche in Ossola e Ticino (foto : Saas Fe)