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Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. (Is 55,2-3) INTRODUZIONE DI DON GUIDO Il campo crescerà giorno per giorno con il contributo dei laboratori. Gli orientamenti del documento pendono alquanto dal versante del servizio educativo degli altri e verso gli altri. Noi, in questo campo, li vogliamo leggere, li vogliamo considerare rivolti a noi stessi, con il criterio che il primo "altro da educare", il primo al quale offrire la vita buona del Vangelo è ciascuno di noi. Questa è l’anima dei laboratori che deve presiedere tutto il campo. Prima di educare bisogna essere educati, bisogna farsi educare, lasciarsi educare. Una persona “educata”, educa. Nella “Evangeli nuntiandi” Paolo VI chiamava “i testimoni” le persone "educate". Oggi il mondo ha bisogno di meno maestri e più testimoni. La persona “educata” è quella che ha assimilato la vita buona del Vangelo, che diventa anche “grazia”. Il primo da educare sono io e, l’autoeducazione, nel senso di assimilazione personale, diventa un servizio non indifferente per gli altri. Una conferenza, bene o male, riesco a farla, ma il vero servizio, il primo servizio è una persona che vive le cose che poi, eventualmente, dice anche. Nell’introduzione, il Vescovo adopera una espressione da applicare al gruppo: “crescita concorde della Chiesa”. C’è un terzo principio: nella crescita nessuno può farsi sostituire, però la crescita è “concorde”: ecco il senso del gruppo. Ognuno è spalla, st imolo, incoraggiamento, fiducia per gli altri. Sant’Agostino diceva: “Se questo e quello fanno così, perché non io?” Il campo ha valore di crescita “concorde”, dove c’è un “convergere”. Nella Regola di vita emerge questo principio: non si è santi da soli. Uno non può essere libero se non sono liberi anche gli altri! Il bene è per tutti. Il bene più grande della santità è condiviso. Si è santi insieme, non da soli, santi a prescindere dagli altri. La strada è quella! QUALI SONO I TESTI DA SEGUIRE PER QUESTO CAMMINO DI AUTOEDUCAZIONE? Non sono da poco: non stanno in questa casa e, in un certo senso, ci stanno! - Il primo testo è Gesù Cristo. Su di Lui, Persona viva, dobbiamo ridisegnare la nostra vita. La Madonna si ridisegnava su Gesù, come una carta velina! Non deve essere una cosa scontata, per non essere “fuori gioco”. - Il secondo testo è la Parola di Dio, che è il punto di riferimento. - Altro testo è il Catechismo della Chiesa cattolica che riassume la Parola di Dio secondo un pensiero organico, secondo la storia della salvezza. Il catechismo è la sintesi organica del pensiero di Dio! In questo c’è il magistero della Chiesa che non inventa verità, ma tenta di far cogliere il legame tra la vita del mondo e la Parola di Dio. - Ultimo testo sono i testimoni: i Santi con la S maiuscola, ma anche persone buone che incontriamo. Quanti santi incontriamo nella nostra vita! Santi che non saranno mai riconosciuti ufficialmente dalla chiesa! Quanti santi che con parole, rimproveri, “schiaffi” ci hanno educati! Persone che non hanno mai manifestato sentimenti di rabbia, di odio! Mai! Ci sono persone che hanno espresso una “sapienza evangelica” che lascia stupefatti ed esterefatti. I testimoni aprono degli orizzonti. Sono persone che incontriamo e che, poi, magari, si perdonoEcco il senso di questo documento, legato alla persona. Uno è educato quando vive in conformità a Gesù Cristo. “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Ecco il frutto dell’educazione! La mia vita è Gesù Cristo! Dobbiamo arrivare a riconfermare queste parole in modo che ci tocchino! DOMANDE PER IL LABORATORIO Cosa posso fare io? Devo fare un gesto significativo. Dove ho messo io il Vangelo? Nel leggere, nel condividere, non devo pensare agli altri: devo partire io! Per la parte personale: che non sia un esame di coscienza, per non impantanare il discorso! Non fermarci sul negativo, ma chiederci: "Quali orizzonti mi si aprono, quali prospettive mi si presentano, per uscire fuori dalla sacca nella quale mi sono arenato?" Prendo atto e cerco di capire che devo “stare su” dalla seggiola! Devo alzarmi adesso! Devo guardare non cosa non ho fatto, ma quali direzioni di vita mi si aprono! Forse non vedrò ancora il cammino, ma la direzione quella sì, devo vederla! Devo saper cogliere la direzione personale e quella del gruppo, per la crescita “concorde”. CHIAVE DI LETTURA: prendere quello che può riguardare me, vedere cosa emerge. - COSA SONO SPINTO A FARE, PERCHÉ IL GRUPPO LASCI IL MONDO MEGLIO DI COME LO HA TROVATO? CHE COSA POSSO FARE? NELLA VITA INTORNO A ME, NON AL POLO NORD! DOMENICA 31 LUGLIO

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Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti.

Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. (Is 55,2-3)

INTRODUZIONE DI DON GUIDO Il campo crescerà giorno per giorno con il contributo dei laboratori. Gli orientamenti del documento pendono alquanto dal versante del servizio educativo degli altri e verso gli altri. Noi, in questo campo, li vogliamo

leggere, li vogliamo considerare rivolti a noi stessi, con il criterio che il primo "altro da educare", il primo al quale offrire la vita buona del Vangelo è ciascuno di noi. Questa è l’anima dei laboratori che deve presiedere tutto il campo. Prima di educare bisogna essere educati, bisogna farsi educare, lasciarsi educare. Una persona “educata”, educa. Nella “Evangeli nuntiandi” Paolo VI chiamava “i testimoni” le persone "educate". Oggi il mondo ha bisogno di meno maestri e più testimoni. La persona “educata” è quella che ha assimilato la vita buona del Vangelo, che diventa anche “grazia”. Il primo da educare sono io e,

l’autoeducazione, nel senso di assimilazione personale, diventa un servizio non indifferente per gli altri. Una conferenza, bene o male, riesco a farla, ma il vero servizio, il primo servizio è una persona che vive le cose che poi, eventualmente, dice anche. Nell’introduzione, il Vescovo adopera una espressione da applicare al gruppo: “crescita concorde della Chiesa”. C’è un terzo principio: nella crescita nessuno può farsi sostituire, però la crescita è “concorde”: ecco il senso del gruppo. Ognuno è spalla, stimolo, incoraggiamento, fiducia per gli altri. Sant’Agostino diceva: “Se questo e quello fanno così, perché non io?” Il campo ha valore di crescita “concorde”, dove c’è un “convergere”. Nella Regola di vita emerge questo principio: non si è santi da soli. Uno non può essere libero se non sono liberi anche gli altri! Il bene è per tutti. Il bene più grande della santità è condiviso. Si è santi insieme, non da soli, santi a prescindere dagli altri. La strada è quella! QUALI SONO I TESTI DA SEGUIRE PER QUESTO CAMMINO DI AUTOEDUCAZIONE? Non sono da poco: non stanno in questa casa e, in un certo senso, ci stanno!

- Il primo testo è Gesù Cristo. Su di Lui, Persona viva, dobbiamo ridisegnare la nostra vita. La Madonna si ridisegnava su Gesù, come una carta velina! Non deve essere una cosa scontata, per non essere “fuori gioco”.

- Il secondo testo è la Parola di Dio, che è il punto di riferimento. - Altro testo è il Catechismo della Chiesa cattolica che riassume la Parola di Dio secondo un pensiero

organico, secondo la storia della salvezza. Il catechismo è la sintesi organica del pensiero di Dio! In questo c’è il magistero della Chiesa che non inventa verità, ma tenta di far cogliere il legame tra la vita del mondo e la Parola di Dio.

- Ultimo testo sono i testimoni: i Santi con la S maiuscola, ma anche persone buone che incontriamo. Quanti santi incontriamo nella nostra vita! Santi che non saranno mai riconosciuti ufficialmente dalla chiesa! Quanti santi che con parole, rimproveri, “schiaffi” ci hanno educati! Persone che non hanno mai manifestato sentimenti di rabbia, di odio! Mai! Ci sono persone che hanno espresso una “sapienza evangelica” che lascia stupefatti ed esterefatti. I testimoni aprono degli orizzonti. Sono persone che incontriamo e che, poi, magari, si perdono…

Ecco il senso di questo documento, legato alla persona. Uno è educato quando vive in conformità a Gesù Cristo. “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Ecco il frutto dell’educazione! La mia vita è Gesù Cristo! Dobbiamo arrivare a riconfermare queste parole in modo che ci tocchino!

DOMANDE PER IL LABORATORIO Cosa posso fare io? Devo fare un gesto significativo. Dove ho messo io il Vangelo? Nel leggere, nel condividere, non devo pensare agli altri: devo partire io! Per la parte personale: che non sia un esame di coscienza, per non impantanare il discorso! Non fermarci sul negativo, ma chiederci: "Quali orizzonti mi si aprono, quali prospettive mi si presentano, per uscire fuori dalla sacca nella quale mi sono arenato?" Prendo atto e cerco di capire che devo “stare su” dalla seggiola! Devo alzarmi adesso! Devo guardare non cosa non ho fatto, ma quali direzioni di vita mi si aprono! Forse non vedrò ancora il cammino, ma la direzione quella sì, devo vederla! Devo saper cogliere la direzione personale e quella del gruppo, per la crescita “concorde”. CHIAVE DI LETTURA: prendere quello che può riguardare me, vedere cosa emerge.

- COSA SONO SPINTO A FARE, PERCHÉ IL GRUPPO LASCI IL MONDO MEGLIO DI COME LO HA TROVATO? CHE COSA POSSO FARE? NELLA VITA INTORNO A ME, NON AL POLO NORD!

DOMENICA 31 LUGLIO

- CHE RICADUTA HANNO SU DI ME LE PAROLE DEL DOCUMENTO E QUALI RICADUTE POSSONO AVERE SUL GRUPPO? (Il gruppo serve per la sua presenza, anche se non ha un servizio specifico)

- QUALI ORIZZONTI SI APRONO PER ME? (Spesso voglio azzerare Dio che mi disturba e mi fa i conti in tasca. Dobbiamo porre degli interrogativi per aprire un orizzonte di approccio, orizzonti esistenziali che toccano una vita, anche se percepisco difficoltà: questo senza ripiegarci su noi stessi

S. MESSA Isaia 55, 1- 3 - Salmo 144 - 2° Rm 8, 35. 37-3 - Mt 14, 13-21

OMELIA: Gesù é molto sensibile ai pranzi, non perché é un "mangione" ma perché "mangiare insieme..." permette l'incontro con le persone. All'inizio le persone sono chiuse, i discorsi sono faticosi, ma, pian piano, si sciolgono e i discorsi si fanno confidenziali. C'è una situazione di bisogno e Gesù vuole che rimangano le persone che hanno fame perché ha in testa un pensiero che realizzerà dopo un anno. Gesù vuole le persone vicine a sé e, specialmente a tavola, le persone sono vicine. Gli undici discepoli, con Maria, hanno colto al volo il progetto di Gesù. Gesù non vuole essere incensato, servito dalla folla! Gesù ama le folle e le vuole intorno a sé per "farsi mangiare". Durante il pasto, mentre le persone gustano i cibi, si comunicano l'un l'altra, si "mangiano l'un l'altro", nel senso che c'é un passaggio di sentimenti, di vita! Uno, dall'esterno, arriva dentro e tira fuori le cose personali, le cose che sente di più! Gesù non congeda le folle dopo aver parlato, le fa rimanere. Ci sono solo cinque pani e due pesci? È tutto! Basta! Il poco, messo nelle mani di Gesù e condiviso, diventa tutto! Il messaggio che dà senso alla Messa é l'incontro con Gesù. Gesù ama avere le persone con sé per dare se stesso come pane di vita. Compie gli stessi gesti che compirà il sacerdote: sono le parole dell'ultima cena. Prende i pani, benedice... É quello che avviene ogni volta che celebriamo l'Eucaristia. Si ripete quello che é avvenuto nella prima moltiplicazione dei pani. Gesù fa un gesto profetico che dice: "La mia gioia é stare con i figli degli uomini", dove Gesù, non solo dice delle parole, ma dà tutto se stesso.

-

Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare (Mt, 14,25)

LABORATORI: RIFLESSIONI SUL CAPITOLO I

S.MESSA

Nm 11, 4b-15 - Salmo 80 - Mt 14, 22-36

OMELIA: questa pagina evangelica era già capitata nel campo del 2009. La leggo partendo da un proverbio:

"Manca sempre un centesimo per fare un euro!" Questo centesimo che manca é lo spazio di Dio. Gesù lavora

su questo centesimo che manca. Dio lavora sull'impossibile umano. Il Signore non agisce su quello che

sappiamo fare, agisce sull'impossibile umano, su quello che é inconcepibile. Lo spazio di Dio sono le nostre

debolezze, le nostre fragilità, i nostri peccati, la nostra miseria, le nostre sicurezze. Se non interviene Lui, per

noi é finita, andiamo a fondo. È importante valorizzare i nostri limiti, perché il limite umano é lo spazio della

Redenzione, della Pasqua di Cristo, secondo le parole di San Paolo "Quando sono debole, é allora che sono

forte". Paolo si sente dire dal Signore: "Non ti libero, perché quello é lo spazio nel quale io mi posso rivelare

come Salvatore. Se sei libero, io ci cresco". Se continua la tua difficoltà, io continuo a rivelarmi come l'unico

Salvatore. Se non intervengo io é la fine, ma se occupo lo spazio, tu non andrai a fondo: "Venite a me"! Quello

che manca é un centesimo prezioso! Dobbiamo lasciarlo occupare e gestire dal Signore che lo compie

lasciandolo sempre incompiuto per non farci mai dire: "Ora basta, il Signore può andare in ferie!" Il Signore

porta a compimento l'opera, lasciandoci sempre incompiuti e ci dice: "Ti basti la mia grazia!"

ADORAZIONE: l'elemento fondamentale per la nostra Adorazione, la ragione del nostro essere adoratori é data dal fatto che Gesù ha detto: "Io sarò con voi fino alla fine". Gesù non é in cielo, é sulla terra, incarnato! Il cielo di Dio é l'uomo in se stesso, é il suo cuore. L'elemento base di una vita in stato di adorazione é dire: "Tu sei qui e io per questo sono qui". La tua presenza é la ragione dello stare con te. Possiamo dire: "Gesù, io sono qui e

vengo a te perché ci sei tu!"

LUNEDÌ 1 AGOSTO

RELAZIONE (Carla B. – Elsa – Tarcisio)

- Mito dell’io nella cultura contemporanea. Impegno a chiedere di più l’aiuto dello Spirito Santo perché metta da parte il mio io e mi apra di più all’altro;

- Mettere in pratica, con il comportamento, quello che vorrei dire e non riesco a dire, anche perché mi sento impreparato;

- Non fermarmi al negativo della situazione, a volte drammatica di questi tempi, (in campo educativo) ma accettarla e leggerla come segno della provvidenza, quindi cercare di essere una persona di fiducia e di speranza:

- Abbiamo detto “no allo scetticismo” e all’atteggiamento di “osservatore passivo”. Impegno a camminare, senza imposizioni, testimoniando con gioia, con fiducia (nel tirare fuori il positivo da ogni persona), offrendo sempre speranza, come persona e come gruppo. Non pensare mai di “avere già dato”.

RELAZIONE (Amalia – Benedetta – Paola - Luciano) Nella consapevolezza che il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, vogliamo fare nostro quanto disse Paolo VI: “l’educatore deve allenare l’educando a capire, a volere, a godere, a sublimare la sua esperienza…” Gesù disse: “Certi demoni si scacciano solo col digiuno e la preghiera”. Il digiuno è l’allenamento per il corpo,

la preghiera è l’allenamento per l’anima. E devo cominciare da me ad armonizzare ragione e sentimento,

cuore e spirito, nella continua ricerca della verità, nell’adesione al bene e nella contemplazione della bellezza.

E se sarò libero sarò anche liberante.

RELAZIONE (Franco – Grazia B. – Pia - Michele) Dobbiamo capire i segni dei tempi nella nostra vita, anche col contrasto nel modo di vedere la verità, cercando

di attaccarci solo alla nostra esperienza, adattandoci un po’ di più ai cambiamenti, con serenità e fiducia,

facendo guerra alla nostra “pigrizia mentale”. Cogliere i segni dei tempi che, molte volte, vediamo solo in

negativo: sofferenze, prove, disastri, delusioni, paure… Gesù ci insegna a prendere ciò che c’è di buono in

tutte le situazioni perché il Signore sa scrivere dritto sulle righe storte. Impegno per la mia vita: devo essere

più gioioso e positivo verso me stesso e verso gli altri. In tutte le situazioni, Gesù ci dice: “Sono io, non avere

paura!” Oggi assistiamo spesso ad una mancanza di dialogo tra le generazioni. Non dobbiamo mai separarci

dalle nostre radici. Dobbiamo sempre ricordarci la vita e gli insegnamenti di chi ci ha preceduti (nonni, genitori,

persone del gruppo – pensiamo ad Alba e Franca). Se siamo qui al campo è frutto dell’insegnamento e della

preghiera di altri.

SINTESI DI DON GUIDO: penso di darvi un aiuto per calare nella realtà quanto avete detto. Per quanto

riguarda il "digiuno" non dobbiamo intenderlo solo come aspetto del "non mangiare" ma c'é il digiuno

dall'inerzia, dalla pigrizia, dal rimando! È un digiuno da non contemplare! Dobbiamo

stare attenti a non digiunare, lasciando spazi al "dopo". "Che ragioni ho per non fare

una cosa subito, adesso?!" Questo "mette sotto"! Questo aiuta, é una leva per la

nostra autoeducazione! Prego... vado sul monte Bianco... vado a lavare i piedi...

Possono subentrare "se..." "ma...", bisogni impellenti, stanchezze, ma dobbiamo

cercare di non fare mai delle concessioni! Il digiuno va inteso anche come

"pazienza" con noi stessi e con le persone. Devo essere paziente innanzitutto con me, quando mi accorgo che

manca sempre qualcosa a quello che faccio! C'é spesso mancanza di speranza e di fiducia! Fiducia e

speranza non si alimentano con le parole. "Cosa offro perché una persona abbia fiducia?" È facile dire: "Abbi

speranza"! Ma dove guardare? Dobbiamo dare degli orientamenti, dire quale passo si presenta possibile per

sperare, per non morire! Cosa significa? Significa dare una indicazione, fare intravvedere quello che l'altro, da

solo, non vede! Questo é importante per dare fiducia! Indicare cosa può dare fiducia. Cosa dire di fronte ad

una morte?

C'é la vita, oltre la morte! C'é una presenza invisibile ma vera! Dò un segno! Dico: "Rivedrai la persona che tu

dici di avere perso!" Il Signore la ama! La speranza é alimentata da una "apertura". Possiamo aggiungere:

"Ringrazia per il tempo in cui ti é stata donata, non fermarti a dire: Non ce l'ho più!" Cercare di mettere tutto

sul positivo! Ecco come si traduce "l'offrire speranza". Offrire delle ragioni, senza pretendere che uno le

accolga! Tutto nella libertà e nella serenità, senza l'imposizione. Non devo imporre, non devo diventare serio

se l'altro non accoglie! Dobbiamo stare attenti ad avere queste attenzioni e queste sfumature.

LIBERTÀ: é una parola che entusiasma e rischia di essere inflazionata. Noi "siamo liberi" non "abbiamo la

libertà". Io sono libero. Il Signore mi ha dato la libertà, mi ha fatto libero! Sono libero anche quando sono

incatenato! Sono libero per costituzione. Se non sono libero, io scompaio come uomo, non esisto più anche se

all'anagrafe ci sono! Dobbiamo cogliere il valore della libertà. Dio mi ha dato la libertà! Tu sei libero, anche se

non credi! Il dramma é non sapere perché sono al mondo! Chi mi ha messo al mondo? Io ci sono, ma non so

a chi dire "grazie". Ecco il principio dell'individualismo, del privatismo, dell'egoismo! La fede é un "grazie",

prima di essere un "impegno". Dico "grazie a..." Faccio quello che voglio? Nessuno, allora, si può ribellare di

fronte ad un fatto anche "non etico". Libero di rubare? Io a te, tu a me? La libertà si intende sul piano

"dell'essere", non "del fare", ed é legata a Colui al quale dico "grazie" ogni mattina. È importante il senso

dell'essere liberi. Sono libero quando sono me stesso... cioé immagine e somiglianza di Dio, quando faccio la

verità di me stesso. Sono libero quando sono figlio di Dio! Il peccato é la corruzione della libertà, non é solo il

gesto "cattivo", ma é che io mi sono dissociato dalla mia immagine. Faccio un gesto non somigliante

all'immagine di Dio, ma alla mia immagine che é il mio comodo! Ho letto una frase interessante: "Quando uno

si concede troppi piaceri leciti é facile che poi cada in quelli illeciti..." Queste sono le cose da passare.

Importante comunicare la sostanza delle cose che andiamo "ruminando". I segni dei tempi dei quali parla il

documento sono espressione per dire: "Dio mi parla in questo frangente". I segni dei tempi sono la Parola di

Dio. Esternamente sono tutto ciò che vediamo! Fanno parte della tradizione della Chiesa, componente della

Rivelazione. La Parola di Dio continua nella tradizione, nel vivere della Chiesa. Dio mi parla in questa

situazione. "Cosa mi dice?" La lettura dei segni dei tempi viene fatta dal Magistero della Chiesa. Questo non

esime il singolo dal chiedersi: "Cosa vorrà dire?" Infatti, nel n.7 si dice: "tutto il popolo di Dio fa

discernimento..." Se ci siamo tutti, lo Spirito parla! Tenere vive, richiamare, fare memoria viva delle cose belle

di Dio! Parola attuale da attualizzare. La Chiesa cerca di stare al passo dei tempi con la Luce della Parola di

Dio (risuonata 2000 anni fa, codificata nella Scrittura e finita alla fine del I secolo con il Vangelo di Giovanni).

Dio, però, non rimane in silenzio: é Parola che continua e "dice" alla sua Chiesa, suscita e parla attraverso la

storia. Benedetto XVI parla di "natura, rivelazione, storia".

La storia si può leggere e interpretare con la natura e la rivelazione.

Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso! (Mt 15,14)

ADORAZIONE: il nostro adorare esprime in qualche modo quello che é venuto fuori ieri. Noi esistiamo, non

tanto perché siamo nati, ma esistiamo veramente quando e se siamo la verità di noi stessi. Non siamo mai

tanto veri e tanto liberi come quando adoriamo, cioè quando riconosciamo che Lui é il principio della nostra

esistenza. Noi siamo liberi e veri quando siamo in ginocchio davanti a Dio e gli diciamo "grazie!"

LABORATORI: RIFLESSIONI SUL CAPITOLO II

S. MESSA

Nm 12, 1-13 - Salmo 50 - Mt 15,1-3, 10-14

OMELIA: iniziando la lettura del documento, é emerso subito che il centro di tutto il servizio educativo non

sono i valori, i princìpi, le idee. Il nucleo é l'educatore Gesù Cristo. Tutta l'educazione é arrivare alla relazione

con Gesù, stare in compagnia con Lui e lasciarci educare da Lui. I tempi di adorazione non sono meno

importanti dello studio: sono il clou della nostra educazione cristiana. Faccio un richiamo, perché il Vangelo

mette in evidenza l'anima dell'educazione. L'anima non é solo cercare ciò che é giusto per avere tranquillità di

coscienza. Gesù non risponde alle domande, non risolve dubbi e situazioni, come un taumaturgo. Per Gesù é

importante cogliere con che anima, con che testa, con che cuore, con che coscienza io vivo. Se queste sono

sane, facilmente comportamenti, scelte, atteggiamenti ne risentono in modo positivo. Se il cuore, l'anima e la

coscienza non maturano, legalmente, forse, siamo a posto, ma non piacciamo a Dio! Dobbiamo sentirci "a

posto" con Colui che vede nel segreto: ecco l'anima dell'educazione! Dobbiamo assimilare "dal di dentro"!

Oggi siamo bombardati da proposte educative. Ci vengono offerte tante cose, ma il male entra solo se io apro

MARTEDÌ 2 AGOSTO

la porta! L'ultima parola la dico io! Questo dipende da chi sono io, se ho la consapevolezza di essere come mi

ha pensato e mi ha fatto Dio. Questa consapevolezza é da recuperare e da rilanciare! Il servizio educativo sta

tutto qui: nell'atto concezionale di Dio che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Il Vangelo ci suggerisce di

non fermarci a lavarci le mani, di non fermarci alle cose esterne, anche belle, buone, rette. Occorre andare

alla sostanza e chiederci: "Che coscienza ho? Che anima ho? Con che cuore vivo?"

ADORAZIONE: ieri sera ci siamo ricordati della sostanza dell'adorazione. Noi siamo qui perché Gesù é lì. Finché Gesù sarà lì, noi da chi potremo andare se non davanti a Lui? Il nostro pensiero, il nostro cuore non si possono staccare da Gesù, dall'essere in stato di adorazione, perché Gesù é in mezzo a noi. "Dove vogliamo stare, se non con Lui?" Ci facciamo una domanda che presiede alla nostra adorazione: "Gesù, se sei qui, chi sei tu?" Gesù é Colui al quale dire "grazie"! Senza di Lui noi non esisteremmo. Siamo stati pensati, amati, creati in Lui, come Lui, in vista di Lui per essere Santi, senza macchia, al suo cospetto, nella carità. L'adorazione é un tempo di grazia, un tempo che passiamo a chiederci: "Chi sei per me, tu, o Gesù?" Dobbiamo godere di poterci fare questa domanda. RELAZIONE (Benedetta - Carla - Pia - Tarcisio) Abbiamo sintetizzato la nostra condivisione in tre punti: 1 - Devo pregare di più lo Spirito Santo per me stesso e per gli altri perché la mia vita spirituale non sia uno sforzo volontaristico ma un cammino opera Sua e mi aiuti a testimoniare la fede con letizia e semplicità. 2 - Nel gesto della lavanda dei piedi Gesù ci educa al "servire". Dobbiamo cercare di vivere con questo spirito il lavoro in casa (e non sentirsi serva) Anche con gli altri, cercare di volgere lo sguardo sulla persona e non sulla folla. 3 -Lo Spirito Santo é amore e noi dovremmo amare di più per coglierlo. Cercare di avere più carità che si può esprimere anche con un sorriso e meno giudizi, con l'atteggiamento interiore di non aspettarsi niente dall'altro. RELAZIONE (Amalia - Grazia - Michele - Paola) Per educare serve lo sguardo partecipe e compassionevole di Gesù: é l'amore che educa. Nella nostra vita ricordiamo più i maestri che le cose da essi insegnate. Dobbiamo imitare Gesù che ha compassione di un popolo che soffre per la mancanza di guide ed ha molti maestri inaffidabili. Devo chiedermi se nella mia giornata mi ricordo di rimodellarmi su Gesù e mi chiedo: "Che cosa farebbe, che cosa direbbe Gesù in questa situazione?" Il pericolo più grande é quello di indurire il cuore perché non vediamo più Gesù, non lo riconosciamo. La chiesa é madre e maestra, ma anche discepola di Gesù. Dobbiamo educarci anche come gruppo e puntare sempre su Gesù e sulla sua Parola. Come "Giovani Nuovi" dobbiamo sempre lasciarci trasformare, pronti a rimuovere il nostro modo di pensare. Metterci dietro a Gesù significa amare come ama Lui e vivere la nostra vita come vocazione. L'amore più grande é orientare le persone verso la pienezza della vita eterna: é la dimensione escatologica. RELAZIONE (Elsa - Franco - Luciano) La nostra ricerca, nel seguire Cristo, é faticosa, complicata, non sempre chiara. Dio é spesso silenzioso, non ci dà risposte immediate. Ci educa perché richiede da noi fatica e dedizione, proprio per valorizzare le nostre capacità. Dio é come un allenatore, la fatica la fanno gli atleti, la facciamo noi! La nostra vita é vocazione a manifestare la lode e la gloria di Dio; Gesù si comporta da Dio: nutre, ammaestra, dona se stesso; anche noi dobbiamo donarci con lo stesso atteggiamento di Gesù. Dobbiamo saper cogliere le attese delle persone che avviciniamo, i bisogni inespressi, i silenzi, le inquietudini, le paure ed avere sempre il coraggio di indicare le vie della vita autentica, con semplicità, con umiltà, con pazienza, tenendo conto del cammino del fratello, aspettando e rispettando i suoi tempi, con la certezza che il seme gettato potrà fruttificare solo per opera dello Spirito Santo; Noi non dobbiamo essere tentati di fare sempre grandi cose. Possiamo operare anche nei modi più semplici. Importante, a volte, é una presenza anche silenziosa, ma costante e dobbiamo essere sempre pronti a limare e a modificare i nostri comportamenti, anche quando crediamo che nessuno ci veda. Importante non lasciarci trasportare dalle emozioni, ma cercare di essere costanti - nella preghiera, nella direzione spirituale, nell'adorazione che é il luogo privilegiato, dove il Signore ci parla; Dobbiamo essere sempre pronti a rinnovare il nostro modo di pensare e di agire; É consolante sapere che il Signore ci soccorre anche nei momenti difficili e quando siamo circondati da maestri inaffidabili.

SINTESI DI DON GUIDO: da quanto avete detto possono venire fuori alcune indicazioni. La nostra vita si arricchisce: vediamo... sentiamo.,.. raccogliamo "ruzzo e buzzo". Cosa fare di tutto questo? Ci sono cose belle

e c'é spazzatura, ma tutto é prezioso! Anche sul piano umano, la spazzatura é un capitale! Diventa ingombro e problema solo per chi non la sa trattare. Chi la sa trattare diventa ricco! Allora, una cosa concreta, che può servire per i tempi di preghiera e di adorazione é quella di portare a Gesù tutto quello che raccogliamo, senza giudicare. Ho visto... ho preso... Porto tutto a Gesù, pur notando quello che é buono e quello che non lo é. Portare a Gesù anche le persone, in quel contesto, in quella situazione, in quella scelta... e dire: "Signore, pensaci tu!" In questo modo facciamo cadere lo Spirito Santo sulla persona. Dobbiamo far cadere Gesù Cristo su... Questo rende il pregare un fatto esistenziale. Portare la storia in preghiera! Portarla a Gesù! La gente, al tempo di Gesù, gli portava ai piedi tutta la sofferenza. Anche noi dobbiamo presentare tutto a Gesù. "Chi sei tu che hai detto - Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi?" Quante domande, quante perdite di tempo! Cosa ce ne importa della Sindone, di com'era la pietra tombale... sapere chi l'ha tolta... Sono domande "evasive", per non accogliere la sfida della presenza di Gesù il Salvatore! Dio salva! Lasciati

salvare! Tutte le altre cose sono evasioni, sono fughe! Allora i segni non bastano più: il segno é solo Lui! Fare

attenzione più alla presenza e all'opera di Gesù che non al nostro impegno. "Cosa ho detto?" " Cosa ho fatto?"

Attenzione! Gesù é all'opera ventiquattr'ore su ventiquattro e mi coinvolge! Spesso ho bisogno di fare... Giro

intorno a me... Io faccio perché Lui é l'opera. Gesù-Maestro ci insegna con il suo modo di fare. Gesù fa quello

che vede fare dal Padre. Dobbiamo imparare il Suo modo di educare. "Cosa farebbe Gesù?" Che cosa ha

fatto e che cosa fa? Fa, anche se io non me ne accorgo perché é Cristo che opera in me! Lui fa! Loda e

benedice il Padre e mi dà di farlo da me e con me, per Lui e con Lui!

SERVIRE: noi siamo liberi, così noi non "serviamo" come qualcosa di esterno a noi. Siamo servi, non

"facciamo un servizio". Dobbiamo stare attenti a non "servirci dei nostri servizi!" Dobbiamo stare attenti a non

dire: "Guarda come sono bravo!". Gesù ha detto: "Io sto in mezzo a voi come uno che serve..." Gesù non ha

servito facendo dei servizi, ha servito stando in mezzo a noi, amandoci! Dobbiamo stare in mezzo come uno

che ama e serve, con sguardo sereno, benigno e benevolente, che produce serenità, distensione, lo sguardo

di chi non pensa di promuovere se stesso. Nessuno di noi deve copiare o imitare. Attenzione a non soffocare

l'altro. Offrire il servizio di una presenza umile, che può anche non fare nulla. Se uno ama, trasmette Gesù

anche senza accorgersene! Non dobbiamo andare in crisi quando non possiamo più fare dei servizi, perché

possiamo sempre pregare e amare! Servire rendendoci utili, come sappiamo fare e dove possiamo! Il grande

servizio di Gesù é dare se stesso, la Sua Presenza! Ha assicurato la sua presenza tutti i giorni, fino alla fine

del mondo! Una presenza "al fianco", silenziosa, discreta, invisibile: cambia tutte le cose! C'é una persona in

più accanto a noi e non una persona qualunque! C'é Gesù! E accanto c'é lui, c'é lei... c'é ogni fratello... Chi

manca non é sostituito da altri! La persona "serve" il fratello perché spira amore. Il primo atto di amore é dire:

"Io sono qui per te, con te, perché tu sia con me!" Gesù ci offre il servizio con la sua presenza in tutte le ore, il

servizio di valorizzare la persona. Grande servizio a lunga gittata. Dobbiamo ricordarci che non abbiamo più

una città stabile. Oggi non si sente più la dimensione dell'escatologia. "Chi crede esistenzialmente alla vita

eterna, alla risurrezione della carne? Chi vive con questo sguardo?" Dobbiamo aiutarci, almeno tra noi, a

ricordare che viviamo per la vita eterna, siamo sulla terra non per viverci sempre. Viviamo per "farci un piede

in Paradiso". Quanti sforzi si fanno per avere un piede a terra! Avere questa visione escatologica. Cosa

significa: "Mi sistemo!" E poi? Sostenere la fede nella vita eterna! Dobbiamo ricordarci che viviamo per

l'eternità. Mangio... vivo... dormo... mi diverto... ma... so che la mia terra é quella lassù. Che il nostro parlare

sia un ricordare dove stiamo andando. Sguardi... domande... dubbi... senza giudizi, senza dare risposte.

Gesù non dà delle risposte, mette delle inquietudini, perché le domande esistenziali inquietano. Dobbiamo

porre delle domande... come un tarlo che rode...

Presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia del suo progetto,

(Salmo 105)

GITA AL RIFUGIO DONDENA

NELLA VALLE DI CHAMPORCHER

MERCOLEDÌ 3 AGOSTO

S. MESSA

(Nm 13 e ss. - Salmo 105 - Mt 15, 21-28)

OMELIA: Dio è l'educatore del suo popolo. Ha espresso nella maniera più piena l'educazione con la missione

del Figlio-il maestro, con le parole e con la sua persona. Gesù é maestro e testo di educazione in se stesso: é

scuola per tutti! Nel Vangelo si rileva il primo aspetto dell'educazione evangelica secondo Gesù: fa altre

domande. Sembra che giochi a tendere la corda per stimolare che uno tiri fuori le energie in riserva che

rimangono lì se non sono stimolate da necessità e interesse. Necessità fa virtù. Scopriamo le potenzialità e

diventeremo capaci dell'impossibile, come la donna cananea che non ha preteso dei privilegi, un trattamento

di riguardo. Non si é arrestata di fronte al rifiuto. Qual é lo scopo che si rivela da questo episodio? Gesù le

dice che riceveva il bene che desiderava, ma le rivela il dono che ha ricevuto: una fede grande! Questo é il

vero dono per noi cristiani, che, spesso, apprezziamo di più una guarigione che una fede grande! Il Signore

tende la corda perché uno arrivi ad una fede/fiducia, non perché ha ricevuto, Perché ha ricevuto una grazia! Il

Signore é Lui e basta! Dobbiamo dire "Grazie, Signore, perché credo in te"!. Non posso dire "grazie" solo dopo

aver ricevuto. Dobbiamo maturare una fede/fiducia in Dio perché é Dio! Questo é il dono, la grazia grande che

noi possiamo cogliere. Noi adoriamo perché Dio é Dio! Lavora Lui! Sviluppiamo questo atteggiamento. È una

grande grazia stare in preghiera, non per essere più santi, meno peccatori, ma per coltivare la fede che c'é

Dio! Così siamo salvi e ci preserviamo dalle crisi! Ecco la pedagogia di Gesù: ci stimola ad una fede grande

una fede che é fiducia e gratuità di abbandono in Lui perché é Lui!

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che

doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto (Mt 16,21)

ADORAZIONE: questo momento é il momento non tanto per pensare, quanto per comprometterci con Gesù per quello che ci ha fatto capire attraverso l'insegnamento della Chiesa e prospettato come proposta di vita. Dobbiamo chiarire a noi stessi che cosa stiamo cercando davvero nella vita perché questa é la base dell'autoeducazione. Discernere ciò di cui abbiamo bisogno perché ci manca. Vale la pena cercare ciò che ci manca per essere liberi e contenti. Scoprire, prendere coscienza e consapevolezza, senza paura e vergogna, di ciò che ci sta realmente a cuore più di tutto il resto. L'adorazione é il momento della verità di noi, non astratta. Il momento in cui mi domando: "Chi sei tu? Chi sono io?" In qualche modo, siamo il nostro desiderio di vita, il nostro bisogno di vita. L'adorazione é una "cura di verità".

LABORATORI: RIFLESSIONI SUL CAPITOLO III

S. MESSA

(Nm 20, 1-13 - Salmo 94 - Mt 16, 13-23)

-

OMELIA: mi viene in mente un episodio della vita di San Giovanni Maria Vianney. Il giorno in cui andò nella

sua nuova parrocchia incontrò un ragazzo al quale chiese indicazioni per raggiungerla. Quando il ragazzo gli

ebbe dato le indicazioni, San Giovanni gli disse: "Ti ringrazio perché mi hai dato le indicazioni per raggiungere

la parrocchia, io ti insegnerò la via del cielo". Il sacerdote aiuta ad essere santi. Per noi ha significato solo

quello che può farci entrare nell'eternità. Nel Vangelo c'é una doppia visione: visione terrenistica di Pietro. La

sua visione "di testa" era giusta perché conosceva Gesù. La vera impresa della vita é arrivare a dire di Gesù:

"Tu sei il Figlio di Dio, il Salvatore!" Possiamo fare a meno di tutti i libri, ma non di queste due parole: "Gesù é

il Figlio di Dio e il Salvatore dell'uomo". Dobbiamo ricordarle a tutte le persone! Pietro, intellettualmente, ha la

visione giusta, ma a livello di cuore ha una visione terrenistica. Quando Gesù fa intravvedere la sua strada,

Pietro si scandalizza! Gesù, educatore nella verità, non fa problemi di fronte a Pietro che lo prende in disparte:

lo chiama "satana". La nostra vita é in funzione del Cielo e tutto va rapportato al Cielo! Gesù "taglia corto":

"Sei satana se mi vuoi dirottare dalla croce che é l'amore fino alla fine..." Sono contento se il mio "stare bene"

diventa un aiuto per la felicità, per il bene, per la verità degli altri. Esisto per il bene e per la gioia dell'altro! Per

via di croce si arriva al Cielo!

ADORAZIONE: é questo il momento della "verità", il momento del liberare noi stessi: mettere in movimento o

assecondare il movimento di essere sempre più vivi, creaturalità battezzate. É il Signore che agisce. É Lui che

GIOVEDÌ 4 AGOSTO

dà, a condizione che noi abbiamo e manifestiamo la nostra intenzione, col dire "Maestro". É parola facile da

dire, ma dire "Gesù" é dire "Tu mi salvi" che é il servizio permanente di Gesù. Dire "maestro" non é solo dire

che Gesù insegna cose buone, vere, giuste, é voler entrare in relazione con Lui. É pensare e stare con Lui, in

Sua compagnia e il Signore ci guida e ci accompagna per far fiorire la vita in noi, per renderci uomini nuovi e

rinnovati. Esprimo con una formula di preghiera le cose che andiamo dicendo e che condividiamo. Non

dobbiamo fermarci a pensieri e sentimentalismi, ma dobbiamo arrivare al dialogo, alla relazione tra persone

che si parlano e si ascoltano. Gesù é il Maestro e noi siamo in relazione con Lui.

PREGHIERA

Gesù di Nazaret, tu sei l’esemplare da imitare,

il definitivo maestro da ascoltare, l’indicatore della via da seguire

il fedele compagno di viaggio a cui dare mano,

il traguardo definitivo a cui arrivare.

In più, noi siamo accompagnati dal dono del tuo Santo Spirito

che sopperisce la nostra incapacità a conoscerti, a seguirti

- e a starti dietro come si conviene.

Mediante il tuo messaggio evangelico di vita buona,

già anticipato plasticamente dal modello ideale della tua vita.

Tu non sei contrario e non ti metti contro

i nostri desideri buoni e innati di libertà e di felicità

ma sei dalla nostra parte, con noi e per noi

nel perseguire questi valori essenziali

alla nostra crescita e al nostro sviluppo.

Fa’ che la nostra libertà costitutiva e vitale della nostra esistenza

non ci conduca a pensarci e a ritenerci

che siamo di noi stessi e a noi apparteniamo

invece che essere pienamente di Te

e appartenere radicalmente, esclusivamente e totalmente a Te

in quanto Tu sei il nostro Dio, Creatore e Salvatore.

Fa’ che la nostra evangelizzazione e opera educativa

non perda mai di vista che la Chiesa, tuo mistico Corpo,

e noi come suoi membri vivi, consapevoli e operativi,

è testimonianza viva

di verità e di libertà, di giustizia e di pace,

perché tutti gli uomini che ti cercano con cuore sincero

- ti possano trovare facilmente

e si aprano alla speranza di un mondo nuovo.

SPUNTO PER L’ADORAZIONE Gesù, Tu sei il maestro e il redentore dell’umanità,Tu sei il pastore

le cui orme guidano al cielo, Tu sei la guida visibile, forte e tenera, di Dio; Tu ci raggiungi nella forza dello Spirito

e ci educhi e ci santifichi affinchè noi ci troviamo coinvolti, nell’opera educatrice del Padre e siamo generati come uomini nuovi,

capaci di stabilire relazioni vere con ogni persona. Gesù Maestro, di verità e di vita, fa’ che accettiamo di restare con Te e ti veniamo dietro, passo dopo passo, dovunque andrai e ci porterai

senza che noi ti domandiamo il perché e ti lasciamo solo. Noi siamo tutti fratelli tra di noi e discepoli Tuoi:

intendiamo e vogliamo stare alla tua scuola per imparare ad amarci come ci ami Tu,

cercando nelle esperienze quotidiane di apprendere l’alfabeto con cui comporre le parole con le quali

dire e ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio Padre. Fa’che impariamo e ci esercitiamo

a trasformare le varie stagioni della vita umana nostra e altrui e la stessa nostra intera esistenza terrena e soprannaturale

in una storia di salvezza mediante un “sì” al bene, un “no” al male e un “grazie” a chi ci ha dimostrato amore, benevolenza, servizio, aiuto

detti ogni giorno e giorno dopo giorno con perseverante fedeltà. Fa’ che, in piena docilità allo Spirito,

Dio abbia sempre il primato esclusivo nella nostra vita e azione e la nostra testimonianza attesti e lasci trasparire

la forza sanante e liberante del Vangelo e la buon a notizia dell’amore paterno di Dio per ogni uomo.

Tu vivi e regni con Dio Padre, con lo Spirito Santo, con Maria SS., Madre tua e nostra, con tutti gli Angeli e i Santi, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

RELAZIONE (Amalia - Gianni - Pia) Ricordiamo che in qualsiasi rapporto educativo diamo più quello che siamo che quello che sappiamo. È necessario, quindi, rifarci sempre all'esempio di Gesù/maestro. Chiediamo al Signore di aiutarci a stabilire relazioni vere con le persone: amarle senza preconcetti, in modo che i loro difetti non prevalgano ai nostri occhi sulle loro qualità. Dal momento che siamo nello stesso tempo educatori ed educandi, riconosciamo che abbiamo molto da imparare. Se ci immedesimiamo nelle difficoltà che sta vivendo l'altro, saremo in grado di accoglierlo con amore, senza spegnere la speranza di poter cambiare noi stessi e le cose. Dobbiamo camminare verso l'umiltà. La strada é quella di lasciarci amare da Dio e dalle persone. Il mito dell'autosufficienza nasconde l'orgoglio che dobbiamo vincere, accettando anche le piccole attenzioni dell'altro. RELAZIONE (Carla A. - Carla P. - Michele - Paola) Dobbiamo essere uomini nuovi, cioé capaci di instaurare relazioni vere (l'esempio di Michele ha educato tutti noi). In questo senso leggiamo il richiamo del documento alla pro-vocazione di Gesù: chiamare anche attraverso la sfida. La relazione fra Dio e l'uomo é una relazione in cui la libertà di Dio e la libertà dell'uomo si sommano e non si annullano: e tale dovrebbe essere ogni relazione educativa. Nella descrizione del percorso del dialogo di Gesù che inizia con "suscitare e riconoscere un desiderio" e termina con "vivere la relazione nell'amore" abbiamo considerato rilevante "perseverare nell'impresa" cioè riuscire a scegliere quello che devo fare e non vorrei, invece di cadere nell'inerzia. Come educatori, in pratica, nel quotidiano, occorre cambiare la mentalità: "Non é più tempo di raccolta ma di semina e dobbiamo diventare seminatori esperti ed agguerriti che seminano in un ambiente di libertà, accoglienza e coinvolgimento. Questa atmosfera si costruisce nella consapevolezza che "... a differenza di quanto avviene in ambito tecnico ed economico, nell'ambito della formazione e della crescita morale, non esiste la possibilità di accumulare i progressi del passato... ma é necessario fare nostri e rinnovare i valori..." RELAZIONE (Benedetta - Elsa - Grazia) Dobbiamo renderci sempre più consapevoli di cosa e chi cerchiamo veramente nella nostra vita e capire sempre più che cosa comporta avere accolto la proposta di Gesù, più che nelle grandi scelte, nella vita spicciola, di ogni giorno (atteggiamenti, modi di essere e di fare...) La relazione con Gesù deve essere uno sprone a non andare avanti per inerzia, ma a rinnovarci continuamente, ricordando che "dobbiamo diventare - quindi siamo in continuo divenire - quello che siamo in forza del Battesimo: il nostro Battesimo ha messo in moto qualcosa che non può fermarsi...Dunque dobbiamo tenere sempre la porta aperta, accettare le cose che le varie stagioni della vita ci offrono. Dobbiamo non solo "amare" ma anche "lasciarci amare", lasciare che il Signore e i fratelli ci lavino i piedi: questo comporta vivere in un atteggiamento di umiltà. Nel donare l'amicizia, nel trasmettere il messaggio cristiano, cercare di fare capire che al di là dell'amicizia umana esiste Gesù, l'amico che non delude mai. RELAZIONE (Carla B. - Luciano - Tarcisio) Gesù pone la domanda: "Che cosa cercate?"Allora devo chiedermi: "Io, che cosa cerco?" La relazione con Gesù ha bisogno di una rinnovata decisione: programmando quello che c'é da fare si rischia, in pratica, di non inserire nel programma la relazione con Gesù. Cristiani si diventa, non si nasce! Devo voler essere cristiano ogni giorno e consapevole che l'educazione é un processo di crescita che richiede pazienza. Devo avere pazienza anzitutto con me stesso, ricordandomi che "Dio ama chi dona con gioia". Pietro fa fatica ad accettare di essere in debito. Anche per noi é più facile dare che ricevere, come difficoltà ad essere aiutato nell'ottica quasi di una sfida con se stessi nel riuscire da soli.

L'educazione é cosa del cuore, passione, ma é Dio che ce ne insegna l'arte. Chiediamo a Lui il coraggio di porci e suscitare le domande (anche con il nostro comportamento) e a lasciarci correggere e a vincere la tentazione di dominare l'altro, consapevoli che c'é bisogno di "testimoni credibili", non "infallibili". RELAZIONE (Arturo - Franco - Roberto) Quelle che abbiamo letto in questo capitolo sono cose che abbiamo sentito dire tante volte. È scoraggiante vedere come, in generale, non vengono recepite. Crediamo che ciò che é veramente valido sia la testimonianza (guai però a chi si presenta come maestro in cattedra!) ogni giorno dobbiamo verificare che la nostra testimonianza sia autentica e, quindi, legata alla nostra fede. Ma se la fede é un dono, perché apparentemente il Signore sembra diventato più avaro con i suoi doni? SINTESI DI DON GUIDO: sottolineerei questo: noi diamo di più in male e in bene di quello che non ci sembri. Se io dò, so cosa dò, se dico, so cosa dico, ma non so l'influenza che dò, perché anche se non dò nulla... o non dico nulla... io influisco, positivamente o negativamente sull'altro. Noi non sappiamo la lettura che gli altri fanno o danno di noi. "Cosa legge l'altro in me?" Dio dona a tutti la possibilità della fede. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e non c'é salvezza fuori dalla fede. La via normale, per raggiungere la salvezza, è il Vangelo, le vie straordinarie le gestisce il Signore. A volte una disgrazia si rivela una grazia, perché in quella circostanza scopro Dio. Non é difficile credere! É difficile essere umili, accettare di dipendere, accettare che qualcuno mi dica: "Vai in quella direzione!" "Questo non ti fa bene". Quello che mi fa bene o male lo voglio sempre decidere io! Se una cosa fa male, é male! Ti fa male se non ti porta a Dio! La fede é dire "grazie" a qualcuno! Com'é difficile dire "grazie", perché Tu, Dio mi hai pensato e amato ancor prima che io esistessi e mi hai affidato a quell'uomo e a quella donna perché venissi al mondo! I nostri genitori sono pro-genitori, facenti la funzione visibile di Dio! Dire solo "genitore" é escludere Dio dalla procreazione. Siamo stati "Dio". Abbiamo fatto la funzione di Dio nel generare. Dio dà a tutti la possibilità di credere: sta a ciascuno di noi avere l'umiltà di farci la domanda: "Perché esisto?" Mi "scoccia" vivere da persona di fede, prendo le distanze,ho paura, non ho fiducia, trovo mille ragioni per non accogliere... perché Dio mi mette soggezione... Il nostro é un Dio "di relazione", quindi trovo delle ragioni per avvicinarmi. Se dico "faccio a meno di Dio" ho qualcosa da nascondere e da difendere. Metto piede e mano solo io nel mio orticello: nessuno deve metterci il becco! La fede mi dice che anche quell'orticello é sotto l'influenza di Dio. TESTIMONIANZA: uno che é testimone non sa di esserlo. La testimonianza occorre verificarla non con gli altri, ma con Colui che vede nel segreto. Ecco il significato dell'adorazione che ci fa uscire con le "ossa rotte": più si rompono e più si mettono a posto! La testimonianza non ci fa apparire bravi. È pericoloso sapere che siamo buoni e virtuosi! Dobbiamo avvertire l'approvazione tacita del Signore, un intimo sentire che dà pace e questo é il sigillo di Dio. Sei testimone anche solo per la tua presenza e per il tuo passaggio. La testimonianza é una influenza che noi esercitiamo sugli altri, quando offriamo un'apertura di orizzonti che suscitano sentimenti diversi. Testimonianza é cogliere che attraverso il mio fare c'é attenzione a far risparmiare fatica agli altri. "far trovare... aprire un modo di applicazione diverso... un ateo nel 72 mi disse: "C'é più amore a ricevere che a dare" C'é più amore nell'accogliere, a dipendere, nel dire "Senza di te sarei a terra!" Importante ricevere, avere bisogno. Ci sono amicizie che si rompono... amicizie che si riallacciano... solo con un gesto, con una richiesta di aiuto... Se chiedo un favore per "tirare su una seggiola" si possono rompere chilometri di distanze. Avere un atteggiamento di dipendenza. Ricerca umile, amore umile, di chi tiene ad una relazione. Tanti discorsi sono inutili! La nostra testimonianza cresce se ci lasciamo lavorare da Dio. Mettere in conto un "sì" al giorno ad una cosa buona, un "no" al giorno ad una cosa non buona, un "grazie"!, così si costruisce la testimonianza inconsapevole, perché uno si migliora!

Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti (Deut. 4,36)

ADORAZIONE: l'adorazione é un momento di verità, di educazione di noi stessi. Per essere educati é importante non riempire gli altri di tante cose ma iniziare dal lasciare venire fuori l'uomo interiore. Su questo si può costruire e ricostruire. L'adorazione é tempo per mettere davanti al Signore, per sottoporre a Lui, alla Sua valutazione, ogni desiderio che é motore del nostro vivere. I desideri sono facilmente legati a tre cose: due negative e una positiva. 1- Che cosa mi manca? (desiderio del compimento) 2 - In che cosa sono malato? (desiderio di una guarigione, di una ricomposizione della nostra persona nella sua integrità) 3 - Il sogno: Che cosa sto sognando? Mettere davanti a Gesù ogni nostro desiderio, ogni nostro sogno, quello che ci pare manchi per essere liberi e contenti. Mettere davanti al Signore, presenza di Luce, di Verità, di guarigione, di salvezza, gli aspetti in cui siamo più deboli, malati, peccatori, fragili, senza dare giudizi.

VENERDÌ 5 AGOSTO

LABORATORI: RIFLESSIONI SUL CAPITOLO IV

SANTA MESSA (nella Cappella del Col de Joux)

(Deut. 4, 32-40 - Salmo 76 - Mt 16, 24-28)

OMELIA: mi introduco con un esempio: al mio paese c'era una persona di rango, che possedeva molti appezzamenti di terreno e faceva caso al centesimo. A chi gli doveva un milione e un centesimo, chiedeva prima il centesimo. Questo fatto, in qualche modo, c'entra con il Vangelo di oggi. Cosa signifca "perdere la vita?" Sono parole che dicono tutto e nulla. Noi ci perdiamo nelle minuzie!i grandi gesti di carità, di servizio, di altruismo, di coraggio siamo capaci di farli! Sono i piccoli gesti di ogni giorno che non riusciamo a fare! C'é più grandezza nel raccogliere una cicca che nello spegnere un incendio! Se spengo l'incendio tutti lo sapranno ed io mi gonfierò di orgoglio! Ma se raccolgo una

cicca, nessuno se ne accorge! Cosa sono di fronte a Dio? Devo fare i gesti di cui nessuno si accorge! Togliere ciò che stona e che Dio solo vede! Dobbiamo scendere al concreto, al pratico! Dare la vita per non perderla: qui consegniamo al Signore, per mezzo di Maria il frutto del campo:

- ogni giorno un "sì" al bene, ad un gesto, ad una iniziativa, ad un servizio, ad un gradino in più nella vita di preghiera, di fede, di umiltà: un piccolo gesto ma concreto! Un "buongiorno" a chi non vorrei mai vedere e incontrare, uno sguardo di benevolenza...

- un "no" al male ogni giorno. Ad una abitudine, alla mia inerzia, alla mia pigrizia. Un "no" a piccole cose, a qualcosa che non fa crescere la mia vita e la rovina. Chi cresce, indirettamente, fa crescere anche gli altri. Se cambio, obbligo anche gli altri a cambiare. Se sono calmo, gli altri si smontano!

- un "grazie" ogni giorno, senz'altro a Dio, ma anche alle persone... Grazie perché ci sei, Signore. Grazie non per quello che mi hai dato e che mi dai! Questo traduce la vita, per non dire solo parole onnicomprensive. Specificare i contenuti della vita per allinearci al Vangelo. Affidiamo i nostri pensieri a Maria e a Giovanni Paolo II che é stato a pregare in questa piccola cappella affinché riusciamo ad autoeducarci per servire e a stare in mezzo al mondo come una presenza feconda e visibile!

ADORAZIONE: il tempo di adorazione é, certo, un atto di fede, espressione di devozione, di pietà, ma é un momento fortemente educativo, non fatto di princìpi, di norme: é il riversarsi di Gesù in noi! Nel 2004, anno eucaristico, Giovanni Paolo II, nella lettera per presentare l'anno, ha insistito sullo "stare alla presenza". Stare in presenza del Signore nel sacramento eucaristico, é ricevere tutto Lui, é comunione prolungata, perché Gesù si comunica a chi lo adora, ci trasmette pensieri, sentimenti,amore, sensibilità emissione. Ecco i contenuti della sua vita che si riversano in noi. Più vuoti siamo della nostra preghiera, meglio é, perché c'è lo spazio perché Lui si riversi in noi. É una esperienza ed un modo per pregare - ammesso che ci siano dei modi per pregare. Il pregare siamo noi e noi "gustiamo e guardiamo quanto é buono il Signore (Salmo 34) Noi passiamo il tempo a guardare l'amore di Dio presente in Gesù che prolunga la sua presenza nel segno eucaristico e noi passiamo mezz'ora a guardare quanto é buono Lui e quanto bene ci vuole! RELAZIONE (Amalia - Carla A. - Tarcisio) Possiamo considerare che ormai quasi tutti i genitori dei bambini che si accostano ai Sacramenti sono frequentatori occasionali della Parrocchia, quindi é necessario proporre iniziative di accoglienza e coinvolgimento dei bambini; in tal modo anche i genitori potranno essere coinvolti. Per coinvolgere davvero le persone, bisogna portare una testimonianza di vita vera. Importante, per gli educatori di associazioni, gruppi, movimenti, squadre sportive di ambito parrocchiale,essere formati personalmente dal punto di vista spirituale e avendo fatto discernimento sulla scelta del servizio. É una questione di umiltà. RELAZIONE (Elsa - Franco - Pia) Abbiamo affrontato prevalentemente tre punti:

- Ambito parrocchiale: importanza che siano "educati" i sacerdoti, oltre che i collaboratori parrocchiali. Dare la priorità alla formazione delle figure che si impegnano nei vari servizi. Difficoltà si riscontrano, a volte nei confronti dei parroci.

- Ambito familiare: ricordarci di essere genitori sempre! Abbiamo la responsabilità di indicare sempre la via di verità ai nostri figli, anche se non li abbiamo più in casa e hanno fatto scelte diverse.

- Ambito personale: la chiamata personale per la crescita della comunità. Crescere nel discernimento per far bene il proprio compito, per esercitare bene il proprio ruolo, senza voler scimmiottare gli altri o oler fare meglio. Tutto questo con l'unico scopo di armonizzare i servizi.

RELAZIONE (Grazia - Michele - Paola) Molte considerazioni sono già state fatte nei giorni scorsi, rafforzata la riflessione di rinnovarsi nella relazione educativa, ad esempio nel linguaggio. La famiglia: se ne parla, ma nel concreto é davvero aiutata? Sene sente l'urgenza? Posso sollecitare meglio questa priorità? Il documento parla di pastorale integrata. Prima di dire, di parlare, é necessario "Stare con..." e sviluppare la dimensione dell'ascolto. Gesù/maestro era calato nel tempo, parlava con il linguaggio della gente che incontrava. Quale posto, quale vocazione per chi é ai margini. Quale percorso si può offrire per uscire dalla marginalità? Quale ruolo occupano nella Chiesa le persone omosessuali? RELAZIONE (Arturo - Carla B. - Carla P.) Abbiamo sottolineato il primato educativo della famiglia. Difficoltà ad accettare le scelte di vita dei nostri figli. Deve essere costante il nostro impegno nella preghiera e la testimonianza, cercando di vincere ogni giorno la tentazione di sentirci arrivati, ma vivere in una conversione continua. Chiedere al Signore la perseveranza, la fortezza e il coraggio di testimoniare, anche a parole, i valori cristiani. Curare l'atteggiamento di ascolto, con umiltà, con rispetto, disponibilità, senza avere fretta... RELAZIONE (Gianni - Luciano - Roberto) Dalla frase "illuminare la mente per irrobustire il cuore", per non rischiare di cadere nel quotidiano sconforto nella visione degli aspetti negativi della società, é necessario rinnovare la nostra fede alla luce del nuovo catechismo, affinché il nostro parlare rispecchi un testimone autentico. In qualità di battezzati abbiamo ricevuto una chiamata fatta di doni e talenti che riusciamo a far crescere tanto più ci uniformiamo a Cristo. La mia crescita interiore fa crescere anche chi mi sta intorno (famiglia, figli, società...) La responsabilità educativa della società (legalità, economia...) può essere da noi esercitata in prima persona se c'é un impegno reale, senza aspettare l'operato dei veri responsabili. Abbiamo rilevato l'importanza e il privilegio di "essere gruppo" per quanto riguarda l'educazione di coppia e dei figli e, quindi dell'essere l'uno la forza dell'altro. SINTESI DI DON GUIDO: educare i parroci é la cosa più difficile. Noi sacerdoti abbiamo un ruolo che ci rovina, un ruolo che ci fa credere di dover sempre dire l'ultima parola e di dover sempre uscire vincitori. Difficile che io sacerdote mi lasci modificare nelle idee, nelle azioni, nelle scelte, nelle decisioni! Io decido e voi venite dietro! Vedo in me e nei miei confratelli che il "ruolo" rischia di rovinarci! Non siamo tanto aiutati. Impresa molto utile, di azione pastorale, é proprio quella di parlare al parroco. Ricordo la figura del Card. Ferrari che si é lasciato educare dal suo popolo! Il sacerdote deve saper accogliere il supplemento di vista, di sensibilità e di sapienza degli altri! Deve avere la capacità, la disponibilità, l'umiltà di ascoltare e lasciarsi educare. Servizio grandissimo per una chiesa che si "co-educa", non dice "io vi educo". Siamo tutti in stato di co-educazione, educati da Gesù Cristo! Ognuno mette a disposizione le sue capacità. Nel documento dei Vescovi sulla famiglia, uscito nel 1969, si parlava di "coeducazione dei genitori con i figli e dei figli con i genitori". Ci deve essere una crescita insieme, armonica, non "precettistica". Ci si armonizza come le pietre in una spiaggia: sono tutte levigate! Le pietre si smussano reciprocamente. Ognuno toglie una punta: é questa l'espressione della correzione fraterna, che non é gioire nel trovare l'altro nell'errore. Chi tenta di fare così, con umiltà e franchezza, non manca di rispetto. Parlare di cose oggettive, non per azzerare, per annullare le persone, senza giudicare la persona. Non avere mai la superbia di pensare e di dire: "Ti ho cambiato". "Sono superiore a te". Si offre solo un supplemento di vista, di sensibilità. Dire le cose, senza nasconderle, senza pretendere di cambiare l'altro, lasciando all'altro tutta la libertà. L'altro non se ne può sbarazzare nel cuore! Non può dimenticare di essere stato "colpito". Anche nel rapporto con i figli, come le persone, cercare di avere sempre lo stesso atteggiamento di un Dio che accetta tutti, dice quello che deve dire, ma non respinge nessuno. L'evoluzione, l'accoglienza del diverso é bloccata dalla sua rivendicazione. Senso di speranza perché se ne può parlare: la breccia si é fatta! Occorre andare avanti! Molte volte tante cose vanno avanti e si capiscono di più con gli errori che con le cose buone. "Felix culpa!"

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte (Mt 17,1)

ADORAZIONE: questo tempo é dominato dalla presenza del Signore, una presenza non statica come quella di un quadro, ma viva, perché siamo di fronte alla Persona del Figlio di Dio fatto uomo, ma che rimane sempre Dio! Emergono due atteggiamenti, non per riempire il tempo, ma per viverlo! Atteggiamenti espressi tra le righe dei Salmi. "Sta in silenzio davanti al Signore e spera in Lui perché sei Tu che agisci". Il silenzio non é mutismo, é espressione della fede umile, del povero che tende la mano, aspetta l'elemosina. Noi adoratori siamo poveri, ammalati, manchevoli di molte cose; per questo tendiamo la mano, perché sappiamo che Gesù

SABATO 6 AGOSTO

agisce. Il secondo atteggiamento é amore indicato dal Salmo: "Mi sazio della tua presenza". La presenza di Gesù ci affascina, ci avvolge, ci compenetra e diventa nostro godimento!

CONDIVISIONE INSIEME AMALIA: la nostra "educazione" non finisce mai. Don Guido ci ha offerto delle perle preziose all'inizio di ogni momento di adorazione. CARLA B: le cose più preziose sono stati i momenti in cappella. Ho sempre abbinato al campo l'idea della montagna e dell'attività fisica. Ora lo vedo più come un momento "spirituale" di riposo. Ho trovato molto indovinato l'orario della mattina. Ho percepito il campo anche come momento di ritiro per pensare, in silenzio. Sono contenta del documento. Vorrei lanciare un proseguimento. Siamo tutti chiamati! Ognuno può essere promotore, stimolo, affinché il progetto ci senta tutti coinvolti! Dobbiamo essere supporto per chi é chiamato in prima persona. ELSA: in questo documento ho trovato molti spunti di riflessione per la mia vita personale, per l'approccio con gli altri, nelle relazioni personali, in famiglia, in Parrocchia... Devo lavorare su me stessa perché le parole dette ed ascoltate non rimangano parole, ma calino nella mia vita. Devo cambiare il mio atteggiamento che deve essere sempre un atteggiamento di ascolto per capire quello che il Signore mi chiede, pronta a rivoltare i miei schemi e le mie sicurezze. Devo avere sempre la tensione del "divenire, del cambiamento che mi toglie dalle mie pigrizie, con l'umiltà di lasciarmi "riprendere" dal Signore, ma, soprattutto, dai fratelli. ARTURO: molto bella la struttura della giornata, con gruppetti ristretti, da tenere come punto fermo anche per il futuro. PIA: ho trovato un aiuto per rispondere alla domanda "Che cosa sto cercando nella vita?" Cerco il mio bene, la mia felicità e la felicità degli altri. Non raggiungo la gioia piena se non mi porto dietro i miei fratelli. Il campo mi offre un riposo corporale e spirituale. Lo vedo un po' come un ritiro. La ricchezza del campo é proprio la parte spirituale. Ho avuto più tempo per il Signore. Ho sentito il Signore più vicino. Ho aumentato la dimensione spirituale e universale di preghiera che devo avere. La struttura del campo va molto bene. GIANNI: avevo già letto a casa il documento. Con la condivisione ristretta c'é stato un approfondimento su quella che deve essere la responsabilità del cristiano in famiglia, in Parrocchia... Quale missione faccio io? Questo documento ha allargato gli orizzonti su quelli che dovrebbero essere gli impegni. Difficile la condivisione per chiusure e paure nel parlare. Tra persone che si conoscono il discorso é facilitato. Difficile il momento di adorazione perché non riesco a fare il vuoto e sono distratto da vari pensieri. Ben strutturato l'orario. FRANCO: la metodologia funziona. Sono venuto qui in ricerca, con il corpo pesante, la mente pesante! Il documento deve portare all'essenza della persona. Ho letto il libro del papa che riporta all'essenza. La persona si realizza quanto più si conforma a Cristo. Tutto ciò che abbiamo detto erano tutte sfaccettature efficaci di ciò che dobbiamo essere. Gesù non ci toglie le castagne dal fuoco, ma c'é! Se Gesù ha vissuto la sofferenza, chi siamo noi per non viverla? Questo documento mi ha riportato alla concretezza: vivere con la testa attaccata ai piedi il momento presente. CARLA A: bene come é stata organizzata la giornata che al mattino é piena, ma scorre. Il documento mi ha aiutata ad essere sempre più consapevole in quello che deve essere il mio impegno nella giornata e negli incontri con le persone. In ogni momento, con le persone, devo instaurare rapporti positivi. Alla mia età, dopo tanto impegno, forse ho imboccato la strada giusta! Dobbiamo essere dei punti di riferimento per le persone che avviciniamo. GRAZIA: l'argomento é molto interessante e ricco! Educare é una cosa di cuore- diceva Don Bosco. Su questo devo lavorare, perché significa amare. Spesso amo male, faccio delle cose,, penso di convincere. Devo cambiare il mio modo di amare per conformarlo a Gesù che non vuole essere ringraziato. Devo accettare anche di non essere capita. PAOLA: grande gratitudine per Dio e per questo nostro gruppo. Diverso leggere il documento e diverso parlare con i fratelli. Il campo é il vero momento di ritiro che ci é offerto. I ritiri sono l'aperitivo per arrivare al pasto vero. Il campo ci fa fare la strada con persone "vere", nonostante i difetti, persone che stanno facendo un cammino e con le quali entri in una relazione vera! É quello che sostiene la fatica di tutti i giorni. In questo momento é così difficile avere relazioni "vere"! io so di avere una comunità alle spalle, di avere delle persone alle mie spalle! Di fronte alla Palestina da conquistare, mi dico "Forza, il Signore é con noi!" Fare il campo é come andare sul monte Tabor. Fare esperienza per poi andare verso Gerusalemme! Ci vuole questo momento per riprendere coraggio. Grazie per il documento, per gli incontri, per l'adorazione spezzata. Cosa fondamentale é essere stata con ciascuno di voi! Ogni presenza di più é una ricchezza! Mi manca un po' la parte giocosa: il prossimo anno mi impegno ad organizzare una caccia al tesoro! CARLA P: molto vivo é il senso di gratitudine in questo momento. Ho cercato di cogliere il bello del ritrovarci, non il negativo dell'essere arrivata tre giorni dopo! Positiva l'organizzazione. Il documento mi ha dato un grande respiro: ho vissuto l'esperienza di una chiesa "madre" nella sua modernità e creatività. Stimolo alla

perseveranza, collegata alla fortezza per essere sempre in uno stato di rinnovamento. Non devo abbandonarmi all'inerzia e sentire la responsabilità dell'educare. Ho cercato di viverlo in quella che é la mia autoeducazione, alla luce di quello che potrò fare, non di quello che non ho fatto. Serenità e speranza per il futuro. Mi porto a casa non solo le risate, ma la gioia dello stare insieme. Siamo stati capaci di essere quelle pietre del mare che sono state levigate, con l'aiuto del Signore. Mi porto a casa queste parole: "Mi sazio della Tua presenza, in Te c'é la mia speranza". TARCISIO: se dovessi dare un voto al campo darei 10/12/13... Organizzazione, tempi, documento scelto: tutto perfetto! Don Guido ha inventato i laboratori. Ha sempre delle idee geniali! L'argomento mi ha messo in crisi i primi due giorni perché ho fatto un po' di esame di coscienza come educatore... mi ha aperto gli occhi su tante cose... ho capito che non sono solo: gli amici camminano con me! Mi tirano su il cuore! LUCIANO: avevo un po' di pensiero per l'organizzazione. Grazie al Signore e a Gianluca che ci é venuto incontro quando i nominativi scendevano. A casa, sul documento ho fatto un po' l'esame di coscienza, ma poi l'ho trasformato sul positivo. "Venite in disparte e riposatevi un po' "- ci dice il Signore. Il riposo c'é stato! Cosa mi porto a casa? Un "sì" all'appuntamento con il Signore, prima di tutte le altre cose. "No" alla pigrizia e ai momenti di stasi. Grazie al Signore che mi ha voluto qui, in questa veste di presidente. Grazie a Marisa che ci ha voluti e pensati 41 anni fa. Grazie a Don Guido che ci arricchisce con la sua parola. Grazie a Padre Piero, a Benedetta che é stata importante anche per la sua testimonianza. Grazie per i pensieri che precedono la Messa, che sono stati utili per entrare in sintonia. Mi tiro un po' le orecchie nel vedere come ci avviciniamo al Signore. Devo pensare a cosa vado a fare, senza tante distrazioni! BENEDETTA: amici, grazie per la vostra calorosa accoglienza e la testimonianza di fraternità che ognuno di voi ha espresso anche verso di me. Il vostro, a mio modesto parere, é un gruppo molto, molto speciale, chissà quanto voluto e gradito a Dio... Mi avete dato tanto e ho imparato molto da voi, soprattutto la carità. Non voglio aggiungere altro, rischiando banalità, ma ciò mi viene dal più profondo del cuore. Un grazie sentito a Don Guido. Vi stringo tutti in un unico abbraccio, serbando per ognuno di voi un bellissimo ricordo. ROBERTO: condivido tutte le ricchezze già sottolineate. Letta l'introduzione del documento, mi sono detto: "Ma dov'é il documento?" La ricchezza del campo é fatta dal nostro stare insieme. Il campo sono i nostri esercizi spirituali e umani. Grazie a Don Guido per l'introduzione all'adorazione che mi aiuta ad avere il LA e che mi piace divisa in due parti. Nell'adorazione notturna veniva fuori che "sotto, sotto il Signore non ci lascia veramente liberi" "Che cosa desidero? Essere più felice!. Se questo é vero, la felicità c'é solo nell'incontro con il Signore! In realtà, non ci può essere libertà di scegliere l'inferno. Posso usare la libertà in modo negativo?! Il campo é un impegno o qualcosa che mi scalda il cuore? MICHELE: a me ha fatto piacere avere qui la nonna perché quest'anno era più allegra! Mi sono piaciute le Messe, la preghiera e la gita! SINTESI DI DON GUIDO: il piccolo gruppo favorisce confidenza e condivisione; vengono fuori "pezzi di vita vissuta". Questa mattina pensavo che se questi 41 anni non fossero serviti ad altro che a far presente la presenza di Gesù Cristo, potrei morire contento, perché Lui é prima di noi, ci accompagna ed é dopo di noi. L'adorazione non é "il problema", non é problema gestire quel tempo, ma adesso questo tempo lo vivo in pace, non perché ho imparato a pregare o so cosa é, ma importante é fermarci sulla presenza di Gesù. Non é tempo da riempire, perché é tempo già pieno di una Persona. La preoccupazione non é più: "Cosa dico, cosa faccio?" ma devo dire: " Signore, vengo da uno che mi ama e godo di venire da Te che ti dai a me! Uno é contento quando va incontro ad una persona amica! Scoprire la semplicità e il valore dell'adorazione. Iul momento dell'adorazione mette insieme il "da soli" con il "con". Se il gruppo ha capito questo, non ha perso nulla in questi 41 anni! Faccio gruppo con Gesù e Lui mi parla con il Suo silenzio eloquente. Don Orione diceva: "Il silenzio lavora e il silenzio parla: bisogna lasciarlo lavorare e parlare! Se sono preoccupato di me, il silenzio non lavora. Dobbiamo avere pazienza. Il povero porge la mano, mi dice: "Ho bisogno". L'orante é il povero che stende la mano al Signore, con la sua povertà. Il Signore mi risponde? Dobbiamo avere la fede di tenere la mano tesa, senza pretese, ma con tanta fiducia e riconoscenza su Uno che mi ama e riversa tutto se stesso in me e mi dà di più di quello di cui a me sembra avere bisogno. Questo é il clou, l'esperienza di questo piccolo gruppo! Questa é la sostanza! Il gruppo é nato dall'adorazione. É nato in ginocchio, deve stare in ginocchio e deve morire in ginocchio! Il gruppo é libero di essere se stesso, cos' come é nato! Questo é il senso della vera libertà! Sono libero quando sono uno con me stesso, così come il Signore mi ha pensato e voluto. Chi ha incontrato il Signore non può tenerlo per sé, perché l'amore é diffusivo. Ci potrebbe essere l'handicap di pensare subito: "Cosa faccio?" e di conseguenza dire: "Non me la sento, non sono capace". Tutte scuse! Sono tutte ragioni per non fare, a parte le difficoltà e le impossibilità oggettive. A volte sono scuse per non dare una svolta alla mia vita. Non piangiamo su noi stessi, non facciamo piagnistei perché i conti non tornano mai! Trovare il senso del positivo. Cogliamo non ciò che non abbiamo fatto o ci é difficile fare, per non dare il fianco al maligno! A noi il diavolo dice: "Non sei capace, non sei degno". Non ci dice "Vai a rubare", perché sa che non ci andremo mai. Se dico: "Non sono degno" nascondo qualche cosa. Curare molto le ragioni della missione: sono quelle che sfondano anche le porte chiuse. Coltivare il poter andare anche lontano a dire

"Gesù!" Se coltivo, forse fra dieci anni potrò fare... Curare le cose, senza lasciarci tentare, senza lasciarci sopraffare dal dire: "Ma come faccio?" Curare le ragioni, perché poi vengono le applicazioni. L'acqua sfonda là dove non riesce a passare; le ragioni sfondano! Per fare, oggi, occorre essere "pazzi", senza avere paure o vergogna! Pazzi, non inteso nel senso deteriore! Tolte le paure e la vergogna, la persona é libera ed é capace di ogni tipo di pazzia, anche di camminare sulle acque! Ci sono solidi sospesi (aerei) o sull'acqua (navi). Anche per la vita della Chiesa ci vogliono questi pazzi umili, che trovano porte, forse, non aperte, ma se si fa una fessura, magari la porta, poi, si apre... Don Guanella era chiamato "il matto". Verrà dichiarato santo il 23 Ottobre! Era umile, schietto! Se si guarda alla "riuscita" (gratificazioni, complimenti, ringraziamenti...) ci si taglia le gambe! Se uno mette a rischio se stesso e preserva se stesso, allora non fa nulla. La Parola di Dio non si può incatenare! Chi ha compreso non può più stare in pace! Ogni volta che comprendiamo qualcosa ci "togliamo la pace", finché non lasciamo un gesto, una parola... Saranno indovinate? Chissà! Ho lasciato una matita... Forse occorreva un panino... Non ho indovinato, ma ho lasciato un gesto, quello che ho ritenuto, in coscienza, di dover fare, senza pensare troppo! Dobbiamo avere una grande libertà dalla paura e dalla vergogna! Quando uno ha capito... agisce! Spesso é faticoso parlare, dire le cose! Dobbiamo sempre avere il coraggio! Ti vorresti fermare? Mettiti a correre! Parlo! Anche se non sono ascoltato! Metto lì le cose, sempre con umiltà, senza affermare me stesso, attraverso le cose che porto. "Il potere si afferma mediante il servizio che faccio"... se fosse così sarebbe pericoloso. Dobbiamo avere l'umiltà di chi semina e non si volta indietro. Uno semina e va avanti! Non si volta indietro. L'unica cosa da temere é il "giudizio di Dio", che vede nel segreto non il giudizio degli uomini che ci può fare male, certo, ma non ci importa! Cosa ricordare di questo campo? Importante definire un punto di cambiamento e di conversione. Decidere qual é e scriverlo! Il mio "punto di sforzo concreto é..." La cosa importante é sapere e pensare prima di fare. Se uno sa e pensa, vengono fuori delle cose belle! "Sapere e pensare chi si va a ricevere" affermava il vecchio catechismo, parlando dell'Eucaristia. Pensare alle persone che, forse, non sanno tutto. Tenere conto di una autoeducazione che incide sugli altri. Chi incontro nella Messa? A cosa partecipo? Facile parlare... Occorre fare silenzio... mettere qualcosa che parli... Offrire questa "pillola". Silenzio e spunto di catechismo per sapere e pensare... Riprendo il discorso sulla libertà: noi abbiamo la libertà e il diritto di poter essere quello che siamo. Quando posso dire "voglio", quando posso autodeterminarmi, in senso positivo, in riferimento a chi mi ha pensato. È Dio che mi vuole libero e contento! Ci soffre quando non sono libero e contento: per rendermi tale é morto sulla croce. Recuperare la nostra identità di persone libere e contente. Questa é la fede che siamo chiamati ad annunciare, senza dover o voler convincere nessuno! Ti dico le ragioni della mia speranza... Toccherà a te raccogliere o respingere... Raccogli se e come hai seminato! É una legge che taglia la testa a tutti! Se lascio il seme nel terreno buono che mi ha dato Dio, il seme fruttificherà! C'é tutta la responsabilità della persona, ma se semino bontà, se semino virtù, raccoglierò santità... Se semino egoismo, raccoglierò solo cose non buone... Guardiamo la vita che fanno il pecoraio, il contadino: non c'é niente a "buon prezzo". Le cose a buon prezzo sono solo per gli ignavi! Un "sì" quotidiano, un "no" quotidiano, ogni giorno: i santi si fanno così! Un "sì" alla stessa cosa, finché non ha messo radici, finché la cosa non é diventata carne e sangue! Ci metterò un mese, un anno, dieci anni... L'idea deve diventare gesto! Quando avrò imparato a fare la A, passerò a fare la B! ADORAZIONE: ci siamo ricordati in questi giorni che il tempo di adorazione non é un tempo vuoto da riempire, ma é un tempo pieno della Persona di un Gesù che non sta a ricevere da noi incensi, canti, preghiere... É una Persona in stato di dono. Il tempo di adorazione può essere passato secondo l'indicazione dei Salmi che costituiscono la prima scuola di preghiera: "Mi vado ripetendo tutte le tue opere, considero tutti i tuoi prodigi" Adorare é riconoscere la Sua Persona e le Sue opere, non solo la sua opera, ma l'opera di Gesù che si esplica e ci raggiunge attraverso le sue opere. Ne consegue gratitudine, stupore, accoglienza per i suoi prodigi, per i suoi "miracoli" (non come li pensiamo noi). I miracoli sono le cose meravigliose che ha compiuto e che sta compiendo in me: capace di amare, di perdonare, di andare incontro all'altro, di sorridere... Sono tutti prodigi del Signore Gesù! "Considero tutti i tuoi prodigi, Signore". Il tempo dell'adorazione é un tempo da far scorrere, come in un filmato... Vediamo le diapositive di Gesù all'opera in noi e per noi!

S. MESSA (Naum 1, 15 ss. - Salmo Dt 32,35-36.39.41 - Mt. 17,14-19.17,14-20)

OMELIA: il Vangelo ci mostra un momento della vita di Gesù parallelo alla moltiplicazione dei pani per via di condivisione, per preparare i discepoli a quello che avrebbe fatto in seguito. Per vivere bisogna mangiare Gesù: Lui é il Pane della Vita. L'esperienza della passione e morte é tra le cose incomprensibili! Anche Pietro ha avuto paura! Ha preso le distanze da Gesù e ha detto di non averlo mai visto! Non ha detto: "Non lo conosco bene". Pietro ha negato la realtà. L'esperienza della passione é forte, talmente difficile che fa cadere i cedri del Libano! Non ci possiamo scandalizzare delle miserie della Chiesa, per superbia! Quante cose, anche noi, facciamo, non giuste! Luca mette una nota: non solo il Tabor. Dice: "É salito sul monte a pregare... e, mentre pregava, il suo volto cambiò..." Vorrei richiamare due cose:

1 - Abbiamo sentito "sollevando gli occhi videro Gesù solo". Nella nostra vita deve rimanere Gesù solo, come il valore fondamentale! Cosa significa che rimane solo Lui? Vorrei fare riferimento alla grazia che abbiamo avuto dai genitori che ci hanno fatto battezzare, che ci hanno messo sulla strada della fede della Chiesa. In cosa consiste la grazia della fede? Nel non sapere tante cose!é la grazia di avere visto Gesù, senza apparizioni! Lo vediamo! Stare in adorazione é segno che abbiamo visto Gesù e ci ha preso il cuore e non abbiamo pace finché non stiamo con Lui! Pietro, Giacomo e Giovanni hanno visto Gesù! Chi vede Gesù, cosa deve ancora vedere? Simeone dice: "Ora lascia che io vada in pace, perché i miei occhi hanno visto..." Gesù é la mia salvezza. Posso anche morire. La trasformazione avviene mentre Gesù pregava e rimane Gesù solo: non idee, non concetti, non impegni, ma Gesù solo! Questa é la grazia della nostra vita, l'esperienza che il gruppo ha cercato di far scoprire. Si può dimenticare tutto, ma rimane Gesù! Ecco la grazia più grande della nostra vita! Questa grazia é stata mediata dai nostri genitori, dai catechisti, dagli amici... Una grazia che, silenziosamente, la Vergine Maria ha mediato. Lei, come "socia" del Redentore, fa tutto, anche se ha l'aria di fare nulla, perché vive nel silenzio e nel nascondimento.

Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. (Sal 84,6)

S. MESSA

1 Re 19,9.11-13 - Salmo 84 - S.Paolo ai Romani 9,1-5 - Mt 14, 22-33) OMELIA: la pagina del Vangelo richiama una situazione del nostro vivere quotidiano. Facilmente il cristiano, quello fedele, non é tentato in grandi cose cattive, perché il maligno é scaltro e sa con chi ha a che fare. Il maligno guarda i nostri punti più deboli ed uno dei punti più deboli é quello della fatica e della paura. Quando il maligno fa sentire la paura e il peso della fatica, ha paralizzato tutto! La paura di non farcela, la paura dell'insuccesso, della fatica, vincono spesso nella vita spirituale. La santità ha un prezzo: il prezzo del "SÌ" quotidiano e del "NO" quotidiano. Anche nella vita di preghiera, la fedeltà e la perseveranza hanno un prezzo. Ha prezzo stare in preghiera, anche quando sembra di "succhiare un chiodo!" Il pregare non é un' azione nostra, nella quale ci compiacciamo di noi stessi : é azione, é dono dello Spirito. Gesù ci dice una parola: "Coraggio, ci sono io... Non abbiate paura!" Ancor prima di dire. "Come faccio a far fronte a questa fatica?" devo sapere che c'é Gesù. Nel pregare deve maturare il senso della presenza di un Gesù che ci dice: "Ci sono io!". Dobbiamo rendere familiare a noi stessi questo atto di fede. La fede nella presenza certa di Gesù! Certo, il Signore ci lascia le difficoltà, le fatiche, i travagli... però noi sappiamo che non siamo soli ad affrontare tutto questo, non siamo arrendevoli, ma siamo più forti! Insieme non ci fermiamo, facciamo dei passi avanti. Alla fine del campo, in quel tempo che la Provvidenza ha ancora stabilito per noi, dobbiamo poter dire: "Essere in Dio é avere la certezza nel Gesù che ci dice - Coraggio, ci sono io!"

davanti alla Cappella del Col de Joux

DOMENICA 7 AGOSTO