economia e organizzazione aziendale - il bilancio - i dieci principi fondamentali

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Disponibile gratuitamente su www.brainetwork.net - e-mail: [email protected] Pisi – Economia e organizzazione aziendale Anthony, Macrì, Pearlman - Il bilancio, I dieci principi fondamentali 1 IL BILANCIO I DIECI PRINCIPI FONDAMENTALI Vengono di seguito elencati i dieci principi che governano il processo contabile. Sono essi specifiche indicazioni tecniche emanate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti volte a disciplinare, insieme alle norme previste dal Codice Civile, la formazione del bilancio e a facilitare la comprensione del suo significato. 1. Principio del duplice aspetto (dual-aspect concept) poiché, tra le voci previste dallo stato patrimoniale, le risorse di un’azienda (attività) sulle quali non vantano diritti (passività) i creditori sono rivendicabili dai detentori del suo capitale, vale in pratica l’uguaglianza tra “attività” e “passività + capitale netto”: il totale dei diritti vantati sulle prime non può eccedere la somma dei secondi. Tale relazione è espressa mediante la cosiddetta “equazione fondamentale del bilancio” come: attività = passività + capitale netto ovvero capitale netto = attività – passività 2. Principio di omogeneità (money-measurement concept) la contabilità riporta soltanto i risultati di eventi passati esprimibili in termini monetari; data la necessità di poter sommare, nei documenti precedentemente menzionati, quantità riferite a risorse anche di natura diversa tra loro, tale principio stabilisce che l’unità di misura utilizzata nei rendiconti finanziari sia la moneta e che quest’ultima sia considerata a valore nominale costante (privilegiando l’oggettività alla rilevanza). 3. Principio di identità giuridica (entity concept) applicato a qualsiasi società, indipendentemente dalla sua forma giuridica, tale principio prevede che la contabilità abbia a riferimento l’azienda che considera e non le persone ad essa collegate o che la possiedono. 4. Principio della prospettiva di funzionamento (going-concern concept) diversifica le modalità di redazione del bilancio in relazione al fatto che l’azienda abbia intenzione di interrompere entro breve la propria attività (poiché in liquidazione – cioè in fase di chiusura – o in cessione – cioè in fase di vendita a terzi –) o che rimanga in vita per un tempo indeterminato; in quest’ultimo caso il bilancio prende il nome di bilancio di esercizio e non riporta il valore di mercato al quale le attività potrebbero essere vendute (esistono invece specifiche regole per la stesura di bilanci di liquidazione o di bilanci di cessione). 5. Principio del costo (cost concept) nonostante molte attività subiscano nel tempo gli effetti dell’inflazione o vedano alterarsi il proprio valore di mercato, la contabilità non registra tali cambiamenti, ma si interessa piuttosto al costo d’acquisto, detto anche costo storico o costo originario; se, da un lato, infatti, sarebbe difficile stimare oggettivamente i valori di mercato delle varie attività possedute, dall’altro, la prospettiva di funzionamento per un tempo indeterminato rende superflua tale informazione, non prevedendo la vendita delle attività stesse, ma il loro utilizzo nella gestione aziendale. una sorta di eccezione a quanto detto è costituita dal denaro contante, annoverato tra le attività e presentante corrispondenza tra il proprio ammontare nominale ed il proprio valore di mercato. 6. Principio di prudenza (conservatorism concept) i decrementi del capitale devono essere riconosciuti non appena risultino “ragionevolmente possibili”, sebbene non ancora realizzatisi, tenendo dunque in considerazione tutte le incertezze e i rischi prevedibili (ad esempio citazioni). gli incrementi del capitale netto, al contrario, possono essere riconosciuti soltanto se “ragionevolmente certi”, cioè se realmente considerabili realizzati (v. Principio di realizzazione dei ricavi); il presente principio stabilisce, inoltre, quanta parte del ricavo può essere riconosciuta, data l’esistenza statistica di clienti insolventi e, conseguentemente, di una parte di credito che diverrà inesigibile ( bad debt). .Data l’equivalenza dell’effetto ottenuto, anziché ridurre in modo corrispondente i ricavi contabilizzati si addebita (= dare, sinistra) un apposito conto di costo, detto “svalutazione crediti” (bad debt); l’impossibilità di prevedere analiticamente l’entità di questi, porta poi a stimarne il valore accreditandolo (= avere, destra) in un ulteriore specifico conto, detto “fondo svalutazione crediti” (allowance for doubtful accounts) da sottrarre (perciò con saldo in avere, a destra) al conto “crediti commerciali” dell’attivo (quest’ultimo con saldo a sinistra, in dare) come una sorta di “posta-rettificativa” (contra-assets) di quest’ultimo. Dare: svalutazione crediti xxx Avere: fondo svalutazione crediti xxx .In presenza della certezza definitiva di non incassare più tale credito, esso potrà essere cancellato definitivamente (write off) come segue, senza che ciò influenzi il capitale netto (già ridotto grazie al conto di costo “svalutazione crediti”) o i crediti commerciali netti (precedentemente dati dalla differenza tra crediti commerciali e fondo svalutazione crediti, questi ultimi ora annullati): Dare: fondo svalutazione crediti xxx Avere: crediti commerciali xxx

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Page 1: Economia E Organizzazione Aziendale - Il Bilancio - I Dieci Principi Fondamentali

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Pisi – Economia e organizzazione aziendale

Anthony, Macrì, Pearlman - Il bilancio, I dieci principi fondamentali 1

IL BILANCIO I DIECI PRINCIPI FONDAMENTALI

Vengono di seguito elencati i dieci principi che governano il processo contabile. Sono essi specifiche indicazioni tecniche emanate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti volte a disciplinare, insieme alle norme previste dal Codice Civile, la formazione del bilancio e a facilitare la comprensione del suo significato.

1. Principio del duplice aspetto (dual-aspect concept) poiché, tra le voci previste dallo stato patrimoniale, le risorse di un’azienda (attività) sulle quali non vantano diritti

(passività) i creditori sono rivendicabili dai detentori del suo capitale, vale in pratica l’uguaglianza tra “attività” e “passività + capitale netto”: il totale dei diritti vantati sulle prime non può eccedere la somma dei secondi. Tale relazione è espressa mediante la cosiddetta “equazione fondamentale del bilancio” come: attività = passività + capitale netto ovvero capitale netto = attività – passività

2. Principio di omogeneità (money-measurement concept)

la contabilità riporta soltanto i risultati di eventi passati esprimibili in termini monetari; data la necessità di poter sommare, nei documenti precedentemente menzionati, quantità riferite a risorse anche di

natura diversa tra loro, tale principio stabilisce che l’unità di misura utilizzata nei rendiconti finanziari sia la moneta e che quest’ultima sia considerata a valore nominale costante (privilegiando l’oggettività alla rilevanza).

3. Principio di identità giuridica (entity concept)

applicato a qualsiasi società, indipendentemente dalla sua forma giuridica, tale principio prevede che la contabilità abbia a riferimento l’azienda che considera e non le persone ad essa collegate o che la possiedono.

4. Principio della prospettiva di funzionamento (going-concern concept)

diversifica le modalità di redazione del bilancio in relazione al fatto che l’azienda abbia intenzione di interrompere entro breve la propria attività (poiché in liquidazione – cioè in fase di chiusura – o in cessione – cioè in fase di vendita a terzi –) o che rimanga in vita per un tempo indeterminato; in quest’ultimo caso il bilancio prende il nome di bilancio di esercizio e non riporta il valore di mercato al quale le attività potrebbero essere vendute (esistono invece specifiche regole per la stesura di bilanci di liquidazione o di bilanci di cessione).

5. Principio del costo (cost concept)

nonostante molte attività subiscano nel tempo gli effetti dell’inflazione o vedano alterarsi il proprio valore di mercato, la contabilità non registra tali cambiamenti, ma si interessa piuttosto al costo d’acquisto, detto anche costo storico o costo originario; se, da un lato, infatti, sarebbe difficile stimare oggettivamente i valori di mercato delle varie attività possedute, dall’altro, la prospettiva di funzionamento per un tempo indeterminato rende superflua tale informazione, non prevedendo la vendita delle attività stesse, ma il loro utilizzo nella gestione aziendale. una sorta di eccezione a quanto detto è costituita dal denaro contante, annoverato tra le attività e presentante corrispondenza tra il proprio ammontare nominale ed il proprio valore di mercato.

6. Principio di prudenza (conservatorism concept)

i decrementi del capitale devono essere riconosciuti non appena risultino “ragionevolmente possibili”, sebbene non ancora realizzatisi, tenendo dunque in considerazione tutte le incertezze e i rischi prevedibili (ad esempio citazioni).

gli incrementi del capitale netto, al contrario, possono essere riconosciuti soltanto se “ragionevolmente certi”, cioè se realmente considerabili realizzati (v. Principio di realizzazione dei ricavi);

il presente principio stabilisce, inoltre, quanta parte del ricavo può essere riconosciuta, data l’esistenza statistica di clienti insolventi e, conseguentemente, di una parte di credito che diverrà inesigibile (bad debt).

.Data l’equivalenza dell’effetto ottenuto, anziché ridurre in modo corrispondente i ricavi contabilizzati si addebita (= dare, sinistra) un apposito conto di costo, detto “svalutazione crediti” (bad debt); l’impossibilità di prevedere analiticamente l’entità di questi, porta poi a stimarne il valore accreditandolo (= avere, destra) in un ulteriore specifico conto, detto “fondo svalutazione crediti” (allowance for doubtful accounts) da sottrarre (perciò con saldo in avere, a destra) al conto “crediti commerciali” dell’attivo (quest’ultimo con saldo a sinistra, in dare) come una sorta di “posta-rettificativa” (contra-assets) di quest’ultimo.

Dare: svalutazione crediti xxx Avere: fondo svalutazione crediti xxx

.In presenza della certezza definitiva di non incassare più tale credito, esso potrà essere cancellato definitivamente (write off) come segue, senza che ciò influenzi il capitale netto (già ridotto grazie al conto di costo “svalutazione crediti”) o i crediti commerciali netti (precedentemente dati dalla differenza tra crediti commerciali e fondo svalutazione crediti, questi ultimi ora annullati):

Dare: fondo svalutazione crediti xxx Avere: crediti commerciali xxx

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7. Principio di rilevanza (materiality concept) la contabilità può trascurare le transazioni irrilevanti (quali, ad esempio, il consumarsi poco a poco dell’inchiostro

nelle attività “penne a biro” possedute dall’azienda: tali risorse possono essere considerate interamente consumate all’atto del loro acquisto e, come tali, direttamente annoverate tra i costi);

la contabilità deve invece individuare tutti le transazioni rilevanti, tali cioè che se non fossero contabilizzate, o lo fossero in modo distorto, indurrebbero a valutare diversamente la posizione finanziaria dell’azienda.

8. Principio di realizzazione dei ricavi (realization concept)

ogni ricavo deve essere riconosciuto (quindi contabilizzato) nel periodo contabile della sua realizzazione, dove con tale locuzione si intende che…

…sia avvenuto uno scambio con l’esterno e che a fronte del prodotto venduto l’azienda abbia ricevuto un’attività misurabile (credito commerciale, cassa, cambiali, …); …l’azienda abbia sostanzialmente compiuto tutto quanto doveva essere fatto per aver diritto al ricavo (in particolare: i ricavi derivanti dalla vendita di un prodotto o di un servizio possono essere registrati solo quando questo sia stato completamente consegnato o erogato. Un anticipo da parte di un cliente (advance from customer) non costituisce ancora un ricavo, dunque, così come una banca può registrare il ricavo finanziario costituito dagli interessi attivi (interest revenue) ricevuti a seguito di un prestito solamente al termine del periodo per il quale lo ha concesso; altrettanto deve fare un locatore di un immobile per realizzare un “ricavo da locazione”. Un ricavo può infatti essere realizzato prima (es: pagamento a rate), durante (pagamento in contanti) o dopo (pagamento anticipato) al periodo nel quale è avvenuto il corrispondente incasso; nel primo caso, ad esempio, il giornale riporterà la coppia di transazioni:

Dare: crediti commerciali xxx Avere: riserve di utili xxx

Dare: cassa xxx Avere: crediti commerciali xxx

Quando si riconosce un ricavo prima del corrispondente incasso si accredita (= parte destra, avere) il conto ricavi nel passivo e si addebita (= parte sinistra, dare) il conto crediti commerciali dell’attivo. Quando si incassa prima di poter riconoscere il ricavo si addebita (= parte sinistra, dare) il conto cassa nell’attivo e si accredita (= parte destra, avere) un conto del passivo corrispondente all’obbligo di consegnare i prodotti/servizi già pagati.

9. Principio di competenza (matching concept)

sono costi di competenza di un periodo i costi correlati ai ricavi di quel periodo, cioè le risorse consumate per produrre i ricavi del periodo stesso.

in altri termini: qualora un evento abbia un impatto sia sui ricavi che sui costi, allora il suo effetto su di essi deve essere riconosciuto per entrambi nello stesso periodo.

10. Principio di continuità dei criteri di valutazione

l’applicazione costante, nel tempo, dei medesimi criteri di valutazione è un requisito imprescindibile per confrontare i bilanci di diversi esercizi: i criteri di valutazione non possono pertanto essere impunemente modificati da un esercizio all’altro, rappresentando la loro continuità una condizione essenziale di comparabilità dei bilanci.